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04 luglio 2020

Blog Emanuela Orlandi: Pietro Orlandi: Sono stanco di rivolgere appelli a Francesco, sollecito papa Ratzinger non può non essere a conoscenza dei fatti.




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Pietro Orlandi: Sono stanco di rivolgere appelli a Francesco, sollecito papa Ratzinger non può non essere a conoscenza dei fatti.

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20 maggio 2020

Blog Emanuela Orlandi: Eventi LUGLIO 1983




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Continua la storia di Emanuela e Mirella con gli eventi occorsi nel Luglio 1983
e con la nuova archiviazione da parte del Vaticano per i fatti relativi al Cimitero Teutonico.



Buona lettura

22 aprile 2020

Blog Emanuela Orlandi: Eventi di Giugno 1983





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Continua il diario degli eventi che hanno caratterizzato il 1983 relativamente alla sparizione di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori:

GIUGNO 1983




Buona lettura

18 marzo 2020

Dal Blog Emanuela Orlandi: Inserito nuovo Menù



Dal Blog Emanuela Orlandi:
Abbiamo creato un nuovo menù dalla Home del Blog "Diario di una storia vera"
dove inseriremo tutti gli eventi noti e meno noti dal giorno della sparizione delle due ragazze.

Iniziamo col pubblicare gli eventi precedenti al 1983. Vedremo quello che era l'Italia in quei periodi
con particolare riferimento ai fatti e personaggi poi entrati nell'inchiesta.
Buona lettura.

EVENTI PRE-1983




09 dicembre 2019

Theodor Hlebaroff: bulgaro chiede asilo in Vaticano

Theodor Hlebaroff un profugo bulgaro chiede asilo politico in Vaticano con una lettera inviata alla Segreteria di Stato
La prima telefonata ricevuta dal Vaticano da parte dei rapitori di Emanuela Orlandi non sarebbe stata quella del 5 luglio 1983, cioè dopo che Giovanni Paolo II aveva già lanciato un appello, ma una arrivata tra le 20 e le 21 della stessa sera della scomparsa della ragazza, avvenuta alle 19.15 di 36 anni fa.
La stessa sera della scomparsa di Emanuela, il 22 giugno 1983 intorno alle 20,30 (nemmeno due ore dopo che è stata vista uscire dalla scuola di musica a Sant’Apollinare, dietro Piazza Navona), uno sconosciuto chiama il Vaticano e chiede di parlare urgentemente con il segretario di Stato, Cardinale Agostino Casaroli. Ha qualcosa di importante da comunicare, dice. Ma Casaroli è in Polonia con Giovanni Paolo II, per una visita ufficiale e le suore di turno al centralino non danno gran peso alla telefonata: ogni giorno c’è qualcuno che vuole parlare con il Papa o qualche alto prelato, insomma è pieno di spostati. Il centralino quella sera avrebbe passato la telefonata a Romeo Panciroli, il Direttore della sala stampa Vaticana che ne avrebbe riferito il contenuto a Mons. Carlo Maria Viganò. In cambio della liberazione di Emanuela, i rapitori avrebbero fatto una richiesta il cui soddisfacimento non dipendeva dalla volontà della Santa Sede. Il contenuto di quella telefonata sarebbe stato trascritto poi da Panciroli in un documento inviato via fax a Viganò. Che fine ha fatto questo fax? perché non è mai stato reso pubblico?
Nell’intervista all’ex vaticanista RAI Aldo Maria Valli, Mons. Viganò ricorda di aver collegato la telefonata alla vicenda di un sedicente rifugiato dell’est Europa che mesi prima aveva chiesto, con una lettera indirizzata proprio alla Segreteria di Stato all’attenzione di Rev. P. GianBattista Ré, asilo politico in Vaticano.  
La lettera, datata 20 maggio 1983, viene scritta da Bolzano con l’intestazione Reverendissimo Padre e continua:  “sono un riconosciuto rifugiato politico bulgaro con la qualificazione dell’O.N.U., 43 anni pedagogo, scientista. Chiedo la possibilità di prendere ASILO POLITICO”. Viene firmata col nome di Theodor Hlebaroff che dichiara di essere un professore di musica, lingua e letteratura tedesca, e che tra i vari girovagare per l’Italia fu ospite del Centro di assistenza profughi stranieri Rossi Longhi di Latina. Ma c’è un dettaglio che sembra fatto apposta per catturare l’attenzione. Theodor Hlebaroff che  chiede protezione alla Santa Sede, dice di aver frequentato il Pontificio Istituto di Musica Sacra come alunno straordinario per l’anno accademico 1982-1983, istituto che dista poche centinaia di metri da piazza Sant’Apollinare, dalla scuola dove Emanuela frequentava canto e flauto traverso. Oggi i due palazzi hanno entrate diverse ma all’epoca le due scuole sarebbero state addirittura collegate ed è certo che il Pontificio Istituto di Musica Sacra aveva una sede anche nel palazzo della scuola di musica di Emanuela. 
Non sembra neanche fosse la prima lettera quella del 20 maggio perché sessantaquattro giorni prima, un articolo de La Stampa, fa un resoconto degli sforzi di Hlebaroff  per contattare la Segreteria di Stato, chiedendo prima, la cittadinanza vaticana e poi asilo politico. Si legge che lo stesso, disdegna la qualifica di profugo riconosciuta dalla Commissione paritetica fra il governo italiano e l’alto commissariato dell’ONU per i rifugiati e fa istanza in Segreteria perché in Vaticano non c’è criminalità nonché assenza di: “comunisti, sindacati, industrie inquinanti e problemi con le donne e la loro ossessione del sesso” inoltre fa presente che il Vaticano costituisce una comunità in cui regnano ordine, disciplina.
Il 17 luglio del 1983 viene fatta trovare un’audiocassetta in via della Dataria, a due passi dal Quirinale e dalla sede dell’Ansa. In una facciata si sentono lamenti di una ragazza e dall’altro un comunicato letto da una voce maschile dall’accento straniero che detta le condizioni per la liberazione di Emanuela. Questa voce nel 1983 viene fatta sentire dagli inquirenti ad una donna di Bolzano, Anna, che dice di conoscere quest’uomo e a verbale dichiarerà che “l’accento e la cadenza della registrazione è uguale alla voce di Theodor Hlebaroff, anche se il tono del messaggio registrato è più freddo e monotono, come se stesse leggendo un messaggio”.
Perché viene messo in relazione il bulgaro con la voce registrata sull’audiocassetta? E come può essere stato ammesso alla frequenza del prestigioso Pontificio Istituto di Musica Sacra?

25 giugno 2019

Blog Emanuela Orlandi: Sit-in per Emanuela a 36 anni dalla sparizione

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Sit-in per ricordare Emanuela Orlandi nel giorno della scomparsa con foto e video dell'intervento di Pietro Orlandi.
Sit-in per Emanuela a 36 anni dalla sparizione



Buona lettura
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28 marzo 2019

Blog Emanuela Orlandi: “Emanuela Orlandi vittima di corruzione sessuale in Vaticano”. Intervista ad Alessandro Meluzzi




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Il Vaticano ha raccolto l'istanza, sollevata dalla famiglia, dell'apertura di una tomba al Cimitero teutonico, che ha sede all'interno delle mura vaticane. «Ce ne stiamo occupando, troveremo il modo. Non posso dire di più», ha risposto il promotore di giustizia del Tribunale vaticano, Gian Piero Milano.
Intanto, Alessandro Meluzzi spiega il suo punto di vista di criminologo e psichiatra sul caso di Emanuela Orlandi, uno dei più fitti misteri della storia recente dell'Italia:



Buona lettura

13 marzo 2019

PROCURA DI ROMA / I “MISTERI” DEL DOPO PIGNATONE


Valzer di nomine nelle procure italiane. Oltre un centinaio nei prossimi mesi, con un Csm super impegnato a ridisegnare la mappa del potere giudiziario in Italia.
Nel suo fresco numero l'Espresso, con un'inchiesta della firma antimafia Lirio Abbate, punta i riflettori e sciorina una sfilza di nomi e papabili per i prossimi, delicati incarichi, procura per procura.

Si parte, of course, dalla più bollente del nostro Paese, quella di Roma. Così dettaglia Abbate: "L'epicentro del terremoto è Roma. Giuseppe Pignatone andrà in pensione a maggio e il posto è già stato bandito per evitare di lasciarlo scoperto a lungo. I candidati sono tredici. Oggi piazzale Clodio non è più il 'Porto delle nebbie'. Pignatone lascia a chi erediterà il suo ruolo una grande responsabilità. Vale a dire, continuare a tenere alto il livello della giustizia a Roma senza troppo rispetto per i potenti, come mai prima di lui era stato fatto nella Capitale. Qui sono state squarciate zone grigie, si è puntato dritto alle mafie, nazionali e internazionali" e via continuando con le grandi imprese targate 'Mafia Capitale'.

Proseguono le trombe di Abbate: "Ma anche sulla politica corrotta e collusa sono arrivate condanne e sequestri di beni, decisi e applicati per la prima volta nei casi di corruzione proprio dai pm guidati da Pignatone".
Un paradiso in terra, la procura capitolina, un Eden dove finalmente i cittadini possono trovare i portoni spalancati per ospitare la Giustizia, quella vera. Altro che il famigerato 'Porto delle Nebbie'!

A questo punto, prima di lasciare la procura tra inni e fanfare, non resta a Pignatone che risolvere qualche problemino lasciato ai posteri.
Prendiamo il caso Alpi. E' fresca del 4 febbraio la firma apposta da Pignatone all'ennesima richiesta di archiviazione per l'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. La richiesta è del pm Elisabetta Ceniccola, che ancora una volta chiede al gip di turno (per un anno è stato Andrea Fanelli, chissà chi è il prossimo) di archiviare la "pratica". Nonostante le clamorose evidenze emerse dal processo di Perugia, che un anno e mezzo fa non solo ha liberato dalla galera (vi ha trascorso 16 anni da innocente) Hashi Omar Assan, ma ha anche descritto il "depistaggio di stato" messo in atto da inquirenti e forze dell'ordine per proteggere e far scappare in Inghilterra il teste fasullo Ali Rage, alias Gelle.
Prima di lasciare Roma perchè il capo Pignatone non spiega la "non inchiesta" della sua procura, che si configura a questo punto come l'ennesimo depistaggio? Alla faccia di ogni ipocrita volontà di far Giustizia?

Passiamo all'eterno mistero che ancora avvolge la sparizione di Emanuela Orlandi e della sua amica Mirella Gregori. Mesi fa è sembrato che si aprisse uno squarcio, con il ritrovamento di misteriose ossa in Vaticano. Poi niente, erano ossa stravecchie.
Ma circa un anno fa avevano fatto capolino altre verità molto più clamorose: ossia tracce di una documentazione top secret e conservata nella super cassaforte del Vaticano, in cui venivano messe nero su bianco tutte le spese sostenute per nascondere Emanuela per un anno – a metà dei '90 – in una residenza gestita da alcune suore a Londra.
Come mai quella pista non è stata mai battuta? Perchè la procura capitolina ha paura di ficcare il naso in Vaticano? Perchè si genuflette davanti ad ogni ostacolo? Misteri.
Come di misteri è avvolto, ancora oggi, il giallo sull'omicidio di Pier Paolo Pasolini. Senza che la procura di Roma alzi un dito, neanche mezzo.

Due anni fa l'avvocato della famiglia, Stefano Macioti, ha chiesto la riapertura dell'inchiesta basandosi su una prova inoppugnabile: quella del DNA, il cui test ha dimostrato come sulla scena del delitto non si trovasse solo Ignoto 1, ossia Pino Pelosi, ma anche un secondo e forse un terzo soggetto (Ignoto 2 e Ignoto 3). A questo punto Macioti ha semplicemente chiesto che quel test del DNA venisse esaminato e il caso venisse riaperto. Facile come bere un bicchier d'acqua.
Pensate che qualcosa si sia mosso? Neanche un battito d'ali. Il pm del caso, Francesco Minisci, s'è tuffato negli impegni sindacali, diventando presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati e certo non aveva tempo da perdere in bazzecole del genere.
D'accordo il capo Pignatone? Perchè non fa sapere qualcosa prima di godersi la dorata pensione?

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09 marzo 2019

La scomparsa di Emanuela Orlandi e la tomba al cimitero teutonico. Il fratello Pietro: “Il Vaticano non ci risponde da mesi”

di SERGIO TRASATTI/ La famiglia di Emanuela Orlandi, tramite il suo legale Laura Sgrò, ha presentato formale istanza al segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, per riaprire una tomba nel cimitero teutonico, che si trova all’interno delle Mura vaticane. Secondo una lettera anonima, in quella tomba potrebbe esserci il corpo della ragazza scomparsa il 22 giugno del 1983. Alla luce di questi nuovi sviluppi, il giallo è stato nuovamente approfondito a “La Storia Oscura” su Radio Cusano Campus. Pietro Orlandi, al microfono di Fabio Camillacci, ha fatto alcune precisazioni e rivelazioni importanti: “In realtà -ha esordito il fratello di Emanuela Orlandi- questa lettera anonima che abbiamo ricevuto, non è altro che la conferma di altre segnalazioni che avevamo avuto nei mesi precedenti. Segnalazioni che ci sono arrivate da fonti interne al Vaticano e soprattutto non anonime; ecco perché abbiamo avanzato istanza scritta alla Segreteria di Stato vaticana. E non è la prima istanza che presentiamo bensì la terza e a oggi non abbiamo ancora ricevuto risposta a nessuna delle tre. Tutto ciò conferma che il Vaticano non intende assolutamente collaborare per la ricerca della verità. Noi sappiamo da tempo di questa tomba al cimitero teutonico dove potrebbe essere sepolta mia sorella, così abbiamo chiesto un’indagine interna, una piccola collaborazione, anche riservata, per capire perché queste persone ci hanno segnalato che Emanuela è sepolta in quel camposanto”.
La famiglia Orlandi chiede di aprire quella tomba. Pietro Orlandi a tal proposito ha ribadito: “Ovviamente chiediamo di aprire la tomba. A noi direttamente non ci hanno mai risposto, contrariamente a quanto detto ai giornalisti dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede Alessandro Gisotti, il quale ne ha parlato solo perchè sollecitato dai cronisti quando si è saputo della nostra istanza scritta. Ma ripeto, sono mesi che noi attraverso il nostro avvocato chiediamo al Vaticano di fare chiarezza su quella tomba e sulle segnalazioni che abbiamo ricevuto. Perché questo muro di gomma? Emanuela è una cittadina vaticana è iscritta all’anagrafe vaticana, forse l’unica cittadina vaticana rapita, possibile che non ci sia interesse da parte di quello Stato a cercare di scoprire cosa sia successo? Non fanno altro che dire ‘per noi il caso è chiuso, ci deve pensare lo Stato italiano perché è scomparsa in Italia’. E’ assurdo tutto questo -ha aggiunto Pietro Orlandi a Radio Cusano Campus- è come se nel caso Regeni lo Stato italiano dicesse alla famiglia ‘guardate è successo in Egitto quindi se ne deve occupare la magistratura egiziana per noi il caso è chiuso’.
Strane coincidenze. Orlandi ha poi sottolineato: “Nell’ultima istanza abbiamo anche ribadito la necessità di un’audizione per alcuni cardinali che sono ancora in vita e che sanno che fine ha fatto Emanuela. Tra loro c’è monsignor Piero Vergari, che da rettore della basilica di Sant’Apollinare si attivò per far avere all’ex boss della Banda della Magliana Enrico De Pedis l’inusuale sepoltura nella cripta della stessa basilica. Ma tu guarda che strana coincidenza, in quel cimitero teutonico, tra le varie persone che possono essere seppellite lì, ci sono anche quelle della confraternita che ha sede in quel camposanto. E chi fa parte di quella confraternita? Proprio don Vergari che in passato fu anche indagato per il sequestro di Emanuela. E forse non è nemmeno un caso che la storia delle ossa venute alla luce nella Nunziatura Apostolica d’Italia, sia uscita dopo che l’avvocato Sgrò aveva annunciato al Vaticano la nostra intenzione di presentare istanza scritta per la tomba al cimitero teutonico. Di fatto la storia della Nunziatura ha rallentato tutto su quell’altro fronte. E’ chiaro che dietro la scomparsa di Emanuela c’è un forte intreccio tra Stato, Chiesa e criminalità. Questo ha portato a occultare la verità per oltre 35 anni. E’ come un vaso di Pandora: se lo apri escono fuori tante cose brutte. Ricordo che circa un mese dopo la scomparsa di mia sorella, ci fu un palese invito tra la Presidenza del Consiglio e il Vaticano in relazione alla scomparsa di Emanuela a ‘non aprire quella falla che difficilmente si potrà chiudere’. E’ chiaro -ha concluso Pietro Orlandi- che sapevano cosa era successo ed era qualcosa da proteggere, da tenere nascosta per sempre”.

18 gennaio 2019

Blog Emanuela Orlandi: Federica Orlandi “Anche io avvicinata da Felix sull’autobus”

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La lettera del suicida Alfredo e una nuova interista all'amico di Felix dove gli viene fatta ascoltare la telefonata che preannunciava la presenza della salma di De Pedis a S.Apollinare. 



15 dicembre 2018

Nuovi articoli sul Blog di Emanuela Orlandi

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Pubblicati due nuovi articoli nel Blog di Emanuela Orlandi:

La pista di Bolzano (con video)
L'identikit dell'uomo della BMW (con video)

Buona lettura