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12 novembre 2019

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 12 nov 2019

Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Dall'11 novembre la Turchia espellerà gli jihadisti di Daesh
 

 
Gli Stati Uniti potrebbero conservare l'attuale posizione di primo produttore mondiale di petrolio
 

 
L'illusoria riapertura delle banche libanesi
 
Controversie

 
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11 novembre 2019

La stampa australiana contro la censura del governo


La stampa australiana ha annerito i caratteri di stampa delle prime pagine e fatto annunci sulle reti televisive per protestare contro l’applicazione della legge sulla censura.
Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito hanno una legislazione molto stringente a protezione dei segreti di Stato.
Non si sente mai parlare, e a ragione, di censura governativa in questi Paesi, cionondimeno essa è molto frequente.
Tre giornalisti sono perseguiti per aver rivelato che: − il governo aveva intenzione di utilizzare gli strumenti d’intercettazione dei “Cinque Occhi” (i quattro Paesi di cui stiamo parlano e gli Stati Uniti) per spiare i cittadini australiani; − le forze speciali australiane hanno commesso crimini di guerra in Afghanistan.

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08 novembre 2019

François Hollande è il primo a riconoscere la sconfitta


L'ex presidente francese François Hollande ha per primo riconosciuto la sconfitta del vecchio mondo. In un’intervista all’AFP ha dichiarato:
«Cos’è accaduto in questa fase, forse l’ultima, del conflitto siriano? Hanno vinto tutti coloro cui si voleva impedire il trionfo: il regime di Bashar; la Turchia, che in realtà vuole dare la caccia ai kurdi, nostri alleati; infine Vladimir Putin, che è il pacificatore e i cui soldati sono andati, peraltro nello stesso tempo degli iraniani, a proteggere e salvare il regime di Bashar al-Assad».
François Hollande osserva la crisi del mondo occidentale, il cui principale leader, il presidente USA Donald Trump, ha deciso di non stare più al gioco:
«Siamo davanti a un problema della massima importanza per il futuro della NATO: come fidarsi del presidente americano Donald Trump?».

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06 novembre 2019

L’alba del nuovo mondo, di Thierry Meyssan


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Re Salman riceve il presidente Vladimir Putin, il pacificatore.


Thierry Meyssan rileva l’estrema gravità, non già del ritiro degli Stati Uniti dalla Siria, bensì del crollo dei paradigmi del mondo attuale. Secondo l’autore, stiamo entrando in un breve periodo di transizione durante il quale gli attuali padroni del gioco – i “capitalisti finanziari” che, secondo Meyssan, non sono imparentati né con il capitalismo né con le banche delle origini – saranno messi da parte a tutto vantaggio del primato del diritto, secondo le normeformulate dalla Russia nel 1899.
Stiamo vivendo uno di quei momenti che capitano soltanto una o due volte in un secolo. Sta nascendo un nuovo ordine mondiale. Tutti i punti di riferimento validi fino a oggi stanno sparendo. È il trionfo di chi, prima alla gogna, ora s’impone; è la discesa agl’inferi di chi prima governava. Le dichiarazioni ufficiali e le interpretazioni giornalistiche non rispecchiano, con ogni evidenza, gli eventi che si concatenano. I commentatori, per non essere travolti dal vortice della storia, devono cambiare al più presto i loro schemi mentali, sino a sconvolgerli completamente.
A febbraio 1943 la vittoria sovietica sul Reich nazista segnò il rovesciamento delle sorti della seconda guerra mondiale. Quel che seguì fu ineluttabile. Si dovette attendere lo sbarco degli anglo-statunitensi in Normandia a giugno 1944, la conferenza di Yalta a febbraio 1945, il suicidio del cancelliere Hitler a febbraio 1945 e, infine, la capitolazione del Reich l’8 maggio 1945 per veder sorgere un mondo nuovo.
In un anno, da giugno 1944 a maggio 1945, il Grande Reich fu sostituito dal duopolio URSS-Stati Uniti. Dodici anni dopo Regno Unito e Francia, all’epoca ancora le prime potenze mondiali, avrebbero assistito alla decolonizzazione dei loro imperi.
Oggi stiamo vivendo un momento analogo.
Ogni periodo storico ha il proprio sistema economico e per proteggerlo costruisce una sovrastruttura politica. Con la fine della guerra fredda e lo smembramento dell’Unione Sovietica, il presidente Bush padre smobilitò un milione di militari e affidò il perseguimento della prosperità degli Stati Uniti ai padroni delle multinazionali. Costoro si allearono con Deng Xiaoping, delocalizzarono posti di lavoro in Cina, facendola diventare l’officina del mondo. Invece di portare prosperità ai cittadini, le multinazionali si accaparrarono i profitti, causando la progressiva e lenta sparizione delle classi medie occidentali. Nel 2001 le multinazionali statunitensi finanziarono gli attentati dell’11 settembre, al fine d’imporre al Pentagono la strategia Rumsfeld/Cebrowski di distruzione delle strutture statali. Il presidente Bush figlio trasformò il Medio Oriente Allargato nel teatro di una “guerra senza fine”.
La liberazione in una settimana di un quarto di territorio siriano non è soltanto la vittoria del presidente Bashar al-Assad – “l’uomo che deve andarsene” ormai da otto anni – segna altresì lo smacco della strategia militare finalizzata a consolidare la supremazia del capitalismo finanziario. Quel che sembrava inimmaginabile è accaduto. L’ordine del mondo si è ribaltato. Il seguito è ineluttabile.
L’accoglienza in pompa magna del presidente Vladimir Putin in Arabia Saudita ed Emirati Arabi è sintomo dello spettacolare capovolgimento delle potenze del Golfo, che hanno cominciato a spostarsi nel campo russo.
Anche l’altrettanto spettacolare redistribuzione delle carte in Libano sancisce lo smacco politico del capitalismo finanziario. In un Paese dollarizzato, dove non si trova un dollaro da oltre un mese, dove le banche chiudono gli sportelli e i prelievi bancari sono soggetti a limiti, non saranno le manifestazione contro la corruzione a fermare il rovesciamento del vecchio ordine.
Le convulsioni del vecchio ordine si allargano. La responsabilità della rivolta popolare contro le misure imposte dal capitalismo finanziario viene addossata dal presidente ecuadoregno, Lenin Moreno, al predecessore, Rafael Correa, nonché al presidente venezuelano Nicolás Maduro, emblema della resistenza a questa forma di sfruttamento dell’uomo. Ebbene, Correa vive in esilio in Belgio, Maduro non esercita alcuna influenza in Ecuador.
Il Regno Unito ha già fatto ripiegare le forze speciali dalla Siria e sta tentando di uscire dallo Stato sovranazionale di Bruxelles, l’Unione Europea. Dopo il progetto di Theresa May che conservava il Mercato Comune, il Paese, con il progetto di Boris Johnson, vuole rompere ogni legame con l’istituzione europea. Dopo gli errori di Nicolas Sarkozy, François Hollande ed Emmanuel Macron, la Francia ha perso repentinamente credibilità e influenza. Gli Stati Uniti di Donald Trump vogliono cessare di essere la “nazione indispensabile”, il “gendarme del mondo” al servizio del capitalismo finanziario, per diventare una grande potenza economica. Ritirano l’arsenale nucleare dalla Turchia e si apprestano a chiudere il CentCom in Qatar.
La Russia, riconosciuta da tutti come Paese “pacificatore”, sta facendo trionfare il diritto internazionale, cui essa stessa diede vita convocando nel 1899 la Conferenza Internazionale dell’Aia per la Pace, e i cui principi i membri della NATO hanno calpestato.
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La Conferenza Internazionale dell’Aia per la Pace del 1899, le cui implicazioni saranno comprese solo dopo oltre un secolo.
Così come la seconda guerra mondiale mise fine alla Società delle Nazioni per far nascere l’ONU, il mondo nuovo che sta per sorgere darà probabilmente vita a una nuova organizzazione internazionale, fondata sui principi della Conferenza del 1899, voluta dallo zar Nicola II e dal premio Nobel per la Pace, il francese Léon Bourgeois. Per far questo saranno però necessari lo scioglimento della NATO – che tenterà di sopravvivere allargandosi nel Pacifico – e quello dell’Unione Europea, Stato-rifugio del capitalismo finanziario.
Bisogna capire bene quanto sta accadendo. Stiamo entrando in un periodo di transizione. Nel 1916 Lenin diceva che l’imperialismo era lo stadio supremo del capitalismo, di quel capitalismo che fecero sparire le due guerre mondiali e la crisi della borsa del 1929. Il mondo di oggi è quello del capitalismo finanziario, quella forma di capitalismo che devasta, una a una, ogni economia a vantaggio di pochi super-ricchi. Il suo stadio supremo suppone la divisione del mondo in due campi: da un lato i Paesi stabili e mondializzati, dall’altro le regioni del mondo deprivate delle strutture statali, ridotte a semplici riserve di materie prime. Questo modello – contestato dal presidente Trump negli Stati Uniti, dai Gilet Gialli in Europa e dalla Siria in Levante – agonizza sotto i nostri occhi.

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31 ottobre 2019

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 30 ott 2019


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
L'esecuzione di Abu Bakr al-Baghdadi
 

 
Lo Hezbollah destabilizzato
 

 
La Germania vuole impegnarsi militarmente nel Medio Oriente Allargato
 

 
La geografia del Levante completamente modificata
 

 
La NATO sul punto d'implodere
 

 
L'imperialismo tedesco può sostituirsi a quello statunitense?
 

 
La Siria recupera i propri giacimenti petroliferi
 

 
La Russia richiama la Turchia al rispetto degli impegni
 

 
La stampa australiana contro la censura del governo
 

 
François Hollande è il primo a riconoscere la sconfitta
 
Controversie

 
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30 ottobre 2019

[Reseau Voltaire] Les principaux titres de la semaine 30 ott 2019


Réseau Voltaire
Focus




En bref

 
Les États-Unis se dissocient du négationnisme turc
 

 
Démission de Saad Hariri
 

 
L'exécution d'Abou Bakr al-Baghdadi,
 

 
Le Hezbollah déstabilisé
 

 
L'Allemagne cherche à s'investir militairement au Proche-Orient élargi
 

 
La géographie du Levant totalement modifiée
 

 
L'Otan sur le point d'imploser
 

 
L'impérialisme allemand peut-il remplacer celui des États-Unis ?
 

 
La Syrie récupère ses champs pétroliers
 

 
La Russie rappelle la Turquie au respect de ses engagements
 

 
La presse australienne contre la censure gouvernementale
 

 
Le premier, François Hollande reconnaît la défaite
 
Controverses
Fil diplomatique

 
Donald Trump sur la mort d'Abou Bakr al-Baghdadi
 

 
Mike Pompeo sur la mort d'Abou Bakr Al-Baghdadi
 

 
Mémorandum d'accord entre la Turquie et la Fédération de Russie
 

 
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