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25 novembre 2017

La famiglia di Emanuela presenta la denuncia di scomparsa anche al Vaticano

Lo aveva preannunciato l’avvocato Annamaria Bernardini De Pace lo scorso 17 ottobre a Palazzo Madama.
In occasione della presentazione del Disegno di Legge a firma del Senatore Maurizio Santangelo, l’avvocato della famiglia Orlandi, Annamaria Bernardini De Pace, aveva preannunciato di voler presentare la denuncia di scomparsa di Emanuelapresso la Gendarmeria vaticana. “Pur essendo una cittadina ancora oggi iscritta all’anagrafe vaticana, Emanuela non c’è. Dunque chiederemo ai genitori di presentare una denuncia di scomparsa e a questa denuncia vorrà rispondere il Vaticano. Aprirà un’inchiesta? sarà una possibilità per il nostro Stato di riacquistare una dignità e avere delle risposte dallo Stato Vaticano che finora si è trincerato dietro ombre e preghiere?“.
Laura Sgrò
La denuncia è stata presentata oggi perchè  “al momento nessuna indagine è in corso sulla scomparsa di Emanuela Orlandi né in Italia né nella Città del Vaticano” dichiara Laura Sgrò dello studio Bernardini De Pace e legale di Pietro Orlandi. “Innanzitutto una denuncia di scomparsa, perché nel 1983, quando Emanuela Orlandi è scomparsa, la denuncia fu fatta alle autorità italiane, precisamente presso l’ispettorato competente per il territorio italiano, ma mai in Vaticano. Emanuela è una cittadina vaticana e la nostra speranza è quindi che il Vaticano apra un fascicolo. Denunciamo poi anche un’altra cosa, un fatto che rispetto all’archiviazione dell’indagine, aggiunge elementi nuovi: la trattativa intercorsa tra la magistratura italiana e la Segreteria di Stato vaticana volta a risolvere il problema mediatico della sepoltura di De Pedis in cambio di informazioni su Emanuela“.

23 novembre 2017

Mangiafuoco: Emanuela Orlandi - Mirella Gregori, la storia Seconda Puntata

Condotto da: Angela MariellaSandrone Dazieri e Camilla Baresani. Regia di Luca Raimondo. In redazione: Mimmi MicocciMaria Cristina CusumanoLaura Nerozzi e Cristiana Affaitati. A cura di: Angela Mariella.
Mangiafuoco
© RAI 2017 – tutti i diritti riservati.
Seconda puntata. Mangiafuoco del 17 ottobre 2017
C’eravamo lasciati così, con la voce di Mario, il telefonista senza volto, dà il via al mistero che vi stiamo raccontando, è il mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi. Ma che caso è il caso Orlandi? terrorismo? festini a luci rosse? guerra fredda o depistaggio?
Sono le 8:00 di sera del 22 giugno 1983. Immaginate le mura di Città del Vaticano, immaginate le palazzine racchiuse fra quelle mura, immaginate un appartamento che ospita una famiglia composta da due genitori e 5 figli. Immaginate la cucina e la sala da pranzo, tra poco si cena, dove ognuno svolge il suo compito, chi cucina e chi apparecchia. Immaginate che tutti sono pronti a sedersi a tavola però… però manca un figlio, anzi una figlia, la penultima. Manca la 15enne Emanuela, alta un metro e sessanta, uscita di casa con jeans, camicia bianca e scarpe da ginnastica per andare alla lezione di flauto traverso e canto corale delle quattro del pomeriggio, a poche fermate d’autobus dal Vaticano. Manca, ma alle 19.00, cioè solo un’ora prima all’uscita dalla lezione, Emanuela ha chiamato da una cabina del telefono la sorella, per dirle che le hanno proposto un lavoretto, una dimostrazione di prodotti cosmetici: “Non fidarti e comunque torna a casa e parlane con la mamma” le ha detto la sorella, ma Emanuela non è tornata, non è mai più tornata. I primi elementi del giallo dunque arrivano in casa Orlandi con una telefonata, una delle tante telefonate di segnalazione, ma questa ha qualcosa di particolare. A parlare è un ragazzo che dice di chiamarsi Pierluigi. Lui e la sua fidanzatina avrebbero incontrato a Campo dei Fiori, non lontano dai luoghi della scomparsa, due ragazze, una molto simile ad Emanuela, dice di chiamarsi Barbara.
Il ragazzo chiamerà un’altra volta casa Orlandi per fornire particolari che renderanno la sua testimonianza molto attendibile, gli occhiali di Barbara, cioè Emanuela, che servivano per correggere l’astigmatismo e che a settembre avrebbe suonato il flauto al matrimonio della sorella. Era proprio così, ma nessun giornale fino ad allora lo aveva scritto. Il 28 giugno fu la volta di Mario. Dice di essere il titolare di un bar nel centro di Roma nei pressi di Piazza dell’Orologio. Anche Mario dice di aver visto Emanuela o Barbara come la chiama lui, mentre vendeva cosmetici, ma quando gli viene chiesto l’altezza della ragazza esita, come se non lo sapesse, dice “… bhe…bell’altina… ” mentre in realtà la Orlandi era alta appena un metro e sessanta e in sottofondo poi, dietro di lui, nella telefonata si sente una seconda voce che dice “…no, è de più!“. Pochi anni fa un pentito della banda della Magliana, Antonio Mancini, riconobbe quella voce come la voce del killer più spietato al soldo di Renatino De Pedis, il capo della banda della Magliana.
Antonio Mancini
  “…quello era il killer personale di De Pedis, Rufetto… proprio personale…si muoveva solo per i pezzi buoni…tipo come Edoardo Toscano hai capito perché non poteva tornare a casa…lui è proprietario di un ristorante. “Lei questa voce l’ha riconosciuta”. “Questa voce è la voce della Magliana. Siccome ci sta dentro… quel gruppo… la voce di quel gruppo può essere solo quella di Rufetto che gli fa questa telefonata. Allora io faccio due più due quattro, quelli li hanno presi i testaccini con la Magliana, non ci sono Turchi, Svizzeri… poi se vogliono cercare i Turchi cercassero i Turchi sono problemi loro no? Ma i personaggi… l’unico con quella voce, quel tono, quella mancanza di cultura… è Rufetto!”
Parleremo di un sacco di intercettazioni telefoniche, anche se da lontano, quando si infilavano spinotti ed erano i centralini della SIP a deviare le chiamate alla polizia, e oggi? Vi siete mai chiesti quanti siano i telefoni controllati nel nostro paese? legalmente intendo, non dagli spioni di mezzo mondo che ascoltano direttamente dai cavi sottomarini o dai satelliti? Io sì, e per capirlo ho dovuto scavare tra i dati più disparati. Dopo aver scartabellato, il numero che mi sembra più credibile è intorno alle 25.000 persone intercettata all’anno, su richiesta del PM o autorizzazione dei giudici. Autorizzazione che va rinnovata ogni 15 giorni.
Il problema è che le intercettazioni oggi, sono molto più complicate di una volta perché bisogna controllare anche quello che viaggia su internet, dai messaggini alle chiamate voip, ed è un’immensa quantità di dati. Per questo gli ufficiali di polizia giudiziaria si occupano in prima persona solo delle chiamate a voce, nelle stanze d’ascolto, quelle che vediamo nei film con i poliziotti con le cuffie che stanno svegli a colpi di caffeina. Di internet e di cose come whatsapp, figurarsi telegram e le altre applicazioni, se ne occupano aziende private appaltate dalle procure. Già, perche se per caso siete sotto indagine e avete mandato la foto delle vostre pudenda a qualcuno sappiate che probabilmente è stato un tecnico a partita IVA a catalogarle.
Quello che è certo è che il 3 luglio, undici giorni dopo la scomparsa, Giovanni Paolo II, durante l’Angelus, fa un appello che per la prima volta introduce l’ipotesi del sequestro.
  “… descrivere la viva partecipazione con cui sono vicino alla famiglia Orlandi la quale è nell’afflizione per la figlia Emanuela di 15 anni che da mercoledì 22 giugno non ha fatto ritorno a casa. Condivido le ansie e l’angosciosa trepidazione dei genitori non perdendo la speranza nel senso di umanità di chi abbia responsabilità di questo caso…”
Domenica 3 luglio erano ormai passati ben 11 giorni dalla scomparsa di Emanuela. Giovanni Paolo II, che per Ettore Orlandi, il padre della ragazza, era l’essere vivente più importante al mondo, a parte i propri familiari, si decise a parlare durante l’Angelus del grave fatto occorso ad una cittadina del Vaticano. Il Papa usò un termine, “rapimento” con cui tutte le illazioni su presunti colpi di testa di Emanuela si dissolvevano, tramutandosi in fonte di imbarazzo per chi aveva creduto alla teoria dell’ allontanamento volontario. Erano illazioni che in un certo senso infangavano anche la famiglia che l’aveva educata. La parola rapimento restituiva l’onore agli Orlandi dando per sempre loro lo status di vittime dirette e indirette di un sequestro. Avete presente quando si hanno dei sintomi tipo il prurito di Nanni Moretti in “Caro diario” e i medici ti danno le cure sbagliate? Poi siccome non guarisci ma insisti, si convincono che la cura giusta sia lo psichiatra o gli antidepressivi e invece era solo incapacità diagnostica dei medici curanti? Ecco, il Papa finalmente diagnostica il rapimento. Gli Orlandi non sono cattivi genitori e fratelli che non hanno saputo badare ad una ragazza. Ora però si trattava di capire chi fosse il rapitore.
L ‘Angelus del Papa polacco, che di fatto ufficializza la pista del sequestro, apre la strada ad importanti novità. Il 5 luglio arriva una chiamata alla sala stampa Vaticana. Un uomo con il chiaro accento americano dice di avere in ostaggio Emanuela, per liberarla chiede la scarcerazione di Ali Agca, l’attentatore del Papa. In tutto farà sedici telefonate. Nella seconda, alla famiglia Orlandi, fa ascoltare un nastro con la voce che sembra proprio la voce di Emanuela. Ripete più volte la stessa frase “… convitto nazionale Vittorio Emanuele II dovrei fare il terzo liceo st’altr’anno, scientifico …“.
  Telefonata dell’ “amerikano” alla famiglia Orlandi
Ma voi memorizzate la voce dell’ americano, perché di americano in questa storia potrebbe essercene uno solo: Paul Marcinkus.
Paul Marcinkus
  “Io sono molto grato che il Santo Padre ha accettato la mia richiesta per cominciare una nuova fase della mia vita, dopo tanti anni qui a Roma, io ho avuto un’esperienza preziosissima. Io ho capito che significa l’unità e l’universalità della chiesa.”
Un personaggio come l’arcivescovo Paul Marcinkus, scomparso nel 2006, meriterebbe un film intero e non solo la comparsata nel Padrino parte terza, peraltro il più brutto della serie. Giocatore di golf, fumatore di sigaro, fondatore insieme a CalviSindona e Licio Gelli della Cisalpina Overseas Nassau Bank, indagata per riciclaggio di denaro proveniente dal narcotraffico nelle Bahamas, presidente dell’Istituto Opere Religiose, lo IOR, anche questo accusato di riciclaggio. A parte questo, il nostro arcivescovo è stato implicato, più o meno ufficialmente, in tutti gli scandali che sono girati per trent’ anni attorno al Vaticano, compresa la morte di Papa Luciani che non lo vedeva di buon’ occhio. Era anche massone, ma questa non è una colpa, anche se non è chiaro perché se fai già parte di un’organizzazione super potente come la Chiesa, hai bisogno di un circolo di amici con il cappuccio in testa. Nel 1987 la magistratura ha spiccato un mandato d’arresto contro di lui per il crac del Banco Ambrosiano ma visto che aveva il passaporto Vaticano nessuno è riuscito a mettergli le mani addosso e non ci sono state sollevazioni popolari perché si sa, il Vaticano non è il Brasile e un arcivescovo non è un terrorista in fuga. Marcinkus è morto negli Stati Uniti, libero e felice. Se esiste un aldilà, ed ha ragione lui, probabilmente sta contando soldi anche lì.
Sprezzante, amante del lusso, doppio e triplo-giochista pieno di amicizie tra il criminale e il discutibile, Marcinkus è la conferma di come moltissimi religiosi abbiano usato la Chiesa non per motivi mistici ma come forma di carriera agevolata. Ad un immigrato dell’ Illinois laureato a spese  della Chiesa in teologia, chi glielo doveva offrire un posto così? alla bundesbank o alla banca mondiale non avrebbe resistito così a lungo e non avrebbe mai nemmeno fatto una simile carriera.
Sedici telefonate da sedici cabine telefoniche, l’amerikanoMarcinkus o chi per lui, chiede una linea diretta con il Vaticano anzi con il Cardinale Agostino Casaroli, il Segretario di Stato, il primo massone della lista pubblicata da Mino Pecorelli. Centoventuno cardinali e alti prelati iscritti alla massoneria. C’ erano CasaroliUgo Poletti e Paul Marcinkus il capo dello IOR, la banca Vaticana piena zeppa dei soldi degli americani che, prima con Carter, e poi con Reagan avevano ingaggiato la loro guerra ai comunisti. E’ in questa storia fatta di brave ragazze che studiano e sognano una vita normale, ad un certo punto, entra anche la sacra crociata contro l’impero del male con la pista bulgara, i lupi grigi e l’attentato al Papa.
  Intervento Alì Agca
La faccia da fetente l’aveva, il perfido turco, doppio e triplo come se non li conoscessimo quelle figure da torturatore, i turchi ottomani che espugnano la civile Costantinopoli importandovi crudeltà inaudite: “mamma li turchi” quelle espressioni come nel film Fuga di mezzanotte. Che paura! Magro, segaligno, niente pastasciutta in quella faccia, killer professionista e galeotto di lunga data, Ali Agca il 13 maggio del 1981 spara a Giovanni Paolo II e per miracolo non lo ammazza. E’ un musulmano fanatico, un lupo solitario oppure lo scaltro militante di una spietata organizzazione eversiva?  La fascistoide setta dei lupi grigi oppure ancora un pazzo da trattamento sanitario obbligatorio, un bugiardo invasato e seriale che nemmeno sa più da che parte stia la verità? Oggi Ali Agca è un libero cittadino turco di 59 anni (ndr 2017). Altri, meno assassini e meno bugiardi, altri che sono inermi giornalisti ed intellettuali, restano imprigionati nelle carceri turche.
Lupi grigi, come dire, fascisti turchi, perché questi sono i lupi grigi al tempo di Ali Agca. Non solo l’Italia ma il mondo, in quel tempo, si divideva in fascisti e comunisti e non solo in Italia, ma nel mondo, qualcuno prende gli ideali dal piedistallo del pensiero e li fa scendere ad altezza strada per diventare braccia armate al servizio di altre menti ed altri progetti.  Fu così anche per i lupi grigi che in molte occasioni  hanno prestato uomini e mezzi ai servizi segreti Bulgari.
Ilario Martella
  Intervento Giudice Martella
Insomma, ben prima della scomparsa di Emanuela, Agcaaveva anticipato al giudice Martella che STASI e KGB avevano programmato il rapimento di cittadini Vaticani per uno scambio di prigionieri e ottenere la sua liberazione. Quindi Emanuela è un obiettivo casuale perché in atto c’era già un vasto e preciso piano per rapire cittadini Vaticani appartenenti a famiglie molto legate al Papa e sono gli inquirenti a scoprire che prima di Emanuela, altre ragazze erano entrate nel mirino dei terroristi.
  Intervento Giudice Martella
Da quel che ricordo ho sentito parlare dei lupi grigi due volte in vita mia. La prima riguardo l’attentato al Papa Wojtyla e la seconda nel 1998 quando i magistrati che si occupavano di una serie di attentati alla TAV, in Val di Susa, arrestarono tre anarchici. Secondo le accuse, BalenoSole e Silvano, come si facevano chiamare i ragazzi, facevano parte dei lupi grigi in nome e per conto dei quali, avevano agito tirando giù tralicci e centraline telefoniche. Era un’accusa strana anche per un ignorante come me. Certo, la sigla lupi grigi poteva anche essere una copertura per depistare le indagini, ma non è molto intelligente usare un nome che fa drizzare le orecchie a tutti i servizi segreti del mondo, compresi quelli Vaticani.
Raccontare il caso Orlandi è come fare la lista dei misteri d’Italia, dal caso Calvi, il caso Sindona, il caso Ustica. In questa lista, a un certo punto, entra anche il casoOrlandi. Solo che dietro il caso Orlandi non c’è un banchiere non c’è un faccendiere non c’è un MIG libico, c’è una ragazzina di 15 anni. Le ipotesi sulla sua scomparsa diventano in breve, terreno di strumentalizzazioni, depistaggi e speculazioni anche a sfondo sessuale. E’ la pista della pedofilia.
In serbo c’è un viaggio per Boston, capitale dei preti pedofili andata e ritorno, perché anche questa strada incrocia quella di Paul Marcinkus descritto da alcuni come un assiduo frequentatore di segreti e giri porno. Emanuela sarebbe rimasta vittima di un festino a base di alcool e sesso a cui partecipavano alti prelati ed esponenti del clero, personale diplomatico della Santa Sede e anche un gendarme Vaticano.
A chiamare in causa Marcinkus è un pentito di Cosa nostra, Vincenzo Calcara. Tenete a mente questo nome. In carcere gli hanno detto, che qualcuno ha detto, che qualcuno ha sentito che Orlandi è morta durante una di queste feste ed è sepolta in Vaticano con altre ragazze della stessa età che hanno fatto la stessa fine. E Infatti, un’altra ragazza scomparsa c’è.
Festini a sfondo sessuale. La storia del mondo si potrebbe raccontare inanellando i casi di assassinio, violenza, overdose, scandalo politico, scandalo religioso, scandalo familiare locale causati dai festini promiscui, alcool droga e soprattutto violenza li percorrono. Non c’è un paese che non abbia avuto i suoi scandali da festino sessuale. Anche nel caso di Emanuela si parlò di ecclesiastici assatanati, di personale diplomatico presso la Santa Sede pedofilo, di gendarmi sessualmente corrotti. Secondo queste voci, la figura di Paul Marcinkus sarebbe stata tra quelle dei protagonisti di queste feste sesso droga e canto gregoriano. Il collaboratore di giustizia Vincenzo Calcara ex affiliato di Cosa Nostra, sostenne che Emanuela era morta durante un festino finito male nell’abitazione di un prelato al Gianicolo, dove si trovava il capolinea dell’autobus che la ragazza solitamente prendeva per tornare a casa. Secondo il pentito Emanuela sarebbe poi stata sepolta in Vaticano. Il celebre esorcista padre Amorth confermò queste voci.
Padre Amorth
  “Appena avvenne il fatto di Emanuela Orlandi non so perché ho avuto subito dentro di me l’impressione… è stata presa per un fattaccio sessuale. In un intervista a Monsignor  Simeone Duca dice: ”Ecco… di abitudine si organizzavano dei festini. Avvenivano anche nella sede di ambasciate straniere presso la Santa Sede. Nella faccenda era coinvolto anche un gendarme…” e continua, le ultime parole…:” Quanto all’ Orlandi, dopo essere stata sfruttata, è stata fatta sparire e quindi uccisa .” “Ora questo coincide perfettamente con la mia sensazione. Quando Roma è stata sparsa di manifesti con la foto di Emanuela Orlandi, io pensavo ” Poverini, mi fanno compassione i familiari… è già morta…è già morta.”
Posso dire che Padre Amorth è stato uno dei miei personaggi preferiti? Nella Top Ten lo metto nei primi posti, tra il mago Zurlì e Freddy Krueger. Forse per il cognome, che sembra un insulto in romanesco, una maledizione.  La vita di padre Amorth é stranamente divisa in tre. Durante la guerra è stato comandante partigiano della Brigata Garibaldi e ha guadagnato una medaglia al Valor Militare. Nella seconda parte ha fatto normale vita da prelato con agganci nella Democrazia Cristiana formando giovani menti, fino a quando nel 1986, e qui comincia la parte interessante, è stato nominato esorcista della diocesi di Roma. Nell’ultima parte della sua vita si è trasformato perciò in uno dei più spietati cacciatori di diavoli e satanassi. In venti anni ha compiuto più di 70.000 esorcismi, che spero siano stati  più semplici di quelli che si vedono nei film con la gente che vola e ti vomita addosso. Nella sua instancabile caccia al maligno se l’è presa anche con i suoi servi o quelli che lui riteneva tali, tra gli altri Harry Potter, gli istruttori di yoga, Maurizio CrozzaBeppe FiorelloMario Montie un popolare gioco di carte giapponesi. Con il diavolo ha anche dialogato numerose volte durante gli esorcismi e io me lo immagino come quelle operazioni con il paziente con la testa aperta, che conversa con il chirurgo che gli maneggia il cervello. In un dialogo che riporta nel suo libro “L’ultimo esorcista”, padre Amorth, dopo aver discusso con Belzebù sulle qualità della Madonna, nel senso di madre di Nostro Signore, riesce a fargli confessare che ogni Ave Maria del Rosario è per lui una mazzata in testa. “Se i cristiani conoscessero la potenza del Rosario” conclude il diavolo,  “per me sarebbe finita”. Forse per questo padre Amorth ha scritto un libro anche sul rosario. È morto il 16 settembre 2016 poco dopo che William Friedkin aveva fatto un documentario su di lui. Esatto, proprio il regista dell’Esorcista.
Ma che Emanuela è morta lo sa anche Sabrina, anche Sabrina sa che fine ha fatto Emanuela. Ma chi è Sabrina? In realtà bisognerebbe chiamarla Patrizia perché Sabrina Minardi, al secolo Patrizia, donna di facilissimi costumi amante di Renatino De Pedis, è la donna della banda della Magliana.
Raffaella Notariale
Raffaella Notariale
  Intervista Raffaella Notariale – Sabrina Minardi
Sabrina o Patrizia, come la chiamava Renatino, che parla anni dopo e potremmo dire, molte vite dopo quella vita in cui era la donna del capo. Una vita in cui, tra macchine di lusso e salotti di vario genere, ha conosciuto umanità di vario genere.
  Sabrina Minardi
Ora torniamo indietro e riavvolgiamo il nastro del sequestro Orlandi. Come molti di voi ricorderanno, un mese e mezzo prima della scomparsa di Emanuela, un’altra quindicenne era sparita da casa, a Roma, senza mai più fare ritorno. Si chiamava Mirella Gregori e benché non fosse cittadina del Vaticano e non conoscesse Emanuela, abitavano […] nel grande centro sparpagliato di Roma.
  Anonimo a “Chi l’ha Visto?”
Nel luglio del 2005 una telefonata anonima alla trasmissione “Chi l’ha Visto?” suggerì un collegamento tra le scomparse delle due ragazze. “Chiedete al barista di via Montebello”, diceva la voce. Quel barista era il padre di Mirella. La telefonata era la stessa in cui si diceva che “per venire a capo del caso Orlandi bisognava scoprire chi fosse sepolto nella cripta della Basilica di Sant’Apollinare” e come verrà confermato dalle analisi del DNA, il boss della banda della Magliana Enrico De Pedis. Da quando in qua il corpo di un malavitoso viene seppellito tra le Sacre mura di una Basilica?
Dunque ora è ufficiale quello dentro la basilica di Sant’Apollinare è il corpo dell’ex boss della banda della Magliana Enrico De Pedis. Anche se ancora manca la certezza dell’esame del DNA che verrà effettuato nelle prossime ore, i rilievi sulle impronte digitali fatti dagli esperti della scientifica non lascerebbero dubbi, si tratta proprio della salma di Renatino. L’ispezione nella tomba è stata disposta dalla Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. L’apertura del sarcofago è avvenuta nel cortile della Basilica, dove la polizia ha allestito una tenda per le operazioni tecniche.
© RAI 2017 – tutti i diritti riservati.

Tratto dal Blog di Emanuela Orlandi:
Buona lettura
emanuelaorlandi.altervista.org

20 novembre 2017

"Vi svelo io com'è morto Papa Luciani": sangue, soldi e sesso nel nuovo libro di Gianluigi Nuzzi sul Vaticano

  1. "Vi svelo io com'è morto Papa Luciani": sangue, soldi e sesso nel ...   Tiscali.it

La fine del Papa del sorriso, i misteri irrisolti di Emanuela Orlandi e gli abusi sessuali, sono alcuni dei temi trattati nel nuovo libro del giornalista. E inoltre: riuscirà Francesco a debellare il "magma nero"? C'è chi sa e non parla?


Quanti misteri son passati per le imponenti sale del Vaticano nelle varie epoche e quanti ancora ne custodiscono le antiche mura? Su questi accattivanti argomenti cerca di gettare ancora una volta luce un libro (il quarto della serie) di Gianluigi NuzziPeccato Originale, Edizioni Chiarelettere. Il giornalista – famoso per le sue inchieste sugli aspetti più scottanti delle cronache nascoste della Chiesa di Roma – solleva il velo su alcuni fatti eclatanti che – purtroppo – ne  hanno caratterizzato la storia recente. Dai tanti misteri ancora irrisolti sulla scomparsa di Emanuela Orlandi al rapporto tra Papa Luciani e Marcinkus, dal conto dorato di Madre Teresa presso lo IOR alle testimonianze sugli abusi sessuali a danno di minori dentro il territorio della Santa Sede.
Un discorso condotto seguendo il filo rosso che sembra caratterizzare lo scontro continuo tra poteri contrapposti e inconciliabili, quasi si perpetuasse, anche all'interno di quel perimetro sacro,  il perenne conflitto tra bene e male, come conferma ai nostri microfoni l'autore.

Papa Luciani e Gianluigi Nuzzi
Qual è il filo conduttore della tua ricerca, Gianluigi?
"In questo ultimo saggio sono andato a cercare le verità mancanti a completamento di quanto riportato negli altri libri precedenti, cercando di intrecciare i fili rossi di quella stessa ragnatela che soffoca Papa Francesco e le sue riforme: il filo dei soldi e degli affari, del sesso e del sangue. Mi sono chiesto perché l'attuale Pontefice  viene bloccato nel suo tentativo di cambiamento. Chi lo ostacola? Ho scoperto trattarsi di un male antico, un blocco di potere esistente dall'epoca di Marcinkus, e che magari, come un Gattopardo di letteraria memoria, cambia pelle ma rimane sempre uguale, opponendosi alla trasparenza e alle riforme. Un blocco che cerca di salvaguardare i propri interessi".
Inquietante,  a proposito del mistero sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la vicenda della "trattativa tra il procuratore di Roma e i monsignori".
"Siamo nella fase cruciale delle indagini sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, quando pochi anni fa si stava stringendo il cerchio per arrivare alla verità sulla fine del messo pontificio scomparso negli anni ottanta. Si avviò allora una trattativa segreta tra il capo dei Pm di Roma, Giancarlo Capaldo, titolare dell'inchiesta sull'omicidio di Emanuela Orlandi, e alcuni monsignori del Vaticano. Ci sono stati degli incontri riservati, una sorta di trattativa. Da una parte esponenti della Santa Sede avrebbero fatto capire a Capaldo di potergli dare una verità e addirittura indicargli dove si trovava la tomba di Emanuela Orlandi (esistono su questo le testimonianze oculari di chi ha assistito a questi incontri riservati), dall'altra si chiedeva di chiudere l'inchiesta e di traslare il corpo di Renatino De Pedis, che all'epoca era ancora sepolto nella cripta di Sant'Apollinare a Roma. Io vorrei conoscere i contenuti di questi incontri più a fondo, ma già il fatto che ci sia stata una trattativa simile, tra due stati diversi, il Vaticano e l'Italia, è importante. Una trattativa che per altro non ha portato a nulla: oggi il corpo di De Pedis non è più in quella basilica e ancora non si sa che fine abbia fatto Emanuela Orlandi (rimane in cielo, come disse Papa Bergoglio al fratello della ragazza, Pietro). Su questa notizia della trattativa la prima traccia me l'aveva data il regista Roberto Faenza, che aveva da poco realizzato un film su Emanuela, fiction che si conclude  con questo incontro. E' venuto fuori che non era solo un film, e che davvero c'erano stati parecchi incontri tra questi magistrati e i monsignori del Vaticano".
Altrettanto choccante il racconto del rapporto tra Papa Luciani e il cardinale americano Marcinkus, deus ex machina dello IOR.
"Siamo negli anni 70, quando il patriarca di Venezia, il futuro Papa Luciani, incontra Marcinkus nel torrione dello IOR. Uno scontro drammatico tra due mondi diversi, tra chi voleva la Chiesa dei poveri e chi diceva che la Chiesa non si amministra con gli Ave Maria. Quel capitolo lo intitolo L'omicidio morale di Papa Luciani. Ho scoperto quello che lui era riuscito ad approfondire in quei 33 giorni di pontificato: una situazione incompatibile con Luciani. Credo che l'infarto, da cui adesso la storia dice sia stato colpito, sia frutto di quel magma nero che descrivo, di incontri, di affari e lingotti d'oro che davano poco ossigeno ad Albino Luciani".
Su Madre Teresa dici che aveva un conto presso lo IOR "talmente grande che se lo avesse chiuso l'Istituto avrebbe rischiato il default". Ciò lancia delle ombre su di lei?
"Povera Madre Teresa di Calcutta, bisogna contestualizzare come questo emerge.  E' vero quanto dici ma è anche vero un fatto: lei raccoglieva quei denari per aiutare i poveri del mondo. Il problema è chi gestiva quei soldi. Lei penso sia uno dei pochi punti fermi rimasti nella nostra vita, ma a gestire quel conto erano però le stesse persone che anni dopo avrebbero gestito le tangenti di tangentopoli e i soldi riciclati. Se Madre Teresa l'avesse saputo non ci avrebbe bevuto insieme, non dico un caffè, ma nemmeno un bicchier d'acqua".
Altro Capitolo doloroso è quello degli abusi sessuali su minori, tu racconti una storia molto forte, basata su una testimonianza.
"Ho raccolto la testimonianza di un giovane seminarista che in Vaticano ha assistito, nella sua cameretta del seminario, in una zona riservata ai chierichetti del papa dove dormono ragazzini minorenni, delle scuole medie, a circa 140 episodi  di abusi  ai danni di un suo compagno. Ho letto anche i messaggini di dolore della stessa vittima, che sostiene indirettamente il testimone che sta denunciando quei fatti, perché lui non ce la fa, come succede in tali situazioni. La storia è ancor più inquietante perché, per la prima volta, questo accade all'interno delle mura vaticane, e finora quei mondi non erano rimasti coinvolti in vicende di possibile o presunta pedofilia. Credo ci sia da approfondire in merito, anche perché poi c'è stato un altro testimone che a maggio, in Piazza San Pietro, ha consegnato al Pontefice una lettera. Ci sono insomma più voci che ho cercato di raccogliere e mettere in ordine in quello che è il capitolo sui Chierichetti del Papa. Ragazzi tra i quali si scelgono anche quelli che andranno a servire messa nella basilica di Piazza San Pietro".
Un'ultima domanda: a tuo avviso c'è in seno alla Chiesa qualcuno che sa e non parla? E Papa Francesco in quale misura dovrà fare ancora i conti con certe situazioni aberranti?
"Sicuramente in Vaticano c'è chi conosce le cose e non parla. Lo testimonia la fine che ha fatto il seminarista di cui si diceva, allontanato dal seminario nel momento in cui ha denunciato quanto visto con i suoi occhi. Credo anche che in Vaticano, sul presunto orco, ci sia un dossier. Storie simili gridano vendetta e Papa Francesco deve cercare in tutti i modi di aggredire il fenomeno e smantellarlo. Il problema è che ci vogliono la forza necessaria e le alleanze adeguate in Curia".
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14 novembre 2017

Mangiafuoco: Mirella Gregori – Emanuela Orlandi, la storia. Prima Puntata

Mirella Gregori Emanuela Orlandi

Nuovo articolo pubblicato nel Blog di Emanuela Orlandi, buona lettura.
 

Mirella Gregori – Emanuela Orlandi, la storia.

Prima puntata
"Mangiafuoco" è una radiofiction: il primo programma narrativo di Radio1. Il fatto del giorno, raccontato in forma di dramma da tre sceneggiatori.
Sandrone Dazieri è l'anima noir, Camilla Baresani è quella emotiva e sociale, Angela Mariella è la garante della cronaca.
Dopo aver sceneggiato e condotto la vicenda di Emanuela Orlandi, abbiamo deciso di trascrivere quanto trasmesso per quattro puntate dalle frequenze di Radio1 e riportarlo fedelmente in questo Blog. Ringraziamo tutta la Redazione di "Mangiafuoco".
© RAI 2017 – tutti i diritti riservati.
Condotto da: Angela MariellaSandrone Dazieri e Camilla Baresani. Regia di Luca Raimondo. In redazione: Mimmi MicocciMaria Cristina CusumanoLaura Nerozzi e Cristiana Affaitati. A cura di: Angela Mariella.


Mangiafuoco

Mangiafuoco 16/10/2017 – Prima puntata
Mangiafuoco 17/10/2017 – Seconda Puntata
Mangiafuoco 18/10/2017 – Terza Puntata
Mangiafuoco 19/10/2017 – Quarta Puntata

09 novembre 2017

Tolentino, Fabrizio Peronaci presenta il suo nuovo libro "La tentazione"

  1. Tolentino, Fabrizio Peronaci presenta il suo nuovo libro "La ...   Picchio News (Comunicati Stampa)
Il Nautilus Libreria di Tolentino, mercoledì 15 novembre, alle 21.15, ospita il giornalista del Corriere della Sera Fabrizio Peronaci, che, sin dall'inizio della sua carriera, si è sempre occupato di giornalismo investigativo e d'inchiesta.

Peronaci presenterà il suo ultimo libro "La tentazione", edito da Centauria. Il libro percorre due filoni d'inchiesta. Entrambi sconvolgono l'ordine sacerdotale dei carmelitani scalzi. Uno scandalo sessuale ambientato, di notte, tra i viali di Villa Borghese e le stanze del vicino convento. E una passione lunga una vita tra un insigne reverendo e una professoressa romana. Il racconto, basato su fatti realmente accaduti, si snoda dunque lungo un doppio binario. Il primo parte dallo scandalo a luci rosse esploso nell'ottobre 2015 nell'ordine dei carmelitani scalzi, per il quale Jorge Mario Bergoglio pronunciò pubbliche scuse a nome della Chiesa. Il clamore dei media fu intenso, quanto breve. Ma il reporter autore dello scoop continuò a indagare, portando a galla il dossier secretato, inviato a papa Francesco, relativo a episodi di sesso a pagamento in seno alla Casa generalizia dei seguaci di Santa Teresa d'Avila. Una vicenda torbida, mai conclusa con un regolare processo canonico, nonostante le esortazioni alla trasparenza venute anche dall'interno della gerarchia ecclesiastica e dalla base dei fedeli.
La passione è invece quella esplosa a metà degli anni Sessanta tra il carmelitano Edoardo Raspini, all'epoca Padre Superiore della Provincia Romana, e un'insegnante di lettere. Compagno premuroso e papà di due figlie – da lui riconosciute ufficialmente – «Eddy» passava ogni giorno molte ore con l'amata, per poi all'alba indossare la tonaca e tornare tra i confratelli a condividere pasti, celebrare messe, gestire le finanze comuni. Una doppia vita scandita da cene clandestine al ristorante, incontri nascosti, ma anche da prelievi irregolari di danaro dalle casse della confraternita. Fino a che – nel giugno 1975 – la già rocambolesca relazione si trovò ad affrontare un'ulteriore prova: il coinvolgimento dello stesso padre Edoardo nel furto di un prezioso quadro seicentesco del "Gherardo delle Notti" dal convento di Monte Compatri. L'opera, valutata nell'ordine dei milioni di euro, non è stata ancora ritrovata. 
Ce ne sono di rivelazioni e verità finalmente disvelate nel libro-inchiesta di Peronaci, che non ha mai abbandonato le ricerche più scottanti e i casi irrisolti che si celano o sono celati negli ambienti ecclesiastici. Due le precedenti pubblicazioni sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la prima scritta col fratello di Emanuela, Pietro Orlandi "Mia sorella Emanuela" e "Il Ganglio". 
Un incontro da non perdere con un giornalista che intende far luce sulle tante vicende umane che si intrecciano con l'esistenza di una della più grandi e secolari istituzioni del mondo: la Chiesa cattolica. 
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21 ottobre 2017

Emanuela Orlandi: Istituzione di una Commissione parlamentare dinchiesta

Per la vicenda di Emanuela Orlandi il Senatore Maurizio Santangelo (M5S) presenta il testo del Disegno di legge.
Una Commissione parlamentare d’inchiesta su Emanuela Orlandi, la quindicenne cittadina vaticana scomparsa 34 anni fa, per «verificare se la verità su questa sparizione non sia stata deliberatamente celata, al fine di proteggere personalità di vario livello e ambito». A chiederla è stato il Movimento Cinque Stelle con disegno di legge a prima firma di Maurizio Santangelo, che ha presentato la proposta a palazzo Madama, con il sostegno della famiglia Orlandi nel pomeriggio del 17 ottobre. Presenti alla conferenza stampa, Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella Gregori, e come conferenzieri i legali degli Orlandi Annamaria Bernardini de PaceLaura Sgrò, la conduttrice del programma “Chi l’ha visto?” Federica Sciarelli e Pietro Orlandi.
commissione
Nel documento si legge che  “il caso Orlandi deve essere oggetto di indagine di una Commissione parlamentare per verificare se la verità su questa sparizione non sia stata deliberatamente celata, al fine di proteggere personalità di vario livello e ambito. E’ necessario che quest’organo individui le responsabilità di chi doveva o poteva pervenire almeno ad una verità processuale. La stessa si ritiene necessaria per comprendere dove il sistema fallisce, dove si blocca l’ingranaggio e capirlo appare fondamentale, non solo per Emanuela Orlandi, ma per tutti gli scomparsi che lo Stato ha il dovere di rintracciare”.
La Commissione bicamerale concluderà i lavori entro nove mesi dalla sua composizione (venti senatori e venti deputati) e potrà chiedere, tra l’altro, al Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, di promuovere opportune iniziative diplomatiche presso gli organi competenti dello Stato della Città del Vaticano, al fine di acquisire informazioni, documenti e testimonianze, incluse le modalità dell’attività investigativa delle autorità italiane e vaticane.
Nel frattempo l’avvocato Annamaria Bernardini De Pace chiederà alla famiglia di Emanuela Orlandi di presentare una denuncia di scomparsa presso la gendarmeria dello Stato Vaticano in quanto Emanuela rimane una cittadina vaticana ancora iscritta al registro dell’anagrafe. “Il Vaticano vorrà rispondere? Ci sarà una risposta da parte di uno Stato estero che finora si è trincerato?”. Ad oggi, continua l’avvocato, «ci è stato risposto non in maniera ufficiale, ma da un convegno, che “il caso è chiuso‘”.
Visualizza e scarica il DISEGNO DI LEGGE

emanuelaorlandi.altervista.org

03 ottobre 2017

Fittipaldi: “Ho trovato un documento uscito dal Vaticano”

Dossier Vaticano Emanuela Orlandi

Nuovo articolo pubblicato nel Blog di Emanuela Orlandi, buona lettura.

Fittipaldi: "Ho trovato un documento uscito dal Vaticano"
Documento di cinque fogli: Resoconto sommario delle spese sostenute dallo Stato Città del Vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi (Roma 14 gennaio 1968)
Alle 02,06 del 18 settembre 2017 sulla bacheca del giornalista Emiliano FITTIPALDI compare il seguente post:
 Ho trovato un documento uscito dal Vaticano. Ci ho lavorato mesi, e ho pubblicato un libro, "Gli impostori", che uscirà tra qualche giorno.
Il documento choc è un riassunto di tutte le note spese per un presunto "allontanamento domiciliare" di Emanuela Orlandi. La ragazzina che viveva nella Santa Sede scomparsa nel 1983. Leggendo il resoconto e seguendo le tracce delle uscite della nota, che l'estensore attribuisce al cardinale Lorenzo Antonetti, sembra che il Vaticano abbia trovato la piccola rapita chissà da chi, e che abbia deciso di «trasferila» in Inghilterra, a Londra. In ostelli femminili. Per 14 anni le avrebbe pagato «rette, vitto e alloggio», «spese mediche», «spostamenti». Almeno fino al 1997, quando l'ultima voce parla di un ultimo trasferimento in Vaticano e «il disbrigo delle pratiche finali».
Delle due l'una: o il documento è vero, e apre squarci clamorosi e impensabili sulla storia della Orlandi. O è un falso, un apocrifo che segna una nuova violenta guerra di potere tra le sacre mura. Ma chi può aver costruito un simile resoconto? La mia inchiesta, anticipata da 
Repubblica e L'Espresso.
Il giornalista, sulle pagine dei quotidiani, continua:
Il documento, che esce certamente dal Vaticano, anche se non protocollato e privo di firma del suo estensore, pare verosimile. Ma quasi incredibile nel suo contenuto. Dunque, delle due l'una: o è vero, e allora apre per la prima volta squarci impensabili e clamorosi su una delle vicende più oscure della Santa Sede. O è un falso, un documento apocrifo, che mischia con grande abilità tra loro elementi veritieri che inducono il lettore ad arrivare a conclusioni errate.
In entrambi i casi, il pezzo di carta che ho in mano è inquietante. Perché, fosse un documento non genuino, significherebbe che gira da almeno tre anni un dossier devastante fabbricato ad arte per aprire una nuova stagione di ricatti e di veleni in Vaticano. Chi e quando avrebbe costruito un simile documento, che come vedremo contiene dettagli, indirizzi, nomi e circostanze molto particolari che solo un soggetto "interno" alla Città Santa poteva conoscere così bene? Se non è davvero stato scritto dal cardinale Antonetti, chi l'ha redatto con tale maestria, e chi l'ha poi messo, anni fa, nella cassaforte della Prefettura?
Difficile rispondere ora a queste domande. Ma è chiaro che, se il documento fosse falso, la Gendarmeria guidata da Domenico Giani avrà parecchio da lavorare. Il report fasullo potrebbe essere rimasto nascosto per anni in qualche cassetto, mai usato (almeno fino ad ora) e infine dimenticato. O potrebbe essere stato costruito ad hoc più di recente, dopo il furto del marzo del 2014, e restituito dai ladri insieme ad altri documenti certamente veritieri. Ma se è così, perché monsignor Abbondi non ha detto davanti ai magistrati di papa Francesco che lo interrogavano sul contenuto del plico anonimo con i documenti rubati che era tornato, tra gli altri, anche un dossier sulla Orlandi che non aveva mai visto, e quindi forse fasullo? Perché ha parlato genericamente di carte "sgradevoli"?
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È pure evidente, però, che il report non spiega chiaramente cosa sia accaduto alla ragazzina che amava le canzoni di Gino Paoli, né accusa con nome e cognome qualcuno di responsabilità specifiche sul rapimento e sulla fine di Emanuela. Per quanto incredibile, cerco di costringermi a pensare che il documento possa essere anche una lettera autentica. Il report di un burocrate, il cardinale Antonetti appunto, che rendiconta minuziosamente ai due destinatari tutte le spese sostenute per "l'allontanamento domiciliare" della Orlandi, spese divise per quattro archi temporali definiti. Una pratica obbligatoria nei servizi segreti di ogni Stato del pianeta: alla fine di un'operazione, anche quelle in cui vengono usati fondi neri, i responsabili devono presentare il consuntivo di ogni spesa effettuata ai superiori.
La missiva è "presentata in triplice copia", come si usa fare da sempre in Vaticano anche per i documenti riservati (uno va ai destinatari dei vari dicasteri coinvolti, un altro resta nell'archivio dell'Apsa). Stavolta una copia è finita anche negli archivi della Prefettura degli affari economici, cioè il ministero della Santa Sede che aveva il compito di supervisionare le uscite dei vari enti vaticani. Non è una stranezza: nell'enorme armadio blindato che i ladri hanno aperto nel marzo del 2014 ci sono migliaia di documenti provenienti anche da altri enti vaticani. Tra cui, per esempio, le lettere di Michele Sindona spedite non in Prefettura, ma ai cardinali presidenti di pontifice commissioni.
Fosse veritiero, dunque, il rendiconto datato marzo 1998, pur in assenza delle 197 pagine di fatture, darebbe indicazioni e notizie sbalorditive che potrebbero aiutare a dipanare la matassa di un mistero irrisolto dal 1983. Perché dimostrerebbe, in primis, l'esistenza di un dossier sulla Orlandi mandato alla segreteria di Stato, mai consegnato né discusso con le autorità italiane che hanno investigato per decenni senza successo sulla scomparsa della ragazzina. Perché evidenzierebbe come la chiesa di Giovanni Paolo II abbia fatto investimenti economici importanti su un'attività investigativa propria, sia in Italia sia all'estero, i cui risultati sono a oggi del tutto sconosciuti. Perché il dossier citerebbe un fantomatico "Commando1" guidato direttamente da Agostino Casaroli, potente segretario di Stato della Santa Sede, forse un gruppo di persone composto da pezzi dei servizi segreti vaticani (il corpo della Gendarmeria ha funzioni di ordine pubblico e di polizia giudiziaria, ma svolge anche lavoro di intelligence per la sicurezza dello stato) che ha preso parte alle attività successive alla scomparsa della ragazza.
Ma, soprattutto, il resoconto diventa clamoroso quando mostra come tra il 1983 e la fine del 1984 il Vaticano, dopo indagini autonome, avrebbe investe in un primo "spostamento" la bellezza di 4 milioni di lire.
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Video "askanews" del 18 set 2017
Il dossier sintetizza gli esborsi sostenuti dal Vaticano dal 1983 al 1997. La somma totale investita nella vicenda Orlandi è ingente: oltre 483 milioni, quasi mezzo miliardo di lire.
L'elenco riempie pagina due, tre, quattro e, in parte, cinque del rendiconto. La prima voce riguarda il pagamento di una "fonte investigativa presso Atelier di moda Sorelle Fontana". La Orlandi, nell'ultima telefonata alla famiglia prima della sparizione, aveva in effetti detto che qualcuno le aveva proposto di pubblicizzare i prodotti di una marca di cosmetici, la Avon, durante una sfilata delle stiliste Fontana. Per la fonte, la Santa Sede aveva sborsato 450.000 lire. C'era un'altra spesa per la "preparazione all'attività investigativa estera" costata altre 450.000 lire, uno "spostamento" da ben 4 milioni di lire e, soprattutto, le "rette vitto e alloggio 176 Chapman Road Londra".
Chi ha scritto il documento, come vedremo, aveva digitato male l'indirizzo: a quello giusto c'è la sede londinese dei padri scalabriniani, la congregazione dei missionari di San Carlo fondata nel 1887 da Giovanni Battista Scalabrini. Dagli anni sessanta gestiscono un ostello della gioventù destinato esclusivamente a ragazze e studentesse. Nel periodo 1983-1985, per le rette, erano stati versati 8 milioni di lire. Il prezzo giusto, mi dico, per ospitare una persona in quell'arco temporale (per dare un ordine di misura, nel 1983, secondo i dati storici della Banca d'Italia, lo stipendio medio di operai e impiegati era di circa 500.000, 600.000 lire nette al mese).
La prima pagina si chiude con i costi per l'"indagine formale in collaborazione con Roma" (23 milioni) e con la misteriosa "attività di indagine riservata extra 'Commando 1', direzione diretta Cardinale Casaroli", per una cifra di 50 milioni di lire. Agostino Casaroli era il segretario di Stato che nella vicenda Orlandi ha avuto un ruolo importante, soprattutto all'inizio.
La nota, nella seconda e nella terza pagina, racconta i costi sostenuti per l'"allontanamento domiciliare" di Emanuela nel periodo "febbraio 1985-febbraio 1988". Si elencano dispendiosi viaggi a Londra di esponenti vaticani di altissimo livello, soldi investiti per la "attività investigativa relativa al depistaggio", spese mediche in ospedali e fatture per specialisti in "ginecologia". Si parla di "un secondo" e di "un terzo trasferimento", di decine di milioni di lire per "rette omnicomprensive" di vitto e alloggio.
Gli anni scorrono. Arrivo all'ultima pagina. Il documento segnala che il resoconto dei costi per le attività relative alla cittadina Orlandi e al suo "allontanamento domiciliare" si riferisce stavolta al periodo "aprile 1993-luglio 1997". Le voci del quadriennio sono solo tre: oltre alle solite rette (con "il dettaglio mensile e annuale in allegato 22") e ad altre "spese sanitarie forfettarie", figura il capitolato finale. Mi si gela il sangue: "Attività generale e trasferimento presso Stato Città del Vaticano, con relativo disbrigo pratiche finali: L. 21.000.000".
La lista finisce qui, ma in fondo alla quinta pagina il mittente aggiunge una postilla. "Il presente documento è presentato in triplice copia, per dovuta conoscenza ad entrambi i destinatari, si rimanda a documentazione allegata sulle modalità di redazione. Non si espleta funzione di protocollazione come da richiesta. APSA è sollevata dalla custodia della documentazione allegata presentata in originale. In fede, Lorenzo Cardinale Antonetti. Stato Città del Vaticano, A.D. 1998, mese di marzo giorno 28."
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