01 marzo 2019

PANTANI / 100 ANOMALIE E ORA LE IENE, SI RIAPRE IL CASO SEPOLTO DALLA NOSTRA “GIUSTIZIA”?


Riusciranno le Iene a far riaprire il caso Pantani per la giustizia di casa nostra morto e sepolto?
Gli verrà restituito quel Giro d'Italia 1999 vinto sulle montagne e poi scippato dalla camorra sotto gli occhi della "giustizia"?
Verranno trovati killer e mandanti che quella notte di San Valentino di 15 anni fa esatti lo riempirono di coca fino a fargli scoppiare il cuore e con una "giustizia" capace solo di archiviare la "pratica"?
Potrà aver Giustizia, quella vera, la mamma del Pirata, Tonina, l'unica a non arrendersi e ad invocarla con tutte le forze che le restano?
Sarà molto difficile abbattere quel muro di gomma che ha sempre caratterizzato il caso.
Un muro costruito alla procura di Forlì e fortificato da una sentenza definitiva pronunciata dalla Cassazione due anni e mezzo fa, sul fronte del "suicidio" di Marco Pantani nel residence "Le Rose" di Rimini.

SE 100 ANOMALIE VI SEMBRAN POCHE
Il giallo dalle 100 anomalie, lo ha sempre definito l'avvocato della famiglia Pantani, Antonio De Rensis, una più sbalorditiva dell'altra, ma tutte fino ad oggi inutili per smontare la tesi del suicidio, che nonostante tutte quelle contraddizioni grosse come una casa hanno portato le toghe di primo, secondo e terzo grado a ottenere l'archiviazione perchè si tratta – secondo loro – appunto di un suicidio.

L'avvocato Antonio De Rensis
Una scena del crimine che somiglia non poco a quella di un altro "suicidio" che non sta in piedi, quello di David Rossi, il responsabile della comunicazione per il Monte dei Paschi di Siena cinque anni fa volato dal quarto piano di palazzo Salimbeni. E anche lui fino ad oggi "archiviato".
Sangue dappertutto, un corpo devastato dalle ferite, segni di trascinamento: tutti elementi incompatibili con il suicidio e invece classici di una lite furibonda, con ogni probabilità per far ingurgitare al Pirata la pozione killer, acqua & coca.
E poi cento altri elementi, appunto: dal giubbotto rosso che non gli apparteneva e ritrovato nella stanza del residence, all'involucro del cornetto Algida nel cestino dei rifiuti; dalle telefonate alla recption per chiamare i carabinieri alla possibilità che i suoi killer siano tranquillamenti passati dall'entrata posteriore del residence; dalle primissime indagini che con hanno cavato un ragno dal buco e solo inquinato la scena del crimine fino alle perizie che fanno a pungni una con l'altra.
Nella puntata delle Iene lo spacciatore di droga che solitamente forniva a Marco la coca, Fabio Carlino, conferma quanto ha sempre detto: il campione non mostrava assolutamente volontà suicidiarie, l'aveva visto un paio di giorni prima ed era su di tono, e poi la quantità di polvere bianca trovatagli nel sangue (una quarantina di grammi) era del tutto incompatibile con quanto usava sempre, segno di una coazione, della messinscena di un suicidio.
Poi alcuni elementi nuovi. L'intervista con una prostituta russa, Elena, che pare lo abbia incontrato il giorno precedente a quello di San Valentino: anche lei conferma che non gli era sembrato diverso dal solito. Quella di un barista che lo aveva visto passare davanti al suo esercizio uno o due giorni prima. E quella di un giovane dipendente di un residence, qualche giorno prima di un esame che era in procinto di affrontare all'università: sostiene che Marco ha dormito per una notte in quel residence (che, appunto, non è il "Le Rose"). Tutte circostanze in netto contrasto con la sentenza firmata dalla Cassazione, secondo la quale Marco non è uscito per giorni dal Le Rose, perchè era ultradepresso.
Basteranno, questi elementi raccolti dalle Iene, per far riaprire il caso? Staremo a vedere. Fatto sta che quella mole di "anomalie" sarebbe già dovuta abbondantemente bastare per documentare, per filo e per segno, che non si è trattato di suicidio, ma di omicidio in piena regola. Con ogni probabilità un delitto di camorra.

QUEL GIRO D'ITALIA COMPRATO DALLA CAMORRA
E passiamo all'altro filone di indagine: quello sul Giro del 1999 comprato, appunto, dalla malavita napoletana che aveva scommesso palate di miliardi di lire sulla sconfitta del Pirata. Una pista però mai battuta con determinazione a Forlì, che pure ha raccolto una significativa quantità di prove.
Tutto comincia con una lettera di Renato Vallanzasca alla madre del grande ciclista, in cui le scrive di aver saputo da un detenuto di camorra recluso nel suo stesso carcere come la malavita organizzata aveva puntato forte sulla sconfitta di Marco a quel Giro: "''O pelato non arriva a Milano", era il tam tam tra gli uomini dei clan.
La madre di Marco consegna la lettere alla procura di Forlì che apre un fascicolo. Dopo alcune non ardue ricerche viene inviduato il camorrista detenuto. Dal suo interrogatario arrivano conferme, parecchi dettagli e perfino i nomi di altri camorristi che conoscono la story. Vengono interrogati alcuni di questi, che confermano la combine, pur se quasi tutti "de relato": sono venuti cioè a loro volta a conoscenza della vicenda da altri camorristi.
Ed emerge un quadro allucinante. Quel prelievo di sangue di Marco a Madonna di Campiglio venne taroccato grazie alla complicità dei sanitari incaricati di esaminare il sangue: furono "convinti" con metodi non proprio inglesi ad alterare la provetta, sottraendone del plasma, in modo tale da modificare l'ematocrito, che "magicamente" salì a 53 rispetto al valore 48 dell'autoanalisi effettuata la sera precedente e al valore accertato dal laboratorio di Imola solo sei ore dopo il prelievo manipolato.
Tre i sanitari coinvolti, e un capo equipe: Wim Jeremiasse, medico olandese e grande esperto di gare internazionali fra Tour, Vuelta e Giro, che alla fine dell'esame sbottò: "oggi è morto il ciclismo".
"E proprio quel giorno anche Marco è morto, lo hanno ucciso", disse all'epoca – e ha confermato ai microfoni delle Iene – il suo amico e massaggiatore Primo Pergolato, che fornisce altri dettagli: "La sera prima Marco era tranquillissimo, soprattutto dopo aver effettuato l'autoanalisi che aveva riscontrato il valore di 48. Quindi nessun problema. La mattina dopo, il dramma e Marco che s'infuria, sbatte i pugni sul muro, urla la sua disperazione. Capisce che lo hanno incastrato. Mancavano ormai due tappe facili e poi c'era la vittoria: che senso mai avrebbe avuto prendere qualcosa quando tutti sapevamo che la mattina dopo c'era il controllo?".
Il dottor Jeremiasse, sconvolto dopo quell'esame, non ha mai potuto verbalizzare davanti ai giudici: perchè dopo appena otto mesi con la sua auto è finito in un lago semighiacciato sulle montagne austriache.
E una montagna di elementi, anche stavolta, per battere la pista del Giro d'Italia taroccato e la combine che anche un cieco può vedere. Ma cosa scrivono i pm di Forlì? Ci sono moltissimi elementi che lo documentano, ma non sono sufficienti per proseguire nelle indagini, quindi l'inchiesta va archiviata. Ai confini della realtà.

DA FORLI' A NAPOLI
Nel frattempo finisce in naftalina la solita sceneggiata che va in onda alla Commissione Antimafia. Tutti stupiti, tutti orripilati per quanto è successo. Avete mai letto lo straccio di un qualcosa partorito dall'Antimafia? Neanche uno starnuto.

La procura della repubblica di Napoli
L'avvocato De Renzis, comunque, non si arrende. Archiviata l'inchiesta di Forlì, ne chiede la riapertura, due anni e mezzo fa, alla procura di Napoli. Nella domanda, infatti, pone in risalto tutti gli elementi circa la combine di camorra per quel Giro maledetto. Rammenta che parecchi collaboratori di giustizia sono già ben noti alla procura partenopea per altre vicende malavitose. Quindi la procura di Napoli è la più adatta – anche per 'memoria' storica – a riaprire il caso.
Il fascicolo passa alla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea ed è affidato al pm Antonella Serio. La Voce le chiese ragguagli sulla situazione un paio di mesi dopo l'assegnazione di quel fascicolo bollente. Così rispose: "Il procuratore facente funzione tiene molto al caso che è ora alla mia attenzione. Comincerò presto le indagini".
Il procuratore facente funzione era all'epoca Nunzio Fragliasso, al quale è poi subentrato l'attuale procuratore capo, Giovanni Melillo.
In questi due anni e mezzo non si è avuta alcuna notizia sul giallo Pantani. Sono state fatte indagini oppure no? Che esito hanno mai avuto?
All'avvocato De Renzis è subentrato, a novembre 2017, un legale del foro di Catanzaro, Sabrina Rondinelli, che subito interpellata della Voce non ha mai voluto parlare del caso.
Due giorni fa, il 12 febbraio, colpo di scena. Rondinelli vola via, sparita nel nulla senza lasciar traccia. Solo un laconico messaggio via internet in cui dice: "mi devo assentare nei prossimi mesi e non posso più seguire il caso come merita. Invito la famiglia a continuare con la convinzione che Marco è stato ucciso". Un giorno dopo il servizio delle Iene.
Cosa ha fatto l'avvocato calabrese in questo anno e mezzo? In cosa è consistita la sua attività? Ha cercato di capire cosa succedeva alla procura di Napoli?
Ai microfoni delle Iene, per illustrare la situazione e ricostruire le cento anomalie, ci ha pensato Antonio De Renzis.

Fonte: www.lavocedellevoci.it

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CASO PANTANI / GIALLO ALGIDA: E' FIRMA DI CAMORRA?

 di PAOLO SPIGA
Caso Pantani. Tra un'incredibile archiviazione e l'altra spunta il giallo del gelato. Una delle più macroscopiche anomalie denunciate dell'avvocato Antonio De Rensis, legale della famiglia Pantani, riguarda proprio una carta gelato rinvenuta nel contenitore dei rifiuti della stanza dove Marco è stato "suicidato". Il gup, Vinicio Candolini, nel suo provvedimento di archiviazione di giugno scorso, …read more → 

GIALLO PANTANI / L'UOMO CHE VENNE UCCISO TRE VOLTE

 di Andrea Cinquegrani

28 febbraio 2019

Vaccini: arriva l’Azione Civile Nazionale – Luca Scantamburlo


Sarego, il Comune contro l'obbligo vaccinale

C'è un piccolo comune che si affaccia sull'Agno e sul Brendola, Sarego, in provincia di Vicenza, che ha approvato una delibera per dire "No a misure coercitive per imporre le vaccinazioni sui minori". Con 7 voti favorevoli, un astenuto e 5 consiglieri usciti dall'aula, questo piccolo avamposto di esseri umani pensanti ha sfidato l'incantesimo lanciato sugli italiani dalla propaganda mediatica orchestrata dalla politica e dalle lobby farmaceutiche, che attraverso l'invenzione a tavolino di epidemie che non esistono ha creato i presupposti per convincere i tele-addormentati che tra tutti i problemi sanitari, che fanno vittime a decine di migliaia tutti gli anni, il morbillo fosse il più temibile. Sulla base di fake news colossali, credute solo perché a diramarle sono televisioni e giornali, è stata varata una legge contraria alla Costituzione italiana (la Costituzione ammette la coercizione sanitaria solo in caso di gravi epidemie) che he messo le famiglie le une contro le altre e ha diviso i bambini in soggetti conformi (da includere) e non conformi (da allontanare).
Se fosse un film di fantascienza sarebbe considerato distopico e nutrirebbe la penna di schiere di critici letterari. Siccome invece è la realtà, tutti si guardano bene dal manifestare il più piccolo disappunto, minacciati anche loro di esclusione, come i moltissimi medici che hanno dovuto subire un processo medioevale di radiazione solo perché – in ossequio alla metodologia scientifica – hanno osato esprimere critiche e perplessità in ordine alla misura abnorme emanata dal Governo Pd di Beatrice Lorenzin. Curiosamente, chiunque si esprima nel merito, se non è un Premio Nobel della medicina viene lapidato, mentre a un ex Ministro che non è neppure laureato è stato concesso non solo di girare tutti gli studi televisivi a spergiurare su un argomento che evidentemente non aveva le competenze per affrontare, ma addirittura di scrivere una legge coercitiva le cui ricadute si applicano a 60 milioni di persone. E soprattutto ai loro bambini.
In questo contesto, il consigliere Mauro Roviaro ha presentato una mozione in cui chiedeva al sindaco, Roberto Castiglion, "fatto salvo accertate emergenze epidemiche" (condizione che se applicata al DDL Lorenzin avrebbe tagliato la testa al toro), di far esprimere i consiglieri sul "consenso alla libertà di scelta terapeutica in tema di vaccinazioni ai minori". E i consiglieri hanno scelto. La mozione, inoltre, è stata inviata anche al Ministro della Salute, carica oggi ricoperta da quella Giulia Grillo che in precedenza si era espressa fermamente contro l'obbligo vaccinale e che ha spesse volte dichiarato pubblicamente di voler superare il DDL Lorenzin con un'altra legge ispirata a un "obbligo flessibile", al Ministro della Pubblica Istruzione, all'Assessore alla Sanità della Regione Veneto, alla Provincia di Vicenza e tutti i comuni di sua appartenenza. Si attende di sapere se l'Ordine dei Medici abbia intenzione di radiare anche le istituzioni comunali di Sarego.

Vaccini: Arriva l'Azione Civile Nazionale

Nel frattempo, un gruppo di cittadini, guidati da Luca Scantamburlo, saggista e soprattuto genitore, ha avviato un'azione civile nazionale chiamata "Istanza ai Ministri", ovvero la richiesta al Governo di una deliberazione, in seno al Consiglio dei Ministri, con il parere del Consiglio di Stato, del Consiglio Superiore della Sanità e del Ministero della Salute, per portare all'attenzione del Presidente della Repubblica la richiesta di emanare un decreto: un regolamento analogo a quello già firmato dal suo predecessore Oscar Luigi Scalfaro, che nel 1999 emanò il DPR 355, che consentiva anche ai bambini non in regola con il certificato vaccinale di frequentare la scuola dell'obbligo e accedere alla sessione d'esame.
La legittimità di questa istanza ai ministri si basa sul principio di sussidiarietà, disposto dall'ultimo comma dell'articolo 118, titolo V, della Costituzione italiana, riguardante la collaborazione tra enti locali e Stato, con la cosiddetta decentralizzazione. La sussidiarietà si può intendere anche in senso orizzontale: i cittadini privati, in forma singola o associata, possono operare con l'amministrazione dello Stato, dei Comuni o della Città Metropolitana, diventando possibili fonti di diritto.
Si potrebbe ritenere che il Consiglio Superiore della Sanità possa esprimere un parere non favorevole, ma questa azione civile nazionale porta sul tavolo del decisore politico e anche dell'esecutivo di carriera (i dirigenti dei ministeri) la cosiddetta "notizia di reato". In questo caso, consiste nell'imposizione alla popolazione infantile e adolescenziale di una serie di farmaci mentre la magistratura inquirente sta raccogliendo informazioni per possibili illeciti penali colposi e per valutare la possibilità che questi stessi farmaci possano essere guasti o imperfetti.
Per chi volesse partecipare a questa azione civile nazionale, qui il link con le istruzioni e per scaricare i documenti da inviare: http://bit.ly/Istanzavaccini.

27 febbraio 2019

[Reseau Voltaire] Les principaux titres de la semaine 26 feb 2019


Réseau Voltaire
Focus




En bref

 
Bachar el-Assad en Iran
 

 
Le Tribunal interne de l'Onu déclare que Londres et Washington occupent illégalement la base de Diego Garcia
 

 
Le Royaume-Uni aurait transporté de la fausse monnaie au Venezuela
 

 
L'Arabie saoudite soutient la Chine contre les jihadistes
 

 
L'influence pro-globalisation de Pierre Omidyar dans les médias
 

 
Une clause secrète au Traité d'Aix-la-Chapelle
 

 
Vers la Grande Albanie
 

 
Washington souhaite que ses alliés se maintiennent en Syrie
 
Controverses
Fil diplomatique

 
Discours d'Emmanuel Macron au dîner du CRIF
 

 
Discours de Bachar el-Assad aux chefs des Conseils locaux et aux gouvernorats
 

 
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Perchè Tesla vale più di quel che merita


Perchè Tesla vale più di quel che merita  Startmag Web magazine

Tesla vale 50 miliardi di dollari, il 50% in più rispetto a inizio anno. Ma i numeri reali (ed Elon Musk) invitano alla prudenza.

Tesla, la casa automobilistica americana fondata da Elon Musk, che punta solo sulle auto elettriche, nelle ultime settimane ha conquistato il mercato, acquistando sempre più valore. Ora vale oltre 50 miliardi di dollari. Tesla vale il 50% di più rispetto a inizio anno e, per qualche giorno, ha superato anche la capitalizzazione di Ford, General Mortors e Bmw.
Una scalata, però, che non si spiega con i fatti: lo stesso Elon Musk invita alla prudenza. Ma approfondiamo insieme.

Tesla: dalla nascita ad oggi

TeslaLa casa automobilistica Tesla Motors è stata fondata nel 2003, su iniziativa di Martin Eberhard e Marc Tarpenning, e deve il nome dal fisico e inventore statunitense, di origine serba Nikola Tesla. I due imprenditori trovano subito un importante alleato, Elon Musk, che accumula capitali per oltre 180 milioni di dollari in meno di cinque anni. La società scommette esclusivamente sulle auto a batteria.
L’idea potrebbe anche essere buona, ma all’inizio ingranare sembra difficile. L’azienda tanto amata da Elon Musk vede le luci della ribalta solo a fine 2008, grazie al lancio della Tesla Roadster, la prima auto sportiva ad essere alimentata solamente da energia elettrica. La vettura sfrutta la potenza erogata dal motore a corrente alternata, progettato nei laboratori di Palo Alto: ne sono state vendute , tra il 2008 e il 2012, oltre 2.000 modelli, in 31 Paesi. Il prezzo base di una Tesla Roadster è di 108 mila dollari, poco più di 80mila euro. Sempre in quegli anni, la forza lavoro passa dalle 3.000 unità del 2012 alle circa 6.000 di quest’anno.
Il 2009 è un anno importante perché, Elon Musk, che torna a ricoprire il ruolo di CEO nell’azienda, riesce ad ottenere un importante investimento da parte della Daimler: 50 milioni di dollari per il 10% del capitale della società. A giugno 2009, Tesla Motors riceve un finanziamento agevolato dal Governo statunitense per circa 500 milioni di dollari, necessari per lo sviluppo e la produzione iniziale della Tesla Model S. ll 29 giugno 2010 la società sbarca a Wall Street raccogliendo oltre 200 milioni di dollari di finanziamenti. Nonostante il calo delle quotazioni a fine 2013, causato dall’incendio di una Model S, la società di Elon Musk si aggiudica la palma di miglior titolo del Nasdaq 100 per il 2013.
Negli anni la tecnologia evolve con l’arrivo sul mercato della Model S, l’erede della Roadster: le batterie, anziché essere alloggiate dietro i sedili come succedeva nel primo modello, sono disposte sul pianale dell’auto, riducendo al minimo l’ingombro. In questo modo le batterie sono di fatto “invisibili” e non vanno a sottrarre spazio al portabagagli o all’abitacolo. Per evitare che un sasso o un oggetto che sporge dal manto stradale possa danneggiarle, le batterie agli ioni di litio montate sulla Model S sono protette da un’armatura di alluminio spessa 6 mm.
Per aiutare la diffusione delle auto elettriche , Tesla investe anche sul fronte ricarica. La casa automobilistica elettrica dà vita ad una rete di “distributori elettrici” ultraveloci: il Supercharger Network è composto da distributori a 480 volt eroganti corrente continua e capaci di caricare le batterie della Model S in circa mezz’ora.
La vera rivoluzione del mercato auto, potrebbe arrivare quest’anno, con il lancio della Tesla Model 3, che ha conquistato il pubblico fin da subito, facendo registrare un boom di prenotazioni. La vettura è una “low cost”. Una delle novità più importanti del nuovo modello elettrico di Tesla è, infatti, il prezzo: il listino partirà da 35.000 dollari (circa 31.000 euro), un costo davvero ‘ridotto’ per una Tesla, se si pensa che la Model S più economica costa 80.000 euro.

La capitalizzazione

Nelle ultime settimane, dicevamo, Tesla ha conquistato il mercato aumentando il suo valore in Borsa. Il titolo Tesla, che ha aperto il 2017 a 217 dollari (valore dieci volte superiore del prezzo del collocamento nel 2010), ad Aprile 2017 ha toccato un massimo di 383, superando la capitalizzazione di Ford, prima, e poi quella di General Motors e portando il valore sopra i 50 miliardi di dollari di capitalizzazione. La casa automobilistuca vale il 50% di più rispetto a inizio anno.

Tesla vale troppo?

Una capitalizzazione forse troppo alta rispetto ai numeri reali dell’azienda. Anche lo stesso  Elon Musk, alla chiusura di Borsa di venerdi, avrebbe affermato che il valore (327 dollari ad azione) “è più alto di quanto ci meritiamo”. “A volte le attese vanno fuori controllo”.
Il fondatore e amministratore delegato, prova a portare tutti con i piedi per terra. E in effetti, Tesla deve ancora dimostrare tanto al settore automobilistico. Non parliamo di qualità, ma di quantità. E se è vero che in questi giorni sono iniziate le prime consegne delle Model 3, è vero anche che la società deve ancora dimostrare di riuscire a scalare la produzione a decine di migliaia di esemplari la settimana: Tesla è ancora lontana dai numeri dei suoi concorrenti, che producono vetture a trazione tradizionale.
Non solo. Tesla Model 3 deve fare ancora i conti con il mercato reale: al boom di preordini seguirà na commericializzazione di successo? O il boom è l’inizio e la fine del tutto?
Concentrandoci solo sui numeri, invece, possiamo dire che se da un lato, nel primo trimestre 2017, è raddoppiato il fatturato (vendite più 64%) e sono stati stabiliti il record di produzione e dei ricavi, dall’altro sono aumentate le perdite nette (del 17%), fino a un valore di 330 milioni di dollari. L’azienda di Elon Musk è sì in crescita, ma sta sostenendo anche grandissime spese. Forse, troppo grandi.

Le previsioni di Goldmn Sachs

Non solo Elon Musk. Ad aver qualche dubbio sulla capitalizzazione, forse troppo alta, di Tesla è anche Goldmn Sachs, che dubita sulle capacità dell’azienda di raggiungere i target di produzione, abbassando il prezzo delle azioni a 200 dollari.

La questione SolarCity

E poi c’è la questione SolarCity. Elon Musk ha messo sul piatto circa due miliardi di dollari per acquisire SolarCity, azienda specializzata nell’energia solare, i cui conti però erano in rosso.

Il Ceo di Tesla vuole dar vita ad un sistema integrato in cui le batterie delle auto potranno essere ricaricate e potranno ricaricare la casa. La casa sarà alimentata grazie ai pannelli fotovoltaici posizionati sul tetto. Saranno sempre i pannelli a fornire energia per ricaricare le auto. Tutto green, rinnovabile e pulito. Ma i sogni devono anche fare i conti con il mercato.

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26 febbraio 2019

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 26 feb 2019


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Bashar al-Assad in Iran
 

 
Per il Tribunale interno dell'ONU Londra e Washington occupano illegalmente la base di Diego Garcia
 

 
Il Regno Unito avrebbe trasportato soldi falsi in Venezuela
 

 
L'Arabia Saudita sostiene la Cina contro gli jihadisti
 

 
L'influenza nei media a favore della globalizzazione di Pierre Omidyar
 

 
Una clausola segreta al Trattato di Aquisgrana
 

 
Verso la Grande Albania
 

 
Washington desidera che i suoi alleati rimangano in Siria
 

 
La Cina risponde seccamente alle minacce britanniche
 
Controversie

 
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PROCESSO PER IL SANGUE INFETTO / TRAGICA SCENEGGIATA A NAPOLI


La tragedia che si trasforma in sceneggiata. Succede alla sesta sezione penale del tribunale di Napoli durante una delle ultime udienze del processo per il sangue infetto.
Dopo la richiesta di assoluzione con formula piena degli imputati avanzata il 21 gennaio dal pm Lucio Giugliano, secondo cui “il fatto non sussiste”, all’udienza dell’11 febbraio parlano le parti civili di alcune associazioni e di alcuni pazienti deceduti (su un totale di otto rappresentate nel processo, anche se – come è noto – la strage per il sangue infetto ha ammazzato almeno 5 mila persone).

Prende la parola uno dei legali di parte civile, Emanuele Tomassi, che ha preso parte solo alle prime udienze, poi è sparito nel nulla e mai ricomparso in aula: fino all’udienza dell’11, quando fa una sbrigativa ricostruzione dei fatti e sottolinea il nesso causale tra la patologia del suo assistito (Cialone) e degli altri.
A questo punto il botto: perchè l’avvocato difensore, incredibilmente, chiede l’assoluzione di tutti gli imputati, ossia l’ex re mida della sanità Duilio Poggiolini e una decina di ex dipendenti del gruppo Marcucci, all’epoca dei fatti oligopolista nella lavorazione e distribuzione di emoderivati.
Il motivo? La prescrizione che, a suo parere, sarebbe intervenuta.

Trasecola il giudice monocratico della sesta sezione penale, Antonio Palumbo, il quale fa in tempo per sussurrare, “caso mai solo per alcune parti offese”, visto che i tempi della eventaule prescrizione variano da vittima a vittima.

Il legale del gruppo Marcucci, Alfonso Maria Stile, non crede ai suoi occhi e subito incalza: “La prescrizione non ci basta certo, noi vogliamo l’assoluzione piena nel merito”. Come del resto aveva chiesto il pm Giugliano.

Palumbo si ritira per decidere e al termine fa sapere: “non entro nel merito della prescrizione che verrà comunque tenuta presente al termine, ma intendo andare avanti nelle udienze previste”.
Alle prossime udienze fissate per il 18 e 19 febbraio parleranno i due legali-base delle altre parti civili, Stefano Bertone ed Ermanno Zancla. Che sono chiamati a suffragare quel nesso di causalità fondamentale per dimostrare la connessione tra la prima (o le prime) infusioni killer e l’insorgenza della patologia che ha portato ai decessi. Nonchè, di tutta evidenza, a smontate la balla della prescrizione.
Seguiranno poi i legali della difesa (Alfonso Stile, Carla Manduchi e Massimo Di Noia) che si troveranno la strada spianata e il lavoro già praticamente fatto dal pm Giugliano.
Per il 25 marzo è prevista la sentenza.