16 aprile 2011

L'ULTIMO POST: 4 palestinesi morti nei tunnel della sopravvivenza di Gaza

4 lavoratori sono morti ieri notte per via del crollo di uno dei tunnel scavati dai palestinesi sotto il confine di Rafah. Tramite i tunnel passano tutti i beni necessari che hanno permesso la sopravvivenza della popolazione di Gaza strangolata da 4 anni dal criminale assedio israeliano. Dai tunnel riescono a entrare nella Striscia beni principali quali alimenti, cemento, bestiame (vedi foto).

Anche gli ospedali della Striscia si approvvigionano dal mercato nero dei tunnel.

Dall'inizio dell'assedio a oggi più di 300 palestinesi sono morti al lavoro sotto terra per permettere ad una popolazione di quasi 2 milioni di persone di sfamarsi.

E' una guerra invisibile per la sopravvivenza.

I nomi degli ultimi martiri sono: Abdel Halim e suo fratello Samir Abd al-Rahman Alhqra, 22 anni e 38 anni, Haitham Mostafa Mansour, 20 anni, e Abdel-Rahman Muhaisin 28 anni.

Restiamo Umani

Vik da Gaza city 

15 aprile 2011

Come le banche e gli investitori stanno facendo morire di fame il terzo mondo

   
    L'aumento dei prezzi alimentari e l'acciarino egiziano

"Quello che per un povero è una crosta, per un uomo ricco è una classe di attività cartolarizzate". - Futures trader Ann Berg, citato nel Guardian UK

Una crescente crisi globale innescata dal rialzo dei prezzi alimentari e dalla disoccupazione è il motivo di fondo dell'improvvisa, volatile rivolta in Egitto e Tunisia. L'Associated Press riporta che circa il 40 per cento degli egiziani si dibatte attorno al livello di povertà stabilito dalla Banca mondiale di meno di 2 $ al giorno. Gli analisti stimano che l'inflazione dei prezzi alimentari in Egitto è attualmente un insostenibile 17 per cento annuo. Nei paesi più poveri, il 60-80 per cento del reddito della gente serve per il cibo, rispetto al solo 10-20 per cento dei paesi industrializzati. Un aumento di un quarto di dollaro o giù di lì nel costo di un litro di latte o di pezzo di pane per gli americani, può significare la morte per fame per le persone in Egitto e in altri paesi poveri.

10 aprile 2011

"Strane e Straordinarie Coincidenze" - AgoraVox Italia

Ieri leggendo gli sviluppi del confronto tra lo stimato Massimo Mazzucco e il “povero” Paolo Attivissimo, sul famoso network luogocomune.net, dopo aver visto lo stupendo video risposta [scaricabile in Arcoiris.TV, (Fatelo girare!)] presentato in maniera perfetta dal buon Massimo e la sua vittoria schiacciante nel dibattito già stravinto in partenza, mi sono soffermato a leggere e rileggere i numerosi e interessanti commenti fatti all’articolo in questione (11 settembre : La demolizione controllata di Paolo Attivissimo).

Lasciando da parte il discorso sul ridicolo scredito da parte di Attivissimo nella ricostruzione dei fatti dell’11 settembre e, sulla versione ufficiale, in alcuni post sono emerse una serie di strane “coincidenze” e messaggi subliminali legati a questa storia, compreso l’articolo “The Coup e l’11 settembre” - grazie alla collaborazione di Alba Kan (Voci Dalla Strada) - tratto dal sito di Daniel Estulin.

08 aprile 2011

La decrescita non è impoverimento


corrbaks

L'idea (o slogan) della decrescita è una componente essenziale di un pensiero critico capace di confrontarsi con la situazione del mondo contemporaneo, e di interagire con una possibile nuova pratica politica adeguata ai gravissimi problemi attuali. Il punto di partenza del pensiero della decrescita è la ritrovata consapevolezza, annullata nel senso comune da qualche secolo di capitalismo, che i concetti di bene economico e di merce non sono identici: beni (intesi anche come servizi) sono i prodotti del lavoro umano che soddisfano determinati bisogni e necessità, merci sono, tra quei beni, quelli inseriti in un mercato monetario con un prezzo di vendita, e acquisibili, quindi, soltanto pagando quel prezzo. In termini logici, sono due concetti interconnessi, ma non coestensivi.


04 aprile 2011

Il picco del petrolio è storia

Nota dell'editore: Dmitri Orlov è l'autore di "Reinventing Collapse", basato sulle sue osservazioni dirette del collasso del Unione Sovietica e delle prospettive socioeconomiche degli Stati Uniti d'America. Il suo nuovo articolo descrive i fattori chiave fisici, sociali, politici ed economici che gli analisti dell'industria dell'energia devono prendere in considerazione nelle previsioni della produzione di petrolio, perché queste siano significative. "Il picco del petrolio è storia" è esclusivamente su CultureChange.org fino al 1° Novembre – JL

La quarta di copertina della prima edizione del mio primo libro, Reinventing Collapse, mi descriveva come "un eminente teorico del Picco del Petrolio". Quando l'ho letto per la prima volta sono rimasto a bocca aperta. Vedete, se scorrete una lista di seri eminenti teorici del Picco del Petrolio : i vostri Hubbert, Campbell, Laherrère, Heinberg, Simmons e pochi altri che vale la pena di menzionare, non troverete un solo Orlov tra di essi. Cercherete invano tra gli annali e i procedimenti delle conferenze dell' Associazione per lo Studio del Picco del Petrolio una traccia del vostro umile autore. Ma ora che questo sproposito è stato stampato e messo in circolazione in un numero così alto di copie, suppongo che non abbia altra scelta che corrispondere alle aspettative che ha suscitato.

01 aprile 2011

Due brevi video per mostrare e dimostrare efficacemente l'esistenza delle scie chimiche


Questo filmato, mostra come le prove dell'esistenza delle scie chimiche si ottengono con una osservazione continua del cielo, e col raffronto storico con quanto avveniva 20 anni fa. 

Avete mai visto una scia nelle vecchie foto scattate con la pellicola 20 anni fa? NO! Eppure il 20 anni il traffico aereo è si e no raddoppiato.E il doppio di zero quant'è? ZERO! E se oggi vediamo fino a 20 o 40 scie persistere nel cielo, dovrebbe essere normale scorgerne la metà (una o due decine!) nelle vecchie foto scattate con le pellicole 20 anni fa. 

E invece in quelle foto di scie non se ne vedono. Il motivo evidentemente è che le buone vecchie scie di condensa erano così rare ed effimere che scorgerle nel cielo non era un'esperienza abituale. Infatti in molte zone d'Italia c'era l'usanza di esprimere un desiderio quando si vedeva la scia di un aereo, così come avviene per le stelle cadenti. 

Due fenomeni effimeri, quelli delle autentiche scie di condensa e delle stelle cadenti, ed entrambi non molto frequenti: se così non fosse, 20 anni fa saremmo stati tutti autorizzati ad esprimere un desiderio come minimo ogni 20 minuti. Invece ormai che di scie se ne vedono in grande quantità quell'usanza è chiaramente caduta in disuso. Ma un fenomeno molto raro di cui raddoppia la frequenza resta sempre un fenomeno molto raro, segno che tutte quelle scie che sporcano i nostri cieli non sono assolutamente dovute al fenomeno della condensa del vapore acqueo fuoriuscito dai motori, e che sono scie chimiche.

Il filmato si può scaricare in formato .avi (6,8 Mega) o in formato wmv (27,7 Mega).

28 marzo 2011

Intervista a Robert Fisk- Internazionale a Ferrara 2010

newIntervista a Robert Fisk- Internazionale a Ferrara 2010

NADiRinforma incontra Robert Fisk:
il 2 ottobre 2010, nel corso del festival di Internazionale a Ferrara, Angelo Boccato intervista Robert Fisk, corrispondente dal Medio Oriente del quotidiano britannico The Independent (in precedenza per il Times), autore di libri come Cronache mediorientali (il Saggiatore 2006) e Il martirio di una nazione (Il Saggiatore 2010) che ha avuto modo di intervistare per tre volte Osama Bin Laden e di descrivere in prima persona avvenimenti come la guerra civile libanese, l'invasione israeliana del Libano, il conflitto iracheno- iraniano, l'invasione sovietica dell'Afghanistan e così via, fino agli eventi odierni.
Le dinamiche che investono i paesi mediorientali devono essere analizzate e intese oltrepassando le semplificazioni, ma facendo in modo di porsi anche nella prospettiva di coloro che le vivono e le soffrono in prima persona, andando oltre le cronache mediorientali generalmente piatte realizzate dal giornalismo occidentale; tutto ciò avviene ponendosi tra possibili sviluppi futuri, guardando al passato e al presente, senza poter purtroppo evincere speranze positive per l'avvenire di una delle aree più travagliate del globo.