Circa un’ora fa un commando di militari incappucciati ha sequestrato il presidente della Repubblica dell’Honduras Manuel Zelaya.
Nel paese è in corso il referendum per decidere se in novembre si eleggerà una nuova costituente.
Anche la televisione Canal 8 è stata presa d’assalto dai militari e in questo momento non trasmette e il ministro degli esteri Patricia Rodas denuncia che sarebbero in azione francotiratori nelle strade della capitale Tegucigalpa.
Il perché il referendum di oggi abbia provocato addirittura un golpe è presto detto: sarà una pietra miliare nella storia del paese. In Honduras infatti ben il 30% del territorio nazionale è stato alienato a imprese straniere, soprattutto dei settori minerari e idrici. Le multinazionali quasi non pagano tasse in un paese dove tre quarti della popolazione vive in povertà. Così l’opposizione, al solo odore di una nuova Costituzione che affermi che per esempio l’acqua è un bene comune e che imponga per lo meno un sistema fiscale che permetta processi redistributivi, è disposta a spezzare il simulacro di democrazia rappresentativa che evidentemente considera utile solo quando sono i poteri di sempre a comandare.
SONO ORE DECISIVE PER SALVARE LA VITA DI MEL ZELAYA E LA DEMOCRAZIA IN HONDURAS
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