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25 agosto 2017

Stazione di Bologna e Ustica: due stragi collegate: tutti hanno visto tutti hanno taciuto

Franco Di Carlo - Riccardo Castagneri-  2 agosto 1980, una data che purtroppo evoca nell'immaginario collettivo una tragedia immane: la strage alla stazione di Bologna.
Anche quest'anno le solite passerelle, personalità delle istituzioni, della politica, le solite liturgie trite e ritrite "Si deve conoscere la verità". Naturalmente le promesse che, come sempre, si arriverà a conoscere i motivi, il perché di questa strage, senza però che nessuno ufficialmente ponga l'accento sui depistaggi che hanno contrassegnato questa, così come le altre stragi, soprattutto una: strettamente collegata.
Poco si è anche parlato del depistaggio in merito all'aereo militare libico, precipitato sulle alture della Sila, in Calabria. Aereo caduto la stessa sera della strage di Ustica, il 27 giugno 1980, e opportunamente ritrovato o meglio, fatto ritrovare il 18 luglio successivo, tre settimane dopo, con un cadavere evidentemente deceduto da tempo, mentre ne volevano far figurare la morte e la caduta del caccia, lo stesso giorno del ritrovamento.
Questo quale maldestro tentativo di depistaggio atto ad evitare collegamenti con quanto accaduto il 27 giugno precedente nei cieli di Ustica.
Il 2 agosto la strage alla stazione di Bologna, conseguenza della tragedia di quaranta giorni prima.
Tutti hanno visto, tutti hanno taciuto, e coloro che non hanno taciuto, uno ad uno sono morti in circostanze anomale, misteriose, omicidi irrisolti, incidenti stradali o aerei, suicidi, infarti improvvisi.
Continuando a depistare, raccontando inverosimili favole all'opinione pubblica, parlando di attentati terroristici. Fino ad arrivare per la strage del 2 agosto alla condanna di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, i quali pur essendosi autoaccusati di altri omicidi e scontando i relativi ergastoli , non hanno mai accettato di essere ritenuti i responsabili della strage di Bologna, dichiarandosi sempre del tutto estranei e innocenti.
Singolare, in merito a questa strage, la circostanza che il presidente dell'associazione familiari delle vittime, abbia fatto carriera politica perseveri nel sostenere l'insostenibile tesi del terrorismo di destra nostrano, senza capire o voler sentir parlare dei depistaggi di Stato che avvolgono la mattanza della stazione di Bologna.
Teoremi, sull'affaire Ustica, da quel 27 giugno 1980 ne sono stati elaborati un'infinità.
Le danze, macabre  hanno inizio a pochi giorni dalla tragedia, con la favola che il Dc9 fosse un aereo molto vecchio e quindi si era verificato un cedimento strutturale dovuto a pessima manutenzione: bugia grossolana.
Poi si inizia a parlare di atto terroristico con una bomba piazzata a bordo, precisamente nel bagno dell'aereo.
Ma come avviene nel caso di menzogne esagerate, certe verità cominciano ad emergere-
Gli inquirenti cominciano a sentire le persone che quella sera erano impegnate in attività di controllo, le indagini procedono ed emerge che nei primi anni 80 in Italia esisteva una loggia massonica segreta denominata P2 che faceva capo a Licio Gelli.
Loggia con una lista di nomi eccellenti: vi appartenevano generali di tutte le Forze Armate, Carabinieri, Guardia di Finanza, esercito, marina, aviazione, questori, qualche prefetto, uomini politici e imprenditori di chiara fama.
E ci si domanda ancora se nel Bel Paese ci sia la volontà di fare luce sulle stragi? Ecco la necessità di assemblare i depistaggi, per dare in pasto all'opinione pubblica fatti anni luce lontani dalla realtà.
Va ricordato che l'allora Capo dello Stato, Francesco Cossiga, dopo aver fatto visita a terroristi rossi e neri, in un'intervista aveva ammesso che a Bologna si erano attuati depistaggi, ma che in quel preciso contesto storico non si sarebbe potuto agire diversamente.
Questa l'Italia di allora, non così dissimile dall'Italia di adesso
Anche il giudice istruttore Rosario Priore, l'ultimo magistrato ad indagare sulle stragi del 1980, arrivò ad un passo dalla verità sulla strage di Ustica.
Priore si trovò di fronte a muri di gomma: militari estremamente riottosi a collaborare, Stati che si rifugiavano in sdegnati silenzi. Priore, tetragono e imperturbabile, ha continuato ad indagare fino al 1996, sino a quando da Londra rientrò in Italia un detenuto, per terminare di scontare una condanna subita in Gran Bretagna.
Il giudice Priore e il pm Giovanni Salvi lo sentirono e da quel momento si intravide uno spiraglio di verità sulle stragi di Ustica e Bologna, grazie ad un lungo e circostanziato racconto.
Considerata la gravità delle affermazioni, i due magistrati predisposero che il detenuto arrivato da Londra fosse trasferito in una struttura di massima sicurezza, temendo per la sua incolumità.
Quel detenuto era Franco Di Carlo, che dopo aver scontato 12 anni nelle carceri inglesi, aveva voluto tornare in Italia per il residuo di pena. Di Carlo cominciò a raccontare ai magistrati quanto aveva saputo sulle stragi di Ustica e Bologna.
L'ex boss di Altofonte per molti anni era stato ospite di diversi istituti di pena inglesi, dove aveva incontrato un arabo palestinese, Nizar Hindawi, che proveniva dai campi di addestramento libanesi, fino ad essere ammesso tra i ranghi dei servizi segreti siriani.
L'agente siriano ha condiviso con Franco Di Carlo i propri segreti e i mille misteri. Good Father, come rispettosamente lo chiamavano, intervenne perché Hindawi fosse lasciato in pace dalle guardie  e questi, si legò a lui riconoscente, raccontandogli la sua vita.
L'arabo fu una miniera di notizie sulle pagine più fosche della nostra Repubblica, la strage di Bologna e il mistero di Ustica.Hindawi svelò che i motivi dell'eccidio della stazione erano da ricercarsi nella strage dell'aereo Itavia  esploso in volo un mese prima.
La sera del 27 giugno i servizi di mezza Europa e la Cia avevano saputo che la Libia aveva preparato un piano di volo per il presidente Gheddafi, un viaggio segretissimo, che tanto segreto però non si rivelò e venne progettata l'eliminazione del Raìs.
I servizi italiani, americani e francesi pensarono di mettere un caccia sulla scia del velivolo sul quale volava Gheddafi e il volo Itavia avrebbe garantito l'invisibilità ai radar, ma qualcosa non funzionò a dovere, in quanto i servizi libici vennero avvisati e allertati.
Quella sera sul Mediterraneo si scatenò una battaglia, l'aereo americano venne intercettato dai libici, intervenne un secondo aereo che colpito, precipitò in mare, sino all'epilogo: il disastro di Ustica.
Lo stesso colonnello Gheddafi ammise, anni dopo, che Ustica aveva a che fare con un attentato alla sua persona.
Racconta Di Carlo "Ai libici non era andato giù che i servizi italiani e alcuni politici avessero complottato con gli americani per uccidere il colonnello. Programmarono un attentato per farcela pagare. Bologna non fu scelta a caso, era la città dal quale era partito l'aereo Itavia".
Depistaggi, trattative e mentalità mafiosa esistono e sempre sono esistite nel nostro Paese, verità emerse in tutta la loro evidenza, continuano ad essere negate e, nel contempo, si attacca coloro che lottano per la legalità, per affossare ciò che ormai è sotto gli occhi di tutti.

24 agosto 2017

De Mauro, Mattei e i ''dubbi insuperabili''

de mauro mattei 610Su genesi ed individuazione degli autori degli omicidi nessuna certezza
di AMDuemila
La causale dell'omicidio De Mauro? Sarebbe "individuabile nelle informazioni riservate di cui la vittima era entrata in possesso in relazione alla sua attività professionale (verosimilmente - anche se non certamente - riconducibili, secondo le risultante del processo di merito, al coinvolgimento di esponenti mafiosi nella morte di Enrico Mattei").
E' così che la Suprema Corte di Cassazione si è espressa nelle motivazioni della sentenza che nel giugno 2015 ha portato all'assoluzione del Capo dei Capi, Totò Riina, accusato di essere il mandante dell'omicidio del cronista siciliano rigettando il ricorso del pg di Palermo.
I giudici evidenziavano come "gli elementi di prova raccolti sia di natura storico-dichiarativa che di natura logico-indiziaria, che sono stati puntualmente e congruamente analizzati e valutati, nella loro valenza singola e complessiva, da entrambe le sentenze di merito (anche in primo grado, nel 2011, Riina era stato assolto da tale accusa, ndr), all'esito di una disamina scrupolosa che costituisce il risultato congiunto delle ampie argomentazioni spese dalle Corti territoriali di primo e di secondo grado, non hanno tuttavia permesso di accertare un ruolo diretto o indiretto dell'imputato nel delitto", e la conseguente conclusione assolutoria (per non aver commesso il fatto) "risulta coerente a una corretta lettura delle emergenze processuali ed è perciò incensurabile in sede di legittimità".
Inoltre, a differenza di quanto contenuto nella sentenza di primo grado, è stato confermato il giudizio dei giudici d'appello che, con la sentenza del 27 giugno 2014, scrivevano: "Peraltro, anche con riguardo ai rilievi concernenti la ricostruzione degli ultmi giorni di vita del De Mauro e l'urgenza di eliminare il predetto giornalista, può condividersi l'assunto del pm appellante. (…) Tuttavia, la fondatezza di tali rilievi non pare che possa comunque giovare alla tesi accusatoria, solo rafforzando il convincimento che- soprattutto in considerazione del lunghissimo lasso di tempo trascorso dai fatti, del relativo atteggiamento di riserbo tenuto dal De Mauro sulla natura della scoperta fatta, degli svariati campi di indagine che il suo lavoro in quegli ultimi tempi poteva avere riguardato; dell'opera di sistematico depistaggio compiuta da soggetti interessati a dissolvere nel nulla ogni elemento utile a ricostruire la vicenda -, risulti particolarmente difficile se non impossibile distinguere con certezza i fatti come realmente accaduti". Ciò significa che a differenza di quanto scritto dai giudici in primo grado sull'eventuale coinvolgimento di Graziano Verzotto, ex dirigente dell'Eni e all'epoca segretario regionale della Dc, morto il 12 giugno 2010, nelle vicende De Mauro e Mattei, non è affatto da ritenersi certo o "centrale". Tant'è che il Verzotto non è mai stato imputato in un processo per tali fatti di cronaca.

17 agosto 2017

Dino Marafioti

L’ultimo lavoro di Dino Marafioti trovato morto nel suo appartamento all’età di 53 anni il 17 agosto 2013. Per 22 anni giornalista e redattore di Radio Radicale. Questo era il suo primo servizio video che raccoglie in modo critico e analitico i fatti e le informazioni sul caso della scomparsa di Emanuela Orlandi. Ne andava così fiero tanto da auspicarne la sua diffusione anche attraverso altri canali, comprese le televisioni.
Grazie Dino.
Timeline Video: (capitoli automatici in “Descrizione – Mostra altro“)
– Prologo [00:01:28]
– Pietro Orlandi [00:04:54]
– Natalina Orlandi [00:09:25]
– Telefonata Amerikano [00:10:25]
– Primo appello Papa Giovanni II [00:12:33]
– La pista internazionale Alì Agca [00:12:47]
– Marco Beltrandi – ex Parlamentare Radicale [00:13:44]
– Fabrizio Peronaci – Corriere della Sera [00:15:27 – 00:27:56]
– Marco Accetti – Indagato [00:18:15 – 00:36:10]
– “Emanuela e le altre” – Panorama- Mirella Gregori [00:24:11]
– Appello Papa Giovanni II per Emanuela e Mirella [00:24:57]
– Giuseppe Nicotri[00:30:23]
– Banda della Magliana [00:31:42]
– Giuseppe Nicotri pista via Monte del Gallo [00:48:48]
emanuelaorlandi.altervista.org

13 agosto 2017

Una Commissione d’inchiesta parlamentare per Emanuela Orlandi

A settembre 2017 l'istituzione di una Commissione d'inchiesta parlamentare per Emanuela Orlandi.
Lo ha dichiarato il Senatore Vincenzo Santangelo, portavoce del Movimento 5 Stelle, dalla sua pagina Facebook:
CASO ORLANDI: 34 anni di indagine senza verità.
"Oggi voglio ricordare il caso di Emanuela Orlandi, nonostante si faccia molto per dimenticarlo. 
Emanuela Orlandi era (è? era? ancora non è dato saperlo) una ragazza, quindicenne, cittadina vaticana, scomparsa nel nulla trentaquattro anni fa, divenuta, suo malgrado, il caso emblematico di come si possa essere sottratti alla propria vita, e, con ampi margini possibilità, cancellati dalla terra, senza che nessuno acceda alla verità sulla propria sorte.
Per lei, infatti, nessuna verità, né storica, né processuale. Lo Stato non è riuscito a dare risposte alla sua famiglia nonostante 34 anni indagini, terminate con l'archiviazione.
Uno Stato può spendere tanti soldi pubblici per 34 anni di indagini senza scoprire nulla? A settembre chiederemo l'istituzione di una Commissione d'inchiesta parlamentare per capirlo.
Il caso Orlandi è un simbolo di malagiustizia. Comprendere perché il sistema si sia così gravemente inceppato in questa vicenda giudiziaria, dai contorni paradossali, vuol dire dare una speranza anche a tutti gli scomparsi, tantissimi in Italia, che attendono di essere ritrovati, anche solo nella verità circa i loro destino."

12 agosto 2017

Le bugie sull'affondamento del sommergibile Kursk


Il mondo intero assiste impotente alla tragedia dei 118 membri dell’equipaggio, intrappolati nel relitto, in attesa di soccorsi che non arriveranno mai. Ma come è affondato il Kursk? È stato davvero un incidente? E perché non è stato possibile salvare nessuno? Giovanni Minoli ripercorre la storia del sommergibile diventato una trappola mortale.

01 agosto 2017

“Storie – Chi l’ha Visto?” – Emanuela Orlandi, Mirella Gregori, Josè Garramon

Il caso irrisolto di Emanuela Orlandi si intreccia a quello di Mirella Gregori e Josè Garramon nella trasmissione Chi l’ha Visto? “Storie”
Le tre vicende sulle quali ci sono ancora tanti, troppi, interrogativi.
Mirella Gregori sparì nel nulla il 7 maggio 1983 all’età di 15 anni, Emanuela Orlandi il 22 giugno dello stesso anno in una storia intricatissima che ha coinvolto lo Stato Vaticano, lo Stato Italiano, l’Istituto per le Opere di Religione, la Banda della Magliana, il Banco Ambrosiano e i servizi segreti. José Garramon morì il 20 dicembre del 1983: Marco Accetti è l’uomo ritenuto responsabile dell’omicidio e lui stesso ha ammesso di aver preso parte al “rapimento conseziente” delle ragazze.
Nella puntata andata in onda il 6 agosto 2014 le tre storie vengono analizzate e in alcuni casi vi si trovano circostanze comuni.

Video trasmissione

1. Margherita Gerunda -Magistrato- [00:28:04, 00:29:19, 00:33:06,  00:36:12, 00:47:11, 00:49:18]
2. Dichiarazione Raffaella Monzi [00:05:36, 00:07:04]
3. Telefonata Emanuela [00:06:07]
4. Dichiarazioni Sambuco Alfredo [00:13:10, 01:32:24]
5. Ricostruzione prima telefonata Pierluigi [00:18:17]
6. Prima telefonata di Mario [00:21:40]
7. Primo appello di Papa Wojtyla [00:32:25]
8. Prima telefonata dell’Amerikano [00:33:16]
9. Registrazione voce Emanuela (“Convitto….”) [00:36:46]
10. Attentato al Papa [00:34:25]
11. Ferdinando Imposimato [00:35:20]
12. Ritrovamento fotocopia Tessera (“Con tanto affetto…”) [00:42:04]
13. Telefonata a casa di Laura [00:42:55]
14. Audiocassetta Piazza S.Pietro e via della Dataria [00:43:34]
15. Telefonata dell’Amerikano al Cardinale Casaroli [00:44:17]
16. Scadenza ultimatum 20 luglio [00:46:30]
17. Gennaro Egidio [00:48:04]
18. Comunicato Turkesch [00:50:23]
19. Mirella Gregori [00:51:42]
20. Dichiarazioni Sonia De Vito [00:56:16]
21. Inaugurazione bar Gregori [00:58:53]
22. Dichiarazione fidanzatino di Mirella [00:59:57]
23. Inchiesta Panorama [01.01.42]
24. Telefonata Amerikano al bar Gregori (descrizione abbigliamento) [01:05:08]
25. Appello Presidente della Repubblica (Sandro Pertini) per Mirella [01:27:23]
26. Telefonata Amerikano ad Egidio [01:08:27]
27. Adele Rando (Giudice Istruttore) [01:10:09]
28. Reticenze Vaticano [01:11:04-01:35:14]
29. Raoul Bonarelli [01:12:16]
30. Telefonata Bonarelli-Superiore [01:13:29]
31. Ultimo appello Ercole Orlandi [01:15:15]
32. Telefonata anonima a ClV? [01:16:57]
33. Morte De Pedis [01:17:34]
34. Sabrina Minardi [01:18:25-01:22:14-01:28:10]
35. Banda della Magliana [01:19:13-01:33:14]
36. Don Vergari – Poletti [01:19:42]
37. De Pedis apertura tomba [01:21:13]
38. Sergio Virtù [01:27:22]
39. Testimonianza Angelo [01:28:27]
40. Angelo Cassani (Ciletto) Gianfranco Cerboni (Gigetto) [01:30:15]
41. Ior-Antonio Mancini-Rosario Priore [01:33:07]
42. Preti pedofili [01:34:08]
43. Somiglianze Orlandi-Gugel [01:35:27]
44. Marco Accetti (Flauto) [01:37:17]
45. Marco Accetti (Josè Garramon) [01:42:17]
46. Marco Accetti (Licio Gelli) [01:48:59]
47. Marco Accetti (Pista pedofila) [01:52:47]
48. Marco Accetti (Padre Stefano) [01:54:10]
49. Marina Baldi (Genetista) [01:55:58]
emanuelaorlandi.altervista.org

28 luglio 2017

''Rita Vive!'' Il grido di Libera che commemora il 25° della sua morte, stando vicino anche a Salvo Palazzolo


ciotti commemorazione rita atria 610
Anniversario Rita Atria. don Luigi Ciotti: "Rita è viva"

È dalla tomba di Rita Atria, a 25 anni dalla morte, che oggi si è alzato il grido di Libera attraverso la voce di don Luigi Ciotti"Rita Vive!"
Una pacifica invasione nel cimitero di Partanna, quella avvenuta in questo anniversario, che ha testimoniato anche la vicinanza al giornalista del quotidiano "La Repubblica", Salvo Palazzolo.
"Sappiano i componenti della famiglia Riina - tuona il presidente di Libera - che, insieme a Palazzolo, nessuno di noi farà un passo indietro".

22 luglio 2017

Schettino, Bossetti – Movente zero. E i clan ringraziano

bossetti schettino

In entrambi i casi – come ormai in talmente tante vicende giudiziarie che gli italiani ci hanno fatto l’abitudine – manca “naturalmente” il movente. Che importa? Fino a prima di Mani Pulite per un inquirente era impensabile condurre indagini, specie su vicende così clamorose ed efferate, senza riuscire a trovare uno straccio di motivazione alla base dei delitti. A noi tutti lo hanno insegnato uomini come il magistrato Ferdinando Imposimato, che in un suo libro di qualche anno fa, pubblicato a stralci dalla Voce, aveva magistralmente ricostruito casi di cronaca nera rimasti irrisolti partendo proprio dalla ricerca del movente. E ci aveva sempre azzeccato, come dimostrato poi dalle successive indagini, magari venti e passa anni più tardi.Scusate, lo so, questo titolo è un po’ forte. Ma è che dopo aver scritto e documentato tante volte la presenza dei clan camorristici tanto nell’affondamento del Concordia quanto nell’omicidio della piccola Yara, non si possono trovare parole diverse. Due notizie che arrivano a poche ore di distanza: lunedì a tarda notte la condanna in appello di Massimo Bossetti, nel pomeriggio di oggi le motivazioni della Cassazione sulla condanna definitiva per Francesco Schettino, il comandante che quella notte non ne voleva sapere di salire a bordo, cazzo!
Oggi invece si fa così.
Perché un comandante di lungo corso con enorme esperienza una sera decide di mettere in pericolo la vita di migliaia di persone, giocandosi tutto per andare a sbattere a folle velocità contro scogli che conosce a menadito per aver battuto quella rotta centinaia di volte?
Boh, non si sa. Poi spunta una pista comodissima (per gli investigatori). Ecco, già, il comandante quella sera (notte fonda, isola spenta, tutti a dormire in pieno gennaio) voleva fare “l’inchino”. A chi? A se stesso? Alla sua vita che stava per essere distrutta?
Non interessa. La pista dell’inchino va benissimo. Specie se da qualche parte spuntano giornalisti che non si rassegnano. Come la Voce, che a marzo 2012 portava agli inquirenti su un piatto d’argento un super testimone: l’avvocato spagnolo Jesus Bethencourt, pronto a testimoniare su quelle torce notturne lungo la costa e i possibili trasbordi di “qualcosa” in mare aperto, dove è zona franca, off limits alle autorità, e l’unico dominus è il comandante della nave, tanto che può perfino celebrare matrimoni.
Sono passati cinque e passa anni da quel nostro primo articolo. Ma, come ha confermato pochi mesi fa la brava e giovane collega Simona Zecchi, Bethencourt non è stato mai ascoltato, né tanto meno chiamato, dall’autorità giudiziaria italiana. Il suo racconto avrebbe fatto aprire capitoli che avrebbero rimesso in discussione tutto. Perché nel frattempo altre Procure avevano condotto operazioni che dimostrano come i traffici di stupefacenti a bordo di navi da crociera siano ben altro che un “inchino” qualunque.
Per Massimo Giuseppe Bossetti manca, analogamente, qualsiasi tipo di motivazione. Sono anni che lo diciamo e lo ha ripetuto anche lui in un estremo tentativo di salvarsi, due giorni fa, in aula: quella bambina poteva essere sua figlia, non esiste nessun motivo logico – o almeno, non è mai stato trovato – per il quale avrebbe dovuto orrendamente seviziarla.
C’è invece chi quelle sevizie, impresse sul corpo di innocenti con un coltellino intrecciando croci – vedi la povera Melania Rea – le conosce bene. Perché le pratica come terrificante avvertimento. I clan camorristici del napoletano, a Brembate, erano una presenza fissa ed ingombrante ben prima dei tempi di Yara. Molti conoscevano i luoghi dello spaccio. E frequentavano i party organizzati dai costruttori di riferimento, i Locatelli, cui prendevano parte grosse autorità locali, compreso qualche vertice giudiziario.
Bossetti non aveva nessun motivo? Poco importa. La pista di Ignoto uno è perfetta per evitare di mettere al corda al collo ai notabili della zona, quelli che sapevano, o almeno immaginavano. E tacevano.
Oggi funziona così, movente zero. E nessuno che dica una parola. Fino a quando in questa assurda macelleria non ci finisce in prima persona. Tutti zitti. I clan ringraziano.

19 luglio 2017 autore: Rita Pennarola

21 luglio 2017

Premio Roberto Morrione: L'ultimo Borsellino - documento inedito


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L'Ultimo Borsellino. Si preferiscono le fiction ai filmati veri. DOCUMENTO INEDITO

L'Ultimo Borsellino. Si preferiscono le fiction ai filmati veri. DOCUMENTO INEDITO

Pubblichiamo oggi in esclusiva il documento inedito scritto da Sigfrido Ranucci, attuale conduttore di Report, in occasione dell'uscita nel 2010 del libro "Il patto. Da Ciancimino a Dell'Utri. La trattativa Stato e mafia nel racconto inedito di un infiltrato"  (edizioni Chiarelettere) scritto insieme a Nicola Biondo.
Nel 2000 Ranucci era nella redazione di RaiNews24 quando il direttore Roberto Morrione decide di preparare lo speciale di un'ora sulle stragi di Capaci e Via D'Amelio con la messa in onda dell'ultima intervista al giudice Borsellino realizzata dai giornalisti francesi Calvi e Moscardo. Nel suo racconto la ricostruzione di quanto accadde (e quanto invece restò silente e immobile) nelle stanze Rai, nei mezzi di informazione del nostro Paese e nei palazzi del potere a seguito di questa coraggiosa decisione.
Ringraziamo Sigfrido Ranucci per aver condiviso con noi questo documento. Leggi tutto.
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19 luglio 2017

È uscito PUNTOZERO #6 ! Un numero...speciale!


PUNTOZERO #6
è disponibile in edicola e nel nostro shop!
IN QUESTO NUMERO:

  • VACCINI: UN SALTO NEL BUIO
    di Gianni Lannes.
    I vaccini non servono alla salute dei bambini, ma ad annichilire grandi e piccini. I fatti esposti in questo articolo evidenziano in modo incontrovertibile come sia in atto ormai da tempo una guerra segreta volta ad acquisire totalmente il controllo dell'umanità, e come l'Italia priva di sovranità sia in prima linea nella sottomissione.

  • LO SPECCHIO DEL DRAGO: LA MAGIA DI ANGKOR WAT
    di Diego Antolini.
    La storia e la mitologia di Angkor Wat, un monumentale e straordinario complesso di templi risalente all'Impero Khmer, oggi in territorio cambogiano, rivelano sorprendenti collegamenti con la Costellazione del Draco con la quale sembra fossero allineati gli edifici principali circa 13.500 anni fa.

  • LE FAKE NEWS FANNO MALE AL RE
    di Barbara Tampieri.
    Una tagliente disamina sulla pervasività della propaganda di regime e sulle contromisure messe in atto contro il rigurgito dell'opinione pubblica, sino ad arrivare alla creazione del concetto di fake news.

  • LA MACCHINA, UN FUTURO POSSIBILE TRA SCIENZA E FILOSOFIA (Imperdibile!)
    di Roberta Rio e Francesco Alessandrini.
    La mente illuminata di Ettore Majorana, dal silenzio di un convento in cui si è volontariamente rinchiuso per decenni, ha prodotto una nuova matematica e una nuova fisica che alimentano un salto epocale nella conoscenza umana.

  • SOTTO LA LENTE
    Il futuro, quasi medioevale, della Francia di Macron - India e Nuova Zelanda: quando i fiumi (sacri) diventano "persone giuridiche" - È italiana la scoperta del "nucleare ecologico"- Le "scie chimiche" contro il "Riscaldamento Globale": un'idea di Harvard - Elon Musk nuovo re dei Borg? - Robotizzazione e immigrazione: quale futuro per gli esseri umani? - Le auto a combustibili fossili spariranno entro i prossimi otto anni? - Le batterie a base di canapa potrebbero cambiare per sempre il modo in cui immagazziniamo l'energia - Gli scienziati hanno scoperto che al momento del concepimento si verifica un lampo di luce "mozzafiato".

  • LA NUOVA VIA DELLA SETA, FRA REALTA' E OMBRE CINESI 
    di Marco Cedolin
    Il gigantesco progetto della cosiddetta "Nuova Via della Seta", promosso in primis dalla Cina e sostenuto dagli altri paesi del BRICS (Russia, Brasile, India e Sudafrica) è in procinto di rivoluzionare radicalmente l'economia dell'Eurasia, coinvolgendo almeno un centinaio di paesi, fra i quali un ruolo importante potrebbe spettare all'Italia.

  • IL MORBILLO TRA EPIDEMIE MEDIATICHE E FALSA "SCIENZA" 
    di Domenico Mastrangelo e Roberto Mastalla
    Dalla meningite al morbillo, le nuove "emergenze mediatiche" hanno assai poco di scientifico, anche in considerazione del fatto che sperimentazioni cliniche controllate contro placebo vengono fatte solo raramente e sovente per "debellare" epidemie inesistenti.

  • I MISTERI DEL B-2
    di Giorgio Iacuzzo
    Le tuttora avveniristiche tecnologie antigravitazionali implementate da molti anni nel bombardiere strategico statunitense B-2 Spirit, oltre che in campo militare, potrebbero avere enormi e benefiche ricadute anche in ambito civile, rivoluzionando letteralmente il settore del trasporto aereo.
      
  • LA MISTERIOSA VENDETTA NE IL BARILE DI AMONTILLADO
    di Sandro D. Fossemò
    Uno dei più noti racconti brevi del geniale Edgar Allan Poe contiene, nello stile e nell'ambientazione, una serie di frasi e di elementi simbolici apparentemente riconducibili alla Massoneria.
...a breve anche in formato digitale!
Via Terme, 51 - 35041 BATTAGLIA TERME (PD)

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