Forse, dopo 32 anni, la verità è più vicina. Potrebbero presto accendersi i riflettori su uno dei gialli internazionali più oscuri e fino ad oggi rimasti irrisolti, l'omicidio di Olof Palme, il mitico leader socialdemocratico che ha consolidato, negli anni di premiership, lo sviluppo, la giustizia sociale e il welfare nel suo Paese, la Svezia.
E' fresco di stampa, infatti, un libro scritto da un giornalista svedese, Jan Stocklassa, titolato "L'archivio Larsson: la chiave per capire l'assassinio di Palme".
Già dal titolo si capisce che la fonte è nel maxi archivio accumulato in anni di investigazione da Stieg Larsson, il celebre autore della serie "Millennium". In particolare, da un esame attento dell'immenso materiale raccolto da Larsson, emergerebbe – o meglio, si consoliderebbe – una pista tra le varie che furono a suo tempo, e lungo gli anni, seguita: quella dell'ultradestra para nazi, un cui uomo, a suo tempo, fu inquisito e poi scagionato.
Ma dalle carte ora emergerebbe un nuovo nome, un simpatizzante di gruppi ultrà come il "Movimento di resistenza nordico", xenofobo, antisemita e filonazista. Un perfetto mix al quale si ispirano gli attuali "sovranisti" svedesi, e in particolare, "Sverigedemokraterna", formazione che si è presentata con un discreto risultato alle ultime elezioni.
Dunque, mister x, il killer del premier – di cui nel libro non si fa comunque il nome – sarebbe un personaggio oggi ben vivo e vegeto, attivissimo sotto il profilo politico, militante della ultradestra. Secondo l'autore, il killer avrebbe da sempre nutrito un odio violento nei confronti di Olof Palme, trucidato la notte del 28 febbraio 1986, all'uscita da un cinema e in compagnia della moglie.
Un vero choc per la Svezia, che amava profondamente il suo Olof, protagonista in anni di vera democrazia e trasparenza trasferita ai palazzi del potere.
Subito vennero battute dagli inquirenti varie piste: terroristi di destra o di sinistra, di matrice mediorientale, legati ai servizi segreti sudafricani; ma anche di estrema destra.
Il "Kennedy del Grande Nord" aveva già "visto", con anni e anni di anticipo, problemi che in questi ultimi tempi si stanno manifestando: come la questione immigrati. La sua fu una politica di porte aperte agli esuli, allora soprattutto cileni e altri sudamericani in fuga dalle dittature che imperversano nelle loro nazioni.
Un Paese in qualche modo "poco allineato", la Svezia di Palme: si oppose con forza, infatti, sia alla guerra d'invasione Usa nel Vietnam che alla politica di riarmo dell'Urss di Breznev, espresse tutta la sua solidarietà all'African National Congress di Nelson Mandela (per questo fu seguita la pista dei servizi sudafricani), fu vicino alle battaglie del movimento femminista, instaurò una linea dura contro tutti i fascismi.
Larsson ha lavorato sia per conto proprio sul giallo Palme, che in collaborazione con i servizi segreti svedesi, la Sapo. In una intervista giorni fa pubblicata sul quotidiano Expressen, Jan Stocklassa racconta di aver trovato negli archivi, tra le carte e i documenti di Larsson, appunti, immagini, articoli e dossier che dimostrano come lo stesso Larsson stesse lavorando al caso fino alla sua morte (anche questa avvolta dal mistero, vista la relativamente giovane età dell'autore di "Millennium").
Oggi, quindi, il caso Palme è di nuovo aperto, visti gli elementi emersi. Del resto, già due anni fa la Procura di Stoccolma aveva istituito una nuova squadra speciale per dedicarsi al caso.
Un caso fondamentale per due motivi: il primo, per dare finalmente verità e giustizia alla figura di un grande uomo politico come Olof Palme, autentico simbolo di un socialismo dal volto umano e ancora amatissimo dai suoi connazionali; in secondo luogo, perchè si può tracciare un filo rosso (o meglio nero) tra i prodromi di quella destra paranazi e quella in doppiopetto con la medaglia del sovranismo appuntata oggi sul petto: in realtà barbari, razzisti e xenofobi che vogliono imporre la loro legge con la violenza criminale.
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