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23 agosto 2019

GIALLO EPSTEIN / COMINCIANO I “MESSAGGI”


L’affare Epstein si fa sempre più esplosivo. Il braccio destro del magnate americano “suicidato” nel super carcere di New York, infatti, ha appena cominciato a lanciare “messaggi”.
Ghislaine Maxwell si è fatta fotografare al tavolino di un bar nel cuore di Los Angeles mentre mancia un hamburger. Ma, soprattutto, mentre sfoglia le pagine di un libro dal titolo che è tutto un programma, “The Book of the Honor – The Secret Lives and Deaths of the CIA Operatives”, ossia “Il Libro dell’Onore – Le Vite e le Morti Segrete dei Vertici Operativi della CIA”. Autore del giallo politico è Ted Gup.
“Un messaggio che più chiaro non si può”, scrive il New York Post.
Nel volume vengono descritte non poche black stories che vedono come protagonisti agenti di grosso calibro griffati Cia, utilizzati per le più spericolate manovre politiche. La gran parte viene poi “scaricata” dall’establishment e, in particolare, dai big della Casa Bianca.
Osservano alcuni analisti americani: “Lancia messaggi perché teme di essere abbandonata. Lei era una sorta di super manovratore delle mosse di Epstein, una sorta di maxi organizzatrice, in qualche modo lo ‘aveva nelle sue mani’. Adesso ne porta tutti i segreti esplosivi. La sua morte può far comodo a molti, per questo ora lei lancia i suoi messaggi: se mi fate qualcosa, vi porto con me”.
Notano altri: “I circuiti che la Maxwell ha frequentato sono soprattutto quelli britannici e israeliani, nell’orbita dei Rotschield. Vengono subito alla mente i legami tra questi ambienti e quelli del ‘Deep State’ o, se volete, della ‘Quinta Colonna’. Un mondo di politica e affari che aveva scommesso molte carte sulla rielezione di Hillary Clinton”.
E il tandem Epstein-Maxwell ha “lavorato” all’ombra dei presidenti Usa. Tutti, nessuno escluso, a cominciare dai Bush, senior e junior…

Nella foto Ghislaine Maxwell a Los Angeles mentre legge il libro sugli affari sporchi della CIA

21 agosto 2019

L’elenco completo delle persone collegate ai Clinton morte in circostanze misteriose o ‘suicidatesi’ prima di testimoniare


Sabato scorso, il miliardario Jeffrey Epstein, il detenuto di più alto profilo in custodia negli Stati Uniti, è stato trovato morto nella sua cella di Manhattan.
Questo è avvenuto il giorno dopo che erano state rese pubbliche duemila pagine di documenti giudiziari, precedentemente secretati, riguardanti il procedimento contro Jeffrey Epstein per atti di violenza sessuale su minori.
I documenti descrivevano come Bill Clinton avesse partecipato a feste private sull’isola del pedofilo Jeffrey Epstein.
Clinton aveva volato almeno 27 volte sull’aereo privato di Jeffrey Epstein. Nella maggior parte di quei voli era stato accompagnato da ragazze minorenni.
Nonostante un precedente tentativo, appena tre settimane fa, di togliersi la vita, le guardie carcerarie, la notte di venerdi, avevano saltato i controlli previsti ogni 30 minuti alla cella di Epstein.
Nelle prime ore del mattino lo avevano trovato morto.
Jeffrey Epstein è l’ultimo di un lungo elenco di collaboratori e frequentatori della famiglia Clinton che sono morti misteriosamente o si sono suicidati prima della loro testimonianza pubblica.
Nel 2016 la CBS di Las Vegas aveva pubblicato un elenco degli associati Bill e Hillary Clinton che sarebbero morti in circostanze misteriose.
Ecco quella lista.
1- James McDougal – Il socio dei Clinton condannato per il caso Whitewater era morto per un apparente attacco cardiaco mentre si trovava in isolamento. Era un testimone chiave nelle indagini di Ken Starr.
2 – Mary Mahoney – Una ex stagista della Casa Bianca, era stata assassinata nel luglio 1997 in una caffetteria Starbucks a Georgetown. L’omicidio era avvenuto subito prima che rendesse di pubblico dominio il fatto di avere subito molestie sessuali alla Casa Bianca.
3 – Vince Foster – Ex consigliere della Casa Bianca e collega di Hillary Clinton presso lo studio legale Rose di Little Rock. Era morto per una ferita da arma da fuoco alla testa, risolta come suicidio.
4 – Ron Brown – Segretario al Commercio ed ex Presidente del DNC [Comitato Nazionale Democratico]. La causa ufficiale della morte era stata impatto da incidente aereo. Un patologo che aveva partecipato alle indagini aveva riferito che c’era un buco nella parte superiore del cranio di Brown molto simile ad un ferita da arma da fuoco. Al momento della sua morte, Brown era sotto indagine e non aveva fatto segreto della sua volontà di concludere un accordo con gli inquirenti. Erano morti anche tutti gli altri passeggeri dell’aereo. Pochi giorni dopo, il controllore del traffico aereo si era suicidato.
5 – C. Victor Raiser, II – Raiser, uno dei principali responsabili dell’organizzazione per la raccolta fondi dei Clinton, era morto nella caduta di un aereo privato, nel luglio 1992.
6 – Paul Tulley – Direttore politico del Comitato Nazionale Democratico era stato trovato morto in una stanza d’albergo a Little Rock, nel settembre 1992. Descritto dai Clinton come “caro amico e consigliere fidato.”
7 – Ed Willey – Responsabile della raccolta fondi per i Clinton, era stato trovato morto nel novembre 1993 in un bosco della Virginia, con una ferita da arma da fuoco alla testa. Risolto come suicidio. Ed Willey era morto lo stesso giorno in cui sua moglie, Kathleen Willey, aveva affermato che Bill Clinton l’aveva palpeggiata nello Studio Ovale della Casa Bianca. Ed Willey era stato coinvolto in numerosi eventi di raccolta fondi per i Clinton.
8 – Jerry Parks – Capo della squadra di sicurezza governativa di Clinton a Little Rock. Ucciso con un’arma da fuoco mentre era in macchina in un incrocio deserto fuori Little Rock. Il figlio di Parks aveva riferito che il padre stava allestendo un dossier su Clinton. Aveva presumibilmente minacciato di rendere pubbliche queste informazioni. Dopo la sua morte, i documenti erano misteriosamente spariti dalla sua abitazione.
9 – James Bunch – Deceduto per suicidio da arma da fuoco. Sembra possedesse un “libro nero” contenente i nomi di persone influenti che frequentavano prostitute in Texas ed Arkansas.
10 – James Wilson – Era stato trovato morto nel maggio 1993, apparentemente si era suicidato impiccandosi. Sembra avesse legami con il caso Whitewater.
11 – Kathy Ferguson – Ex moglie del poliziotto dell’Arkansas Danny Ferguson, era stata trovata morta nel maggio 1994 nel salotto di casa sua, uccisa con un colpo di pistola alla testa. Era stato considerato un suicidio, anche se c’erano diverse valigie piene, come se la donna fosse stata in procinto di recarsi altrove. Danny Ferguson era un co-imputato, insieme a Bill Clinton, nella causa intentata da Paula Jones. Kathy Ferguson era una possibile testimone a favore di Paula Jones.
12 – Bill Shelton – Agente della polizia di stato dell’Arkansas e fidanzato di Kathy Ferguson. Scettico sul suicidio della sua fidanzata, era stato trovato morto nel giugno 1994 per una ferita da arma da fuoco e si era stabilito che si era suicidato sulla tomba della sua fidanzata.
13 – Gandy Baugh – Avvocato dell’amico di Clinton, Dan Lassater, era morto nel gennaio 1994 lanciandosi da una finestra di un alto edificio. Il suo cliente era un distributore di droga già condannato.
14 – Florence Martin – Ragioniera e subappaltatrice per la CIA, era legata al caso Barry Seal, Mena, Arkansas, un caso di traffico di droga all’aeroporto. Era morta per tre ferite da arma da fuoco.
15 – Suzanne Coleman – Secondo quanto riferito, aveva avuto una relazione con Clinton quando quest’ultimo era procuratore generale dell’Arkansas. Era morta per una ferita da arma da fuoco alla nuca, risolta come suicidio. Al momento della morte era incinta.
16 – Paula Grober – Traduttrice simultanea di Clinton per i non udenti, dal 1978 fino alla sua morte, il 9 dicembre 1992. Era morta in un incidente automobilistico.
17 – Danny Casolaro – giornalista investigativo, indagava sull’aeroporto di Mena e sull’organo per il finanziamento dello sviluppo dell’Arkansas. Si era tagliato i polsi, apparentemente nel bel mezzo della sua indagine.
18 – Paul Wilcher – L’avvocato che indagava sulla corruzione all’aeroporto di Mena con Casolaro e sula “sorpresa di ottobre” del 1980, era stato trovato morto in bagno, il 22 giugno 1993, nel suo appartamento di Washington DC. Aveva consegnato un rapporto a Janet Reno tre settimane prima della sua morte.
19 – Jon Parnell Walker – Investigatore del caso Whitewater per la Resolution Trust Corporation. Era morto gettandosi dal balcone del suo appartamento di Arlington, in Virginia, il 15 agosto 1993. Stava indagando sullo scandalo Morgan Guaranty.
20 – Barbara Wise – Collaboratrice del Dipartimento del Commercio. Aveva lavorato a stretto contatto con Ron Brown e John Huang. Causa del decesso: sconosciuta. Era morta il 29 novembre 1996. Il suo corpo nudo e pieno di lividi era stato trovato chiuso a chiave nel suo ufficio, presso il Dipartimento del Commercio.
21 – Charles Meissner – Sottosegretario al Commercio, che aveva concesso a John Huang il nulla osta di sicurezza, era morto poco dopo in un incidente aereo.
22 – Dr. Stanley Heard – Presidente del Comitato Consultivo Nazionale per la Terapia Chiropratica era morto con il suo avvocato, Steve Dickson, in un incidente aereo. Il dottor Heard, oltre a prestare servizio nel consiglio consultivo dei Clinton, aveva curato personalmente la madre, il patrigno e il fratello di Clinton.
23 – Barry Seal – Un pilota della TWA che contrabbandava droga dall’aereoporto di Mena, Arkansas, la sua morte non è stata casuale [assassinato il 19 febbraio 1986].
24 – Johnny Lawhorn, Jr. – Meccanico, aveva trovato un assegno intestato a Bill Clinton nel bagagliaio di un’auto lasciata nella sua officina. Era stato trovato morto dopo che la sua macchina aveva colpito un palo della luce.
25 – Stanley Huggins – Indagava sulla Madison Guaranty Savings and Loan Association. La sua morte era stata dichiarata un presunto suicidio e il suo rapporto non era mai stato pubblicato.
26 – Hershell Friday – Avvocatessa e responsabile della raccolta fondi per Clinton, era morta il 1° marzo 1994, quando il suo aereo era esploso.
27 – Kevin Ives e Don Henry – Noto come il caso dei “ragazzi che avevano trovato una pista.” I rapporti dicono che due i ragazzi potrebbero essersi imbattuti nel traffico di droga dell’aeroporto di Mena, Arkansas. Un caso controverso, secondo il rapporto iniziale della morte, i due ragazzi si sarebbero addormentati sui binari della ferrovia. Rapporti successivi avevano stabilito che i due giovani erano stati uccisi prima di essere messi sulle rotaie. Molte persone legate al caso erano morte prima che la loro testimonianze potessero arrivare davanti al Gran Giurì.
QUESTE PERSONE AVEVANO INFORMAZIONI SUL CASO IVES/HENRY:
28 – Keith Coney – Era morto quando, con la sua moto, aveva tamponato un camion, luglio 1988.
29 – Keith McMaskle – Deceduto, pugnalato 113 volte, novembre 1988.
30 – Gregory Collins – Morto per una ferita da arma da fuoco nel gennaio 1989.
31 – Jeff Rhodes – Ucciso con un’arma da fuoco, mutilato e trovato bruciato in una discarica nell’aprile 1989.
32 – James Milan – Trovato decapitato. Tuttavia, il medico legale aveva stabilito che la sua morte era dovuta a “cause naturali.”
34 – Richard Winters – Uno dei sospettati nelle morti di Ives/Henry. Ucciso in una rapina organizzata nel luglio 1989.
ANCHE QUESTE GUARDIE DEL CORPO DI CLINTON SONO MORTE
35 – Maggiore William S. Barkley, Jr.
36 – Capitano Scott J. Reynolds
37 – Sergente Brian Hanley
38 – Sergente Tim Sabel
39 – Maggiore Generale William Robertson
40 – Colonnello William Densberger
41 – Colonnello Robert Kelly
42 – Specialista Gary Rhodes
43 – Steve Willis
44 – Robert Williams
45 – Conway LeBleu
46 – Todd McKeehan
E il più recente, Seth Rich, il collaboratore del Comitato Democratico, assassinato e “derubato” (di niente) il 10 luglio 2016. Il fondatore di Wikileaks, Assange, afferma che [Rich] era in possesso di informazioni sullo scandalo della posta elettronica del DNC.
In questa lista non sono inclusi i 4 eroi uccisi a Bengasi.
Ed ora potete aggiungere all’elenco il multimilionario Jeffrey Epstein

Jim Hoft
Fonte: www.thegatewaypundit.com

Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

19 agosto 2019

Politica e pedofilia: un mix demoniaco


Il rinvio a giudizio del facoltoso investitore Jeffrey Epstein da parte del procuratore americano per il Distretto Sud di New York (SDNY) con l’accusa di sfruttamento internazionale della prostituzione e cospirazione al fine perpetrare tale attività ha causato ondate di shock in tutti i settori politici, economici e sociali degli Stati Uniti e di altri paesi.
La flotta di aerei privati di Epstein e le sue numerose residenze avevano indotto gli investigatori delle forze di polizia ad indagare a fondo su varie attività, in un arco di diversi decenni, attinenti al passato recente e remoto di Epstein. Inoltre, secondo i rapporti degli inquirenti, i documenti giudiziari e le dichiarazioni dei testimoni, la cerchia degli amici di Epstein comprendeva alcune delle persone politicamente più importanti al mondo, tra cui il presidente Donald Trump, l’ex presidente Bill Clinton, il principe inglese Andrea, il duca di York e l’ex Primo Ministro israeliano Ehud Barak. Tutti questi VIP, così come altri, avevano socializzato con Epstein e Trump, in particolare, era ben consapevole della predilezione di Epstein per  ragazze “veramente molto giovani.” In realtà, Trump ed Epstein sono stati citati come co-imputati in una causa del 2016, sulla base del presunto stupro, nel 1994, di una ragazza di 13 anni avvenuto nella dimora di Epstein a Manhattan. Quella causa, Jane Doe contro Jeffrey Epstein e Donald Trump, ha ricevuto maggior attenzione, ora che Epstein, un ex-condannato per sfruttamento della prostituzione minorile in Florida, è stato incriminato sulla base di accuse federali di sfruttamento della prostituzione.
La connessione di Epstein con l’amministrazione Trump includeva anche la scelta di Trump per la carica di segretario del lavoro di Alex Acosta, il procuratore degli Stati Uniti per la Florida del sud nel 2007- 2008, che aveva firmato un accordo di mancata prosecuzione, valido a livello federale e per lo stato della Florida, che metteva al riparo Epstein e i suoi complici da eventuali futuri procedimenti giudiziari statali o federali relativi allo sfruttamento della prostituzione minorile da parte di Epstein. In cambio di questo patteggiamento “dolce,” Epstein si era semplicemente dichiarato colpevole di alcune accuse di incitamento alla prostituzione di ragazze minorenni, aveva scontato una condanna virtuale a “porte aperte” di tredici mesi nella Contea di Palm Beach e aveva accettato di farsi registrare come colpevole di reati sessuali. Gli interrogativi sul ruolo di Acosta nell’affare Epstein e sull’accordo [da lui firmato] avevano portato alle sue dimissioni da segretario del lavoro. Una parte delle funzioni di Acosta come segretario del lavoro consisteva nel monitoraggio del traffico di donne e bambini a scopo di prostituzione ai sensi delle leggi statunitensi e dei trattati internazionali.
Epstein stava ritornando da Parigi sul suo jet privato il 6 luglio di quest’anno, quando era stato arrestato dalle autorità federali. La natura internazionale dei traffici di Epstein è evidenziata dal fatto che possiede due isole al largo di St. Thomas, Little St. James e Greater St. James, nelle Isole Vergini americane. Epstein ha anche residenze a Manhattan, Palm Beach, in Florida (vicino al complesso turistico Mar-a-Lago di Trump) e nel New Mexico. Epstein usava un passaporto austriaco rilasciato sotto falso nome. L’uso di passaporti falsi o autentici ma con identità false è una specialità del Mossad, che dispone in Israele di una “fabbrica di passaporti” utilizzata per produrre documenti di viaggio fasulli. Questi sono stati utilizzati per le operazioni del Mossad in Australia, Dubai, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Canada, Svizzera, Costa Rica, India, Tailandia, Messico, Perù, Brasile, Bielorussia, Ucraina, Germania, Spagna, Trinidad e Tobago, Venezuela, Gran Bretagna, Francia, Turchia e Corea del Nord. Epstein aveva usato il suo falso passaporto austriaco per viaggiare in Francia, Spagna (comprese le Isole Canarie), Arabia Saudita e Gran Bretagna.
I vertici della struttura politica e dell’intelligence israeliana sono anch’essi ben rappresentati nella cerchia degli associati e degli amici di Epstein. I misteriosi legami di Epstein con servizi di intelligence nazionali non identificati erano venuti alla luce dopo le rivelazioni che ad Acosta, mentre era procuratore degli Stati Uniti a Miami, era stato ordinato da un’autorità superiore “di stare alla larga” dal caso Epstein perché Epstein “apparteneva all’intelligence” e Acosta avrebbe dovuto “lascialo in pace.”
Mentre l’uso del ricatto sessuale da parte delle agenzie di intelligence è vecchio quanto le operazioni di intelligence stesse, l’uso dei minori in queste “trappole al miele,” in genere, è di competenza di poche organizzazioni di spionaggio, di cui la principale è il Mossad israeliano. E, considerando le connessioni israeliane di Epstein, ci sono ottime possibilità che fosse proprio il Mossad l’organizzazione per la quale Epstein preparava ricatti politici.
In primo luogo, Epstein aveva gestito il portafoglio finanziario di Leslie Wexner, il magnate dei negozi al dettaglio con sede in Ohio. La Wexner Foundation aveva elargito generose sovvenzioni ad organizzazioni israeliane, comprese borse di studio per quei funzionari del governo israeliano che avessero voluto conseguire diplomi post-laurea presso la John F. Kennedy School of Government dell’Università di Harvard.
In secondo luogo, l’assistente amministrativa di lunga data di Epstein era Ghislaine Maxwell, figlia del defunto magnate britannico dei media, Robert Maxwell. Epstein e Ghislaine Maxwell erano stati, per parecchio tempo, frequentatori abituali del club Mar-a-Lago di Trump.
Sebbene ci siano state diverse illazioni sui legami di Robert Maxwell con vari servizi di intelligence, la sua sepoltura sul sacro Monte degli Ulivi a Gerusalemme, riservata ai collaboratori più fedeli di Israele, è la prova lampante della sua vita di servitore dello stato israeliano. Nel necrologio di Maxwell del 1991, il Primo Ministro israeliano Yitzhak Shamir aveva dichiarato che Maxwell “aveva fatto per Israele di più di quanto si possa dire oggi.” Andando indietro nel tempo, quella lealtà era servita ad Israele non solo perchè Maxwell era un parlamentare del Regno Unito per il Partito Laburista, ma anche come assicurazione sul fatto che il Partito Laburista avrebbe mantenuto un atteggiamento filo-israeliano. Maxwell e Donald Trump erano anche intimi frequentatori sociali, e spesso si vedevano insieme in occasione di eventi riservati alla crème de la crème di New York.
Robert Maxwell manteneva stretti rapporti con i leader comunisti dell’Europa orientale. Epstein trafficava in ragazze minorenni provenienti dall’Europa dell’Est, compresa l’ex Jugoslavia e la Cecoslovacchia, quest’ultima è la nazione di nascita di Robert Maxwell. I viaggi di Epstein lo avevano anche portato in Slovacchia, Messico, Sudafrica e Marocco.
Epstein aveva sempre pronta una scorta di denaro, e anche cospicua. L’aveva utilizzata per acquistare due isolotti nelle Isole Vergini americane e dotarne uno di un’imponente costruzione e di residenze per gli ospiti. Epstein aveva anche una flotta di jet, tra cui un Boeing 727, soprannominato “Lolita Express,” un Gulfstream IV, un Gulfstream GV e un elicottero.
Epstein aveva fatto costruire un enorme ranch nel New Mexico, completo di hangar e pista di atterraggio. Possedeva anche un appartamento in Avenue Foch, vicino all’Arc de Triomphe, nel quartiere più costoso di Parigi. La residenza di sette piani di Epstein nell’Upper East Side di Manhattan veniva usata per intrattenere la nobiltà della politica, dello spettacolo e persino della scienza. Mentre parte della ricchezza di Epstein proveniva indubbiamente dalla gestione del portafoglio di Wexner e dagli investimenti per l’ormai defunta società di titoli Bear Stearns di Wall Street e dall’uomo d’affari saudita Adnan Khashoggi, l’aumento costante delle finanze di Epstein, durante i periodi sia di rialzo che di ribasso di Wall Street, aveva sconcertato gli esperti finanziari. L’uso da parte di Epstein di una serie di società di comodo per spostare i suoi capitali è un forte indizio del fatto che alcuni di questi provenivano dall’intelligence israeliana, mentre altri flussi di cassa derivavano dai pagamenti dei ricatti da parte di coloro che erano implicati nelle attività di Epstein.
Il trasferimento da parte di Epstein di ingenti somme di denaro dagli Stati Uniti a conti esteri aveva fatto si che JP Morgan Chase e Deutsche Bank troncassero i legami con lui. Il movimento di fondi di Epstein attraverso le filiali della Deutsche Bank a New York e a Jacksonville, in Florida, nel 2015 e nel 2016, aveva indotto la banca ad informare il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti tramite rapporti su attività sospette. Per coincidenza o no, la filiale di Jacksonville aveva anche segnalato movimenti sospetti di denaro attraverso Deutsche Bank da parte della Kushner Companies, la società di proprietà del genero di Trump, Jared Kushner, e della Trump Organization.
Le residenze di Epstein erano dotate di sofisticati sistemi di intercettazione e di telecamere di sorveglianza. La Little St. James Island di Epstein aveva una rete WiFi e cellulare estesa a tutta l’isola che serviva ad intercettare telefonate, e-mail e messaggi di testo inviati e ricevuti nell’area di copertura. In una causa contro Epstein intentata da una delle sue numerose vittime, si afferma che Epstein aveva installato telecamere nascoste in tutte le sue proprietà per registrare, a scopo di ricatto, le attività sessuali con ragazze minorenni di personaggi importanti.
Durante la sua visita di stato a Londra, il principale accompagnatore di Trump era stato il principe Andrea. Andrea non solo ha un ruolo di primo piano nella cerchia degli amici di Epstein, ma la Gran Bretagna non si è ancora ripresa dalle gesta pedofile dell’intrattenitore di lunga data della BBC, Jimmy Savile. Implicati per diversi decenni nella dissolutezza di Savile erano stati anche il Primo Ministro conservatore Edward Heath, l’ex funzionario dei servizi segreti del MI-6, Sir Peter Hayman, il deputato democratico liberale Cyril Smith, il parlamentare del Partito Liberale, Sir Clement Freud (nipote del famoso psicopatologo Sigmund Freud) e il collega del Partito Laburista, Lord Greville Janner.
E’ indiscutibile il fatto che i vertici dell’establishment della sicurezza e dell’intelligence britannica siano affollati di pedofili. La misura in cui l’MI-5 e l’MI-6 hanno usato queste oscure inclinazioni per portare avanti le loro agende è fuori discussione. Una cosa è nota, tuttavia. Politici e media che cercano di scoprire fino a che punto i pedofili rivestano posizioni di alto livello nel governo, nella chiesa, nello spettacolo e in altri settori sono spesso oggetto di minacce. D’altro canto, fino a poco tempo fa i soldi di Epstein avevano assicurato il silenzio dei governi delle Isole Vergini americane, del Nuovo Messico, della Florida e dell’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan.
The Miami Herald, i suoi giornalisti e i suoi editori che avevano scoperto i dettagli del caso Epstein, erano stati minacciati. Così anche i politici che avevano perseguito i complici politici di Epstein in Florida. Tra quelli minacciati vi è la senatrice dello stato della Florida, Lauren Book. A causa delle sue ostinate indagini sui pedofili nel governo dello stato della Pennsylvania, Kathleen Kane, procuratore generale del Commonwealth, è stata incriminata sulla base di false accuse, costretta a dimettersi dall’incarico e condannata ad una pena detentiva. L’ex ministro della Sanità dell’Isola di Jersey, Stuart Syvret, è stato etichettato dai media come “pazzo cospirazionista” per le sue indagini sugli abusi sessuali su minori nell’orfanotrofio dell’isola di Haute de Garenne. In un’intervista del 2007 ad una rivista francese, il presidente francese Nicolas Sarkozy aveva scioccato la Francia dicendo che era “incline a pensare che le persone nascano pedofile e che sia anche un problema che non sappiamo come gestire.” C’è anche lo strano fatto che l’attuale presidente francese, Emmanuel Macron, avesse iniziato una relazione, mentre aveva 15 anni, con la sua insegnante, che ora è sua moglie e First Lady di Francia. Anche se Epstein era stato arrestato in un aeroporto del New Jersey, mentre era appena ritornato da Parigi sul suo aereo privato, le autorità francesi non sono state particolarmente veloci nell’aprire un’indagine sulle attività di Epstein in Francia.
È stato l’insabbiamento della sua passata attività di pedofilia che aveva fatto finire in prigione l’ex presidente repubblicano della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, Dennis Hastert, un tempo il secondo in ordine di importanza per la candidatura alla presidenza degli Stati Uniti.
Il processo federale di Epstein è previsto per l’estate del 2020, proprio nel bel mezzo della campagna presidenziale degli Stati Uniti. Le prove che verranno presentate, si parla di oltre un milione di pagine, sono destinate ad influenzare l’esito delle elezioni. Gli stretti rapporti di Trump con Epstein potrebbero essere la ragione per cui così tanti membri repubblicani della Camera dei Rappresentanti stanno abbandonando la nave. Quella che, nel 2020, si crede possa essere una sconfitta dei Repubblicani, potrebbe rivelarsi uno tsunami, se il processo di Epstein producesse le informazioni esplosive che ci si attendono sui miliardari dell’isola di Palm Beach in Florida, la residenza di Epstein, di Trump e di altri mestatori mega-ricchi .
Wayne Madsen
Fonte: www.strategic-culture.org

Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

29 luglio 2019

Perché il Movimento 5 Stelle sui vaccini ha fallito. Parola del Corvelva


Riceviamo dal Corvelva, l’associazione veneta che da molti anni si impegna sul fronte dell’uso consapevole dei vaccini. E pubblichiamo.

Perché il Movimento 5 Stelle sui vaccini ha fallito? La risposta è semplice: perché i suoi rappresentanti non hanno esercitato le loro funzioni e inoltre hanno tradito le promesse fatte in campagna elettorale.
Il Movimento 5 Stelle sulla questione vaccini ha tradito le sue promesse ma ha fatto un unico sforzo: inviare un suo emissario alla Conferenza Stampa del 27 giugno 2019.  Il partito della “legalità e della trasparenza” il cui Ministro ha firmato la Relazione finale della Commissione “Uranio Impoverito” non ottempera ai suoi doveri e i suoi rappresentanti, parlamentari della Repubblica italiana, violano l’articolo 361 codice
penale,  ovvero “omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale”. Già, perché due sono le cose: o noi abbiamo mentito, pertanto un qualsiasi Parlamentare ci avrebbe dovuto denunciare per “Procurato allarme presso l’Autorità”, articolo 658 codice penale, oppure abbiamo ottemperato a tutti gli obblighi di legge, per cui abbiamo agito nella legalità. Chi dei due non rispetta la legge?
I fatti: la nostra Associazione nel 2018 ha deciso di commissionare a due laboratori analisi qualitative di alcuni vaccini, a proprie spese. Dobbiamo ripetere che abbiamo solo fatto ciò che lo Stato, mediante la sua Commissione Parlamentare di Inchiesta “Uranio Impoverito”, non ha fatto?
Dobbiamo ricordare che la medesima Commissione aveva le analisi dei vaccini tra gli scopi costitutivi? Dobbiamo ricordare che la relazione finale di febbraio 2018 è stata firmata dall’allora deputata Giulia Grillo?


Giulia Grillo
Ricordiamolo, male non fa. Con Delibera del 30 giugno 2015 è stata istituita la Commissione parlamentare di inchiesta che per brevità soprannominiamo “Uranio Impoverito”. All’Articolo. 1, lettera D di questa delibera, possiamo leggere che la Commissione aveva “il compito di indagare… componenti  dei vaccini somministrati al personale militare”. Non solo: la relazione finale pubblicata il 7 febbraio 2018, nelle conclusioni del capitolo “vaccini”, diceva che “il completamento dell’analisi documentale sui dossier di registrazione fin qui svolta (dalla commissione ndr), richiede la verifica sperimentale su vaccini da prelevare a campione… solo in tal modo è possibile controllare la conformità alla scheda tecnica nonché la presenza di componenti non dosati… questo obiettivo, già prefissato dalla legge istitutiva della Commissione non ha trovato attuazione a causa delle limitate risorse economiche a disposizione della Commissione”.
Quindi lo Stato si pone un obiettivo, non lo finanzia e non lo rispetta.
Quando nel 2018 abbiamo ricevuto i primi risultati delle analisi, allarmanti, abbiamo prontamente avvisato tutti gli enti regolatori: EMA, Istituto Superiore di Sanità, Ministero della Salute e AIFA, enti che per mesi si sono rimbalzati tra loro il problema.
Oggi alcuni risultati sono stati confermati interlaboratorio e mediante standard di controllo certificato, ovvero, lo spieghiamo per i meno avvezzi alla terminologia, abbiamo commissionato l’acquisto di alcuni composti per vaccino tra quelli rilevati per poterli confrontare e identificare. Di più non potevamo permetterci, non essendo noi ente di ricerca e finanziando questi lavori con le sole entrate in donazioni e quote associative.
In questo modo abbiamo identificato alcuni composti che evidenziano palesi non conformità in base alle normative nazionali ed europee, ma il fatto che solo questi siano stati acquistati e confrontati per identificarli non significa che tutti gli altri segnali emersi durante le analisi siano inesistenti. Esistono e ci sono, ma per confermare la loro precisa identità si necessita di altri studi che onestamente non competono al cittadino
né per logica né per legge.
Vogliamo qui ricordare che viviamo in Italia, quel meraviglioso Paese fatto anche di leggi e norme, tra cui il programma di controllo annuale della composizione dei medicinali commercializzati, ai sensi dell’art. 53, comma 15 del D.Lgs. 219/2006, dove si prevede l’obbligo di garantire che i farmaci in commercio corrispondano esattamente alle specifiche di qualità delle procedure autorizzative, concetto ribadito dal “Piano di Attività per l’anno 2018 – AIFA”,  dal “Piano di Attività per l’anno 2019  – AIFA” e il “Piano delle Performance 2019-2020 – AIFA”  per il contrasto al crimine farmaceutico. Basti pensare che l’articolo 445 del codice penale, “Somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica” e l’articolo 443  del codice penale, “Commercio o somministrazione di medicinali guasti”, prevedono pene fino a 10 anni di carcere.
Il cittadino ha la possibilità, e per noi il dovere, di segnalare possibili difetti di produzione e difformità nella composizione di qualsiasi medicinale e l’ente preposto alla gestione di queste segnalazioni è proprio l’AIFA che, mediante il sistema di Rapid Alert, che recepisce disposizioni europee, si è data l’obiettivo di rispondere alle segnalazioni entro ventiquattro ore e di gestirle al 100%.
Ovvero, dovrebbero rispondere ad ogni segnalazione entro ventiquattro ore dalla ricezione.
Ventiquattro ore… ed è passato un anno.
Corvelva non ha mai detto di avere ragione, abbiamo informato e chiesto aiuto alle istituzioni che si sono mostrate sorde e questo avrà un costo politico certo, e lo avrà a maggior ragione nei confronti dei partiti che hanno costruito la propria propaganda elettorale sulla libertà di scelta e contro l’obbligo introdotto dalla legge Lorenzin e del partito che si ergeva a paladino della democrazia diretta e che, non solo è rimasto sordo, ma ha attaccato pubblicamente tramite un suo rappresentante un’associazione di privati cittadini, con accuse infondate e pretestuose in un contesto dai toni pacati e rispettosi, qual era la conferenza stampa tenutasi alla Camera dei Deputati.
Le nostre domande restano tuttora inevase:
AIFA ha mai eseguito analisi sul prodotto finito?
Se sì, dove sono le analisi di AIFA o dell’Istituto Superiore di Sanità?
Quante altre segnalazioni dei cittadini sono pervenute ad AIFA o altro organo, e sono rimaste inevase?
Concludiamo dicendo che sono stati ritirati dal commercio 62 farmaci nel 2016, 54 nel 2017 e 40 nel 2018,  per un totale di oltre 150 farmaci ritirati dal commercio nell’ultimo triennio, e nella quasi totalità dei casi il ritiro è avvenuto su segnalazione spontanea del produttore stesso.
Ricordiamo che tutti questi farmaci avevano superato i requisiti degli standard internazionali ed erano pertanto «certificati e conformi alle procedure e ai requisiti condivisi a livello europeo e internazionale sulla base delle conoscenze scientifiche disponibili». Eppure, non erano sicuri, e sono stati ritirati dal commercio.

22 luglio 2019

GIALLI / BORSELLINO, ROSSI, PANTANI: E’ DEPISTAGGIO CONTINUO

L’eterno giallo sulla strage di via D’Amelio. La vergogna di una verità non raggiunta, di una giustizia che non arriva. E lo scandalo di un maxi depistaggio di Stato, orchestrato proprio da chi avrebbe dovuto operare per mandare in galera killer e mandanti: ed invece ha coperto, occultato, sviato.
La più colossale menzogna costruita calpestando la memoria del giudice coraggio Paolo Borsellino, il simbolo, con Giovanni Falcone, nella vera, autentica lotta alle mafie e ai loro riciclaggi stramiliardari.

Falcone, Borsellino e Antonino Caponnetto. In apertura Paolo Borsellino e, sullo sfondo, il tribunale di Palermo
I cittadini sono ormai stufi di marce, marcette, sbandierate e sceneggiate: vogliono la verità su quei morti, e vedere finalmente sotto processo tutti quelli che fino ad oggi l’hanno fatta franca.
Siamo alla seconda puntata sui Misteri d’Italia, che sono in piedi da decenni, come tanti sepolcri imbiancati. Abbiamo parlato del caso clou, quello che ha visto l’assassinio a Mogadiscio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. E adesso siamo al giallo della strage di via D’Amelio, che guarda caso ha non pochi punti in comune.

QUEL DEPISTAGGIO CHE HA NOMI E COGNOMI
In primo luogo perché, come nel giallo Alpi, siamo in presenza di un clamoroso Depistaggio di Stato. Sul quale fino ad oggi non si sono levate proteste, in mezzo ad un totale, complice silenzio politico e istituzionale. Nessuna forza politica, infatti, è scesa in campo per dire una parola su quel depistaggio, né il governo gialloverde, né l’impalpabile opposizione, né s’è udita una sillaba da parte del presidente mummia Sergio Mattarella. Una vergogna.
Un depistaggio sul quale s’è aperto un processo: alla sbarra tre poliziotti che facevano parte, all’epoca delle prime indagini, del team guidato dall’ex questore di Palermo Arnaldo La Barbera. Un uomo anche dei Servizi segreti, La Barbera, sul quale è stata scaraventata tutta la responsabilità per il depistaggio, vale a dire il taroccamento del pentito Vincenzo Scarantino.
Adesso La Barbera non può difendersi, perché da una quindicina d’anni è passato a miglior vita. Non può quindi più raccontare se ha fatto tutto di testa sua, se ha organizzato la tragica sceneggiata da solo, oppure se ci sono stati interventi dall’alto, ad esempio dei magistrati dai quali funzionalmente e gerarchicamente dipendeva.

Il falso pentito Vincenzo Scarantino
A questo punto sorge spontanea la domanda: riuscirà mai il processo in corso sul depistaggio a chiarire quale effettivo ruolo hanno giocato i magistrati?
Vorranno e potranno raccontare quello che è veramente successo i tre poliziotti ora alla sbarra? Sarà verità oppure omertà? Staremo a vedere.
Il nodo sta tutto nella costruzione a tavolino del pentito Scarantino. Una costruzione emersa mano a mano, attraverso non poche testimonianze. La verbalizzazione sulla strage di Scarantino era servita a far condannare 7 innocenti che hanno scontato la bellezza di 16 anni di galera.
Proprio come è successo per il giovane somalo che ha scontato sempre 16 anni (sembra un macabro rituale) per un omicidio mai commesso, quello di Ilaria e Miran, sulla base della testimonianza taroccata di un altro somalo, alias Gelle.
Nella sua ultima verbalizzazione Scarantino (e così poi ha fatto la moglie) ha descritto per filo e per segno tutta l’operazione-taroccamento. E’ stato minacciato, intimidito, convinto non certo con metodi anglosassoni ad imparare un copione a memoria. Ogni giorno, prima delle udienze processuali, veniva istruito come uno scolaretto, gli veniva fatta ripetere la parte. Gli era stato anche detto che in caso difficoltà avrebbe potuto chiedere di andare in bagno, lì dove avrebbe trovato un poliziotto pronto a ricordagli la parte e imbeccargli le risposte. Ai confini della realtà.

Nino Di Matteo
Tutto questo è ormai storia. Ora occorre arrivare agli autori del testo della sceneggiata. In che misura e con quali ruoli sono coinvolti i tre magistrati che ne hanno “gestito” il pentimento, ossia Anna Maria PalmaCarmine Petralia e Nino Di Matteo?
La figlia di Paolo, Fiammetta Borsellino, ha più volte puntato l’indice nei confronti dei magistrati che fino ad oggi non hanno subito alcuna conseguenza, né civile, né penale. Chiede con la forza e la passione civile che la animano di accertare per ciascuno le precise responsabilità. Potranno saltare fuori dal processo che vede alla sbarra i tre poliziotti?
Da tener presente un elemento non da poco. Uno dei tanti magistrati che hanno seguito le prime piste per far luce sulla strage di via D’Amelio è stata Ilda Boccassini. Toga di gran prestigio, la quale ha potuto valutare l’attendibilità di Scarantino. E prima di passare alla procura di Milano, ha inviato una memoria ai suoi colleghi – evidentemente Palma, Petralia e Di Matteo in prima fila – per metterli in guardia da un pentito del tutto inattendibile e inaffidabile come Scarantino. Ma di tutta evidenza i colleghi non hanno tenuto in alcun conte le sue parole.
Sarà possibile approfondire tale circostanza nel corso dell’odierno processo per il maxi depistaggio?

DAVID ROSSI / GENOVA INDAGA SU SIENA (?)
Passiamo ad altri due gialli senza mai alcuna risposta. Nemmeno parziale. Con il concreto rischio che vadano a finire definitivamente in naftalina. Stiamo parlando dei casi di David Rossi e Marco Pantani. Accumunati, anche stavolta, da non poche, tragiche somiglianze.

David Rossi
Una cortina di silenzio sta sempre più avvolgendo la morte dell’ex responsabile delle comunicazioni per il Monte dei Paschi di Siena, David Rossi, volato giù dal quarto piano della sede centrale in via dei Salimbeni, a Siena.
Un caso che la procura di Siena ha più volte cercato di archiviare, sostenendo la tesi del suicidio. Una tesi che non sta in piedi, manifestamente infondata, per tutta una serie di anomalie che anche uno scolaretto delle elementari sarebbe in grado di vedere.
Per questo oltre un anno fa il fascicolo è passato alla procura di Genova, che dovrebbe indagare anche sulle stesse indagini farlocche portate avanti a Siena.
Ma da Genova non arrivano notizie. Tutto fermo, a quanto pare. Come mai? C’è forse qualche remora nel cavar fuori scomode verità sulle inerzie, quanto meno, dei colleghi senesi?
Periodicamente saltano fuori alcune news, soprattutto per i servizi mandati in onda dalla Iene. Ed emergono di volta in volta notizie su festini, attività massoniche, strani intrecci all’interno del Montedei Paschi, interventi vaticani. Poi di nuovo cala il silenzio più assordate.
Una scena del crimine che parla da sola, come documentano alcune perizie. Quella sulla dinamica della caduta del corpo, da cui risulta chiaro come si sia verifica una spinta e non si possa essere trattato di una caduta da suicidio Poi la perizia grafologica, per dimostrare come le due lettere lasciate ai familiari da David Rossi fossero state scritte sotto coazione. E soprattutto quella medica che evidenzia segni di colluttazione sul corpo, da trascinamento e da sollevamento: che fanno letteralmente a pugni con ogni ipotesi di suicidio.
Senza contare uno degli elementi base. I vertici MPS – già teatro di diverse altri morti sospette di funzionari in quei bollenti anni di “crisi”, come viene documentate nel libro “Morte dei Paschi di Siena” di Elio Lannutti – erano a conoscenza del fatto che a brevissimo David Rossi si sarebbe recato dai magistrati per raccontare la sua verità sugli scandali targati Mps. Una testimonianza che poteva risultare devastante. Per questo David non doveva parlare.

MARCO PANTANI / GIRI E GIRONI INFERNALI
Così come non avrebbe mai dovuto parlare Marco Pantani sugli scandali del doping nelle corse e sulle mani delle scommesse pilotate dalla camorra in occasione del Giro d’Italia del 1999.
Un giallo che dovrebbe tornare ancor più di attualità oggi, dopo le recenti rivelazioni su un altro giallo, la morte del calciatore David Astori.

Marco Pantani
La fine di Pantani resta avvolta in una cortina di nebbia su cui la magistratura non ha voluto far luce. La scena del crimine, quel 14 febbraio 2004 al residence Le Rose di Rimini, parlava in un modo che più chiaro non si può.
Una stanza sottosopra, il letto squarciato, un giubbotto non si sa chi di chi e soprattutto un corpo che racconta di ferite, trascinamento, tracce ematiche, tutto evidente frutto di una colluttazione. E ancora, una pallina di pane e coca che avrebbe dovuto subito indirizzare gli inquirenti verso una pista ben precisa: Pantani venne “abboffato” con palline di pane e coca, tali da provocargli un arresto cardiaco.
Ma quella scena del crimine è stata subito inquinata: indagini fatte con i piedi e, per fare un solo esempio, tracce di un cornetto Algida nel contenitore dei rifiuti, lì lasciato – così scrivono i magistrati – da chi ha subito fatto le indagini: forse per concentrarsi meglio…
Cento e passa anomalie, ha denunciato con amarezza il legale della famiglia Pantani, Antonio De Rensis. Che si è dovuto arrendere davanti alla richiesta di archiviazione sancita dalla procura di Forlì e poi ratificata dalla Cassazione.
Sotto il mero profilo tecnico resta in vita una flebile inchiesta alla Procura di Napoli, affidata al pm antimafia Antonella Serio. Lo stesso De Renzis, ingoiata la sentenza della Cassazione, ha cercato di far riaprire il caso del Giro d’Italia 1999, quello che decretò la fine sportiva e anche umana del Pirata. Un Giro chiaramente comprato e taroccato dalla camorra, che aveva scommesso miliardi di lire, all’epoca, sulla sconfitta del campione.

L’avvocato Antonio De Rensis
Il quale fu fermato, infatti, al tappone di Madonna di Campiglio. Per uno ematocrito troppo elevato, frutto di una combine, proprio perché la camorra aveva effettuato quelle maxi scommesse. Non ci volle molto a “convincere” con metodi non proprio inglesi i medici dell’equipe ad alterare quei dati. “Oggi il ciclismo è morto”, disse quel giorno il capo equipe, un medico svedese, Wim Jeremiasse, dopo qualche mese “affondato” in un lago austriaco.
Della combine aveva parlato un camorrista in carcere a RenatoVallanzasca, e da lì partì l’indagine della procura di Forlì. Che identificò quel camorrista, il quale confermò la sua versione, poi ribadita da diversi altri pentiti di camorra. Ma che fa la procura di Forlì? Se ne frega, ritiene le prove non sufficienti e archivia!
De Renzis chiede alla procura di Napoli la riapertura del caso quasi tre anni fa: proprio perché è coinvolta la camorra e hanno parlato dei pentiti.
Ma da allora di quel fascicolo giudiziario non si sa più niente.
La giustizia è sempre in fase di archiviazione.