Come tutte le società coloniali, l’Australia ha segreti. Il modo in cui trattiamo gli indigeni è ancora in gran parte un segreto. Per molto tempo, il fatto che molti australiani provenissero da quelle che venivano chiamate “cattive origini” era un segreto.
Avere “cattive origini” significava aver avuto predecessori prigionieri: quelli come la mia bisnonna, Mary Palmer, che fu rinchiusa qui, presso la Fabbrica di Parramatta nel 1823.
Secondo le trame filate da molte zie – che avevano irresistibili ambizioni borghesi – Mary Palmer e l’uomo che sposò, Francis McCarthy, erano una signora e un gentiluomo vittoriani di proprietà e buone maniere.
In realtà, Mary era la più giovane tra i membri di una banda di ragazze ribelli, per la maggior parte irlandesi, che operavano nell’East End di Londra. Erano conosciute come “The Ruffians”, e tenevano a bada la povertà con i proventi della prostituzione e piccoli furti.
La giovani criminali furono infine arrestate, processate e impiccate – tranne Mary, che fu risparmiata perché era incinta. Aveva solo 16 anni quando fu ammanettata nella stiva di un veliero, il Lord Sidmouth, diretto verso il Nuovo Galles del Sud “vita natural durante”, sentenziò il giudice.
Il viaggio durò cinque mesi, un purgatorio di malattie e disperazione. So che aspetto [Mary] aveva, perché alcuni anni fa, scoprii una straordinaria cerimonia nella cattedrale di St Mary a Sydney.
Ogni giovedì, in una sagrestia, una suora aggiornava le pagine di un registro di detenuti cattolici irlandesi – e c’era Maria, descritta come “non più di 1 metro e 30 di altezza, emaciata e butterata dai segni del vaiolo”.
Quando il veliero di Mary ancorò a Sydney Cove, nessuno la reclamò come serva o sguattera. Era una detenuta di “terza classe”, una delle “materie infiammabili d’Irlanda”. Il suo neonato sopravvisse al viaggio? Non lo so.
Il fiume Parramatta la portò alla Fabbrica Femminile, che si era distinta come uno dei luoghi in cui gli esperti penitenziari vittoriani stavano mettendo alla prova le loro eccitanti nuove teorie. Il treadwheel [un macchinario alimentato dalla forza muscolare, n.d.t.l] fu introdotto nell’anno in cui Mary arrivò, nel 1823. Era un mezzo di punizione e tortura.
Il Cumberland Pilgrim descriveva la Fabbrica come “spaventosamente orribile … persino il luogo di ricreazione ricorda la Valle dell’Ombra della Morte”.
Essendo arrivata nottetempo, Mary non aveva nulla su cui dormire, solo assi e pietre con paglia e lana sporca piena di zecche e ragni. Tutte le donne erano sottoposte ad isolamento e le loro teste rasate. Venivano poi rinchiuse nel buio totale insieme al ronzìo delle zanzare.
Non c’era divisione per età o crimine. Mary e le altre donne erano conosciute come “le indocili”. Con un misto di orrore e ammirazione, il procuratore generale di allora, Roger Terry, descrisse come le donne avevano “respinto con una raffica di sassi e bastoni” i soldati inviati per reprimere la loro ribellione. Più di una volta, hanno sfondato le mura di arenaria e preso d’assalto la comunità di Parramatta.
I missionari inviati dall’Inghilterra per redimere le anime delle donne ricevettero trattamenti simili.
Sono così orgoglioso di lei.
C’era poi il “giorno del corteggiamento”. Una volta alla settimana, i “gentiluomini in lutto” (chiunque essi fossero) venivano scelti per primi, seguiti da soldati, poi da detenuti maschi.
Alcune delle donne cercavano “abiti eleganti“ e si facevano belle, come se il maschio che le esaminava potesse fornire loro una via d’uscita da quella situazione. Altre voltavano le spalle se un aspirante compagno era un “vecchio bavoso” uscito dal sottobosco.
Nel mentre, una matrona elencava a squarciagola quelli che lei descriveva “i punti positivi” di ogni donna, che erano una scoperta per tutti.
I miei bisnonni si sono incontrati in questo modo. Credo sia stato un buon abbinamento.
Francis McCarthy era stato deportato dall’Irlanda per il reato di “proferire giuramenti illegali” contro il suo padrone di casa inglese. Quella era l’accusa attribuita ai martiri di Tolpuddle.
Sono così orgoglioso di lui.
Mary e Francis si sposarono a St Mary’s Church, in seguito divenuta Cattedrale di St Mary, il 9 novembre 1823, con altre quattro coppie di detenuti. Otto anni dopo, fu loro concesso il “biglietto di congedo” e Mary ottenne il “perdono condizionato” da un certo colonnello Snodgrass, capitano generale del Nuovo Galles del Sud – la condizione era che non avrebbe mai potuto lasciare la colonia.
Mary partorì 10 figli ed ebbero una vita durissima, amati e rispettati da tutti, fino al loro novantesimo anno.
Mia madre conosceva il segreto di Mary e Francis. Nel giorno del suo matrimonio, nel 1922, e a dispetto della propria famiglia, lei e mio padre vennero a queste mura per rendere omaggio a Mary e alle indocili. Era orgogliosa delle sue “cattive origini”.
A volte mi chiedo: dov’è finito questo spirito oggi? Dov’è lo spirito delle indocili tra coloro che affermano di rappresentarci e quelli di noi che accettano, in prono silenzio, il conformismo sociale caratteristico di gran parte dell’Australia moderna?
Dove sono quelli tra noi disposti a “proferire giuramenti illeciti” e resistere agli autoritari e ai ciarlatani di governo, che glorificano la guerra e, in collusione con un maestro imperiale, inventano nemici stranieri e criminalizzano il dissenso e che abusano e maltrattano vulnerabili profughi su questi sponde chiamandoloi vergognosamente “illegali”.
Mary Palmer era “illegale”. Francis McCarthy era “illegale”. Tutte le donne che sono sopravvissute alla Fabbrica Femminile e hanno combattuto contro le autorità, erano “illegali”.
Il ricordo del loro coraggio, fortitudine e resistenza dovrebbe essere onorato, non denigrato, nel modo in cui lo è oggi. Perché solo quando riconosciamo l’unicità del nostro passato – il nostro passato indigeno e il nostro fiero passato di detenuti – questa nazione otterrà vera indipendenza.
John Pilger
Tradotto per www.comedonchisciotte.org da Gianni Ellena
John Pilger ha pronunciato questo discorso nel 200 ° anniversario della fondazione della Fabbrica Femminile di Parramatta, una prigione in cui donne condannate, provenienti perlopiù dall’Irlanda e dall’Inghilterra, furono esiliate nella colonia australiana della Gran Bretagna all’inizio del XIX secolo.
Fonte:
comedonchisciotte.org