12 febbraio 2018

Kenya, ucciso con una coltellata il "cacciatore" dei trafficanti d'avorio


Kenya, ucciso con una coltellata il "cacciatore" dei trafficanti d'avorio

Il geografo americano è stato trovato ucciso nella sua casa di Nairobi da una ferita mortale al collo. Il 76enne Esmond Bradley Martin, noto conservazionista, era considerato tra più grandi investigatori al mondo sul commercio illegale d'avorio
BRADLEY MARTIN è stato trovato morto domenica mattina nella sua casa di Nairobi. Una coltellata al collo lo ha ucciso all'istante. Le indagini, per ora in alto mare, ipotizzano una rapina finita male. Lascia perplessi e fa pensare una singolare coincidenza: neanche cinque mesi fa, un altro grande conservazionista, Wayne Lotter, sudafricano e attivo in Tanzania dove viveva da sempre, è stato brutalmente ucciso in strada nella notte, da tre criminali che gli hanno teso un'imboscata davanti casa. Anche qui, le indagini non hanno ancora portato a niente.

Ex inviato speciale Onu per la tutela del rinocerente e geografo di fama mondiale, Mr Bradley era appena tornato a casa in Kenya dopo un viaggio di ricerca in Myanmar. La sua determinazione a scovare i mandanti del traffico di avorio lo aveva convinto che il metodo più efficace per stanarli era lavorare sotto copertura. Lo ha fatto per tutti questi anni mettendo a repentaglio la sua stessa vita, recandosi in casinò cinesi frequentati da gangster e trafficanti e riuscendo a fotografarne incontri, documenti e vendite illegali. Si fingeva un ricco compratore con lo scopo di verificare i prezzi dell'avorio al mercato nero. Un mercato che ha conseguenze devastanti sulla sopravvivenza degli elefanti africani, il cui numero si è ridotto nell'ultimo secolo da cinque milioni a circa 400 mila. I rinoceronti sono invece ormai meno di 30 mila. E si tratta di numeri che continuano a diminuire di anno in anno. Il suo lavoro non si è mai solo concentrato sulla Cina, ma anche su Laos, Vietnam e Myanmar. Ed è proprio da quest'ultimo Paese che il 76enne conservazionista era appena ritornato. Stava lavorando alla stesura del suo rapporto e di quello che aveva scoperto, quando è stato ucciso.

Arrivato in Kenya negli anni '70 con la moglie, Esmond si è raccontato a lungo nel corso di un' intervista dello scorso ottobre al magazine Nomad, il settimanale dell'Africa orientale, pubblicato da una delle più importanti compagnie di safari al mondo, la Nomad appunto, impegnata da sempre nell'ecosostenibilità e nella lotta al bracconaggio.  "Sono arrivato in Kenya per indagare sul commercio illegale a bordo dei dhow (le tipiche imbarcazioni a vela latina). Fu proprio in quel periodo che io e mia moglie abbiamo scoperto che la maggior parte dei corni di rinoceronte dell'East Africa erano diretti in Yemen. In quei tempi si stava compiendo un vero massacro anche di elefanti. Le mie indagini mi hanno portato a comprendere che non era la Cina a utilizzarli per motivi afrodisiaci, ma lo Yemen. Se vuoi capire il mercato, la prima cosa da individuare è capire dov'è il mercato e combatterlo". E a proposito del Myanmar, su cui stava indagando negli ultimi mesi, ebbe a dire: "La Cina usa l'avorio per tazze e gioielleria e lo compra in Vietnam e Myanmar".

"Esmond era un'autorità mondiale sul traffico di avorio e corni di rinoceronte", ha scritto su Twitter Paula Kahumbu, ecologa kenyana esperta di elefanti e Ceo di Wildlife Direct, ricordando che Martin era "in prima linea per portare allo scoperto il traffico di avorio negli Usa, in Congo, Nigeria, Angola, Cina, Hong Kong, Vietnam, Laos e più di recente in Myanmar".


Il conservazionismo ha perso in poco tempo due grandi combattenti, reduci da notevoli successi nel campo del traffico illegale dell'avorio. Bradley Martin era riuscito a contribuire a spingere la Cina a vietare il commercio del corno di rinoceronte neglli anni '90, e le vendite di avorio, il cui bando è entrato in vigore proprio quest'anno con la chiusura dell'ultimo laboratorio e la messa al bando della sua lavorazione. Wayne Lotter invece, con il suo capillare lavoro d'intelligence, aveva messo in ginocchio i mandanti del commercio illegale d'avorio, contribuendo all'arresto di 2000 bracconieri e trafficanti, compresa la "regina dell'avorio", la cinese Yang Feng Glan e a far finalmente risalire il numero degli elefanti presenti in tutto il territorio.

11 febbraio 2018

Io, monsignor Angelini e l'Africa nera


ANSA
Era il 1976, e il Kenya era una specie di proprietà privata del presidente Mzee Jomo Kenyatta e della terza moglie Mama Ngina, una delle "regine dell'avorio". Nei parchi circolavano ancora parecchi cacciatori bianchi col cappellaccio alla Hemigway, che facevano liberamente strage di ogni specie di animali. E il mitico treno Mombasa-Nairobi impiegava un giorno per percorrere 500 chilometri, ma alla stazione venivi accolto col tappeto rosso e un leggìo su cui erano scritti a mano i nomi dei passeggeri, il numero della carrozza e della cabina in cui avrebbero alloggiato in un viaggio che al mattino prevedeva ben tre colazioni: prima, durante e dopo l'alba.
Fu in quell'estate, seguendo la migrazione circolare di milioni di Gnu che si muovevano dal Kenya all'Uganda alla Tanzania, inseguendo l'erba che le grandi piogge facevano crescere davanti ai loro occhi, la stessa estate in cui Idi Amin Dada col cervello bruciato dalla sifilide si divertiva a sparare con la contraerea ai jet di linea della East African Airways dal terrazzo del palazzo presidenziale di Entebbe, che incontrai Fiorenzo Angelini. Allora solo vescovo, ma già eminenza grigia della sanità cattolica con le mani in pasta in cinque ospedali di Roma, quattrocento immobili e ottomila ettari di tenute agricole intorno alla capitale. Il Giulio Andreotti del Vaticano, di cui era amico fraterno.
Lo incontrai a Kisima o Baragoi, non ricordo bene. Comunque, sulla strada (si fa per dire) che conduceva a Loiyangalani, sulle sponde del Lago Rodolfo. Sbucò tra le bouganville di un lodge con una camicia, un paio di bermuda color kaki e una cinepresa in mano. Fate conto Alberto Sordi in Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa. Preciso. E dopo essersi presentato, chiese due informazioni: dove convenisse fare un buon cambio al mercato nero e se l'avorio di contrabbando a trentamila lire al chilo fosse un prezzo accettabile. Sembrava uno scherzo.
Nel pomeriggio di quel giorno, incontrai un missionario italiano che viveva lì da dieci anni e lo trovai coi capelli dritti in testa, sconvolto. Mi raccontò che il monsignore gli aveva chiesto di battezzare un bambino nero, così, per fare un filmino ricordo insieme ai suoi amici. Allargando le braccia, il missionario gli aveva detto che non c'erano bambini da battezzare. Ma lui non aveva fratto una piega: Embé? Ne ribattezziamo uno già battezzato, magari ci diventa santo.
Fui invitato alla cerimonia, ma declinai. Volevo raggiungere Loiyangalani prima del tramonto. Anche lì incontrai un missionario. Aveva organizzato una specie di trattoria sotto un capannone dove il piatto forte del menu erano le chicken balls, le polpette di pollo. Ordinai e mi arrivò una scodella di mezze maniche al ragù. Ottime, a quella latitudine. Così lo ringraziai e gli anticipai che forse il giorno dopo avrebbe visto arrivare il monsignore con la truppa dei suoi amici armati di cinepresa. Lui si rabbuiò, indicò l'unico tronco d'albero che si stagliava contro il cielo sopra una decina di capanne di indigeni turkana fatte di fango e sterco e sentenziò: Se si presenta, lo attacco a quell'albero. Il fatto era che dopo una pressante richiesta di vestiti usati da distribuire alla gente del lago, il monsignore gli aveva fatto recapitare due scatoloni di guanti da neve e giacche a vento. Utilissimi, a quaranta gradi all'ombra che non c'era.
Questo ricordo di Fiorenzo Angelini, cardinale di Santa Romana Chiesa. E adesso posso raccontare che il monsignore che ho scritto e Ivo Garrani ha interpretato in Nel continente Nero di Marco Risi era proprio lui. Né più, né meno. Anzi, a quel tempo molto meno del potente cardinale che poi sarebbe apparso ne Il Divo di Paolo Sorrentino, a braccetto con quel Franco Evangelisti passato alla storia per quel "A fra', che te serve?", sintesi suprema dei vizi e inciuci della nostra Prima Repubblica. Ora leggo che papa Bergoglio in persona andrà a benedire la sua salma. E mi sembra giusto. Come ha detto Andrea Agnelli a proposito di Luciano Moggi (op.cit.): "Rappresenta comunque una parte importante della nostra storia. Siamo il Paese del cattolicesimo e del perdono. Lo possiamo anche perdonare". Ma sì, "Un sigaro e una medaglia non si negano a nessuno" (Winston Churchill).
Andrea Purgatori

10 febbraio 2018

Angelini, il Richelieu delle medicine...

ROMA - Era un giorno d' estate di un anno fa, il due luglio. Tramontava mestamente il sole e, nella Chiesa di San Sebastiano fuori le mura, sull' Appia antica, Sua Eminenza il cardinale Fiorenzo Angelini, arcivescovo di Messene, benediceva le nozze sfarzose di Claudia Cirino Pomicino, figlia di o' ministro, con Antonio Tropeano detto Totito. Certo non intuiva, Sua Sanità, che quello che stava celebrando era forse l' ultimo matrimonio "di regime". Il vecchio establishment era al completo: Andreotti in quarta fila con Cristofori, il presidente dell' Iri, Nobili, con moglie, l' ex ministro degli Esteri De Michelis e, sul fondo della chiesa, Gava e De Lorenzo... Scandiva monsignor Angelini le parole dell' atto penitenziale: ... Riconosciamo di essere peccatori e invochiamo con fiducia la misericordia di Dio... Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna... E loro, i politici, a sussurrare Signore pietà, Cristo pietà, Signore pietà... Son cambiati, i tempi, da allora. Anche per il cardinale Fiorenzo Angelini, questi son giorni tristi. Sua Eminenza, presidente del Pontificio consiglio della pastorale per gli operatori sanitari, ossia ministro della Sanità della Santa Sede nel mondo, ha confessato ai pochi amici fidati di essere "molto, ma molto amareggiato" per quanto è successo. Duilio Poggiolini, quello del tesoro in lingotti, l' ingrato discepolo filo-democristiano ormai finito nella polvere, l' ha tirato in ballo. Ai giudici ha detto: "Tutti avevano paura di monsignor Angelini, del suo potere immenso... Raccomandava i suoi, segnalava certi imprenditori farmaceutici, pretendeva per loro un trattamento di riguardo, condizionava, dettava legge, lo faceva attraverso i suoi referenti, nella Cuf, la Commissione unica del farmaco, e nel Cip farmaci...". Brutta immagine, ritratto poco lusinghiero, a dar retta a Poggiolini e ad alcuni industriali pentiti ("Facevamo offerte ad Angelini per i suoi congressi, per l' attività del Pontificio consiglio, pagavamo per paura di rimaner tagliati fuori, per paura di ritorsioni...". Tangenti dagli effetti miracolosi per gli accusatori, "oboli, soltanto oboli" per l' indignatissimo portavoce della Santa Sede, Joaquin Navarro Valls. Saranno i giudici a dire l' ultima parola. Ma intanto, di fronte alla volgarità dello scandalo, Sua Eminenza preferisce il silenzio dei forti (Dal Vangelo secondo Matteo: "... Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia...". "Io sono solo un prete, vivo da semplice prete - va ripetendo in queste ore il settantasettenne cardinale ai fedelissimi riuniti negli uffici di via della Conciliazione - ricevo chiunque abbia bisogno, dalla donnetta con la borsa della spesa al professore della clinica universitaria...". Un prete "semplice", appartamento diviso con la sorella, "edilizia popolare", aggiungono gli amici, un prete dal potere immenso. "Soldato" senza gradi nel 1940, vescovo dal ' 56, cardinale dal ' 91, (unico, autentico cardinale romano de' Roma), fondatore dell' Associazione dei Medici Cattolici, punto di riferimento e nume tutelare dei Farmacisti Cattolici, dall' 85 alla guida di un impero immenso, quarantamila istituzioni sanitarie legate alla Chiesa, tremila solo in Italia. Soprannomi conosciuti: uno. Casereccio e lievemente irriverente: "Monsignor due stanze". Con Angelini amico, difficile non trovare posto in una clinica. Un prete "semplice" tifoso della Roma, sotto la talare i calzettoni giallorossi, pupillo dei papi, soprattutto di papa Pacelli, ma anche di Wojtyla. Oggi i giornali parlano delle confessioni pelose di Poggiolini, di maneggi poco sublimi sul prontuario farmaci, ieri riportavano l' aneddotica ufficiale, quasi vicina all' agiografia. Ecco il giovane Angelini che, fra le macerie della guerra, vede arrivare la macchina di Pio XII e la ferma, le braccia aperte, giusto in tempo per dribblare la bomba. Ecco il giovane prete farsi coraggio davanti a Pacelli che vuol distribuire aiuti in denaro direttamente ai sopravvissuti: "Santità, le vere vittime sono sotto le macerie. Qui ci potrebbe essere qualcuno che ne approfitta. E' meglio dare i soldi ai parroci, loro conoscono la povera gente da soccorrere". Ecco Angelini, assistente nazionale degli uomini di Azione Cattolica, guadagnarsi un Longines d' oro, omaggio di De Gasperi, per la sua lotta contro il "pericolo comunista". E ancora, in data più recente, si narra che il cardinale, proprio lui, abbia proibito ai Medici cattolici di fare pubblicità ai farmaci sulla loro rivista "Orizzonte medico"... Carriera fortunata, amici fedelissimi, come Giulio Andreotti, definito anche in tempi difficili "uomo giusto ed esemplare", nemici più recenti come Sbardella e certa parte di Comunione e Liberazione, come lo stesso De Lorenzo, se non proprio nemico, considerato comunque gran rompiscatole laico, geloso del suo orto. Un' attività frenetica. Ogni anno un congresso, e che congressi. Il cardinale chiamava e, per la Conferenza internazionale sulla droga e l' alcolismo, tanto per fare un esempio, ecco che arrivavano i ministri della sanità di 30 paesi, la regina Sofia di Spagna, il segretario generale dell' Onu, il presidente della Bolivia, duemila specialisti della materia di cento Paesi. Intervento del papa, tavola rotonda con 14 ambasciatori presso la Santa Sede... Manifestazioni imponenti, di grande richiamo scientifico, temi scottanti come: "L' Aids; L' umanizzazione della medicina; Longevità e qualità della vita; la mente umana...". Costi imponenti sostenuti con il contributo "volontario" degli estimatori. Macché tangenti, sussurrano i più contigui al cardinale. Sua Eminenza ha schedato tutto. Semmai ce ne sarà bisogno, tirerà fuori le carte. Tre anni fa , nel ' 90, l' Organizzazione mondiale della sanità, gli consegnò un trofeo da trentamila dollari. Come sono stati spesi? Per iniziare la costruzione di un ospedale a Mosca. Tutto scritto. Ad ogni contribuente, una letterina: "La ringraziamo per la sua donazione che è servita per...".
di ALESSANDRA LONGO


09 febbraio 2018

RADAR nato con licenza di uccidere

Sos Marche – La provincia di Macerata, in particolare Potenza Picena, registra un macabro primato italiano: un numero record di tumori, morbo di Crohn, ictus,
cardiopatie ischemiche, suicidi, interruzioni di gravidanza, sterilità maschile, nascita di bambini con patologie congenite, convulsioni senza febbre, sclerosi, cataratte e disturbi psicosomatici.

"Aiutateci a non morire. Siamo assediati da un nemico invisibile e silenzioso: un super radar militare che uccide lentamente con i suoi impulsi a microonde". Mentre l'Aeronautica si trincera dietro il segreto militare, Giovannella Maggini Mazzarella, insegnante in pensione, ha raccolto le prove del disastro. Una vicenda che un membro della New York Academy of Sciences, Gianfranco Valsè Pantellini, ha definito "la strage degli innocenti". I radar militari operano in deroga alle normative di protezione sanitaria ed ambientale, nonostante i rapporti scientifici dell'Istituto Superiore di Sanità che 30 anni fa segnalavano i pericoli. Uno studioso italiano, il dottorFranco Sarto, già nel 1978 aveva documentato danni al Dna, esaminando il caso di numero radaristi militari. Tant'è che il Ministero della Difesa da allora ha inibito al medico di proseguire le sue ricerche cliniche.

Nel 1982 la Circolare 69 del Ministero della Sanità avverte che «quelle dei radar sono le sorgenti elettromagnetiche più pericolose per l'organismo umano». In barba al principio di precauzione, lo Stato non prende alcuna contromisura. «Il numero dei radar attualmente impiegati è elevato ed in continuo aumento» prosegue il documento ministeriale «Non sono disponibili dati precisi, perché segreti, sui radar militari, ma è nota la continua richiesta di sempre nuovi e più sofisticati dispositivi di questo tipo». 

Quella marchigiana è una storia dimenticata per anni sulle scrivanie dei Ministeri della Sanità, dell'Ambiente, della Difesa, del Tesoro e delle Finanze, del Presidente della Repubblica, della Magistratura, dei Carabinieri, dell'Enea, dell'Ispesl, del Parlamento Europeo, della Prefettura, dell'Autorità Sanitaria Locale e perfino di onorevoli e governanti Verdi (Pecoraro Scanio).

08 febbraio 2018

A Sochi consenso dei siriani

Benché il Congresso per il Dialogo Nazionale Siriano non abbia risolto il conflitto, ha comunque liberato il campo dai gruppuscoli che pretendevano rappresentare i siriani per conto degli Occidentali. E ha anche fatto emergere un consenso che coinvolge i rappresentanti della quasi totalità dei siriani e sancito l'istituzione di una Commissione Costituente. Le basi per la pace sono state poste, ma senza gli Occidentali.

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Per la prima volta dall'inizio del conflitto, nel 2011, a Sochi si è tenuta una conferenza cui hanno partecipato 1.500 delegati siriani di tutte le origini, confessioni e di quasi tutte le opinioni politiche: il Congresso per il Dialogo Nazionale Siriano.
Il Congresso, voluto dal presidente russo, Vladimir Putin, si è svolto con l'alto patrocinio di Iran, Russia e Turchia [1]. L'iniziativa è stata denigrata, se non addirittura respinta, dalle altre potenze coinvolte nella guerra. Una conferenza inter-siriana le escludeva, di fatto, dal processo di pace.

Il Congresso è rappresentativo delle minoranze?

I fautori della guerra hanno esercitato molte pressioni affinché il Congresso non fosse rappresentativo del popolo siriano. Nella mentalità degli stranieri, russi inclusi, in Siria ci sono minoranze che aspirano all'autonomia. Per esempio, i curdi e i drusi. Ebbene, tale punto di vista non tiene conto di cosa rappresenta, da diverse migliaia di anni, il progetto siriano.
Questo territorio asiatico, che si estende a ovest dell'Eufrate fino al Sinai, è abitato da una moltitudine di minoranze, certo da curdi e drusi, ma anche da turkmeni, ceceni, georgiani, beduini, armeni e altri. Queste minoranze etniche sono a loro volta composte di minoranze religiose di antiche confessioni, come gli alauiti (in seguito cristianizzati e poi islamizzati), di cristiani di tutte le fedi, di mussulmani sunniti e sciiti. Questo territorio è circondato da cinque mari e, per questa ragione, è passaggio obbligato sia per i commercianti sia per gli invasori. Lungo tutta la loro storia queste popolazioni hanno aderito a un progetto comune: la Siria. Hanno imparato che avevano bisogno gli uni degli altri per resistere a conquistatori d'ogni risma. Si sono mescolati ovunque, al punto che all'inizio del XX secolo nessuna minoranza s'identificava più in una particolare regione. Ci sono volute la colonizzazione britannica e quella francese per tentare di trasformare la Palestina in Stato ebreo, il Libano in Stato cristiano, la Giordania in Stato mussulmano. Di questo vasto territorio, unicamente l'attuale Repubblica Araba Siriana conservava, ancora dieci anni fa, questo radicato carattere misto.
Preparando il Congresso di Sochi, ai diplomatici russi è venuto inizialmente spontaneo pensare che, per ristabilire la pace, basterebbe fare della Siria uno Stato federale, basato sulle minoranze che la popolano. Dapprima, questa conferenza si sarebbe dovuta chiamare "Congresso dei Popoli di Siria". Ragionando tra loro, i diplomatici si sono resi conto che la storia della Siria è diversa da quella della Russia e che, per il suo spiccato carattere misto, è geograficamente impossibile federare questo Paese. Al contrario, gli israeliani hanno invece continuato a perseguire l'idea di separare i curdi dagli arabi, i francesi quella di distinguere i cristiani dai mussulmani, ecc., collocandosi in tal modo in continuità con gli accordi coloniali Sykes-Picot-Sazonov.
Su istigazione degli Occidentali, i curdi del PYD hanno boicottato il Congresso. Ma, contrariamente a un pregiudizio diffuso in Occidente, il PYD è il solo partito esclusivamente curdo, però minoritario tra i curdi di Siria. Nella cultura nazionale, ogni partito etnico è illegittimo e il PYD è un'eccezione.
Comunque sia, al Congresso hanno partecipato sia eletti a suffragio universale, sia leader di associazioni, sia personalità riconosciute. Gli inviti erano stati ad ampio raggio, in modo da non dimenticare alcuno.

Il Congresso è rappresentativo delle diverse opinioni politiche?

Ogni potenza implicata nella guerra sponsorizza i siriani che rappresentano i loro interessi. All'inizio, Turchia e Arabia Saudita organizzarono e finanziarono il Consiglio Nazionale Siriano a Istanbul. In seguito, con l'entrata in gioco del Qatar fu la volta della Coalizione Nazionale delle Forze dell'Opposizione e della Rivoluzione. Man mano sono poi comparsi numerosi gruppi, ognuno strumentalizzato da un attore straniero.
Uno di questi gruppi si è rifiutato anticipatamente di partecipare al Congresso di Sochi: l'Alto Comitato per i Negoziati che, contrariamente a quanto il nome suggerisce, rifiuta ogni negoziazione. È basato a Riad e rappresenta gli interessi sauditi (che, secondo la popolazione siriana, dovrebbero coincidere con quelli delle tribù beduine del deserto siriano-iracheno-saudita). Benché i suoi esponenti professino, di fronte alle telecamere, intenzioni democratiche, in realtà questo gruppo promuove i valori del deserto – tribalismo, religione unica e rifiuto della Storia.
L'assenza al Congresso dell'Alto Comitato per le Negoziazioni ha chiarito che è impossibile estendere all'insieme della Siria i valori della minoranza beduina. Tuttavia, così come in passato si è avuta un'alleanza tra Regno Saudita e Repubblica Araba Siriana, la coesistenza non è impossibile. È del resto la ragione per cui il baatista Riad Hijab, dopo essere stato abbindolato dai servizi segreti francesi, accettò di presiedere l'Alto Comitato. Hijab era stato governatore, ministro, poi presidente del consiglio dei ministri (e non primo ministro come dicono i media occidentali, ignari del sistema presidenziale siriano). Originario della stessa tribù del re d'Arabia, aveva già sperimentato questa soluzione prima della guerra e ne era stato pienamente soddisfatto.
Un secondo gruppo, benché abbia fisicamente boicottato il Congresso – dichiarandolo però solo dopo l'arrivo a Sochi – si è fatto tuttavia rappresentare. Composto soprattutto da alcuni Fratelli Mussulmani e da turkmeni, è sponsorizzato dalla Turchia. Ankara, che esitava a esibirlo, l'ha incoraggiato a denunciare la parzialità degli organizzatori – di cui la Turchia faceva parte – sicché non ha partecipato al Congresso, conferendo però ai diplomatici turchi il potere di rappresentarlo.
Il pretesto per il boicottaggio è stato il logo del Congresso, che includeva la bandiera della Repubblica Araba Siriana ma non la loro (quella della colonizzazione francese, rimasta in uso agli inizi dell'indipendenza). Così facendo, si sono infilati in una via senza uscita: equiparando la bandiera siriana al partito Baas e promuovendo quella della colonizzazione hanno mostrato disprezzo per gli eroi dell'indipendenza e dichiarato di aderire all'occupazione straniera. Fatto però non molto rilevante, visto che il gruppo si è affidato alla potenza che lo paga, la Turchia, e i suoi esponenti sono ripartiti per Istanbul senza nemmeno uscire dall'aeroporto.
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I rappresentanti di quasi tutte le fazioni siriane, con l'eccezione dell'Alto Comitato per i Negoziati (pro-saudita) e del PYD (pro-francese) hanno adottato la Dichiarazione conclusiva e la Commissione Costituente.

Il Congresso ha preso atto degli accordi inter-siriani?

Certamente No, eppure Sì. La Dichiarazione conclusiva in dodici punti non contiene nulla di nuovo, è stata però firmata da tutte le fazioni siriane, a eccezione degli assenti, PYD e Alto Comitato per i Negoziati [2]. Alcuni delegati dell'opposizione esterna hanno rumorosamente contestato il ministro russo degli Esteri, Sergey Lavrov, mentre teneva la relazione introduttiva. Tuttavia, dopo essersi esibiti in atteggiamento infantile davanti alle telecamere occidentali, hanno comunque adottato la Dichiarazione.
Anche mettendo in conto un'ampia rappresentanza dei due gruppi assenti, il Congresso rispecchiava almeno il 90% dei siriani, il che ribalta completamente l'equazione diplomatica. Benché abbiano schernito l'iniziativa, Stati Uniti, Regno Unito e Francia non possono ignorare il consenso ch'essa ha ottenuto.
Sono ormai sei anni che le fazioni siriane discutono invano a Ginevra, Vienna, Astana e Sochi. Il fallimento di questi negoziati nasce esclusivamente dall'esistenza di un piano nascosto, sostenuto prima dall'amministrazione Obama, poi dalle Nazioni Unite: la capitolazione totale e incondizionata della Repubblica Araba Siriana e l'insediamento al potere dei Fratelli Mussulmani con la protezione della NATO [3].
I principali punti del Piano Feltman
- Abolizione della sovranità del Popolo siriano;
- Abrogazione della Costituzione;
- Destituzione del presidente (un vicepresidente avrà l'incarico di svolgere le funzioni protocollari);
- Scioglimento dell'Assemblea del Popolo;
- Incriminazione di almeno 120 dirigenti e loro interdizione da ogni funzione politica (probabilmente si tratta della lista delle persone sanzionate dall'Unione Europea);
- Decapitazione o scioglimento della Direzione dell'Intelligence militare, della Direzione per la Sicurezza Politica e della Direzione della Sicurezza generale;
- Liberazione dei "prigionieri politici" e abrogazione dei tribunali antiterrorismo;
- Ritiro di Hezbollah e dei Guardiani della Rivoluzione. Dopo, e soltanto dopo, la comunità internazionale lotterà contro il terrorismo.
Nel giro di due o tre settimane un "organismo di transizione governativa" sarà costituito e sarà titolare di ogni potere politico, esecutivo, legislativo e giudiziario. Sarà formato:
- Per 2/5 da rappresentanti della Repubblica Araba Siriana, inclusi i membri dell'opposizione lealista;
- Per 2/5 da rappresentanti dell'opposizione non lealista;
- Per 1/5 da personalità della società civile selezionate da un rappresentante del segretario generale dell'ONU.
Fonte : Sous nos yeux. Du 11-Septembre à Donald Trump, edizioni Demi-Lune, 2017.
Il Congresso di Sochi non ha adottato alcun punto del piano Feltman.
Inoltre, il Congresso ha deciso d'istituire una commissione costituente composta di 150 delegati, designati per un terzo rispettivamente da Ankara, Mosca e Teheran.
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Il rappresentante speciale del segretario generale dell'ONU, Staffan de Mistura, mentre riconosce la Dichiarazione conclusiva e la Commissione costituente acclamato dai delegati, in rappresentanza della quasi totalità dei siriani.

Il Congresso avrà un peso nei negoziati di Ginevra?

Nel tentativo di sabotare il processo di pace, il 23 gennaio la Francia aveva organizzato a Parigi una conferenza contro il presidente Bashar-al-Assad. Si trattava di metterlo sotto accusa e impedirgli di candidarsi alle elezioni, basandosi sui rapporti della Missione ONU sull'impiego di armi chimiche. L'iniziativa francese può essere così sintetizzata: democrazia sì, ma senza al-Assad [4]. Ricordiamo che la Missione ONU si era rifiutata di verificare in loco gli elementi raccolti e che il Consiglio di Sicurezza aveva respinto i suoi rapporti [5].
Rileviamo che la Turchia non si è accontentata di rappresentare una delegazione rispedendola a Istanbul. Adepta della doppiezza nel linguaggio e del ribaltamento in extremis della propria posizione, Ankara ha partecipato sia alla conferenza di Parigi sia all'organizzazione del Congresso di Sochi.
Affinché il consenso di Sochi possa avere un impatto concreto, è necessario sia avallato dall'ONU. Di qui le manovre per tenere l'Organizzazione lontana dal processo.
Ebbene, contrariamente a ogni previsione, il rappresentante speciale del segretario generale dell'ONU, Staffan de Mistura, è andato a Sochi. Ha riconosciuto la legittimità del Congresso e ha impartito la benedizione dell'Organizzazione alla Commissione costituente. Se de Mistura non cambia idea, potrebbe trattarsi di un passo decisivo per la realizzazione del piano al-Assad del 12 dicembre 2012, adottato dalla comunità internazionale con la risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza. Di conseguenza, sarebbe anche una pesante sconfitta per il numero due dell'ONU, Jeffrey Feltman, che da sei anni (addirittura da 13 anni, per certi aspetti) lavora sottobanco per costringere la Repubblica Araba Siriana a una capitolazione incondizionata.

Quali le conseguenze diplomatiche del Congresso di Sochi?

Le potenze che, nella tema che il successo del Congresso comporti il riconoscimento del ruolo centrale della Russia e dei suoi alleati turchi e iraniani, hanno minimizzato l'iniziativa di Sochi hanno perso. Nessuno finora era stato capace di riunire tante personalità in rappresentanza del popolo siriano. E nemmeno era riuscito a fare adottare un documento comune a gruppi interni ed esteri. Ebbene sì, la Russia e i suoi alleati sono ormai il perno del meccanismo da cui Stati Uniti, Regno Unito e Francia si sono esclusi da soli.
Arabia Saudita e Francia sono i grandi perdenti dell'operazione. L'Alto Comitato per i Negoziati, che a Ginevra rappresentava da solo l'opposizione siriana, deve ormai misurarsi con il consenso della quasi totalità dei siriani. Il PYD, che la Francia era riuscita a far passare come rappresentativo dei curdi di Siria, si è rivelato essere soltanto una formazione fra molte, senz'altra rappresentatività che le armi offerte dal Pentagono.