12 luglio 2018

Tesla, obiettivo raggiunto: prodotte 5.000 Model 3 a settimana

Elon Musk ha mantenuto la promessa e Tesla è stata in grado di produrre 5.000 Model 3 a settimana per la fine del secondo trimestre. In realtà c'è stato bisogno di qualche ora in più. Come hanno dichiarato due operai alla Reuters, l'esemplare numero 5.000 è uscito dalla linea di produzione alle 5 di mattina dell'1 luglio. Un po' dopo la mezzanotte, che era la deadline indicata da Musk. Niente di grave comunque.
E, come è nell'indole del boss di Tesla, l'asticella è già stata alzata. Entro la fine di luglio, l'obiettivo è raggiungere la produzione di 6.000 Model 3 a settimana. Nel frattempo, Tesla ha raggiunto un ritmo produttivo di 7.000 unità a settimana per Model S e Model X. Tornando a Model 3, sarà interessante vedere se ora la Casa californiana saprà mantenere questo ritmo. La cosa più importante ancora prima di lanciarsi nella nuova sfida alle 6.000 unità settimanali indicata da Musk.
Alcuni analisti ritengono che il ritmo tenuto da Tesla negli ultimi tempi non sia sostenibile sul lungo periodo. Per raggiungere l'obiettivo, Tesla ha costruito in poche settimane una seconda linea produttiva sotto un enorme tendone, all'esterno della fabbrica di Fremont. Da qui sono uscite le versioni dual motor e performance di Model 3.

11 luglio 2018

Ivrea è patrimonio mondiale dell’Unesco: Olivetti e la città della rivoluzione industriale

Ivrea è patrimonio mondiale dell’Unesco: Olivetti e la città della rivoluzione industriale
Ivrea è patrimonio mondiale dell’Unesco: Olivetti e la città della rivoluzione industriale (ANSA)
IVREA - Ivrea è patrimonio mondiale dell’Unesco: si tratta del 54esimo sito italiano dell’Unesco. La decisione è stata presa durante la sessione in Bahrain. Ad avanzare la candidatura era stata la scorsa amministrazione. Soddisfatti sia il neo sindaco Stefano Sertoli e l’ex sindaco, Carlo Della Pepa. Ivrea ha sbaragliato la «concorrenza italiana», vincendo la sfida interna con le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene.
IVREA PATRIMONIO MONDIALE UNESCO - Decisiva nell’assegnazione del riconoscimento, la rivoluzione industriale del Novecento e la concezione umanistica del lavoro di Adriano Olivetti. Il neo ministro della Cultura, Alberto Bonisoli, spiega: «Ivrea, la città ideale della rivoluzione industriale del Novecento, è il 54esimo sito UNESCO italiano. Un riconoscimento che va a una concezione umanistica del lavoro propria di Adriano Olivetti, nata e sviluppata dal movimento Comunità e qui pienamente portata a compimento, in cui il benessere economico, sociale e culturale dei collaboratori è considerato parte integrante del processo produttivo». Molto soddisfatta anche Antonella Parigi, assessora piemontese alla Cultura: «La candidatura ha saputo raccontare una città e una storia, che parla anche al futuro proponendo un mondo fatto d’amore per l’essere umano, di comunità e armonia tra tecnologia e ambiente».

09 luglio 2018

[Reseau Voltaire] Les principaux titres de la semaine 4 7 2018


Réseau Voltaire
Focus




En bref

 
Trump et l'Otan
 

 
Les Comores fournissaient des passeports à l'Iran
 

 
Les Moujahiddines du Peuple appellent à renverser le régime iranien
 

 
Le Qatar représente le Hamas auprès d'Israël
 

 
António Vitorino nouveau directeur de l'OIM
 

 
Lafarge soupçonné d'avoir fourni le ciment de Daesh
 

 
Offensive de l'armée syrienne contre les jihadistes à Deraa
 

 
La crise s'approfondit en Iran
 

 
Trump remet en question la fonction antirusse de l'Otan
 

 
L'Estonie célèbre un criminel nazi
 

 
Le département d'État refuse un visa à un ex-secrétaire général de l'Otan
 

 
Nouvelles manifestations en Iran
 
Controverses
Fil diplomatique

 
Discours d'Emmanuel Macron lors du transfert des corps de Simone et Antoine Veil au Panthéon
 

 

« Horizons et débats », n°14, 25 juin 2018
Confrontation contre la Russie
Partenaires, 26 juin 2018
abonnement    Réclamations

 

VACCINI / UNA BAGARRE 5 STELLE MONTATA DAL CORSERA


Stavolta è il Corriere della Sera a montare la polemica tra i 5 Stelle sui vaccini. Una mezza pagina del 7 luglio titolata "La 5 Stelle: 'E se mentono sui vaccini?". Boh.
Al centro della querelle, nella ricostruzione effettuata dallo 007 di via Solferino Paolo Foschi, le dichiarazioni della senatrice pentastellata Elena Fattori, che con parole strappalacrime si rivolge alla collega e ministra della Salute Giulia Grillo.
Il nodo è nelle autocertificazioni che occorrerà presentare per le iscrizioni alle scuole in materia di vaccini.
Ecco le frasi griffate Fattori, da vero Libro Cuore: "Faccio i miei più sentiti auguri alla ministra che diventerà mamma, le auguro di poter vaccinare suo figlio come ha dichiarato. Perchè questa volontà non sempre si puo' adempiere".
E il finalone: "La prego di ricordarsi, quando darà i suoi pareri sulla legge che verrà, di tutti i bimbi fragili e delle mamme silenziose che li osservano senza fare clamore come foglie appese a un albero quando tira il vento forte"..

I DESIDERATA DI BIG PHARMA
Ottimo per una perfetta imitazione ungarettiana, il Fattori-Pensiero ("Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie"), meno per far chiarezza su un argomento tanto drammatico che coinvolge milioni di genitori e andrebbe trattato con competenza scientifica e senza ricorrere, appunto, al De Amicis.


Il Comitato per la libera scelta delle vaccinazioni

E' il caso di ribadire ancora una volta, per chi non ha capito, non ha voluto capire o per chi è in malfade, che la società italiana non si divide tra NO VAX e PRO VAX, ma tra chi vuole senza se e senza ma i vaccini, senza alcuna discussione, perchè così ordina Big Pharma che – come più volte è stato dimostrato in modo documentale – fa affari a palate di miliardi sui vaccini e sulla pelle di bambini innocenti – e chi invece vuole semplicemente discutere, porre il problema, affrontare il tema in tutti i suoi aspetti.
Vogliamo vaccini di qualità oppure no? E' questo il primo interrogativo base. Perchè oggi i livelli di  qualità, visti gli immensi profitti derivanti dalle quantità, lasciano molto a desiderare. Perchè il governo non si pone, ADESSO, il problema di un'azienda di Stato in grado di produrre vaccini ipercontrollati, ipertestati, ipergarantiti? C'è la Cassa Depositi e Prestiti che scoppia di salute, ha milioni da spendere: perchè non mette su oppure rileva – come anni fa fece l'Eni con l'Anic – un'azienda, la rilancia, la controlla e produce vaccini super doc?

METODI NAZISTI
Secondo problema. I vaccini non sono acqua fresca, ma vanno somministrati con estrema cautela e precauzione, valutando caso per caso lo stato di salute dei bambi che li stanno per ricevere. Perchè di tutto ciò le autorità governative se ne strafottono, ordinando invece con metodi semplicemente nazisti vaccinazioni di massa senza alcun controllo, tanto per raggiungere gli auspicati livelli di 'gregge'? Anche il solo sentire parlare di "greggi di bambini" fa venir la pelle d'oca.
Terza questione. Come mai su temi tanto controversi e delicati hanno diritto di parola sui grandi media cartacei e televisivi i soliti soloni neanche in grado di fornire dati scientifici attendibili, ma solo di taroccare le carte per il popolo bue?


Elena Cattaneo

Per fare qualche esempio concreto, perchè ha diritto di parola l'onnipresente Roberto Burioni, uno scienziato incapucciato (è iscritto al Grande Oriente d'Italia) e in palese conflitto d'interessi per i brevetti sui vaccini di cui non fa certo beneficenza ma vende a case farmaceutiche, e non il Nobel per la Medicina Luc Montagnier che la pensa in modo diametralmente opposto e forse ha qualche titolo accademico in più?
Perchè dar tribuna continua alla senatrice e farmacista Elena Cattaneo e non al due volte candidato al Nobel, sempre per la Medicina, Giulio Tarro, l'allievo di Albert Sabin che non ha scoperto un callifugo, ma il vaccino antipolio?
Un modo capovolto. Dove i 'somari' hanno pieno diritto di parola, perchè foraggiati dalle case farmaceutiche, da Big Pharma: mentre gli scienziati, quella con la S maiuscola, vengono letteralmente ridotti al più totale silenzio. Come neanche nei Gulag.
E' questa una democrazia al servizio dei cittadini su un tema così bollente? E' questo il livello di sotto informazione che il nostro Paese è costretto quotidianamente a subire? Non è arrivato forse il momento di ribellarsi?


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SOROS / ADESSO SI GENUFLETTE ANCHE IL CORRIERE DELLA SERA

C'eravamo sbagliati. Non solo Repubblica stesa come un tappetino ai piedi di Sua Maestà George Soros, il filantropo arcimiliardario che fa affari sulla pelle dei migranti e divora le economie di interi Paesi: ma anche il Corriere della Sera.
Che domenica 1 luglio allunga un bel ceffone – griffato Aldo Grasso – a uno dei pochi politici che hanno il coraggio di trattare Soros come merita: un trafficante di essere umani che viene addirittura ricevuto in pompa magna dei leader dei prinicipali paesi europei. Capitò un anno fa esatto con Paolo Gentiloni che gli spalancò i portoni di palazzo Chigi; è successo giorni fa con Pedro Sanchez, il fresco leader socialista spagnolo che lo ha ospitato nella sua Moncloa.
A quale titolo mai? Come se il cerimoniale di palazzo Chigi, qualche anno fa, si fosse messo in moto per ricevere Totò Riina, o il ministro dell'Economia avesse convocato il mago dei Parioli Madoof.
Ecco dunque intinta nel vetriolo la consumata penna di Aldo Grasso, l'eccellente corsivista tivvù che però, quando si inerpica lungo sentieri politici, perde colpi e mette a segno autogol.
Cosa c'entra, adesso, la difesa d'ufficio del faccendiere MangiaPaesi Soros, addirittura in prima pagina del Corsera? Per esercitare la italica professione del lecchinaggio spinto o per attaccare uno dei pochi politici rimasti ancora in campo a denunciare fatti & misfatti di tutti gli esecutivi ? O forse, più astutamente, mister Grasso intende beccare due piccioni con una sola fava?
Per chi non lo ricordi, il fondatore dell'Adusbef, ossia Lannutti, è da oltre un quindicennio in prima linea nel denunciare lo strapotere mafioso del Potere Bancario; è autore anni fa del volume "Bankster", capace di anticipare i dirompenti scenari che negli anni seguenti si sarebbero aperti portando nel baratro centinaia di migliaia di ignari risparmiatori e facendo tracollare l'economia del Paese; è fresco autore, con Paolo Fracassi, di "Morte dei Paschi di Siena", non solo sul giallo di David Rossi catapultato dal quarto piano di palazzo Salimbeni, ma su tutto il marcio sistema proliferato all'interno dell'istituto, storico feudo della (sic) sinistra.
Qualcuno ha osato muovere un solo dito in tale direzione? Dove si trovava allora mister Grasso?
Ed eccolo adesso a santificare Gangster Soros che specula sulla vita degli immigrati e gestisce i traffici con le "sue" Ong.
E a finire nella trappola che anche una giovane marmotta avrebbe scoperto casca il corsivista Corsera: "affondare le Ong". Possibile che una Mente così fulgida come quella di mister Grasso non sia in grado di cogliere il senso della frase (imbarcazioni senza migranti)? Boh.
Basta con le Ong griffate e finanziate dal Bandito MangiaPaesi, variamo un vera politica per i migranti in carne ed ossa. E non facciamoci più prendere per il culo da speculatori e pennivendoli di tutte le risme. Tanto al pezzo.


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07 luglio 2018

GIALLO ALPI / ENNESIMO DEPISTAGGIO: TORNA IL MISTER X COPERTO DAL SISDE



Dopo ventiquattro anni di interminabili attese, di giustizia negata, di clamorosi depistaggi di Stato, di vertici istituzionali che hanno remato palesemente contro, pur tra non pochi chiaroscuro si accende un barlume di speranza per far luce sull'assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin a Mogadiscio.
Il gip della procura di Roma, Andrea Fanelli, che avrebbe dovuto decidere sulla archiviazione tombale dell'inchiesta, così come per due volte chiesto dal pm Elisabetta Ceniccola con la strategica controfirma del procuratore capo Giuseppe Pignatone, ha ottenuto altri sei mesi di indagini per focalizzare alcuni punti bollenti e capire se una verità processuale è ancora alla portata di un Paese che osa definirsi civile.
Tutta la vicenda, anche negli ultimi sviluppi, è coperta da un totale silenzio mediatico: solo i siti scrivono qualcosa, i media di regime, Repubblica e Corsera in testa, calano il consueto muro di gomma. I sindacati, dal canto loro, inscenano qualche 'girotondino', niente di più.

L'ORDINANZA DEL GIP FANELLI



Il Tribunale di Roma. In alto
Ilaria Alpi

Ma partiamo dalle 14 pagine dell'ordinanza pronunciata il 26 giugno dal gip Andrea Fanelli.
In primo luogo la toga ritiene che l'incompetenza territoriale di Roma, come chiesto dagli avvocati di parte civile, non sia fondata. Eppure c'era il clamoroso precedente della sentenza pronunciata circa un anno fa da Perugia che, nel prosciogliere da ogni accusa il povero Hashi Omar Hassan che ha scontato ben sedici (16) anni di galera da innocente, aveva scritto espressamente di "Depistaggio di Stato" per l'immensa mole di prove raccolte su infedeli servitori dello stato e inquirenti tutti tesi ad incastrare il somalo innocente, addirittura costruendo a tavolino un teste taroccato, Ahmed Ragi, alias Gelle.
In un lungo excursus storico-processuale, il gip ricostruisce le prime vicende della story, quando il fascicolo processuale venne letteralmente scippato dalle mani dell'unico pm che voleva far luce sul giallo, Giuseppe Pititto, come del resto hanno sempre sostenuto i genitori di Ilaria. 
Fanelli scrive di "rapporti molto tesi all'interno dell'ufficio della Procura di Roma" e in particolare fra l'allora procuratore capo Salvatore Vecchione e lo stesso Pititto. Un braccio di ferro che vede evidentemente soccombere il subordinato Pititto, il quale per la consueta "incompatibilità ambientale" viene allontanato da Roma: pur potendo contare su una serie di ragguardevoli risultati in breve raggiunti, come l'attivazione di contatti con la Digos di Udine che aveva raccolto materiali non poco scottanti. Materiali che, evidentemente, era meglio mettere a marcire nei cassetti, coperti di polvere.


Giuseppe Pititto

L'inchiesta passa al più malleabile Andrea De Gasperis, il quale non brillerà certo per attivismo negli anni successivi. Lo stesso Fanelli rammenta, nella sua odierna ordinanza, le forti lamentele di Pititto a proposito della revoca dell'incarico, proprio mentre aveva intenzione di ascoltare testi da non poco. Scrive Fanelli: "In definitiva, secondo Pititto, per conoscere la causa della morte di Ilaria Alpi bisognava partire dal motivo per il quale l'indagine gli era stata sottratta". Se vi par poco…
Minimizza comunque Fanelli: l'esclusione di Pititto dalle indagini non era dovuta a motivi di "merito", ossia ad un dissidio sulle indagini, ma circa le "modalità" nell'organizzazione del lavoro d'ufficio.
Alcuni anni fa lo stesso Pititto ha scritto un thriller che sembra il copione perfetto del caso Alpi: una giornalista indaga su strani traffici di armi in un paese africano e viene eliminata. A capo della band c'era nientemeno che il ministro degli Interni (italiano) che nel frattempo diventerà capo dello Stato. Un 'giallo' non poi troppo di fantasia. Una seconda edizione, annunciata per la scorsa estate e già prenotata dalle librerie, stranamente, non ha mai visto la luce. Misteri nei misteri.

TOGHE CONTRO TOGHE 
Ma non è certo finita la catena delle toghe che si sono interessate al caso. Fa capolino anche il nome di Franco Ionta, su cui però Fanelli mette la mano sul fuoco: "ha proseguito le indagini rispettando il medesimo programma tracciato dallo stesso Pititto", afferma con sicumera. Perchè non domandare a Pititto se è dello stesso avviso?
Prosegue Fanelli: "Nè sussistono elementi per ritenere che il depistaggio sia stato posto in essere dal pm Ionta al momento dell'audizione di Gelle, il quale – nel corso della successiva escussione avvenuta a Birmigham il 31 marzo 2016 in sede di rogatoria (e prima ancora nel corso dell'intervista rilasciata alla giornalista Rai Chiara Cazzaniga) – ha smentito le dichiarazioni rese al pm Ionta, addirittura disconoscendo la sottoscrizione dei verbali ed affermando che essi sarebbero stati in parte alterati: ebbene, tali dichiarazioni, già di per sé poco verosimili, sono rese ancor più inattendibili dal fatto che il Gelle è risultato essere un soggetto complessivamente non credibile, avendo reso, nel corso del tempo, versioni sempre diverse tra di loro e sempre rispondenti al proprio interesse".


Franco Ionta

Alla fine del tortuosissimo ragionamento viene così sottolineato: "si conferma l'assenza di elementi per poter sostenere il coinvolgimento di un magistrato nella decisione del Gelle di accusare ingiustamente Hashi Omar Hassan".
Un ragionamento che fa letteralmente a pugni con quello portato avanti dai pm perugini e che ha finalmente portato al proscioglimento di Hashi Omar Hassan per quelle accuse taroccate e poi ritrattate davanti alla giornalista Cazzaniga, elemento cardine per la sentenza di Perugia che ha completamente ribaltato il precedente scenario processuale.
Sorge a questo punto un conflitto 'istituzionale'? Perugia crede al Gelle che ritratta, mentre Roma crede prima a Gelle per condannare Hashi e poi ne fa un unico fagotto etichettandolo come "non credibile"? Altri incredibili misteri nei misteri.
Passiamo alla seconda parte dell'ordinanza firmata Fanelli e che concerne il versante delle indagini inviate dalla procura di Firenze a quella capitolina e che sono servite per "non far chiudere" tombalmente il caso.
Eccoci alle intercettatazioni telefoniche tra somali nel 2012. Nelle conversazioni si parla dei due giornalisti italiani uccisi. Viene fatto cenno alla famigerata informazione "che Ilaria Alpi era stata uccisa da militari italiani". Torna alla ribalta il ruolo di un faccendiere della prima ora, il cui nome era subito salito agli onori delle cronache, anche perchè era stato l'ultimo a vedere viva Ilaria, Giancarlo Marocchino. Infine si parla ad una somma corrisposta all'avvocato di Hashi Omar Hassan, Douglas Duale, che dopo anni di battaglia legale è riuscito a far scagionare il suo assistito.

PARLA L'AVVOCATO DOUGLAS DUALE
Abbiamo raggiunto telefonicamente l'avvocato Duale al suo studio romano, nei pressi di piazza Cavour
Cade dalle nuvole, Duale, quando sente che il gip Fanelli intende procedere alla sua "nuova escussione".


Giancarlo Marocchino

"Ma se io non sono mai stato sentito – balza sulla sedia – quale nuova escussione! Sono l'avvocato di Hashi, mi sono prodigato per lui, ma non sono mai stato sentito in nessun modo per altre ragioni".
E sulle somme percepite racconta: "Io non ho mai avuto contatti con il governo somalo, nè con alcun suo rappresentante. Ho soltanto avuto contatti con i familiari del ragazzo. Del resto sapete come funziona la società somala, basata su clan e tribù. E' stata fatta una raccolta di fondi per fronteggiare le spese, in tempi brevi ho ricevuto il minino, lo stretto necessario, 2000-3000 euro. Il resto della somma è stata raccolta in molti mesi e anni successivi ma sempre attraverso i familiari, gli amici, i conoscenti, quelli delle tribù. Ho ricevuto i soldi con quei money transfer da Mohamed Gedi Bashi. In tutto 29 mila euro che per un processo penale di quel calibro e durato più di vent'anni è poca roba".
Si tratta di uno dei nomi, quello di Bashi, che vengono fatti nell'ordinanza di Fanelli. Dell'altro, Abdi Badre Hayle, l'avvocato Duale dice di non saperne nulla.
A proposito di Marocchino e della fonte confidenziale dei Servizi – a questo punto strategica per dipanare la matassa – nota Duale: "Di Marocchino si è parlato fin da subito. Poi il silenzio. La fonte del servizio segreto civile è stata ritenuta fondamentale. Ma è subito calata la scure del ministero degli Interni, che esattamente dieci anni fa, nel 2008, ha comunicato che quella fonte andava tutelata in maniera assoluta".
Come, del resto, il ministero degli Interni ha coperto tutta la "Gelle story": dal taroccamento del teste al suo perfetto addestramento, dalle confessioni al primo pm, fino alla strategica fuga che ha impedito la rituale verbalizzazione in dibattimanto, tanto che la sentenza – incredibile ma vero – è stata pronunciata a carico del giovane somalo senza che Gelle abbia riconfermato in aula le sue accuse.
Non è certo finita: perchè Gelle è stato poi protetto e nascosto dalla polizia (evidentemente su input del Viminale) per alcuni mesi, gli hanno perfino trovato lavoro presso un'officina meccanica romana, lo sono andati a portare la mattina al lavoro e a prendere la sera: servizi perfetti. Fino a che non è stato spedito libero come un fringuello in Germania, e poi in Inghilterra.
Se ne è mai fregato qualcuno dei nostri Vertici Istituzionali di andarlo a cercare? Macchè. Lo ha fatto ed è riuscita a scovarlo e intervistarlo, certo non potendo disporre di grandi mezzi d'intelligence, Chiara Cazzaniga di Chi l'ha Visto.
Ai confini della realtà.

ARIECCO GIANCARLO MAROCCHINO
Passiamo alla terza parte dell'ordinanza firmata Fanelli, in cui si parla di un'anomalia temporale, riemerge la "fonte confidenziale" e torna alla ribalta la figura del faccendiere Giancarlo Marocchino.
Cominciamo dall'informativa partita dalla procura di Firenze. Nota il gip: "ebbene, effettivamente appare anomalo che la nota della Guardia di Finanza di Firenze sia stata materialmente inviata alla procura di Roma oltre 5 anni dopo il provvedimento di trasmissione da parte del dott. Squillace Greco, cosicchè è necessario effettuare i dovuti accertamenti sul punto"


Luciana Riccardi con Hashi

E continua: "Passando ora ad esaminare le richieste istruttorie contenute nell'atto di opposizione all'archiviazione, deve ritenersi che l'unica indagine che appare rilevante sia quela relativa all'escussione della fonte confidenziale citata nella relazione del Sisde del 3 settembre 1997 (da cui emergerebbe il coinvolgimento di Giancarlo Marocchino nell'omicidio Alpi-Hrovatin nonchè in traffici di armi), previa nuova richiesta al direttore pro tempore del Sisde in ordine all'attuale possibilità di rivelarne le generalità: tale atto istruttorio era già stato richiesto nella prima opposizione all'archiviazione".
Destinatario il gip Emanuele Cersosimo a dicembre 2007: ma il ministero dell'Interno aveva risposto, mesi dopo, che "perduranti esigenze di tutela della fonte non consentivano di fornire elementi atti a rivelarne l'identità". Continua Fanelli: "A distanza di oltre 10 anni appare utile verificare la persistenza delle ragioni di segretezza addotte dal Sisde".
Altrimenti, di tutta evidenza, ci troveremmo di fronte ad un secondo, clamoroso "Depistaggio di Stato".
Questo il punto nodale della richiesta Fanelli. Il quale invece non ritiene utile sentire alcuni testi invece strategici: come l'ambasciatore italiano all'epoca a Mogadiscio, Giuseppe Cassini, che secondo la sentenza di Perugia sa molto e può ancora raccontare circostanze da non poco; così come dovrebbero fornire tutte le spiegazioni del caso quei vertici di polizia che hanno dato una "manina" a Gelle nella sua latitanza prima e fuga all'estero poi.
La Voce ha più volte scritto a proposito di Giancarlo Marocchino e della sua opaca figura. Ma a questo proposito è d'obbligo scorrere alcuni passaggi del volume "Giornalismi & Mafie", curato da Roberto Morrione ed uscito esattamente 10 anni fa, maggio 2008.
Un capitolo scritto da Giorgio Alpi, Luciana Riccardi (padre e madre di Itaria) e da Mariangela Gritta Grainer si intitola "L'Omicidio di Ilaria Alpi. Alta mafia fra coperture, deviazioni, segreti". Una lettura oggi più che mai appropriata, anche in memoria di Luciana, che si è spenta – senza che Giustizia sia stata fatta – un mese fa.
Ecco uno stralcio: "E' utile aggiungere che altri testi sentiti dal dottor Pititto avevano sostenuto ipotesi simili anche se non sono stati ritenuti credibili. Ci sono, altresì, alcune informazioni che sono in sintonia con l'ipotesi sostenuta dal colonnello Ali Jiro Shermarke (nell'attività investigativa della Digos di Udine, nell'attività d'intelligence del Sisde e nell'attività della Digos a Roma emergono tre fonti confidenziali diverse a quanto appreso dalla commissione – che ha individuato e interrogato quelle di Udine – che sollevano interrogativi sull'intera vicenda e sul ruolo di Marocchino in quel che accadde quel 20 marzo)".
E ancora: "Su Marocchino, sfiorato da pesanti sospetti relativi a presunti traffici illeciti, di armi e di rifiuti tossici, anche prima del duplice delitto, non è mai stata fatta una indagine, un approfondimento serio..

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