29 aprile 2020

Dopo il blocco: Un programma di vaccinazione globale contro il Coronavirus...


La tendenza è verso un isolamento mondiale guidato dalla paura e dalla disinformazione dei media. Attualmente, centinaia di milioni di persone in tutto il mondo sono in isolamento. 
Qual è il prossimo passo nell'evoluzione della crisi del COVID-19?  

Un programma di vaccinazione contro il coronavirus è stato annunciato a Davos al World Economic Forum (21-24 gennaio) appena due settimane dopo l'identificazione del coronavirus da parte delle autorità cinesi il 7 gennaio.  

L'entità principale per l'iniziativa del nuovo vaccino contro il coronavirus è la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (CEPI), un'organizzazione sponsorizzata e finanziata dal World Economic Forum (WEF) e dalla Bill and Melinda Gates Foundation.
Si noti la cronologia: Lo sviluppo del vaccino nCoV 2019 è stato annunciato al World Economic Forum (WEF) di Davos una settimana prima del lancio ufficiale da parte dell'OMS di un'emergenza sanitaria pubblica mondiale (30 gennaio) in un momento in cui il numero di "casi confermati" a livello mondiale (al di fuori della Cina) era di 150 (di cui 6 negli Stati Uniti). 

Il CEPI sta cercando un ruolo di "monopolio" nel settore delle vaccinazioni, il cui obiettivo è un "progetto vaccinale globale", in collaborazione con un gran numero di "candidati". Ha annunciato il finanziamento della partnership esistente con Inovio e l'Università del Queensland (Australia). Inoltre, il CEPI ha confermato (23 gennaio) il suo contratto con Moderna, Inc. e l'Istituto Nazionale Americano di Allergie e Malattie Infettive (NIAID) guidato dal Dr. Anthony Fauci, che è stato determinante nel portare avanti la campagna di paura e panico in tutta l'America: "Dieci volte peggiore dell'influenza stagionale".
Ma è una grossa bugia, secondo l'OMS:
L''OMS dice che coloro che si infettano in genere soffrono di una lieve malattia e si riprendono in circa due settimane
Il ruolo centrale del CEPI

Il CEPI sta trattando contemporaneamente con diverse aziende farmaceutiche. Il Moderna- NIAID, con ogni probabilità, è destinato ad implementare il vaccino COV-19 negli Stati Uniti.

Il 31 gennaio, il giorno successivo al lancio ufficiale della pandemia da parte dell'OMS e alla decisione di Trump di limitare i viaggi aerei con la Cina, il CEPI ha annunciato la sua partnership con CureVac AG, una società biofarmaceutica con sede in Germania. Pochi giorni dopo, all'inizio di febbraio, CEPI "ha annunciato che il principale produttore di vaccini, GSK, avrebbe permesso l'uso dei suoi coadiuvanti brevettati - composti che aumentano l'efficacia dei vaccini - nella risposta".

Ci sono molti "potenziali vaccini in cantiere" con "decine di gruppi di ricerca in tutto il mondo in corsa per creare un vaccino contro il COVID-19".

A loro volta, l'UE e gli USA sono attualmente in competizione per i mercati dei vaccini per conto di potenti conglomerati farmaceutici, con la Commissione europea che "offre fino a 80 milioni di euro di sostegno finanziario alla CureVac AG" dopo che è stato riferito che Trump "stava cercando di assicurarsi l'accesso esclusivo a un vaccino COVID-19 che sta sviluppando", sotto l'egida della NIAID guidata dal dottor Anthony Fauci.

Event 201: L'esercizio di simulazione del Coronavirus di ottobre

Il coronavirus è stato inizialmente nominato Covid-19 dal CEPI e dall'OMS: esattamente lo stesso nome adottato nel WEF-Gates-John Hopkins Event 201 relativo a un esercizio di simulazione di coronavirus tenutosi a Baltimora a metà ottobre 2019.

La simulazione Event 201 di John Hopkins riguardava lo sviluppo di un vaccino efficace in risposta a milioni di casi (nella simulazione di ottobre 2019) del nCoV 2019. La simulazione annunciava uno scenario in cui l'intera popolazione del pianeta sarebbe stata colpita. "Durante i primi mesi della pandemia, il numero cumulativo di casi [nella simulazione] aumenta in modo esponenziale, raddoppiando ogni settimana. E man mano che i casi e le morti si accumulano, le conseguenze economiche e sociali diventano sempre più gravi".

Lo scenario si conclude a 18 mesi, con 65 milioni di morti. La pandemia comincia a rallentare a causa della diminuzione del numero di persone suscettibili. La pandemia continuerà ad un certo ritmo fino a quando non ci sarà un vaccino efficace o fino a quando l'80-90 % della popolazione mondiale non sarà stata esposta. Da quel momento in poi, è probabile che si tratti di una malattia infantile endemica.

Il programma globale di vaccinazione COVID-19 

Il CEPI (per conto di Gates-WEF, che ha finanziato l'esercizio di simulazione) sta attualmente giocando un ruolo chiave in un programma di vaccinazione su larga scala (globale?) in collaborazione con aziende biotecnologiche, Big Pharma, agenzie governative e laboratori universitari.
"Stiamo avendo conversazioni con una vasta gamma di potenziali partner. E l'aspetto critico di queste conversazioni è: Qual è il piano per produrre grandi quantità di vaccino in un arco di tempo potenzialmente rilevante per quella che le persone sembrano sempre più certe che sarà una pandemia, se non è già presente? ... [Richard Hatchett, CEO del CEPI in un'intervista a stat.news.com]
L'obiettivo di fondo è quello di sviluppare un vaccino globale.

E in parte si trattava di fare un'indagine globale sulla capacità produttiva per pensare a dove volevamo impiantare la produzione di qualsiasi prodotto di successo che fossimo in grado di portare avanti.

Di rilievo, Hackett ha confermato che il progetto di sviluppo di un vaccino è iniziato prima della scoperta e dell'identificazione del coronavirus all'inizio di gennaio 2020:
"L'abbiamo fatto all'incirca nell'ultimo anno. ... Stiamo utilizzando le informazioni che abbiamo raccolto e il team sta ora pensando alle opportunità di scalare i vaccini di vari tipi diversi. Questo è un lavoro in corso. Per alcune delle tecnologie il trasferimento tecnologico [a un produttore] potrebbe essere qualcosa che potrebbe essere fatto in un lasso di tempo potenzialmente pertinente all'epidemia".
Penso che sarà molto importante coinvolgere quelle persone che hanno accesso a una capacità produttiva davvero sostanziale. E avere i grandi produttori al tavolo - per la loro profondità, per la loro esperienza, per le loro risorse interne - sarebbe molto, molto importante.
I vaccini candidati saranno molto, molto veloci. Il dottor Anthony Fauci, direttore di NIAID [che ha diffuso il panico sulla rete televisiva], è in pubblico a dire che secondo lui la sperimentazione clinica per il vaccino Moderna potrebbe essere già in primavera.
Ciò che si sta svolgendo nella vita reale è per certi versi simile all'esercizio di simulazione dell'ottobre 2019 alla John Hopkins. Lo scenario è come produrre milioni di vaccini con la presunzione che la pandemia si diffonda.

I conglomerati di vaccini sponsorizzati dal CEPI avevano già pianificato i loro investimenti con largo anticipo rispetto all'emergenza sanitaria mondiale.
Penso che parte della strategia generale sia quella di avere un gran numero di candidati. [e] si vuole avere un numero sufficiente di candidati che almeno alcuni di loro si muovono rapidamente nel processo.

E poi, per ogni candidato, bisogna porsi la domanda: Come si produce questo? ... [E] come si arriva a questo punto con una produzione su scala significativa nel contesto di una malattia che infetterà l'intera società? (Intervista condotta da Helen Branswell, statsnews, 3 febbraio 2020)

Moderna Inc. 

Moderna Inc con sede a Seattle è uno dei numerosi candidati coinvolti e sostenuti dal CEPI.
Moderna ha annunciato il 24 febbraio lo sviluppo di "un vaccino sperimentale mRNA COVID-19, noto come mRNA-1273″. "Il lotto iniziale del vaccino è già stato spedito ai ricercatori del governo degli Stati Uniti dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID)" guidato dal Dr. Antony Fauci.

Mentre la Moderna Inc aveva inizialmente dichiarato che i primi test clinici sarebbero iniziati alla fine di aprile, i test che coinvolgono volontari umani sono iniziati a metà marzo a Seattle:
I ricercatori di Seattle hanno dato la prima dose alla prima persona nel test di un vaccino sperimentale contro il coronavirus lunedì - portando avanti una caccia alla protezione in tutto il mondo anche quando la pandemia aumenta.  … 
Alcuni dei volontari sani scelti con cura dallo studio, di età compresa tra i 18 e i 55 anni, otterranno dosaggi più elevati rispetto ad altri per testare quanto dovrebbero essere forti le inoculazioni. Gli scienziati verificheranno la presenza di eventuali effetti collaterali e preleveranno campioni di sangue per verificare se il vaccino sta accelerando il sistema immunitario, cercando indizi incoraggianti come il NIH precedentemente trovato nei topi vaccinati. 
"Non sappiamo se questo vaccino indurrà una risposta immunitaria o se sarà sicuro. Ecco perché stiamo facendo una sperimentazione", ha sottolineato Jackson. "Non è nella fase in cui sarebbe possibile o prudente somministrarlo alla popolazione in generale". (FOX news locale)
Il vaccino globale nCoV-2019 di CEPI e la piattaforma di identità digitale ID2020

Mentre il CEPI annunciava il lancio di un vaccino globale al World Economic Forum di Davos, un altro importante e correlato sforzo era in corso. Si chiama ID2020 Agenda, che, secondo Peter Koenig, costituisce "un programma di identificazione elettronica che utilizza la vaccinazione generalizzata come piattaforma per l'identità digitale".
"Il programma sfrutta le operazioni di registrazione delle nascite e di vaccinazione esistenti per fornire ai neonati un'identità digitale portatile e persistente collegata biometricamente". (Peter Koenig, marzo 2020) 
I partner fondatori dell'ID2020 sono, tra gli altri, Microsoft, la Rockefeller Foundation e la Global Alliance for Vaccines and Immunization (GAVI).

Vale la pena di notare la linea temporale: L'Alleanza ID2020 ha tenuto il suo summit a New York, intitolato "Rising to the Good ID Challenge", il 19 settembre 2020, esattamente un mese prima dell'esercizio di simulazione nCov-2019 intitolato Event 201 presso John Hopkins a Baltimora.
È solo una coincidenza che l'ID2020 venga lanciato all'inizio di quella che l'OMS chiama una pandemia? - Oppure è necessaria una pandemia per "lanciare" i molteplici e devastanti programmi dell'ID2020? (Peter Koenig, marzo 2020)
ID2020 fa parte di un progetto di "World Governance" che, se applicato, delineerebbe i contorni di quello che alcuni analisti hanno descritto come uno Stato di Polizia Globale che comprende, attraverso la vaccinazione, i dati personali di diversi miliardi di persone in tutto il mondo.

La campagna della paura continuerà sulla scia dell'isolamento. Le difficoltà della crisi economica e sociale incoraggeranno le persone a farsi vaccinare?

Per attuare il vaccino globale, la campagna di propaganda deve continuare. La Verità deve essere soppressa. Queste sono le loro "linee guida", che devono essere affrontate e messe in discussione.

I principali attori, tra cui il CEPI, richiederanno il fermo appoggio dell'OMS (che controllano), il via libera della comunità scientifica e le dichiarazioni coraggiose dei politici corrotti.
Inoltre, dovranno sopprimere le informazioni e le analisi sulle caratteristiche del virus, su come può essere curato (senza vaccino), attualmente oggetto di dibattito da parte di virologi e medici in diversi paesi, tra cui gli Stati Uniti.

Ricordiamo la pandemia di influenza suina H1N1 del 2009, quando il Consiglio dei consulenti scientifici e tecnologici di Obama ha paragonato la pandemia di H1N1 alla pandemia di influenza spagnola del 1918, assicurando l'opinione pubblica sul fatto che quest'ultima era più mortale. (CBC:  Get swine flu vaccine ready: U.S. advisers)

Sulla base di dati incompleti e scarsi, il direttore generale dell'OMS ha previsto con autorità che: "fino a 2 miliardi di persone potrebbero essere infettate nei prossimi due anni - quasi un terzo della popolazione mondiale". (Organizzazione Mondiale della Sanità, come riportato dai media occidentali, luglio 2009).

È stata una manna multimiliardaria per Big Pharma sostenuta dal direttore generale dell'OMS Margaret Chan. 
In una successiva dichiarazione ha confermato questo:
"I produttori di vaccini potrebbero produrre 4,9 miliardi di vaccini contro l'influenza pandemica all'anno nel migliore dei casi", Margaret Chan, Direttore Generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), citata da Reuters, 21 luglio 2009). 
"L'influenza suina potrebbe colpire fino al 40 per cento degli americani nei prossimi due anni e diverse centinaia di migliaia di persone potrebbero morire se una campagna di vaccinazione e altre misure non avranno successo". (Dichiarazione ufficiale dell'Amministrazione Obama, Associated Press, 24 luglio 2009).
Non c'è stata una pandemia che ha colpito 2 miliardi di persone... Milioni di dosi di vaccino contro l'influenza suina sono state ordinate dai governi nazionali a Big Pharma. Milioni di dosi di vaccino sono state successivamente distrutte: una manna finanziaria per Big Pharma, una spesa enorme per i governi nazionali.

Non c'è stata alcuna indagine su chi ci sia dietro questa frode multimiliardaria. Diversi critici dissero che la pandemia H1N1 era "falsa":

L'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (PACE), un organo di controllo dei diritti umani, sta indagando pubblicamente sulle motivazioni dell'OMS nel dichiarare una pandemia. Infatti, il presidente del suo autorevole comitato sanitario, l'epidemiologo Wolfgang Wodarg, ha dichiarato che la "falsa pandemia" è "uno dei più grandi scandali medici del secolo". (Forbes, 10 febbraio 2010)
Al momento siamo in isolamento, abbiamo tempo per riflettere. Ci sono importanti lezioni da trarre dalla pandemia H1N1 del 2009

La pandemia COVID-19 è molto più grave e diabolica della H1N1 del 2009. La pandemia di COVID-19 ha fornito un pretesto e una giustificazione per destabilizzare le economie di interi Paesi, impoverendo ampi settori della popolazione mondiale. Senza precedenti nella storia moderna.

Ed è importante agire in modo coeso e solidale con coloro che sono vittime di questa crisi. La vita delle persone è in caduta libera e il loro potere d'acquisto è stato distrutto.  Che tipo di struttura sociale contorta ci aspetta sulla scia dell'isolamento?

Possiamo fidarci dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dei potenti gruppi di interesse economico che la sostengono? 
Possiamo fidarci dei principali attori che stanno dietro al progetto multimiliardario di vaccinazione globale?

Possiamo fidarci dei media occidentali, che hanno guidato la campagna della paura? La disinformazione sostiene le menzogne e le menzogne. Possiamo fidarci dei nostri governi "corrotti"? La nostra economia nazionale è stata devastata.

Questo è un atto di "guerra economica" contro l'umanità.

Prof Michel Chossudovsky

28 aprile 2020

Covid-19: Testimonianze dal mondo - SVEZIA (Stoccolma)

L’Istat: nel marzo 2019, morti di polmonite 15.000 italiani

Gian Carlo Blangiardo Numeri alla mano, nello stesso periodo di tempo, l’anno scorso, sono morte più persone per malattie respiratorie che quest’anno per Covid-19. La parte sommersa dell’iceberg è formata anche dai morti che nessuno ha mai censito, questo ormai lo ammette anche l’Istituto Superiore di Sanità. Riusciremo a capire quanti sono? Noi ci esprimiamo con i numeri che riusciamo a raccogliere e a validare. Quando affermiamo che nei primi 21 giorni di marzo al Nord i decessi sono più che raddoppiati rispetto alla media 2015-19 non è una impressione, ma un dato. Quando scriviamo che a Bergamo i decessi sono quasi quadruplicati passando da una media di 91 casi nel 2015-2019 a 398 nel 2020, riferiamo delle evidenze. Idem quando denunciamo «situazioni particolarmente allarmanti» nel Bresciano oppure un maggiore incremento dei decessi degli uomini e delle persone maggiori di 74 anni di età. Lavoriamo per ampliare queste conoscenza, ma dobbiamo tenere conto del fatto che la trasmissione dei dati è più lenta e complicata di quel che si vorrebbe in condizioni ordinarie, figuriamoci in un’emergenza sanitaria. Quando l’Istat fornisce un valore, quello è stato trattato secondo standard europei.
Quanti morti erano già malati? Abbiamo tre tipi di morti: quelli che ricollegabili soprattutto al Covid, con o senza altre patologie; coloro che non muoiono di Covid ma per Covid, cioè ad esempio infartuati che in condizioni normali si salverebbero; i morti che non hanno contratto Covid. Noi siamo in grado di dare elementi sui decessi, distinguerli per 21 fasce d’età e farlo estraendo questi numeri dall’anagrafe centralizzata, in modo da dare ai decisori preziosi elementi di valutazione. Per l’approfondimento delle schede di morte c’è l’Istituto Superiore di Sanità. Questo, comunque, è un virus per vecchi. I dati che stanno emergendo circa la mortalità dicono chiaramente che colpisce in maniera molto prevalente persone anziane: è quasi un terribile processo di selezione naturale che elimina i soggetti deboli. Terribile. Ma ancor più terribile perché appare in qualche modo facilitato dalla nostra capacità di curarli. La chiamo “la maledizione degli anni pari”. Il 2019, come tutti gli anni dispari, ha visto una regressione dei decessi. L’anno pari inizia bene, ma poi arriva marzo, con un virus che falcia coloro che la morte aveva risparmiato.
Dal 21 febbraio al 31 marzo sono morte 12.428 persone per Covid-19. Quanti sono i morti di influenza nel mese di marzo (nel quale, quest’anno, si sono concentrati i decessi di coronavirus) degli anni scorsi? Più che i morti per influenza, che è più difficile da attribuire come effettiva causa di morte, conviene ricordare i dati sui certificati di morte per malattie respiratorie. Nel marzo 2019 sono state 15.189 e l’anno prima erano state 16.220. Incidentalmente si rileva che sono più del corrispondente numero di decessi per Covid (12.352) dichiarati nel marzo 2020. Quale impatto economico stimiamo per il lockdown? Stiamo valutandolo. I dati economici relativi ai settori che hanno subito la sospensione delle attività mostrano come il lockdown coinvolga 2,2 milioni di imprese (il 48,8% del totale), oltre 7 milioni di addetti (il 42,8%), con un valore aggiunto annuo di poco meno di 300 miliardi. È ancora presto per definire scenari, anche se c’è poco da stare allegri, visto che, come abbiamo comunicato in questi giorni, l’epidemia Covid-19 è intervenuta in un momento in cui in Italia la fase di ripresa ciclica perdeva vigore, per via della Brexit, dei dazi statunitensi e del rallentamento della domanda tedesca.
(Gian Carlo Blangiardo, dichiarazioni rilasciate a Paolo Viana per l’intervista “Nel 2019 a marzo 15mila morti per polmoniti varie”, pubblicata da “Avvenire” il 2 aprile 2020. Blangiardo è il presidente dell’Istat, istituto nazionale di statistica).

27 aprile 2020

Pepe Escobar ricorda Giulietto Chiesa


E’ con immensa tristezza che apprendo della morte di Giulietto Chiesa.
Il nostro  amico comune, Roberto Quaglia, mi ha informato che è morto alle 3 di questa mattina per infarto.
Giulietto è stato uno degli ultimi GRANDI nella vecchia scuola del giornalismo mondiale. Giornalista, autore, broadcaster, ex membro del Parlamento europeo – e anima bella.
Questo è uno dei suoi ultimi interventi – estremamente nitidi – trasmesso su Pandora TV:
L’ultima volta che l’ho visto eravamo  insieme Giulietto, Roberto ed io, in visita al nuovo santuario dell’Imam Reza a Mashhad, era il tramonto e tutti e tre restammo incantati.  Accarezzo quel ricordo come la memoria più bella di un grande uomo.
Ai miei amici italiani: FORZA.
Pepe Escobar

Tarro: Ok Vaccinazione Anti-Tbc Per Salvarci Dal Coronavirus


La gestione dell’emergenza Coronavirus? Autorità politiche e sanitarie italiane del tutto incapaci a fronteggiarla.

E se la curva dei contagi continuerà a scendere, sarà il caso di ripristinare la vaccinazione antitubercolosi di massa per salvarci, il prossimo anno, dagli assalti del micidiale organismo o da contagi di ritorno.

Seconda, esclusiva intervista alla Voce dal professor Giulio Tarro.


La notizia, dirompente, il professor Giulio Tarro l’aveva data per la prima volta in un’ intervista esclusiva alla Voce lo scorso lunedì 23 marzo, dal titolo “Coronavirus: ecco perché gli extracomunitari sono immuni – Parla Giulio Tarro”. E’ vero, affermava Tarro in risposta alle nostre domande, su una popolazione di oltre 5 milioni di extracomunitari residenti in Italia, non risulta essercene nessuno ricoverato negli ospedali italiani per coronavirus. Ci aveva spiegato anche il motivo: la maggior parte di loro è stato vaccinato contro la tubercolosi da meno di 20 anni, termine entro il quale quel vaccino perde la sua efficacia, come accade agli italiani, e agli occidentali in particolare i quali, anche se vaccinati contro la tbc, lo sono generalmente in età neonatale, quindi perdono l’immunità appena ventenni. Una spiegazione, quella del luminare, allievo di Sabin, che risponde anche alle domande sul perché i bambini sono fortunatamente risparmiati dagli attacchi del virus.

La prima pagina di Libero mercoledì 26 marzo
Passano solo tre giorni ed esce il quotidiano Libero che titola a tutta pagina: “Il virus scansa gli immigrati – Lo conferma il virologo Galli”. Che fa il quotidiano diretto da Vittorio Feltri? “Ruba” la notizia, intervista il professor Massimo Galli – che naturalmente conferma – e fa la “scoperta”, senza mai nominare né la Voce, né il professor Tarro. Peccato per loro che quell’intervista avesse fatto già il giro di tutte le redazioni e di tutti i social, con centinaia di retweet e commenti, in Italia e oltre.
A ruota sono arrivati altri “giornaloni”, dirette tv, speciali. E nemmeno uno che abbia avuto l’onestà di citare la prima fonte.

Oggi il professor Tarro fa di più e rilascia una seconda, ancor più esclusiva intervista alla Voce, in cui risponde ai quesiti assillanti scaturiti dalla prima.
Serve allora vaccinarsi contro la TBC adesso? E c’è stata negligenza da parte di chi, sul fronte della prima linea, magari conosceva questa notizia e non l’ha approfondita?
Andando anche oltre questi aspetti, nell’intervista che pubblichiamo il professor Tarro punta l’indice, severo, contro la pessima gestione dell’emergenza Covid 19 da parte della sanità e della politica italiana. Leggiamo, tutto d’un fiato.
Poi naturalmente aspettiamo cosa avranno da dire e da “imitare” Libero e i tanti altri che anche in questa circostanza si sono cimentati nella vecchia, becera  abitudine di riprendere notizie di altri e lanciarle senza citare la fonte. Anche quando, come in questo caso, la fonte non è solo la Voce, ma uno scienziato due volte candidato al Premio Nobel, come Giulio Tarro.


Professor Tarro, dopo l’intervista che lei ha rilasciato alla Voce lunedì scorso, molti le chiedono: servirà a difenderci dal coronavirus, almeno per il prossimo anno, vaccinare contro la TBC gli italiani?

Sì, in base ai risultati che si osservano oggi negli extracomunitari, tutti vaccinati per la tubercolosi, sarebbe il caso di ripristinare la vaccinazione antitubercolare.

Potrebbe servire fare questa vaccinazione adesso, nella fase attuale?

Se scende la curva dei contagiati presumibilmente no, altrimenti potrebbe essere una delle soluzioni.


Lei nell’intervista del 23 marzo ci ha detto che è stata riscontrata una relazione fra vaccino antinfluenzale e impennata di polmoniti da coronavirus tra i vaccinati. Può spiegarci meglio in cosa consiste? E’ pericoloso essere vaccinati contro l’influenza durante l’epidemia da Coronavirius?

Ci sono più fattori che possono aver interagito insieme e che spiegano la situazione. Si presume che i contatti con il virus cinese siano stati maggiori al Centro-Nord che non al Centro-Sud. A ciò si aggiunga la concomitanza delle situazioni ambientali e climatologiche, diverse fra Nord e Sud dell’Italia, arrivando addirittura ad ipotizzare che nel corso delle settimane si sia venuto a formare un coronavirus padano autoctono, diverso rispetto a quello cinese. Altre possibilità emergono dalle situazioni di Bergamo e Brescia soprattutto, dove si presume che la circolazione di altri virus possa aver facilitato l’azione del SARS-Cov-2. Il problema, però, è stato soprattutto a monte: e cioè il non avere sufficienti posti letto in terapia intensiva, occupati in massima parte già a causa dell’influenza annuale. Sembra che la vaccinazione antinfluenzale favorisca l’infezione da coronavirus, addirittura maggiore del 36% come comunicato da uno studio militare americano: https://www.disabledveterans.org/2020/03/11/flu-vaccine-increases-coronavirus-risk/. D’altra parte, dal momento che vi è stata una recente, emergente meningite, sono state vaccinate 34.000 persone tra Brescia e Bergamo. Vi è stata una pubblicazione di studiosi olandesi stampata da un giornale scientifico dell’Università di Cambridge in cui sia la malattia meningococcica che pneumociccica sono state associate con l’attività dei virus influenzali e di quello respiratorio sinciziale. L’Istituto Superiore della Sanità ha affermato di recente che sono pochi i morti per il coronavirus e che invece la maggior parte lo sono per altre patologie (cardiocircolatorie, tumorali, diabete, eccetera).

Ritiene possibile che qualcuno, fra le autorità sanitarie e politiche italiane, conoscesse già questa relazione fra vaccino antitubercolosi e coronavirus?

Dal momento che le attuali autorità politiche e sanitarie si sono dimostrate del tutto incapaci a governare l’epidemia, come possiamo pensare che siano a conoscenza di qualche nozione di base?

Possiamo escludere quindi che, anche all’estero, ci sia stato chi dolosamente ha tenuto nascosta la formidabile immunità rispetto al Corovavirus dei vaccinati in anni recenti contro la tubercolosi?

Non credo che ci sia stato dolo. D’altra parte sappiamo che il complesso primario (della TBC) è un valido sistema messo su dall’organismo per difendersi dal micobatterio della Tubercolosi, così come da altro.

www.lavocedellevoci.it

26 aprile 2020

ESCLUSIVO (doppiato ITA) Dottor Rashid Buttar espone Bill Gates, Fauci e il COVID-19

Il massone Bob Dylan, Kennedy e i golpisti del coronavirus

Vide il corpo di Kennedy sobbalzare in avanti, e capì che Chuck Nicoletti lo aveva colpito alla schiena, sparando dal palazzo accanto a quello in cui era appostato il futuro capro espiatorio Lee Oswald. Il presidente era ferito, ma in modo non mortale. Un’intuizione millimetrica, lo spazio di un secondo: poi la limousine si sarebbe allontanata dalla fatale collinetta dell’agguato. Fu in quel preciso istante che il secondo killer sparò a sua volta, con il suo Fireball, facendogli saltare il cervello e ribaltando all’indietro il corpo di Jfk. «Sono stato, io a esplodere il colpo mortale», dice James Files – detenuto negli Usa per altri reati – nel documentario (mai distribuito nel circuito televisivo) che svela la vera storia dell’omicidio, realizzato in mondovisione il 22 novembre 1963 a Dallas. Versione confermata in punto di morte da Howard Hunt, allora numero due della Cia. Per l’assassinio del secolo, gli 007 reclutarono la mafia di Chicago. Se ne accorse Zack Shelton, agente dell’Fbi, subito messo a tacere. Altra fonte, un “pentito”: il criminale Chaucey Holt. Un pilota della Cia, Tosh Plumlee, conferma di aver trasportato a Dallas i gangster incaricati di eliminare Jfk.
Alla vigilia, in un drammatico summit nella città texana, il piano venne convalidato dal Deep State: con lo stesso Howard Hunt, nella villa del petroliere Clint Murchinson c’era Edgar Hoover (Fbi) insieme al vice di Kennedy, Lyndon Johnson, e ad Kennedyaltri due futuri presidenti degli Stati Uniti, Richard Nixon e George Bush. Potere criminale: ma perché riparlarne oggi, come fa Bob Dylan, suggerendo un collegamento tra quell’atroce mattanza e il coronavirus? «State attenti e mettetevi al riparo», ha scritto Dylan sul suo sito, il 27 marzo, presentando l’esplosiva “Murder Most Foul”, regalata al pubblico “worldwide”, in modo sorprendente e spettacolare. Una strepitosa ballad lunga 1016 secondi (quasi 17 minuti) che ripercorre “l’omicidio più ignominioso”, facendo di Kennedy il simbolo di un’America che si stava svegliando, anche sulle ali della musica, per uscire dall’incubo della guerra fredda e della segregazione razziale, del terrore nucleare, del Vietnam.
Perché farlo proprio adesso? Perché diventa così loquace, un solitario come Dylan, sempre ultra-reticente con la stampa? Probabilmente, la domanda contiene già la risposta: era indispensabile lanciare un avvertimento, sia pure filtrato dall’eleganza del linguaggio artistico. Un messaggio però anche esplicito, con indizi messi lì apposta per lasciarsi decodificare: l’invito a “suonare il numero 9, il numero 6″, cioè la perfezione dell’armonia. Roba da esoteristi: come il massonico 33, evocato a proposito dei “fratelli” che avrebbero organizzato “l’inferno”, a Dallas. «Nessun mistero: Bob Dylan è, da sempre, un massone radicalmente ultra-progressista», afferma – clamorosamente – Gioele Magaldi, evidentemente autorizzato a dare ufficialmente la notizia. «Dylan milita nei medesimi circuiti massonici progressisti ai quali appartengo anch’io», aggiunge Magaldi, che nel 2014 – nel saggio “Massoni”, edito da Chiarelettere – ha denunciato le trame anche golpiste e terroristiche della supermassoneria reazionaria.
L’accusa: è stata la superloggia “Hathor Pentalpha”, fondata dai Bush, ad architettare l’11 Settembre e il crollo delle Torri Gemelle, per poi inventarsi anche l’Isis. Se qualche sprovveduto crede ancora alla storiella degli aerei che avrebbero abbattuto le Twin Towers (cadute per “demolizione controllata”, come ormai dimostrato da oltre tremila architetti e ingegneri americani), proprio l’omicidio Kennedy – giudiziariamente irrisolto, dopo oltre mezzo secolo – sta lì a ricordare a tutti che, a volte, “l’impossibile” diventa possibilissimo. Tant’è vero che qualcuno ci lascia la pelle: anche in modo inimmaginabile, Magaldipersino se si tratta di un intoccabile come il presidente degli Stati Uniti. Magaldi mette in fila gli eventi: la stessa élite reazionaria, che nel 1975 usò la Trilaterale di Kissinger per dichiarare guerra alla democrazia sociale, oggi sovragestisce la crisi planetaria della pandemia secondo il modulo Wuhan, fondato sulla sospensione della libertà costituzionale.
Attenti, avverte Magaldi: fu proprio il club di Kissinger a sdoganare la Cina, aprendola al mercato globale, per farne una specie di Frankenstein: formidabile efficienza economica, ma niente democrazia. Un modello perfetto da trapiantare in un futuro Occidente distopico, raggelante, oggi con il pretesto psico-sanitario del coronavirus, il coprifuoco imposto a tutti (provvisorio, ma con la prospettiva che le libertà di ieri non tornino mai più). Ed ecco, allora, Bob Dylan. «La sua uscita – sottolinea Magaldi – è perfettamente sincronizzata con l’altrettanto clamorosa lettera di Mario Draghi al “Financial Times”, in cui l’ex presidente della Bce (fino a ieri massone neoaristocratico, e oggi tornato ai lidi keynesiani delle origini) dichiara guerra alla “teologia” del rigore neoliberista, evocando addirittura il New Deal rooseveltiano: cioè la necessità di ricorrere a massicci aiuti di Stato per svincolare l’economia dal ricatto della finanza speculativa. Un regime che tuttora strangola l’Italia nella morsa dell’Ue, proprio adesso che il paese ha un bisogno drammatico di fondi che non si trasformino in debito».
Draghi e Dylan, strano tandem: in modo diverso paiono dire la stessa cosa. Ovvero: siamo ormai giunti a un bivio esiziale, messi di fronte – con l’accelerazione planetaria della pandemia – a una scelta di campo che si è fatta ineludibile: se la globalizzazione solo finanziaria porta dritti a Wuhan, l’alternativa sta nel riscrivere da zero le regole del mondo. E chi, meglio di John Kennedy, riuscì a esplicitare questo concetto? Era il sogno della New Frontier: un mondo unito, pacificato e libero. Di recente, s’è scoperto un carteggio segreto con Nikita Krushev: i due leader impegnavano Usa e Urss a mettere fine alla guerra fredda Bizzientro il 1970. Ma a costare la vita a Kennedy, probabilmente, fu altro: per esempio, la decisione di stampare direttamente banconote di Stato, svincolate dal sistema bancario. Ed ecco che Jfk, riletto oggi, sembra parlare direttamente a noi, alle prese con le maschere dell’euro-rigore “tedesco”. Ma chi era, veramente, Kennedy?
«Tra le altre cose, il presidente assassinato a Dallas era un inziato eleusino», rivela lo storico fiorentino Nicola Bizzi, che nel sorprendente libro “Da Eleusi a Firenze” mette a fuoco l’ascendenza “eleusina” del Rinascimento italiano. Ovvero: la regia occulta, nel potere della signoria medicea, della tradizione misterica risalente al 1300 avanti Cristo, quando – secondo la narrazione – la dea Demetra avrebbe rivelato ai fedeli di Eleusi, alle porte di Atene, l’origine “atlantidea” della nostra specie, “creata” dagli dei Titani come Poseidone, signore dei mari. Kennedy eleusino? «Di più: era anche un templare, direttamente collegato a Dante Alighieri». Lo sostiene Luca Monti, autore del volume “Firenze, città santa dei templari”, pubblicato da Aurora Boreale, editrice di cui è titolare lo stesso Bizzi. Inserito nella rete odierna del templarismo, Monti spiega: l’autore della Divina Commedia ereditò la guida segreta dell’Ordine del Tempio dopo il rogo in cui fu arso vivo l’ultimo Montigran maestro ufficiale, Jacques de Molay. E il legame con il presidente assassinato a Dallas? «Il successore dell’Alighieri-templare fu Gherarduccio dei Gherardini, antenato di John Fitzgerald Kennedy», nientemeno.
Stupefacente? Be’, sì. Ma questo aiuta a leggere un po’ meglio tra le righe, persino nei riferimenti simbolico-esoterici di cui è gremito l’amletico testo del massone Dylan, “Murder Most Foul”. Va preso sul serio, Luca Monti? Fate voi. Nel 2016, intervistato da Paolo Franceschetti, si sbilanciò con questa previsione: «Nel 2020 succederà qualcosa di inaudito, a livello mondiale». La fonte? Numeri, ancora: nella Commedia di Dante, ricorre il 515. Le profezie contenute nel poema sono intervallate dal medesimo numero di versi, “centodieci e quinque”. «Io penso che questo 515 arriverà verso il 2020», disse Monti, spiegando: «Questo numero rappresenta anche la riunificazione; noi siamo tutti in potenza parti di Dio, particelle divine, e il 515 rappresenta la riunione di noi stessi col divino». Suggestioni da brividi? Certo, si tratta di materiale con cui Bob Dylan ha sempre dimostrato un’estrema confidenza: nessuno come lui ha saputo maneggiare – e con uno slang “pop”, per giunta – la stessa Bibbia e i simboli pescati nei territori dell’alchimia, dell’astrologia, dei tarocchi, della mitologia. Se Kennedy era anche un neo-templare e un iniziato “eleusino”, oltre che un celebrato campione della democrazia, suona sempre meno strano l’omaggio che il grande cantautore gli tributa, in mezzo al panico da coronavirus, come se “Murder Most Foul” fosse anche una dichiarazione di guerra, oltre che un esercizio di pietà.
Cade dall’alto, il guanto di sfida lanciato dall’ex ragazzo di Duluth, con alle spalle sessant’anni di carriera, oltre 50 dischi e anche l’Oscar cinematografico per “Things have changed”, nella colonna sonora di “Wonder boys”. Il prestigio culturale di Bob Dylan è già scritto nella storia: Premio Pulitzer, Nobel per la Letteratura, Legion d’Onore francese, 8 Grammy, Premio Principe delle Asturie. Risale al ‘97 il riconoscimento dei Kennedy Center Honors, e al 2012 la Medaglia Presidenziale della Libertà (massimo “award” civile, negli Stati Uniti). Neppure il Dylan politico è una sorpresa, dai tempi di “Blowin’ in the wind” e “Masters of war”. Suo il primo atto d’accusa, frontale, contro la globalizzazione: “Union Sundown”, nel 1983, anticipa profeticamente la tragedia delle delocalizzazioni, in un mondo che sarebbe stato devastato dallo strapotere delle multinazionali. Forte l’attitudine a scendere in campo direttamente, in modo anche spericolato: l’affarista William Zantzinger dichiarò di essere stato rovinato, da Dylan, per
Bob Dylanla canzone “The lonesome death of Hettie Carroll”, domestica nera uccisa a bastonate. Il pugile afroamericano Rubin Carter, vittima di un caso giudiziario condizionato dal razzismo, fu letteralmente scarcerato in seguito alla campagna per la sua liberazione lanciata da Dylan con il brano “Hurricane”.
«Siamo un paese costruito sulla schiena degli schiavi», disse, in prossimità dell’uscita dell’album “Tempest”, pubblicato nel 2012, in cui riecheggia la guerra civile americana nell’interpretazione del poeta Herny Timrod. Sempre rarissime, le interviste, ma quasi tutte memorabili. «Come spiegare la mia longevità artistica? Be’, da giovane ho fatto un patto con il “comandante in capo”». Tradotto: consacro la mia arte alla maggiore delle cause. Obiettivo: far fermentare il talento, alchemicamente, al servizio dell’umanità. Un modo per “tendere al divino”, per citare il 515 dantesco? Più esplicitamente: «Pensate alla trasfigurazione di Cristo, nel Getzemani». Simboli, certo. Positivi e negativi: «Ha vinto Walt Disney», sentenziò anni fa: «Quindi abbiamo perso tutti». Prigioneri della Matrix, in un mondo di plastica? Ecco, forse il velo potrebbe squarciarsi, oggi, di fronte al dramma del coronavirus che sembra distruggere ogni certezza. A patto però – e qui è il “templare” kennedyano che riemerge, il “massone progressista” – che si abbia il coraggio di metterci la faccia. Per esempio regalando ai senzatetto milioni di dollari, ricavati dal disco natalizio “Christmas in the heart” pensato nel 2009 per sfamare gli homeless d’America (gesto di liberalità squisitamente massonico, se non addirittura rosacrociano).
A proposito: tra i leggendari Rosa+Croce, elusiva confraternita iniziatica capitanata nel secondo ‘900 dal pittore Salvador Dalì, un simbologo italiano come Gianfranco Carpeoro include il grande Freddie Mercury. E il suo gruppo – i Queen – è l’unico (non statunitense) citato da Dylan nella sequenza finale di “Murder Most Foul”, in cui si dispiega lo splendore della colonna sonora “made in Usa” degli irripetibili anni Sessanta. Un indizio rivelatore: siamo di fronte a una stretta parentela, non solo artistica? In recenti conferenze, insieme allo stesso Magaldi, Carpeoro ha svelato la cifra massonica di artisti come David Bowie e, in particolare, l’identità anche rosacrociana del massone progressista Michael Jackson, cresciuto nella Prince Hall Freemasonry, l’obbedienza dei neri Il simbolo che negli ultimi anni accompagna i concerti di Dylanamericani. A costargli la vita, a quanto pare, sarebbe stata la canzone “They don’t care about us”, contro gli abusi del grande potere globalista. Un verso recita: «Tutto questo non succederebbe, se Roosevelt fosse ancora qui». Alla moglie di Franklin Delano, Eleanor, madrina della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, il giovanissimo Bob Dylan dedicò “Dear Mrs. Roosevelt”, scritta dal suo antico maestro Woody Guthrie.
Sempre Dylan fu tra le star che risposero all’appello di Michael Jackson, autore con Lionel Richie del brano corale “We are the World”, destinato a raccogliere fondi (campagna “Usa for Africa”) per assistere la popolazione dell’Etiopia colpita dalla spaventosa carestia del 1985. Oggi, a quanto sembra, siamo all’ennesimo appuntamento con la storia: si tratta di disseppellire John Kennedy, per aiutare il mondo a ritrovare il suo stesso coraggio. Cambiare tutto, senza paura: né del coronavirus, né dei suoi ipotetici “sovragestori”, che probabilmente sognano un pianeta di neo-sudditi, schiavizzati dal terrore dei virus (oggi il “corona”, domani chissà), e sottoposti alla dittatura orwelliana di una polizia sanitaria capace di imporre vaccini e microchip, azzerando la privacy e la libertà. Messaggio: il momento è cruciale. La sfida è lanciata: “Murder Most Foul” è nell’aria, ne sta parlando il mondo intero. «State al riparo, e state attenti», si congeda il quasi ottantenne Dylan. «E che Dio sia con voi».
(Giorgio Cattaneo, 5 aprile 2020).