26 marzo 2019

Non c’è ricerca della Verità senza analisi dei documenti originali - INTERVISTA A THIERRY MEYSSAN 3/3

Mentre i giornalisti tendono a interpretare gli avvenimenti internazionali in funzione dei rispettivi governi, Thierry Meyssan si sforza di anticipare i fatti per permettere agli Stati presi di mira di proteggere il più efficacemente possibile le popolazioni. L’interpretazione di Meyssan degli ultimi 18 anni non è affatto “complottista”, come i suoi avversari vorrebbero far credere; si fonda invece sui documenti di lavoro dei Paesi occidentali, alcuni dei quali liberamente consultabili, benché ignorati dai media. Una ricerca sistematica delle fonti e la loro integrazione nel ragionamento è la metodologia che Meyssan applica anche quando riesce a procurarsi i documenti dopo anni dalla loro stesura.
Domanda/Edizioni Demi-LunePassiamo ora a Sotto i nostri occhi, un libro fuori dal comune… È scritto molto bene, breve e di facile comprensione; lei possiede un vero talento per spiegare in modo semplice problematiche complesse. L’unico appunto che si potrebbe fare è che il libro è davvero molto denso! Quasi ogni pagina contiene una rivelazione; la maggior parte dei politologi avrebbe certamente diluito queste informazioni in più opere. Si tratta in realtà del lavoro che lei ha svolto nei dieci anni trascorsi dalla pubblicazione dell’Effroyable Imposture 2.
Thierry Meyssan: Quando nel 2002 ho scritto L’incredibile menzogna, è stato in reazione a una contraddizione evidente tra narrazione dominante e quanto chiunque poteva constatare: l’amministrazione Bush mentiva. Le mie argomentazioni erano semplici, comprensibili e facilmente verificabili. Era un libro scritto da un giornalista. Nel 2006 ho scritto l’Effroyable Imposture 2 come si trattasse di una tesi di dottorato, con centinaia di riferimenti bibliografici: un lavoro di ricerca redatto per il grande pubblico. Questo terzo volume, Sotto i nostri occhi, pubblicato nel 2017, è una sintesi destinata a chi deve prendere decisioni, presentata sotto forma di un viaggio personale. È un libro scritto da un analista governativo.
È vero, ci sono davvero troppe informazioni, ma tutte utili. Non volevo presentare in dettaglio un avvenimento o un altro, bensì descrivere il panorama generale dei rapporti di forza mondiali dopo l’11 Settembre ed esporre la mia interpretazione. Nessuno finora ha fatto questo tipo di lavoro ma sicuramente molti lo imiteranno. Sono stati pubblicati innumerevoli libri che s’ispiravano alle mie precedenti opere, accadrà anche con questa.
DomandaCome il libro precedente, Sotto i nostri occhi, è probabilmente in anticipo di dieci anni rispetto al proprio tempo… Potrebbe essere uscito troppo presto e quindi essere comprensibile (ossia accettabile) non prima di un decennio?

La rivolta scoppiata in Francia sta per propagarsi all’intero Occidente

Thierry Meyssan: Ho riletto L’effroyable imposture 2, sulla guerra israeliano-libanese del 2006, quando è stato rieditato da Demi-Lune. Sono rimasto meravigliato della sua attualità, nonostante siano passati 12 anni. Questo significa che i problemi d’Israele e Libano sono tuttora irrisolti.
Sotto i nostri occhi diventerà un classico quando lo scontro che descrivo sarà risolto. Ebbene, la globalizzazione finanziaria sta per finire. La rivolta scoppiata in Francia si propagherà all’intero Occidente. Le persone patiscono senza capire il perché del loro impoverirsi. La rivolta potrebbe accelerare.
DomandaAnche la struttura della sua ultima opera è originale: lei decifra le “Primavere arabe” in tre sezioni, in ciascuna delle quali lei si pone nella prospettiva di un diverso protagonista: la Francia, i Fratelli Mussulmani e l’asse Washington-Londra.
Thierry Meyssan: Per questa ragione parlavo di “viaggio personale”.
Inizialmente ho interpretato gli avvenimenti basandomi sulle informazioni disponibili al grande pubblico, quelle dei media. Sfortunatamente la stessa modalità è stata usata dal governo francese per reagire. A questo stadio ho commesso molti errori, per esempio prendere per buono quel che si raccontava su Muammar Gheddafi.
Poi ho iniziato a esplorare la nebulosa jihadista. Mi sono reso conto che, nonostante le apparenze, era molto strutturata, che tutti i suoi capi (di Al Qaeda, di Daesh ecc.) provenivano dalla stessa organizzazione, la Confraternita dei Fratelli Mussulmani. Sono stato massone per molti anni, ho perciò subito capito come funzionava la Confraternita, i cui riferimenti arrivano direttamente dalla massoneria. Inoltre mio nonno, ufficiale dell’Intelligence, mi ha insegnato la vocazione dell’MI6 per le società segrete. Ho perciò riletto la storia dei Fratelli Mussulmani su scala regionale. Questo ha ribaltato quel che pensavo di aver capito.
Ho in seguito lavorato sui concetti strategici e l’organizzazione amministrativa di Stati Uniti e Regno Unito. Conoscevo alcune grandi linee degli avvenimenti, ho però cercato gli elementi sommersi che consentivano di collegarli tra loro. Ho trovato, per esempio, le mail del Foreign Office, rivelate nel 2004 da Derek Pasquill, un lanceur d’alerte [lett. lanciatore di allerta, ndt] britannico. Esse dimostrano che il Regno Unito ha preparato e organizzato le Primavere Arabe. Ho interpellato diversi protagonisti, per esempio il presidente libanese Emile Lahoud sul ruolo della Lega Araba. Ho analizzato volontariamente per conto della Repubblica Araba Siriana il piano delle Nazioni Unite contro la Siria. In poche parole, ho pazientemente e minuziosamente ricostruito la storia completa degli avvenimenti, il che ha di nuovo sconvolto quanto avevo capito in precedenza.
DomandaPer quanto incredibile possa sembrare, la sua analisi è sfortunatamente l’unica che nella sua globalità abbia senso; essa polverizza letteralmente la narrazione comunemente accettata dall’establishment politico-mediatico (la Responsabilità di proteggere, la Difesa dei Diritti Umani, la Difesa della Democrazia…), che si rivela essere una frode di massa.

Nelle scienze politiche, come in ogni altra scienza, le ipotesi devono essere messe a confronto con nuovi elementi ed essere rettificate

Thierry Meyssan: Io tratto le scienze politiche come vere e proprie scienze. Le ipotesi devono essere costantemente messe a confronto con nuovi elementi ed essere rettificate. Perciò bisogna cercare e trovare elementi che contraddicano quel che si ritiene acquisito.
Il modo attuale d’interpretare i crimini dei governi in rapporto ai grandi ideali è stupido. Per esempio, nessuno può credere che si porti la democrazia in un Paese bombardandolo. La democrazia è il potere del Popolo e non può in alcun caso essere imposto da uno Stato straniero.
Diversamente da quanto si pensa comunemente, i neoconservatori provengono da un partito trotskista che, in Francia, partecipava al congresso di un altro partito trotskista. Benché si siano aggregati all’amministrazione Reagan e abbiano più volte cambiato partito politico, sono tuttora trotskisti; oggi però pensano di poter fare la «rivoluzione mondiale» con le forze armate USA. Sono gli stessi individui che hanno fornito una copertura di sinistra alle primavere arabe, esibendo sulle televisioni occidentali i loro omologhi trotzkisti arabi.
Stanno per tornare in grande stile in Venezuela.
DomandaCome hanno potuto, persone intelligenti che si ritengono l’élite intellettuale, aderire a simili fesserie? Come possono continuare a farlo? Gheddafi e Bashar al-Assad massacrano e torturano i rispettivi popoli, guerre “civili” fatte da stranieri che si riversano in Siria a decine di migliaia, la scelta tra la peste dello Stato Islamico e il colera Assad, la favola dei “ribelli islamici moderati”, lo Stato Islamico “venuto dal nulla” oppure “creato di sana pianta da Assad per seminare il caos”, l’uso di armi chimiche da parte del “regime di Assad” che sta per vincere la guerra, il Rapporto Caesar, e via elencando?
Thierry Meyssan: Innanzitutto, Gheddafi e Assad hanno sempre protetto i propri concittadini. Altrettanto ha fatto Saddam Hussein, sebbene fosse un despota orientale che non esitava a far assassinare i membri del partito che gli facevano ombra. Non è possibile che un capo di Stato, pur essendo il torturatore odiato dal popolo, rimanga al potere. L’immagine che ci hanno venduto di questi personaggi proviene dall’immaginario hollywoodiano.
Lei ha certamente ragione, è una propaganda incoerente. Incrocia elementi di epoche diverse. Per esempio, all’inizio ci hanno presentato le “Primavere Arabe” come rivoluzioni spontanee. Poi ci hanno detto che in Siria le cose erano degenerale ed era nata una guerra civile. Ma, come ha rilevato lei, sul posto c’erano già decine di migliaia di combattenti stranieri: certo non poteva trattarsi di una guerra civile.
Del resto, è stato usato lo stesso trucco in Afghanistan, Iraq, Libia e Yemen: una vera epidemia di guerre civili nel Medio Oriente Allargato. Ebbene, si tratta di Paesi molto diversi, di società che non hanno molti rapporti fra loro.
DomandaStavo pensando innanzitutto agli intellettuali di sinistra, non tanto agli opinionisti… Dimostrano così spesso una sconfinata ingenuità da far nascere sospetti!
Thierry Meyssan: I concetti “destra” e “sinistra” rinviano alla guerra fredda, finita ormai da un quarto di secolo. Oggi non ci sono intellettuali di sinistra o di destra, non c’è nemmeno il popolo di sinistra o di destra.
Quel che possiamo constatare è una solidarietà di classe tra gli intellettuali che hanno l’approvazione dei media: non cercano più di capire il mondo, ma pensano solo a difendere gli interessi che hanno in comune con chi gli passa lo stipendio.
DomandaOgni volta che sente o legge termini come «regime siriano» «esercito di Bashar», «uomo forte di Damasco» (o di Bagdad, o di Tripoli, o del Cremlino), invece di «governo siriano», «esercito nazionale siriano» e «presidente siriano», l’ascoltatore o il lettore dovrebbe aggrottare la fronte e rendersi immediatamente conto che si trova di fronte non a un’informazione obiettiva, bensì a un discorso propagandistico! Ma come fanno le redazioni a giustificare un simile linguaggio propagandistico?
Thierry Meyssan: Infatti, cosa penseremmo se sentissimo parlare di “esercito di Emmanuel” al posto di forze armate francesi? Chi parla così non si fa onore.
DomandaOgni volta gli stessi trucchi della propaganda, le stesse médias-mensonges (bugie mediatiche), come le ha chiamate Michel Collon… e funziona sempre! È forse perché queste notizie di false atrocità (neonati tolti dall’incubatrice, bambini torturati, ragazzine cui vengono strappate le unghie laccate, viagra distribuito ai soldati per violenze di massa, ecc.) ci rivoltano a tal punto da obnubilare la nostra capacità di riflessione?
Thierry Meyssan: No, ci piace sentirle. Siamo come bambini che ascolano per l’ennesima volta la storia della strega cattiva. Sappiamo che è falsa e crudele, ma non ne abbiamo mai abbastanza. Sfortunatamente, siamo meno intelligenti dei bambini: ogni volta ci comportiamo come se la favola fosse realtà.
DomandaNaturalmente qui e là emergono frammenti importanti di verità. Per esempio, in occasione della prima accusa di uso di armi chimiche in Siria, sulla Rete sono apparsi articoli che ricordavano un fatto storico caduto nell’oblio: gli inglesi utilizzarono queste armi nella regione per domare la popolazione indigena!
Thierry Meyssan: Da quando la chimica nel XX secolo ha iniziato a progredire, gli occidentali hanno spesso fatto largo uso di gas contro le popolazioni civili: non solo gli inglesi, che furono i primi in Africa australe, ma anche gli italiani in Etiopia, gli Stati Uniti ad Haiti ecc. Gli occidentali hanno deciso di rinunciarvi non per nobiltà d’animo, ma perché sono armi che è difficile usare su larga scala senza pagarne le conseguenze.
Le armi chimiche sono state introdotte in Siria dall’Esercito Siriano Libero, un’organizzazione jihadista, all’epoca sponsorizzata dalla Francia. Era formata soprattutto da elementi di Al Qaeda che avevano combattuto in Libia. Quest’organizzazione ha annunciato in un video che avrebbe usato gas sarin contro gli alauiti. L’ha fatto più volte perché, secondo loro, gli alauiti non sono dei mussulmani.
L’Esercito Arabo Siriano, quello regolare, possedeva scorte di armi chimiche che risalivano agli anni Sessanta. Non le ha mai utilizzate e sono state distrutte con la supervisione di Stati Uniti e Russia. Quel che è strano è che nessuno sembra sapere che Israele non ha firmato la Convenzione Internazionale che ne vieta l’uso. Lo Stato ebraico ha portato avanti fino agli anni Ottanta un programma di ricerca degno dei nazisti, che mirava a intossicare gli esseri umani selezionandoli per razza.
DomandaDopo le gigantesche manifestazioni contro la guerra che ci sono state ovunque nel mondo alla vigilia dell’invasione dell’Iraq, è lecito chiedersi dove sia finito questo grande movimento contro la guerra. Sembra essersi letteralmente dissolto, evaporato. Ma non credo che le persone si lascino prendere in giro a tal punto. Il movimento dei Gilet Gialli per esempio è iniziato per la goccia della fiscalità chiamata “verde”, che ha fatto traboccare il vaso; ma quando si ascoltano i manifestanti ci si rende conto che è piuttosto l’intero sistema della mondializzazione e della finanziarizzazione dell’economia che li disgusta e che respingono in blocco…

Le “primavere arabe” e le “rivoluzioni colorate” sono messinscene

Thierry Meyssan: Il movimento di protesta contro l’attacco all’Iraq ha dato origine alle più grandi manifestazioni a livello mondiale, fuorché in Francia, dato che il presidente Chirac era il leader di questo movimento popolare internazionale. Il movimento non è riuscito a impedire il massacro e il presidente Chirac ha dovuto chinare il capo. Quel che è seguito è stato presentato come un’epidemia di guerre civili su cui le persone non hanno potuto prendere posizione.
La protesta dei Gilet Gialli è solo agli inizi. Il primo mese si è trattato di una reazione epidermica a una fiscalità eccessiva, che lei ha definito fiscalità “verde”. A questo proposito è bene ricordare che il presidente Macron aveva annunciato il progetto di “rendere più verde” la finanza: è solo fumo negli occhi. È trascorso un quarto di secolo da quando abbiamo creduto di poter raggiungere la prosperità grazie alla dissoluzione dell’URSS e al libero corso lasciato al capitalismo. I dirigenti internazionali e nazionali che si sono avvicendati hanno tutti accettato questa scelta, di cui soltanto oggi scopriamo il prezzo: solo in Occidente sono sparite decine di milioni di persone che appartenevano alla classe media.
Per questo il movimento dei Gilet Gialli durerà finché non si porrà rimedio agli errori commessi dopo la distruzione dell’Unione Sovietica. Stiamo per entrare in un periodo rivoluzionario che durerà almeno un decennio.
Alcune persone si chiedono se questa ribellione sia paragonabile a quella delle primavere arabe. Certamente no. Le primavere arabe e le rivoluzioni colorate sono state messinscene di una contestazione fasulla. Non si fa la rivoluzione per installare la «democrazia del mercato», secondo l’espressione USA, ma perché non si hanno più i mezzi per vivere. Le rivoluzioni colorate durano pochi giorni o poche settimane e permettono la sostituzione dei governi senza cambiare la società. Le rivoluzioni autentiche durano anni e non hanno bisogno di cambiare i governanti, benché accada nella maggior parte dei casi: cambiano l’organizzazione della società.
Oggi si fa distinzione tra Gilet Gialli e teppisti. Questo distinguo non ha fondamento nella realtà. Dal momento che la classe dirigente rifiuta di cambiare il modello di società, essa costringe alla violenza. Quel che abbiamo visto sinora è ancora poco: vandalismo, saccheggi, morti involontarie. La classe dirigente nel suo complesso rifiuta di affrontare la questione della globalizzazione finanziaria. Così facendo spinge la società verso una violenza su larghissima scala. Perché ciò che accade all’estero non potrebbe avvenire anche in Francia?
DomandaDall’arrivo di Donald Trump sulla scena politica statunitense, poi dalla sua elezione a presidente, nei suoi articoli lei si sforza di spiegare chi è questo personaggio, qual è la sua politica e il senso di questa, nonostante quel che pensano tutti i media. È coraggioso da parte sua, considerato quanto Trump è odiato e schernito, presentato come il peggior presidente della storia degli Stati Uniti (sembrerebbe che le élite mediatiche non si ricordino né di George Bush figlio né di Reagan, per citare solo due esempi recenti). Tuttavia Trump sembra frustrato e si colloca all’opposto delle sue convinzioni politiche: lei è consapevole che in un mondo binario come il nostro “non essere contro” significa “essere a favore”?
Thierry Meyssan: Trump è il presidente degli Stati Uniti. È consono ai bisogni e alla cultura degli statunitensi. In Europa, di cui non condivide la storia, sarebbe un presidente abominevole; negli Stati Uniti è invece quanto di meglio sia accaduto nell’ultimo secolo!
Trump non vuole redistribuire le ricchezze, ma rilanciare il “sogno americano”, ossia offrire a tutti la possibilità di uscire dalla miseria attraverso il proprio lavoro. Sul piano interno Trump rimette in discussione tutti gli accordi commerciali internazionali e tenta di stabilire regole commerciali più giuste per i propri concittadini. Contemporaneamente cerca di rovesciare il politicamente corretto, la morale religiosa che i puritani hanno imposto all’intera società. Infine, sul piano internazionale, vuole abbandonare l’imperialismo e tornare all’egemonia.
Ho l’impressione di essere pressoché l’unico autore non-statunitense che da tre anni osserva il programma di Trump. Tutti lo giudicano riferendosi ai criteri dei suoi avversari e ne traggono la conclusione trattarsi di un pericoloso imbecille; ma se si usano i suoi stessi criteri, è un uomo brillante.
Adesso, vista la mancanza di sostegno della classe politica, Trump ha poche possibilità di farcela, soprattutto da quando ha perso la maggioranza alla Camera dei Rappresentanti. Tuttavia è già riuscito a migliorare l’economia del Paese, dove ormai il mercato del lavoro è in penuria di manodopera.
DomandaSi ha l’impressione di vivere in un mondo dove realtà e valori vengono completamente rovesciati: Obama disprezzato per non aver aggredito militarmente la Siria, Trump unanimemente osannato per aver lanciato qualche missile su una base militare siriana, ma schernito per aver riannodato il dialogo diplomatico tra le due Coree!
Thierry Meyssan: Adesso la realtà non sono più gli atti, sono le immagini celebrate dai media. Obama ha fatto male a non scontrarsi con la Russia in Siria, Trump invece ha fatto bene a bombardare con tantissimi Tomahawks una base siriana. Sembra che nessuno abbia rilevato che Trump ha lasciato il tempo all’esercito siriano di evacuare la base, dove alla fine sono state distrutte soltanto vecchie carlinghe di aereo da eliminare. In realtà, sia Obama sia Trump sanno quali guerre non possono fare.
DomandaMi dichiaro colpevole agli occhi dei lettori di Sotto i nostri occhi avevamo deciso, di comune accordo, di occultare nella versione cartacea e digitale del libro alcuni nomi (una ventina al più); l’abbiamo fatto senza precisarne la ragione, talmente ci sembrava palese. Evidentemente è stato un errore perché alcuni lettori hanno pensato che l’opera fosse stata censurata dall’editore, o dallo stampatore o da qualche misteriosa autorità. Di fatto, volevamo soprattutto evitare l’eventualità di uno o più processi.
Thierry Meyssan: Sì, sul sito ho pubblicato i passaggi autocensurati, che sono disponibili anche nelle edizioni straniere.
Faccio notare che ci eravamo sbagliati: nessuna delle persone citate ha espresso la benché minima protesta a Réseau Voltaire.
DomandaAbbiamo deciso di comune accordo che nelle prossime settimane lei metterà on-line il testo integrale di Sotto i nostri occhi, per far sì che questo importante libro sia largamente accessibile. Ogni capitolo sarà arricchito di documenti (illustrazioni, foto, mappe, video, ecc.) che nell’edizione originale non ci sono. È un’iniziativa che le fa onore e cui bisogna dare il benvenuto… ma, in quanto editore, devo sottolineare che l’acquisto di uno dei suoi libri contribuisce alla continuazione del suo lavoro, e anche della piccola impresa editoriale di cui sono responsabile! È fondamentale dirlo: svolgiamo un compito di resistenti, con mezzi finanziari limitati.
Thierry Meyssan: Dal 1992 lottiamo contro le cortine fumogene nella vita politica con mezzi che non si possono commisurare con quelli dei nostri avversari. È evidente che abbiamo fatto dei progressi dalla guerra del Kosovo e dall’11 Settembre.
DomandaDel resto, per quanto riguarda il “nerbo della guerra” [riferimento a un proverbio francese che recita: “il denaro è il nerbo vitale della guerra”, ndt], numerosi lettori di Réseau Voltaire si chiedono perché il link «Fate una donazione anonima» non funziona da anni e rinvia a una pagina bianca… Può spiegarne la ragione?
Thierry Meyssan: Sette anni fa il segretariato del Tesoro USA ci ha inserito in una lista nera. Il nostro conto bancario in Francia è stato chiuso e da allora nessuna banca del mondo occidentale è disposta ad aprircene uno. O meglio, in tutti i Paesi dove abbiamo tentato di farlo la banca ci ha detto di sì, poi però è stata richiamata all’ordine dalla Banca Centrale e ha rifiutato. Oggi è impossibile farci avere del denaro.
Siamo andati avanti anche senza il contributo economico dei lettori. Abbiamo anche rifiutato l’aiuto di alcuni Stati perché ci avrebbe condizionato. Viviamo alla bell’e meglio e abbiamo accumulato debiti.
Tuttavia saremo costretti a chiedere aiuto ai lettori per cavarci d’impaccio. Per il momento però dobbiamo mantenere il sito a nostre spese. Dobbiamo tener distinto quel che è a pagamento (gli articoli su giornali, i libri ed eventualmente rapporti privati) da quel che è gratuito, ossia il nostro impegno politico al servizio del bene comune.
DomandaBenché non dubiti che gli internauti rimarranno stupefatti e non potranno impedirsi di leggere per intero gli articoli che saranno pubblicati, potrebbe riassumere in poche parole in cosa il suo libro è rivoluzionario?
Thierry Meyssan: Lei diceva poco fa che i media hanno dileggiato Obama per non aver fatto la guerra alla Russia in Siria, celebrato invece Trump per aver, in apparenza, bombardato la Siria. Non è che un episodio. Oggi le istituzioni che crediamo consacrate alla pace sono proprio quelle che organizzano la guerra.
Faccio l’esempio del piano di resa totale e incondizionata della Siria, redatto dal direttore politico dell’ONU. Questo testo è ancor più duro di quello imposto dagli Alleai ai giapponesi alla fine della seconda guerra mondiale. Quando il direttore politico dell’ONU ha lasciato l’incarico, il ministro degli Esteri russo, Sergueï Lavrov, ha confermato le mie rivelazioni.
Edizioni Demi-LuneGrazie, Meyssan, per la lunga intervista e buona fortuna per il prosieguo delle sue attività.

25 marzo 2019

REGINE DI PILLOLE / SEGRETI, BUGIE, AFFARI NELL’ELDORADO DI BIG PHARMA


Pillole, farmaci e pozioni miracolose, che passione. E soprattutto una gran cuccagna per le sigle che operano nel settore, sempre più baciato dalla fortuna. E sommerso da palate di miliardi di euro o di dollari.
Basta scorrere le annuali classifiche dei Paperoni d'Italia e del mondo per rendersene conto. Secondo la fresca classifica elaborata da Forbes, nel nostro Paese continua a dominare un tris d'assi composto dai re del cioccolato (Giovanni Ferrero), degli occhiali (Leonardo Del Vecchio) e della distribuzione


Stefano Pessina

farmaceutica (Stefano Pessina). In testa alla hit tutta femminile Lady Vivin C, ossia Massimiliana Landini Aleotti, con i figli al vertice della casa farmaceutica fiorentina Menarini.
Procediamo con ordine.

PESSINA, STORIA DI SUCCESSI & MISTERI
Partiamo dalla terza posizione, occupata dall'ineffabile Pessina, l'arcimiliardario che tra i pochi al mondo riesce a non far parlare mai di sé. Agisce discreto all'ombra delle sue rigogliose società che oggi trovano la stella polare nella statunitense Walgreens Boots Alliance, autentica regina del mercato mondiale del trade in pillole, fatturato 2018 da capogiro, 131 miliardi di dollari e rotti.
Ogni cinque-sei mesi un articolo sulle pagine finanziarie di Repubblica o Corsera per magnificarne le imprese: poi il silenzio più totale, la privacy più completa. Come mai? Perchè una cortina di silenzio mediatico che più forte non si può?


Ornella Barra

Eppure la consorte, Ornella Barra, in pochi anni passata da una piccola farmacia a Lavagna, in Liguria, alle grandeur internazionali, fa capolino sulle pagine mondane soprattutto a stelle e strisce. Per via di premi & cotillon in occasione di donazioni benefiche, per generose sponsorizzazioni, per i galloni che spettano alle donne in carriera.
Mai notizie che entrino nel merito. E soprattutto riescano a far chiarezza sulle origini di tale immensa fortuna che oggi fa concorrenza – udite udite – persino a colossi internazionali come l'Amazon di Jeff Bezos, il Paperòn de' Paperoni mondiale che si è appena tuffato anche nel trade farmaceutico.
Nel lontano 1992 la Voce pubblicò una lunga inchiesta sul tycoon originario di Pescara e da giovanissimo trapiantato a Napoli, con il padre, e alle prese con un deposito di medicinali alla periferia orientale del capoluogo partenopeo. Ci incuriosiva, sotto il profilo giornalistico, approfondire le genesi e il decollo di quel miracolo che profumava tanto di San Gennaro. I prodigi, infatti, si moltiplicavano generosamente. Dal piccolo deposito partenopeo in un baleno alla prima sigla, Alleanza Farmaceutica. E l'accordo con una famiglia catanese, quella degli Zappalà, per rilevare una società, Safarm. Gli Zappalà avevano deciso di diversificare i loro interessi: dal calcestruzzo al mattone, dai prestiti alle finanziarie, e poi alle pillole d'oro.
All'epoca la Voce riportò alcuni brani di un'intervista rilasciata da Pessina ad una rivista di settore, "Tema Farmacia". Chiedeva il redattore: "I farmacisti si chiedono spesso dove abbia preso i soldi per creare tutto questo. I più benevoli parlano di crediti agevolati, i più malevoli addirittura di capitali di provenienza illecita. Qualcuno è anche convinto che lei sia un'emanazione di Farmindustria". E Pessina etichettò quelle voci come autentiche fake news ante litteram, riconducendo i successi alla grossa liquidità che gli consentivano i rapidi pagamenti da parte dei suoi clienti "di primissima qualità".
Dagli anni '90 è tutta una corsa che non conosce ostacoli, soprattutto sul fronte estero. Shopping di società in Francia, Portogallo, e poi lo sbarco in Inghilterra, con lo storico acquisto della catena Boots. Infine la scoperta e la conquista dell'America, con la perla, una dozzina d'anni fa, di un altro super marchio nel ricco mondo farmaceutico made in Usa, Walgreens, dal quale poi gemma la super corazzata pronta a navigare con successo in tutti gli oceani, Walgreens Boots Alliance.
Ormai lontani secoli luce quegli esordi faticosi a Napoli, le cui tossine si trascinano ancora fino ai nostri giorni. Per fare un solo esempio, gli ex commercialisti (e membri di collegi sindacali) della famiglia Pessina, Antonello e Giuseppe Prototipo, sono oggi praticamente sul lastrico, visto il fallimento di alcune società messe in piedi oltre un quarto di secolo fa, inizi anni '90, e finite in crac dopo una lenta agonia.
Ovviamente nessun grattacapo giudiziario per mister Pessina, che venne pure indagato a metà anni '90 dalla magistratura. Ma a rimetterci l'osso del collo i Prototipo, che hanno visto sfumare a botte di aste giudiziarie le loro proprietà immobiliari.
Oggi Pessina vola alto, altissimo, a bordo delle sue super sigle con la compagna Ornella. E chissenefrega di 'o passato.

I MENARINI, ORGOGLIO D'ITALIA
Così come se ne può fare un baffo di tutte le traversie giudiziarie dopo dieci anni finite in gloria la dinasty degli Aleotti, mamma Massimiliana e i rampolli Lucia e Giovanni Alberto.


Lucia Aleotti

Oggi Massimiliana può godersi il trono di regina d'Italia, la donna più ricca del Belpaese, con la 198esima posizione assegnatale da Forbes nella hit mondiale.
Così genuflessa dipinge Repubblica: "Una delle rare uscite pubbliche di lei risale quasi a sette anni fa. Quel giorno Massimiliana Landini Aleotti, oggi 76 anni, si fece fotografare sorridente accanto ai figli Lucia e Giovanni Alberto, e all'allora presidente della Fondazione Mps Gabriello Mancini. La famiglia Aleotti soccorreva la Fondazione senese nel tentativo di salvare la 'toscanità' dell'azionariato della Banca, con un'iniezione da 150 milioni di euro". "Purtroppo per gli Aleotti – commenta amaro l'agiografo Maurizio Bologni – l'investimento fu un flop".
E così conclude il tenero ritrattino familiare: "Massimiliana sempre discretamente accanto. Negli anni '90, quando Alberto Menarini fece uno dei suoi primi affari oltre confine, acquistando la Chemie Berlin, Massimiliana imparò il tedesco per tradurre al marito. E alla morte di Alberto, nel maggio 2014, ha ereditato insieme ai figli il colosso VivinC: 3,6 miliardi di fatturato e 1.700 dipendenti in tutto il mondo".
Quella campagna estera ai primi '90 disegna uno scenario molto simile a quello targato Pessina.
Ecco cosa pennellava il Corsera nel suo supplemento Economia di novembre 2017: "Menarini Farmaceutica, orgoglio d'Italia". Ottimo e abbondante articolo per tirar su il morale di famiglia, messo a dura prova da una pesantissima inchiesta condotta dalla procura di Firenze a botte di frode fiscale e non solo. Tanto che il primo grado del processo si concluse, a fine 2016, con una condanna da brividi: 10 anni e mezzo per la figlia Lucia e 7 anni e mezzo per Giovanni Alberto. Cui si aggiungeva un maxi confisca da 1 miliardo di euro, oltre all'interdizione nei rapporti con la pubblica amministrazione. Neanche per i tesorieri di Totò Riina.
Tutto ribaltato invece nel taumaturgico Appello, che a fine 2018 azzera tutto. Nessuna condanna, nessun reato, tutti santi subito. Avevamo scherzato. Immaginiamo la sconfinata causa civile per risarcimento ai danni d'immagine che i prodi Aleotti scateneranno contro lo Stato appena la Cassazione farà sentire la sua parola definitiva…
Passate le bufere, dunque, mamma Massimiliana e i felici rampolli possono far le capriole per l'incoronazione made in Forbes.
LADY D.
Peccato non possa fare altrettante capriole di gioia la lady di maggior peso nel panorama farmaceutico di casa nostra, Lady D., al secolo Diana Bracco, per anni al vertice di Assolombarda – la Confindustria dei vip padani – e presidente di Expo 2015 sotto braccio al super manager e poi sindaco meneghino Giuseppe Sala.


Diana Bracco

Non tanto perchè non è stata proclama reginetta da Forbes, ma soprattutto perché per lei la giustizia fa ancora cilecca. La condanna inflittale in primo grado per evasione fiscale, infatti, in Appello, sempre a fine 2018, è stata appena limata: ora si tratta di 1 anno e 9 mesi per aver evaso le tasse con la sua agile società di famiglia. Secondo le accuse dei pm della procura di Milano, la principessa in pillole ha trasferito le pingui spese sostenute per mantenere le sue ville ai mari e ai monti (nonché per la manutenzione del suo yacht) dai conti personali a quelli societari, con un'abile acrobazia dei suoi commercialisti. Si consola l'avvocato: "perlomeno è caduta l'ipotesi di appropriazione indebita". Contento lui.
Lei, Lady D., comunque non fa mai mancare la sua presenza di peso in tutte le occasioni eque & solidali: dalle sue casse, infatti, ogni anno escono palate di soldi per benedire iniziative per la ricerca scientifica, la cultura, la civiltà. Anche lei santa subito.

I RE DEGLI EMODERIVATI
E certo santi subito i Marcucci, la super dinasty che da decenni oligopolizza il ricchissimo mercato degli emoderivati in Italia e non solo. Oggi la star di casa è Kedrion, sul cui ponte di comando siede Paolo Marcucci, fratello di Marialina (coeditrice de L'Unità nel 2001-2002) e di Andrea Marcucci,   capogruppo del Pd al Senato ma in odore di defenestrazione con l'ascesa di Nicola Zingaretti alla segreteria Pd. Una carriera politica nata nel 1991 sotto i vessilli del PLI di Renato Altissimo e Francesco De Lorenzo.
Il fondatore del gruppo è stato Guelfo Marcucci, grande amico di Sua Sanità, tanto che il fratello dell'allora ministro, Renato De Lorenzo, a fine anni '80 entrò nel consiglio d'amministrazione della neo acquistata (dai Marcucci) Sclavo, altra società chiave nel settore degli emoderivati e prima di proprietà del gruppo Montedison.


Andrea Marcucci

Non ha fatto in tempo, Marcucci senior, a veder iniziare a Napoli lo storico giudizio per il "sangue infetto", perché è passato a miglior vita a dicembre 2015. Dopo qualche mese, aprile 2016, è partito il processo, che lo avrebbe visto alla sbarra in compagnia di un altro grande amico, l'ex re Mida della sanità ministeriale Duilio Poggiolini, oltre ad una dozzina di ex dirigenti e funzionari di ex aziende del gruppo Marcucci.
Una strage che ha fatto oltre 5 mila vittime, anche se il processo cominciato tre anni fa a Napoli e ora al rush finale (prossima udienza l'11 marzo) vede costituite solo 9 parti civili. 5 mila vittime che fino ad oggi rimangono senza lo straccio di una giustizia.
Ma la sentenza che verrà pronunciata il 25 marzo dal giudice monocratico Antonio Palumbo, presidente della sesta sezione penale del tribunale di Napoli, è "storica": per il rispetto di una memoria ignorata dai media e calpestata da una giustizia fino ad oggi del tutto assente.
E perché nel mondo della salute non prevalgano sempre gli interessi famelici di Big Pharma ma i diritti dei cittadini.

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23 marzo 2019

[Reseau Voltaire] Les principaux titres de la semaine 22 mar 2019


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SANGUE INFETTO / IL 25 MARZO A NAPOLI LA “STORICA” SENTENZA


Processo per il sangue infetto. A Napoli la sentenza verrà pronunciata il 25 marzo dal presidente della sesta sezionale penale del tribunale, Antonio Palumbo.
Una sentenza "storica", dal momento che le prime indagini risalgono a quasi 40 anni fa, il processo è cominciato a Trento 20 anni fa, poi trasferito a Napoli dove è ricominciato tre anni fa, aprile 2016.
Il capo di imputazione è man mano scalato da strage ad epidemia colposa ed infine ad omicidio colposo plurimo. La Voce ha scritto decine e decine di inchieste e articoli su quella tragedia largamente annunciata. Fin dal 1977…

BIG PHARMA & C.

Il tribunale di Napoli

Alla sbarra l'ex re mida della sanità ministeriale, Duilio Poggiolini, ed alcuni ex funzionari del gruppo Marcucci, da sempre oligopolista nella importazione, lavorazione e distribuzione di emoderivati.
Patriarca storico di quelle aziende Guelfo Marcucci, passato a miglior vita proprio alla vigilia del processo. Nel quale non sono mai entrati né il timoniere della corazzata di famiglia Kedrion, ossia il rampollo Paolo Marcucci, né tantomeno la sorella Marilina (ad inizio 2000 coeditore dell'Unità e oggi primattrice nella Fondazione che organizza il Carnevale di Viareggio) ed Andrea Marcucci, capogruppo del Pd al Senato e una carriera politica decollata sotto le protettive ali dell'ex ministro della Sanità Francesco De Lorenzo.
Grande amico della dinasty dei Marcucci e storicamente legato a Poggiolini (con il quale ha condiviso la condanna penale e civile per la Farmatruffa, con un risarcimento da 5 milioni di euro a testa), neanche Sua Sanità è mai entrato in questo processo, né come imputato e nemmeno come teste: quando ad esempio è stata chiamata a verbalizzare davanti alla sesta sezione del tribunale di Napoli anche la Dc Maria Pia Garavaglia, che gli è poi succeduta sulla poltrona di ministro.
Appena 9 le parti costituite in giudizio: malati o familiari di alcune vittime.


Andrea Marcucci

Ma la "strage del sangue infetto" conta almeno 5 mila caduti sul campo degli emoderivati killer. Una cifra superiore, ad esempio, rispetto a quella registrata in Inghilterra, dove si contano circa 3 mila vittime.
Paradosso nei paradossi, a Napoli il processo riguarda solo le case farmaceutiche nostrane – in particolare quelle del gruppo Marcucci – perché le azioni penali riferite alle case estere è stato archiviato e con ogni probabilità potrà ricominciare, non si sa in quale o in quali procure, dopo la conclusione di questo procedimento.
Tutto il processo è ruotato intorno ad un interrogativo base: riuscire a dimostrare il nesso causale tra l'assunzione (o le assunzioni) di emoderivati e l'insorgenza delle patologie che hanno condotto in molti casi alla morte.


I CONFLITTI DEL SUPER TESTE



L'avvocato Stefano Bertone

Un nesso che la difesa delle parti civili – ossia gli avvocati Stefano Bertone ed Ermanno Zancla – hanno dimostrato carte, documenti scientifici e perizie alla mano. E sono anche riusciti a provare la validità scientifica di "re-infezioni" e "sovra-infezioni". Proprio come quando un plotone di esecuzione ti uccide più volte.
Di diverso avviso il pubblico ministero, Lucio Giugliano, che fin dalla prima udienza ha chiesto l'assoluzione per alcuni imputati e nella sua requisitoria finale ha chiesto l'assoluzione di tutti gli imputati perché "il fatto non sussiste".
Ovviamente dello stesso avviso i legali degli imputati – in prima fila Alfonso Stile e Massimo Di Noia – che non vogliono sentire parlare di prescrizione ma chiedono una assoluzione piena nel merito (la stessa che chiede il pm).
Fin dalla prima udienza il pm Giugliano ha richiesto una perizia tecnica d'ufficio che – durata diversi mesi – ha partorito un vero e proprio topolino. La perizia, infatti, si è basata in modo particolare sulle tesi di un ematologo milanese, che poi è stato anche il primo teste di questo processo, maggio 2016, ossia Piermannuccio Mannucci.
Un teste in palese conflitto di interessi, visto è stato consulente (pagato) di Kedrion ed ha partecipato (gettonato) a svariati simposi nazionali e internazionali organizzati dalla stessa Kedrion.
Gli avvocati di parte civile hanno chiesto lo stralcio della posizione di Mannucci, accusato di falsa testimonianza.
Quando in udienza è stato chiesto all'ematologo meneghino da dove provenissero mai – a suo sapere – quegli emoderivati, così ha risposto: "Mi dicevano (il riferimento è ai funzionari delle aziende Marcucci, ndr) che era di fonte certa, sicura, proveniendo dai campus universitari americani e dalle casalinghe statunitensi". Alice nel Paese delle Meraviglie…

SANGUE DAL CARCERE

Elio Veltri

In successive verbalizzazioni due testi hanno fornito versioni opposte.
L'ematologo e scrittore Elio Veltri (autore del recente "L'Italia non è un paese per onesti", in cui un capitolo è dedicato ai traffici del sangue e dei suoi derivati) ha dichiarato che quei prodotti arrivavano dagli Stati Uniti, dall'Asia e dall'Africa.
Il regista americano Kelly Duda, autore dodici anni fa di uno choccante docufilm "Fattore VIII", ha illustrato i suoi due anni di lavoro e descritto per filo e per segno una delle fonti base di provenienza. Le carceri statunitensi, in particolare quello di Cummings, nell'Arkansas.
Un docufilm della BBC dello stesso anno (2007) ha illustrato i medesimi scenari.
Risale invece addirittura a 42 anni fa, luglio 1977, la prima inchiesta della Voce su quegli emoderivati: inchiesta in cui si parlava dei campi di raccolta organizzati nell'ex Congo belga dalle aziende del gruppo Marcucci, che proprio in quegli anni – metà/fine '70 – vedevano germogliare le loro fortune.
P.S. Grandi assenti, nei tre lunghi anni di processo partenopeo, i media. Si contano sulle dita di una (1) mano i nomi dei giornalisti che hanno fatto capolino nell'aula 212 del tribunale penale di Napoli.
C'è da sperare che almeno in occasione della sentenza si possa vedere qualcuno. Per rendere Memoria – oltre che Giustizia – alle migliaia di vittime della strage per il sangue infetto.

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22 marzo 2019

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 22 mar 2019


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In breve

 
Nord Stream 2 al centro della successione a Jean-Claude Juncker
 

 
La politica energetica degli USA
 

 
Mehdi Nemmouche condannato all'ergastolo
 

 
Denominazione della Macedonia, questione ancora irrisolta
 
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