15 aprile 2018

Syrian Researcher: Focus on Alleged Chemical Attack Ignores War's Ongoing Deaths by Airstrikes, Bullets | Daily Digest 04/13/2018

As Trump Reconsiders TPP Stance, Fair Trade Advocates Say Real Fight Is over NAFTA Renegotiation & Nearly 4 People Are Evicted Every Minute: New Project Tracks U.S. Eviction Epidemic & Effects

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Friday, April 13, 2018

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As the United Nations Security Council holds an emergency session over the growing prospect of a war between Russia and the U.S., after President Trump ... Read More →

President Trump campaigned against the Trans-Pacific Partnership, calling it a "disaster," a "horrible deal" and a "rape of our country." He withdrew from the ... Read More →

A new project called the Eviction Lab examined more than 80 million eviction records going back to 2000 and found that in 2016 alone there were nearly four evictions ... Read More →

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Via Rita Atria - Napoli, Giunta approva tre nuovi toponimi

Rita Atria, Titina de Filippo e Giorgio Ambrosoli
Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa del Comune di Napoli.
La Giunta comunale, su proposta dell’Assessore alla toponomastica Alessandra Clemente, ha approvato l’attribuzione di tre nuovi toponimi.
Nello specifico: intitolazione dell’area di circolazione attualmente denominata “Vicoletto Pietro Colletta”, nel quartiere San Lorenzo, a Rita Atria, testimone di Giustizia, mediante l’istituzione del nuovo toponimo “Via Rita Atria” su proposta della Consigliera della Municipalità 4 Simona Riso.
Sempre nel quartiere San Lorenzo l’intitolazione dell’area di circolazione attualmente denominata “Via Nuova San Ferdinando” a Titina de Filippo, proposta sempre dalla 4 Municipalità.
Nel quartiere Chiaiano l’intitolazione dell’area di circolazione attualmente denominata “Traversa Giovanni Antonio Campano” a “Giorgio Ambrosoli”, mediante l’istituzione del nuovo toponimo “Via Giorgio Ambrosoli”.
Fonte: Napoli, Giunta approva tre nuovi toponimi

14 aprile 2018

Douma: I testimoni diretti

Siria: raid simbolici per salvare la faccia

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(aggiornato alle ore 12,30)
Solo poche ore fa Analisi Difesa aveva titolato che l’ipotesi di una “cauta escalation” in Siria era la più probabile dopo le dichiarazioni roboanti di Trump e Macron dei giorni scorsi contro il regime di Assad e i suoi alleati Russia e Iran . L’attacco di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia contro la Siria per punire l’uso di armi chimiche contro i civili da parte di Assad (ancora tutto da provare) è infatti scattato questa notte intorno alle 4 e, come previsto, ha avuto un valore soprattutto simbolico.
Donald Trump in diretta tv ha annunciato l’attacco sottolineando la necessità di agire contro i crimini e la barbarie perpetrati dal regime di Bashar al Assad in contemporanea con il lancio dei missili Tomahawk .
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“La linea rossa fissata dalla Francia nel maggio del 2017 è stata superata. Quindi ho ordinato alle forze armate francesi di intervenire questa notte, nell’ambito di un’operazione internazionale congiunta con gli Stati Uniti d’America e il Regno Unito e diretta contro arsenali chimici clandestini del regime siriano” ha dichiarato il presidente francese, Emmanuel Macron, twittando la foto del momento in cui ha ordinato l’attacco.
“Non c”erano alternative praticabili all’uso della forza per degradare e dissuadere dal ricorso alle armi chimiche il regime siriano” ha detto il premier britannico Theresa May aggiungendo che “non stiamo intervenendo nella guerra civile, non si tratta del cambio di regime”, ha precisato la May, che ha descritto i raid come “un attacco limitato e mirato”.
Le operazioni
Il Pentagono ha riferito del lancio di 120 missili, Mosca parla di “oltre 100” lanciati contro obiettivi militari e civili in Siria da navi e velivoli statunitensi, britanniche e francesi”. Il ministero della Difesa russo aveva già precisato che nessuno missile è entrato all’interno delle “bolle” protette dalle difese aeree russe che sono situate intorno alle basi di Hmeymin e Tartus. Sempre secondo Mosca la difesa aerea siriana ha intercettato tutti i 12 missili cruise che erano stati lanciati contro l’aeroporto militare di Dumayr.
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I russi sostengono inoltre di non aver attivato i loro sistemi di difesa aerea dislocati in Siria precisando che i raid di Usa, Gran Bretagna e Francia “sono stati contrastati unicamente dai sistemi antimissilistici siriani recentemente ammodernati da Mosca) S-125, S-200, Buk e Kvadrat” cbhe avrebbero distrutto 71 dei 103 missili lanciati dagli alleati come ha riferito il responsabile del dipartimento delle operazioni dello Stato maggiore russo, Sergei Rudskoi, citato dalla Tass.
Secondo lo Stato maggiore siriano la difesa aerea è riuscita ad abbattere la maggior parte dei 110 missili lanciati anche se in precedenza fonti del regime di Damasco avevano riferito alla Reuters che contro la Siria “sono stati lanciati circa 30 missili, un terzo dei quali sono stati abbattuti”.
Gli attaccanti avrebbero lanciato i missili da crociera Tomahawk dal cacciatorpediniere USS Cook, classe Arleigh Burke, presente nel Mediterraneo Orientale con un paio di sottomarini classe Ohio modificato  (lo USS Georgia) e classe Virginia (USS Warne), mentre missili da crociera JASSM ER sarebbero stati  impiegati dai bombardieri B-1 basati a al-Udeid, in Qatar.
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La Francia ha impiegato i missili Scalp Naval della fregata Aquitaine e missili da crociera Scalp lanciati da velivoli Rafale decollati dalla Francia (che ammette l’impiego anche di Mirage 2000, aerei radar Awacs e tanker per il rifornimento in volo) mentre Londra ha messo in campo i missili da crociera Storm Shadow lanciati contro obiettivi nell’area di Homs da 4 Tornado della RAF schierati nella base cipriota di Akrotiri.
Tre gli obiettivi specifici ai quali ha mirato l’attacco sferrato dagli Usa alle 21 ora di Washington, tutti associati con il potenziale chimiche siriano, riferisce la Cnn citando fonti della Difesa Usa. Bersagliati a Damasco il centro per gli studi scientifici, due siti di stoccaggio per armi chimiche nell’area di Homs, un vicino posto di comando e fiorse anchje la base aerea di Dumayr.
Soprattutto il secondo obiettivo suscita perplessità. Possibile che il deposito di armi chimiche fisse vuoto e del resto gli stessi americani annunciarono nel 2014 che il regime di Assad aveva consegnato tutte le armi chimiche a sua disposizione. In caso contrario risulta incredibile che sia stato attaccato un deposito di armi del genere col rischio di disperderle nell’ambiente provocando un numero imprevedibile di vittime.
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Un attacco dal valore simbolico quindi, come quello dell’aprile dello scorso anno scontro la base aerea di Shayrat (59 missili Tomahawk lanciati dal mare). Anche oggi la Russia è stata avvertita in anticipo dell’attacco imminente, come ha reso noto il ministro della difesa francese, Florence Parly.
Dettaglio che sembra confermare le notizie diffuse ieri di fitti scambi di comunicazioni tra il la Coalizione a guida Usa e il comando russo in Siria ma non confermato dopo il blitz dal capo di Stato maggiore delle forze armate americane, generale Joseph Dunford, il quale sostiene che Washington non ha avvertito in anticipo il governo russo degli attacchi, né ha comunicato gli obiettivi nel mirino.
Rispondendo a una domanda specifica, nel corso di una conferenza stampa a Downing Street,anche  il premier britannico  Theresa May ha negato che vi siano stati contatti preventivi con Mosca sull’attacco di stanotte, almeno da parte del suo Paese:
Le prime notizie sulle vittime siriane, a quanto sembra per ora limitate a una decina di feriti, inducono a ritenere che si sua trattato di una “ammuina” con cui i leader anglo-franco-americani hanno tentato di salvare la faccia dopo essersi esposti promettendo rappresaglie contro il regime di Damasco per un impiego di armi chimiche ancora tutto da provare.
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Fonti russe a Douma riferiscono si sia trattato di una montatura organizzata con un vero set cinematografico dietro cui si nasconderebbe l’iniziativa dei servizi segreti di Londra. Parigi sostiene invece di avere prove delle responsabilità di Damasco ma non le ha mostrate mentre lo stesso segretario alla Difesa aveva ammesso ieri di non disporre di prove concrete per accusare Assad e che gli elementi disponibili erano stati raccolti sui social media.
Proprio oggi gli esperti dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) raggiungeranno Douma e inizieranno a effettuare rilievi, il fatto che il blitz degli alleati sia scattato poche ore prima dell’arrivo dei tecnici e, non dopo il rapporto dell’Opac, sembra confermare l’assenza di “pistole fumanti” concrete nelle mani degli occidentali.
Le reazioni
“Ci può essere solo una valutazione politica: questa è una flagrante violazione del diritto internazionale e un attacco contro uno stato sovrano senza alcuna ragione adeguata” ha detto Konstantin Kosachev, presidente della commissione Affari Internazionali del Senato russo. “Con un alto grado di probabilità, questo è un tentativo di creare difficoltà per la missione Opac, che sta iniziando il suo lavoro a Duma, o di farla saltare del tutto” ha aggiunto alla Tass.
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“Per ora è un attacco una tantum che ritengo abbia inviato un messaggio molto forte” al presidente siriano Bashar al Assad, tale da dissuaderlo rispetto all’utilizzo di armi chimiche”, ha detto il Segretario alla Difesa James Mattis. Il generale Usa ha avvertito tuttavia che se Assad decidesse di utilizzare ancora una volta il gas, le nazioni che hanno firmato la Convenzione contro la armi chimiche avranno tutto il diritto di intervenire.
L’attacco contro la Siria di Usa, Francia e Gran Bretagna è stata “operazione legittima, proporzionata e mirata” ha sostenuto il ministro degli esteri francese Jean-Yves Le Drian, poiché l’uso delle armi chimiche “viola il diritto internazionale ed è inaccettabile”
Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha dato il suo sostegno al bombardamento dei Stati Uniti, Francia e Regno Unito contro la Siria in risposta ai presunti attacchi chimici da parte del regime di Bashar al Assad. “Sostengo le azioni intraprese dagli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia: questo consentirà di ridurre la capacità del regime di riattaccare il popolo della Siria con armi chimiche”, ha detto Stoltenberg in una dichiarazione. Ankara ha definito i raid alleati “adeguati”, mentre per il governo israeliano sono “giustificati”.
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La prima risposta di Mosca, stretta alleata di Damasco, è arrivata dopo l’annuncio della fine della prima ondata di raid e di bombardamenti: “Le azioni degli Usa e dei loro alleati non resteranno senza conseguenze”, ha detto l’ambasciatore russo a Washington Anatoly Antonov.
La prima reazione di Damasco è tesa a sminuire i risultati dell’operazione degli Usa e dei suoi alleati: se i raid sono finiti qui, hanno affermato fonti del governo di Damasco, i danni sono limitati.
L’Iran avverte che ci saranno “conseguenze regionali” dopo i raid condotti da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna contro obiettivi del regime di Damasco, raid che condanna “fortemente”. Secondo quanto si legge sul canale Telegram del portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, “gli Stati Uniti ed i loro alleati, senza alcuna prova e prima anche di una presa di posizione dell”Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac), hanno condotto questa operazione militare contro la Siria e sono responsabili delle conseguenze regionali di questa azione avventurista”.
Foto: SANA, US.Dod, UK MoD e Jweb

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[Reseau Voltaire] Les principaux titres de la semaine 11 04 2018


Réseau Voltaire
Focus




En bref

 
Syrie : La Russie est prête à la guerre
 

 
Manifestations dans la partie arabe de l'Iran
 

 
Michael Anton démissionne du Conseil national de Sécurité US
 

 
L'aviation israélienne tue des soldats iraniens en Syrie
 

 
L'Arabie saoudite construira 560 mosquées « modèles » (sic) au Bangladesh
 

 
Ankara a « empaqueté » 80 de ses ressortissants à l'étranger
 

 
Une base permanente de la Royal Navy à Bahreïn
 

 
Les « rebelles modérés » évacués de la Ghouta
 

 
Erdoğan contraint le Premier ministre kosovar à conserver le chef de ses services secrets
 

 
Les experts militaires britanniques contredisent Theresa May
 
Controverses
« L'art de la guerre »
UE : un « espace Schengen » pour l'Otan
par Manlio Dinucci
 Rome (Italie) |
Le plan de mobilité militaire présenté par la Commission européenne révèle publiquement comment l'Union fonctionne depuis sa création. Si elle dispose d'une certaine marge de manœuvre, elle est fondamentalement le volet civil de l'Alliance de l'Atlantique-Nord. À ce jour, aucune des normes de l'UE ne diffère des normes préalablement établies par l'Otan. Par conséquent quels que soient les pouvoirs du Parlement et du Conseil européens, ceux-ci ne sont que des chambres d'enregistrement des décisions de l'Alliance, le seul véritable pouvoir bruxellois. La décision de l'Otan, de normaliser les ouvrages d'art au sein de l'UE n'est intervenue que tardivement, en 2015, ce qui contraint la Commission européenne, trois ans plus tard, à dévoiler son assujettissement à l'Alliance.
Fil diplomatique

 
Déclaration du département d'État US au sujet de l'attaque aux armes chimiques à Douma
 

 
Déclaration conjointe de la Conférence CEDRE pour le Liban
 

 
Discours d'ouverture de Jean-Yves le Drian lors de la conférence CEDRE pour le Liban
 

 
Allocution de Sergueï Lavrov lors de la 7e Conférence de Moscou sur la sécurité internationale
 

 
« Les démocraties face aux manipulations de l'information »
 

 
Éléments de langage du ministère britannique des Affaires étrangères à propos de la Russie
 

 
Message Urbi et Orbi du pape François
 

 
Questions de la Russie adressées à la France concernant l'affaire Skripal montée de toutes pièces par le Royaume-Uni contre la Russie
 

 
Questions de la Russie adressées au Royaume-Uni concernant l'affaire Skripal montée de toutes pièces contre la Russie
 

 
Réponse de Sergueï Lavrov à une question de la presse concernant les contremesures de la Russie suite à l'expulsion de diplomates russes
 

 
Sur la convocation des ambassadeurs étrangers au Ministère russe des Affaires étrangères
 

 
Communiqué du Ministère russe des Affaires étrangères concernant les provocations contre les collaborateurs des missions diplomatiques russes aux États-Unis
 

 

« Horizons et débats », n°7, 3 avril 2018
Il n'y aura pas de crash pour la haute-finance
Partenaires, 2 avril 2018
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