27 gennaio 2021

STUDIO DELLA STANFORD UNIVERSITY SULLE RESTRIZIONI: “NON HANNO ALCUN EFFETTO CHIARO E SIGNIFICATIVO”


Uno studio della Stanford University afferma che i lockdown, la permanenza forzata a casa e le chiusure aziendali non hanno “alcun effetto benefico chiaro e significativo” sulla crescita dei casi di Covid-19 e possono persino portare a infezioni più frequenti nelle case di cura.

I ricercatori della Stanford University in California miravano a valutare in che modo i rigidi blocchi influenzano la crescita delle infezioni rispetto a misure meno restrittive.

Hanno utilizzato dati provenienti da Inghilterra, Francia, Germania, Iran, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Corea del Sud, Svezia e Stati Uniti, raccolti durante le fasi iniziali della pandemia nella primavera del 2020. Hanno confrontato i dati di Svezia e Corea del Sud, due paesi che non hanno introdotto blocchi rigidi in quel momento, con quello degli altri otto paesi. 

Hanno scoperto che l’introduzione di eventuali interventi restrittivi non farmaceutici (NPI) come la riduzione dell’orario di lavoro, il lavoro da casa e l’allontanamento sociale hanno contribuito a frenare l’aumento delle infezioni in nove dei 10 paesi studiati, ad eccezione della Spagna, dove l’effetto era  “non -significativo . “

Tuttavia, quando hanno confrontato la diffusione dell’epidemia in luoghi che hanno implementato misure meno restrittive con quelli che optano per un blocco totale, non hanno riscontrato ” alcun effetto benefico chiaro e significativo ” di quest’ultimo sul numero di casi in qualsiasi paese.

26 gennaio 2021

In Occidente sono di ritorno arbitrio e censura, di Thierry Meyssan


All’avvento della stampa, molti scrittori cominciarono a contestare le idee precostituite dell’epoca. Ci vollero quattro secoli di battaglie prima che l’Occidente si decidesse a garantire libertà di parola. Con l’invenzione di internet la qualifica di scrittore si è democraticizzata ed ecco che la liberà di parola è stata rimessa in discussione. Forse occorreranno secoli per assorbire un simile impatto e ripristinare la libertà di opinione. Nel frattempo, riecco la censura.

Nel 1994, fondando Réseau Voltaire, la nostra prima preoccupazione fu la difesa della libertà di parola in Francia, poi nel mondo.

Secondo noi, la libertà di parola è oggi un concetto deformato e controverso. Cerchiamo perciò di definire nuovamente questo ideale.

Alla fine del XV secolo, con l’invenzione della moderna tipografia, la circolazione delle idee ebbe notevole impulso. Non si doveva più credere ciecamente alle autorità, ciascuno poteva formarsi una propria opinione.

Ci si accordò nell’affermare che, benché il dibattito sia indispensabile all’evoluzione del pensiero umano, alcune idee sono pericolose per la società, quindi devono essere censurate. Spettava alle autorità stabilire ciò che è utile e ciò che invece è nocivo. Tuttavia, il celebre Index librorum prohibitorum (Indice dei libri proibiti), istituito da papa Paolo IV, non impedì la diffusione di idee anti-papiste.

Noi crediamo invece che, nella maggioranza dei casi, la censura sia più dannosa delle idee che pretende proibire. Tutte le società che fanno della censura il proprio vessillo finiscono per fossilizzarsi. È questa la ragione per cui tutti i regimi censori finiscono sempre con l’essere rovesciati.

A quello stadio nacquero due scuole di pensiero contrapposte: l’articolo 11 della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino (1789, in Francia) stabilisce che la legge dovrà individuare e reprimere gli abusi della libertà di parola; il Primo emendamento alla Costituzione USA (1791) stabilisce invece che nessuna legge potrà limitare questa libertà.

25 gennaio 2021

Giallo Covid: quegli scienziati assassinati, nel mondo

Alexander “Sasha” Kagansky Medici, scienziati e altri esperti coinvolti nella ricerca sul coronavirus (Covid-19) vengono misteriosamente rinvenuti morti in tutto il mondo, in quello che sembra essere lo sterminio di chi sa troppe cose sulla pandemia nata a Wuhan. Una delle ultime morti è stata quella di Alexander “Sasha” Kagansky, uno scienziato russo che, mentre stava lavorando allo sviluppo di un vaccino per il Covid-19, è stato brutalmente accoltellato e lanciato dalla finestra del suo appartamento al 14° piano di un edificio a San Pietroburgo. I rapporti indicano che Kagansky sia morto “in circostanze strane”, un eufemismo considerando la natura e il momento della sua scomparsa. Kagansky aveva recentemente ricevuto una sovvenzione dal governo russo per indagare sui nuovi modi per diagnosticare e curare i tumori cerebrali. Era anche un grande sostenitore di rimedi naturali, come erbe e funghi, noti per aiutare a uccidere le cellule tumorali.

Un altro che è morto quest’anno in circostanze simili è stato Frank Plummer, uno scienziato canadese di fama mondiale che aveva anche lavorato a un vaccino per il Covid-19. Apparentemente, è stato ucciso da persone sconosciute. A gennaio riferimmo delle connessioni di Plummer con un gruppo di spie cinesi responsabile del furto di ceppi di coronavirus da un laboratorio canadese e del loro trasporto a Wuhan. Il professor Bing Liu dell’Università di Pittsburgh è un altro importante scienziato che quest’anno ha seguito la stessa sorte, in questo caso appena prima che potesse rendere pubblica una nuova svolta sulla natura del Covid-19. «Bing era sul punto di fare scoperte molto significative per la comprensione dei meccanismi cellulari che sono alla base dell’infezione da Sars-Cov-2 e la base cellulare delle successive complicazioni», si legge in una dichiarazione dei suoi colleghi del Dipartimento di Biologia Computazionale e dei Sistemi.

24 gennaio 2021

NON SONO VACCINI MA TERAPIA GENICA – STEFANO MONTANARI


Secondo il nanopatologo Stefano Montanari, i vaccini anti covid, recentemente approvati in via d’emergenza e immessi in commercio, non possono essere definiti propriamente come vaccini, perché costituiscono una terapia genica. Il ricercatore modenese sostiene, contrariamente alla tesi ufficiale, che l’mRna contenuto nel farmaco sia in grado di arrivare al nucleo cellula dando istruzioni al DNA.

Sui vaccini anti covid c’è ancora molta incertezza. Secondo uno stimato ricercatore dell’Università del Maryland, Peter Doshi, mancano i dati grezzi per poter valutare la loro efficacia e affidabilità. Peter Doshi sostiene che l’efficacia dei vaccini Pfizer/Biontech e Moderna sia di gran lunga inferiore a quanto dichiarato dalle multinazionali farmaceutiche. Purtroppo i dati definitivi saranno disponibili solo nel 2022.

23 gennaio 2021

EFFICACIA DEI VACCINI / ECCO LA “BOMBA” DEL BRITISH MEDICAL JOURNAL


Test taroccati per sventolare – e quindi millantare – una incredibile efficacia, pari almeno al 95 per cento. E comunque ben al di sopra di quel 50 per cento ritenuto minimo dalle autorità scientifiche internazionali per avviare un qualsiasi iter di validazione.

Mentre il dato più attendibile – quello cioè che in realtà sarebbe stato ottenuto da Pfizer e Moderna – è attestato tra il 19 e il 29 per cento.

Risultati finali fasulli, perché ottenuti su pazienti non adatti, trattandosi di “casi solo sospetti di Covid” oppure di “soggetti asintomatici non confermati”.

Queste e altre cento anomalie sui nuovi vaccini miracolosi, quelli di Pfizer e Moderna, che balzano sotto gli occhi nelle pagine del British Medical Journal: non un gazzettino rionale, ma una delle più autorevoli riviste scientifiche a livello mondiale.

 

IL SUPER J’ACCUSE DI PETER DOSHI

Peter Doshi

A firmare l’intervento che rade al suolo ogni credibilità dei vaccini è nientemeno che Peter Doshi, secondo il New York Times – neanche in questo caso un foglio di quartiere – uno degli scienziati di maggior valore sul fronte internazionale, docente all’Università del Maryland.

Non solo Doshi è l’autore dello studio scientifico pubblicato il 4 gennaio dal British Medical Journal, ma è anche il coeditore della rivista. Siamo, quindi, alla super Cassazione in campo scientifico. E lo studio del BMJ è stato avallato da un’altra prestigiosa rivista scientifica, Lancet.

La Voce aveva già scritto, a novembre, di due interventi ‘pesanti’ di Doshi sull’attendibilità delle ricerche di Pzifer e Moderna. Li potete leggere cliccando sui link in basso.

Bazzecole – direbbe Totò – pinzellacchere rispetto ai macigni che pochi giorni fa Doshi scrive in un lungo report per il BMJ, datato 4 gennaio 2021.

Pensate che qualcuno in Italia ne abbia fatto parola? Che i media di casa nostra si siano svegliati dal consueto letargo, almeno una volta, per dare ai cittadini una notizia di tale rilevanza, in un momento tanto drammatico?

Niente, non si è mossa neanche una foglia. Neanche un minimo movimento in quella orrenda palude che è diventata l’informazione di regime, una cassa di risonanza per le baggianate più colossali – restando in campo scientifico, tema Covid – come quelle sciorinate quotidianamente dai saltimbanchi della ricerca, plasticamente emblematizzati dall’ospite perpetuo nei salottini di Fabio Fazio, ossia Roberto Burioni, l’allergologo-massone il quale su internet in queste ore annuncia che la magistratura sta indagando sui servizi che gli hanno dedicato le Iene. Ottimo per “Scherzi a parte”…

22 gennaio 2021

Bergoglio coi Rothschild, Soros e il Great Reset di Davos

Lord Mark Malloch-Brown Donald Trump annuncia di aver raggiunto la più grande vittoria elettorale di sempre, nella storia degli Stati Uniti, con qualcosa come 74 milioni di voti: la frode contestata a Biden tramite «brogli di proporzioni mostruose» non sarebbe stata solo una beffa, ma un vero e proprio attentato alla dimensione democratica del paese. Mentre Trump mobilita la base in vista della battaglia legalitaria che dovrebbe culminare il 6 gennaio, con il rifiuto parlamentare di convalidare il risultato “truccato” da Biden, grazie all’abuso del voto postale e alla manipolazione che sarebbe stata realizzata dai dispositivi elettronici Dominion attraverso il software Smartmatic, l’influente George Soros ha appena nominato a capo della sua Open Society Foundation proprio il presidente di Smartmatic Voting System: si tratta di Lord Mark Malloch-Brown, alto funzionario delle Nazioni Unite. Se i media hanno già “deciso” che il nuovo presidente americano sarebbe Biden (in realtà non ancora eletto: il voto espresso dai suoi grandi elettori il 14 dicembre non conta nulla, data l’opposizione di Trump), dalla parte di Biden, Soros e colleghi sembra schierarsi anche Jorge Mario Bergoglio. Duramente attaccato da Mike Pompeo per aver concesso a Pechino il potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina, Papa Francesco ha formalizzato un’alleanza in Vaticano con il Council for Inclusive Capitalism, organismo promosso da Lynn Forester de Rothschild, «grande amica di Hillary Clinton e di Jeffrey Epstein», l’uomo che ricattava i potenti tramite favori sessuali a base di minorenni.

A sottolineare la notizia è l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, che ormai guida la “guerra” dei prelati tradizionalisti contro il pontificato di Bergoglio, il Papa che ha accettato di “silenziare” anche il Natale in ossequio alla psicosi-Covid, arrivando a far allestire in piazza San Pietro un inquietante presepe in cui compaiono un Gesù bambino “svitabile”, un astronauta e figure pagane di guerrieri cornuti. «E’ di questi giorni – scrive Viganò – l’accordo siglato tra la Santa Sede e l’Onu per promuovere la sostenibilità e l’uguaglianza di genere, dando contestualmente supporto ad un’organizzazione che diffonde l’aborto e la contraccezione». Spiega Viganò: «Nel giorno dedicato all’Immacolata – l’8 dicembre 2020 – quasi come un indegno oltraggio alla Madonna, è stata ufficializzata la nuova partnership tra il Vaticano e il Council for Inclusive Capitalism». Viganò critica anche il messaggio di elogio inviato da Bergoglio a Klaus Schwab, presidente del World Economic Forum di Davos e teorizzatore del Great Reset. «E per non dare adito a equivoci, dopo i numerosi appelli ad obbedire alle autorità nell’emergenza della psico-pandemia, pare che il vaccino contro il Covid sarà reso obbligatorio per tutti i funzionari della Città del Vaticano, nonostante esso sia prodotto con materiale fetale abortivo e non dia alcuna garanzia di efficacia e innocuità», scrive ancora l’arcivescovo dissidente.

21 gennaio 2021