08 ottobre 2018

Lo Stato non è una famiglia: se risparmia, siamo rovinati

L'esposizione ripetuta a un'immagine o a un contenuto fa sì che l'individuo modifichi la propria percezione della realtà e interiorizzi il messaggio veicolato. E' quello che gli psicologi chiamano "effetto priming", e che pubblicitari ed esperti della comunicazione conoscono molto bene. Quanto più un messaggio viene ripetuto ed enfatizzato, magari attraverso la forma dello spot, tanto più esso risulterà familiare. Così può accadere che un concetto privo di veridicità, ma ripetuto con insistenza e in modo convincente, acquisisca il rango di verità. E' quanto accaduto con la fake news economica del momento, tanto assurda quanto apparentemente efficace: il bilancio dello Stato sarebbe come quello di una famiglia. La ripetono all'unisono giornalisti, conduttori televisivi, economisti e qualunquisti. Così la gente comune, digiuna di economia e soprattutto in buona fede, ha interiorizzato un pensiero del tutto fuorviante. Secondo questa logica, quando un paese presenta un debito pubblico – dunque la normalità in un'economia moderna – dovrebbe assumere il comportamento di una brava e accorta casalinga: stringere la cinghia e tagliare le spese familiari. Così, come una donna morigerata risparmierà sul cibo, sul vestiario e, in condizioni di estrema ratio, alle cure sanitarie per sé, per il coniuge e per i figli, così lo Stato dovrebbe seguire il suo virtuoso esempio.

Dunque, poiché la "famiglia" dello Stato è lo Stato stesso, ossia l'insieme dei cittadini che lo abitano, il suo territorio e le sue istituzioni, i tagli si ripercuoteranno sull'intera collettività. Per risparmiare occorre innanzitutto che contravvenga a quello che casalingain un sistema socio-economico civile dovrebbe essere la sua funzione principale: tutelare chi non ha tutela, chi per nascita o per eventi sopravvenuti o condizioni particolari si trova in una situazione di evidente svantaggio. E qui gli esempi potrebbero essere infiniti, dal disoccupato all'invalido, alle vittime di disastri naturali. Potrebbe poi, in un'ottica di far quadrare il bilancio, ristrutturare la sanità pubblica in un'ottica mercatistica orientata al profitto, trasformando il paziente in un cliente. Continuare poi in un'opera di privatizzazione dei servizi pubblici e delle infrastrutture, facendoli gestire al mercato – considerato per antonomasia efficiente. A parte qualche piccola eccezione come successo a Genova. Così si potrebbe abbracciare un modello di scuola privata, in cui i genitori offriranno ai loro figli un livello di istruzione strettamente legato al proprio reddito. Ci sarebbe solo il piccolo inconveniente di bloccare l'ascensore sociale e rinstaurare il censo.

Siccome non amo la retorica, mi fermo qui, ma gli esempi pratici per smontare l'assurda comparazione tra bilancio pubblico e familiare potrebbero andare avanti ancora a lungo. Lo Stato non è una famiglia perché esso ha come obiettivo il benessere e la Ilaria Bifarinitutela di tutti cittadini, non solo dei suoi figli come la famiglia, e opera su un orizzonte temporale di lungo periodo. Deve inoltre garantire il funzionamento delle istituzioni a garanzia del diritto e della democrazia. Infine, come dicono gli inglesi last but not least, da un punto di vista economico e contabile adottare la condotta della brava casalinga, che per uno Stato significa adottare l'austerity, vuol dire licenziare, rendere i servizi pubblici essenziali sempre più costosi, aumentare il livello di povertà, di disuguaglianza e disoccupazione. Così potrebbe accadere che la stessa virtuosa casalinga a causa dell'austerity debba rinunciare a curarsi o, addirittura, che suo marito perda il lavoro. Esiste infatti una relazione diretta, alquanto intuitiva, tra tagli dello Stato e diminuzione della ricchezza privata perché, per dirla con le parole del premio Nobel Krugman, «la tua spesa è il mio reddito». Potremmo dunque a ragion veduta ribaltare lo spot e affermare: «Il bilancio dello Stato è il contrario di quello della famiglia». Ma i pregiudizi si sa, una volta sedimentati sono difficili da scardinare.

(Ilaria Bifarini, "Lo Stato è il contrario di una famiglia", dal blog della Bifarini del 28 settembre 2018).

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07 ottobre 2018

Bayer-Monsanto: la malattia e la cura te le vendiamo noi


C'é molto fermento in questi ultimi mesi nelle grandi multinazionali farmaceutiche, quella ristretta casta di semidei impegnati nel vendere a tranci la nostra salute un tanto al chilo al mercato della speranza e della disperazione.
Dall'inizio del 2018 non si riesce a tenere conto delle acquisizioni e delle fusioni intervenute all'interno di Big Pharma, tanto è alto il loro numero. Nel mese di gennaio la francese Sanofi ha acquistato per 11,5 miliardi di dollari l'azienda statunitense Bioverativ, specializzata nell'emofilia e la Celgene ha acquisito Juno Therapeutics, specializzata nelle cure per il cancro, sborsando la cifra di 9 miliardi di dollari, mentre a lungo si è ventilata l'ipotesi di una colossale fusione fra Pfizer e Bristol Myers, finora non ancora andata in porto.
Ma ciò che più ha fatto scalpore è stata l'acquisizione intervenuta lo scorso giugno della tristemente nota Monsanto, da parte del colosso tedesco Bayer per la strabiliante cifra di 63 miliardi di dollari....


La multinazionale Monsanto è nota a tutti per la sua travagliata storia di azienda "killer" della salute umana, con alle spalle quasi un secolo di scandali e cause giudiziarie, giocati sulla pelle di milioni di consumatori e coltivatori in tutto il mondo. Sono stati suoi i brevetti del DDT, del PCB e del micidiale Agente Arancio usato dall'esercito statunitense nel corso della guerra del Vietnam. Sono suoi i brevetti delle sementi OGM che hanno stravolto l'agricoltura, così come è "suo" il cancerogeno glifosato, contenuto nel diserbante RoundUp che l'azienda commercializza dal 1974.

La multinazionale Bayer si considera "un'anima candida" e nel momento stesso dell'acquisizione ha espresso la volontà di cambiare immediatamente nome alla Monsanto, nel palese tentativo di fare dimenticare all'opinione pubblica i disastri compiuti finora dalla multinazionale statunitense.

Ma al di là delle buone intenzioni (di cui spesso è lastricato l'inferno) esistono almeno due ordini di problemi sui quali sarebbe bene riflettere.
In primo luogo la Bayer non è quell'anima candida che la sua dirigenza vorrebbe indurci a credere, dal momento che negli anni 80/90 fu coinvolta pesantemente nello scandalo concernente gli emoderivati con al centro migliaia di persone infettate in tutto il mondo. Risulta fra le multinazionali più invasive nell'ambito della pubblicità deviante, nella quale investe oltre 10 miliardi di euro l'anno, con un'operazione di lobbing che coinvolge pesantemente tutto l'ambiente della sanità, dai medici agli informatori scientifici, dai direttori delle riviste specializzate fino ai referenti politici del settore. E' rimasta coinvolta, sia pur indirettamente, nel finanziamento della guerra civile nella Repubblica Democratica del Congo. E' responsabile dello scandalo del Lipobay, il farmaco anti colesterolo ritirato dal commercio nel 2001 e responsabile della morte di centinaia di persone. E' attualmente sotto accusa (ed ha già pagato 2 miliardi di dollari d'indennizzo) per le pillole contraccettive Yaz/Yasmin che provocano un rischio di trombosi, infarti ed ictus doppio rispetto ai vecchi prodotti, anche se i medicinali incriminati non sono ancora stati ritirati dal mercato. Solo per citare gli scandali più eclatanti degli ultimi 40 anni.

In secondo luogo la concentrazione nelle mani di una delle più grandi multinazionali farmaceutiche mondiali, di un colosso della chimica specializzato nella produzione di sementi ogm e di pesticidi, responsabili questi ultimi non solo del cancro ma anche di molte altre malattie devastanti come il Parkinson, l'Alzheimer, la SLA, il diabete ed una sequela di patologie autoimmuni, non può che creare più di qualche perplessità e molta inquietudine.
La coesistenza nelle stesse mani dell'industria che ogni anno crea milioni di malati, con quella che costruisce miliardi di profitto proprio curando quelle stesse malattie, crea un circolo perverso dinanzi al quale non si può fare altro che restare inorriditi. Un circolo perverso al centro del quale purtroppo ci troviamo noi tutti, come tanti polli in batteria, impotenti ostaggi di quella mano alla quale serve che noi si sia ammalati, per renderci così consumatori di prodotti farmaceutici durante tutto il corso della nostra vita.

Marco Cedolin
Fonte: DolceVita online

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06 ottobre 2018

[Reseau Voltaire] Les principaux titres de la semaine 5 10 2018


Réseau Voltaire
Focus




En bref

 
Qui viole le Traité INF : Washington, Moscou ou les deux ?
 

 
Les crimes de Gilead Sciences masquent-ils des tests du Pentagone ?
 

 
Des États arabes s'apprêtent à renouer avec la Syrie
 

 
La CIJ suspend certaines sanctions US contre l'Iran
 

 
France-Iran : le représentant de l'ayatollah Khamenei relâché
 

 
Interpellation du représentant de l'ayatollah Khamenei en France
 

 
Les accusations de Netanyahu contre le Liban démenties par les faits
 

 
Le Pentagone pourrait retirer ses forces d'occupation de Syrie
 

 
Les Macédoniens se prononcent contre l'adhésion à l'Otan et à l'UE
 

 
La communication de Benjamin Netanyahu
 

 
CIJ : l'État de Palestine contre les États-Unis
 

 
Onu : la Syrie appelle au retrait immédiat des forces d'occupation US, françaises et turques
 

 
Washington prêt à faire exploser l'Église orthodoxe
 
Controverses
Fil diplomatique

 
La France dénonce le terrorisme iranien
 

 
Déclaration de l'Otan et de l'UE sur le référendum en Macédoine
 

 
« L'Otan, indispensable rempart de paix et de sécurité »
 

 
Déclaration du Petit Groupe sur la Syrie
 

 
Discours de Miguel Díaz-Canel devant la 73e séance de l'Assemblée générale des Nations unies
 

 
Discours de Michel Aoun devant la 73e séance de l'Assemblée générale des Nations unies
 

 
Discours d'Alain Berset devant la 73e séance de l'Assemblée générale des Nations unies
 

 
Discours d'Emmanuel Macron devant la 73e séance de l'Assemblée générale des Nations unies
 

 
Discours de Donald Trump devant la 73e séance de l'Assemblée générale des Nations unies
 

 
Ouverture de la 73ème session de l'Assemblée générale des Nations Unies
 

 

« Horizons et débats », n°22, 1er octobre 2018
La Suisse humanitaire
Partenaires, 1er octobre 2018

"The Art of War"
The strategy of demonising of Russia
par Manlio Dinucci, Réseau Voltaire, 27 septembre 2018
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A Valenza lo spettacolo della Tesla, l’auto che si guida da sola



VALENZA – Arrivata a Valenza nell’ambito dell’iniziativa “Valenza digitale” ha subito catturato l’attenzione di tutti proiettando studenti e cittadini in un futuro vicinissimo. Parliamo della Tesla Model X, l’auto elettrica a guida autonoma frutto del genio di Elon Musk, Ceo di Tesla Motors, di cui è presidente del consiglio di amministrazione e amministratore delegato. L’auto ha dimostrato le sue capacità e sfoggiato anche capacità musicali, come si può vedere nel video.


A portare il veicolo nella città dell’oro Giancarlo Orsini, Training & Learning Manager di Banca Mediolanum, che descrive così il gioiello a 4 ruote: “È uno dei primi veicoli totalmente elettrico e di larghissima diffusione nel mondo”. Il merito di Elon Musk è stato quello di sdoganare finalmente l’auto elettrica, ha aggiunto Orsini, perché “il mondo sta andando in questa direzione e oltre a percorrere la strada dell’ecosostenibilità sta investendo sulla sicurezza. Queste macchine sono strumenti digitali sempre connessi e sfruttano l’intelligenza collettiva migliorando continuamente. Ogni settimana ci sono aggiornamenti che rendono il veicolo sempre una sorta di ultimo modello. Con l’intelligenza artificiale si sfrutta l’esperienza di tutti gli utenti che hanno questa macchina condividendola con altri automobilisti. Per esempio impara a che velocità si può prendere una determinata curva condividendo questa informazione con quanti hanno lo stesso modello. La fase è ancora sperimentale ma nell’arco di 5 anni avremo auto sempre connesse e non avremo neanche veicoli di proprietà ma condivisi perché troveremo l’auto che ci serve per andare da un punto all’altro.”
Queste auto sono già dotate di guida autonoma in questo momento ma non è possibile utilizzare questo sistema perché ancora non consentito in Italia. Tuttavia i veicoli sono già dotati di 8 telecamere e 16 radar in fase di autoapprendimento e quando possibile il mezzo potrà portare i passeggeri in totale autonomia.
Questo nuovo modo di guidare rappresenta già il presente, ha aggiunto Giancarlo Orsini, visto che “la mobilità elettrica. Negli ultimi 5 anni in Cina sono nate 26 case automobilistiche, tutte elettriche e la più piccola fa una quantità di veicoli simile ai numeri di Alfa Romeo. in tutti i paesi si sta andando in questa direzione“.
In Italia “le reazioni sono positive anche se siamo tra gli ultimi ad adottare le cose ma poi spesso i più veloci come capacità di penetrazione. Il problema è solo di infrastrutture ma si sta lavorando molto in questi ultimi mesi.”

05 ottobre 2018

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 5 ott 2018


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Chi vìola il trattato INF: Washington, Mosca o entrambi?
 

 
I crimini di Gilead Sciences mascherano test del Pentagono?
 

 
Alcuni Stati arabi s'apprestano e riallacciare i rapporti con la Siria
 

 
La Corte Internazionale di Giustizia sospende alcune sanzioni USA contro l'Iran
 

 
Francia-Iran: rilasciato il rappresentante dell'ayatollah Khamenei
 

 
Arresto del rappresentante dell'ayatollah Khamenei in Francia
 

 
Le accuse di Netanyahu contro il Libano smentite dai fatti
 

 
Il Pentagono potrebbe ritirare le forze d'occupazione della Siria
 

 
I macedoni si pronunciano contro l'adesione alla NATO e all'Unione Europea
 

 
La comunicazione di Benjamin Netanyahu
 

 
Lo Stato di Palestina fa ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia contro gli Stati Uniti
 

 
ONU: la Siria esorta all'immediato ritiro delle forze d'occupazione USA, francesi e turche
 

 
Washington pronta a far esplodere la Chiesa Ortodossa
 
Controversie

 
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