24 giugno 2018

La proposta UE sul copyright è una pessima notizia per tutti


L'articolo che segue è la traduzione dell'originale pubblicato sul blog della P2P Foundation.
Cory Doctorow: L'aggiornamento in attesa della direttiva UE sui diritti d'autore si avvicina per un voto in commissione il 20 o il 21 giugno, e un voto parlamentare all'inizio di luglio o alla fine di settembre. Mentre la direttiva fissa alcuni problemi di vecchia data con le norme dell'UE, ne crea di molto, molto più grandi: problemi così grandi da minacciare di distruggere la stessa Internet.

Ai sensi dell'articolo 13 della proposta, i siti che consentono agli utenti di inserire testo, suoni, codice, immagini fisse o in movimento o altre opere protette da copyright per fruizione pubblica dovranno filtrare tutti gli invii dei loro utenti da un database di opere protette da copyright. I siti dovranno pagare per concedere in licenza la tecnologia per abbinare gli invii al database e per identificare le corrispondenze parziali o totali. Ai siti sarà richiesto di dotarsi di un meccanismo per consentire ai titolari dei diritti di aggiornare questo elenco con più opere protette da copyright.

Anche nelle migliori circostanze, questo presenta enormi problemi. Gli algoritmi che scansionano i contenuti sono francamente pessimi. La versione Made-in-USA di questo è il sistema Content ID di YouTube, che tutte le volte contrassegna in modo errato opere legittime, ma al tempo stesso continua ad essere oggetto di critiche da parte dalle società di intrattenimento, secondo le qualinon sarebbe abbastanza efficace.

Ci sono molti motivi legittimi per gli utenti di Internet per caricare opere protette da copyright. Puoi caricare una clip da un locale notturno (o una protesta o una presentazione tecnica) che includa musica protetta da copyright in background. Oppure potresti indossare una maglietta con la copertina del tuo album preferito nel tuo profilo Tinder. Puoi caricare la copertina di un libro che stai vendendo su un sito di aste online, oppure potresti pubblicare una foto del tuo salotto nella scheda di noleggio per il tuo appartamento, inclusi i poster sul muro e l'immagine sulla TV .

I Wikipediani, in particolare, hanno ragioni ancora più specifiche per caricare materiale: immagini di celebrità, foto scattate in occasione di eventi degni di nota e così via.

Ma i robot che l'articolo 13 richiede non saranno perfetti. In effetti, by design, saranno fortemente imperfetti.

L'articolo 13 punisce qualsiasi sito che non blocca la violazione del copyright, ma non punirà chi abusa del sistema. Non ci sono sanzioni per chi rivendica in modo infondato il copyright sul lavoro di qualcun altro: il che significa che qualcuno potrebbe caricare tutta Wikipedia in un sistema di filtri (ad esempio, uno dei tanti siti che incorporano il contenuto di Wikpedia nei propri database) e quindi rivendicare la proprietà su di esso su Twitter, Facebook e WordPress, e a tutti gli altri sarebbe impedito di citare Wikipedia su uno qualsiasi di questi servizi fino a quando non siano risolte le false affermazioni. Sarà molto più facile fare queste false affermazioni che capire quali delle centinaia di milioni di diritti coperti da copyright sono reali e quali sono scherzi o tentativi di censura.

Inoltre l'articolo 13 ti lascia fuori al freddo quando il tuo lavoro viene censurato da un bot del copyright malfunzionante. La tua unica opzione, quando vieni censurato, è sollevare un'obiezione con la piattaforma e sperare che loro la vedano come te; ma se la tua petizione non viene presa in considerazione, non resta che rivolgersi al tribunale.

L'articolo 13 fa andare avanti e indietro Wikipedia: non solo offre la possibilità a persone senza scrupoli o incompetenti di bloccare la condivisione dei contenuti di Wikipedia oltre i limiti, ma potrebbe anche richiedere a Wikipedia di filtrare i contributi all'enciclopedia e ai suoi progetti circostanti, come Wikimedia Commons. I redattori dell'articolo 13 hanno cercato di creare un'eccezione per Wikipedia, ma grazie a una progettazione sciatta, hanno fallito: l'esenzione è limitata ad "attività non commerciali". Ogni file su Wikipedia è concesso in licenza per uso commerciale.

Poi ci sono i siti web su cui si basa Wikipedia per le fonti. La fragilità e l'impermanenza dei link è già un problema serio per le note cruciali di Wikipedia, ma se l'articolo 13 diventa legge, qualsiasi informazione ospitata nell'UE potrebbe scomparire e i collegamenti con i mirror degli Stati Uniti potrebbero risultare fuorilegge in qualsiasi momento, grazie a un robot troppo zelante . Per questi motivi e molti altri, la Wikimedia Foundation ha preso una posizione pubblica condannando l'articolo 13.

E a proposito di fonti: i problemi non finiscono qui. Ai sensi dell'articolo 11, ogni stato membro potrà creare un nuovo copyright sulle notizie. Se la legge passa, per collegarsi a un sito Web di notizie, lo si dovrà fare in un modo che soddisfi le limitazioni e le eccezioni di tutte le 28 leggi, o si dovrà ottenere una licenza. Questo è fondamentalmente incompatibile con qualsiasi tipo di wiki (ovviamente), men che meno con Wikipedia.

Significa anche che i siti web su cui si basa Wikipedia per i suoi link di riferimento potrebbero trovarsi di fronte a ostacoli di licenza che limiterebbero la loro capacità di citare le proprie fonti. In particolare, i siti di notizie potrebbero cercare di trattenere le licenze di link dai critici che vogliono citarle per analizzare, correggere e criticare i loro articoli, rendendo molto più difficile per chiunque altro capire dove sono le posizioni nei dibattiti, specialmente anni dopo il fatto. Questo potrebbe non essere importante per le persone che prestano attenzione alle notizie solo in questo momento, ma è un duro colpo per i progetti che cercano di presentare e conservare registrazioni a lungo termine di controversie degne di nota. E poiché ogni stato membro dovrà stabilire le proprie regole per le citazioni e i link, i post di Wikipedia dovranno soddisfare un mosaico di regole contraddittorie, alcune delle quali sono già così severe da mettere al bando tutti gli elementi in una lista di "Ulteriori letture", a meno che l'articolo non faccia direttamente riferimento o li critichi.

Le misure controverse nella nuova direttiva sono state provate prima. Ad esempio, le tasse sui link sono state sperimentate in Spagna e Germania e hanno fallito, e gli editori non le vogliono. In effetti, l'unico paese che accetta questa idea come praticabile è la Cina, dove i robot obbligatori per il controllo del copyright sono diventati parte del toolkit nazionale per il controllo del discorso pubblico.

Gli articoli 13 e 11 sono mal concepiti, mal redatti, infattibili e pericolosi. Il danno collaterale che imporranno in ogni ambito della vita pubblica non può essere sopravvalutato. Internet, dopo tutto, è inestricabilmente legato alla vita quotidiana di centinaia di milioni di europei e un'intera costellazione di siti e servizi sarà influenzata negativamente dall'articolo 13. L'Europa non può permettersi di sottoporre istruzione, occupazione, vita familiare, creatività, intrattenimento, affari, protesta, politica e mille altre attività alla mercé di filtri algoritmici inspiegabili.

Fonte: www.partito-pirata.it

23 giugno 2018

SULL’ORLO DELLA TOMBA DI INTERNET – ControRassegna Blu #18



FIRMA ANCHE TU PER CHIEDERE AI PARLAMENTARI EUROPEI DI NON RATIFICARE LA DIRETTIVA SUL COPYRIGHT CHE DISTRUGGERÀ LA RETE: https://www.byoblu.com/firma-per-evitare-la-distruzione-di-internet/
SCARICA QUESTA CONTRORASSEGNA E RICARICALA SUI TUOI SOCIAL OPPURE INVIALA VIA WHATSAPP A TUTTI I TUOI AMICI. PUOI SCEGLIERE TRA LA VERSIONE HD O QUELLE IN BASSA RISOLUZIONE, ADATTE AL TUO SMARTPHONE: https://www.byoblu.com/preleva-e-diffondi-la-controrassegna-blu/

Mancano 12 giorni alla distruzione della rete per come la conosciamo. Firma adesso …o mai più!

Sta succedendo qualcosa, qualcosa che forse non tutti sanno, e non lo sanno perché quelli che dovrebbero informarli sono interessati a mantenere un basso profilo. Qualcosa riguarda internet e le nostre libertà. Siamo ormai abituati agli attacchi alla rete che arrivano dal nostro Parlamento, il Parlamento italiano, ma questo viene da molto, molto più in alto. Per la precisione, dal Parlamento europeo.
Ieri la Commissione Affari Legali del Parlamento europeo, dopo 21 mesi di discussioni sulla legge sul Copyright, era chiamata a decidere: se accettare la cosiddetta versione del piano Oettinger/Voss, ovvero quella della tassazione sui link e sulla censura preventiva, oppure la versione più ragionevole di buon senso dell’eurodeputato dei verdi tedeschi Julia Reda. E, manco a dirlo, ha votato per l’alternativa di Oettinger/Voss, Oettinger era quello, tutti lo ricorderete, che disse che i mercati avrebbero insegnato all’Italia come votare.
Cosa significa? Significa che se il 4 di luglio il Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo, stante il parere favorevole di ieri della Commissione, dovesse votare per la ratifica di questa legge sul Copyright, beh! Da quel momento in poi, se caricherete un contenuto vostro sul web, potreste incorrere in spiacevoli messaggi come: “non avete una licenza per questa regione, per questo contenuto”, oppure il caricamento è stato disabilitato perché “le probabilità di violazione del copyright sono elevate”, o che “è necessario attendere mentre le foto delle vostre vacanze vengono caricate, perché prima devono essere confrontate con tutto lo scibile umano degli scatti fatti dai detentori dei diritti”. A questo potrebbe ridursi il dibattito in Rete!
Prendiamo ad esempio l’articolo 11, che instaura la cosiddetta “tassa sui link”. Non stiamo parlando, a scanso di equivoci di film o di canzoni o di interi libri, ma stiamo parlando del testo che, citato testualmente si riferisce, “anche ai più piccoli frammenti di articoli contenenti notizie”, che “devono avere una licenza”. Avete presente quel piccolo testo di anteprima che appare a fianco o sotto a un link, in mancanza del quale nessuno sano di mente si sogna di cliccare? Ecco, anche quello dovrebbe disporre di un’adeguata licenza!
Ma sentite cosa dice l’articolo 13. “Le piattaforme online sono responsabili per le violazioni del copyright dei loro utenti” e “devono in ogni caso implementare filtri preventivi sugli upload”. Significa che gli algoritmi rigetteranno a priori qualunque contenuto che “potrebbe” violare il copyright, prima ancora che appaia online. Ma gli algoritmi non sono immuni ai falsi positivi e non possono certamente distinguere gli usi ammissibili, come le parodie, i meme, il diritto di critica… Non c’è nessuna concessione al concetto stesso di “Fair Use”. Ecco, ad esempio sarà impossibile pubblicare la foto di chicchessia con una scritta sotto, appunto i meme, a meno che quella foto non l’abbiate scattata voi stessi, e anche così sarete comunque giudicati “colpevoli” a meno che non vi dimostriate “innocenti” e non conduciate lunghe battaglie per riportare online i vostri contenuti. Anche questa ControRassegna diventerà impossibile da realizzare, a meno che di non tagliare qualunque immagine e di non trasformarsi in un grande media televisivo. E chissà, se questa legge dovesse essere retroattiva, chissà quanti canali, a milioni verranno oscurati nei prossimi mesi. Inoltre, chi è che ne trarrà vantaggio? Non tanto gli editori, come ci si potrebbe aspettare, perché già analoghe leggi in Spagna e in Germania hanno dimostrato che questa politica porta, in realtà, a un calo delle letture e degli articoli. Invece, andrà bene per chi ha i mezzi e le tecnologie per implementare questi potenti algoritmi, questi filtri. Chiaramente parliamo di Google e Facebook, mentre tutte le altre piattaforme dovranno disabilitare la possibilità di caricare anche dei semplici link. Quindi i monopolisti diventeranno ancora più monopolisti.
Tim Berners-Lee, l’inventore del World Wide Web, ha dichiarato che questo è “un passo senza precedenti verso la sorveglianza e il controllo automatizzati”. E perfino il relatore alle Nazioni Unite che si occupa della libertà di opinione e di espressione, ha detto che andiamo verso una “censura preventiva” che “restringerà la libertà di espressione”.
Ho chiesto a Guido Scorza, avvocato esperto di questioni della Rete e che i lettori di byoblu.com conoscono bene, di esprimere le sue considerazioni. Eccole:
Alcune delle norme contenute nella proposta di direttiva approvata ieri dalla Commissione Giuridica del Parlamento europeo sono pensate male e scritte peggio, in maniera sciatta, approssimativa, di difficile applicazione. È una classica norma contro: è stata scritta pensando a Google e soci. Ma dovrà trovare necessariamente applicazione nei confronti di tutti, anche della più piccola delle start up. Si consegna a Google e soci il compito di decidere quali contenuti possono restare on line e quali, viceversa, potranno essere rimossi. Ed è esattamente quello che succederà, perché saranno loro a decidere quando rischiare una causa per violazione del diritto d’autore e quando non rischiarla. La rischieranno quando l’utente ha le spalle larghe e non la rischieranno quando l’utente non ha le spalle larghe. Ci sarà meno libertà d’informazione per tutti. La partita è ancora aperta, in Parlamento si vota probabilmente il 4 luglio: parliamone, parliamone, parliamone!
E allora parliamone! In Rete ci sono già oltre 50 mila tweet con l’hashtag #SaveYourInternet. E non è un caso se proprio il 4 di luglio viene già considerato Il Giorno dell’Indipendenza della Rete. Cosa possiamo fare? Beh! Innanzitutto far sapere agli eurodeputati, che voteranno il 4 di luglio a Strasburgo che noi il piano Oettinger non lo vogliamo. Byoblu si è già attrezzato con la sua raccolta firme, e gliela faremo avere. E allora guardate questo video, ricondividetelo, scaricatelo, ricaricatelo sui vostri profili e, mi raccomando, firmate e fate firmare. Forse non servirà a niente, ma ricordatevi che non si può mai sapere qual è la goccia che alla fine fa traboccare il vaso.

USA: Bambini in gabbia… da vent’anni

Scandalo mondiale per le famiglie di immigrati che in USA vengono separate al confine. Ma è proprio tutta colpa di Trump? Vediamo com’è andata davvero.
E’ su tutti i giornali: non si parla che della discutibile legge americana che divide le famiglie di immigrati che passano il confine, e relega i minori in apposite “gabbie” per mantenerli separati dagli adulti. Visto che tale spietata prassi sta facendo inorridire il mondo intero, proviamo a fare una breve ricostruzione della sua storia. Le origini risalgono all’ormai lontano 1997, quando alcuni attivisti dei diritti umani fecero ricorso in tribunale contro la detenzione comune degli immigrati clandestini minorenni insieme agli adulti. Nacque così il “Flores settlement”, che stabiliva come i bambini -accompagnati o meno- dovessero godere di trattamenti particolari e cure a loro riservate, e quindi tenuti in aree apposite separate da quelle degli adulti. In seguito, l’amministrazione Bush indurì pesantemente la politica di detenzione e respingimento degli immigrati, trasformando i centri di “accoglienza” in veri e propri sistemi carcerari, dove i bambini dovevano addirittura indossare le divise arancioni dei detenuti. Come racconta il New York Times, poi, l’amministrazione Obama abolì i centri di detenzione familiari nel 2009 per ripristinarli però in tutta fretta nel 2014, in seguito ad un aumento dei flussi immigratori. Il Times in un lungo articolo del 2015 corredato di fotografie racconta proprio la tragica esistenza di bambini e donne in questa sorta di lager. E proprio a quel periodo risalgono molte delle immagini che vediamo oggi sui media, come denuncia anche l’inglese Independent: ad esempio, il video di questi bambini che dormono nelle gabbie risale a 4 anni fa, il 2014, quando Obama era presidente.
Ciò significa che Trump è innocente? Nessuno lo è, quando si tratta di maltrattamenti agli innocenti: Trump infatti non aveva fatto nulla in proposito, fino a oggi, quando è stato costretto a firmare per porre fine a questa odiosa prassi. Prassi che è colpa, però, di molti governi americani, e non solo il suo.

Toscani, i Benetton, i migranti e i Mapuche

Oliviero Toscani ne ha combinata un’altra delle sue: ha usato un’immagine di migranti su un gommone per una pubblicità Benetton. Toscani, che è molto attivo sui social per le sue idee a favore dell’immigrazione, con questa iniziativa ha provocato una valanga di polemiche: non solo, come prevedibile, ha protestato il ministro Salvini, ma persino la ONG proprietaria dell’immagine si è detta scandalizzata per l’uso commerciale di persone in difficoltà.
Ma Toscani e Benetton non sono nuovi a questo genere di provocazioni: qualcuno infatti ricorderà un altro scatto pubblicitario che fece scalpore nel 1991: ritraeva il barcone dei primi emigranti dall’Albania. Intanto, molti utenti in Rete annunciano il boicottaggio dei prodotti Benetton, per protesta contro tali prese di posizione politiche. Ma forse, ancora più opportuno sarebbe un boicottaggio contro l’ipocrisia: i paladini dei diritti umani Benetton, infatti, nel 1991 hanno acquistato 900 mila ettari in Patagonia, scacciandone la tribù India dei Mapuche che aveva la sfacciataggine di voler continuare a vivere dove risiede da sempre. I Mapuche, che non si sono arresi, combattono per la loro terra da quasi trent’anni: sicuramente i Benetton si augurano che, un bel giorno, si decidano tutti ad emigrare.

Basilicata: addio parco, arriva la centrale

“Così muore la bellezza”, questo è il drammatico titolo che usa il giornale online Basilicata24. Non avremmo saputo dire meglio per descrivere cosa sta accadendo ad Oppido Lucano, dove si devasta un parco archeologico per fare posto ad una centrale eolica. Oppido Lucano conserva preziosi tesori venuti alla luce nel corso di importanti scavi archeologici, reperti di una necropoli risalente al VI e IV secolo a. C., e inoltre vanta un paesaggio splendido e tipico della terra lucana. Qualche sacrificio si deve pur fare in nome dell’energia pulita, qualcuno commenterà. Sì: ma si tratta davvero di energia pulita? Oppure del solito business, in una zona dove c’è poco vento ma molti incentivi? Peggio ancora, sembra che in tale business siano coinvolte società intrecciate in tante scatole cinesi ma che di cinese hanno proprio poco, visto che sono tutte tedesche. Intanto, guardate il video: questo è ciò che sta accadendo nella terra dei lucani, cioè nella nostra terra. Ci auguriamo che non debba finire così.

Julian Assange: da 6 anni rinchiuso, per aver detto sempre la verità

19 giugno 2018: sono trascorsi 6 lunghissimi anni da quando Julian Assange è entrato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, e non ne è più uscito. Come ogni anno, anche stavolta tanti attivisti si sono riuniti sotto l’ambasciata ecuadoregna per chiedere la “liberazione” del giornalista più famoso del mondo. Ma liberazione da cosa, da chi? Julian è entrato spontaneamente nella sua prigione, anzi “spintaneamente”: spinto dalla Svezia, con le sue inchieste su presunte molestie poi rivelatasi mai avvenute; da gli USA, dove Hillary Clinton chiese “ma non potremmo semplicemente mandargli un drone”?; l’Inghilterra, le cui spie brulicano nei dintorni del rifugio di Assange; e persino l’Ecuador, che gli ha offerto asilo e poi l’ha tagliato fuori dal mondo. D’altronde lo stesso Dipartimento di Stato USA lo considerava il più pericoloso dei reporter, e come racconta John Pilger aveva progettato di distruggerne l’immacolata reputazione. Reputazione che gli ha consentito, tra le mille rivelazioni, anche di esporre i legami tra la Fondazione Clinton, l’Arabia e il Qatar. Cosa sarà di Julian Assange? Non si sa. Ma l’australiano ha di certo ancora molte frecce al suo arco, ovvero documenti riservati e scottanti. Qualcuno chiede per lui un perdono da parte di Trump: e se dovesse arrivare, saranno in parecchi a tremare.

Greenpeace: caccia alla plastica in mare

Oggi comincia l’estate, e già tira aria di vacanze. Non vediamo l’ora di sdraiarci in spiaggia… ma riusciremo ad essere davvero spensierati, sapendo che ogni minuto si sversa in mare l’equivalente di un camion di plastica? Certo che no! Per tutti i “preoccupati dell’ambiente”, allora, Greenpeace lancia l’iniziativa giusta: Plastic Radar. Un numero speciale whatsapp dove inviare foto e localizzazione della plastica che avvistiamo in mare e sulle spiagge. Greenpeace userà tutte le nostre segnalazioni per le ricerche sulla tipologia di plastiche reperibili su fondali e spiagge, ma soprattutto per individuare i marchi più responsabili dell’inquinamento. Potrete poi seguire sul sito i progressi in tempo reale e vincere premi: insomma un giochino estivo, ma che ha una sua utilità per comprendere cosa succede all’ambiente. Però ricordatevi anche di gettare nei cestini i rifiuti in plastica dopo averli fotografati… altrimenti sarà come svuotare il mare con un colino!
Fonte: www.byoblu.com

Che cosa ci fa un alto prelato del Vaticano al gruppo Bilderberg?

Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, parteciperà alla conferenza di quest’anno del gruppo Bilderberg, che si terrà a Torino, in Italia, da oggi a domenica (si è conclusa domenica 10 giugno, ndt), secondo quanto riporta la lista degli ospiti ufficiali, 131 partecipanti.

La presenza di Parolin segna la prima volta che un funzionario Vaticano di alto rango prende parte alla conferenza e potrebbe avere qualcosa a che fare con la “cultura dell’incontro” incoraggiata da Papa Francesco.
Il Papa ha sottolineato il 6 maggio, quando ha ricevuto il Premio Carlo Magno, che “è urgente per noi oggi coinvolgere tutti gli attori sociali nel promuovere «una cultura che privilegi il dialogo come forma di incontro», portando avanti «la ricerca di consenso e di accordi, senza però separarla dalla preoccupazione per una società giusta, capace di memoria e senza esclusioni»“.
Parolin ha preso parte al World Economic Forum di Davos l’anno scorso, dove ha tenuto un discorso sulla diplomazia pontificia. La sua partecipazione alla conferenza del gruppo Bilderberg segue le dimissioni a maggio di 34 vescovi cileni in relazione a uno scandalo riguardante alcuni sacerdoti pedofili.
Come abbiamo riferito mercoledì scorso, mentre l‘evento dello scorso anno a Chantilly si è concentrato sull’amministrazione Trump e su “Perché il populismo sta crescendo?”, i temi di quest’anno – molti dei quali possono essere archiviati alla voce “gestire la plebe” – includono:
1. Populismo in Europa
2. La sfida della diseguaglianza
3. Il futuro del lavoro
4. L’intelligenza artificiale
5. Gli Stati Uniti prima delle elezioni di metà mandato
6. Il libero commercio
7. La leadership mondiale degli Usa
8. Russia
9. Calcolo quantistico
10. Arabia saudita e Iran
11. Il mondo della “post-verità”
12. Eventi attuali
In altre parole – perché gli europei si preoccupano così tanto dei loro “confini, lingua e cultura”,come continuare a dare la colpa alla Russia del cosiddetto populismo, che cosa fare una volta che l’intelligenza artificiale e l’automazione avranno sostituito la maggior parte dei posti di lavoro e come creare nuove narrazioni in un mondo di “post- verità “, in cui nessuno crede più ai media mainstream.

E, come abbiamo visto, l’Italia ha appena fatto un passo importante nella direzione del populismo, dopo che il partito anti-migranti del Paese, la Lega, ha formato una coalizione populista con il Cinque Stelle, mentre il leader della Lega, Matteo Salvini, ha preso l’incarico di vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno venerdì scorso – impegnandosi a rimpatriare 500.000 immigrati clandestini, evitare la globalizzazione, monitorare le moschee e rinvigorire l’eredità cristiana del Paese.
L’intera discussione sulla “post-verità” ruoterà probabilmente intorno alle “fake news” – etichetta applicata a qualsiasi argomento di larga diffusione che non corrisponda alla narrazione desiderata – facilitate attraverso siti di notizie alternative e i social media.
Paul Joseph Watson  di Infowars, come al solito, offre una grande interpretazione del summit:
“Sebbene i media tradizionali liquidino abitualmente il Bilderberg come un semplice ‘salotto’ senza poteri reali, ci sono innumerevoli esempi di come il gruppo eserciti la sua influenza sugli affari mondiali.
Nel 2010, Willy Claes, ex segretario generale della NATO e membro del Bilderberg, ha  ammesso  che i partecipanti al Bilderberg hanno l’incarico di attuare le decisioni che vengono formulate durante la conferenza annuale dei gestori del potere. Se questo è vero, costituirebbe una violazione della legge di numerosi paesi, che vieta ai politici di essere segretamente influenzati da agenti stranieri.
Nel 2009, il presidente del Bilderberg, Étienne Davignon, si è persino fatto vanto di come la moneta unica dell’euro sia nata da un’idea del gruppo Bilderberg.” InfoWars
Fondato nel 1954, l’incontro segreto si è svolto ogni anno “per favorire il dialogo tra Europa e Nord America”, secondo i suoi organizzatori.
Circa due terzi dei partecipanti provengono dall’Europa, mentre il resto proviene dal Nord America. Circa il 25% proviene dalla politica e dal governo, mentre il resto proviene da altri settori. È tutto molto segreto, ovviamente.
“La conferenza è un forum per discussioni informali sui principali problemi che affliggono il mondo. Le riunioni si svolgono secondo la Chatham House Rule, che stabilisce che i partecipanti sono liberi di utilizzare le informazioni ricevute, ma non devono rivelare né l’identità né l’ente di appartenenza degli oratori né di alcun altro partecipante.”
“[I] partecipanti non sono vincolati dalle convenzioni del loro ruolo né da posizioni prestabilite”, affermano gli organizzatori. “In questo modo, possono prendersi il tempo per ascoltare, riflettere e raccogliere approfondimenti. Non c’è alcun obiettivo prestabilito, non viene redatto alcun verbale e non si pubblica alcun rapporto scritto. Inoltre, non vengono approvate risoluzioni, non ci sono votazioni e non sono rilasciate dichiarazioni politiche “.
In altre parole: un’orgia di accordi sottobanco e piani generali…
E se qualcuno ancora pensa che questi siano vaneggiamenti da complottista e che invece queste élite si incontrino per discutere su ciò che è nel nostro miglior interesse, basta che ascolti semplicemente che cosa ha detto uno che è stato per 39 anni membro del comitato direttivo su uno dei loro principali obiettivi.
“Sebbene i membri di regola non discutano di ciò che accade nella conferenza, il deputato laburista e vicesegretario del partito Denis Healey, membro del comitato direttivo per più di 30 anni, interrogato dal giornalista Jon Ronson per il suo libro Them (trad. italiana: Loro. I padroni segreti del mondo. Fazi Editore, 2005, ndt), ha offerto una chiara dichiarazione delle sue intenzioni.
“Dire che aspiravamo ad ottenere un governo mondiale è esagerato, ma non del tutto sbagliato”, ha dichiarato.
“Quelli di noi che partecipavano al Bilderberg pensavano che non potessimo continuare a combattere tra di noi per niente, uccidendo e privando milioni di persone della casa. Quindi avevamo la sensazione che una comunità unica sparsa in tutto il mondo sarebbe stata una buona cosa.”
– Fonte
E ora è coinvolto anche il Vaticano…



Per concessione di Voci Dall'Estero
Fonte: https://www.zerohedge.com/news/2018-06-07/why-top-vatican-official-hanging-out-bilderberg
Data dell'articolo originale: 07/06/2018
URL dell'articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=23565 


22 giugno 2018

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 22 giu 2018


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Le condizioni dell'Egitto per togliere l'assedio di Gaza
 

 
La Comunità dell'Intelligence USA e la Corea del Nord
 

 
Hamas e il piano di pace USA
 

 
Il Pentagono vuole creare una Forza spaziale
 

 
Visita inaspettata di Netanyahu in Giordania
 

 
Washington cerca benefattori per Gaza
 

 
Completamento del piano di pace USA per il Medio Oriente
 

 
Arabia Saudita, Emirati e Francia contro gli huthi nello Yemen
 

 
A titolo personale, Donald Trump ritiene che la Crimea sia russa
 

 
Trump ha bombardato la Siria per impressionare la Cina
 

 
La Siria rafforza la sicurezza nel sud del Paese
 

 
Ridistribuzione delle carte in Iraq
 
Controversie

 
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VACCINI / A SALERNO “IL DECRETO” FIRMATO GRAMICCIOLI

Il grande tema civile dei vaccini a Salerno il 23 giugno, alle ore 21, nella cornice del Teatro Nuovo. Lo porta in scena la “Compagnia teatro artistico d’inchiesta” diretta da David Gramiccioli. 
Titolo dell’opera “Il Decreto”, per la regia di Angela Turchini. 
Il riferimento va al decreto emanato dall’ex ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, sull’obbligo vaccinale. Un provvedimento degno delle migliori dittature, quando i sudditi vengono obbligati a seguire i diktat che arrivano dall’alto. 
Un decreto che dovrà essere al più presto rivisitato dal nuovo esecutivo gialloverde, che almeno in teoria ha promesso un nuovo corso in materia. 
Non si tratta di mettere in discussione l’utilità dei vaccini. Ma di rivedere alla radice sia la produzione che le modalità di somministrazione a tutti i bambini che, oggi, sono costretti a subirlo in via coattiva. 
Sul primo fronte, infatti, le produzioni a tutt’oggi obbediscono ai voleri di Big Pharma, ossia le aziende farmaceutiche che dominano nel mondo: in questo campo la regina è Glaxo SmithKline, che non bada a spese – spesso e volentieri di stampo corruttivo – perchè i suoi vaccini dominino sul mercato mondiale. 

La locandina. In alto David Gramiccioli ne “Il Decreto”
E proprio su questo versante non sono in pochi gli scienziati che chiedono con forza diverse modalità produttive, rispettose soprattutto della ‘qualità’ del farmaco, oggi regolarmente messa in disparte sull’altare del profitto: visto che le industrie farmaceutiche del settore puntano sulle quantità di vaccini da smerciare e certo non sulle loro qualità.
Perchè – sorge spontanea la domanda – in un settore tanto delicato non interviene lo Stato? In Italia, ad esempio, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti? Sollecita, invece, a buttar soldi nelle già ricche società di casa Marcucci, a cominciare da Kedrion che controlla il mercato degli emoderivati. Perchè non investe invece nello strategico settore dei vaccini come trent’anni fa faceva Eni con la controllata Anic? Misteri di casa nostra.
Secondo nodo. Quello circa la somministrazione dei vaccini, che deve basarsi sul principio di assoluta ‘Precauzione‘, come da anni insegnano due scienziati di fama mondiale, il premio Nobel Luc Montagnier e il due volte candidato al Nobelper la Medicina Giulio Tarro, autore di recenti studi sui vaccini che parlano in mondo inequivocabile, come la Voce negli ultimi mesi ha documentato.
A casa nostra, invece, dettano legge i “Somari” in camice bianco, come Roberto Burioni, secondo il quale nessuno ha diritto di dire una parola sui vaccini se non gli ‘scienziati‘ (sic) della sua razza, oltre tutto in palese conflitto di interessi. Uno scienziato, Burioni, anche ‘incappucciato‘, visto che è un massone iscritto al Grande Oriente d’Italia e non ha neanche le palle di ammetterlo.
Farà un po’ di sana trasparenza nel mondo dei vaccini la neo ministra della Salute Giulia Grillo? Staremo a vedere.

21 giugno 2018

Un altro Mondo Per i diritti della Pachamama – Tour 2018 🌎



Oggi è il solstizio d'estate, il giorno più lungo dell'anno, un evento che per molti popoli del mondo, dall'Europa alla Cina e ai nativi americani, è legato a riti ancestrali e festeggiamenti che hanno a che fare con i culti della fertilità.
Noi vogliamo festeggiare con l'inizio del Tour per la nostra Madre Terra.
Ci auguriamo che ognuno di noi possa celebrare questo giorno ogni giorno con la consapevolezza di poter aiutare la "Pachamama" ad affermare il diritto più grande: quello di esistere.
Thomas Torelli, Alberto Ruz Buenfil e Antonio Giacchetti vi aspettano in una delle tappe del tour #UnAltroMondoPerIDirittiDellaPachamama 2018 per festeggiare insieme.
SCOPRI TUTTE LE TAPPE DEL TOUR 2018
•    Manerba del Garda (BS) – 23 GIUGNO
•    Capannori (LU) – 27 GIUGNO
•    Burolo (TO) – 29 GIUGNO
•    Parco di Stupinigi (TO) – 30 GIUGNO
•    Domodossola (VB) – 1 LUGLIO
•    Roma – 5 LUGLIO
•    Vicenza – 6 LUGLIO
•    Trento – 7 LUGLIO
•    Jesolo (VE) – 8 LUGLIO
•    Firenze – 11 LUGLIO
•    Collesalvetti (LI) – 12 LUGLIO
•    Bagnacavallo (RA) – 14 LUGLIO
•    Salina di Viadana (MN) – 15 LUGLIO
•    Santa Marinella (RM)  – 18 LUGLIO
•    Ariccia (RM) – 21 LUGLIO
•    Fiuggi (FR) – 22 LUGLIO
•    Castellana Grotte (BA) – 25 LUGLIO
•    Polignano a mare (BA) – 26 LUGLIO
•    Melpignano (LE) – 27 LUGLIO
•    Bosio (AL) – 28/29 LUGLIO
•    Pescara – 4 AGOSTO

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