15 marzo 2018

Rete Voltaire I principali titoli della settimana 15 marzo 2018


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Generale Basbug: da quando Öcalan è in prigione gli Stati Uniti dirigono il PKK
 

 
Scoperti due laboratori di armi chimiche dei "ribelli moderati" siriani
 

 
Pompeo alla segreteria di Stato e Haspel alla CIA
 

 
Evoluzione del mercato delle armi
 

 
Le forze armate russe smentiscono le affermazioni del generale Mattis
 

 
Verso un rilancio del GUAM contro la Russia
 

 
Mosca pronta a lanciare propri sistemi Internet e Swift
 

 
In Germania rifugiati maggioritariamente islamisti (testimonianza)
 

 
Alleanza militare segreta tra Emirati e Corea del Sud
 

 
L'Egitto cede parte del proprio territorio al progetto Neom
 

 
L'esercito polacco sotto protettorato tedesco-statunitense
 
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13 marzo 2018

Il nuovo arsenale nucleare russo ristabilisce la bipolarità nell'assetto mondiale, di Thierry Meyssan

Mentre gli esperti continuano a interrogarsi su una possibile evoluzione dell'ordine mondiale verso un sistema multipolare, o anche soltanto tripolare, gli inattesi progressi della tecnologia militare russa impongono il ritorno a un'organizzazione bipolare. Ritorniamo sulla lezione degli ultimi tre anni, sino alle rivelazioni del presidente Putin del 1° marzo 2018.


Ritorno alla casella di partenza: il mondo è di nuovo bipolare. Gli Stati Uniti, paghi della propria superiorità, non hanno visto arrivare la ripresa militare della Russia.

Nel secondo trimestre 2012 la Russia e i suoi alleati s’erano impegnati a mettere in campo una forza di pace in Siria, una volta raggiunto l’accordo a Ginevra.
Le cose però andarono diversamente quando la Francia, a luglio 2012, rilanciò la guerra. Benché la Russia avesse ottenuto dall’ONU il riconoscimento dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettivo [1] per poter utilizzare soldati mussulmani, soprattutto del Kazakhistan, nulla accadde. A dispetto delle richieste di aiuto di Damasco, Mosca tacque a lungo. L’aeronautica militare russa arrivò solo dopo tre anni e cominciò a bombardare le installazioni jihadiste sotterranee.
Nei tre anni che seguirono, numerosi incidenti contrapposero Russia e Stati Uniti. Il Pentagono si lamentò, per esempio, dell’anomala aggressività dei bombardieri russi che si avvicinavano alle coste statunitensi. A Damasco ci si chiedeva la ragione del silenzio di Mosca, domandandosi se avesse dimenticato gli impegni presi. Così non era. La Russia stava allestendo segretamente un nuovo arsenale e approdò in Siria solo quando ritenne di essere pronta.
Subito, sin dall’inizio dell’intervento in Siria, l’esercito russo installò, in un raggio di 300 chilometri intorno a Laodicea, un sistema non di disturbo, bensì di sconnessione dei comandi NATO. Lo stesso sistema venne poi installato nel Mar Nero e a Kaliningrad. Oltre a nuovi aeromobili, la Russia utilizzò missili da crociera più precisi di quelli degli USA, lanciati dalla sua marina dal Mar Caspio. Il mese scorso Mosca ha testato sul campo aerei multifunzione dalle performance sinora sconosciute.
Secondo i generali USA sul campo, è evidente che l’esercito russo dispone di forze convenzionali ormai più efficaci di quelle degli Stati Uniti. Ciononostante, i generali che stanno al Pentagono continuano a dubitare dei progressi tecnologici russi, talmente sono sicuri che la superiorità militare statunitense sia eterna. Secondo loro, è semplicemente ridicolo fare un confronto tra le due forze armate, visto che gli Stati Uniti dispongono di un budget otto volte superiore a quello della Russia. Tuttavia, mai nella scienza militare si sono raffrontate le performance di due eserciti rivali basandosi unicamente sull’ammontare del budget, come Vladimir Putin non ha mancato di sottolineare facendo menzione della qualità eccezionale dei soldati russi paragonati a quelli americani.
Comunque sia, benché siano messi un po’ meglio per quanto riguarda le armi convenzionali, i russi non possono simultaneamente impegnarsi in più scenari operativi e Washington ha sempre mantenuto sinora la superiorità nelle armi nucleari.
L’entrata in guerra della fanteria russa, il 24 febbraio 2018, nella Ghuta di Damasco è certamente frutto di un accordo con gli Stati Uniti, che si sono impegnati a non interessarsi più della Siria e, dunque, a non replicare il logoramento che organizzarono contro l’Armata Rossa in Afghanistan. Ed è anche il segno che ora il Pentagono teme che l’esercito russo gli renda la pariglia altrove nel mondo.
Ed è precisamente in questo momento che il presidente Putin ha deciso di contestare la superiorità nucleare USA, annunciando, nel discorso al parlamento del 1° marzo scorso, che la Russia possiede un formidabile arsenale nucleare.
I programmi russi sono suppergiù noti da un pezzo, ma gli esperti immaginavano che non sarebbero stati operativi prima di molto tempo. Invece, per la maggior parte lo sono già. C’è da chiedersi come i russi abbiano potuto metterli a punto all’insaputa dell’intelligence USA. Tuttavia l’hanno fatto con il Su-57: la CIA supponeva non potesse essere pronto prima del 2025, mentre è stato testato in combattimento tre settimane fa.
Vladimir Putin ha rivelato il suo nuovo arsenale. Il missile balistico intercontinentale (ICBM) Sarmata (dal nome di un antico popolo russo che praticava l’uguaglianza fra uomini e donne) riprende la tecnica della “testata orbitale”, che negli anni Settanta ha reso possibile la superiorità dei russi, abbandonata dall’Unione Sovietica in seguito alla firma e alla ratifica degli accordi SALT II. Ebbene, il senato USA non ha mai ratificato tale Trattato, così facendolo decadere. Questo tipo di missile, la cui testata, messa in orbita e poi entrata nell’atmosfera, si avventa sul bersaglio, con un raggio d’azione illimitato. I Trattati che proibiscono la nuclearizzazione dello spazio vietano di mettere una carica nucleare in orbita permanente, ma non ne vietano l’ingresso nello spazio per una parte del tragitto. Allo stato attuale della scienza militare, questo missile non può essere intercettato mentre si trova nello spazio. Il Sarmata può comparire nell’atmosfera e attaccare qualunque cosa, ovunque.
Il missile Daga (Kinzhal in russo), che deve essere tirato da un bombardiere per raggiungere nell’atmosfera una velocità ipersonica, ossia superiore cinque volte a quella che occorre per raggiungere il muro del suono. Questa velocità vertiginosa rende impossibile intercettarlo. Il Daga è stato testato con successo tre mesi fa.
La Russia dispone anche di un motore a energia nucleare (ossia di una centrale nucleare), miniaturizzato al punto da poter equipaggiare un missile da crociera a carica nucleare. Poiché i missili da crociera hanno una traiettoria imprevedibile e poiché questo motore ha un’autonomia pressoché infinita, i missili così allestiti sono per il momento invincibili.
Questo motore permette a un drone sottomarino di trasportare una carica nucleare considerevole a una velocità parecchie volte superiore a quella di un sottomarino classico. Oltre agli effetti radioattivi, la carica trasportata può scatenare uno tsunami di 500 metri di altezza al largo di qualsiasi costa atlantica.
Ancora, la Russia sta cercando di mettere a punto un proiettile supersonico, l’Avanguardia, che sommerebbe non soltanto le peculiarità del passaggio nello spazio del Sarmata e della velocità del Daga, ma avrebbe anche una traiettoria che potrebbe essere corretta lungo il tragitto.
Le nuove armi nucleari russe sono pensate per rendere inoperante lo “scudo” antimissile, che da una quarantina d’anni il Pentagono sta allestendo, base dopo base, nel mondo intero. Non è un problema di superiorità di forza, ma di concezione tecnica. Di fronte a queste armi, il principio dello scudo non offre alcuna possibilità di difesa.
Ma non è finita: il presidente Putin ha annunciato la realizzazione di un’arma laser di cui non ha svelato le caratteristiche. Pare sia in grado di intercettare una parte dei vettori USA.
Per il momento, gli stati-maggiori dei Paesi membri della NATO non credono una parola di queste affermazioni, tanto queste armi sono ai loro occhi fantascienza.
Tuttavia, la storia ci ha insegnato che la Russia, Paese degli scacchi e non del poker menzognero, non bluffa mai sul proprio arsenale. Spesso ha dato a intendere che armi ancora in fase di studio fossero operative, ma non ha mai ufficialmente spacciato per armi “pronte al combattimento” quelle che invece ancora non lo erano. Le oltre 200 nuove armi utilizzate in Siria ci hanno convinto del progresso tecnologico raggiunto dagli scienziati russi.
I notevolissimi progressi della Russia hanno fatto perdere agli Stati Uniti il privilegio della prima offensiva. Ora, in caso di guerra nucleare, i due Grandi potranno colpirsi vicendevolmente. È vero che gli USA avranno a disposizione un numero considerevolmente maggiore di missili a testata nucleare, ma la Russia sarà in grado di intercettarne un gran numero. Avendo ciascuno la potenzialità di devastare più volte il pianeta, in questo tipo di scontro i due Paesi si troverebbero teoricamente di nuovo in situazione di parità.
Il complesso militar-industriale degli Stati Uniti è in panne da oltre una ventina d’anni. Il più importante progetto avionico della storia, l’F-35, doveva sostituire gli F-16, gli F-18 e gli F-22, ma Lockheed-Martin non è in grado di ideare i software annunciati. Allo stato attuale l’F-35 è in realtà totalmente inadempiente rispetto al capitolato e l’US Air Force sta considerando la possibilità di riprendere la produzione dei vecchi aeromobili.
Certo, il presidente Donald Trump e la sua squadra hanno deciso di attirare nuovi cervelli negli Stati Uniti per rilanciare la produzione di armamenti e costringere la lobby militar-industriale a corrispondere ai bisogni del Pentagono, invece di vendergli sempre le stesse vecchie carcasse. Però occorreranno almeno vent’anni per recuperare il ritardo accumulato.
I progressi della Russia, non solo sconvolgono l’ordine mondiale ristabilendo un sistema bipolare che smentisce le attese, ma costringono anche gli strateghi a ripensare la guerra.
La storia ci ha insegnato che pochi uomini sanno mettere immediatamente in atto i cambiamenti del paradigma militare. Nel XV secolo, quando gli eserciti francese e inglese si diedero battaglia ad Azincourt, i cavalieri francesi con l’armatura furono annientati dagli arcieri e dai balestrieri inglesi a piedi, sebbene questi fossero inferiori di numero. Tuttavia, i generali persistettero a privilegiare il corpo a corpo rispetto al combattimento a distanza con frecce e palle. Per un altro secolo i cavalieri in armatura continuarono a farsi massacrare sui campi di battaglia.
Per esempio, dopo la disfatta, nel 1991, del presidente Hussein nell’operazione Tempesta del deserto, non c’è stata più alcuna battaglia di carri. Eppure, quasi tutti gli eserciti non hanno saputo cogliere il monito di quanto accaduto. La vittoria nel 2006 di piccoli gruppi di Resistenti dello Hezbollah contro i carri Merkava israeliani ha dimostrato in modo inequivocabile la vulnerabilità di questi mezzi armati. Rari sono gli Stati che ne hanno tratto le conseguenze, come per esempio l’Australia e la Siria. La Russia stessa persiste a produrre enormi fortezze su cingoli che non resisterebbero ai loro stessi RPG [missili portatili anticarro, ndt] correttamente maneggiati.
L’arsenale russo è sicuramente invincibile se si cerca di combatterlo con metodi antiquati. Per esempio, è impensabile intercettare proiettili supersonici, ma si potrà forse prenderne il controllo prima che raggiungano l’apice della velocità. Le ricerche militari si stanno quindi orientando in direzione di un controllo dei comandi e delle comunicazioni nemiche. Che sfortuna! Anche in questo campo i russi sono in vantaggio.

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12 marzo 2018

Il giallo David Rossi / un libro per non dimenticare

"Se tu potessi vedermi ora" è il titolo del fresco di stampa firmato da Carolina Orlandi e dedicato a David Rossi, il compagno della madre ed ex capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena, 'suicidato' dal quinto piano di palazzo Salimbeni, a Siena. Esce per la collana di Mondadori "Strade blu", uno strumento – sottolinea Carolina – per dar forza ai fatti.
La storia è tragicamente nota e la Voce (potete leggere i link in basso) ne ha scritto più volte,  soprattutto circa le incredibili (già due) richieste di archiviazione della procura di Siena, nonostante la mole di prove in grado di documentare come David "non si è suicidato" ma è stato suicidato.
Lo conferma Carolina, 25 anni, che ha trovato la forza di raccontare in prima persona "chi era davvero David e cosa vuol dire per una famiglia normale trovarsi da un giorno all'altro dentro una vicenda come questa: era necessario poterla raccontare – prosegue – per esorcizzarla e riuscire a razionalizzarla".
Ecco come è nata la forza della narrazione: "ero a lezione per un corso di giornalismo e mi è arrivato un lampo. Ho capito che la mia verità, al di là delle carte e del tribunale, doveva essere raccontata. Voglio che questo libro porti innanzitutto consapevolezza negli altri per quanto riguarda la nostra storia, così come per tante altre. Spero che davanti a situazioni simili non possa più esserci indifferenza". E sono tanti i tragici buchi neri sui quali è stata piazzata un'altra pietra tombale dalla giustizia di casa nostra, o sta per esserlo: per fare un solo, clamoroso esempio l'uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
O nel caso del campione di ciclismo Marco Pantani, un altro giallo su cui è calata la scure dell'archiviazione, decisa in Cassazione a settembre 2017, nonostante le 100 e passa anomalie documentate dal legale della famiglia, Antonio De Renzis.
E di anomalie è zeppa la fine di David Rossi. Ne riporta alcune alla memoria Carolina. "Mi attengo a ciò che ormai sanno tutti. La caduta dell'orologio di David, 33 minuti dopo l'impatto del suo corpo sul selciato; le ferite sulla parte anteriore del corpo, non compatibili con la caduta; il fatto che la Procura non ha mai chiesto di esaminare i filmati delle telecamere interne alla banca".
Visto che la procura senese dorme, oggi ad indagare c'è quella di Genova. Verrà fatta finalmente luce sul giallo? Verrà spiegato come mai le toghe toscane sono assonnate ? E il perchè di non pochi depistaggi?
Nella foto Carolina Orlandi

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11 marzo 2018

Il parroco di Damasco: i "ribelli" bombardano noi e uccidono i civili di Ghouta

Nell'enclave in mano ai ribelli a pochi chilometri da Damasco, la zona di Goutha, i civili sono vittime dei bombardamenti ma anche degli stessi ribelli. Ce ne parla MUNIR HANASHY

A comando, l'indignazione del mondo occidentale si alza. Da quando l'astuta menzogna della politica estera di Barack Obama ha dipinto il presidente siriano Assad come un dittatore da eliminare come già fatto con Gheddafi, basta un colpo di bacchetta e la scena si ripete. Foto di bambini morti, gente travolta dalle macerie di case bombardate, gas chimici che avrebbero fatto addirittura una vittima (un bombardamento con gas chimici, se veramente fosse stato tale, di vittime ne avrebbe fatte a migliaia), titoli a lettere giganti del tipo "L'inferno di Goutha, duemila morti nel silenzio del mondo". Nessuno nega che nell'enclave di Goutha, a pochi chilometri da Damasco, una delle ultime zone rimaste in mano ai ribelli anti-Assad tra cui la gran parte sono miliziani di al Qaeda, sostenuti e armati da sempre dagli Stati Uniti, ci siano vittime civili; ma forse, come ci ha detto padre Munir Hanashy, parroco a Damasco (raggiunto al telefono dopo ore di bombardamenti sulla capitale siriana da parte dei "ribelli") sarebbe ora di ammettere che ci sono due facce alla medaglia dipinta da Obama e dal suo successore Trump, il cui unico interesse è sempre stato eliminare Assad in quanto alleato di russi e iraniani. 
Padre Munir, ci giungono notizie di stragi immani tra i civili che si trovano nella zona di Goutha, massacrati dai bombardamenti dell'esercito governativo, che cosa ci può dire della situazione?
Io vorrei pregare voi giornalisti occidentali di smettere di dipingere quello che accade in Siria da anni e anche adesso come una strage di innocenti voluta dal governo siriano.
Perché, invece di cosa si tratta?
Date tutte e due le facce della medaglia, per favore. Fate lo sforzo di conoscere la nostra realtà e dipingetela senza menzogne.
Ci spieghi.
Non c'è solo Goutha dove la gente muore. Di quello che succede qui a Damasco non parla nessuno ma sono settimane che siamo sotto alle bombe dei ribelli. Le scuole sono chiuse, la vita sociale ed economica è paralizzata, siamo stati fino a pochi minuti fa sotto ai colpi di mortaio provenienti da Goutha, dai ribelli.
Staranno cercando di difendersi dagli attacchi.
Ma noi a Damasco sono anni che siamo attaccati, lei pensa che un governo che ha a cuore i suoi cittadini possa non reagire e cercare di spazzare via questi cosiddetti ribelli e cercare di difenderci? Non sono neanche più colpi di mortai, hanno imparato a fabbricare missili e ci colpiscono con quelli.
Di mezzo ci vanno i civili di entrambe le parti, no?
Purtroppo, ma nessuno dice che appena è cominciata la tregua proposta da Putin e sono stati aperti i corridoi umanitari, i civili di Goutha che cercavano di fuggire sono stati presi di mira dai cecchini ribelli. O che molti civili sono siriani rapiti che vengono rinchiusi in gabbie messe lungo il confine così che il nostro esercito non possa bombardare. Loro usano scudi umani, lo hanno sempre fatto in questa guerra, anche ad Aleppo.
Dunque lei, anche da sacerdote cristiano, non ritiene che l'esercito governativo stia esagerando in questa offensiva?
In questo esercito ci sono i nostri figli, ci sono i ragazzi della mia parrocchia. Purtroppo dove ci sono gruppi terroristici, questi vanno bombardati. Il governo siriano ha proposto più volte a questa gente di lasciar andar via i civili, ma non vogliono. Da anni soffriamo morte e distruzioni da parte di questi gruppi, è ora che finisca.
Certo le sue parole danno una visione diversa di quello che scrive la stampa occidentale…
Io sono direttore delle scuole salesiane di Damasco, quante volte ho dovuto dire ai ragazzi andate a nascondervi, chiudiamo la scuola perché ci bombardano. Ma questo nessuno di voi lo ha mai scritto, Damasco è una città di otto milioni di persone che vivono nel terrore. Scrivete la verità: i cattivi non siamo noi, il nostro esercito cerca solo di difenderci. Il sangue degli innocenti ricade sulle milizie dei ribelli.
 (Paolo Vites)