16 febbraio 2019

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana ven 15 feb 2019

Rete Voltaire
Focus




In breve

 
A Varsavia Israele rivela il proprio impegno nello Yemen
 

 
Forze speciali USA arrivano nei Caraibi
 

 
Il Gruppo di Contatto Internazionale (GCI) sostiene Juan Guaidó
 

 
In marzo e aprile 2019 Francia e Germania eserciteranno insieme la presidenza del Consiglio di Sicurezza
 

 
La Francia ritira il proprio ambasciatore presso un Paese membro della Ue
 

 
L'Iran costruirebbe missili di precisione in Siria
 

 
Erdoğan non riconosce al-Assad ma discute con il suo governo
 

 
Whitestream sarebbe in grado d'individuare le transazioni in Bitcoin
 

 
Erik Prince investe in Cina
 
Controversie

 
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15 febbraio 2019

Voce delle Voci - La Newsletter di venerdì 15 febbraio

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LA NEWSLETTER DI VENERDI' 15 FEBBRAIO

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13 Febbraio 2019
  di Luciano Scateni


3 Febbraio 2019
  di PAOLO SPIGA
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Donald Trump costretto a rinunciare?, di Thierry Meyssan


Il presidente Donald Trump ha rinunciato a cambiare la politica statunitense? Si è arreso all’ex classe dirigente del proprio Paese? Negli ultimi due mesi la sua amministrazione sembra aver reimpostato i tre comandi militari del Pentagono: AfriCom, CentCom e SouthCom. Il primo sarebbe stato autorizzato a battersi contro i progetti cinesi nel continente africano; il secondo verrebbe impegnato a dividere il Medio Oriente Allargato tra arabi e persiani; il terzo a distruggere le strutture statali del Bacino dei Caraibi. Queste nuove missioni si coniugano con un ritorno dei neoconservatori.

Dalle elezioni di metà mandato del 6 novembre 2018 il presidente Trump è sottoposto a una pressione estremamente forte. Le amministrazioni federali sono state chiuse il 22 dicembre (shutdown) per l’opposizione parlamentare alla legge di bilancio, che include il finanziamento del Muro al confine con il Messico. La crisi si è risolta soltanto dopo 35 giorni, il 25 gennaio 2019. Trump si è temporaneamente arreso alle pretese del Partito Democratico. Secondo S&P Global Ratings, lo shutdown sarebbe costato oltre sei miliardi di dollari, ossia più della costruzione del Muro che l’opposizione giudica troppo onerosa [1].
In questo lasso di tempo si sono moltiplicati i segnali di abbandono da parte dell’amministrazione Trump della propria politica estera e di difesa, nonché di convergenza con l’imperialismo statunitense. Considerati i metodi di governo del promotore immobiliare, il capovolgimento potrebbe essere solo apparente e destinato a essere rimesso in discussione il 15 febbraio, data di scadenza dell’accordo sul bilancio. Comunque sia, per il momento numerosi elementi inducono a ritenere che Trump abbia rinunciato a realizzare i cambiamenti promessi.
- Il 13 dicembre 2018, alla Heritage Foundation, il consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton, ha esposto la nuova strategia USA in Africa [2]:
1. sviluppo del commercio;
2. lotta al terrorismo islamico;
3. verifica dell’impiego degli aiuti statunitensi.
Niente di veramente nuovo, salvo che Bolton si è profuso nell’esposizione degli obiettivi commerciali, che non vogliono più fare concorrenza alle ex potenze coloniali di Francia e Regno Unito, bensì essere una violenta lotta a Cina e Russia.
- Il 20 dicembre il segretario alla Difesa, generale James Mattis, ha mandato al presidente Trump una lettera pubblica di dimissioni [3]. Diversamente da quanto ha sostenuto la stampa, Mattis era d’accordo sul ritiro delle truppe dalla Siria, ma si diceva preoccupato del messaggio che avrebbe rappresentato per gli alleati della Coalizione anti-Daesh e della conseguente possibile fine della leadership statunitense [4]. Ritenendo di non poter consentire ad alcuno di impartirgli lezioni in pubblico, Trump ha immediatamente sollevato Mattis dalla funzione, senza tenerlo in carica nemmeno il tempo necessario a trovare il successore.
Ciononostante, arrendendosi alle critiche di Mattis, Trump ha fatto un passo indietro e ha ammesso che il ritiro delle truppe sarebbe stato più lungo del previsto.
- All’apertura della 116° seduta del Congresso, il 3 gennaio 2019, il rappresentante democratico Eliot Engels e il senatore repubblicano Marco Rubbio hanno presentato due proposte di legge (H.R. 31 [5] e S.1 [6]) che, in un articolo pressoché identico, prevedono sanzioni per impedire la ricostruzione della Siria. Successivamente, Engels, già autore del Syria Accountability Act del 2003, è stato eletto presidente della Commissione Esteri della Camera; James Rich è stato eletto per l’omologa Commissione del Senato. Rich ha immediatamente aderito alla proposta di legge contro la Siria.
I due testi argomentano che ciò che impedisce la ricostruzione della Siria è il fatto che le vittime fotografate nel Rapporto Caesar siano state torturate dalla Repubblica Araba Siriana, non dagli jihadisti. Il testo del Senato si spinge oltre, avallando l’aiuto militare a Israele nel momento in cui questi ha ammesso di condurre un’intensa campagna di bombardamenti sulla Siria.
- Il 10 gennaio 2019, in una conferenza all’Università Americana del Cairo, il segretario di Stato, Mike Pompeo, ha esposto la nuova strategia per il Medio Oriente Allargato [7]:
1. lottare contro il terrorismo islamico;
2. lottare contro l’Iran e i suoi alleati;
3. ritirarsi militarmente dalla regione e far subentrare una “NATO” arabo-israeliana.
Tuttavia, oltre al fatto che la divisione della regione fra arabi e persiani rappresenterebbe un pericolo ancor più grande della situazione attuale, un’alleanza arabo-israeliana sembra improbabile perché, pur potendo contare su governi che già collaborano in segreto, dovrebbe misurarsi con il parere contrario delle popolazioni.
Nel frattempo, il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Bolton, ha istituito un’internazionale terrorista contro l’Iran, mettendo insieme elementi arabo-sunniti di Daesh e persiano-sciiti dei Mujahiddin del Popolo [8].
- Lo stesso giorno, il 10 gennaio, il segretario di Stato Mike Pompeo ha rilasciato una dichiarazione pubblica contro il Venezuela, dando via libera a Juan Guaido per autoproclamarsi presidente ad interim [9]. Ne è seguita la crisi costituzionale che conosciamo.
Mentre la stampa occidentale e i venezuelani interpretano il conflitto come la messa in discussione del governo bolivariano, un po’ prima di questi ultimi accadimenti, Réseau Voltaire annunciava che il Pentagono avrebbe messo in atto nel Bacino dei Caraibi la stessa strategia già sperimentata con i Grandi Laghi africani, poi nel Medio Oriente Allargato [10]. Dopo lunghe discussioni interne, il ministero degli Esteri russo prendeva una posizione analoga alla nostra [11]. In particolare, Mosca ha dichiarato: «La creazione deliberata e manifestamente ben orchestrata in Venezuela di un doppio potere e di un centro decisionale alternativo apre la via al caos e allo sgretolamento dello Stato venezuelano».
- Il 22 gennaio il Partito Democratico ha fatto adottare alla Camera dei Rappresentanti una legge che vieta al presidente Trump di ritirarsi dalla NATO [12]. Uno dei redattori è Eliot Engels.
Benché questa legge non sia stata discussa durante la campagna per le elezioni di metà mandato, il Partito Democratico l’ha giudicata prioritaria rispetto agli impegni sull’Obamacare. Insieme al segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, a luglio 2018 Engels si era espresso in una libera tribuna a favore dell’Alleanza [13].
- Il 26 gennaio Mike Pompeo ha annunciato che il neoconservatore Elliott Abrams sarebbe stato l’inviato speciale per il Venezuela. Ebbene, due anni fa Abrams era il candidato degli imperialisti alla segreteria di Stato. Il suo nome è legato alle peggiori operazioni segrete degli Stati Uniti in America Latina durante la guerra fredda.
Il neoconservatorismo è una forma di trotskismo, dunque ideologicamente di estrema sinistra, legatosi all’apparato statale durante l’amministrazione Reagan. A ogni alternanza politica i suoi partigiani hanno continuamente oscillato da destra a sinistra e viceversa. Si sono opposti all’elezione di Trump, cui però ora si sono aggregati.
C’è stata dunque una nuova impostazione dell’AfriCom, del CentCom e del SouthCom, che autorizza questi comandi supremi a difendere gli interessi, non più del popolo degli Stati Uniti, bensì delle società transnazionali e d’Israele. Da sempre associati a questa politica, i neoconservatori, o almeno uno dei loro esponenti più illustri, sono di ritorno.
Questi elementi sembrerebbero dimostrare che Partito Repubblicano e amministrazione Trump stanno cambiando radicalmente la propria politica e ritornano – con l’eccezione del rifiuto di permettere che organizzazioni terroriste amministrino Stati – alla politica del Partito Democratico, del presidente Barack Obama e di Hillary Clinton: l’imperialismo militare al servizio delle transnazionali.
I principali finanziatori del Partito Repubblicano sembra abbiano preso atto di questa rinuncia. I Fratelli Koch hanno infatti annunciato che non sosterranno la rielezione di Trump [14].

To see the article visit www.voltairenet.org

14 febbraio 2019

Copyright, approvato il testo finale. Ma si può ancora fermare



di Julia Reda

Poco fa i negoziatori del Parlamento europeo e del Consiglio hanno concluso i negoziati a tre con un testo definitivo per la nuova direttiva UE sul diritto d'autore.

Per due anni abbiamo discusso diverse bozze e versioni dei controversi articoli 11 e 13. Ora, non c'è più ambiguità: Questa legge cambierà radicalmente Internet come la conosciamo noi, se sarà adottata nella prossima votazione finale. Ma possiamo ancora impedirlo!

Continuate a leggere per maggiori dettagli sul testo, su come siamo arrivati qui e su cosa fare ora:

Cosa c'è nella direttiva UE sul diritto d'autore

Fresche di stampa le formulazioni definitive degli articoli 11 e 13. Ecco la mia sintesi:

Articolo 13: Filtri in upload

Il negoziatore parlamentare Axel Voss ha accettato l'accordo tra Francia e Germania che ho esposto in un recente post:
  • I siti commerciali e le applicazioni in cui gli utenti possono pubblicare materiale devono fare "tutto il possibile" per acquistare preventivamente licenze per tutto ciò che gli utenti possono eventualmente caricare – cioè: tutti i contenuti protetti da copyright nel mondo. Un'impresa impossibile.
  • Inoltre, tutti i siti, tranne pochissimi (sia quelli piccoli che quelli molto nuovi) dovranno fare tutto ciò che è in loro potere per evitare che finisca online qualsiasi cosa che possa essere una copia non autorizzata di un'opera che un titolare dei diritti ha registrato con la piattaforma. Non avranno altra scelta se non quella di implementare filtri automatici di upload, che per loro natura sono costosi e soggetti ad errori.
  • Nel caso in cui un tribunale ritenga che i suoi sforzi di licenza o di filtraggio non siano abbastanza feroci, i siti saranno ritenuti direttamente responsabili delle violazioni come se fossero stati loro stessi a commetterle. Questa imponente minaccia porterà le piattaforme a rispettare eccessivamente queste regole per rimanere sul sicuro, peggiorando ulteriormente l'impatto sulla nostra libertà di parola.

Articolo 11: La "tassa sui link"

La versione finale di questo copyright extra per i siti di notizie assomiglia molto alla versione che ha già fallito in Germania, solo che questa volta non si limita ai motori di ricerca e agli aggregatori di notizie, il che significa che danneggerà molti più siti web.
  • La riproduzione di più di "singole parole o brevissimi estratti" di notizie richiede una licenza. Questo probabilmente coprirà molti dei frammenti comunemente mostrati oggi accanto ai link per darvi un'idea di ciò a cui portano. Dovremo aspettare e vedere come i tribunali interpretano nella pratica cosa significa "molto breve" – fino ad allora, il link (con i frammenti) sarà impantanato nell'incertezza del diritto.
  • Nessuna eccezione è prevista anche per i servizi gestiti da privati, piccole imprese o organizzazioni no profit, che probabilmente includono blog o siti web monetizzati.

Altre disposizioni

Il progetto per consentire agli europei di praticare il Text & Data mining, fondamentale per la ricerca moderna e lo sviluppo dell'intelligenza artificiale, è stato ostacolato da troppe avvertenze e requisiti. I titolari dei diritti possono scegliere di non ricevere i dati delle loro opere da chiunque, ad eccezione degli istituti di ricerca.

Diritti d'autore: La proposta del Parlamento secondo cui gli autori dovrebbero avere il diritto a un compenso proporzionato è stata gravemente indebolita: i contratti di riacquisto totale continueranno ad essere la norma.

Miglioramenti minori per l'accesso al patrimonio culturale: le biblioteche potranno pubblicare online opere fuori commercio e i musei non potranno più rivendicare i diritti d'autore su fotografie di dipinti secolari.

Come siamo arrivati fin qui

La storia di questa legge è vergognosa. Fin dall'inizio, lo scopo degli articoli 11 e 13 non è mai stato quello di risolvere questioni chiaramente definite nel diritto d'autore con misure ben ponderate, ma di servire potenti interessi particolari, senza preoccuparsi quasi mai per i danni collaterali causati.

Nel perseguimento incessante di questo obiettivo, le preoccupazioni di accademici indipendenti, difensori dei diritti fondamentali, editori indipendenti, startup e molti altri sono state ignorate. A volte, si è diffusa la confusione sulle prove contrarie cristalline. Il negoziatore parlamentare Axel Voss ha anche diffamato la protesta senza precedenti di milioni di utenti internet come "costruita sulle menzogne".

Nel suo gruppo conservatore del PPE, la forza motrice di questa legge, i dissidenti sono stati emarginati. Il lavoro della loro rappresentante inizialmente nominata è stato buttato dalla finestra dopo che le conclusioni da lei raggiunte erano troppo sensate. Voss ha poi votato così ciecamente a favore di tutte le misure restrittive che è stato colto di sorpresa da alcune delle assurdità che aveva ottenuto l'approvazione. Il suo partito, la CDU/CSU tedesca, ha violato con noncuranza l'accordo di coalizione che avevano firmato (che rifiutava i filtri di upload), senza badare al proprio ministro delle questioni digitali.

Ci sono voluti sforzi egualmente erculi e sisifei attraverso le linee di partito per evitare che il testo risultasse ancora peggiore di quanto non sia ora.

Dulcis in fundo, un "commercio di cavalli" a porte chiuse tra Francia e Germania è stato sufficiente a superare le obiezioni…. finora.

Ciò che è importante notare, però: non è "l'UE" in generale ad essere colpevole, ma coloro che antepongono gli interessi particolari ai diritti fondamentali, che attualmente detengono un potere considerevole. Si può cambiare tutto questo alle urne! L'estrema destra antieuropea sta cercando di cogliere questa opportunità per promuovere la propria agenda nazionalista, mentre in realtà senza il persistente sostegno del gruppo di estrema destra dell'ENF (dominato dal Rassemblement/Front National) la legge avrebbe potuto essere fermata nella cruciale Commissione Affari Giuridici e in generale non sarebbe stata così estrema come lo è oggi.

Possiamo ancora fermarla

I negoziatori del Parlamento e del Consiglio che hanno concordato il testo definitivo ritornano ora alle loro istituzioni per ottenere l'approvazione del risultato. Se i due voti restano invariati, diventerà legge dell'UE, che gli Stati membri sono obbligati a recepire nel diritto nazionale.

In entrambi gli organi vi è resistenza.

Il percorso in Parlamento inizia con l'approvazione da parte della Commissione Affari Legali, che dovrebbe fissata per lunedì 18 febbraio.

Successivamente, in data da destinarsi, i governi degli Stati membri dell'UE voteranno in seno al Consiglio. La legge può essere fermata qui da 13 governi degli Stati membri o da un qualsiasi numero di governi che insieme rappresentano il 35% della popolazione dell'UE (calcolatrice). L'ultima volta, 8 paesi che rappresentano il 27% della popolazione si sono opposti. O un paese grande come la Germania o diversi paesi piccoli dovrebbero cambiare idea: Questo è il modo meno probabile per fermarlo.

La nostra ultima chance: la votazione finale in plenaria del Parlamento europeo, quando tutti i 751 deputati, eletti direttamente per rappresentare il popolo, hanno diritto di voto. La votazione si svolgerà tra il 25 e il 28 marzo, il 4 aprile o tra il 15 e il 18 aprile. Abbiamo già dimostrato lo scorso luglio che è possibile ottenere una maggioranza contro una cattiva proposta sul diritto d'autore.

La plenaria può votare per eliminare il disegno di legge – o per apportare modifiche, come la rimozione degli articoli 11 e 13. In quest'ultimo caso, spetta al Consiglio decidere se accettare queste modifiche (la direttiva diventa legge senza questi articoli) o accantonare il progetto fino a dopo le elezioni europee di maggio, che rimescoleranno tutte le carte.

È qui che entri in gioco tu

Il voto finale del Parlamento europeo si svolgerà solo poche settimane prima delle elezioni europee. La maggior parte degli eurodeputati – e certamente tutti i partiti – cercheranno di essere rieletti. Gli articoli 11 e 13 saranno sconfitti se un numero sufficiente di elettori renderà tali questioni rilevanti per le campagne elettorali. (Ecco come votare alle elezioni dell'UE – cambiare la lingua in una di quelle ufficiali del vostro paese per informazioni specifiche).

Sta a voi chiarire ai vostri rappresentanti: Il loro voto sull'opportunità di rompere Internet con gli articoli 11 e 13 comporterà o meno il vostro voto alle elezioni europee. Siate insistenti, ma per favore, siate sempre gentili.
  • Consulta il comportamento di voto dei tuoi rappresentanti su SaveYourInternet.eu
  • Chiamate o visitate gli uffici dei vostri eurodeputati (a Bruxelles, Strasburgo o nella loro circoscrizione locale).
  • Visitate gli eventi delle campagne e delle feste e sollevate l'argomento
  • Firma la petizione da record e diffondete la voce, se non l'hai ancora fatto.Insieme, possiamo ancora fermare questa legge.
Fonte: www.partito-pirata.it

La paura che si nasconde dietro la mascolinità aggressiva


Ciò che mi colpisce di più è la fragilità. Gillette produce una pubblicità rivolgendosi agli uomini affinché sfidino i comportamenti prepotenti, e migliaia proclamano furiosamenteche non useranno mai più i suoi prodotti. L’American Psychological Associacion (APA) pubblica nuove direttive cliniche suggerendo che una mascolinità caratterizzata da dominio, aggressività e repressione emotiva può essere dannosa per la salute mentale degli uomini, e i media conservatori mondiali hanno un mancamento collettivo. Eccoli qua i tipi forti e taciturni.
Se i “veri uomini” secondo il movimento per i diritti degli uomini sono decisi e autoritari, perché gli esponenti di questa dottrina sono così facilmente turbati? Perché la più piccola sfida alle norme che proclamano – proveniente da un rasoio o da un corpo accademico di cui non avevano mai sentito parlare – scatena questa testeria(1) frenetica?
Pensando alle identità maschili, sono colpito dall’inadeguatezza dei termini che usiamo. L’idea secondo cui gli uomini dovrebbero essere distanti, dominatori ed egoisti è spesso definita mascolinità tossica, ma questo serve solo ad alienare quelli che potrebbero necessitare di maggiore aiuto. I suoi proponenti descrivono il loro ideale comportamentale come mascolinità tradizionale, ma le concezioni della mascolinità, come le concezioni della famiglia, sono sempre cambiate radicalmente da un secolo all’altro. Nella reazione furiosa alla pubblicità e alle nuove direttive, nell’entusiasmo per lo psicologo Jordan Peterson e simili ideologi machisti, quello che io intravedo è una mascolinità pavida.
Se si è a proprio agio con se stessi, non si ha bisogno di chiamare altri uomini cornuti. Se si è forti, non ci si sente minacciati da donne forti. In un  interessante articolo dell’anno scorso, Pankaj Mishra ha argomentato che quando si percepiscono crisi della mascolinità, esse spesso sono associate all’ansia di un declino economico o nazionale. Proprio come l’umiliazione degli Stati Uniti in Vietnam stimolò l’appetito per “certe visioni da cartone animato della mascolinità come Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger”, il 9/11 favorì la diffusione di paure morbose sull’evirazione dei poteri occidentali e il bisogno di asserire un nuovo ideale di virilità. La percezione di perdita di dominanza politica e di genere ha fatto sì che alcuni uomini tentassero rozzamente di ristabilire l’egemonia maschile con l’omofobia e  la misoginia.
Come rivelano le direttive dell’APA, una mascolinità pavida infligge danni tremendi sia agli uomini che alle donne.  Gli uomini più preoccupati della loro virilità, secondo uno studio del 2011, tendono a cercare assistenza sanitaria preventiva il 50% in meno di coloro che sono meno ansiosi riguardo alla loro identità maschile. Sono anche meno propensi a richiedere psicoterapia. L’APA collega questa mentalità ai tassi di suicidio molto più alti tra gli uomini che tra le donne.
Mentre facevo ricerche sia sul cancro prostatico che sulla solitudine, ho scoperto quanto uccida il riserbo maschile. Paure che non riusciamo a nominare presto si accrescono fino a diventare terribili segreti. Mentre crescono, diventano ancora più difficili da condividere, e quindi da assimilare e sopportare. Siccome gli uomini sono spesso restii a discutere un problema che minaccia la loro virilità e addirittura la loro vita, la raccolta fondi per la ricerca sul cancro alla prostata non è al passo con le somme raccolte per altre malattie. Come per il tumore al seno, un trattamento efficace necessita il superamento di tabù.
Scrivendo di questi problemi, e portando in tour l’album che verte sullo sconfiggere la solitudine che ho scritto con Ewan McLennan, mi sono accorto di migliaia di persone che si comportavano come se fossero state ad aspettare il permesso di rilassare il loro contegno. Nel normalizzare le nostre condizioni spaventose, nel comunicare con altri che hanno sofferto in silenzio, troviamo una forza collettiva che non possiamo trovare da soli. Quelli che ci intimano di non prestare ascolto, crescere e sviluppare un paio di… ci spingono verso il disastro e la disperazione.
Uno dei tanti he-man che hanno reagito alle nuove direttive, David French, scrivendo per il National Review, asserisce che per diventare “un uomo adulto” c’è bisogno di una disciplina “oppressiva”, di aggressività e di correre rischi. Ma per me, crescere – sia come uomo che come donna – significa abbandonare la rabbia, l’aggressività e il bisogno di dominare. Significa imparare a parlare di paura, di perdita, di gioia e amore. Significa sia ascoltare che condividere, esplicitare i propri problemi e interagire con quelli degli altri. Bisogna essere forti per ammettere le proprie debolezze. Ammettendole, si costruisce la propria forza.
L’antico errore, che ha inibito innumerevoli vite, è supporre che siccome il disagio fisico nell’infanzia rende fisicamente forti, il disagio psichico debba rendere emotivamente forti. Invece provoca l’opposto. Impianta una vulnerabilità che può richiedere una vita intera d’amore e di terapia per essere rimediata e che, non affrontata, porta all’inasprimento di tutta una serie di comportamenti distruttivi. Uomini emotivamente danneggiati troppo spesso disfano le proprie vite, quelle dei loro partners e dei loro figli. Io ritengo che sia la prestanza fisica che la forza emotiva siano virtù, ma esse sono acquisite con metodi completamente diversi.
Quelli che negano i propri sentimenti tendono a negare quelli degli altri. Per alcuni uomini evidentemente è più facile ordinare un attacco con i droni, separare bambini dalle loro famiglie o costruire un muro, che ammettere e affrontare le proprie vulnerabilità.  Come ha esposto Madeleine Somerville sul Guardian, esiste una potente correlazione tra una certa percezione della  mascolinità e una mancanza di preoccupazione per il mondo vivente: i veri uomini non riciclano. Uno studio nel Journal of Consumer Research suggerisce che il mangiare carne sia fortemente associato a concetti di virilità che inibiscono il passaggio ad una dieta a base vegetale, essenziale per evitare il collasso ambientale.
Che razza di uomo sei se hai bisogno di arrivare a tanto per provare la tua mascolinità? La costruzione di una identità stabile non richiede rozzi marcatori culturali, ma educazione emotiva e autovalutazione onesta. Più proclamiamo la nostra forza e dominanza, più riveliamo di essere deboli.
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di AMAGO
NOTE
(1) “Testeria” è un termine tipico del linguaggio femminista che può essere reso come “isteria causata da testosterone”, cioè qualcosa come “isteria maschile” (Ndt)