23 settembre 2018

[Reseau Voltaire] Les principaux titres de la semaine 22 9 2018


Réseau Voltaire
Focus




En bref

 
L'émir Tamim offre un palace volant au sultan Erdoğan
 

 
Israël utilise un avion militaire russe comme bouclier
 

 
La bataille d'Idleb est repoussée
 

 
La Russie dément les conclusions de la Commission internationale sur le MH-17
 

 
La Turquie a enlevé Ayten Öztürk au Liban
 

 
L'Allemagne se positionne contre la directive Feltman
 

 
Démission de l'amiral McRaven, ex assassin-en-chef du Pentagone
 

 
La Turquie déclare avoir enlevé un des terroristes de Reyhanlı
 

 
Iran : Esfandiar Rahim Mashaei condamné à 6 ans et demi de prison
 

 
Riyad achète un Dôme de fer israélien
 

 
Londres vient de commencer une opération sous faux drapeau à Idleb
 

 
La Maison-Blanche entre en guerre contre la Cour pénale internationale
 

 
La Guerre mondiale, une option US en Syrie (WSJ)
 

 
L'Allemagne se prépare à attaquer la Syrie
 

 
YouTube censure les chaînes du gouvernement syrien
 

 
L'Iraq à la croisée des chemins
 

 
Le spectaculaire retournement de cheikh Hassan Rohani
 

 
La Syrie devrait attendre le 6 novembre pour libérer Idleb
 
Controverses
Fil diplomatique

 
Déclaration de principes du Petit Groupe pour la Syrie
 

 
Mémorandum de stabilisation de la situation dans la zone de désescalade d'Idleb
 

 
Déclaration d'Emmanuel Macron sur la mort de Maurice Audin
 

 

« Horizons et débats », n°21, 17 septembre 2018
La Ceinture et la Route
Partenaires, 17 septembre 2018
 Discours de Jean-Claude Juncker sur l'état de l'Union européenne en 2018
par Jean-Claude Juncker, Réseau Voltaire, 12 septembre 2018
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Magaldi: i gialloverdi scelgano, Tria (e Draghi) o gli italiani

«Il massone Giovanni Tria scelga chi servire: il popolo italiano o l'élite neoliberista incarnata dal pessimo Mario Draghi, il demolitore dell'Italia, che ora si complimenta con lui». Non usa mezzi termini, Gioele Magaldi, nel sollecitare il governo gialloverde a diffidare dall'atteggiamento "frenante" del ministro dell'economia: «I gialloverdi avevano promesso agli elettori reddito di cittadinanza, meno tasse e pensioni dignitose. Se non manterranno la parola data saranno loro a pagare, non certo Tria e le altre figure tecniche dell'esecutivo». Dove trovare le coperture? Semplice: occorre sfondare il famoso tetto di spesa del 3%, stabilito da Maastricht in modo ideologico, senza alcun fondamento economico-scientifico: più deficit significa far volare il Pil e creare lavoro. «Si tratta di smascherare Bruxelles e ingaggiare una dura battaglia, in Europa: solo l'Italia può farlo. E se Tria "frena", preferendo ascoltare Draghi, Visco e Mattarella, allora è meglio che Salvini e Di Maio lo licenzino, perché a pagare il conto alla fine saranno loro, per la gioia del redivivo Renzi, che infatti già accusa il governo gialloverde di parlare molto e combinare poco». La ricetta di Magaldi? «Non temere il ricatto dello spread e sfoderare con l'Unione Europea, per il bilancio 2019, la stessa fierezza mostrata da Salvini nel denunciare l'ipocrisia dell'Ue che lascia ricadere solo sull'Italia il problema degli sbarchi di migranti».
Durerà 5 anni anni, l'esecutivo gialloverde? Gli italiani innanzitutto si augurano che faccia le cose che ha promesso, in nome delle quali è stato legittimato, e che abbia anche una coerenza tra teoria e pratica, tra ragionamento e immaginazione, con Gioele Magaldicapacità di concretizzare gli obiettivi. In tanti ricorderanno il recente exploit di Matteo Renzi, che fino a qualche anno fa sembrava l'enfant prodige della politica italiana, fino a ottenere un grande risultato alle europee portando il Pd al 40%. Io credo di esser stato tra i pochissimi, allora, a indicare la fumosità e il carattere del tutto aleatorio e inconsistente della traiettoria renziana. Molti, poi, a partire dal referendum del 2016 sono diventati antirenziani, quasi con la bava alla bocca: persone che avevano creduto in quella grande stagione annunciata da Renzi. Oggi quel consenso si è dissolto, e il Pd è ridotto al lumicino. Resto un sostenitore del governo gialloverde, perché ritengo che abbia iniziato un percorso di transizione verso la Terza Repubblica e perché credo che il centrodestra e il centrosinistra, così come li abbiamo conosciuti, sono definitivamente tramontati – ed è bene che siano tramontati, perché sono i responsabili di questi ultimi 25 anni di decadenza italiana. Ma, anziché porsi il problema della durata del governo Conte, sarebbe ora di chiedersi cosa farà davvero, perché finora si è limitato quasi solo alle chiacchiere.
Uno potrebbe dire: diamogli tempo, c'è una tempistica anche tecnica. Ma il problema è che da quello che viene configurato dal dicastero più importante (quello dell'economia) queste novità per le quali il popolo aveva premiato Lega e 5 Stelle ancora non si vedono, all'orizzonte. Si vede invece un traccheggiare, un tirare al ribasso. E si vede purtroppo una subalternità ai soliti diktat di Bruxelles, anziché la giusta fierezza che c'è stata nell'affrontare un aspetto del tema immigrazione (un aspetto, perché – a parte lo stop agli sbarchi indiscriminati – ancora il governo non ha spiegato che piano ha per il Mediterraneo e per il Medio Oriente). Al di là della fierezza con la quale Salvini ha comunque posto il problema all'Europa – gestire collegialmente il tema migranti: una questione tuttora aperta e controversa – sul versante economico ci sono solo timidi balbettii. E sembra che alla fine ci si inchini ai paradigmi imperanti a Bruxelles e a Francoforte. E lo spauracchio dello spread non viene affrontato e smascherato per quello che è: cioè un vile ricatto, una sorta di vessazione sovranazionale organizzata. Perché allo spread si può mettere fine semplicemente, puntando politicamente sulla confezione di Eurobond o con altre modalità. Insomma, rispetto a Draghi e Triaquesto, il governo mi sembra deficitario e balbettante, balbuziente. Di questo dovremo tenere conto, perché 5 anni di balbuzie non risolveranno i problemi italiani.
Giovanni Tria? E' un massone, certo: uno dei tanti massoni presenti nella compagine di governo. Questa è una maggioranza "strana": da un lato, nel..

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22 settembre 2018

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 22 set 2018


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
L'emiro Tamim regala un palazzo volante al sultano Erdoğan
 

 
Israele utilizza un aereo militare russo come scudo
 

 
La battaglia d'Idlib è rinviata
 

 
La Russia smentisce le conclusioni della Commissione olandese sull'MH-17
 

 
La Turchia ha sequestrato Ayten Öztürk in Libano
 

 
La Germania prende posizione contro la direttiva Feltman
 

 
Dimissioni dell'ammiraglio McRaven, ex assassino in capo del Pentagono
 

 
La Turchia dichiara di aver sequestrato uno dei terroristi di Reyhanlı
 

 
Iran: Esfandiar Rahim Mashaei condannato a 6 anni e mezzo di prigione
 

 
Riad compera una Cupola di Ferro da Israele
 

 
Londra ha dato inizio a un'operazione sotto falsa bandiera a Idlib
 

 
La Casa Bianca dichiara guerra alla Corte Penale Internazionale
 

 
Guerra mondiale, opzione USA in Siria (WSJ)
 

 
La Germania si prepara ad attaccare la Siria
 

 
YouTube censura i canali del governo siriano
 

 
L'Iraq a un crocevia
 

 
Lo spettacolare dietro-front dello sceicco Hassan Rohani
 

 
La Siria dovrebbe aspettare il 6 novembre per liberare Idlib
 
Controversie

 
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La fine dell’informazione mainstream

Secondo gli ultimi dati diffusi da Ads (accertamento diffusione stampa), nei quattro anni che intercorrono fra il novembre 2013 ed il novembre 2017 i quotidiani italiani hanno visto diminuire il numero di copie vendute di oltre il 30%, con dei cali in molti casi notevolmente superiori. Il quotidiano La Repubblica, ad esempio, ha perso il 44,5%, Il Sole 24 Ore il 45%, Il Corriere della Sera il 35,3%, Libero il 65,8%, Il Fatto Quotidiano il 33,2%, Il Giornale il 45%, Il Tempo il 55% e non è andata meglio neppure per i giornali sportivi con Tuttosport crollato del 52% e Il Corriere dello Sport del 35%.
Se un trend di questo genere dovesse proseguire anche nei prossimi anni, e non esistono motivi per supporre che non avverrà, diventa facile prevedere come fra un decennio i quotidiani nella forma che conosciamo non esisteranno più.
Secondo la relazione annuale 2018 dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), fra il 2014 e il 2017 i telegiornali delle varie reti hanno perso oltre 8 milioni di spettatori, pari a circa un quinto dell’audience totale e anche in questo caso non esiste alcun motivo che induca a pensare a un’inversione di tendenza nel corso dei prossimi anni. Fra un decennio i TG sicuramente non saranno scomparsi, ma rivestiranno senza dubbio un ruolo molto più modesto nel condizionamento dell’opinione pubblica e nella formazione dell’immaginario collettivo.
Alla base di questo vero e proprio crollo dell’informazione mainstream all’interno dei propri canali tradizionali (giornali e TV) c’è sicuramente l’abitudine sempre più radicata in larghi strati della popolazione di attingere alle proprie informazioni attraverso i siti e i blog presenti in Rete o magari attraverso gli stessi quotidiani e TG nel loro formato digitale.
Ma il vero problema che affligge il mainstream non può certamente venire ricondotto esclusivamente alla forma attraverso cui viene veicolata l’informazione, perché questo sarebbe oltremodo riduttivo.
Il vero problema che accomuna l’intera informazione “ufficiale” è assai più profondo e prescinde dal mezzo attraverso il quale le notizie raggiungono il lettore o lo spettatore. Si tratta di un problema di credibilità e autorevolezza che il mainstream ha progressivamente perso nel corso degli anni a causa del suo altrettanto progressivo allontanamento dal Paese reale e dai problemi reali degli italiani, portandolo a raccontare una realtà artefatta che i lettori e gli spettatori non sentono più propria.
Se fino a qualche anno fa, il verbo esperito sui giornali o nei TG rappresentava la realtà per antonomasia, senza che nessuno osasse metterla in discussione, oggi non è più assolutamente così, grazie al maggiore senso critico sviluppato dalla popolazione, larga parte della quale riesce a informarsi a 360 gradi con l’ausilio della Rete e comprende come giornali e TV molto spesso (troppo spesso) dispensino vere e proprie fake news ad uso e consumo dei gruppi di potere che ne orientano i contenuti.
Sempre più in balia del conglomerato di potere che li gestisce, quotidiani e TG hanno smesso di produrre informazione, per dedicarsi quasi esclusivamente alla disinformazione, fatta di fake news e strategie mirate  all’orientamento del pensiero, un prodotto oltremodo scadente che sempre più lettori e spettatori dimostrano di non gradire affatto.
Nel decennio a venire, il potenziamento delle versioni online dei quotidiani e dei TG non risolverà  assolutamente il problema, che travalica di gran lunga il mezzo con cui vengono veicolate le notizie e riguarda invece la qualità delle stesse.
Paradossalmente, solo la verità potrebbe salvare l’informazione mainstream dal progressivo decadimento, ma la verità è anche l’unico elemento che i gruppi di potere che gestiscono i media sanno bene di non potersi permettere.


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21 settembre 2018

SCARANTINO / ECCO LA VERA STORIA DEL DEPISTAGGIO PER LA STRAGE DI VIA D’AMELIO


Un grave errore deontologico, morale e storico organizzare la festicciola, suonare la fanfara e attribuirsi medagliette autoelogiative. Grave soprattutto nel campo dell'informazione, dove andrebbe rispettato il lavoro di colleghi (che non ci sono più) i quali per primi hanno annusato puzza di bruciato, lo hanno documentato, denunciato, messo nero su bianco assumendosi tutte le responsabilità del caso.
E invece succede che quel minuzioso, preziosissimo lavoro di vero giornalismo investigativo svolto da Sandro Provvisionato per anni sui buchi neri della strage di via D'Amelio venga dimenticato, sepolto sotto altre polveri, prendendo a calci la memoria storica.
Partiamo dalle new. Titola Repubbica di venerdì 14 settembre, gonfiando il petto, a firma di Francesco Patanè. Fiato alle trombe, ecco il titolone: "Ha svelato il grande depistaggio – indagato cronista di Repubblica". Si tratta di Salvo Palazzolo, la cui abitazione è stata perquisita per otto su ordine della procura di Catania che "contesta a Palazzolo – scrive Patanè – di aver scritto della chiusura dell'indagine su Repubblica.it tre ore e mezzo prima che i difensori dei poliziotti ricevessero la notifica ufficiale del procedimento".

REPUBBLICA SCOPRE L'AMERICA 

Salvo Palazzolo. Nel montaggio di apertura Sandro Provvisionato e, a destra, Vincenzo Scarantino

Spiega ancora: "Palazzolo è finito sotto inchiesta per l'articolo che l'8 marzo scorso (2018, ndr) raccontava la chiusura dell'indagine della procura di Calatanissetta sul depistaggio del caso Borsellino: il prossimo 20 settembre inizierà l'udienza preliminare per il funzionario Mario Bo, per l'ispettore Fabrizio Mattei e per Michele Ribaudo, accusati di aver costruito ad arte, insieme all'allora capo della Squadra Mobile Arnaldo La Babera, il falso pentito Scarantino".
Una storia stradettagliata e superdocumentata da Sandro Provvisionato in tempi non sospetti, almeno a partire dal 2010, il celebre promotore del sito "Misteri d'Italia: per anni ne aveva scritto sulla Voce e in altre inchieste.
Negli ultimi mesi denuncia con la forza più grande che le resta nel cuore Fiammetta Borsellino, la figlia del magistrato Paolo trucidato in via D'Amelio. Fino ad oggi, a quanto pare, le vibrate richieste di Fiammetta non hanno avuto neanche lo straccio di una risposta a livello istituzionale. A riprova, se ce ne fosse ancor bisogno, che di è trattato prima di un "Omicidio di Stato, e poi di un "Depistaggio di Stato". Ottimo e abbondante…
Ma come mai Repubblica insiste nel negare l'esistenza del lavoro di altri / alti magistrati, come invece ha documentato Sandro Provvisionato, un maestro del giornalismo investigativo e non solo? Come aveva strascritto la Voce e ora urla Fiammetta? Eppure Repubbica ora è sul banco degli imputati per aver anticipato di 3 ore e mezza una notiziola! E chi ne ha scritto anni prima cos'è, il mostro di Londra?
Ad ogni buon conto: non è il caso di ricordare lo sforzo di chi – come Sandro – aveva anticipato di anni e anni l'esistenza di un autentito Golpe istituzionale, capace di coinvolgere forze dell'ordine e magistrati? Quando il mondo è capovolto.

PERCHE I NOMI DELLE TOGHE ECCELLENTI MAI ?
Ecco l'altra grave 'mancanza'. In tutti i suoi reportage Repubblica (ma anche l'altro media di regime, il Corriere della Sera) sbatte in prima (anzi, diciannovesima pagina) sempre i nomi degli uomini di polizia al comando di Arnaldo La Barbera, il quale purtroppo non più rispondere né difendersi, visto che è morto da una dozzina d'anni.

Giuseppe Ayala

Quindi, sui grandi mezzi d'informazione nessuna parola su quei magistrtati hanno avviato l'inchiesta, aperto i fascicoli, iniziato le indagini e con ogni probabilità anche dato gli imput alle forze dell'ordine – in questo caso la polizia – che si è mossa per raccogliere le prime, strategiche prove dopo la strage di via D'Amelio.
A cominciare dall'ancora mai chiarito mistero della Agenda Rossa che Paolo Borsellino portava sempre con sé. Per quante mani è passata, oltre quelle del magistrato Giuseppe Ayala, il quale poi la smista a qualcun altro, per poi finire nelle mani di un colonnello, l'unico processato per la storia dell'agenda ma subito assolto?
Come mai non sono state effettuate ulteriori indagini? Come mai non è stata interrogata la giornalista Roberta Ruscica, autrice di un dettagliato volume "I Boss delle Stragi", la quale racconta di un'agenda rossa passata per la mani del pm Anna Maria Palma?
Quest'ultimo è il primo pm delle indagini, strada facendo è stata affiancata da Nino Di Matteo, l'eroe di tutte le mafie, secondo i media: il quale Di Matteo si è profondamente irritato per le dichiarazioni rese da Fiammetta Borsellino, colpevole solo di chiedere Verità e Giustizia e soprattutto di accertare le responsabilità istituzionali del Depistaggio che ha taroccato il pentito Vincenzo Scaramella. Il riferimento, evidentemente, era non solo a La Barbera, ma anche alle toghe eccellenti che hanno svolto le indagini. "Era alle prime armi, Di Matteo", lo giustificano alcuni colleghi.
E con piglio ribatte Fiammetta: "non era proprio il caso di affidare a uno di primo pelo quelle delicate indagini su mio padre".

ALL'OMBRA DELLA PALMA

Nino Di Matteo

Ma di primo pelo certo non era Anna Maria Palma, ex toga rossa (sic). Conduce a lungo i vari processi Borsellino. Poi, improvivsamente, lascia la magistratura e va ad occupare la poltrona in qualità di capo di gabinetto al Senato presieduto dal berlusconiano Renato Schifani. Le capriole del destino. Ora è rientrata fra i ranghi della magistratura. Boh.
Torniamo a via D'Amelio. Preso in mano il caso del collega morto, Palma abbraccia quasi subito la tesi Scarantino: è lui il mostro da sbattere in prima pagina, e quando poi arriverà Di Matteo avallerà l'operato della Palma, tra l'altro moglie di Adelfio Elio Cardinale, potente radiologo e preside di Medicina a Catania, per alcuni anni presidente del Cerisdi, prima centro studi dei gesuiti sulla collina di Palermo sovrastante piazza D'Amelio poi – a quanto pare – vicino ai Servizi Segreti.
Ilda Boccassini metterà subito in guardia i colleghi sull'attendibilità e la credibiità del pentito Scarantino. Ma Palma e poi Di Matteo vanno avanti come un rullo compressore: è lui la gola profonda che sprigiona solo verità. E quindi 7 persone – che non c'entrano un bel niente – vengono sbattute in galera, accusate, processate, condannate in tutti i tre gradi di giudizio e sconteranno la bellezza d 16 anni, da innocenti.
Stesso copione che è stato messo in scena per il caso di Ilaria Ali e Miran Hrovatin: istruito a tavolino e super taroccato il pentito "Gelle" che accuserà un giovane somalo, il quale sconterà anche lui 16 anni da innocente. Fino a che Chiara Cazzaniga, l'inviata di Chi l'ha visto, lo andrà ad intervistare a Londra e lui – Gelle – dirà che è stata tutta una sceneggiata: la polizia gli ha fatto imparare a memoria il copione, non ha dovuto neanche testimoniare in dibattimento ed è stato accompagnato in aereo fino a Londra. Senza pudore!
Torniamo alla tragedia di via D'Amelio. Sorge spontanea la domanda : come mai fino ad oggi nessun tribunale, nessuna procura del nostro territorio nazionale ha deciso una buona volta di accendere i riflettori non solo sui poliziotti che evidentemente hanno eseguito degli ordini, ma sui magistrati che hanno orchestrato l'inchiesta e su tutti quei livelli istituzionali che sono intervenuti – anche e soprattutto politici – per depistare?


Paolo Borsellino

Possibile che oggi nessuno, dai banchi di quel governo gialloverde che si batte in nome di giustizia e trasparenza, non chiede una vera inchiesta a 360 gradi sull'eccidio e sul depistaggio?
Per il Depistaggi di Stato la situazione, paradossalmente, è meno complessa di quanto possa sembrare. Perchè per fortuna abbiamo nomi, cognomi, indirizzi e cellulari di coloro che sono stati protagonisti in prima linea di quegli episodi che finiscono per uccidere due volte quegli eroi di Stato come Paolo Borsellino o Ilaria Alpi.
Perchè nessuno si muove? Perchè il trasparente vicepremier Luigi Di Maio stavolta si opacizza? Come mai il guardasigilli Alfonso Bonafede sembra non aver in agenda questi giganteschi buchi neri che ammorbano la nostra vita da sempre?

LE GRANDI INTUIZIONI INVESTIGATIVE DI PROVVISIONATO
Per favore, fatelo anche in nome di Sandro Provvisionato, un eroe civile che ha dato la sua vita (è morto a soli 67 anni) per scoprire le verità indicibili, per onorare quella giustizia che dovrebbe essere uguale per tutti e non lo è mai.


Alfonso Bonafede

Ecco le parole della Voce – ricordiamolo, di 5 anni fa –  per commentare la ricostruzione di Provvisionato a proposito dal caso Scarantino: "Una vicenda emblematica del depistaggio compiuto da uomini dello Stato e magistrati, tutti rimasti impuniti, per lasciare nell'ombra quel grumo oscuro che ha segnato i destini dello Stato: la trattativa Stato-Mafia. Molti dei quali furono gli stessi. Come affiora da questa lucida, impietosa ricostruzione che con i medesimi scopi provocarono l'eccidio di Paolo Borsellino e della sua scorta in via D'Amelio".
Ecco le parole di Sandro: "La storia infinita del falso pentitismo di Vincenzo Scarantino, che racchiude in sé tutte le distorsioni della giustizia italiana e, nella migliore delle ipotesi, anche le incapacità, le impreparazioni e la poca professionalità di molti magistrati antimafia, sembra una scelta della primavera 2001, quando il pentito Scarantino è considerato un oracolo dalla procura di Caltanissetta".
Perchè? E soprattutto perchè è trascorsa da allora inutilmente la bellezza di 17 anni?
NB  Repetita iuvant. In basso il link delle inchieste realizzate nel 2013 da Sandro Provvisionato 
I BUCHI NERI DELLA NOSTRA MALASTORIA – IL FALSO PENTITO SCARANTINO
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