09 novembre 2018

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 9 nov 2018


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Sergueï Lavrov denuncia la manipolazione del concetto di antiterrorismo
 

 
Il progetto israeliano di ferrovia per collegare il Mediterraneo al Golfo
 

 
Il mercato segreto del petrolio iraniano
 

 
La Francia spicca un mandato di arresto contro il numero due siriano
 

 
In Bahrein il capo dell'opposizione condannato all'ergastolo
 

 
Washington vuole mettere fine alla guerra nello Yemen
 

 
L'Oman invita gli Stati arabi a riconoscere Israele
 
Controversie

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Premiere Choose Love!❤ - Prime proiezioni pubbliche: ecco le date.



CHOOSE LOVE È IN ARRIVO!
È trascorso un anno da quando abbiamo annunciato il nuovo progetto di Thomas Torelli, Choose Love, ed ora finalmente ci siamo.
Gli ultimi ritocchi ed il film sarà pronto.
E' stato un viaggio incredibile che ci ha portato a conoscere delle persone uniche che, grazie all'Amore, sono riuscite a trasformare la loro vita.
Storie vere, storie di persone che sono riuscite ad andare oltre ad ogni forma di odio e rancore per riscrivere un nuovo paradigma sociale.
Bruce Lipton, Deepak Chopra, Daniel Lumera, Scarlett Lewis sono solo alcuni degli intervistati del film che non vediamo l'ora tu possa vedere.
Trailer del Film 
IL 17 NOVEMBRE L'ANTEPRIMA MONDIALE DEL FILM!
Tutto questo non sarebbe stato possibile senza le 1172 grandi anime che, credendo nel progetto, hanno partecipato alla raccolta fondi anche semplicemente pre-acquistando il dvd del film.
A Te ed a loro la nostra più profonda gratitudine.
Per festeggiare tutto questo, abbiamo organizzato per il 17 novembre a San Bonifacio (VR) la PREMIERE ESCLUSIVA PER I SOSTENITORI DI CHOOSE LOVE.
Sarà un pomeriggio indimenticabile dove poter vedere per la prima volta, tutti insieme, il film ma non solo: il programma del pomeriggio è molto ricco.
Ospiti speciali, oltre che Thomas Torelli, il dott. Claudio Pagliara, Ivan Nossa e Virginio de Maio.
Riesci ad immaginare il campo di energia che insieme creeremo?
Se hai partecipato alla raccolta fondi, ti aspettiamo il 17 novembre a San Bonifacio.
CLICCA QUI PER SCOPRIRE TUTTI I DETTAGLI
LE DATE DI NOVEMBRE E DICEMBRE

Se non hai fatto in tempo a partecipare alla raccolta fondi, ti aspettiamo ad una delle date che stiamo co-organizzando insieme alle varie organizzazioni locali e ai cinema.

Per conoscere le proiezioni di Choose Love nel 2019 e tutte le altre proiezioni dei film di Thomas Torelli vai su www.unaltromondo.net

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08 novembre 2018

Paul Craig Roberts – Cosa c’è veramente in gioco in queste elezioni


Un amarissimo articolo di Paul Craig Roberts sulle elezioni americane di medio termine ci presenta una situazione devastante in cui il presidente Trump appare completamente sopraffatto sul piano della politica internazionale dall’establishment contro cui ha fatto campagna elettorale e contro cui ha vinto le elezioni presidenziali. Ora la questione è se i “deplorabili” che l’hanno votato suggelleranno in maniera definitiva la vittoria dell’establishment – complice il lavaggio di cervello realizzato dai media –  o se sosterranno Trump imponendo, forse, una sterzata a questa deriva. 


Paul Craig Roberts, 6 novembre 2018

Non finisco mai di stupirmi della spensieratezza degli americani. I lettori mi mandano email in cui mi domandano perché mai sostengo Trump, che è il candidato dell’establishment. Se Trump fosse il candidato dell’establishment, perché l’establishment avrebbe passato due anni a cercare di distruggerlo?

Non riuscire a fare due più due è una cosa davvero straordinaria. Trump ha dichiarato guerra all’establishment durante tutta la campagna presidenziale e nel suo discorso inaugurale.

Come scrissi all’epoca, Trump ha grandemente sovrastimato il potere del presidente. Si aspettava che l’establishment, e i suoi dipendenti, si piegassero alla sua volontà, ma non conosceva Washington, né sapeva chi nominare per sostenere i suoi obiettivi. È stato totalmente sconfitto nella sua intenzione di normalizzare i rapporti con la Russia. Invece, ci troviamo di fronte alla Russia e alla Cina che si preparano alla guerra.

In altre parole, lo stesso risultato che avrebbe ottenuto Hillary.

Trump è stato così tormentato dall’establishment che ha problemi a pensare chiaramente. È stato il primo candidato non-establishment eletto dai cosiddetti “deplorabili”, da chissà quanto tempo. Bisogna tornare parecchio indietro nella storia per trovarne uno. Forse Andrew Jackson. Jimmy Carter e Ronald Reagan non rispecchiavano la scelta delle istituzioni democratiche e repubblicane, e l’establishment dominante si  mosse rapidamente per bloccare entrambe le presidenze. L’establishment democratico incastrò e rimosse sia il responsabile del bilancio di Carter che il capo dello staff, privando Carter di quelle competenze di cui aveva bisogno per il suo programma. L’establishment repubblicano riuscì a piazzare nei posti di potere dell’amministrazione Reagan persone fedeli a Bush, smussando così il suo programma economico riformista e la sua determinazione a porre fine alla guerra fredda. Ho combattuto entrambe le battaglie per Reagan, e ne porto ancora i lividi.

Trump è un outsider eletto dai “deplorabili”, quella classe media i cui posti di lavoro sono stati delocalizzati dalle multinazionali americane, a beneficio esclusivo dei dirigenti e dei grandi azionisti. Alcuni personaggi hanno svenduto la classe media americana, che sta scomparendo.

Nel resto del mondo, i veri alleati di Trump sono i presidenti di Venezuela, Bolivia, Nicaragua, l’ex presidente dell’Ecuador, e l’ex presidente dell’Honduras, che è stato rovesciato dal “primo presidente nero americano”, e la cui conseguenza è la carovana che si sta spostando verso il confine degli Stati Uniti. L’establishment è riuscito a confondere Trump in modo tale da fargli dichiarare la guerra dell’establishment contro i leader non-establishment in America Latina.

Ma allora, che importanza hanno le elezioni americane di medio termine?

Ci diranno se “i deplorabili” sono stati sottoposti al lavaggio del cervello dalle prostitute dei media dell’establishment e quindi non sosterranno Trump nelle elezioni della Camera e del Senato. Se i democratici, la cui politica è la Politica dell’Identità, conquistano la Camera e / o il Senato, Trump sarà reso completamente impotente. L’establishment spera di lanciare un chiaro segnale a tutti i futuri candidati presidenziali perché non facciano mai più appello al popolo contro gli interessi acquisiti dell’establishment.

In America la democrazia è una truffa. È l’oligarchia a governare, e il popolo, indipendentemente da come e quanto soffra sotto il dominio dell’oligarchia, deve sottomettersi e subire. Non più candidati alla presidenza, per favore, che rappresentino il popolo. Questa è la lezione che l’establishment spera di impartire alla marmaglia popolare nelle elezioni di medio termine.

Se l’America avesse dei media indipendenti, l’elezione dovrebbe riguardare la pericolosa situazione creata da Washington e che ha portato due paesi  potenti militarmente a prepararsi alla guerra con gli Stati Uniti. Questo è l’avvenimento più serio della mia vita. Tutto ciò per cui il presidente Reagan ha lavorato è stato rovesciato per gli interessi materiali del potere e per il profitto del complesso militare e della sicurezza.

Se l’America avesse dei media indipendenti, le elezioni riguarderebbero lo stato di polizia americano che – basato sulle menzogne sull’11 settembre, sulle armi di distruzione di massa, sull’uso delle armi chimiche, sulle bombe nucleari iraniane, sull’invasione russa dell’Ucraina – è stato accettato dagli ignavi americani. I responsabili di queste menzogne, che hanno causato pesantissimi crimini di guerra, per i quali le amministrazioni statunitensi dovrebbero essere incriminate, sono ricchi e prestigiosi. Il resto di noi ha sperimentato la perdita delle libertà civili e della privacy. Siamo tutti sottomessi allo stato di polizia.
Se l’America avesse dei media indipendenti, l’elezione riguarderebbe la deindustrializzazione degli Stati Uniti. Oggi, come chiarisce questo articolo, la delocalizzazione della produzione e dell’industria americana ha ridotto l’esercito americano a essere dipendente dai fornitori cinesi.
E l’amministrazione Trump crea problemi con la Cina!

Se l’America avesse dei media indipendenti, le elezioni riguarderebbero i 20 anni di crimini di guerra USA e NATO / UE contro Serbia, Afghanistan, Iraq, Somalia, Libia, Pakistan, Siria e Yemen, e il sostegno degli Stati Uniti e della NATO ai crimini di guerra di Israele contro quel che resta del popolo palestinese, e il sostegno USA e NATO / UE al regime neonazista stabilito dal regime di Obama in Ucraina che commette crimini di guerra contro le province separatiste russe, le cui popolazioni si rifiutano di accettare il rovesciamento da parte di Washington del governo ucraino democraticamente eletto e l’instaurazione di un regime neo-nazista da parte del “primo presidente nero americano”.
Se l’America avesse dei media indipendenti, le elezioni riguarderebbero la demonizzazione orchestrata dell’Iran. Quello stupido totale nominato da Trump a Segretario di Stato ha appena dichiarato (l’idiota non dovrebbe essere autorizzato ad aprir bocca) che Washington porterà alla rovina l’Iran a meno che il governo non accetti di comportarsi come uno stato normale.
Cosa intende dire Pompeo con “uno stato normale”? Vuol dire uno stato che prende ordini da Washington. L’Iran non ha invaso alcun paese. Il governo al potere è la continuazione del governo che rovesciò lo scià, un dittatore imposto all’Iran da Washington quando Washington e Londra rovesciarono il governo democraticamente eletto dell’Iran.
Ciò che l’infame Pompeo sta dicendo è che l’Iran deve sparire, perché l’Iran, come la Siria, sta ostacolando l’espansione di Israele nel sud del Libano, perché Iran e Siria riforniscono la milizia di Hezbollah, che per due volte ha respinto le invasioni israeliane del Libano meridionale. Il tanto decantato esercito israeliano è buono solo per uccidere donne e bambini nel ghetto disarmato di Gaza.

Se l’America avesse dei media indipendenti, qualcuno chiederebbe a Pompeo che cosa esattamente sta facendo l’Iran che giustifichi il recesso unilaterale di Washington dall’Accordo nucleare iraniano, in opposizione alle firme europee, russe e cinesi, e l’imposizione di sanzioni che nessun altro paese del pianeta, tranne Israele, sostiene?

Ma, naturalmente, l’America non ha media indipendenti. Ha una collezione di puttane conosciute come NPR, Washington Post, New York Times, CNN, MSCBS, Fox News, ecc.

Senza un’informazione onesta e indipendente, non c’è responsabilità di governo. L’America non ha media onesti e indipendenti. Pertanto, in America non c’è responsabilità di governo.

“I deplorabili” si trovano di fronte a un dilemma. Il presidente che hanno eletto è stato sorpassato dall’establishment e non può rappresentarli. Invece, Trump consegna ai suoi sostenitori il guerrafondaio John Bolton come consigliere per la sicurezza nazionale e il guerrafondaio Pompeo come Segretario di Stato USA. Avrebbe anche potuto nominare Adolf Hitler. In effetti, Hitler era una persona più ragionevole.

Quindi, di nuovo, in America si sta svolgendo un’elezione in cui non si discute di nessuna delle cose importanti.

A meno che il popolo americano non si sollevi in una ribellione armata, come popolo libero è finito, e, naturalmente, non potrà insorgere. Non tanto perché la polizia e tutte le agenzie del governo sono state militarizzate, quanto perché il Marxismo Culturale ebraico e la Politica dell’Identità del Partito Democratico hanno disorganizzato il popolo americano, e tutti si scontrano gli uni con gli altri. Il Marxismo Culturale e la Politica dell’Identità hanno diviso la popolazione americana in vittime e carnefici. I veri carnefici e le vere vittime non fanno parte del quadro, una costruzione utile a un’agenda ideologica. Non è l’oligarchia il carnefice, ma il maschio bianco che vota Trump. Non sono i multi-miliardari la fonte dell’oppressione, ma la forza lavoro manifatturiera e industriale marginalizzata. Questa ex forza lavoro è bianca e nera, ma la Politica dell’Identità del Partito Democratico mette neri e bianchi gli uni contro gli altri.

La mia conclusione è che l’America è condannata. Le persone, con poche eccezioni, non sono abbastanza intelligenti per continuare ad esistere. Forse l’esito delle elezioni di oggi cambierà la mia opinione. Se il voto va all’establishment, tutto è perduto.

Fonte:
vocidallestero.it

07 novembre 2018

Sahra Wagenknecht: «Gli italiani non essere governati da Bruxelles»

Sahra Wagenknecht, capogruppo della Linke al Bundestag e leader storico della sinistra tedesca, intervistata da Deutschlandfunk, pur mantenendo un proprio punto di vista autonomo, esprime un sostegno convinto alla battaglia del governo italiano contro le tecnocrazie di Bruxelles: se vogliano salvare l'Europa dobbiamo sostenere la battaglia del governo italiano per la sovranità dei parlamenti nazionali. 


Armbrüster: Frau Wagenknecht, Roma è stata messa alla gogna. È giusto secondo lei?

Wagenknecht: beh, vorrei dire che non ho molta simpatia per il signor Salvini. Ma non è questo il punto. Questo è un governo democraticamente eletto. La legge di bilancio riguarda la sovranità dei parlamenti. E se vuoi distruggere l'UE, allora devi fare esattamente quello che sta facendo Bruxelles.
Inoltre bisogna anche parlare di quanto possa essere sensato costringere a fare ulteriore austerità un paese che da dieci anni attraversa una lunga crisi economica, un paese in cui il reddito pro capite è inferiore a quello precedente l'introduzione dell'euro, ovviamente ciò contribuisce a far crollare l'economia. Ecco perché penso si tratti di una decisione priva di senso.
Allora, dal suo punto di vista, stiamo assistendo ad una protesta giustificata contro la politica di austerità di Bruxelles?

Bisogna dare a questa proposta di bilancio un'occhiata un po' più da vicino. Dentro ci sono cose molto ragionevoli. Ad esempio, l'Italia ha un altissimo tasso di disoccupazione, in particolare un elevato tasso di disoccupazione giovanile, in alcune zone del 30, 40 per cento, soprattutto nel sud del paese, e un'assicurazione contro la disoccupazione molto povera, peggio anche dell'Hartz IV tedesco, per fare un confronto. Se in questo ambito si apportano  determinati miglioramenti, o se si migliora la legge per il prepensionamento, che in una situazione di elevata disoccupazione potrebbe essere un sollievo per molte persone, si tratta senza dubbio di una scelta ragionevole.
Ci sono alcune agevolazioni fiscali. A beneficiarne sono anche le persone ricche. Se ne puo' certamente discutere. Ma ancora una volta: penso che semplicemente non sia la Commissione europea ad avere il potere di decidere in merito alla legge di bilancio dei diversi paesi, perché in questo modo stiamo distruggendo l'UE. Gli italiani non vogliono essere governati da Bruxelles, e non vogliono nemmeno essere governati da Berlino. Stiamo dando ad un governo, e in particolare ad un partito nazionalista, che in realtà è davvero semi-fascista, e a un certo signor Salvini, un'ottima possibilità per profilarsi politicamente. Sicuramente nel suo paese in questo modo sta ottenendo degli ottimi risultati e non finirà certo in difficoltà.

Frau Wagenknecht, lei ora parla di immischiarsi negli affari dell'Italia. Bisogna tuttavia ammettere che queste sono esattamente le procedure sottoscritte dagli stati dell'UE, e cioè presentare il loro bilancio a Bruxelles per farselo approvare. Tutto ciò affinché la politica fiscale europea rimanga nel complesso stabile e quindi anche l'euro sia stabile, senza finire in un'altra crisi monetaria. Possiamo davvero dire che in questo caso l'Italia può comunque andare avanti?

In primo luogo, ci sono dei trattati europei. C'è un criterio del deficit del tre percento. L'Italia è al di sotto di esso.
La seconda è una questione di ideologia economica, secondo la quale anche se un paese è in crisi deve comunque risparmiare per ridurre il debito. Fatto che è stato più volte confutato. Le economie non sono una cosa cosi' semplice che se si risparmia, si riduce il debito, e se si aumenta la spesa, il debito sale. Sembrerebbe anche plausibile. Ma non funziona così, perché risparmiare o spendere ha delle conseguenze per l'attività economica. L'Italia per molti anni ha cercato di ridurre significativamente la spesa pubblica. Il debito continuava a salire mentre l'economia crollava. E anche questo non è un concetto molto ragionevole.
Bisogna dire: se vuoi spingere l'Italia fuori dall'euro - ed è quello che sta accadendo - devi fare esattamente cosi'.

Allora non la preoccupa il fatto che l'Italia, stato membro dell'euro, abbia un debito pubblico che supera il 130 percento del PIL?

La questione è se si tratta solo del risultato della condotta di spesa del governo, o se invece è il risultato di una crisi economica che dura da anni. E direi che si tratta decisamente della seconda opzione.
Dobbiamo ovviamente anche parlarne a livello europeo. Se ora vuoi presentarti come il sommo sacerdote del debito pubblico basso, ma non sei stato in grado nemmeno di imporre un'azione a livello europeo, ad esempio per limitare il dumping fiscale delle imprese, cosa che sarebbe anche possibile, oppure imporre alcune regole che rendano piu' difficile per le persone molto ricche eludere il fisco, allora diventa tutto molto ipocrita. Troverei sensato, se ad esempio, in Italia dove c'è una grande ricchezza privata - che è cresciuta anche durante la crisi economica, e oggi ci sono più milionari di dieci anni fa - questa venisse tassata molto più severamente. Allora naturalmente si potrebbe ridurre anche il deficit pubblico. Ma non è che l'UE abbia mai fatto delle leggi che rendano tutto ciò piu' facile, anzi al contrario: le regole dell'UE rendono tutto più difficile. Proprio la Commissione europea con il signor Juncker ormai è la personificazione del dumping fiscale, soprattutto per le grandi imprese.

Il dumping fiscale, Frau Wagenknecht, è un altro argomento. Voglio tornare ancora una volta a questo immenso debito pubblico. Secondo lei non è motivo di preoccupazione se uno Stato membro dell'area dell'euro ha così tanti debiti?

Lei dice che il dumping fiscale è un altro problema. Il dumping fiscale e il debito pubblico sono due questioni fra loro strettamente collegate. Se sono proprio le grandi aziende a pagare poche tasse, oppure se nei singoli paesi sono i più ricchi quelli che pagano poche tasse, allora il debito pubblico naturalmente continuerà a crescere. L'intero dibattito in corso riguarda il fatto che l'Italia possa apportare dei limitati miglioramenti all'assicurazione contro la disoccupazione e alle pensioni. Il tema della discussione è del tutto sbagliato. Su questi temi, come ho detto, il governo italiano può ottenere consenso politico, proprio perché  sono misure molto popolari nel paese, e non per nulla l'ultimo governo su questi temi ha fallito e non è stato rieletto perché la gente è stanca di vedere che le cose vanno sempre peggio, stanca di trovarsi in una situazione di emergenza sociale e di avere una disoccupazione alta. Se si fanno solo annunci, senza miglioramenti sociali, questa è un'Europa che rinuncia ad ogni credibilità.

La Commissione europea dovrebbe forse dire che in futuro intendono rinunciare alla funzione di controllo dei bilanci nazionali, e che chiunque può decidere autonomamente?

Io sono per un'Europa delle democrazie sovrane e democrazia significa: le persone votano per eleggere il loro governo. Significa anche naturalmente che nessun altro paese sarà responsabile per i debiti degli altri paesi. Inoltre non penso sia giusto nemmeno se un paese pesantemente indebitato finisce nei guai e ad essere salvate con il denaro dei contribuenti sono sempre e solo le banche. Ma in Europa abbiamo una costruzione problematica, in quanto questa ci porta sempre piu' verso una sospensione della democrazia, e ad una situazione in cui le persone possono votare chi vogliono, perché tanto alla fine saranno i tecnocrati di Bruxelles o addirittura il governo di Berlino ad avere l'ultima parola e a decidere in merito alle leggi di bilancio nazionali. L'Europa in questo modo non puo' funzionare.

Ma l'Italia ora vorrebbe entrambi. L'Italia vuole decidere autonomamente sul proprio bilancio, senza l'ingerenza di Bruxelles, ma allo stesso tempo vuole rimanere nell'euro e in caso di emergenza, avere anche il sostegno degli altri paesi dell'euro. Possono stare insieme le due cose?

No, le due cose non stanno insieme. Ma se continuiamo così, faremo uscire l'Italia dall'euro. Non so nemmeno se vogliano rimanerci a tutti i costi. L'euro ha portato relativamente pochi vantaggi all'Italia.

Bene. Il governo di Roma, almeno, dice che vogliono assolutamente restarci. Questo è stato confermato ancora una volta dal Primo Ministro.

Finché sono dentro, devono dire cosi', perché altrimenti lo spread e la speculazione sui mercati finanziari assumerebbe forme estreme. È già ora siamo in una situazione in cui questi extra-rendimenti non vengono pagati a causa delle dimensioni del debito. I titoli italiani pagano un elevato premio al rischio perché si ipotizza che l'Italia potrebbe lasciare l'euro, e naturalmente si tratta di una speculazione molto pericolosa. Tuttavia, sono la Commissione europea e la Banca centrale europea a gettare altra benzina sul fuoco. Voglio dire, per molti anni ha acquistato obbligazioni governative in una dimensione che, a mio avviso, non era affatto giustificata. Ma ora lancia un segnale di stop e, naturalmente, i rendimenti salgono.
Ancora una volta: se vogliamo che l'euro funzioni, allora deve funzionare su basi democratiche. E naturalmente, se la democrazia negli Stati membri è sospesa, il risultato in Europa sarà una crescente sensazione di frustrazione e di rifiuto, e l'affermazione del signor Salvini il quale non è certo conosciuto come un fervente sostenitore dell'Europa. Ci sono tuttavia altre opzioni, ovviamente, ma bisogna vedere se c'è la volontà di sostenerle e promuoverle. 

Sahra Wagenknecht, è il capogruppo della Linke al Bundestag. Grazie per il suo tempo questa mattina.




Per concessione di Voci dalla Germania
Fonte: https://www.deutschlandfunk.de/linken-politikerin-zu-italiens-budget-die-italiener-wollen.694.de.html?dram:article_id=431358
Data dell'articolo originale: 24/10/2018
URL dell'articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=24447