28 dicembre 2016

I delitti del Mostro di Firenze. Chi era il terzo livello?


Fin dai primi tempi che ho iniziato ad occuparmi della vicenda del Mostro di Firenze mi capitava spesso che qualcuno mi indicasse il giudice Vigna, ovverosia il procuratore di Firenze che allora coordinava le indagini, come uno degli assassini che uccidevano le coppiette.
Lì per lì la cosa mi parve abbastanza fantasiosa e pensai a leggende metropolitane.
Una volta, chiedendo espressamente alla Carlizzi se fosse coinvolto il giudice Vigna mi rispose in un modo enigmatico, ma mi fece capire che la risposta era sì. Non rispose né con un sì né con un no, ma con una mail in cui mi spiegava che la faccenda era molto più complessa di quanto pensassi.

Conservo ancora la mail, in cui mi disse che i delitti venivano effettuati da personaggi potenti, insospettabili, con un cordone di forze dell’ordine a proteggere il luogo del delitto.
Secondo la Carlizzi, se alla stampa dell’epoca veniva data in pasto la notiziola del “serial killer isolato” era solo perché tra gli assassini figurava il giornalista Mario Spezi, cioè colui che coordinava la cronaca de La Nazione dell’epoca, e che per primo dava notizia dei delitti.
In pratica, gli assassini se la cantavano e se la suonavano tra loro.

Prima uccidevano, poi loro stessi facevano gli articoli e coordinavano le indagini.

Ovviamente ben protetti da organi dello stato, politici, alti magistrati, ecc.

Negli anni ho capito che questa versione dei fatti, che pareva una follia, è invece probabilmente quella corretta. Vediamo insieme alcuni tasselli che, messi insieme, potrebbero portare a queste conclusioni.

- Tempo fa incontrai un funzionario della questura di Firenze che aveva partecipato alle indagini sul Mostro. Mi disse “sa avvocato, all’inizio non credevo alle cose che scriveva, sulla Rosa Rossa, Dante Alighieri, e tutto il resto. Però io so, come lo sa quasi tutta la questura di Firenze, che le indagini si fermarono quando arrivarono al procuratore Vigna. E sa dove abita il giudice Vigna? Proprio come dice lei… in una via con dei numeri e con un nome che sono esattamente la conferma di quel che dice lei”. Proprio come disse la moglie di Calamandrei dunque. Vigna sparava. Calamandrei tagliava.
- Ma perché mi dice questo? - domandai - quali sarebbero questi indizi che portavano al procuratore?
- Tutti. - Rispose - Tutte le evidenze portavano unicamente a lui e ad altri compari. La SAM fu smantellata quando si accorsero che uno degli assassini era lui.

Rimasi un po' sconcertato dalle parole del funzionario. Follia? Depistaggio? La voglia magari di farmi scrivere un articolo che poi avrebbe potuto portare alla chiusura del blog, oltre ovviamente a denunce varie? Lì per lì pensai anche questo. Ma le evidenze successive mi hanno fatto cambiare idea.

- Come abbiamo detto in un precedente articolo, il commissario Giuttari, che è colui che condusse le indagini sul Mostro portando in galera i cosiddetti “compagni di merende”, ha scritto tre romanzi, Scarabeo, La Loggia degli Innocenti, e Basilisco, cui è seguito il recente “Le rose nere di Firenze”; questi romanzi non sono in realtà veri e propri romanzi, nel senso che l’ex commissario ha in realtà scritto sotto forma simbolica e metaforica, la verità sulle indagini di allora. Quella verità che egli non riuscì a far emergere processualmente perché qualcuno fermò le indagini.
Nella trilogia egli fa riferimento ad un’organizzazione massonico-esoterica di pedofili, a cui capo mette… il procuratore capo di Firenze. Nel romanzo il procuratore si chiama Alberto Gallo. Il nome non è scelto a caso. Oltre a richiamare l’alba (l’alba d’oro della Golden dawn e della Rosa Rossa) il nome è quello di Alberto Gallo, avvocato romano che fu coinvolto in un’inchiesta di pedofilia internazionale, che portava fino al Belgio e al famigerato Dutroux, e coinvolgeva anche importanti personaggi italiani. Insomma, considerando poi che tutti i riferimenti simbolici della trilogia di Giuttari riconducono a fatti e personaggi reali che riguardavano le vicende del Mostro, nel romanzo Giuttari dà un'indicazione ben precisa su chi secondo lui sarebbe coinvolto. E tale indicazione è, tra le altre, proprio la figura del procuratore capo di Firenze.
Giuttari si fa poi più esplicito nell’ultimo romanzo “Le rose nere di Firenze”, dove i riferimenti sono chiarissimi anche a chi non è esperto di simbolismo.
Intanto nella copertina del libro, la scritta “nere” è di colore rosso.
Il che richiama due cose: da una parte richiama immediatamente la Rosa Rossa; dall’altra richiama un altro libro, scritto da uno dei legali di Mario Vanni, Nino Filastò, dal titolo “La notte delle rose nere” pubblicato qualche anno fa da Mondadori.
Il libro è inoltre zeppo di riferimenti a personaggi reali e riconoscibilissimi, coinvolti a vario titolo nella vicenda del Mostro.

Ma soprattutto il riferimento al procuratore Vigna, nel romanzo "La loggia degli innocenti", è chiarissimo.

- C’è poi un altro romanzo significativo.
Thomas Harris, l’autore de “Il silenzio degli innocenti”, ha scritto il romanzo Hannibal; tale romanzo, come abbiamo detto altrove, era in realtà una chiara minaccia a Giuttari (che nel romanzo viene chiamato “commissario Pazzi”). Nel libro poi compaiono dei riferimenti a dir poco singolari. Hannibal infatti arriva a Firenze, facendoci assumere come esperto di Dante a Palazzo Bevilacqua; nel suo discorso inaugurale, Hannibal parla alla platea ricordando il canto 13 dell’inferno, quello dei suicidi, citando Pier della Vigna, un traditore che si suicidò per vergogna. Considerando che il romanzo fa esplicito riferimento alle vicende del Mostro di Firenze, considerando che il personaggio del commissario Pazzi è chiaramente riconoscibile, e considerando i molti, troppi riferimenti alla realtà, quel riferimento a Pier della Vigna sembra abbastanza singolare, dato che il nome del procuratore Vigna è, appunto, Pier Luigi Vigna.
Un chiaro riferimento anche al procuratore, a cui sembra venga dato un avvertimento.

E il riferimento non è neanche troppo mascherato o occulto. E' proprio palese.

- Uno degli indizi più importanti è però dato dalla testimonianza della moglie del farmacista Calamadrei, processato per essere tra i mandanti dei delitti del Mostro (e assolto nei primi mesi del 2008). La donna, Mariella Ciulli, dichiarò che il marito era il Mostro. “Mio marito tagliava, Vigna sparava” dichiarò.

La signora fu internata in manicomio con un TSO e giudicata pazza.

Calamandrei, dopo essere stato assolto dall'accusa di essere il Mostro, fu invitato ad una trasmissione TV, "Ricominciare" di Alda D'Eusanio, dove ricordò che la moglie era pazza. "Tanto pazza che accusò anche il giudice Vigna", disse Calamadrei in trasmissione.

- Spezi, come è noto, si fece 23 giorni di galera per la vicenda del Mostro, grazie alle indagini di Giuttari e Mignini. Uscito di galera fece una dichiarazione a dir poco curiosa. Dichiarò infatti che la sera prima di uno dei delitti si era visto con il procuratore Vigna. E disse: “Devo forse preoccuparmi per lui?”

La dichiarazione di Spezi era in realtà ironica, nel senso che il giornalista, lamentando di essere accusato ingiustamente, una volta uscito dichiarò di essere stato incastrato solo perché aveva una tesi diversa da quella della procura di Perugia e solo perché aveva la colpa di aver conosciuto in gioventù Calamandrei. Ironicamente disse quindi se doveva preoccuparsi anche per Vigna, essendo buon conoscente di costui.
Ma considerando l’assoluta mancanza di senso dell’ironia di Spezi, io sarei piuttosto propenso a vedervi un messaggio in codice di minaccia: “se mettete dentro me, farò altri nomi”.

E sarei propenso a dare una lettura aletrnativa al fatto che Spezi e Vigna si incontrassero proprio la sera prima di uno dei delitti.

- Altro particolare interessante è che il delitto di Vicchio non avvenne in una zona isolata e nella boscaglia, come qualcuno voleva farci credere. No. Il delitto di Vicchio avvenne a pochi metri dalla strada, in una posizione visibilissima dalla strada provinciale 41, e a poche centinaia di metri dall’abitazione di campagna del giudice Vigna.

A questo punto allora è chiaro che versione ufficiale della stampa, di un serial killer furbissimo, che è riuscito a sfuggire alla polizia di mezzo mondo, non regge.

Perché compiere un delitto non solo sulla strada, ma a pochi metri dall’abitazione di un giudice che indagava su di lui, significherebbe essere dementi.

Il delitto avvenne nel mese di luglio, quando il sole cala molto tardi, verso le nove della sera. L’ora della morte fu stabilita intorno alle nove e mezza, dieci. Era domenica. Era insomma un giorno ed un’ora in cui la possibilità di essere visti da qualcuno era altissima, perché a quell’ora e in quel giorno, da quella strada, potevano senz'altro transitare delle auto.

Un serial killer isolato non avrebbe potuto sparare, e fare scempio del cadavere, da solo, e per giunta in una zona ad alto rischio di essere scoperti.

La cosa sorprendente è che i giornali non abbiano mai rilevato questa strana circostanza.
A questo punto quindi è molto più verosimile la versione datami dalla Carlizzi: i delitti avvenivano ad opera di gente che era protetta da un cordone di forze dell’ordine.

Erano delitti che avvenivano in tutta tranquillità.

Con la sicurezza di una copertura.

- Occorre poi considerare un altro dato. Le prove contro Pacciani furono senz’altro manipolate, e questo è un dato di fatto. La famosa storia del bossolo trovato nell’orto di Pacciani fu infatti una clamorosa balla, confermata non solo dall’assurdità dei tempi e modi del ritrovamento, ma da alcune persone che furono presenti quel giorno, le quali mi hanno confermato che tutti videro Perugini trovare da solo il bossolo, e tutti capirono che lo aveva tirato fuori a bella posta; ma molti dei partecipanti all’operazione di allora, per paura, evitarono di dichiararlo.
Anche la famosa storia dell’asta guidamolla inviata per posta non ha mai convinto nessuno. L’asta guidamolla infatti è l’unico pezzo di una pistola che ad una analisi peritale non può farsi risalire con certezza ad una precisa pistola.

Allora la domanda è questa. Perché tanto accanimento nell'accusare una persona che forse era coinvolta, sì, ma non era certo uno dei personaggi più importanti della vicenda?

La risposta è probabilmente che l'opinione pubblica reclamava colpevoli, e quindi fu deciso di dare in pasto alla nazione il solo Pacciani insieme ai compagni di merende.

Mentre il livello superiore l'ha sempre fatta franca, anche perché chi ha provato ad indagare sul livello superiore o è morto, oppure è stato condannato, come è successo di recente per Giuttari e Mignini.

Pacciani, nel 1997, dichiarò al quotidiano "Il giornale" che c'era un complotto contro di lui ordinato da Vigna, perchè durante la seconda guerra mondiale gli ordinarono di uccidere i parenti del futuro procuratore. Entrambi infatti erano nativi della stessa zona (il procuratore Vigna è nato a Borgo San Lorenzo, dove avvenne il delitto di Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini) e le loro vite si erano intrecciate già anni prima, quando il mostro ancora non era apparso.

Vero o no che sia, certo è che Pacciani, colpevole o innocente che fosse, fu incastrato volutamente e non per ragioni di giustizia.

http://archiviostorico.corriere.it/1997/febbraio/04/Vigna_replica_Pacciani_che_accusa_co_0_9702048949.shtml

- Per finire. La tesi della Carlizzi, di delitti compiuti da pesonaggi potenti, protetti dalla forze dell’ordine, mi pare confermata dalle circostanze del delitto in cui persero la vita Carmela Di Nuccio e Giovanni Foggi.
In questo delitto la vittima è la sorella di un poliziotto in servizio proprio nella zona di Firenze. Appare strano, per non dire assurdo, che i giornali non abbiano mai rilevato anche quest’altra circostanza. Ma come? Il Mostro uccide la sorella di un poliziotto fiorentino e nessuno sottolinea la cosa?
Sarebbe, di per sé, una notizia bomba. Che però viene taciuta dai giornali.
Come è stato taciuto che uno dei delitti fu commesso a pochi metri dall’abitazione del procuratore Vigna.
Inoltre, ad approfondire la vicenda, chi è che trova i cadaveri, la mattina dopo il delitto? To. Che combinazione. Un poliziotto che era in servizio alla questura di Firenze.
A questo punto è interessante notare qual è la tesi su questo delitto proposta da Nino Filastò, legale di Mario Vanni. La tesi di costui (che è un anticomplottista per eccellenza e bolla come deliri le tesi della Rosa Rossa e la tesi esoterica in genere) è che ad uccidere fossero persone delle forze dell’ordine, in quanto nell’auto delle vittime il libretto di circolazione era posizionato sul cruscotto, come se la vittima avesse estratto i documenti per un controllo. Controllo che non poteva essere altro che un controllo delle forze dell’ordine.
Per una volta la tesi di un anticomplottista coincide con quella della complottista Carlizzi.

E tutto lascia pensare che le vittime non fossero scelte a caso. E che fossero coinvolti degli esponenti delle forze dell'ordine.

- Il procuratore Vigna fu nuovamente accusato, questa volta da un certo Domenico Rizzuto, le cui dichiarazioni, con i successivi riscontri trovati dagli inquirenti, fecero finire in galera per 23 giorni il giornalista Mario Spezi.

A questo punto, l'ipotesi che dietro ai delitti ci fosse il procuratore Vigna stesso non è tanto peregrina. Anzi.

Quel che è certo è che Mariella Ciulli è morta in manicomio.
Rizzuto fu sbattuto in galera, pronto probabilmente ad essere “suicidato” in un futuro prossimo venturo.
Il procuratore Vigna fu nominato a capo dell’antimafia.
Mentre Spezi, quale ruolo migliore che come consulente del film “The Monster of Florence” che verrà interpretato da George Clooney?

La Carlizzi, come si sa, è morta, ma voglio farla parlare attraverso il copia e incolla di parti di una sua mail inviatami tanto tempo fa.

ho in mano le prove per far uscire allo scoperto il doppio gioco di XXXXX, da quando nel 95 Vigna, dopo essere stato smascherato da me nel caso Bevilacqua, puntò i piedi, condizionando l'accettazione di andarsene da Firenze e assumere la carica di capo dell'antimafia, al fatto che prima dovevano dare a XXXX la carica di XXXXX, e che lo stesso avrebbe dovuto occuparsi del Mostro, sviluppando false indagini. Infatti fu firmato un documento di trecento cartelle, nel quale al capitolo uno si leggeva: "Depistamento doloso delle indagini sul Mostro ad opera di funzionari delle forze dell’ordine. All'interno del capitolo, figuravano nomi e cognomi di colonnelli e alti funzionari, i quali avrebbero fatto da "palo" al Mostro mentre uccideva. In che modo?
Semplice. Poichè all'epoca tutte le zone in odore di Mostro erano piantonate da schieramenti di agenti della Sam, mimetizzati anche da coppie infrattate, e giravano le macchine della polizia tutta la notte, le forze di XXXXXX si appostavano con la loro auto e il lampeggiatore, dove il Mostro poteva tranquillamente uccidere, in modo che qualora i colleghi della Sam fossero passati di lì, vedendo che già c'erano altri colleghi, non si sarebbero fermati......
Il documento fu usato anche per ricatti terribili, e per questo ti ripeto, ho urgenza di parlare con XXXX.
Dobbiamo anche fare in modo di vederci al più presto, e approfittare della attuale situazione politica, per inchiodare i responsabili dell'antistato, i pedofili che hanno coperto Spezi e qualcun altro, perchè ricattati.


Per finire.

Sono stato a lungo indeciso se pubblicare o meno questo articolo.

Per mesi ho anche cercato a lungo in varie biblioteche un articolo di cui mi aveva parlato la Carlizzi pochi giorni prima di morire. Mi disse di cercare un articolo sul settimanale Gente, ove la moglie del procuratore Vigna veniva intervistata e dichiarava "mio marito è il mostro". La donna sarebbe poi morta in un incidente qualche giorno dopo, mentre andava in bicicletta.

Lo stato pietoso delle nostre biblioteche (tra numeri mancanti, errori di catalogazione, mancanza di personale e quindi impossibilità di fare una ricerca approfondita) fa sì che in diversi mesi non sia riuscito a trovare nulla e alla fine mi sono arreso, ritenendo di avere raccolto già indizi sufficienti.

L'indecisione deriva dalla consapevolezza di pubblicare un articolo che mi espone come minimo ad una querela. Ma più che le querele sono altre e peggiori le conseguenze.

Stanotte mi rigiravo nel letto e ho iniziato una meditazione per cercare di capire cosa era meglio fare.

Mentre meditavo, non mi venivano in mente le conseguenze della querela, ma le immagini che vi propongo.

Ho scelto quindi di pubblicare questo articolo, fregandomene delle conseguenze.

paolofranceschetti.blogspot.it


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