31 maggio 2021

I numeri della Pandemia svelano il piano del Governo


L’Istituto Superiore di Sanità Italiano (ISS), che monitora la situazione del coronavirus, ha pubblicato un rapporto sui decessi per SARS-CoV-2 per l’intero periodo dell’epidemia nel Paese. È emerso che l’età media del defunto è di 81 anni, con circa un terzo del numero totale di decessi che si verificano nella regione settentrionale della Lombardia.

Inondati dalle notizie sull’andamento delle vaccinazioni di massa in Italia e delle consuete statistiche sul numero di contagiati, guariti e decessi, è passato quasi inosservato il rapporto annuale del primario istituto sanitario nazionale sulle conseguenze dell’epidemia. Forse perché le informazioni pubblicate da ISS sono contrarie alle politiche del governo italiano e di altri paesi dell’UE durante la pandemia.

E la percentuale tra i giovani?

Secondo i dati ISS del 30 marzo 2021, la percentuale di morti per coronavirus di età inferiore ai 51 anni è solo dell’1,1% (1.188 persone) del numero totale di decessi. Considerando che il numero totale di residenti italiani sotto i 51 anni si avvicina ai 40 milioni, la percentuale di morti in questa fascia di età è dello 0,002 per cento. In altre parole, i cittadini del Paese sotto i 51 anni (e questo è quasi i due terzi della popolazione) possono essere assolutamente sicuri che il virus non sia in alcun modo fatale per loro. Tenendo conto della chiusura di scuole, università e altre istituzioni educative che danneggiano la vista e il sistema nervoso delle classi online, i requisiti di distanza sociale, i divieti di stretta comunicazione e qualsiasi contatto diretto, tali statistiche riguardanti i giovani e i loro genitori sembrano quasi una beffa.

29 maggio 2021

Un anno intero senza più Giulietto Chiesa: e che anno

Giulietto Chiesa

Un anno intero, senza Giulietto Chiesa: e che anno. Brutalizzati da un potere sbrigativo e di colpo palese, scoperto, sfrontato. Tutti rinchiusi in casa, trattati come bestie. Interi settori dell’economia distrutti, la socialità azzerata grazie al terrorismo mediatico-sanitario. Popolazioni destabilizzate e portate sull’orlo della follia, disinformate in modo aggressivo e violento. I portavoce della catastrofe impegnati a terrorizzare il pubblico in televisione, a reti unificate, e gli eretici reietti completamente silenziati, isolati, ostracizzati, insultati e diffamati, demonizzati come criminali anche se medici, avvocati, magistrati, scienziati Premi Nobel. Il mondo capovolto: la bugia al potere, e la verità sfrattata come mai prima, nella storia. Il tutto, in un silenzio spaventoso dove a pesare è l’omertà di chiunque abbia un po’ di visibilità, e ha scelto di tacere. Tacere su cosa? Sull’evidenza: si incarcerano intere nazioni sulla base di una patologia virale perfettamente curabile da casa, ma presentata come inaffrontabile per gonfiare all’infinito i numeri dell’emergenza, onde imporre – anche col ricatto – la vaccinazione universale perpetua, oltre naturalmente ai diktat grotteschi di un regime che cancella diritti e libertà, mentre blatera di Green Deal e di riconversione ecologica per sudditi obbedienti.

«Ce l’hanno con noi: ci hanno dichiarato guerra». Giulietto Chiesa non ha fatto in tempo a vederne l’esplosione definitiva, ci ha lasciati quando ancora i medici non avevano finito di capire con che cosa avessero davvero a che fare. Però la guerra – quella dei pochissimi contro tutti gli altri – Giulietto l’aveva vista arrivare, eccome: sotto forma di conflitti imperialistici, di terrorismo fatto in casa, di manipolazione finanziaria a scopo predatorio, a danno di intere comunità nazionali. Da giornalista (già comunista, e vicino alla Russia) l’ex corrispondente de “L’Unità”, della “Stampa” e del “Tg5″ aveva sempre fiutato, con largo anticipo, le direttrici delle faglie sotterranee che avrebbero terremotato il mondo, sotto la sferza di un’élite a vocazione totalitaria e ormai incontenibile, dopo il crollo geopolitico dell’Urss. Fu il primo, in Italia – nel saggio “La guerra infinita”, immediato bestseller eppure mai recensito sui giornali – a denunciare come interamente falsa, la versione ufficiale sugli attentati dell’11 Settembre. Avvertimento esplicito: se esistono poteri capaci di tanto, prepariamoci pure al peggio. Gli costò caro, quel libro: Giulietto Chiesa fu letteralmente espulso dai salotti del mainstream, trattato come un pericoloso pazzo visionario.

28 maggio 2021

Gli alleati dovranno morire per Kiev? di Thierry Meyssan


La popolazione ucraina è divisa: una parte appartiene alla cultura europea, l’altra a quella russa. Una specificità che offre a Washington un campo su cui scontrarsi con Mosca. Da qualche settimana risuonano i tamburi di guerra. Ma gli alleati non desiderano morire per Kiev, né sacrificarsi contro la Russia.

Le forze armate USA

I nemici degli anglosassoni:

1 - Il nemico storico: i russi. Li considerano persone spregevoli, destinate, dopo Ottone I (X secolo), alla schiavitù, come il nome stesso dell’etnia dice (la cui denominazione deriva dall’inglese slave, che significa anche schiavo). Nel XX secolo gli anglosassoni si opponevano all’URSS, prendendo a pretesto il comunismo, ora sono contro la Russia, senza conoscerne la ragione.

2 - Secondo avversario, da loro stessi creato con la “guerra senza fine”, scatenata dopo l’11 settembre 2001: le popolazioni del Medio Oriente Allargato, di cui distruggono sistematicamente le strutture statali – che siano alleati o avversari non fa differenza – per «rispedirle all’età della pietra» e sfruttare le ricchezze dei loro territori (strategia Rumsfeld/Cebrowski).

3 - Terzo avversario: la Cina, il cui sviluppo economico minaccia di relegarli in seconda posizione. Per loro non c’è che un’opzione: la guerra. Perlomeno è quanto pensano i politologi, che parlano persino di “trappola di Tucidide”, in riferimento alla guerra che Sparta mosse ad Atene, spaventata dalla sua espansione [1].

4 - Seguono, benché a lunga distanza, le questioni dell’Iran e della Corea del Nord.

Questo quanto ribadiscono ripetutamente, da angolazioni diverse, la Strategia interinale della Sicurezza Nazionale di Joe Biden [2] e la Valutazione annuale dei rischi [3] della Intelligence Community.

27 maggio 2021

STRAGE DI STATO / PARLA IL GIUDICE ANGELO GIORGIANNI


Sta facendo non poco discutere il fresco di stampa “Strage di Stato – Le verità nascoste della Covid-19”, scritto dal magistrato Angelo Giorgianni e dal medico Pasquale Bacco, animatori dell’associazione ‘L’Eretico’.

A far discutere è soprattutto il nome dell’autore della prefazione, nientemeno che il procuratore capo a Catanzaro, Nicola Gratteri, sempre in prima linea nell’azione di contrasto alla ‘ndrangheta e per accendere riflettori sulle connection mafia-politica-imprese.

Il libro di Giorgianni e Bacco, che vediamo in apertura (fotomontaggio di Byoblu)

Gli attacchi a Gratteri sono stati scatenati in particolare dai fondi al vetriolo di Giuliano Ferrara su ‘il Foglio’, che lo accusa di ‘negazionismo’ e praticamente di militanza ‘no vax’.

Ecco cosa risponde Giorgianni, 66 anni, giudice presso la Corte d’Appello di Messina, un’altra vita da magistrato di trincea, ora impegnato anche sul fronte di vaccini & pandemia.

“Siamo stati bollati come due dei peggiori negazionisti del Covid, antivaccinisti e diffusori di pericolose fake news. E il mio collega Gratteri è stato attaccato: solo per aver accettato di firmare la prefazione del libro gli è stato appioppato l’epiteto di negazionista. Basta, ora querelo”.

“Non mi sono vaccinato e non mi vaccinerò, ma non voglio essere definito un no vax”.

“Questi vaccini allo stato attuale non hanno subìto una sperimentazione adeguata, hanno necessità di approfondimenti. Non ritengo che ci sia la fretta di adottare un vaccino che ancora ha la necessità di approfondimenti. Tanto è vero che l’EMA ha detto di aggiornare il bugiardino, il che vuol dire che le persone devono capire quali sono le controindicazioni a cui si può andare incontro, poi ognuno fa le sue scelte. Io mi rifiuto di pensare che uno possa essere bollato come ‘no vax’ solo perché proclama prudenza”.


26 maggio 2021

LA SVEZIA VERSO L’ADDIO AI TEST PCR COME DIAGNOSI COVID19 [feedly]


Guida sui criteri per la valutazione dell’assenza di infezioni in covid-19

L’Agenzia svedese per la sanità pubblica ha sviluppato criteri nazionali per valutare l’assenza di infezioni nel covid-19.

La tecnologia PCR utilizzata nei test per rilevare i virus non è in grado di distinguere tra virus in grado di infettare cellule e virus che sono stati neutralizzati dal sistema immunitario e pertanto questi test non possono essere utilizzati per determinare se qualcuno è contagioso o meno. L’RNA dei virus può spesso essere rilevato per settimane (a volte mesi) dopo la malattia, ma non significa che sei ancora contagioso. Esistono anche diversi studi scientifici che suggeriscono che l’infettività di covid-19 è massima all’inizio del periodo della malattia.

25 maggio 2021

Pietro Orlandi: “Ho lo scambio di messaggi tra due persone vicine al Papa, ma il Vaticano non mi convoca”.

Nuovo duro intervento da parte di Pietro che continua a sostenere che all’interno del Vaticano non ci sia l’intenzione di andare a fondo sulla scomparsa della sorella. “Ci sono due persone molto vicine a Papa Francesco che usano telefoni riservati della Santa Sede e io ho un loro scambio di messaggi: parlano di documenti su Emanuela. Quando noi chiedevamo i documenti ci dicevano che non c’è nulla: non è vero” e nessuno ha convocato Pietro Orlandi per capire di cosa si tratta.

La trasmissione di approfondimento di La7, Atlantide, condotta da Andrea Purgatori nella puntata del 12 maggio 2021 si è occupata dell’attentato a Papa Giovanni Paolo II e del caso OrlandiOspite in studio Pietro Orlandi e in collegamento l’avvocatessa Laura Sgrò.

...segue: emanuelaorlandi.altervista.org

24 maggio 2021

Kazari ashkenaziti, l’ebraismo asiatico su cui Israele tace

Lupo

C’è una storia dimenticata e volutamente occultata. Io sono massone, e appartengo anch’io a una minoranza, quella eleusina: e comprendo il peso che persecuzioni possano avere avuto, nella storia. La cultura tradizionale ebraica è tuttora sconosciuta, ai più: curioso, perché è tra quelle che più hanno permeato la cultura europea, negli ultimi secoli. E’ una cultura che è sempre stata un po’ chiusa. E anche per via delle fortissime tensioni storiche – con la cacciata degli ebrei dalla Spagna a opera di Isabella di Castiglia dopo la Reconquista, poi per opera dell’Inquisizione e dell’azione stessa della Chiesa cattolica, senza contare le tante conversioni forzate al cattolicesimo – non c’è mai stato un dialogo aperto fra la cultura ebraica e quella cristiana, predominanti nell’Europa moderna. E questo ha fatto sì che ci sia sempre stata una grave e lacunosa mancanza di conoscenza reciproca. Ad esempio: si parla pochissimo dell’origine degli ebrei ashkenaziti, che oggi rappresentano la maggioranza, nella popolazione ebrea.

Le fonti collocano l’origine della tradizione ebraica in Medio Oriente, in Palestina, in parte anche in Egitto. Ci sono connessioni dirette tra il popolo ebraico e figure come il faraone Akhenaton e personaggi come Mosè. E’ stata invece volutamente occultata l’origine storica di quella grande parte dell’ebraismo che appartiene alla cultura ashkenazita. Le origini non risalgono all’area siro-palestinese (il Regno di Giudea), ma ad un’area geografica diversa e distante, identificabile con il territorio di quello che è storicamente conosciuto come l’Impero Kazaro. Numerose le fonti: cronache arabe, persiane, bizantine e russe (Principato di Kiev). E’ un argomento raramente studiato, cui si tende a non dare risalto, anche per una serie di ragioni politiche. L’Impero Kazaro si sviluppò in un’aera che va dal Caucaso all’odierna Ucraina, la Crimea, le steppe del Kazakhstan e l’Uzbekistan settentrionale: un territorio vastissimo. Trae origini dalle migrazioni di una serie di popoli che, nei primi secoli della nostra era, abitavano l’area della cosiddetta Asia Centrale.