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19 maggio 2020

Pandemia – Le Risposte Di Oggi Del Professor Giulio Tarro




Abbiamo girato al virologo Giulio Tarro alcune delle tante domande dei lettori per lui che arrivano alla redazione della Voce.
Ecco le sue risposte.

Professor Tarro, ho letto che dalle autopsie sui deceduti per coronavirus i ricercatori hanno compreso meglio le cause ed il decorso della malattia. Mi può spiegare cosa è stato scoperto in particolare?
Effettivamente la vicenda autopsie, per altro molto ridotta nell’epidemia a Wuhan, è stata inizialmente molto importante per i casi italiani.
Infatti ha dimostrato che la mortalità non avveniva per la polmonite interstiziale, ma soprattutto per un meccanismo trombo embolico dei piccoli vasi di diversi organi vitali e pertanto ha messo in evidenza l’importanza, ovvia per un pronto soccorso o letti in reparti di terapia intensiva, di utilizzare l’eparina ed il cortisone.

Ha un ruolo importante nella terapia l’utilizzo dell’Ozono?
Per quanto riguarda l’uso dei ventilatori, questo ovviamente è correlato all’ossigenazione dei polmoni e sappiamo dall’esperienza cinese, che ha utilizzato il suggerimento italiano dell’ossigeno ozonoterapia, come questa sia più necessaria per la terapia antivirus come antiossidante.

Quali sono a suo giudizio i trattamenti più efficaci di cui si parla tanto, come Clorochina, Avigan etc.?
Il Remdevisir usato per l’Ebola, la Clorochina (Plaquenil) già come antimalarico e adesso di routine in Francia, il Fapilavir (Avigan) prodotto dal 2014 in Giappone, inibitori delle proteasi del virus dell’AIDS, come Ritonavir e Lopinavir, Vitamina C a grammi, Oseltamivir, antifluenzale. Tutti questi sono farmaci per via orale. In particolare l’Avigan, nome commerciale del Favipiravir, è un antivirale già in uso da alcuni anni nei riguardi di diverse famiglie virali. Il suo uso come antivirale precoce nelle infezioni influenzali ha avuto un riscontro positivo per quanto riguarda in particolare il Giappone, dove è stato prodotto. Adesso in Italia verrà utilizzato nella regione Veneto e in Lombardia. L’ultima sperimentazione clinica è quella con un prodotto difficile da maneggiare, che  non può certo risolvere il 98% dell’epidemia: il TOCILIZUMAB, l’immunosoppressore dell’artrite reumatoide.

Cosa si sarebbe dovuto fare in Italia a gennaio, che non è stato fatto?
Uno dei problemi che è emerso in questo periodo è stato il famoso taglio dei posti letto per i pazienti acuti e per le terapie intensive, non è stata presa nessuna decisione in merito a gennaio, quando c’è stato l’inizio della malattia in Cina. Non era difficile già allora prevedere che sarebbe potuta arrivare anche da noi, come hanno fatto i colleghi francesi, che hanno raddoppiato i posti letto. Ci siamo così trovati, avendoli dimezzati prima, ad avere un quarto delle possibilità rispetto ai francesi.

Serve davvero la terapia a base di anticorpi?
Presumo che sia molto importante oggi ricorrere al sangue delle persone guarite, perchè hanno gli anticorpi che sono quelli specifici per il virus. Studi autorevoli hanno già messo in luce che bastano 200 cc di sangue del guarito per rimettere in 48 ore i soggetti che stanno in rianimazione.

16 maggio 2020

Pizzagate - Fatti o finzione?


Ultima parte del documentario OUT OF SHADOWS, doppiato in italiano.

Versione intera:
 
 
 

15 maggio 2020

La bufala della Covid-19?


A detta di tutti e sin dall’inizio era evidente che l’infezione da Coronavirus 2019 (Covid-19) era al  massimo un brutto raffreddore – un po’ più pericoloso dell’influenza annuale – ma che era stata  deliberatamente lanciata per far precipitare la gente in una fitta rete di cattive politiche.
Già il mese scorso gli esperti più distaccati avevano avvertito che i tassi di mortalità dichiarati diffusi da politici, media corporativi occidentali, altri vari agenti di panico e persino da funzionari dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) avrebbero lasciato posto a tassi di mortalità molto, ma molto più bassi quando un maggior numero di persone fossero state testate, per scoprire di avere il virus e mostrando sintomi di poco conto o per niente.
Il numero di infezioni rispetto ai decessi in Islanda, dove i test sono stati i più diffusi, mostra un tasso di mortalità di circa lo 0,5%, sebbene sia stato testato solo il 5% della popolazione. Il 50% di quelli testati non ha mostrato alcun sintomo nel senso che molti, molti più islandesi probabilmente avevano il virus, ma lo hanno superato con facilità e non sono mai ricorsi a un medico o a un ospedale per sottoporsi ai test o per partecipare alle statistiche nazionali sul Covid-19.
Un altro studio condotto negli Stati Uniti dalla Stanford University ha scoperto che il tasso di infezione era   probabilmente da 50 a 85 volte superiore a quanto dichiarato – il che vuol dire che il tasso di mortalità era astronomicamente inferiore a quello riportato e cioè intorno allo 0,2% e fino a un minimo dello 0,12% – e non il 3-4% rivendicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
In altre parole: il Covid-19 non è più pericoloso o mortale di un’influenza annuale. Ma è stato propagandato come tale dai politici occidentali, dai media corporativi occidentali e persino dalle istituzioni internazionali come l’OMS – un inganno deliberato accompagnato dallo spettacolo coordinato che include briefing governativi con giornalisti comicamente appiattiti nel “terrore” di contrarre il Covid-19.
Fig. 2: Curva epidemica di casi confermati di COVID-19 al di fuori della Cina (n = 24.727),  per data del rapporto e regione dell’OMS fino all’8 marzo 2020
Fig.5: Casi confermati di influenza nel Massachusetts, 29 settembre 2019 -22 febbraio 2020 Casistica settimanale
* casi confermati di influenza mediante coltura virale o test PCR entro la data di raccolta del campione 
Altri strumenti scenografici usati per far impazzire le persone inducendole ad auto-imprigionarsi in casa e accettare l’immenso danno socioeconomico che il “lockdown” sta causando, includono la presentazione di grafici esponenziali delle infezioni che sembrano salire all’infinito.
Se dei giornalisti responsabili inserissero questi grafici in un contesto – diciamo, magari accanto alle curve annuali dell’infezioni influenzali – le persone si accorgerebbero che sono identici e rappresentano semplicemente il modo in cui l’influenza, i raffreddori e il Covid-19, che è correlato ad entrambi, si propagano tra la popolazione.
Lo stesso vale per il totale dei decessi. Se i media presentassero i decessi da Covid-19 in un contesto di confronto con i decessi annuali per influenza, gli americani – per esempio – si accorgerebbero che a paragone con la stagione influenzale del 2019, il Covid-19 è in realtà inferiore per 30.000-40.000 morti alla corrispondente influenza comune – senza neppure citare il gran clamore e l’isteria che il governo e i media hanno deliberatamente creato attorno al Covid-19 per giustificare i lockdown.
Quindi, perché i governi di tutto il mondo hanno paralizzato le loro economie, tolto dal loro lavoro milioni di       persone e attuato misure draconiane per, in sostanza, rinchiudere in prigione il loro popolo in patria?
Quelli che hanno il potere e il denaro tentano di mantenere ciò che hanno e di prendere il poco che è rimasto nelle mani degli altri. Quando venne architettata la “Guerra al terrore”, fu deliberatamente diffusa in tutta la società un’isteria simile per giustificare in patria i draconiani poteri di polizia e all’estero le guerre infinite – per versare alla fine trilioni di dollari nei conti degli appaltatori della difesa e delle società finanziarie che avevano investito nell’operazione.
Durante una delle epidemie scientemente create, come l’epidemia di “influenza suina” H1N1 del 2009 , la paura infondata di un patogeno incontrollabile che ha devastato la popolazione ha contribuito a giustificare la centralizzazione del controllo sulla salute e lo stile di vita delle persone, pompando miliardi di finanziamenti pubblici nelle casse di big-pharma.
Ed eccoci di nuovo con gli stessi gruppi di interesse che ci hanno mentito su tutto quanto, facendolo di nuovo e su una scala molto più ampia e più distruttiva – per creare un caos socioeconomico a cui praticamente nessuno potrà sfuggire del tutto.
Se la bufala del Covid-19 non ci convince a liberarci dai politici e dalle società a cui essi fanno da lacchè,     compreso il liberarci dai beni e dai servigi delle grandi imprese, nulla lo farà. Interessi speciali già in fase di beta test trasformeranno intere nazioni in prigioni virtuali. Se i popoli anche questa volta lo consentiranno, lacapacità di costoro di farlo di nuovo e in misura ancora maggiore e più devastante è quasi garantita.
Tony Cartalucci
Scelto e tradotto per comedonchisciotte.org da OLDUNTER

14 maggio 2020

Lo straordinario Dr. Antony Fauci


Negli Stati Uniti e nel mondo intero si stanno atttualmente prendendo drammatiche decisioni politiche e sociali su quali misure di emergenza debbano essere attuate per affrontare l’attuale crisi da coronavirus. In molti casi, misure radicali ed importanti, come il blocco dell’economia mondiale, vengono giustificate dalle proiezioni sulla morbilità futura del COVID-19. Se c’è una persona che rappresenta l’immagine dell’attuale strategia americana per il trattamento del coronavirus, è il dr. Tony Fauci, direttore dell’Istituto nazionale americano per le allergie e le malattie infettive (NIAID) del NIH. Quello di cui i principali media evitano convenientemente di parlare quando citano il ruolo di Fauci riguarda la sua assai controversa e combattuta carriera, iniziata quando era entrato a far parte del NIAID nel 1984, agli esordi del panico [mondiale] sull’AIDS. Questi  trascorsi chiariscono in modo evidente le sue straordinarie e discutibili mosse odierne.
Antony Fauci, un membro di spicco della task force sul Coronavirus della Casa Bianca, viene descritto dai principali media statunitensi, come la CNN, MSNBC o il New York Times, come il maggior esperto di tutti gli aspetti legati all’epidemia di Covid19. Ha ostacolato, gli sforzi del presidente [Trump] per promuovere un noto farmaco contro la malaria come trattamento per i pazienti gravi da coronavirus definendolo “di scarsa importanza,” anche se, sette anni prima, aveva sostenuto l’importanza dello stesso farmaco. Ha pubblicamente citato i dati di previsione della pandemia provenienti da un istituto creato nello Stato di Washington dalla Gates Foundation (la stessa fondazione che ha praticamente in mano l’OMS e possiede importanti quote azionarie dei principali produttori di vaccini) per affermare che potrebbero morire per COVID19 anche 200.000 Americani. Fauci ha dichiarato che il COVID19 è “probabilmente circa 10 volte più letale dell’influenza stagionale,” cosa che implicherebbe circa 300-600.000 decessi da coronavirus per l’anno in corso, mentre allo stesso tempo, in una nota rivista medica, ha definito il Covid-19 simile come morbilità all’influenza stagionale. Alla domanda su quanto tempo dovrebbe durare il blocco di gran parte dell’economia americana, Fauci ha risposto “fino a quando smetteranno di essere testati nuovi casi positivi,” cosa impossibile vista la scarsa precisione del test. Ha anche sostenuto la necessità della sperimentazione diretta sull’uomo, senza farli precedere dai test su animali, dei nuovi vaccini, compresi i vaccini mRNA non testati e geneticamente modificati.
Fauci ha più influenza di chiunque altro sulla politica nazionale statunitense che riguarda la nuova pandemia da Covid-19, incluso lo stesso presidente. Quasi tutti i media lo venerano e lo considerano uno scienziato ineguagliabile, uno dei migliori al mondo. Uno sguardo ravvicinato alla carriera di Anthony Fauci fornisce un’immagine nettamente diversa, addirittura assai allarmante.
Lo Zar americano dell’AIDS
Incredibilmente, Tony Fauci è a capo del NIAID di Washington da 36 anni. Oggi, anche se a 79 anni ha di gran lunga superato l’età del pensionamento, decide ancora quali compagnie farmaceutiche o ricercatori universitari otterranno, o meno, i preziosi fondi governativi del budget annuale di 5 miliardi di dollari del NIAID.
Torniamo al 1984, quando Fauci era stato nominato capo del NIAID durante l’era Reagan. Quell’anno, un ricercatore che si occupava di AIDS, Robert Gallo, che lavorava sotto Fauci, aveva tenuto una conferenza stampa dove aveva annunciato di aver “scoperto” il virus dell’AIDS. Aveva affermato che si trattava dell’HIV, l’Human Immunodeficiency Virus. Questa scioccante dichiarazione, che aveva fatto il giro del mondo, era stata fatta in totale dispregio di alcuni precedenti studi scientifici peer-reviewed già pubblicati e comprensivi delle necessarie analisi al microscopio elettronico. Era stato un caso di “scienza tramite conferenza stampa,” come l’aveva descritta un altro scienziato, il prof. Peter H. Duesberg. Duesberg era un ricercatore pluripremiato di Berkeley, che, nel 1970, attraverso il suo lavoro sui retrovirus, aveva isolato il primo gene del cancro e aveva mappato la struttura genetica di quei virus.
Per Gallo e Fauci, la cosa non era importante perchè nel NIAID erano confluiti fondi per milioni di dollari per la ricerca sul nuovo virus HIV. Fauci e Gallo avevano affermato che l’AIDS era altamente contagioso, anche per trasmissione sessuale, specialmente tra i maschi omosessuali. In particolare, prima che Gallo affermasse di aver scoperto il virus dell’HIV-AIDS, il NIAID aveva svolto ricerche sul ruolo di alcuni farmaci immunosoppressori, i popper o nitriti alchilici,  nel trattamento dei primi malati di AIDS. Queste erano state rapidamente abbandonate a favore della ricerca di una “cura” per l’AIDS. Ai media era stato detto che l’AIDS costituiva la “minaccia del secolo alla salute pubblica.” Gallo aveva continuato a guadagnare milioni con il suo esame del sangue brevettato per l’HIV, nonostante il fatto che il test fornisse spesso falsi positivi e non testasse direttamente il presunto virus ma gli anticorpi attivi, cosa che la pratica dell’immunologia ha dimostrato non essere valida, perchè potrebbero essere rilevati gli anticorpi derivanti da una precedente infezione, non necessariamente gli anticorpi Anti-HIV. All’epoca, negli anni ’80, Fauci era responsabile della ricerca sull’AIDS presso il NIAID, incarico che ricopre tuttora.
Falsi Tests?
La questione dei test HIV/AIDS è di primaria importanza. Mentre un mondo terrorizzato chiedeva a gran voce un test, Gallo e Fauci promuovevano i loro fallaci test sugli anticorpi. Nel 2006 Gallo aveva affermato che: “I test HIV, quando erano stati sviluppati nel 1984, erano estremamente precisi e sono diventati molto più precisi con il passare degli anni …” Molto precisi nel 1984 e ancora più precisi con il passare degli anni? Gallo aveva aggiunto in risposta alle critiche: “Nel bambino, il test PCR [proteina C reattiva] per la presenza del virus può determinare con precisione la positività o meno all’HIV.
In netto contrasto con le affermazioni di Gallo, affermazioni approvate da Fauci e dal NIAID, nonché dal CDC, due medici, Roberto A. Giraldo ed Etienne de Harven (lo scienziato che aveva realizzato la prima microfotografia elettronica di un retrovirus) avevano sottolineato che due test, l’ELISA/immunoblot, ed un test genetico, il test PCR o “titolazione virale,” i due principali test utilizzati per la diagnosi dell’AIDS, non erano validi. “Nessuno di questi test rileva il virus HIV, né rileva i frammenti dell’HIV.” Avevano aggiunto che esistono “più di 70 diverse condizioni documentate che possono far sì che i test anticorpali diano un falso positivo anche senza un’infezione da HIV.” I falsi positivi possono essere causati dall’influenza, dal raffreddore, dalla lebbra o dalla gravidanza. Questi sono gli stessi test che oggi vengono utilizzati per determinare la positività al SARS-CoV-2.
I due ricercatori avevano concluso che: “Il fatto che dopo 25 anni di intensa ricerca l’HIV non sia stato né isolato né purificato secondo i termini della virologia classica ci dice che la considerazione dell’AIDS come malattia virale contagiosa si basa su un microbo apparentemente inesistente!”
Giraldo e de Harven avevano dichiarato che: “La presunta esistenza dell’HIV è stata desunta dallo studio delle proteine, dell’attività della trascrittasi inversa (RT) e dai frammenti di RNA trovati nei supernatanti di coltura, non dall’analisi diretta di particelle virali purificate.” Il CDC, per fare una diagnosi di AIDS negli Stati Uniti, richiede un test anticorpale positivo per l’HIV. Eppure in Africa, dal 1985, l’OMS non richiede il test HIV o altri test di laboratorio. Vengono valutati solo i sintomi del paziente, che possono includere perdita di peso, diarrea cronica, febbre prolungata, tosse persistente e simili, sintomi endemici della povertà cronica, della malnutrizione e della mancanza di strutture igienico-sanitarie.
In ogni caso, questa frode ha contribuito alla carriera di Tony Fauci per oltre 35 anni. Fauci, come direttore del NIAID ha ricevuto per questa ricerca fasulla milioni di dollari dalla Bill & Melinda Gates Foundation e dalla Clinton Foundation, insieme a decine di miliardi di dollari dei contribuenti statunitensi. Guarda caso, l’articolo del 2006 di Giraldo e de Harven nel 2019 è improvvisamente sparito dalla circolazione, proprio prima dell’epidemia di coronavirus a Wuhan.
Nonostante fosse al corrente dei protocolli virologici, Fauci, come direttore del NIAID, aveva raccomandato il chemioterapico della Burroughs Wellcome AZT come “farmaco preventivo” per i pazienti con diagnosi di HIV, anche in assenza di sintomi! La Burroughs Wellcome aveva sottoposto al NIAID uno studio deliberatamente sbilanciato a favore dell’AZT. Fauci aveva persino raccomandato l’uso dell’AZT nelle donne in gravidanza, nonostante i gravi rischi per il feto. Una caratteristica di tutte le donne in gravidanza è l’aumentato livello di antigeni, perchè è normale che il loro sistema immunitario combatta qualsiasi infezione per proteggere il feto. L’AZT o Retrovir, un inefficace farmaco contro la leucemia, ha dimostrato di essere un prodotto altamente tossico. Nel 1987, in soli cinque giorni era stato approvato per il trattamento dell’AIDS da Fauci e dal governo degli Stati Uniti. Oggi, dopo più di trent’anni di ricerche e di spese miliardarie, non esiste un vaccino efficace per l’HIV/AIDS.
Fauci e Gilead
Secondo il parere di chi ha analizzato il ruolo di Tony Fauci come capo del NIAID, il suo modo di pensare potrebbe essere definito con il termine di reduttivismo scientifico, descritto come “l’ottocentesca teoria del singolo germe applicata ad una complessa rete di fattori che avevano fatto crollare il sistema immunitario di un sottoinsieme di uomini gay all’inizio degli anni ’80.” Si è sempre rifiutato di prendere in considerazione la documentazione secondo cui tutta una serie di farmaci letali e di tossine, come i nitriti, potrebbero essere fattori importanti [nell’AIDS]. Di conseguenza, dal 1984 ha sprecato decine di miliardi di dollari dei contribuenti in esperimenti inutili. Uno dei peggiori era stata la sua collaborazione con Gilead Sciences.
Non soddisfatto di aver sviluppato un fallace test per l’AIDS e di aver ottenuto la rapida approvazione della FDA per l’AZT nel trattamento dei pazienti sieropositivi con sintomi gravi, Fauci aveva deciso di collaborare con Gilead (come nel biblico “balsamo della Mecca“) in quelli che sarebbero stati chiamati esperimenti PrEP.
Nel 2007 Fauci aveva iniziato a finanziare studi clinici con farmaci AZT in soggetti “negativi” all’HIV, in base alla teoria che la chemioterapia li avrebbe “protetti” dal diventare “positivi.” In pratica, si testavano farmaci tossici per l’HIV su persone altrimenti sane per “assicurarsi” che non si infettassero con l’AIDS. Se sembra una follia, è perchè lo era. Nel periodo 2007-2012, Gilead aveva fornito al NIAID un farmaco, Truvada, per i test umani di fase III in soggetti HIV negativi. Erano stati condotti quattro studi clinici da 2.000 a 5.000 soggetti ciascuno. Il progetto era stato chiamato “profilassi da pre-esposizione” o “PrEP.” Ai soggetti sani erano state somministrate dosi del farmaco chemioterapico Truvada in base alla tesi che avrebbe potuto impedire loro di diventare sieropositivi in futuro. Il CDC, nella sua raccomandazione del maggio 2014, aveva invitato i medici a prescrivere Truvada nei pazienti negativi dei cosiddetti “gruppi a rischio,” l’imprimatur ufficiale del governo per un farmaco estremamente redditizio.
La FDA aveva ignorato il fatto che due dei quattro studi clinici con Truvada avevano dato risultati negativi ed erano stati interrotti. Nonostante ciò e grazie alla manipolazione dei dati da parte del NIAID di Fauci e di Gilead, la FDA aveva comunque approvato il pericoloso Truvada per la PrEP. Oggi Gilead elenca [nel foglietto illustrativo] gli effetti collaterali di Truvada: problemi renali, inclusa l’insufficienza renale; peggioramento dell’epatite B; eccessivo acido lattico nel sangue (acidosi lattica) con esiti potenzialmente mortali; gravi problemi al fegato, con esiti potenzialmente mortali; problemi alle ossa. Dichiara anche che Truvada “può aiutare a ridurre il rischio di contrarre l’HIV-1 attraverso l’attività sessuale, se assunto ogni giorno e usato insieme a pratiche sessuali più sicure.”
La truffa Fauci-Gilead per la promozione di Truvada in soggetti sani per “ridurre il rischio” dell’HIV è un indicatore del livello di negligenza medica e, in certi casi, di palese abuso criminale della salute umana rappresentato dall’attuale guru del coronavirus della Casa Bianca, Antony Fauci.
Fauci e il COVID-19
Nell’ottobre 2019, Fauci e il suo NIAID avevano ricevuto 100 milioni di dollari dalla Gates Foundation per sviluppare terapie “genetiche” per l’HIV e l’anemia falciforme. Questo significa che Fauci, al momento dell’esordio del nuovo coronavirus a Wuhan, in Cina, stava ancora promuovendo una truffa sull’HIV vecchia di 35 anni. Fauci fa anche parte della cabala della Gates Foundation. Nel 2012 Fauci era stato inserito in uno dei cinque Leadership Council del Global Vaccine Action Plan patrocinato dalla Gates Foundation.
Questo è molto importante, visto il suo ruolo odierno di “Papa” del coronavirus nell’amministrazione Trump. Ha forse il suo NIAID, o qualsiasi altro laboratorio al mondo, isolato e purificato in modo rigoroso, con l’aiuto della microscopia elettronica, campioni di pazienti testati per il SARS-CoV-2 e positivi per il Covid-19? O le prove del virus sono inconclusive, come quelle di Fauci e della cricca dell’AIDS sull’HIV?
Inoltre, il NIAID sta lavorando con Gilead per condurre studi sull’uomo di fase II con un farmaco di Gilead, Remdesivir, come potenziale trattamento per i pazienti adulti ospedalizzati con diagnosi di COVID-19.
Una coincidenza?
Rilevante è anche il fatto che tutti i migliori consulenti scientifici della task force per il COVID-19 del presidente degli Stati Uniti siano legati da decenni alla falsa e distruttiva ricerca sull’HIV/AIDS e alla diffusione di false teorie. Accanto a Tony Fauci del NIAID troviamo la dottoressa Deborah L. Birx, che era stata nominata da Obama coordinatrice mondiale per gli USA degli studi sull’AIDS e che aveva lavorato sotto Tony Fauci presso il NIAID dal 1983 al 1986.
Robert Redfield è l’attuale direttore dei Centers for Disease Control and Prevention, al centro del recente scandalo dei test sul coronavirus. Redfield aveva co-fondato con il discreditato Robert Gallo (l’ex collega Fauci negli scandali sull’AIDS dei primi anni ’80 al NIH) l’Istituto di Virologia Umana dell’Università del Maryland. Redfield aveva anche co-firmato, insieme alla dottoressa Deborah Birx, numerosi articoli scientifici su presunti vaccini contro l’HIV, nessuno dei quali si era dimostrato efficace.
Fauci, la Birx e Redfield, tutti incestuosamente complici nelle frodi e nelle negligenze sull’HIV/AIDS, hanno oggi nelle mani il futuro non solo della salute pubblica americana, ma anche dell’intera economia mondiale. Non è una bella situazione. Come dimostra il loro lavoro sulla comprovata frode HIV=AIDS, i test sul coronavirus non provano affatto la presenza di un virus mortale nei pazienti. Se così fosse, sarebbe la più grande frode criminale nella storia della medicina.
F. William Engdahl

11 maggio 2020

Piano mondiale per la vaccinazione di massa – Anthony Fauci & Bill Gates




Fauci, vaccinazione di massa
Anthony Fauci

Il Dr. Anthony Fauci, colui che con le sue dichiarazioni ai media ha fomentato paura nella popolazione americana circa la “pandemia” da Covid 19, in qualità di direttore del NIAID sta collaborando con Bill Gates al suo “Global Vaccine Action Plan”, vaccinazione di massa.
Successivamente Fauci è stato affiancato da altri leader globalisti, tra cui Anthony Lake, Direttore Esecutivo dell’UNICEF, Margaret Chan, Direttore Generale dell’OMS; Joy Phumaphi, Presidente del Comitato Consultivo Internazionale e Segretario Esecutivo della African Leaders Malaria Alliance; e Tachi Yamada, Presidente della Global Health presso la Bill & Melinda Gates Foundation.

Vaccinazione di massa

Il “Piano d’azione globale sui vaccini” fu stato annunciato nel 2010 come partenariato pubblico-privato dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF), dell’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive (NIAID) e il progetto di legge & Melinda Gates Foundation.
Piano mondiale per la vaccinazione di massa - Anthony Fauci & Bill Gates 1
Che la questione Coronavirus (Covid 19), evento storico dei nostri tempi, non sia del tutto chiara, sembra evidente ormai a molti. Sono infatti sempre più le persone che iniziano a nutrire dei dubbi.
Ascoltiamo attentamente cosa ha da dire, per noi, il dr. Shiva Ayyadurai  in questa intervista pubblicata da PandoraTV:

08 maggio 2020

La denuncia di Robert F. Kennedy Jr. sul piano vaccinale globale di Bill Gates e la sua richiesta di immunità


Robert F. Kennedy Junior,  nipote del Presidente J.F. Kennedy e figlio del fratello Robert, sta conducendo una dura battaglia contro la campagna vaccinale globale di Bill Gates, battaglia che merita di avere spazio ed essere seguita con attenzione perché solo la massima libertà di critica e di informazione ci può tutelare dal rischio che la salute della popolazione mondiale possa essere subordinata a interessi poco trasparenti. Robert F. Kennedy Jr.  denuncia nel primo articolo i vari scandali che hanno caratterizzato i piani vaccinali di Bill Gates e dell’OMS nei paesi poveri del terzo mondo, mentre nel secondo riferisce dei grossi rischi connessi alla accelerazione della ricerca  per un vaccino contro il coronavirus, contro i quali non a caso Bill Gates si sta premunendo facendosi garantire l’immunità

Traduzione di Margherita Russo

Il piano vaccinale globalista di Bill Gates: un’agenda win-win per l’industria farmaceutica e la vaccinazione obbligatoria 

di Robert F. Kennedy Jr. su Childrenhealthdefence.org, 9 Aprile 2020

I vaccini, per Bill Gates, sono un business filantropico strategico che alimenta la sua innumerevole serie di altre attività legate ai vaccini (tra cui l’ambizione di dominare attraverso la Microsoft l’industria globale di identificativi vaccinali digitali), e che gli conferisce un potere dittatoriale sulla politica sanitaria globale.

L’ossessione di Gates per i vaccini sembra alimentata dalla sua convinzione di salvare il mondo tramite la tecnologia. Promettendo di eradicare la poliomielite, con la sua quota di 450 milioni su un capitale di 1,2 miliardi di dollari, Gates ha preso il controllo del National Technical Advisory Group of Imunizatione (NTAGI) Indiano e ha imposto un esteso piano di vaccini antipolio attraverso programmi di immunizzazione successivi per tutti i bambini sotto i 5 anni. I medici indiani hanno incolpato la campagna di immunizzazione di Gates per la devastante epidemia di paralisi flaccida acuta non-polio (NPAFP) che ha reso paralitici 496.000 bambini tra il 2000 e il 2017, molto oltre quelli che sono i dati normalmente attesi. Nel 2017, il governo indiano ha annullato il regime vaccinale di Gates ed estromesso Gates e i suoi programmi vaccinali dall’India. I tassi di paralisi da poliomielite sono diminuiti immediatamente.

Nel 2017, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ammesso con riluttanza che l’esplosione globale della poliomielite è prevalentemente causata dal ceppo vaccinale. Le epidemie più violente avvenute in Congo, nelle Filippine e in Afghanistan sono tutte legate ai vaccini. Nel 2018, il 70% dei casi globali di poliomielite sono stati causati dai vaccini.

Nel 2014, la Fondazione Gates ha finanziato dei test di laboratorio per vaccini sperimentali per l’HPV, sviluppati da GSK e Merck, su 23.000 ragazze in remote province rurali indiane. Circa 1.200 di loro hanno riportato gravi effetti collaterali, tra cui malattie autoimmuni e infertilità. Sette ragazze sono morte. Dalle indagini del governo indiano è emerso che i ricercatori finanziati da Gates hanno commesso gravissime violazioni etiche: pressioni sulle vulnerabili ragazze dei villaggi perché aderissero alla sperimentazione, prepotenze verso i genitori, moduli per il consenso falsificati, e rifiuto di cure mediche alle ragazze danneggiate. Il caso è attualmente all’esame della Corte Suprema indiana.

Durante la campagna MenAfriVac di Gates del 2002 nell’Africa sub-sahariana, gli operatori di Gates hanno vaccinato forzatamente migliaia di bambini africani contro la meningite. Circa 50 dei 500 bambini vaccinati ha sviluppato paralisi. I media sudafricani hanno commentato: “le cause farmaceutiche ci considerano cavie da laboratorio”. L’ex dirigente economico di Nelson Mandela, il Professor Patrick Bond, ha definito le pratiche filantropiche di Gates “spietate ed immorali“.

Nel 2010, Gates ha messo a disposizione dell’OMS $ 10 miliardi affermando: “Dobbiamo fare in modo che questo sia il decennio dei vaccini.

Nel 2014, l’Associazione Medici Cattolici del Kenya ha accusato l’OMS di sterilizzare chimicamente contro la loro volontà milioni di donne keniote con una campagna vaccinale “antitetanica”. Laboratori indipendenti hanno rinvenuto agenti sterilizzanti in ciascuno dei vaccini testati. Accuse simili sono state mosse dalla Tanzania, dal Nicaragua, dal Messico e dalle Filippine.

Uno studio del 2017 (Morgensen et al. 2017) ha dimostrato che il famoso vaccino antidifterite-tetano-pertosse acellulare (DTP) dell’OMS continua ad uccidere più bambini africani di quanti non ne uccida la stessa malattia che intende prevenire. Le bambine vaccinate hanno un tasso di mortalità  5 volte superiore rispetto a quello dei bambini non vaccinati.

L’OMS ha rifiutato di ritirare il letale vaccino, che continua ad infliggere a milioni di bambini africani ogni anno.

In tutto il mondo, esperti in salute pubblica accusano Gates di dirottare fondi dell’OMS dai progetti che hanno dimostrato di prevenire realmente le malattie infettive, quali acqua pulita, igiene, nutrizione e sviluppo economico. La Gates Foundation  spende in queste aree solo circa 650 milioni dei suoi 5 miliardi di dollari di budget.  Dicono che devia le risorse dell’agenzia al servizio della sua personale filosofia secondo la quale la salute si ottiene solo con una puntura.

Oltre a usare la sua filantropia per controllare OMS, UNICEF, Gavi e PATH, Gates finanzia compagnie farmaceutiche private che producono vaccini e ha fatto una donazione di 50 milioni di dollari a 12 società farmaceutiche per accelerare lo sviluppo di un vaccino per il coronavirus.  Nelle sue recenti apparizioni sui media, Gates si dimostra fiducioso del fatto che la crisi Covid-19 gli darà l’opportunità di imporre i suoi programmi vaccinali obbligatori anche sui bambini americani.


Perché Bill Gates vuole la completa immunità?

di Robert F. Kennedy Jr. su Childrenhealthdefence.org, 11 Aprile 2020

Perché persino due medici come Paul Offit e Peter Hotez, che sono tra i più accaniti promotori di vaccini al mondo, stanno freneticamente lanciando l’allarme sugli inauditi e inquietanti rischi inerenti allo sviluppo di un vaccino per il coronavirus?

Gli scienziati tentarono già la prima volta di sviluppare un vaccino per il coronavirus dopo l’epidemia di SARS-CoV del 2002 in Cina. Team di scienziati statunitensi e internazionali sperimentarono sugli animali con i quattro vaccini più promettenti. In un primo momento, l’esperimento sembrò avere successo, e tutti gli animali mostravano una robusta risposta anticorpale al coronavirus. Ma quando gli scienziati hanno esposto gli animali vaccinati al virus in natura, i risultati sono stati catastrofici. Gli animali vaccinati manifestavano risposte iper-immunitarie, che partendo da un’infiammazione diffusa in tutto il corpo portava ad infezioni polmonari letali. L’unico precedente in cui i ricercatori avevano visto una simile “risposta immunitaria potenziata” era stato negli anni ’60, con i test sugli esseri umani del vaccino RSV, che infatti furono per questo archiviati. Due bambini rimasero uccisi.

Offit, Hotez e persino Anthony Fauci (che se lo è lasciato scappare in un momento di distrazione), hanno avvertito che qualsiasi nuovo vaccino contro il coronavirus potrebbe innescare reazioni immunitarie letali quando le persone vaccinate entrano in contatto con il virus in natura. Eppure, invece di procedere con cautela, Fauci ha fatto la scelta spericolata di velocizzare le procedure per autorizzare il suo vaccino (finanziato in parte da Gates), saltando i test sugli animali (che potrebbero mettere precocemente in guardia su possibili risposte immunitarie incontrollate).

Lo stesso Gates è talmente preoccupato dei possibili rischi da aver dichiarato che non distribuirà i suoi vaccini finché tutti i governi mondiali non accetteranno di assicurarlo contro le eventuali cause legali. Il 4 febbraio scorso, quando negli Stati Uniti c’erano solo 11 casi positivi, gli Stati Uniti hanno silenziosamente spinto  per l’approvazione di regolamenti federali che sollevino i produttori di vaccini per il coronavirus da qualsiasi responsabilità.

06 maggio 2020

Garavelli, primario: la quarantena uccide l’Italia, non il virus

Bambini Quanto può durare, un paese bloccato in una quarantena? Colleghi psichiatri mi dicono che la gente comincia a soffrire. Forse, Covid farà più morti per le patologie psichiatriche (omicidi, litigi in famiglia e tra vicini) e per la crisi sociale e la fame che indurrà, che di per se stesso. Dobbiamo affrontare il toro per le corna: se le misure quarantenarie non dimostrano di funzionare, e se il virus non finisce la sua corsa per ragioni climatiche, allora bisogna pensare a qualcos’altro. Non bisogna bloccare il paese: abbiamo strumenti di chemioterapia e di chemioprofilassi analoghi a quelli a disposizione dell’India per contrastare la malaria. Abbiamo un farmaco come il Plaquenil (l’idrossiclorochina) che si sta dimostrando assolutamente efficace, e non solo per il trattamento delle forme acute in fase iniziale, determinando nella maggior parte dei casi lo sfebbramento in terza giornata e soprattutto riducendo il Covid e quindi la pressione sugli ospedali. Soprattutto: essendo un farmaco di lunga durata (22 giorni), che si concentra nelle cellule dell’alveo respiratorio, e che ha una larga tradizione d’impiego nella profilassi della malaria, con il Plaquenil potremmo anche fare una politica “coloniale”, come quella inaugurata in India dagli inglesi nei confronti della malaria. Abbiamo il coraggio di fare queste scelte?
Altrimenti, dalla segregazione non usciremo più (specie considerando che la speranza in un vaccino si sta allontanando sempre di più). Spero siano infondate, le perplessità che nutro nei confronti della vaccinazione per il coronavirus: io credo nei vaccini, incluso quello per l’influenza stagionale (la compresenza di influenza e Covid non è augurabile a nessuno). Ma dobbiamo prendere il toro per le corna. Ora abbiamo questa medicina preziosa. Probabilmente, in futuro, la farmacopea ce ne darà altre, a nostra disposizione. La malaria non siamo riusciti a vincerla: è tuttora endemica in molte zone del mondo, e altre ne ha conquistate. Per la malaria ci sono diversi vaccini, sperimentati da anni, che però non offrono un risultato risolutivo. Ma i paesi alle prese con la malaria – mezzo mondo – non si sono chiusi nella quarantena: affrontano il problema, lo vivono, e hanno medicine assolutamente efficaci, che curano i fatti acuti dei residenti e “profilassano” chi visita quei paesi per poco tempo. Questo è quello che abbiamo a disposizione. Dobbiamo essere realisti e affrontare il problema, non fare guerre sui singoli prodotti o sofismi sugli effetti collaterali (sappiamo benissimo che nessuna medicina è assolutamente “safe”, sicura, e infatti questi prodotti devono essere somministrati dai medici di base, che conoscono bene i loro pazienti).
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, su 14.000 decessi, solo l’1,2% erano persone sotto i 50 anni (è evidente che il pericolo si concentra sulla popolazione anziana). Covid è molto diffusibile, ma Ebola o il vaiolo sono assai più letali: nel caso di Ebola, muore anche un paziente su due. Da un punto di vista infettivologico – lo dico con un certo cinismo – il vaiolo e Ebola sono virus “seri”. Covid è un virus influenzale che ha un’unica disgrazia: è estremamente diffusibile. Fare tamponi a tutti? Ma in che tempi avremmo la risposta? E poi: vogliamo separare ulteriormente le famiglie, come propone qualcuno nell’Oms, creando campi di concentramento per contagiati? Chiudere il mondo per il Covid? Il mondo soffre malattie infettive come la tubercolosi, l’Aids nei paesi in via di sviluppo, la malaria e il morbillo infantile che provocano milioni e milioni di morti. Nei Pazienti Covidconfronti di queste malattie, in quesi paesi si può fare poco o nulla. Eppure nessuno di loro ricorre alla quarantena, continuano ad avere milioni di morti – e parliamo anche di economie emergenti, che fanno impallidire quella italiana.
Nonostante il Covid, secondo l’Istat, nel primo trimestre del 2019 sono morti di polmonite più italiani rispetto a quelli deceduti del primo trimestre 2020? Evidentemente, la popolazione quest’anno è più salda. Ad esempio: è stata vaccinata di più e meglio nei confronti dell’influenza, che in questo periodo ha causato meno mortalità rispetto agli anni precedenti (e poi è arrivato il Covid). Ma mi sembra un po’ tutto sottostimato: gli asintomatici, i malati, i morti nelle case di riposo. Stando però ai numeri globali, la mortalità di Covid non è così allarmante: sembra inferiore all’1% (cioè: molto meno delle normali polmoniti batteriche stagionali, la cui mortalità è del 4-5% senza mettere in quarantena nessuno). La sfida a Covid non si vince negli ospedali, ormai al collasso e oltretutto non idonei. Si vince sul territorio, così come – da sempre – si vince la sfida contro la malaria.
Il caso della Svezia? Sembra dimostrare una tendenza diffusa in moltissimi governi: prima annunciano l’intenzione di controllare il fenomeno mettendo nel conto alcune vittime, poi si spaventano di fronte ai timori dell’opinione pubblica e così attuano misure di contenimento, essenzialmente per far vedere che stanno facendo qualcosa per limitare i danni, nell’immediato. Ma se poi avremo altre ondate pandemiche, largamente annunciate, il protrarsi della segregazione peggiorerà ulteriormente il bilancio, con il collasso socio-economico e la comparsa di strane dinamiche politiche. Poi, certo, è evidente l’assoluta sovrapponibilità tra la diffusione più acuta di Covid e le aree a maggiore diffusione di inquinanti come le polveri Il professor Garavellisottili. E’ una conferma grave e visiva: le polveri sottili determinano un’infezione cronica dell’alveo respiratorio (fino alla bronchite cronica ostruttiva). Un organo infiammato cronicamente può reagire in modo eccessivo all’infezione (come avviene in Covid-19).
Il vero problema è l’enorme diffusibilità di Covid. Se lasciato libero di correre, c’è il rischio che infetti 30-40 milioni di italiani. Visto che produce patologie nel 10% dei contagiati, vuol dire 4 milioni di italiani che si ammalano, potenzialmente 2 milioni di malati ricoverati in ospedale, di cui teoricamente un milione di questi in terapia intensiva, e – sempre potenzialmente – attorno al mezzo milione di morti. Dal punto di vista statistico, Covid non è poi un granché. L’80-90% della popolazione si infetta in modo asintomatico o “paucisintomatico”, il 10% si ammala, il 5% si ammala in modo grave e l’1% decede. E’ l’enorme diffusibilità a motivare i grandi numeri. Questo spaventa, di Covid: non la gravità della patologia in se stessa, ma i numeri che può scatenare. Lo stiamo vedendo: Covid-19 prosegue la sua corsa folle, nel mondo, che lascia dietro di sé una striscia di malati e di morti. Covid è ormai una patologia diffusa ovunque (quindi, possiamo definirla pandemia) con il maggior numero di casi – e di vittime – negli stessi Stati Uniti d’America. Al momento, quindi, pare un “cavallo pazzo” che sta correndo libero nelle praterie, nonostante tutti i tentativi di contenimento messi in opera, che evidentemente stanno rallentando – ma non bloccando – questo cavallo.
I tentativi di contenimento possono funzionare per patologie da contatto, come Ebola, dove tutti i diffusori sono sintomatici e quindi facilmente identificabili. In Ebola io identifico i malati (che poi sono anche quelli che infettano); dato che il contagio avviene per contatto, io li confino in quarantena e limito la malattia. Covid invece è un problema: è una patologia a trasmissione prevalentemente respiratoria, ma non solo. C’è il grande iceberg del sommerso: l’80-90% dei casi sono soggetti antistomatici, che verosimilmente possono trasmettere l’infezione. Soprattutto, nei confronti di Covid il sistema immunitario pare non essere così efficace. Di recente sono state descritte delle riattivazioni in pazienti ritenuti precedentemente guariti (circa il 10%), così come – potenzialmente – sono possibili delle re-infezioni. Quindi si va a ragionare di una patologia che Plaquenilmagari dà un’acuzie, ma magari può dare anche delle recidive, e soprattutto può infettare cronicamente le nostre fosse nasali e di lì uscire in modo transitorio, continuando a determinare fonti di contagio, ben al di là delle misure di contenimento.
Picco e discesa? L’incremento dei casi è dovuto al fatto che vengono effettuati sempre più tamponi. Quanto ai tamponi, noi abbiamo pazienti francamente Covid che allo screening col tampone sono risultati negativi, pazienti positivi che non riescono a “negativizzare” e pazienti inizialmente con tampone positivo che poi diventa negativo: tutto dipende dal fatto che Covid viene eliminato a intermittenza, dal cavo rino-faringeo, e questo condiziona la risposta ondulante dei tamponi. E comunque, quello che cerco, trovo: più tamponi effettuo, e più casi trovo. Motivo: il sommerso è un numero enorme, stimato da diversi istituti prestigiosi. Si parla di milioni di italiani infettati da Covid: se facessimo i tamponi all’intera popolazione, troveremmo milioni di casi (e così in tutto il mondo). Una volta che finirà la quarantena, bisognerà vedere quanta popolazione si è infettata. E’ chiaro che un virus con questa diffusione potrebbe aver infettato, per dire, il 50-60% o anche il Tamponi70% della popolazione. Si tratterebbe quindi di proteggere quella parte di popolazione che non è stata infettata. E’ il concetto, vituperato, della cosidetta “immunità di gregge” del povero Boris Johnson.
Il problema però è un altro: questo ragionamento andrebbe bene se fossimo in presenza di una patologia che, una volta contratta (in modo più o meno sintomatico), desse un’immunità duratura, per il resto della vita. Ma, ahimè, ci sono grossissime preoccupazioni: una patologia che va incontro a riattivazioni, e probabilmente anche a re-infezioni, garantisce un’immunità per tutta la vita? Oppure: per quanto tempo la garantisce? O non la garantisce affatto? E se l’infezione naturale non garantisce un’immunità duratura, quanto la può garantire la vaccinazione, che “mima” l’infezione naturale ma è meno efficace? Il rischio è di trovarci, nel giro di mesi o anche di anni, di fronte a successive ondate pandemiche. La speranza allora è una sola: dato che questo virus è “tracimato”, manifestando in pieno la sua aggressività e contagiosità (forse un po’ meno la sua mortalità), visto che dal punto di vista ecologico tende ad adattarsi all’uomo, potrebbe ridurre la sua aggressività (che poi si estrinseca fino alla mortalità) e trasformarsi nel tempo in un banale agente del raffreddore – come lo sono gli altri coronavirus, suoi parenti stretti. Avverrà questo? E’ un auspicio, validato da tante evoluzioni di virus. Quanto tempo impiegherà, però, solo il buon Dio lo può sapere.
Da pandemico, il virus sta diventando endemico? Dovremo conviverci a lungo? Pare proprio di sì, ma non lo dico solo io. Molti colleghi infettivologi si stanno rassegnando a questa idea. Faccio un esempio semplice. Ci sono nazioni in pieno sviluppo economico che convivono con determinate malattie endemiche, forse anche più letali di Covid. La malaria, per esempio. E’ presente stabilmente in certe aree del Brasile, del Messico e dell’India. Nonostante ciò, questi paesi (in pieno sviluppo, come l’India) non applicano nessuna quarantena. Semplicemente, applicano vecchie misure coloniali, di buon senso, dettate loro dagli inglesi. Se la permanenza di uno straniero è di breve durata, si fa una profilassi farmacologica settimanale. Se invece L'esercito in stradanella regione malarica si vive a lungo, si trattano i fenomeni acuti. In India e non solo, si ritiene che ogni episodio febbrile sia dovuto in primis alla malaria. In quel caso si fa un ciclo di terapia breve per la malaria: se è malaria, va via; se non è malaria, dopo si penserà ad altro.
Questa pratica potrebbe essere assolutamente estesa anche a Covid: o Covid si estingue per conto suo, perché ha finito di infettare la popolazione o perché le condizioni climatiche non ne consentono più la trasmissione, se non si trova un vaccino non possiamo bloccare il paese in una quarantena infinita. E allora dovremo pensare a politiche di chemioterapia precoce, trattando i casi iniziali acuti – come si fa in molti paesi del mondo, economicamente emergenti, senza bloccarli affatto. In paesi come il Belgio, ai cittadini, si sta concedendo molta libertà: segno forse che le autorità stanno ragionando nei termini da me proposti. D’altronde, gli italiani come reagirebbero di fronte all’imposizione di un altro mese di segregazione? Bisogna essere realisti: io temo che la gente finirà per uscire lo stesso, e ci saranno disordini sociali. Pensiamo a quanti danni economici, psichici e sociali induce, questa quarantena. Forse quello che pavento è uno scenario da fantapolitica: ma temo che alla fine la gente uscirà per le strade, e il governo dovrà fare di necessità virtù (a meno di non schierare l’esercito, ma a quel punto non so più cosa potrebbe capitare).
(Pietro Luigi Garavelli, dichiarazioni rilasciate nella diretta web-streaming “I silenzi e la cura”, condotta su YouTube da Fabio Frabetti di “Border Nights” l’8 aprile 2020, con la partecipazione di Gianfranco Carpeoro. Il professor Garavelli, virologo clinico, dirige il reparto malattie infettive dell’Ospedale Maggiore di Novara).