07 maggio 2020

VOCE DELLE VOCI - LA NEWSLETTER DEL 7 MAGGIO 2020

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VOCE DELLE VOCI - LA NEWSLETTER DEL 7 MAGGIO 2020

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GRUPPO MARCUCCI / KEDRION, LE RICERCHE SU COVID-19 NEI LABORATORI DI WUHAN

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Horror & Mistery di un diavolo di virus

Dalla padella (Trump) alla brace (Johnson)

USA / LE CIFRE “PAZZE” SUI DECESSI PER COVID-19

CONTAGEON / PARLA Il CONSULENTE-EPIDEMIOLOGO

RACCOLTA UE PER IL VACCINO / BILL GATES DIRIGE L’ORCHESTRA

BIG PHARMA / UTILI RECORD NEL PRIMO TRIMESTRE 2020

POTERI FORTI / L’ULTIMO MESSAGGIO DI GIULIETTO CHIESA

2 Maggio 2020  di PAOLO SPIGA
In difesa di Julien Assange come simbolo di democrazia e di libera informazione. Per denunciare gli attuali, immensi pericoli che tutti corriamo per la privazione dei più elementari diritti. E per la presenza di forze oscure che minano le nostre esistenze. Sono le ultime parole pronunciate in ...continua

MAEVE KENNEDY / PERCHE’ E’ STATA SUBITO ARCHIVIATA LA SUA “MORTE”?


INDIA / PRONTI A PRODURRE MILIONI DI DOSI DEL VACCINO ANTI COVID-19

I DECRETI DI CONTE SONO INCOSTITUZIONALI? ► MICHETTI: "SI È APERTA UNA STRADA PERICOLOSISSIMA"

06 maggio 2020

Garavelli, primario: la quarantena uccide l’Italia, non il virus

Bambini Quanto può durare, un paese bloccato in una quarantena? Colleghi psichiatri mi dicono che la gente comincia a soffrire. Forse, Covid farà più morti per le patologie psichiatriche (omicidi, litigi in famiglia e tra vicini) e per la crisi sociale e la fame che indurrà, che di per se stesso. Dobbiamo affrontare il toro per le corna: se le misure quarantenarie non dimostrano di funzionare, e se il virus non finisce la sua corsa per ragioni climatiche, allora bisogna pensare a qualcos’altro. Non bisogna bloccare il paese: abbiamo strumenti di chemioterapia e di chemioprofilassi analoghi a quelli a disposizione dell’India per contrastare la malaria. Abbiamo un farmaco come il Plaquenil (l’idrossiclorochina) che si sta dimostrando assolutamente efficace, e non solo per il trattamento delle forme acute in fase iniziale, determinando nella maggior parte dei casi lo sfebbramento in terza giornata e soprattutto riducendo il Covid e quindi la pressione sugli ospedali. Soprattutto: essendo un farmaco di lunga durata (22 giorni), che si concentra nelle cellule dell’alveo respiratorio, e che ha una larga tradizione d’impiego nella profilassi della malaria, con il Plaquenil potremmo anche fare una politica “coloniale”, come quella inaugurata in India dagli inglesi nei confronti della malaria. Abbiamo il coraggio di fare queste scelte?
Altrimenti, dalla segregazione non usciremo più (specie considerando che la speranza in un vaccino si sta allontanando sempre di più). Spero siano infondate, le perplessità che nutro nei confronti della vaccinazione per il coronavirus: io credo nei vaccini, incluso quello per l’influenza stagionale (la compresenza di influenza e Covid non è augurabile a nessuno). Ma dobbiamo prendere il toro per le corna. Ora abbiamo questa medicina preziosa. Probabilmente, in futuro, la farmacopea ce ne darà altre, a nostra disposizione. La malaria non siamo riusciti a vincerla: è tuttora endemica in molte zone del mondo, e altre ne ha conquistate. Per la malaria ci sono diversi vaccini, sperimentati da anni, che però non offrono un risultato risolutivo. Ma i paesi alle prese con la malaria – mezzo mondo – non si sono chiusi nella quarantena: affrontano il problema, lo vivono, e hanno medicine assolutamente efficaci, che curano i fatti acuti dei residenti e “profilassano” chi visita quei paesi per poco tempo. Questo è quello che abbiamo a disposizione. Dobbiamo essere realisti e affrontare il problema, non fare guerre sui singoli prodotti o sofismi sugli effetti collaterali (sappiamo benissimo che nessuna medicina è assolutamente “safe”, sicura, e infatti questi prodotti devono essere somministrati dai medici di base, che conoscono bene i loro pazienti).
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, su 14.000 decessi, solo l’1,2% erano persone sotto i 50 anni (è evidente che il pericolo si concentra sulla popolazione anziana). Covid è molto diffusibile, ma Ebola o il vaiolo sono assai più letali: nel caso di Ebola, muore anche un paziente su due. Da un punto di vista infettivologico – lo dico con un certo cinismo – il vaiolo e Ebola sono virus “seri”. Covid è un virus influenzale che ha un’unica disgrazia: è estremamente diffusibile. Fare tamponi a tutti? Ma in che tempi avremmo la risposta? E poi: vogliamo separare ulteriormente le famiglie, come propone qualcuno nell’Oms, creando campi di concentramento per contagiati? Chiudere il mondo per il Covid? Il mondo soffre malattie infettive come la tubercolosi, l’Aids nei paesi in via di sviluppo, la malaria e il morbillo infantile che provocano milioni e milioni di morti. Nei Pazienti Covidconfronti di queste malattie, in quesi paesi si può fare poco o nulla. Eppure nessuno di loro ricorre alla quarantena, continuano ad avere milioni di morti – e parliamo anche di economie emergenti, che fanno impallidire quella italiana.
Nonostante il Covid, secondo l’Istat, nel primo trimestre del 2019 sono morti di polmonite più italiani rispetto a quelli deceduti del primo trimestre 2020? Evidentemente, la popolazione quest’anno è più salda. Ad esempio: è stata vaccinata di più e meglio nei confronti dell’influenza, che in questo periodo ha causato meno mortalità rispetto agli anni precedenti (e poi è arrivato il Covid). Ma mi sembra un po’ tutto sottostimato: gli asintomatici, i malati, i morti nelle case di riposo. Stando però ai numeri globali, la mortalità di Covid non è così allarmante: sembra inferiore all’1% (cioè: molto meno delle normali polmoniti batteriche stagionali, la cui mortalità è del 4-5% senza mettere in quarantena nessuno). La sfida a Covid non si vince negli ospedali, ormai al collasso e oltretutto non idonei. Si vince sul territorio, così come – da sempre – si vince la sfida contro la malaria.
Il caso della Svezia? Sembra dimostrare una tendenza diffusa in moltissimi governi: prima annunciano l’intenzione di controllare il fenomeno mettendo nel conto alcune vittime, poi si spaventano di fronte ai timori dell’opinione pubblica e così attuano misure di contenimento, essenzialmente per far vedere che stanno facendo qualcosa per limitare i danni, nell’immediato. Ma se poi avremo altre ondate pandemiche, largamente annunciate, il protrarsi della segregazione peggiorerà ulteriormente il bilancio, con il collasso socio-economico e la comparsa di strane dinamiche politiche. Poi, certo, è evidente l’assoluta sovrapponibilità tra la diffusione più acuta di Covid e le aree a maggiore diffusione di inquinanti come le polveri Il professor Garavellisottili. E’ una conferma grave e visiva: le polveri sottili determinano un’infezione cronica dell’alveo respiratorio (fino alla bronchite cronica ostruttiva). Un organo infiammato cronicamente può reagire in modo eccessivo all’infezione (come avviene in Covid-19).
Il vero problema è l’enorme diffusibilità di Covid. Se lasciato libero di correre, c’è il rischio che infetti 30-40 milioni di italiani. Visto che produce patologie nel 10% dei contagiati, vuol dire 4 milioni di italiani che si ammalano, potenzialmente 2 milioni di malati ricoverati in ospedale, di cui teoricamente un milione di questi in terapia intensiva, e – sempre potenzialmente – attorno al mezzo milione di morti. Dal punto di vista statistico, Covid non è poi un granché. L’80-90% della popolazione si infetta in modo asintomatico o “paucisintomatico”, il 10% si ammala, il 5% si ammala in modo grave e l’1% decede. E’ l’enorme diffusibilità a motivare i grandi numeri. Questo spaventa, di Covid: non la gravità della patologia in se stessa, ma i numeri che può scatenare. Lo stiamo vedendo: Covid-19 prosegue la sua corsa folle, nel mondo, che lascia dietro di sé una striscia di malati e di morti. Covid è ormai una patologia diffusa ovunque (quindi, possiamo definirla pandemia) con il maggior numero di casi – e di vittime – negli stessi Stati Uniti d’America. Al momento, quindi, pare un “cavallo pazzo” che sta correndo libero nelle praterie, nonostante tutti i tentativi di contenimento messi in opera, che evidentemente stanno rallentando – ma non bloccando – questo cavallo.
I tentativi di contenimento possono funzionare per patologie da contatto, come Ebola, dove tutti i diffusori sono sintomatici e quindi facilmente identificabili. In Ebola io identifico i malati (che poi sono anche quelli che infettano); dato che il contagio avviene per contatto, io li confino in quarantena e limito la malattia. Covid invece è un problema: è una patologia a trasmissione prevalentemente respiratoria, ma non solo. C’è il grande iceberg del sommerso: l’80-90% dei casi sono soggetti antistomatici, che verosimilmente possono trasmettere l’infezione. Soprattutto, nei confronti di Covid il sistema immunitario pare non essere così efficace. Di recente sono state descritte delle riattivazioni in pazienti ritenuti precedentemente guariti (circa il 10%), così come – potenzialmente – sono possibili delle re-infezioni. Quindi si va a ragionare di una patologia che Plaquenilmagari dà un’acuzie, ma magari può dare anche delle recidive, e soprattutto può infettare cronicamente le nostre fosse nasali e di lì uscire in modo transitorio, continuando a determinare fonti di contagio, ben al di là delle misure di contenimento.
Picco e discesa? L’incremento dei casi è dovuto al fatto che vengono effettuati sempre più tamponi. Quanto ai tamponi, noi abbiamo pazienti francamente Covid che allo screening col tampone sono risultati negativi, pazienti positivi che non riescono a “negativizzare” e pazienti inizialmente con tampone positivo che poi diventa negativo: tutto dipende dal fatto che Covid viene eliminato a intermittenza, dal cavo rino-faringeo, e questo condiziona la risposta ondulante dei tamponi. E comunque, quello che cerco, trovo: più tamponi effettuo, e più casi trovo. Motivo: il sommerso è un numero enorme, stimato da diversi istituti prestigiosi. Si parla di milioni di italiani infettati da Covid: se facessimo i tamponi all’intera popolazione, troveremmo milioni di casi (e così in tutto il mondo). Una volta che finirà la quarantena, bisognerà vedere quanta popolazione si è infettata. E’ chiaro che un virus con questa diffusione potrebbe aver infettato, per dire, il 50-60% o anche il Tamponi70% della popolazione. Si tratterebbe quindi di proteggere quella parte di popolazione che non è stata infettata. E’ il concetto, vituperato, della cosidetta “immunità di gregge” del povero Boris Johnson.
Il problema però è un altro: questo ragionamento andrebbe bene se fossimo in presenza di una patologia che, una volta contratta (in modo più o meno sintomatico), desse un’immunità duratura, per il resto della vita. Ma, ahimè, ci sono grossissime preoccupazioni: una patologia che va incontro a riattivazioni, e probabilmente anche a re-infezioni, garantisce un’immunità per tutta la vita? Oppure: per quanto tempo la garantisce? O non la garantisce affatto? E se l’infezione naturale non garantisce un’immunità duratura, quanto la può garantire la vaccinazione, che “mima” l’infezione naturale ma è meno efficace? Il rischio è di trovarci, nel giro di mesi o anche di anni, di fronte a successive ondate pandemiche. La speranza allora è una sola: dato che questo virus è “tracimato”, manifestando in pieno la sua aggressività e contagiosità (forse un po’ meno la sua mortalità), visto che dal punto di vista ecologico tende ad adattarsi all’uomo, potrebbe ridurre la sua aggressività (che poi si estrinseca fino alla mortalità) e trasformarsi nel tempo in un banale agente del raffreddore – come lo sono gli altri coronavirus, suoi parenti stretti. Avverrà questo? E’ un auspicio, validato da tante evoluzioni di virus. Quanto tempo impiegherà, però, solo il buon Dio lo può sapere.
Da pandemico, il virus sta diventando endemico? Dovremo conviverci a lungo? Pare proprio di sì, ma non lo dico solo io. Molti colleghi infettivologi si stanno rassegnando a questa idea. Faccio un esempio semplice. Ci sono nazioni in pieno sviluppo economico che convivono con determinate malattie endemiche, forse anche più letali di Covid. La malaria, per esempio. E’ presente stabilmente in certe aree del Brasile, del Messico e dell’India. Nonostante ciò, questi paesi (in pieno sviluppo, come l’India) non applicano nessuna quarantena. Semplicemente, applicano vecchie misure coloniali, di buon senso, dettate loro dagli inglesi. Se la permanenza di uno straniero è di breve durata, si fa una profilassi farmacologica settimanale. Se invece L'esercito in stradanella regione malarica si vive a lungo, si trattano i fenomeni acuti. In India e non solo, si ritiene che ogni episodio febbrile sia dovuto in primis alla malaria. In quel caso si fa un ciclo di terapia breve per la malaria: se è malaria, va via; se non è malaria, dopo si penserà ad altro.
Questa pratica potrebbe essere assolutamente estesa anche a Covid: o Covid si estingue per conto suo, perché ha finito di infettare la popolazione o perché le condizioni climatiche non ne consentono più la trasmissione, se non si trova un vaccino non possiamo bloccare il paese in una quarantena infinita. E allora dovremo pensare a politiche di chemioterapia precoce, trattando i casi iniziali acuti – come si fa in molti paesi del mondo, economicamente emergenti, senza bloccarli affatto. In paesi come il Belgio, ai cittadini, si sta concedendo molta libertà: segno forse che le autorità stanno ragionando nei termini da me proposti. D’altronde, gli italiani come reagirebbero di fronte all’imposizione di un altro mese di segregazione? Bisogna essere realisti: io temo che la gente finirà per uscire lo stesso, e ci saranno disordini sociali. Pensiamo a quanti danni economici, psichici e sociali induce, questa quarantena. Forse quello che pavento è uno scenario da fantapolitica: ma temo che alla fine la gente uscirà per le strade, e il governo dovrà fare di necessità virtù (a meno di non schierare l’esercito, ma a quel punto non so più cosa potrebbe capitare).
(Pietro Luigi Garavelli, dichiarazioni rilasciate nella diretta web-streaming “I silenzi e la cura”, condotta su YouTube da Fabio Frabetti di “Border Nights” l’8 aprile 2020, con la partecipazione di Gianfranco Carpeoro. Il professor Garavelli, virologo clinico, dirige il reparto malattie infettive dell’Ospedale Maggiore di Novara).

05 maggio 2020

Bill Gates / Un “Certificato Digitale Di Immunita’” Per Tutti


In un prossimo futuro per circolare non basteranno passaporti e carte di identità. Tutti i cittadini dovranno essere muniti di un “Certificato Digitale di Immunità”.
E’ l’annuncio del super miliardario mondiale, Bill Gates, che in fatto di previsioni ci azzecca sempre. Come ha fatto cinque anni fa, quando nel corso di una ormai celebre conferenza, vide e descrisse un futuro non più a base di guerre ma di pandemie in grado di ridurre drasticamente le popolazioni.

Melinda Gates. In apertura il marito Bill Gates
Intanto, il fondatore di Microsoft – che pochi giorni fa ha lasciato il comando della corazzata ai suoi ufficiali, per tuffarsi nei nuovi business – si sta rimboccando le maniche proprio sul fronte della ricerca nel campo dei vaccini: ormai conta più di un capo di Stato, e come tale viene trattato a livello internazionale. A partire da quella Organizzazione Mondiale per la Sanità che con la sua Fondazione lautamente finanzia.
Partiamo dalle news sul fronte dei vaccini anti Covid-19. Dove la Bill e Melinda Foundation lavora a stretto gomito con CEPI, acronimo di Coalition for Epidemic Preparedness Innovations. Quest’ultima è un’organizzazione no profit che raccoglie big del settore privato (tra cui lo stesso Gates in pole position) e governi per incentivare lo sviluppo di vaccini contro le epidemie (una struttura che ricalca un po’ quella dell’OMS).

La corsa per la produzione del primo vaccino anti Covid-19 è partita, e Bill Gates partecipa con sette squadre alla gara internazionale, una vera Olimpiade anti coronavirus. Si tratta di sette strutture impegnate, da poco o da più tempo, nel campo dei vaccini.

INOVIO AL TOP DELLA CORSA AL VACCINO
In prima fila corre Inovio Pharmaceuticals, che qualche giorno fa ha annunciato il via alla sperimentazione su 40 volontari sani del suo vaccino, INO-4800.
Si tratta addirittura di una start up biotech, germogliata qualche anno fa in un baleno. Inovio ha effettuato un mare di investimenti fino ad oggi senza ottenere risultati concreti, ma puntando tutte le sue fiche sulla ricerca.
Magicamente ora a Wall Street la società vale 1,2 miliardi di dollari. Una cifra stratosferica – secondo gli esperti di borsa – per una società che fino ad oggi aveva perdite per 100 milioni di dollari all’anno con ricavi mai superiori ai 50.
I 40 adulti che hanno ricevuto la prima dose di Ino-4800 ne riceveranno una seconda tra quattro settimane. Le risposte immunitarie e i dati di sicurezza sono previsti entro la fine dell’estate.
In programma c’è la produzione di 1 milione di dosi del vaccino per la fine del 2020, in attesa di sviluppare nuove partnership e di ricevere fondi privati e soprattutto pubblici per sviluppare ulteriori filoni di ricerca.

Dichiara il Ceo di InovioJoseph Kim: “Senza un vaccino sicuro ed efficace è probabile che questa pandemia continui a minacciare vite umane e mezzi di sussistenza. Il nostro team di ricercatori, partner e finanziatori si è mobilitato da quando la sequenza genetica del virus è diventata disponibile all’inizio di gennaio e continua a lavorare 24 ore su 24 per garantire l’avanzamento rapido di Ino-4800 attraverso questo studio di fase 1”.
Chi vincerà a questo punto la sfida? La rampante Inovio o il colosso Johnson & Johnson sponsorizzato nientemeno che dal presidente degli Usa Donald Trump, molto generoso nell’aprire alla star di Big Pharma la borsa dei finanziamenti pubblici?
Un paio di altri elementi. Ad ottobre 2019 si svolse una “profetica” simulazione pandemica, organizzata dal World Economic Forum, dalla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health e dalla Fondazione di Bill e Melinda. Venne addirittura elaborato un sondaggio campione, al quale il 65 per cento degli intervistati disse che avrebbe accettato di sperimentare su se stesso un vaccino anti Covid-19.
E’ di questi giorni, invece, il lancio del cosiddetto “acceleratore terapeutico”, “The therapeutical accelerator”, uno strumento finanziato con 125 milioni di dollari stanziati, oltre che dalla Fondazione, anche da Wellcome Trust e da Mastercard.
Un’altra carta da giocare nella pandemic war.

IL NUOVO PASSAPORTO IMMUNITARIO
Passiamo ora alle fresche dichiarazioni rilasciate da Bill Gates sui temi della pandemia.
“Siamo in presenza di numeri drammatici. Ma la situazione poteva essere anche peggiore, con una percentuale di infetti pari al 30 per cento”.

Donald Trump
“Il grosso rischio è che la sofferenza fisica si trasformi in sofferenza sociale, per vie delle gravissime conseguenze economiche che possono seguire a tutto ciò”.
“L’importante, ora, è contenere la pandemia. Contenere il numero dei ricoveri. Restare entro l’1 per cento della popolazione infettata”.
“Si rischia il blocco totale degli spostamenti per i cittadini. Per questo bisogna pensare ad un certificato digitale immunitario, che può facilitare la riapertura e la circolazione delle persone”.
La chiama “Digital Immunity Proof”, una sorta di card in cui è contenuta la storia del cittadino-paziente ai tempi del coronavirus. Se c’è stato un ricovero, quanto è durato, qual è la situazione attuale. Una card che, ovviamente, andrà aggiornata e verrà periodicamente controllata, con estrema severità. 
Ovviamente, a questo punto, un Grande Fratello sarà in grado di controllare tutti noi.

04 maggio 2020

Ron Paul: L’imbroglio del Coronavirus


Il membro della Camera dei Rappresentanti USA Ron Paul, repubblicano, tre volte candidato alla presidenza, si è esposto in maniera importante, e inusuale, nei confronti delle politiche implementate dal governo USA per arginare il virus, parlando di truffa. Posizione certamente non di moda, ma nella mente di molti è passato anche solo per qualche attimo il dubbio che le misure imposte siano eccessive, quantomeno da discutere. Misure che in maniera più o meno simile sono state adottate dai paesi di mezzo mondo.
L’articolo è datato 16 marzo, ma abbiamo comunque ritenuto opportuno pubblicarlo. Pochi giorni dopo la pubblicazione di questo articolo, il figlio di Ron Paul, il senatore Rand Paul, è risultato positivo al test del coronavirus, scatenando ovviamente commenti ironici più o meno eleganti nei confronti del padre. Le condizioni di salute di Rand sembrano buone, pare sia asintomatico, e nel frattempo suo padre ha continuato sulla sua linea, pubblicando un editoriale il 6 aprile in cui definisce questa situazione una “isteria autodistruttiva” e richiede senza esitazioni la fine del lockdown.
Al di qua dell’Atlantico di posizioni pubbliche simili non se ne vedono, almeno non in Italia. A Ron Paul va dato atto di coraggio, sebbene questa dichiarazione possa far infuriare molti. D’altra parte la notizia principale da giorni è la conta dei morti. Ma è bene rimanere critici, perché ciò che deve quantomeno iniziare a preoccupare è lo scenario che ci spetta una volta finita questa incredibile situazione di reclusione obbligatoria, e non solo dal punto di vista sanitario o economico, ma dal punto di vista strettamente politico, delle libertà civili. Della libertà di uscire di casa, di vivere la propria città e il proprio paese. Le parole di Ron Paul ci possono aiutare a riconoscere quanto stiamo aprendo le porte a futuri abusi di potere da parte da chi ci controlla e ci governa. Oltre che a chiederci se non ci stiamo in mezzo proprio ora.
Ron Paul
Ronpaulinstitute.org
I governi amano le crisi perché quando la gente ha paura è più disposta a rinunciare alle libertà per promettere che il governo si prenderà cura di loro. Dopo l’11 settembre, per esempio, gli americani hanno accettato la quasi totale distruzione delle loro libertà civili nelle vuote promesse di sicurezza del PATRIOT Act.
E’ ironico vedere gli stessi democratici che il mese scorso hanno cercato di incriminare il presidente Trump per abuso di potere, chiedendo che l’amministrazione prenda più potere e autorità in nome della lotta contro un virus che finora ha ucciso meno di 100 americani.
Dichiarando un’emergenza pandemica venerdì, il presidente Trump rivendica ora il potere di mettere in quarantena gli individui sospettati di essere infettati dal virus e, come scrive Politico, “fermare e sequestrare qualsiasi aereo, treno o automobile per impedire la diffusione di malattie contagiose”. Può anche chiamare l’esercito a circondare una città o uno stato degli Stati Uniti.
Anche le autorità statali e locali amano il panico. Il sindaco di Champaign, Illinois, ha firmato un ordine esecutivo che dichiara il potere di vietare la vendita di armi e alcolici e di tagliare il gas, l’acqua o l’elettricità a qualsiasi cittadino. Il governatore dell’Ohio ha sostanzialmente chiuso il suo intero Stato.
Il principale allarmista dell’Amministrazione Trump è senza dubbio Anthony Fauci, capo dell’Istituto Nazionale delle Allergie e delle Malattie Infettive degli Istituti Nazionali di Sanità. Fauci è su tutti i mezzi di comunicazione, che servono menzogne per fomentare ancora di più il panico. Ha testimoniato al Congresso che il tasso di mortalità per il coronavirus è dieci volte superiore a quello dell’influenza stagionale, un’affermazione senza alcun fondamento scientifico.
Su Face the Nation, Fauci ha fatto del suo meglio per danneggiare ulteriormente un’economia già in crisi affermando: “In questo momento, personalmente, io non andrei in un ristorante”. Ha spinto per la chiusura dell’intero paese per 14 giorni.
Per cosa? Un virus che finora ha ucciso poco più di 5.000 persone in tutto il mondo e meno di 100 negli Stati Uniti? Al contrario, la tubercolosi, una vecchia malattia di cui si parla poco in questi giorni, ha ucciso quasi 1,6 milioni di persone nel 2017. Dov’è il panico per questo?
Semmai, ciò che le persone come Fauci e gli altri temerari chiedono, probabilmente peggiorerà la malattia. La legge marziale che sognano lascerà la gente rannicchiata in casa invece di andare all’aperto o in spiaggia, dove il sole e l’aria fresca contribuirebbero a rafforzare l’immunità. Il panico prodotto da questi allarmisti sta probabilmente aiutando a diffondere la malattia, mentre folle enormi si precipitano a Walmart e Costco per quell’ultimo rotolo di carta igienica.
La follia per il coronavirus non è limitata ai politici e alla comunità medica. Il capo del Consiglio atlantico neoconservatore ha scritto un editoriale questa settimana per sollecitare la NATO ad approvare una dichiarazione di guerra ai sensi dell’articolo 5 contro il virus COVID-19! Hanno intenzione di inviare carri armati e droni per spazzare via questi nemici microscopici?
La gente dovrebbe chiedersi se questa “pandemia” di coronavirus possa essere una grande bufala, con il pericolo reale della malattia enormemente esagerato da coloro che cercano di trarre profitto – finanziariamente o politicamente – dal panico che ne deriva.
Questo non significa che la malattia sia innocua. Senza dubbio la gente morirà di coronavirus. Chi appartiene a categorie vulnerabili dovrebbe prendere precauzioni per limitare il rischio di esposizione. Ma abbiamo già visto questo filmato. Il governo ha esagerato con la minaccia di una minaccia come scusa per prendere più libertà. Quando la “minaccia” è finita, però, non ci restituiscono mai le nostre libertà.
Traduzione “pro bono” di Arrigo de Angeli
Introduzione per comedonchisciotte.org a cura di Riccardo Donat-Cattin

03 maggio 2020

Coronavirus & Big Pharma / Il J’Accuse Di Shiva Ayyadurai


 Chi ha paura di Shiva?
Non si tratta di misteriosa creatura di origine indiana, ma di uno scienziato che osa puntare l’indice contro i palazzi del potere, facendo nomi e cognomi di coloro i quali – a suo parere – mirano soltanto a fare giganteschi profitti sulla pelle dei cittadini, attentando alla salute e massacrando l’ambiente.
Il suo nome Shiva Ayyadurai, e al centro delle sue pesantissime accuse c’è la piovra Big Pharma, il mondo politico che ne sponsorizza gli interessi, quel “capitalismo clientelare” che avvolge la società odierna come una nube malefica. E, a livello americano, denuncia quel “Deep State” in grado di cloroformizzare tutto e tutti, condannando a morte quel che resta della democrazia.

Of course, viene etichettato dal mainstream come un “pazzo”, Shiva, un ciarlatano, un complottista-negazionista, un produttore seriale di bufale e fake news. Nel palese tentativo di screditarlo, diffamarlo, delegittimarlo.
Nato nel 1963, Shiva è soprattutto un bioingegnere, nel suo curriculum 4 lauree al prestigioso MIT, il Massachusetts Institute of Technology (BS – MS – MEng – Ph.D.).
E’ fresca una sua intervista rilasciata a “Next News Network”. Un’ora abbondante di conversazione con il giornalista Gary Franchini. Di seguito ne pubblichiamo alcuni stralci senza alcun commento. In modo che i lettori possano farsi un’idea se si tratta di un pazzo o di chi vede invece con lucidità come stanno realmente le cose e i pericoli che ci troviamo a fronteggiare.


Un ospedale cinese. In apertura Shiva Ayyadurai

BIG PHARMA & OMS
“Il sistema medico verso cui ci stiamo muovendo è un sistema basato su un modello top-down, totalmente controllato da BIG PHARMA, BIG AG e dalle grandi aziende che producono vaccini. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile che sono stati sottoscritti da tutti i paesi nell’ambito della Nazioni Unite, nel programma SDG3 del 2013 che è stato poi definitivamente avviato nel 2015, dipingono un’utopia delle elite mondiali che si è poi trasformata in un documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’‘Immunization Agenda 2030’, ossia il progetto di immunizzare tutte le persone sul pianeta, ad esempio attraverso la vaccinazione di massa”.
“Oggi ci troviamo in una situazione in cui, per le aziende farmaceutiche, i vaccini sono un puro profitto senza alcuna responsabilità, nessun rischio. In sostanza non possono essere denunciati. Quando ho iniziato ad occuparmi del ‘programma di vaccinazione per tutti’ c’erano altri attivisti in questo campo. La posizione che ho preso è stata questa: ‘dobbiamo davvero educare le persone sul sistema immunitario’. Ho iniziato a fare dei video che stanno diventando virali e il movimento ha iniziato a decollare. E, in effetti, prima che scoppiasse il ‘caso coronavirus’ abbiamo ottenuto una grande vittoria nel New Jersey contro queste leggi sugli obblighi vaccinali che stanno imperversando nel nostro Paese”.

IL DEEP STATE

Mark Zuckeberg
“Il ‘Deep State’ formato da alcuni gruppi di persone, dalla Gates Foundation a Mark Zuckemberg ad Hillary Clinton, si è ‘insediato’ alle Nazioni Unite e le elite di questo gruppo stanno promuovendo la paura del coronavirus, profittando dell’ignoranza nel campo medico. Molti medici non conoscono il sistema immunitario, non studiano nemmeno la nutrizione. Approfittando di questa ignoranza stanno spaventando le persone a morte per il coronavirus, per dire essenzialmente che dobbiamo agire come stiamo agendo per il bene comune”.
“I coronavirus che causano l’influenza appartengono ad una famiglia di virus che creano sindrome respiratoria. Il coronavirus che è stato isolato a Wuhan era di una famiglia diversa da quella riscontrata in Iran e rispetto a quella che si è diffusa in Italia, e tutto questo è documentato”.

“Tutti quei diversi virus appartengono ad un ceppo comune che in realtà porta a Fort Dietrich, negli Stati Uniti, ovvero nella Carolina del Nord. Il ‘Deep State’ avrebbe invitato persone a Wuhan ed è così che il virus è arrivato in Cina. Questa è una teoria: indipendentemente dal fatto che sia arrivato in questo modo o meno, la mia opinione è che se credi nel concetto di un gruppo di persone che non si preoccupano degli interessi personali statunitensi o degli interessi nazionali cinesi, indiani o italiani, mentre sono molto concentrati nei loro interessi ‘globali’, allora riesci a visualizzare uno scenario in cui potrebbe essere stato creato tutto questo”.


IL GIALLO HONG KONG
“Cosa stava succedendo recentemente: Hong Kong era in fermento da mesi, ricordate? Ciò che pochi sanno è che sei mesi prima della crisi del coronavirus, in Cina, e precisamente a Wuhan, ci furono massicce proteste contro l’inquinamento. Non protesti in Cina senza rischiare la vita. Così, un gran numero di persone stava scendendo in piazza a protestare, in decine di migliaia, perché il governo cinese sta per costruire uno dei più grandi impianti di incenerimento, che creerà gravi problemi di inquinamento. Le persone in Cina, le persone comuni, si preoccupano davvero della loro salute e la loro protesta contro l’inquinamento è in forte crescita dal 2007, ma nessuno ne parla. Vediamo adesso come le notizie su Hong Kong siano completamente scomparse dai servizi di informazione”.
“Quello che stanno dicendo è che c’è questo Uomo Nero, ovvero il coronavirus, e che abbiamo bisogno del vaccino per fermarlo, ok? Quindi da una parte l’Uomo Nero e dall’altra il Salvatore: Bill Gates, la ‘Global Initiative’ di Clinton, BIG PHARMA”.
“Oggi accade purtroppo che le persone hanno un sistema immunitario compromesso: se paragoniamo questo sistema ad un motore è come se non funzionasse a dovere. Immaginiamo di avere tre cilindri e che solo due funzionano: sapete cosa succede al terzo? Lì si concentrato tutti gli sforzi e lì si crea uno stress altissimo. Quel terzo cilindro in immunologia si chiama ‘citochine’: il cilindro va così forte che la sua reazione è fuori controllo. Così accade per le citochine, che iniziano ad attaccare non solo la superficie del virus, ma anche i tessuti”.


Gli scontri di fine 2019 a Hong Kong

ALL’ATTACCO DEL SISTEMA IMMUNITARIO
“Quindi il corpo attacca se stesso a causa di un sistema immunitario debole e disfunzionale. Bene, come si ottiene un sistema immunitario debole e disfunzionale? Mangiando ogni giorno zuccheri, seguendo una dieta priva di vitamina D nei nutrienti. Non assumiamo abbastanza vitamina D, non abbastanza vitamina C”.
“La vitamina D non la stiamo prendendo, non stiamo prendendo il sole, non mangiamo la frutta e la verdura… una cultura svuotata da 25 anni. Poi la Monsanto con i suoi pesticidi che colpiscono il microbioma intestinale, mangiamo quantità abnormi di zuccheri: questa è una ricetta mortale! Ma questo argomento non lo stiamo affrontando, stiamo solo sovraesponendo questo virus e qual è il risultato? Le persone si nascondono a casa, si preparano ad accettare il fascismo, non affrontando il problema fondamentale che è la salute del loro sistema immunitario”.

“Presto potranno dirti: ‘oh, Gary, sai che la tua patente sta per essere rinnovata, hai fatto tutte le vaccinazioni? No? Allora non puoi guidare. Non puoi prendere il treno o l’autobus. Ehi, non puoi andare in palestra… questa è la piega che sta prendendo la situazione. La palestra dirà, ‘sai, non possiamo permetterti di entrare, non possiamo mettere a rischio tutti gli altri’…”.
“C’è questa ossessiva rappresentazione di gente intubata, di gente che mangia i pipistrelli, c’è tutta questa propaganda orribile, c’è un senso di terrore che cala su questo Paese e sul mondo in generale: ma perché non facciamo la stessa cosa per l’influenza?”.

LA LOBBY ACCADEMICA

Anthony Fauci
“Gli accademici del MIT o di Harvard non diranno niente, e lo sapete perché? Perché devono il loro sostentamento a persone come Anthony Fauci, perché è una lobby. Se dici qualcosa sei fuori, come è successo a Peter Duesberg (un altro scienziato fuori dal coro, ndr)”.
“Esiste una falsa scienza del sistema immunitario. E non ci vuole un trattamento a misura per tutti. Ma una medicina personalizzata, la giusta medicina per la giusta persona al momento giusto”.
“Il problema del 5G, mi hanno chiesto cosa ne penso dal punto di vista della salute. Non ho approfondito l’argomento, ma quello che posso dirvi è: il 5G è un’occasione per mettere telecamere con intelligenza artificiale ovunque, le stesse che abbiamo dato ai cinesi per leggere i movimenti labiali, in modo che possano capire quello che dice la gente”.
“Non è un futuro di innovazione, è un futuro di uso delle tecnologie per portarci verso un’era oscura. Quando si reprime la libertà di espressione ci si muove verso il consenso scientifico. Attraverso cui si possono creare menzogne, dalle quali si possono generare falsi problemi con false soluzioni”.

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