02 ottobre 2019

Il più importante prigioniero politico al mondo


Siamo a solo una settimana dalla fine della lunghissima detenzione di Julian Assange, reo di non essersi presentato in tribunale dopo esser stato rilasciato su cauzione. Dal resto di quella sentenza riceverà la libertà condizionale, ma continuerà a rimanere in custodia cautelare in attesa dell’udienza sull’estradizione verso gli Stati Uniti – un processo che potrebbe durare diversi anni.
A quel punto, svaniranno tutte le giustificazioni per la prigionia di Assange che i finti liberali britannici hanno accampato. Non ci sono accuse né indagini pendenti in Svezia, dove le “prove” si sono disintegrate al primo soffio di controllo critico. Ha scontato la propria pena. L’unico motivo della sua attuale incarcerazione è la pubblicazione dei registri di guerra afgani ed iracheni, ricevuti da Chelsea Manning, che comprovavano molteplici illeciti e crimini di guerra.
Nell’incarcerare Assange per non esser comparso innanzi alla corte dopo la cauzione, il Regno Unito è chiaramente andata contro la sentenza del Gruppo di Lavoro delle Nazioni Unite sulla Detenzione Arbitraria (UNWGAD), la quale attesta:
“In base al diritto internazionale, la detenzione preventiva deve essere imposta solo in limitati casi. Quella durante le indagini deve essere ancor più limitata, soprattutto in assenza di accuse. Le indagini svedesi sono chiuse da oltre 18 mesi: l’unico motivo rimasto per la continua privazione della libertà del signor Assange è il non essersi presentato in tribunale dopo il rilascio su cauzione nel Regno Unito. Questo è, oggettivamente, un reato minore, che non può giustificare, post facto, gli oltre 6 anni di confino a cui è stato sottoposto da quando ha cercato asilo nell’ambasciata dell’Ecuador. Assange dovrebbe essere in grado di esercitare il proprio diritto alla libera circolazione, in conformità alle convenzioni sui diritti umani, che il Regno Unito ha ratificato.”
Nel ripudiare l’UNWGAD, il governo britannico ha minato un importante pilastro del diritto internazionale, uno che ha sempre sostenuto in centinaia di altre decisioni. I media mainstream non hanno del tutto sottolineato il fatto che l’UNWGAD abbia chiesto il rilascio di Nazanin Zaghari-Ratcliffe – una potenzialmente preziosa fonte di pressione internazionale sull’Iran, che il Regno Unito ha reso vano per il proprio rifiuto di conformarsi alle Nazioni Unite sul caso Assange. L’Iran ha semplicemente risposto “se non rispettate voi l’UNWGAD, perché dovremmo noi?”
È in effetti un’indicazione chiave della collusione tra media e governo il fatto che i media britannici, che riportano regolarmente sul caso Zaghari-Ratcliffe per promuovere la propria agenda governativa anti-iraniana, non abbiano riportato l’appello dell’UNWGAD per la scarcerazione di lei – per il desiderio di negare la credibilità dell’organismo delle Nazioni Unite nel caso di Julian Assange.
Nel presentare domanda di asilo politico, Assange stava entrando in un procedimento legale diverso e più elevato, un diritto riconosciuto a livello internazionale. Un’altissima percentuale di prigionieri politici in tutto il mondo sono in carcere con accuse penali apparentemente non correlate, che le autorità affibbiano loro. Molti dissidenti hanno ricevuto asilo in queste circostanze. Assange non si è nascosto – si sapeva dove fosse. La semplice caratterizzazione di questo come “fuga” da parte del giudice distrettuale Vanessa Baraitser è una farsa di giustizia – e, come il ripudio del rapporto UNWGAD nel Regno Unito, è un atteggiamento che i regimi autoritari saranno lieti di ripetere nei confronti dei dissidenti di tutto il mondo.
La sua decisione di costringere Assange ad una ulteriore prigionia, in attesa dell’udienza di estradizione, è stata eccessivamente crudele, anche in considerazione dei gravi problemi di salute che questi ha incontrato a Belmarsh.
Vale la pena far notare che l’affermazione della Baraitser, secondo cui Assange aveva dei “precedenti di fuga in questi procedimenti” – e ho già considerato “fuga” un termine estremamente inappropriato – è inaccurata, in quanto “questi procedimenti” sono del tutto nuovi, e si riferiscono soltanto alla richiesta di estradizione statunitense. Assange era in prigione per tutto il corso di “questi procedimenti”, e certamente non è fuggito. Il governo ed i media hanno interesse a confondere “questi procedimenti” con le precedenti, risibili, accuse provenienti dalla Svezia, e con la successiva condanna in séguito al rilascio su cauzione. Dobbiamo dipanare questa maligna matassa. Dobbiamo chiarire che Assange è ora detenuto solo e soltanto per aver pubblicato quei documenti. Che un giudice debba mescolare le accuse è disgustoso. Vanessa Baraitser è una vergogna.
Assange è stato demonizzato dai media come un pericoloso, insano e folle criminale. Non c’è cosa più lontana dalla verità. Assange non è mai stato condannato per alcunché, tranne che per violazione dopo cauzione.
Nel Regno Unito abbiamo quindi ora un governo di destra con evidente scarsa preoccupazione per la democrazia. Abbiamo, in particolare, un estremista di destra come Segretario degli Interni. Assange ora è, chiaramente e senza discussioni, un prigioniero politico. Non è in prigione per aver disertato il tribunale dopo la cauzione. Né per molestie sessuali. È incarcerato soltanto per aver pubblicato segreti d’ufficio. Il Regno Unito detiene ora il prigioniero politico più famoso al mondo, e non ci sono motivi razionali per negare questo fatto. Chi prenderà posizione contro questo atto d’autoritarismo ed a favore della libertà di pubblicazione?
Traduzione  per www.comedonchisciotte.org  a cura  HMG

30 settembre 2019

IL LEGGENDARIO DARIO BENUZZI DI FERRARI SI CONVERTE A TESLA: "DIFFICILE TORNARE INDIETRO"


Sembra che la Tesla Model 3 costruita dagli uomini di Elon Musk sia stata apprezzata da una leggenda dei motori, dopo aver fatto innamorare Nico Rosberg e il conduttore di Top Gear Chris Harris. Parliamo di Dario Benuzzi, storico test driver di casa Ferrari.

Benuzzi ha lasciato il cavallino rampante qualche mese fa, dopo 48 anni di carriera passati a testare le vetture più svariate - e fornire ai tecnici Ferrari dettagliati feedback per migliorare le auto prima del loro arrivo sul mercato. Basti pensare che il suo nome è legato allo sviluppo della leggendaria Ferrari F40, la Enzo, la F1 639 o la 333, tanto per darvi un'idea.

Oggi, a 73 anni, Dario Benuzzi ha testato una Model 3 Performance appartenente a un amico, come raccontato su Reddit dall'account u/Atellani, che ha postato diverse foto nel thread r/TeslaMotors. Benuzzi ha elogiato diversi aspetti della vettura di Elon Musk, che adora guidare in Comfort Mode.

L'ex meccanico Ferrari non ha ancora provato a dovere l'avanzato Autopilot, ha però lodato le sospensioni anteriori della vettura e la facilità di utilizzo. A oggi Dario Benuzzi possiede felicemente un’Alfa Romeo Giulia e una Fiat 500, chissà che un giorno non si converta davvero all’elettrico... il ghiaccio del resto è stato rotto.

Fonte:
www.teslarati.com

auto.everyeye.it

23 settembre 2019

Angeli e Demoni: giro d’affari di oltre un miliardo di euro per distruggere famiglie

Maria Pia Capozza-photo di MARIA PIA CAPOZZA

Il mio intervento alla manifestazione di oggi a Roma “Angeli e demoni”:  International Protest
Oggi rappresento due associazioni: la Giovanna d’Arco Onlus, attiva per il contrasto agli abusi sui minori e la Themis & Metis, che ha come mission la lotta alla corruzione.
Da anni siamo attivi per offrire informazione (attraverso convegni o sui nostri canali social ed ovunque ne abbiamo la possibilità) e formazione (corsi di formazione – anche online – sulle tematiche della tutela dei minori, del contrasto agli abusi sui minori e della lotta alla corruzione).
Seguiamo con interesse, le varie inchieste che emergono sui temi che affrontiamo. L’inchiesta “Angeli e Demoni” quasi “miracolosamente” ha tolto il velo su un fenomeno che, in realtà, esiste da anni e sul quale non si è mai fatta chiarezza.
“Angeli e Demoni”, un’inchiesta talmente sconvolgente che il Procuratore Capo di Reggio Emilia ha così commentato: «Mi sono occupato di ’Ndrangheta per anni, ma questa inchiesta è umanamente devastante».
A questo proposito ricordiamo che già nel “marzo 1999 Carlo Giovanardi, allora vicepresidente della Camera, presentava al ministro della Giustizia Oliviero Diliberto un’accorata interrogazione parlamentare: quattro fratellini la notte del 12 novembre 1998 erano stati portati via dalle forze dell’ordine. I genitori non erano indagati né accusati di nulla, ma la cuginetta, dopo mesi di trattamenti con psicologi e assistenti sociali di Mirandola, aveva prima raccontato di abusi da parte dei genitori, poi via via coinvolto altri bambini, portando a una raffica di arresti e minori sottratti. Erano i primi atti del dramma poi noto come ‘I diavoli della Bassa Modenese’, anni di processi per presunti abusi, riti satanici e sacrifici umani, che si conclusero con il carcere per alcuni genitori, assoluzioni piene per altri (tra questi i genitori dei 4 fratellini, Lorena Morselli e Delfino Covezzi), sei adulti morti di dolore (tra i quali Delfino e don Giorgio Govoni, ritenuto il capo della setta e condannato a 14 anni, pienamente riabilitato post mortem). Una ventina i bambini spariti per sempre, anche i figli degli assolti.
Com’è noto, psicologi e assistenti sociali di allora erano in gran parte gli stessi oggi coinvolti nell’inchiesta choc di Reggio Emilia ‘Angeli e Demoni’”.
Viene spontaneo domandarsi cosa sia l’affido familiare ed il perché di tutta questa violenza verso bambini, ma anche il perché sia così importante sottrarli ai loro genitori.
L’affidamento è stato creato come uno strumento a tutela di quel minore, che solo temporaneamente risulti privo di un ambiente familiare idoneo alla propria crescita. L’affido è stato istituito anche come una forma di aiuto alla famiglia del minore, aiuto che si aggiunge ad altri eventuali interventi pubblici di sostegno (ad esempio, buoni alimentari, assegni familiari, sostegno nel pagamento di bollette). L’affidamento del minore a soggetti terzi, individuati in base alle indicazioni della legge, dura per il periodo in cui sussiste l’impedimento nella famiglia di origine. Tale situazione di disagio deve essere circoscritta nel tempo. L’obiettivo dell’istituto dell’Affido è contribuire ad eliminare la causa che abbia impedito alla famiglia di origine di prendersi cura del minore ed aiutare il minore a fare ritorno nel suo nucleo familiare.
Ed invece, scopriamo che non ci sono dettagli o stime sui minori che ritornano nella loro famiglia di origine ed anzi ci sono migliaia di genitori che sono scesi in piazza per “chiederne la restituzione”, quasi si trattasse di un sequestro. O forse, è un sequestro di Stato?
Da Nord a Sud, si scopre che l’Italia è diventato il Paese delle “Case Famiglia”: non esistono stime ufficiali ma da quelle sommarie, si può immaginare che ci siano oltre 1800 strutture e quasi 30mila minori fuori dalle loro case d’origine. Tra cui 1626 sono bambini al di sotto dei sei anni. I bambini e i ragazzi ospitati in queste comunità costano dai 70 ai 120 euro al giorno.
Le Case Famiglia vengono addirittura consigliate come una buona attività di Business su appositi siti.
I soldi sono “sicuri” in quanto le case Famiglia sono pagate dai Comuni, ovvero con soldi pubblici, fino a che il bambino resta lì e spesso la permanenza è fino alla maggiore età.
Un giro d’affari che si aggira oltre ad un miliardo di euro all’anno.
Chi monitora come vengono affidati gli appalti e come vengono spesi i soldi? Non si trovano Bilanci Sociali sulla questione.
Come stanno i bambini dentro le strutture?
Chi monitora il loro miglioramento e chi si occupa di verificare e favorire il ritorno dei bambini nelle loro famiglie?
Mancano monitoraggi, verifiche, controlli.
Emergono ingenti flussi di denaro pubblico e conflitti di interesse tra assistenti sociali, magistrati, psicologi, politici e case famiglie in tutta Italia
Emerge, in modo drammatico, che le famiglie in difficoltà non solo non vengono aiutate ma addirittura vengono private dei loro figli.
Appare chiara l’esistenza di un “Sistema” in tutta Italia (ed in Europa) di “ladri di bambini”.
Resta confermato, quindi, che esiste un Sistema che regge il Business Sociale ovvero una rete capillare che coinvolge professionisti, politici, magistrati.
Resta anche confermato che il Business è di almeno un miliardo di soldi pubblici.
Sul sito del Dipartimento per le Politiche della Famiglia, si legge l’ultimo “Rapporto di Monitoraggio sulle Politiche per la Famiglia delle Regioni e Province Autonome” del 19 Marzo 2018 e scopriamo che “Nel quadriennio 2014/2017, il Dipartimento per le politiche della famiglia ha destinato, con quattro diverse Intese, oltre 20 milioni di euro per lo sviluppo di servizi e/o interventi a favore dell’infanzia e della famiglia cui si è aggiunto il cofinanziamento da parte delle Regioni pari al 20% del finanziamento assegnato, anche attraverso la valorizzazione di risorse umane”.
Lo Stato spende solo 20 milioni di euro per aiutare le Famiglie disagiate ed oltre un miliardo di euro per sostenere le Case Famiglie che dovrebbero aiutare “momentaneamente” alcune di quelle famiglie.
Inoltre, secondo l’ISTAT in Italia e è aumentato il “rischio di povertà (20,6% dal precedente 19,9%) le quote di famiglie gravemente deprivate (12,1% dal precedente 11,5%) e quelle a bassa intensità lavorativa (12,8% dal precedente 11,7%)”.
Leggiamo, anche, che “Il principale obiettivo da raggiungere in modo coeso, condiviso e partecipato a livello dell’UE è la definizione del concetto di famiglia come soggetto sociale, affinché possano essere definite politiche familiari esplicite e chiaramente incentrate sul soggetto “famiglia”, al fine di valorizzarlo nella propria dimensione relazionale e di reciprocità. ….
Insomma, l’obiettivo dichiarato è aiutare la famiglia in stato di disagio ma lo si fa soltanto con pochi “spiccioli” mentre il grosso degli investimenti di soldi pubblici viene destinato a Case Famiglie.
Molti genitori che hanno denunciato la sottrazione dei loro bambini, raccontano di sottrazioni effettuate da “commandi” di dodici o tredici persone – tra operatori dei Servizi Sociali e del Terzo Settore e/o forze dell’Ordine – e suggellate da provvedimenti di Magistrati dei Tribunali dei Minori che hanno messo la loro firma su tragedie familiari.
Molti genitori si sono suicidati in quanto accusati ingiustamente di aver abusato dei propri figli.
Dai giornali si apprende che a Reggio Emilia, decine di persone, tra cui il sindaco Pd di Bibbiano Andrea Carletti – arrestato -, politici, medici, assistenti sociali, liberi professionisti e psicologi e psicoterapeuti di una Onlus sono stati raggiunti da misure cautelari varie. I reati contestati fanno ipotizzare che si fosse creata una rete, con l’obiettivo di strappare i bambini illecitamente ai genitori per darli ad altri. E per raggiungere questo obiettivo ogni mezzo era lecito: comprese false relazioni, terapeuti travestiti da personaggi «cattivi» delle fiabe in rappresentazione dei genitori, falsi ricordi di abusi sessuali generati attraverso impulsi elettrici per alterare lo stato della memoria dei piccoli in prossimità dei colloqui giudiziari. Si parla di «lavaggio del cervello».
I falsi dossier dell’indagine di Reggio Emilia sono composti da disegni dei bambini falsificati con l’aggiunta di dettagli a carattere sessuale, abitazioni descritte falsamente come fatiscenti, stati emotivi dei piccoli relazionati in modo ingannevole, travestimenti dei terapeuti da personaggi «cattivi» delle fiabe messi in scena ai minori in rappresentazione dei genitori intenti a fargli del male, denigrazione della figura paterna e materna.
Ricordiamo anche il caso de “Il Forteto” una comunità di recupero per minorenni nata negli anni ’70 a Vicchio del Mugello, vicino Firenze, con altre vittime, per maltrattamenti e abusi sessuali su minori.
I racconti dei ragazzi de Il Forteto, raccolti da Le Iene sono devastanti: “Sono arrivato a 13 anni perché mio padre era stato accusato di abusi sessuali”, racconta Paolo, uno dei ragazzi della comunità, alla Iena nel primo dei tre servizi dedicati a questo caso. “Sono arrivato al Forteto e sono stato abusato. Erano rapporti completi”.
Queste due storie di orrore e molte altre che sembrano diverse, ad una più attenta osservazione, appaiono simili.
Simili nel metodo: creazione di una rete criminale – che comprende operatori del Terzo Settore ed Organi Istituzionali: Politici, Magistrati, Assistenti Sociali, Ispettori – per togliere i bambini alle famiglie e darli in Affido a strutture di accoglienza del Terzo Settore – Cooperative e Onlus finanziate con Fondi Pubblici.
Simili nell’obiettivo: abusare dei Minori dati in Affido.
Simili nel Movente: ottenere soldi e potere attraverso la commissione di reati in associazione a delinquere.
Le conferme vengono dalle dichiarazioni dei Carabinieri, che hanno seguito l’indagine sugli illeciti affidamenti di minori in provincia di Reggio Emilia è «un business illecito di diverse centinaia di migliaia di euro di cui beneficiavano alcuni degli indagati, mentre altri si avvantaggiavano a vario titolo dell’indotto derivante dalla gestione dei minori attraverso i finanziamenti regionali». Grazie a questi fondi venivano, inoltre, organizzati anche numerosi corsi di formazione e convegni ad appannaggio di una Onlus, «in elusione del codice degli appalti e delle disposizioni dell’Autorità Nazionale Anticorruzione».
Tutto questo alimenta Sistemi e reti di corruzione capillari che contano su connivenze tra Istituzioni e Terzo Settore, mala gestio dei soldi pubblici, corruzione in atti giudiziari e, soprattutto, violenza inaudita e manipolazione verso bambini, distruzione di famiglie, suicidi di madri e padri disperati.
I fatti accaduti non sono isolati e dimostrano l’esistenza di una rete, capillare e ben organizzata, all’interno delle Istituzioni, che supporta crimini come la pedofilia e la pedopornografia. Il volume d’affari dietro la pedopornografia è ingente e dietro ogni foto distribuita sui canali pedopornografici, si nasconde un abuso.
La politica e le Istituzioni dovrebbero sentire il dovere di intervenire in modo radicale, i Media dovrebbero avviare più inchieste in contemporanea per evidenziare quanto il fenomeno sia diffuso.
Abbiamo una “Commissione di Inchiesta su Il Forteto”, avviata soltanto a febbraio 2019 e di cui non conosciamo lo stato dei lavori.
Abbiamo una “Squadra speciale appena istituita sull’inchiesta “Angeli e Demoni”” di cui sappiamo che si occuperà principalmente di rivedere il settore affidi per il futuro ma non si occuperà dei fatti di Bibbiano.
Le domande, tutte senza risposta, sono tante:
1) dov’era chi doveva controllare sugli appalti, sull’assegnazione ma anche sull’esecuzione di appalti concessi con fondi pubblici? Come mai i fondi pubblici risultano assegnati alle stesse Cooperative ed alle stesse Onlus da anni e sempre per lo stesso servizio? Il criterio di rotazione non vale?
2) Ci sono stati controlli in loco presso Il Forteto o le Case Famiglia della Provincia di Reggio Emilia? Chi ha firmato i verbali, le relazioni; chi ha intervistato i minori e le loro famiglie? Chi ha valutato i risultati dei programmi di intervento sui minori che, oggi, risultano essere stati abusati da anni?
3) Chi risarcirà i danni ai bambini abusati ed ai loro genitori a cui sono stati strappati? Chi provvederà al recupero psico-fisico dei danni subiti?
Le risposte non possono tardare a venire.
La risposta a tutte le domande, inoltre, deve essere quella di effettuare maggiori controlli quotidiani, ispezioni, programmi di prevenzione e di intervento. Punizioni esemplari per chi delinque.
Partecipando alla manifestazione, chiediamo:
• il RIDIMENSIONAMENTO DEI COMPITI DEL TRIBUNALI PER I MINORENNI al primario obiettivo di giudicare i minori colpevoli di reati, ovvero alle competenze in materia penale e l’istituzione di altre forme di tutela dei minori e delle loro famiglie, con personale specializzato e formato continuamente sui temi dei conflitti di coppia, mediazione, abusi e pedofilia.
• l’ABOLIZIONE dell’art.403 c.c., che prevede l’intervento urgente di “messa in sicurezza” del minore a mezzo dei Servizi Sociali del Comune, semplicemente, su segnalazione di una terza persona e dopo aver riferito al Sindaco, ottenendo l’eventuale supporto della forza pubblica.
• AIUTO per le famiglie in difficoltà economica o con disagio sociale.
• SUPPORTO e RISARCIMENTO DANNI per gli allontanamenti illeciti.
• ISPEZIONI a tappeto e riapertura dei fascicoli per riesaminare questioni controverse, al fine di far ritornare i bambini nelle loro famiglie di origine.
• di PARTECIPARE come Terzo Settore sano e di essere chiamati come parti sociali a verificare che questi controlli siano effettuati, che siano monitorati il benessere psico-fisico dei bambini e delle loro famiglie, che siano assicurati alla giustizia tutti coloro che continuano a lucrare su questo Business.
In particolare, Themis & Metis e la Giovanna d’Arco onlus attiveranno dei corsi di formazione online, a basso costo o gratuiti – se riceveranno dei finanziamenti ad hoc – per formare il personale che opera con i bambini ma anche per informare le famiglie sui propri diritti e sulle procedure da seguire, in caso di separazione o divorzio e di gestione della coppia genitoriale.