15 settembre 2021

La disfatta in Afghanistan e “The Great Reset”


Gran parte del mondo è scioccato dall’apparente incompetenza dell’amministrazione Biden nella catastrofe umana e geopolitica che si sta verificando in Afghanistan. Mentre Biden parla da entrambi i lati della sua bocca prescritta, affermando che tutti gli altri sono da biasimare rispetto alle sue decisioni, quindi affermando che “il dollaro si ferma qui”, non fa che aumentare l’impressione che l’unica superpotenza sia in un collasso terminale. Potrebbe essere che tutto questo faccia parte di una strategia a lungo termine per porre fine allo stato nazionale in preparazione del modello totale a volte chiamato il Grande Reset dalla cabala di Davos? La storia di 40 anni della guerra afghana degli Stati Uniti e dei pashtun afghani che hanno plasmato la politica fino ad oggi è rivelatrice.

Le onde radio dei principali media di tutto il mondo sono piene di domande sull’incompetenza militare o sul fallimento dell’intelligence o su entrambi. Vale la pena esamina il ruolo del rappresentante speciale di Biden per la riconciliazione dell’Afghanistan presso il Dipartimento di Stato, Zalmay Khalilzad, nato afghano . Per l’unica figura che ha plasmato la politica estera strategica degli Stati Uniti dal 1984 nell’amministrazione di Bush Sr., ed è stata ambasciatore degli Stati Uniti sia in Afghanistan che in Iraq in momenti chiave durante le guerre statunitensi lì, così come la figura chiave nel presente debacle, sorprendentemente poca attenzione da parte dei media è stata data al settantenne operativo afghano.

14 settembre 2021

USTICA, MOBY PRINCE, ROSSI, PANTANI – CALPESTATA LA MEMORIA DELLE VITTIME


Stragi di Stato. Sono trascorsi più di 40 e 30 anni dalle tragedie di Ustica e del Moby Prince e le vittime non hanno ancora avuto uno straccio di giustizia.

Uccise due volte, una memoria calpestata ad ogni hanno che passa, tra le solite litanie commemorative, intonate anche da quelle autorità istituzionali che hanno coperto e continuano a coprire i responsabili, in un vergognoso groviglio di collusioni & complicità.

 

USTICA, LA PISTA FRANCESE MAI BATTUTA

Parzialmente risarciti i familiari delle vittime di Ustica, fino ad oggi, e risarcita anche la compagnia ‘Itavia’, che comunque poco tempo dopo quel tragico 27 giugno 1980 era anche fallita. Magra consolazione per tutti, visto che non ci sono responsabili per l’eccidio: nessuno è stato mai condannato da una sentenza, nessuno ha scontato un giorno di galera, nessuno paga il fio per quella atrocità.

Generali, ammiragli, militari e politici liberi come fringuelli.

Eppure la ricostruzione storica di quella tragica notte è sotto gli occhi di tutti: almeno di chi vuol vedere. Mentre la giustizia, of course, è regolarmente cieca.

La tragica verità venne rivelata, poco prima di morire, dall’ex capo dello Stato Francesco Cossiga, che di stragi & misteri di Stato era ben a conoscenza. E nel 2007 raccontò che il missile assassino era partito da una portaerei francese, quella notte nelle acque del Tirreno.

Una ricostruzione che combaciava perfettamente con quella effettuata da una super documentata inchiesta prodotta dal transalpino ‘Canal Plus’.

E incredibilmente raccontata molti anni prima, nel ’91, da Franco Piro alla Voce. L’allora sottosegretario del Psi alla Difesa descrisse nei dettagli quello scenario di guerra nelle acque del Mediterraneo: era stata la portaerei ‘Clemenceau’ – disse – a lanciare il missile.

Sorge spontaneo un interrogativo alto come un grattacielo: come mai la magistratura, che pure ha puntato i riflettori sulla tragedia del tutto inutilmente per decenni, non ha mai voluto battere, neanche per un millimetro, la ‘pista francese’? Era così difficile ottenere, attraverso apposite rogatorie internazionali, tutti i tracciati radar in possesso dei transalpini in grado di documentare il posizionamento e i movimenti delle portaerei in quella tragica notte?

Giancarlo Dettori. Nel montaggio di apertura David Rossi, al centro l’incendio del Moby Prince e, sulla destra, la ricostruzione del DC9 di Uscita e un disegno che ritrae Marco Pantani

Giallo nel giallo, eccoci al caso Dettori. Stiamo parlando del maresciallo dell’aeronautica Alberto Dettori che quella notte era in servizio alla stazione radar di Poggio Ballone.

Sette anni dopo il suo corpo è stato trovato appeso ad un albero.

Dopo lunghissime, estenuanti ricerche, la famiglia cinque anni fa ha chiesto alla magistratura di Grosseto di riaprire il caso, subito archiviato in fretta e furia come il solito ‘suicidio’ da stress (un po’ postumo…).

Ebbene, quella richiesta è stata condannata, pochi mesi fa, allo stesso destino: archiviata, sepolta senza lo straccio di una motivazione plausibile.

E infatti la famiglia non si arrende. Alberto – gridano con forza – è una vittima collaterale di Ustica, perché quella notte ha visto quel che non doveva vedere. E, soprattutto, non doveva raccontare.

E guarda caso – come di recente la Voce ha documentato in due inchieste che potete leggere cliccando sui link in basso – pochi mesi prima di morire il maresciallo Dettori aveva ricevuto una stranissima visita, durata alcuni giorni, di un ‘collega’ francese, con ogni probabilità un uomo dei Servizi, conosciuto un anno prima nel corso di una missione a Nizza.

Incredibile ma vero, l’identità di quel militare francese non è stata mai appurata dai nostri inquirenti. Né hanno fatto il minimo sforzo per accertarla. Ai confini della realtà.

Chiara la volontà di coprire, insabbiare, depistare. Come è successo per 41 lunghissimi e drammatici anni da quel 27 giugno.

11 settembre 2021

11 SETTEMBRE / CIA, FBI & CASA BIANCA, (STATI) UNITI NEL TERRORE


20 anni da quel tragico 11 settembre.

Il capo della Casa Bianca, Joe Biden, promette di rendere pubblici atti & documenti fino ad oggi top secret. “Desecreto tutto”, sbandiera.

Altro fumo negli occhi degli americani, dopo i freschissimi, tragici scivoloni sul fronte dell’Afghanistan e su quello dei vaccini, per far approvare in modo illegale dalla ‘Food and Drug Administration’ il prodotto Pfizer e con il diktat per la terza dose.

Perché la verità sull’attentato alle Torri Gemelle e i 3000 morti è già consegnata alla storia ed è ben nota, non solo agli americani. Ma è stata regolarmente nascosta dal mainstream, dalla stampa sempre più omologata e cloroformizzata.

Una verità che parla di precise, chiare, inequivocabili responsabilità dei servizi segreti e d’intelligence a stelle e strisce, FBI e CIA in cima alla lista: le cui azioni, di tutta evidenza, erano orchestrate nelle alte sfere, vale a dire la Casa Bianca e il Pentagono.

Le prime verità risalgono ai risultati del lavoro svolto dalla ‘Commissione nazionale sugli attacchi terroristici dell’11 settembre’, nota anche come ‘Commissione sull’11 settembre’, venuti alla luce il 27 maggio 2004.

Sul fronte italiano, spicca il grande lavoro investigativo svolto da Giulietto Chiesa e da Ferdinando Imposimato, due grandi amici della ‘Voce’, due colonne che hanno firmato per il nostro magazine decine e decine di inchieste al calor bianco: ed anche sui misteri (ormai non più tanto) che avvolgono le Twin Towers.

Where Did The Towers Go English-Italian Part 2 - Dove sono andate a finire le torri?