10 luglio 2019

Nikola Tesla Day: per celebrare lo scienziato inventore

Nikola Tesla è nato il 10 luglio del 1856, in una cittadina dell’Austria- Ungheria. Nel corso della sua vita ha registrato più di 300 brevetti, giustificando chi lo considera uno degli uomini più geniali di tutti i tempi. 
Le sue invenzioni spaziarono in diversi campi: elettricità, meccanica, fluidodinamica. Ma si ricorda soprattutto, l’invenzione delle correnti alternate, cioè un sistema che permette di trasmettere energia a lunghe distanze.
Infatti, Tesla, pur essendo vissuto tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, è lo scienziato che più di tutti ha contribuito alla diffusione dell’energia elettrica.
Inoltre, fu proprio Nikola Tesla a brevettare la radio. Questa invenzione gli fu riconosciuta soltanto dopo la sua morte, da una corte legale degli Stati Uniti. In realtà, nonostante le invenzioni, Tesla morì senza ricchezza.
Oltre alla radio, tra le sue invenzioni ci sono: il battello telecomandato, le lampadine a fluorescenza, il tachimetro, l’aereo a decollo verticale e la turbina senza lame. Ma il suo interesse non si fermò alla tecnologia; diede fondamentali contributi alla scienza. Studiò i raggi X, i fulmini, la fisica particellare, la geofisica e la sismologia.
Nikola Tesla ha ricevuto nel corso nella vita numerose lauree honoris causa, da diversi atenei. Columbia University, Università di Belgrado, Università di Zagabria, Università di Sofia, Università di Parigi, Yale University e altre ancora. Per la sua fama, la nazionalità di Nikola Tesla è contesa tra Serbia e Croazia. Tesla è nato in un paese appartenente al territorio croato, ma da famiglia di origine serba. Comunque, il 2006, il 150° anniversario della sua nascita, fu nominato “anno di Nikola Tesla”.
Sappiamo che era affascinato dagli animali, e alla fine della sua vita divenne integralmente vegetariano. Inoltre, sosteneva l’eugenetica e si disinteressava completamente della ricchezza materiale.
Tesla, infine, morì solo nel New Yorker Hotel, nel gennaio del 1943. Lo Stato di New York ha proclamato il 10 luglio, il Nikola Tesla Day, per omaggiare il grande scienziato che ha passato negli Usa la maggior parte della sua vita.

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08 luglio 2019

Gianni Minà cittadino del mondo


Ma è normale che un Capo di Stato, una delle personalità più importanti della seconda metà del novecento, una persona che ha mantenuto la sua vita personale lontano dalle luci della ribalta, inviti un giornalista straniero e la sua famiglia a mangiare un gelato a casa sua in una tranquilla domenica familiare? Io, giornalista e corrispondente di stampa estera all’Avana, ho visto come era la casa di Fidel Castro solo quando i Minà, di ritorno da un ennesimo viaggio a Cuba, mi hanno mostrato le foto della loro visita all’anziano leader, già ammalato e già in ritiro.

Per un sacco di tempo tutta la stampa accreditata sull’isola, tutti i giornali (perlomeno quelli occidentali) si sono disperati per avere qualche foto della misteriosa Delia, la moglie che gli aveva dato quattro figli maschi. Mi trovavo all’Avana negli uffici del corrispondente di “El País”, giornale spagnolo letto in tutti i paesi di quella lingua, quando al malcapitato corrispondente toccò una sonante lavata di capo via telefono da Madrid perché non riusciva ad ottenere una foto di Delia. Da sempre la stampa internazionale voleva sapere dove viveva il líder máximo, con quale donna, circondato da quali lussi, da quali vizi, da quali debolezze.

Perché, allora, invitare a casa proprio un giornalista? Me lo spiego solo pensando che il vigile e inevitabilmente sospettoso Fidel, si fidava a tal punto di quel giornalista, il primo europeo ad intervistarlo a lungo e per due volte in anni ormai lontani, da ammetterlo tranquillamente nell’intimità della sua casa, sicuro di aver invitato una persona leale e perbene, forse un amico. Ed infatti, Minà non ha trasformato quell’incontro in uno scoop, non ha venduto notizia e foto, non ha fatto merce di un incontro privato e ci ha guadagnato anche una segnalazione da parte della maestra di sua figlia, preoccupata per l’immaginazione debordante della ragazzina: nel suo tema “Una domenica che non dimenticherò mai”, aveva scritto: “quel giorno che sono andata con la mia famiglia a mangiare un gelato da Fidel”.

LEGGI ANCHE:
Napoli, il messaggio di Gianni Minà per il popolo venezuelano



Non vedevo Gianni da un paio d’anni. L’ho rivisto qualche settimana fa in  occasione del conferimento della cittadinanza onoraria a Napoli nell’austera Antisala dei Baroni, e l’ho rivisto circondato da molto affetto, molta simpatia e rispetto anche da un pubblico giovane che non ha vissuto un’epoca in cui giornali e televisione avevano, in gran parte, il senso della deontologia e molto entusiasmo –specie in televisione- per un mezzo per noi nuovo e in parte da inventare. Inevitabilmente ho ripensato alla sua carriera di giornalista famoso, alle trasformazioni che lo hanno condotto da animoso cronista sportivo, a sensibile scopritore di anime belle oltre i talenti, a narratore di storie sempre appassionanti ed esemplari nella sua ormai lunga esperienza di documentarista, fino alla sua decisione di rilevare, editare e dirigere una rivista di nicchia –“Latinoamerica”- che pretendeva di raccontare l’America Latina oltre le repubbliche di banane, oltre il folclore e dentro la drammatica e controversa storia del novecento.

Ho conosciuto più da vicino Minà dopo essere stata invitata a partecipare ad una puntata di “Storie” dedicata allo scrittore uruguayano Eduardo Galeano. Era una trasmissione in seconda serata, se non mi sbaglio, quieta e tranquilla, dove il conduttore favoriva la conoscenza dei personaggi invitati e delle loro storie. La serata con i coraggiosi genitori di Ilaria Alpi ha segnato, in qualche modo, l’ostracismo della RAI verso uno dei suoi migliori giornalisti; uno dei migliori, ma politicamente scorretto e quindi, scomodo. In quel tempo Gianni Minà aveva convinto Robert Redford a produrre la bella storia del giovane Ernesto Guevara e del suo amico Alberto Granado in giro per l’America Latina sulla mitica motocicletta La Poderosa. Il film fu un successo (e lo è ancora), ma a Minà non bastava. Sapeva che quella storia filmata aveva un testimone, Alberto, ancora vivo e lucidissimo. Con lui Minà è andato dietro alla troupe cinematografica, si è trascinato l’anziano ma arzillo Granado su altipiani andini e nel caldo tropicale, rievocando un viaggio iniziatico che ebbe le conseguenze che sappiamo per fare di Ernesto il Che.

Il lavoro dietro la macchina da presa che Minà ha fatto con Granado mi sembra l’esempio del suo modo così particolare di fare giornalismo: stare dietro e stimolare la parola, il ricordo, l’emozione che passano al lettore/spettatore che quasi non avverte la mediazione, si sente destinatario della testimonianza, del racconto, della vicenda. Ho questa impressione anche quando riguardo le famose interviste a Fidel o la straordinaria conversazione con Hugo Chávez, nel bel porticato di Miraflores, il Palazzo di Governo del Venezuela. Minà è seduto su una poltrona di fronte al Presidente, ogni tanto un sorso d’acqua, un goccio di caffè. Chávez racconta di sé e della sua avventura fino ad arrivare al governo, delle sue idee, delle sue realizzazioni, dei suoi nemici e dei suoi amici, delle sue speranze per il futuro dove un altro mondo è possibile.

Non c’è dubbio che l’interlocutore –Minà- sa porre le domande giuste, sa interloquire, è preparato all’intervista, conosce a fondo la questione di cui si tratta, ma la sua grande dote è quella di non farci accorgere della fatica che c’è dietro quell’intervista e di farcela godere come se fossimo stati noi a sederci al fresco, su quella poltrona. Eppure, questo suo modo va controcorrente, l’intervista è lunga, non è facilmente commerciabile, gli spettatori si stancano, i tempi attuali esigono ritmo e azione. Minà è testardo e non cede, paga, ci rimette ma non cede: questo è il suo giornalismo.

La sua avventura con la rivista “Latinoamerica” ne è una riprova. Perché all’apice di una carriera brillante, il giornalista Minà decide di imbarcarsi nell’inedita avventura di farsi editore e dirigere una rivista? Goffredo Fofi che è stato creatore e animatore di tante riviste, da “Ombre rosse” a “Linea d’ombra”, da “Lo Straniero” all’attuale “Gli Asini”, ha confessato recentemente che fare le riviste gli ha consentito di incanalare la sua irrequietezza, di aiutare la sua ansia di capire, di soddisfare il suo volontarismo etico per cui quello che si è capito, bisogna condividerlo. Non so se tutte queste ragioni servono anche nel caso di Minà; certo, entrambi hanno profonde radici cristiane, entrambi danno un senso sociale al loro lavoro e hanno pure la stessa età.

 A Minà non mancano ansia di capire e irrequietezza, ma soprattutto – nel momento in cui ha deciso di rilevare e rilanciare “Latinoamerica”, una piccola rivista di nicchia, obbedire all’imperativo di comunicare quello che lui ha capito e imparato del mondo, di tutti i sud del mondo. Un vero e proprio imperativo etico. Oggi rileggo in questi termini un’avventura durata quindici anni, cominciata nel duemila alla grande: restyling grafico magnifico, offerto da Maoloni, pioggia di contributi di firme straordinarie, 210 pagine nel primo numero, un’esagerazione per una rivista. Minà chiamava e gli amici della sua famosa agenda, rispondevano: Galeano, Sepúlveda, Frei Betto, Chico Buarque, ma anche padre Zanotelli, Silvia Baraldini (ancora in carcere a Roma), Walter Veltroni. Era il 2000, ricominciavamo con la rivista quando cominciava il Terzo Millennio e il nuovo secolo e in America Latina cominciava anche la rivoluzione chavista in Venezuela e il continente desaparecido tornava alla ribalta con una straordinaria successione di presidenti con idee e comportamenti davvero nuovi in America Latina e nel mondo: Kirchner in Argentina, Evo Morales in Bolivia, Lula in Brasile, Correa in Ecuador e Chávez, il più audace e creativo di tutti. Dietro a Chávez e alle sue idee, Cuba e Fidel Castro, l’isola ribelle che non aveva –e non ha- ceduto allo strangolamento del blocco imposto dagli Stati Uniti. Il continente riemergeva e Minà sentiva il dovere di farlo sapere e di farne conoscere le originalità, le novità nelle diverse politiche dei diversi presidenti di paesi così diversi ma assolutamente concordi sul rispetto della sovranità delle singole nazioni e, al contempo, della opportunità di unirsi in un’alleanza antimperialista. Un avvenimento simile, la rivoluzione sandinista in Nicaragua, aveva motivato, nel 1979, un gruppo di giornalisti, docenti universitari ed esperti a fondare la rivista adesso risorta a nuova vita.

Negli anni in cui ha lavorato per la casa editrice Sperling & Kupfler, Minà ha proposto e pubblicato testi di intellettuali e politici latinoamericani fondamentali per capire l’evoluzione di quel subcontinente, tra l’altro la riedizione di Le vene aperte dell’America Latina, di Eduardo Galeano, un testo così fondante che Hugo Chávez ne aveva fatto dono allo schivo presidente Barak Obama durante un incontro continentale.
Lo so, la grande popolarità di Gianni Minà affonda le sue radici in innovative trasmissioni televisive, nelle sue proposte di musicisti emergenti, nella sua simpatia per il controverso Diego Armando Maradona, per essersi lasciato strapazzare (e abbracciare) da un Massimo Troisi scatenato, perché ci ha travolto con “il bello della diretta”, perché –come se niente fosse, andava in trattoria con García Márquez e Robert De Niro, perché nella sua Agenda alla lettera F si leggeva Fidel.

Ma il mio Minà è anche quello che ha saputo vedere oltre la luce della ribalta; che dietro il talento sportivo di Cassius Clay ha visto e raccontato la tragedia del negro americano; che ha saputo raccontare, come pochi, Gabriella Ferri; che ascoltando le canzoni e i racconti di Vinicius de Moraes e di Chico Buarque de Hollanda ha saputo andare oltre la bossa nova e portare in primo piano il dramma delle dittature militari nel Cono Sur, l’eroismo delle Madres de la Plaza de Mayo. E ha sempre preferito raccontare la speranza piuttosto che rimestare nel dolore. Ha affrontato perfino, lui pigro e certamente non atletico, l’insopportabile umidità della Selva Lacandona per raccontarci, insieme a Manuel Vázquez Montalbán, la speranza di un nuovo, originale movimento, lo zapatismo.

Questo è il mio Minà, quello che ho riabbracciato giorni fa a Napoli, città che lo riconosce e lo ama e che lo ha voluto suo “cittadino onorario”.

Alessandra Riccio

Fonte:

07 luglio 2019

Newsletter Dark Resurrection vol. 2 giugno/june 2019


Dark Resurrection vive!

Cari amici e sostenitori,
Con questo comunicato vogliamo rispondere ai molti fan che ci chiedono che fine abbia fatto il volume 2. Ebbene, non ci siamo mai fermati, e la saga iniziata nel 2007 si avvicina finalmente alla sua conclusione.

Per chi si fosse perso il comunicato precedente: abbiamo fatto una scelta obbligata dalla quantità di fondi disponibili, ovvero il capitolo finale uscirà sotto forma di romanzo e sarà disponibile in lingua Italiana e Inglese. 
Come per i capitoli precedenti, verrà distribuito online gratuitamente tramite i portali che lo renderanno possibile (amazon Kindle ecc.) 

Le rarissime copie cartacee, arricchite da bellissime illustrazioni, verranno prodotte in tiratura limitata e spedite ai Produttori Associati,(link) che con il loro sostegno morale ed economico hanno reso possibile tutto questo.
Il romanzo verrà rilasciato accompagnato da un lungo narrative-trailer (Qui il link del backstage delle riprese) attualmente in fase di post-produzione.
Angelo Licata sta lavorando alla post produzione del filmato girato alla fine di settembre scorso, occupandosi interamente del 3d e del compositing. A prima vista potrebbe sembrare un tempo lunghissimo per un corto di pochi minuti, in realtà vi assicuriamo che il creatore di Dark Resurrection sta compiendo degli sforzi incredibili per portare a termine il progetto in tempi brevi. 
Le numerose location che vedrete quando il corto uscirà sono create interamente in 3d. Un processo che richiede mesi di preparazione anche per sequenze di pochi secondi. Questo tempo naturalmente è dilatato a causa del limitato budget disponibile, e naturalmente dalla mancanza di una equipe numerosa, come accade nei grossi studi di produzione. 
Per fortuna il lavoro di Angelo è supportato da Fabrizio Fenner, che sta lavorando al rotoscoping (ritocco frame by frame) necessario in tutte le scene in cui sono presenti le spade laser oppure occorre ritagliare elementi di set. 
E' un lavoro fatto con grande passione e un'attenzione maniacale per i dettagli. Alimentato dal desiderio di aumentare ulteriormente il livello qualitativo rispetto ai film precedenti.

Vi lasciamo con un assaggio di alcuni frame provenienti dalla postproduzione del capitolo finale di Dark Resurrection: i Custodi della Forza, sperando che possiate apprezzare gli sforzi compiuti fino ad ora. 
Se non siete ancora Produttori associati e volete contribuire, ecco il link. (Ci farebbero comodo un computer in più è gpu di ultima generazione per accelerare l'elaborazione dei rendering)  Vi ricordiamo che i Produttori sono gli unici a ricevere il romanzo illustrato del capitolo finale, e i DVD e i Blu Ray dei capitoli precedenti. Se siete già dei nostri aiutateci a diffondere il verbo. 

Che la Forza sia con Voi!




ENGLISH VERSION:


Dark Resurrection lives!
Dear friends and supporters,
With this release we want to respond to the many fans who ask us what happened to volume 2. Well, we have never stopped, and the saga that began in 2007 is finally approaching its conclusion.

For those who missed the previous statement: we made a forced choice from the amount of funds available, that is the final chapter will be released as a novel and will be available in Italian and English.

As for the previous chapters, it will be distributed online for free through the web portals that will make it possible (amazon Kindle etc.)
 
The very rare paper copies, enriched with beautiful illustrations, will be produced in limited edition and sent to the Associated Producers, (link) who with their moral and economic support have made all this possible.

The novel will be released accompanied by a long narrative-trailer (Here the link of the backstage) currently in post-production phase.
Angelo Licata is working on the post production of the film shot at the end of last September, dealing entirely with 3D and compositing. At first glance it may seem like a very long time for a short film of a few minutes, in reality we assure you that the creator of Dark Resurrection is making incredible efforts to complete the project quickly.

The numerous locations you will see when the short film comes out are created entirely in 3D. A process that requires months of preparation even for sequences of a few seconds. This time is obviously extended due to the limited budget available, and of course the lack of a large team, as happens in large production studios.
Fortunately, Angelo's work is supported by Fabrizio Fenner, who is working on the rotoscoping (frame by frame retouching) needed in all the scenes where the lightsabers are present or it is necessary to cut out set elements.
It is a job done with great passion and obsessive attention to detail. Fueled by the desire to further increase the quality level compared to previous films.

We leave you with a taste of some frames from the post-production of the final chapter of Dark Resurrection: Keepers of the Force, hoping that you will appreciate the efforts made so far.
If you are not yet Associate Producers and want to contribute, here is the link. (We would like an extra computer and a latest generation GPU to accelerate rendering processing). We remind you that the Producers are the only ones to receive the illustrated novel of the final chapter, and the DVDs and Blu Ray of the previous chapters. If you are already of ours help us to spread the word.

May the force be with you!











Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 5 lug 2019


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Nel mondo arabo arretra la religione mussulmana
 

 
Houston contro l'OPEC+
 

 
L'esercito turco e la milizia di Misurata massacrano i sostenitori del generale Haftar
 

 
L'Autorità Palestinese rilascia un partecipante al gruppo di lavoro di Manama
 

 
Un ministro del Bahrein concede un'intervista a una TV israeliana
 

 
Il ritorno di Ehud Barak
 

 
La Cina ottiene un nuovo posto all'ONU
 
Controversie

 
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06 luglio 2019

American Moon, il film che non vedrete in TV, a Roma il 15 luglio al Teatro Eliseo

Il film American Moon sarà proiettato a Roma il 15 luglio al Teatro Eliseo, come da locandina allegata.
Approfitto di questo spazio per raccontarvi brevemente quello che è successo nel proporre il film alle varie TV nazionali, nei mesi che hanno preceduto il 50° anniversario delle missioni Apollo.
MEDIASET: Il film è stato proposto alle tre reti principali (Retequattro, Canale Cinque e Italia Uno) ma la risposta unificata è stata "Molto ben fatto e documentato, ma non è adatto per una TV generalista". Risposta triste, ma ci poteva stare. C'è stato invece, all'interno di Mediaset, un interessamento da parte di Focus, il canale "specializzato in argomenti controversi", ma la trattativa si è presto arenata, quando ho scoperto che intendevano prendere il mio film, spezzettarlo in capitoli, e far "rispondere" a ciascun capitolo non con un dibattito aperto, ma con un "controcapitolo" di Attivissimo, senza che io avessi più la possibilità di replicare. A quel punto io ho obiettato: "Ma scusate, Attivissimo è la stessa persona che mente spudoratamente nelle varie situazioni del film che avete appena visto. Se costui mente anche nelle sue repliche ai miei capitoli, dicendo cose non vere, poi il pubblico non riesce più a capire dove stia la verità!"
E la risposta letterale è stata - lo giuro sui miei figli - "Ma è proprio questo che noi vogliamo".
In altre parole, mi stavano dicendo apertamente che il loro scopo non era affatto quello di appurare la verità sui viaggi lunari, ma piuttosto di confondere il pubblico, lasciandolo intenzionalmente nel dubbio, anche se questo avesse comportato il mandare in onda delle bugie plateali come quelle che racconta regolarmente Attivissimo. Era il debunking allo stato dell'arte, pianificato a tavolino, e pure dichiarato apertamente.
A quel punto ho rinunciato a dargli il film, anche se mi è dispiaciuto parecchio perdere la possibilità di vederlo andare in onda, e di guadagnare anche qualche bel soldino. (Per chi è interessato, ho raccontato l'episodio nella puntata di Bordernights intitolata "Come funziona la televisione". QUI, a partire dal minuto 13).
RAI: Ho mandato il film personalmente ai direttori di Rai 2 e Rai 3, Freccero e Coletta. Mi sono in seguito accertato, presso le loro segretarie, che lo avessero ricevuto, insieme alla mia nota di accompagnamento e alla mia filmografia.
Non mi hanno mai nemmeno degnato di una risposta. Direttori di rete di una TV pubblica, pagati con i soldi delle nostre tasse, che non sentono nemmeno il bisogno di dire alla loro segretaria "Risponda a Mazzucco, lo ringrazi ma gli dica che non ci interessa".
Almeno Mediaset una risposta me l'ha data. La RAI nemmeno quella.
LA7: Vista la recente mutazione di Enrico Mentana da vero giornalista a servetto del potere (ha persino accettato un premio da parte del CICAP,nell'acme del suo trasformismo), ho pensato bene di non mandarglielo nemmeno. Sono certo di aver fatto buona cosa, risparmiando almeno i soldi della spedizione.
Chi vuole venga a Roma il 15 luglio. Ci incontreremo lì. Per tutti gli altri, il film sarà presto disponibile su Youtube (sempre che non lo censurino anche lì, a questo punto).
Massimo Mazzucco
Pagina Info American Moon

05 luglio 2019

Tesla Motors: Model 3 in Pronta Consegna

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Model 3 è ora disponibile in pronta consegna per usufruire dell'incentivo Ecobonus.
Ordina subito per la consegna entro giugno e per bloccare il prezzo attuale, prima delle modifiche. A partire dall'1 luglio infatti, il costo della vernice nera aumenterà di €1.050.
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