31 dicembre 2020

Mazzoni: brogli e hacker, Usa verso lo stato d’emergenza?

Il generale Michael Flynn

Negli Usa la situazione starebbe per precipitare verso lo stato d’emergenza: lo afferma il giornalista Roberto Mazzoni, che monitora attentamente l’evoluzione post-elettorale delle presidenziali. Dopo Natale, secondo Mazzoni, Donald Trump – più attivo che mai, alla Casa Bianca, dove sono state sospese le riunioni “di transizione” con lo staff di Biden – potrebbe rivolgere annunci clamorosi alla nazione, dopo la scoperta del devastante attacco hacker di SolarWinds: dallo scorso marzo, diversi paesi stranieri avrebbero di fatto assunto il controllo virtuale dei sistemi informatici che gestiscono le infrastrutture strategiche del paese. Sottinteso: avrebbero potuto interagire anche con le “perforabilissime” macchine elettorali, che durante lo spoglio sono state collegate a Internet? Decisiva la relazione attesa da John Ratcliffe, che coordina la direzione nazionale delle agenzie di intelligence: se emergessero prove di intrusioni dall’estero, scatterebbero le misure speciali previste dalla legge varata nel 2018 per proteggere le elezioni, chiamando in causa direttamente le forze armate.

Scenari sconvolgenti? Sono quelli evocati dal generale Michael Flynn, che ha consigliato a Trump di instaurare una “legge marziale parziale”, limitata ai 6 Stati in cui sarebbero emersi brogli devastanti e decisivi per il conteggio dei voti. L’ipotesi: rifare le elezioni, stavolta sotto il controllo dell’esercito. Da un lato, osserva Mazzoni, le autorità giudiziarie si sono finora rifiutate di esaminare il caso: «Tonnellate di prove inchioderebbero Biden, ma i magistrati non se la sentono di intervenire in tempo utile, per chiarire gli innumerevoli episodi contestati ed eventualmente ribaltare l’esito apparente del voto». Dall’altro, aggiunge Mazzoni, queste prove (soverchianti, con oltre 1.000 testimoni giurati) sono ora all’esame del Senato: «In questo modo, cresce la consapevolezza della gravità dell’accaduto». Attenzione: deputati e senatori repubblicani hanno già avvertito che il 6 gennaio non riconosceranno la vittoria che Biden si è attribuito, costringendo così il Parlamento a innescare un lungo iter dibattimentale.

30 dicembre 2020

Indagine indipendente? R.I.P.

In tutto l’Occidente, le versioni di parte hanno sostituito le prove oggettive.

Ci si rende conto che le elezioni presidenziali americane sono state rubate proprio come è possibile capire che tutta la storia del Covid è stata pompata al massimo per perseguire una specifica agenda. Lo si comprende perché non è consentita alcuna spiegazione che non sia quella ufficiale.

Twitter, Facebook, Youtube, la stampa venduta, la TV e i media della NPR censurano tutte le informazioni riguardanti i brogli elettorali. Nemmeno gli esperti elettorali neutrali, in possesso di prove indiscutibili, e i testimoni che hanno firmato dichiarazioni giurate, sotto pena di spergiuro, vengono intervistati dai media o autorizzati a pubblicare sui social la documentazione del furto elettorale. È semplicemente fuori questione dare visibilità mediatica a queste prove. Qualche Democratico e alcuni giornalisti hanno persino chiesto l’arresto di chiunque dica che Biden non ha vinto o potrebbe non aver vinto, se si fosse potuto valutare le prove. Vogliono rendere la contestazione della versione ufficiale un crimine passibile di arresto, proprio come in alcuni paesi occidentali si traduce in pena detentiva qualsiasi opinione dichiarata o prova contraria alla storia ufficiale dell’Olocausto.

Lo stesso vale per il Covid. Per quanto ne so, ci sono più virologi, immunologi ed epidemiologi che mettono in dubbio l’effettiva pericolosità del Covid di quanti lo considerano una minaccia tale da giustificare l’isolamento, l’obbligo della mascherina e le sanzioni per la mancata osservanza delle normative. Tuttavia, agli esperti dissenzienti non è permesso presentare al pubblico le loro prove. Tenete presente che Fauci e Redfield non sono grandi scienziati, ma solo amministratori di organizzazioni sanitarie pubbliche. Non sono allo stesso livello [scientifico] dei loro critici.

29 dicembre 2020

Usa, Mazzoni: ipotesi legge marziale, con elezioni da rifare

Il generale Mark Milley, capo di stato maggiore Usa

«Si può arrivare a una legge marziale parziale, dove le elezioni vengono rifatte sotto la supervisione dell’esercito. Oppure: se emergono situazioni di tradimento (intesa con paesi stranieri per modificare il risultato), allora la questione può essere dibattuta nei tribunali militari». Lo afferma Roberto Mazzoni, giornalista indipendente di stanza negli Usa, esplorando il più clamoroso dei possibili esiti delle controverse presidenziali 2020: accadrebbe nel caso in cui Trump attivasse l’ordine esecutivo predisposto il 12 settembre 2018 a protezione della sicurezza nazionale, nel caso emergessero ingerenze straniere nel voto americano. La notizia: interrogato dal Parlamento del Michigan (Stato in cui una perizia forense ha accertato margini di errore fino al 68%, attraverso i sistemi elettorali elettronici), l’amministratore delegato di Dominion ha ammesso, per la prima volta, che i computer elettorali sono stati connessi via Internet. Il che avvalora le accuse dell’ex colonnello Phil Waldron, specializzato in guerra informatica, secondo cui i sistemi elettronici di Dominion sarebbero facilmente violabili anche dall’estero. Per Waldron, nelle presidenziali del 3 novembre si sarebbero registrare interferenze da Cina, Iran e altri paesi.

A rendere ufficiale l’accusa potrebbe essere l’attesa relazione di John Ratcliffe, direttore dell’intelligence nazionale. In altre parole: «Non è così stretta, la strada per Trump verso la riconferma alla Casa Bianca». Intervistato da “ByoBlu” il 17 dicembre, Mazzoni fornisce un quadro preciso della situazione negli Usa, strettamente monitorata: un’evoluzione rapida, anche se ignorata dai grandi media. «I sondaggi d’opinione confermano che i cittadini americani, in maggioranza, si sono convinti che le elezioni siano state truccate a vantaggio di Biden». Il candidato democratico, inoltre, si sta indebolendo a vista d’occhio a causa dello scandalo montante attorno al figlio, Hunter, accusato di traffico internazionale di valuta con la complicità della Cina. «Sono gli stessi esponenti democratici, ormai, a pretendere – in molti casi – che la famiglia Biden faccia chiarezza, su quelle accuse». Non solo: la Corte Suprema deve ancora pronunciarsi sulle nuove cause depositate dall’avvocato Sindey Powell sui presunti brogli negli Swing States, dove il risultato è stato improvvisamente ribaltato, in una notte, a favore di Biden, dopo che i funzionari avevano stranamente sospeso lo spoglio delle schede, per riprenderlo qualche ora dopo.

28 dicembre 2020

Il Tribunale Conclude Che Le Macchine Per Il Voto Di Dominion Sono State Intenzionalmente Progettate Per “Creare Frodi Sistemiche” Nel Michigan


Un audit delle macchine per il voto Dominion utilizzate nel Michigan ha concluso che i sistemi sono progettati per perpetuare le frodi elettorali, supportando le affermazioni di irregolarità del presidente Donald Trump. Funzionari statali hanno criticato il rapporto.

L’audit forense ordinato dal tribunale, condotto dall’Allied Security Operations Group (ASOG), ha rilevato che i sistemi Dominion nella contea di Antrim, nel Michigan, hanno registrato uno scioccante tasso di errore del 68% durante la tabulazione dei voti. Il rapporto ha rilevato che il software difettoso supera di gran lunga il “tasso di errore elettorale consentito” dello 0,0008 percento fissato dalla Commissione elettorale federale.

Incredibilmente, i revisori hanno affermato che gli errori diffusi siano una caratteristica, non un bug, affermando che il sistema di voto “intenzionalmente” genera un numero elevato di errori di scrutinio che possono quindi essere utilizzati per manipolare il conteggio dei voti. 

Concludiamo che il Dominion Voting System è intenzionalmente progettato con errori intrinseci per creare frodi sistemiche e influenzare i risultati delle elezioni.

Il rapporto preliminare ha anche rilevatocome si siano verificati tentativi di “manomettere le prove”. L’analisi ha rivelato che il 21 novembre, un “utente non autorizzato ha tentato senza successo di azzerare i risultati delle elezioni”, hanno detto i revisori. Il rapporto ha anche rilevato che tutti i registri di sicurezza del giorno delle elezioni e dei giorni precedenti e successivi al 3 novembre sono scomparsi.

27 dicembre 2020

STATI UNITI, LA PARTITA FRA TRUMP E BIDEN NON È ANCORA CHIUSA – Fulvio Grimaldi


Dopo che i grandi elettori hanno confermato la vittoria di Biden, sembra che la partita elettorale negli Stati Uniti sia definitivamente archiviata e che dunque l’establishment americano, che ha fatto di tutto per portare il senatore democratico alla Casa Bianca, abbia definitivamente chiuso la partita.

Tuttavia, secondo Fulvio Grimaldi, giornalista e inviato di guerra, i giochi non sono ancora chiusi: la Corte Suprema, infatti, ha rifiutato di esprimersi sul ricorso presentato dal Texas ed altri 17 Stati, ma solo per un problema di forma quindi senza entrare nel merito delle accuse di brogli presentate dagli Stati.

26 dicembre 2020

TUTTE LE STRADE CHE PORTANO TRUMP ALLA RIELEZIONE – Roberto Mazzoni


Dopo la recente pronuncia della Corte Suprema degli USA e la riunione dei 538 grandi elettori americani, i media mainstream hanno detto che è ormai fatta per l’elezione americana: Joe Biden sarà il prossimo presidente.
Ma è davvero così?

Secondo le procedure e le leggi federali Donald Trump può invece ancora essere eletto. “La data chiave è quella del 6 gennaio, quando il Congresso americano si riunirà per aprire le buste dei voti dei grandi elettori e in quell’occasione potrebbero esserci sorprese, “perché sia Biden che Trump dispongono dei numeri per superare la soglia dei 270 grandi elettori necessaria per diventare presidente”.