22 settembre 2017

Venezuela comincia a vendere il proprio petrolio in Yuan cinese. Sempre più concreto il pericolo di una invasione statunitense

Attilio Folliero, Caracas, 15/09/2017

Vedasi anche: "Pesanti sanzioni degli Stati Uniti contro il Venezuela"

Il 15 settembre 2017 Venezuela ha cominciato a segnalare il prezzo di vendita del proprio petrolio inYuan cinese, la cui sigla internazionale è CNY. Il Ministero dell’Energia e Petrolio del Venezuela nella sua pagina web ha riportato il prezzo medio di vendita settimanale del proprio petrolio in 306,26 Yuan, in aumento rispetto alla settimana scorsa quando era stato in media 300,91 Yuan.

Prezzi del petrolio nella pagina web del Ministero dell'Energia e Petrolio del Venezuela

Per la prima volta nella sua storia il prezzo del petrolio venezuelano non è più indicato in dollari. Nella stessa pagina web, però si riporta anche il cambio Dollaro/Yuan. Per un dollaro la settimana scorsa (all’8 settembre) occorrevano 6,52 yuan, alla data odierna per un dollaro occorrono 6,55 yuan.

Si tratta di un altro segnale della decadenza del dollaro (e degli Stati Uniti).

Perché Venezuela ha cominciato a segnalare e vendere il proprio petrolio in Yuan? Lo scorso 25 agosto il Governo statunitense di Donald Trump ha emanato pesanti sanzioni contro il Venezuela e PDVSA, l’industria petrolifera statale. 

L’obiettivo di queste sanzioni è impedire al Venezuela l’approvvigionamento di dollari e l’accesso ai finanziamenti. PDVSA, attraverso CITGO, la sua filiale negli Stati Uniti, vende il petrolio venezuelano negli USA; i dollari derivanti da questa vendita, fino al giorno delle sanzioni, venivano trasferiti al Venezuela, che li utilizzava per importare i beni di cui il paese ha bisogno.

Il Venezuela vende agli USA oltre un milione di barili di petrolio al giorno, ma in virtù di queste sanzioni è materialmente impossibilitato ad incassare i dollari derivanti dalla vendita. Non solo: le sanzioni impediscono la compravendita di titoli (Bond) emessi legalmente da PDVSA e quindi viene impedito l’accesso ad ogni forma di finanziamento.

Secondo Peter Koening (1), economista ed ex funzionario della Banca Mondiale (Word Bank) si tratta delle sanzioni più dure della storia emanate dal Governo degli Stati Uniti; sono il frutto evidente di una guerra finanziaria diretta a paralizzare il paese e costituiscono, inoltre un crimine di guerra, dato che mettono in pericolo la vita di milioni di venezuelani.

In definitiva con queste sanzioni impedendo al Venezuela di accedere ai dollari, la moneta utilizzata nel commercio internazionale, si impedisce anche di poter comprare cibo e medicine nel mercato internazionale. Inoltre, le sanzioni hanno anche l’obiettivo di mandare il paese in default, in fallimento: non potendo accedere ai propri conti in dollari, il Venezuela sarebbe anche impossibilitato a pagare le rate in scadenza del proprio debito pubblico.

Queste sanzioni stanno spingendo il Venezuela ad abbandonare il dollaro ed a cercare nuovi mercati per la vendita del proprio petrolio e l’approvvigionamento dei beni di cui ha bisogno il paese.

La Cina è un paese in forte sviluppo che ha bisogno di energia, di petrolio e sta investendo fortemente in Venezuela e in tutto il continente americano; è sufficiente pensare che sta finanziando la costruzione del Nuovo Canale del Nicaragua, opera ingegneristica che permetterà il passaggio delle grandi navi cargo tra il Pacifico e l’Atlantico.

Cina, Russia, i paesi dell’Organizzazione di Shanghai (SCO) ed ora anche il Venezuela si stanno sempre più allontanando dall'egemonia del dollaro. Il commercio internazionale tra questi paesi si effettuerà attraverso le rispettive monete locali ed in particolare utilizzando sempre più le monete della Cina e della Russia (Yuan e Rublo).

Il dollaro, a cui è legato anche l’Euro, e tutto il complesso finanziario che ruota attorno ad esso (Federal Reserve, Wall Street, Bank for International Settlement, ovvero il BIS, ed il sistema SWIFT) saranno progressivamente sostituiti dal CIPS, il Sistema della Cina per i pagamenti internazionali e dal costituente Sistema per i pagamenti internazionali della Russia. Non va dimenticato che Russia e Cina in questi ultimi anni hanno acquistato grandi quantità di oro e continuano ad acquistarlo per sostenere la propria moneta. Sta dunque per terminare il monopolio del dollaro e della finanza statunitense ed occidentale. In definitiva stiamo assistendo al tramonto degli Stati Uniti.

Come reagiranno gli USA? Gli USA accetteranno di farsi pacificamente da parte? Certamente gli USA non accetteranno di farsi da parte; cercheranno in tutti i modi di mantenere il dollaro come principale moneta degli scambi commerciali internazionali.

In realtà per gli USA è una questione di vita o di morte: il giorno in cui il dollaro cesserà di essere la principale moneta del commercio internazionale, il giorno in cui il dollaro cesserà di essere la moneta di Riserva Internazionale per eccellenza sarà la fine per l’Impero statunitense. Nel momento il cui il dollaro cesserà di essere la moneta di riferimento internazionale, la grande quantità di dollari della Riserva Internazionale, la grande quantità di dollari  in circolazione, la grande quantità di dollari che la FED ha stampato per finanziare il debito pubblico USA sarà immessa nel mercato facendo letteralmente crollare il suo valore. In definitiva chi ha i dollari sarà costretto a venderli per acquistare le nuove monete internazionali. Il valore del dollaro crollerà e gli USA saranno interessati da una iperinflazione; l’Unione non reggerà e gli Stati Uniti termineranno dividendosi. Da tanti anni pensiamo e scriviamo che questo sia il futuro riservato agli Stati Uniti. Ovviamente gli USA sono ancora una grande potenza militare, anche se in declino, per cui utilizzeranno tutta la forza di cui dispongono per impedire l’abbandono del dollaro e quindi la loro fine.

Il Venezuela non aveva alternative: abbandonare il dollaro o sprofondare. La decisione di abbandonare il dollaro e vendere il proprio petrolio in Yuan inevitabilmente porterà gli Stati Uniti ad adottare provvedimenti di natura militare. Insomma non è difficile prevedere un intervento armato (diretto o indiretto) contro il Venezuela. In Venezuela tutti sono consapevoli di questo pericolo. Un anno fa circa, il Generale venezuelano Jacinto Pérez Arcay in una intervista a Russia Today, considerava "inevitabile" l'invasione statunitense del Venezuela. Oggi, dopo questa decisione di vendere il proprio petrolio in Yuan, il pericolo di una invasione statunitense diventa sempre più concreto e imminente.

Bisogna ancora aggiungere che la decisione di abbandonare il dollaro non riguarda solo il Governo, ma tutta la società venezuelana. La Banca Centrale del Venezuela ha cessato di offrire dollari al pubblico, sia imprese che privati (attraverso il Mercato cosiddetto Dicom); i cittadini e le imprese che disponevano di un conto corrente in dollari presto potranno aprire un conto corrente in Yuan, Rublo o Rupia. Insomma si va verso l’abbandono totale del dollaro.

Ovviamente il Venezuela non è isolato; Russia e Cina, le grandi potenze in ascesa che hanno grandi investimenti in Venezuela, non possono permettere una invasione del Venezuela; hanno il diritto di veto in seno al Consiglio di Sicurezza dell’ONU e sicuramente lo utilizzerebbero. Tutto ciò potrebbe non essere sufficiente per dissuadere gli USA da avventure militari contro il Venezuela o contro la Russia e la stessa Cina. Per gli USA – come analizzato – è una questione di vita o di morte.

Inevitabilmente il mondo sta andando incontro ad una guerra di proporzioni inimmaginabili. O meglio chi regge i destini del mondo sa benissimo quali sarebbero le conseguenze; non dimentichiamo che gli USA e altri paesi possiedono armi atomiche il cui utilizzo mette in pericolo la vita sul nostro pianeta. Loro, coloro che reggono i destini del mondo, sanno benissimo che stiamo andando verso una guerra catastrofica che potrebbe portare all'estinzione della vita sul nostro pianeta. È per questo motivo che si sono “preoccupati” di creare il “Deposito globale di sementi delle Svalbard" (Svalbard Global Seed Vault), un bunker quasi al Polo Nord in cui si conservano le sementi di tutto il mondo. Le sementi sembrano dunque a salvo, ma rimarrebbe vivo qualcuno per poterle utilizzare?

Nota

(1) Peter Koening lo scorso 2 settembre ha inviato una lettera al Presidente Maduro in cui appunto esprime le sue considerazioni circa le sanzioni imposte da Trump al Venezuela. La lettera è leggibile all’Url: http://www.laiguana.tv/articulos/67286-carta-maduro-economista-banco-mundial 

Venezuela comincia a vendere il proprio petrolio i...

21 settembre 2017

Francesca Immacolata Chaouqui: c’è il file Emanuela Orlandi


Libro Francesca Immacolata Chaouqui

Non volendo, ho letto molte cose: C'è il file di Emanuela Orlandi e capisco il finale di una storia che deve rimanere sepolta, parlo solo di ciò che è di mia competenza anche perché non ero tenuta a vedere quei documenti sul caso Orlandi
Francesca Immacolata Chaouqui, laureatasi in Giurisprudenza all'Università Sapienza di Roma, sposa un informatico, Corrado Lanino, che ha una lunga esperienza di lavoro in Vaticano. Lavora per Ernst&Young Italia e per lo studio legale Orrick, Herrington & Sutcliffe Italia.
La svolta per lei arriva quando Papa Francesco la chiama, nel luglio del 2013, a far parte della Cosea, la Commissione referente di studio e indirizzo sull'organizzazione delle strutture economiche e amministrative della Santa Sede, guidata dal monsignore spagnolo Lucio Angel Vallejo Balda. Tutti e due vengono arrestati in Vaticano per la fuga di notizie e la divulgazione di documenti riservati, anche se la Chaouqui viene poi rilasciata per la sua collaborazione alle indagini.
In rete, su Linkedin, la Chaouqui così descrive il proprio ruolo all'interno della commissione vaticana: "Sono membro della Pontificia Commissione Referente di studio e di indirizzo sulla struttura degli enti economici e amministrativi della Santa Sede. Sono parte attiva di un team composto da 8 esperti di materie giuridiche, economiche, finanziarie e organizzative con la responsabilità di raccogliere informazioni per introdurre riforme nelle istituzioni della Santa Sede, finalizzate ad un'ottimizzazione degli organismi esistenti e ad una più attenta programmazione delle attività economiche di tutte le Amministrazioni vaticane. La posizione, creata tramite Chirografo da Sua Santità Papa Francesco, è coperta da segreto di Stato e riporta esclusivamente al Pontefice. Sono l'unica donna, l'unica under 55 e l'unica italiana del team composto da sette laici e un prelato".
«Dossier scottanti in una cassaforte della mia camera da letto? In realtà, è un caveau in
un'azienda specializzata». È quanto afferma al Fatto Quotidiano «Io ho iniziato la mia carriera grazie a Giulio Andreotti, da lui ho imparato l'importanza degli archivi».
Esce il suo libro "Nel nome di Pietro"
Nel giorno di uscita del suo nuovo libro, Nel nome di Pietro edito da Sperling & Kupfer, sottotitolo: "Ricchezze, affari, intrighi e scandali dalla carte segrete della commissione del Papa", Chaouqui spiega di aver «messo nel libro quello che era importante per smontare certe ricostruzioni. Il resto lo userò solo se sarà necessario per il bene della Chiesa: ho già iniziato un secondo libro…».    Per la prima volta, viene alla luce «per intero la storia dei lavori della Commissione pontificia sulle finanze vaticane. Una ricostruzione dall'interno – forte di corrispondenze e documenti esclusivi mai resi pubblici – di sprechi, ricchezza, affari e intrighi. E soprattutto un duro j'accuse alle lobby internazionali che all'interno del Vaticano vorrebbero compromettere la missione di rinnovamento di Papa Francesco».
Nel dialogo-intervista con lo scrittore Andrea Di ConsoliFrancesca Immacolata Chaouqui, tra l'altro, risponde:
E allora proviamo a dire qualche verità. A un certo punto lei fa un riferimento alla lobby dei gay in Vaticano. Dunque esiste, questa lobby? 
"Non lo dico solo io, lo ha detto anche Papa Benedetto XVI. Purtroppo ci sono delle correnti e dei gruppi che hanno come obiettivo quello di proteggersi tra di loro, perché magari condividono qualcosa, hanno dei segreti che li accomunano".
C'è un passaggio nel libro che è molto forte. Lei sostiene che alla Cosea arrivavano continuamente dossier anonimi, anche fotografici, su abitudini e comportamenti di uomini di Chiesa. Perché non ne parla più dettagliatamente?
"Se io raccontassi queste cose non farei il bene della Chiesa. Ho fatto riferimento a questi dossier per far capire come dall'esterno si tentasse di utilizzare e strumentalizzare Cosea per cose interne. Io e Balda queste cose le vedevamo per primi perché eravamo gli unici due componenti della commissione che vivevano a Roma. In alcuni casi abbiamo avvisato il Pontefice, in altri abbiamo deciso di non dire niente".
Ma dove si trovano ora questi materiali? Sono stati distrutti? 
"No, no. Questi materiali li ho io".
Ho capito. Nel libro fa anche un riferimento al caso Orlandi. Cito testualmente: "C'è il file di Emanuela Orlandi e capisco il finale di una storia che deve rimanere sepolta". Cosa significa questa frase ermetica e sibillina? 
"Nel libro ci sono delle cose che aiutano a ricostruire la mia verità, e ce ne sono altre che ho inserito solo per far capire il contesto nel quale ho lavorato. Se rivelassi alcune cose non aiuterei nessuno, non farei il bene della Chiesa. Ma non è il mio ruolo. Non sono io a dover dire certe cose".
Sì, però lei dimostra di sapere la verità sul caso Orlandi. Perché non la dice? 
"Non volendo, ho letto delle cose. Ho letto molte cose, sì. E se fossi io a decidere se rivelarle o no, parlerei. Ma è una mia precisa impostazione: parlo solo di ciò che è di mia competenza. Anche perché non ero tenuta a vedere quei documenti sul caso Orlandi".

20 settembre 2017

Pink Floyd Founder Roger Waters: BDS is One of "Most Admirable" Displays of Resistance in the World | Daily Digest 09/14/2017

The Occupation of the American Mind: Documentary Looks at Israel's PR War in the United States & Roger Waters Criticizes Senate Bill Criminalizing BDS & Radiohead's Recent Concert in Tel Aviv

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19 settembre 2017

18 settembre 2017

Giallo Emanuela Orlandi / Il Vaticano sapeva, ecco le prove - Inchiesta esclusiva su la Voce delle Voci


comunicato stampa 

                                       

 GIALLO EMANUELA ORLANDI / IL VATICANO SAPEVA, ECCO LE PROVE

in esclusiva  l'inchiesta della Voce sul caso di Emanuela Orlandi



Il Vaticano sapeva. Il caso di Emanuela Orlandi è tra i documenti segreti custoditi nella cassaforte della "Prefettura della Casa Pontificia", con tanto di cifre e dati. 
Lo rivela il sito di controinformazione "La Voce delle Voci", che fornisce una serie di particolari del tutto inediti. 
Tra le carte racchiuse nella cassaforte vaticana ci sono documenti top secret che dettagliano una serie di spese e uscite "nere", che vanno dai trasferimenti  dallo IOR alle banche del Lussemburgo, a quelle per la sicurezza, fino al caso Orlandi. 
In particolare - scrive la Voce - tra i documeti scottanti c'è una contabilità amministrativa che concerne le spese per una permanenza a Londra di Emanuela Orlandi, all'interno di una clinica privata.
Un fatto gravissimo, che palesa quanto il Vaticano fosse a conoscenze di tutte le trame che riguardano il rapimento di Emanuela Orlandi. 

Ecco il link  del servizio esclusivo della Voce.   

17 settembre 2017

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