Pubblichiamo il testo dell’intervento di Thierry Meyssan alla conferenza
«Amicizia con la Russia», organizzata il 4 novembre 2023 a Magdeburgo
(Germania) dalla rivista Compact. Nel suo contributo Meyssan spiega la
differenza fondamentale che, secondo lui, distingue le due concezioni
dell’ordine mondiale che si scontrano, dal Donbass a Gaza: quella del
blocco occidentale e quella cui fa riferimento il resto del mondo. Non
si tratta d’imporre un ordine mondiale dominato da un’unica potenza
(ordine unipolare) o da un gruppo di potenze (ordine multipolare), ma di
decidere se deve essere rispettata la sovranità nazionale di ciascun
Paese. Meyssan si basa sulla storia del Diritto internazionale, come lo
concepirono lo zar Nicola II e il premio Nobel per la pace Léon
Bourgeois.
Abbiamo visto i crimini di cui si è macchiata la
Nato; perché allora dobbiamo avere fiducia nella Russia? Non corriamo
forse il rischio di vedere quest’ultima comportarsi domani come si
comporta oggi la Nato? Non soppianteremo una forma di schiavitù con
un’altra?
Per rispondere a queste domande mi baserò sulla mia esperienza di
consigliere di cinque capi di Stato. Ovunque i diplomatici russi mi
hanno detto: Siete fuori strada: vi affrettate a spegnere un focolaio
qui e nel frattempo ne scoppia un altro là. Il problema è più profondo e
più vasto.
Per questo motivo vorrei illustrarvi la differenza tra l’ordine
mondiale fondato su regole e quello basato sul Diritto internazionale.
Non è la storia di uno sviluppo lineare, ma dello scontro tra due
concezioni del mondo; una lotta che abbiamo il dovere di continuare.
Nel XVII secolo i Trattati di Vestfalia istituirono il principio
della sovranità degli Stati. Tutti gli Stati hanno uguale peso e nessuno
ha diritto di ingerirsi negli affari interni di ogni altro. Questi
Trattati hanno retto per secoli sia le relazioni tra gli attuali Länder
sia quelle tra gli Stati europei. Li riconfermò nel 1815 il Congresso di
Vienna, alla disfatta di Napoleone I.
Alla vigilia della prima guerra mondiale, lo zar Nicola II convocò
all’Aia due Conferenze internazionali per la Pace, nel 1899 e nel 1907,
per «trovare gli strumenti più efficaci per assicurare a tutti i popoli i
benefici di una pace reale e duratura». I convegni furono preparati in
collaborazione con papa Benedetto XV, sulla base del diritto canonico,
non del diritto del più forte. Al termine di due mesi di lavori, i
documenti finali furono firmati da 27 Stati. Il presidente del Partito
(repubblicano) radicale francese, Léon Bourgeois, presentò le proprie
riflessioni [1] sulla dipendenza reciproca degli Stati e sul loro interesse a unirsi, superando le rivalità.