06 dicembre 2017

Trump pronto a dichiarare Gerusalemme capitale d’Israele

L'annuncio del presidente Usa è previsto con ogni probabilità domani. I paesi arabi: "Avrà conseguenze pericolose". I palestinesi dell'Olp: "Colpo di grazia alla soluzione a due stati". Hamas invoca una "nuova Intifada". In stand by, almeno per ora, lo spostamento dell'ambasciata Usa nella Città santa
Gerusalemme (Foto: Reuters)
Gerusalemme (Foto: Reuters)
della redazione
Roma, 5 dicembre 2017, Nena News – L'amministrazione statunitense ha annunciato ieri di non aver ancora stabilito se trasferirà o meno l'ambasciata Usa a Gerusalemme, nonostante la data limite per prendere una decisione in merito sia stata ormai superata. "Nessun provvedimento sarà preso oggi. Decideremo nei prossimi giorni" ha detto laconicamente un portavoce della Casa Bianca.
Secondo la legge americana, essendo andati oltre i termini legali per firmare il rinvio, potrebbe essere ora il Congresso Usa a imporre al presidente di trasferire l'ambasciata a Gerusalemme. Non solo: il Congresso potrebbe anche tagliare i finanziamenti del Dipartimento di Stato se l'amministrazione americana non dovesse rispettare quanto previsto nell'"Atto dell'ambasciata di Gerusalemme" del 1995 che impone lo spostamento nella Città santa della sede diplomatica americana. Tuttavia, al momento, lo scenario più probabile è che i repubblicani (maggioranza al Congresso) diano qualche altro giorno di tempo a Trump per prendere la sua decisione finale sulla questione. Le opzioni che ha il presidente sono due: o dare luce verde al trasferimento dell'ambasciata rispettando così quanto ha più volte annunciato in campagna elettorale. O, scenario più concreto, rinviare la discussione di altri sei mesi come hanno fatto negli ultimi due decenni tutti i presidenti a stelle e strisce.
L'esitazione statunitense potrebbe essere stata in qualche modo influenzata anche dalle dichiarazioni di diversi attori mondiali e regionali. Ieri il presidente francese Emmanuel Macron avrebbe espresso a Trump la sua "preoccupazione" per l'eventuale mossa unilaterale di Washington di dichiarare Gerusalemme capitale d'Israele. Secondo il leader francese, il suo status "deve essere affrontato nei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi che devono dare vita a due stati, Israele e la Palestina, che vivano in pace e sicurezza l'uno a fianco dell'altro con Gerusalemme come capitale".
Dopo giorni di silenzio, ieri ha parlato anche l'Arabia Saudita. Riyadh, per bocca dell'ambasciatore saudita Khalid bin Salman, ha detto che qualunque annuncio americano sullo status della città senza un accordo definitivo sulla questione israelo-palestinese danneggerà il processo di pace e aumenterà le tensioni regionali. "L'Arabia Saudita – ha sottolineato – continua a sostenere il popolo palestinese e ciò è stato riferito all'amministrazione Usa". Le dichiarazioni di Macron e di Khalid bin Salman erano state anticipate domenica da quelle dei ministri degli esteri egiziano e giordano durante i loro incontri con il Segretario di stato Usa Rex Tillerson.
L'annuncio su Gerusalemme è previsto per domani: se Trump sembra "cedere" da un lato (e per il momento) sull'affair ambasciata, appare infatti molto intenzionato a riconoscere la città come capitale dello stato ebraico. Incluso il suo settore orientale (quello arabo) occupato dall'esercito israeliano nel 1967 e rivendicato dai palestinesi. La questione sarà al centro della riunione di "emergenza" convocata per oggi dalla Lega araba. Un simile vertice è stato convocato anche dall'Organizzazione per la cooperazione islamica (OIC).
Gli ufficiali palestinesi di Ramallah hanno ribadito in questi giorni come questo riconoscimento metterebbe fine ai negoziati di pace. Il portavoce del presidente Abbas, Nabil Abu Rudeinah ha dichiarato sabato che una eventuale decisione di Trump in tal senso rappresenterebbe uno sviluppo pericoloso che destabilizzerebbe la regione mediorientale. Per Husam Zomlot dell'Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina) tale atto sarebbe "il colpo di grazia alla soluzione a due stati" e avrebbe "conseguenze catastrofiche". Dal canto suo, invece, Hamas ha invocato "una nuova Intifada" per fermare questa "cospirazione". Abu Mazen e il leader islamista, Ismail Haniye, si sono trovati d'accordo sulla necessità di tenere una manifestazione a Gerusalemme che "unifichi gli sforzi del popolo palestinese".
La Giordania, che si proclama custode dei luoghi santi islamici di Gerusalemme, con il suo ministro degli esteri Ayman Safadi ha parlato di "pericolose conseguenze" politiche qualora l'annuncio di Trump dovesse essere implementato. Incontrando a Washington domenica il Segretario alla difesa Usa James Mattis, il re giordano Abdallah ha spiegato che questa decisione americana rafforzerà i gruppi terroristici attivi in Medio Oriente e farà collassare l'iniziativa di pace a cui sta lavorando l'amministrazione Trump.
Quel che non spiega il re è però in che cosa consista questa "iniziativa di pace" trumpiana. L'annuncio di Gerusalemme come capitale d'Israele, infatti, rientra in un piano più grande previsto dall'amministrazione Usa con cui gli americani provano a ridisegnare il Medio Oriente in chiave anti-Iran attraverso una stretta alleanza tra Israele e Arabia saudita. In tale scenario, la questione palestinese diventerebbe ancora più marginale rispetto al conflitto contro il "nemico sciita".
La normalizzazione dei rapporti tra lo stato ebraico e i paesi arabi è ormai sempre più alla luce del sole. La monarchia saudita nega però qualunque "normalizzazione" con Tel Aviv e smentisce le ultime rivelazioni del New York Times secondo cui il principe ereditario Mohammed bin Salman avrebbe chiesto al presidente palestinese Abbas di proclamare il villaggio di Abu Dis (nel governorato di Gerusalemme, oltre il Muro costruito da Israele in Cisgiordania) capitale di un futuro stato di Palestina in cambio di cospicui aiuti finanziari. Una proposta simile fu avanzata nel 1995 proprio dallo stesso Abbas e dall'ex ministro israeliano Beilin. Abu Dis, si disse allora, sarebbe diventata la "capitale temporanea" della Palestina. La realtà avrebbe raccontato poi un'altra storia, eppure ad Abu Dis i lavori di costruzioni del Parlamento palestinese furono davvero avviati. Nena News

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05 dicembre 2017

Thomas Torelli newsletter: verso Choose Love! ❤

Choose Love è possibile grazie a voi!

Grazie al contributo di 479 sostenitori, in un mese siamo arrivati al 51% dell'obiettivo per la campagna di raccolta fondi (crowdfunding) di Choose LoveAbbiamo ancora 19 giorni (fino al 17 dicembre) per raggiungere l'obiettivo. Ancora tanto lavoro ci attende per completare l'opera, ma siamo carichi di energia! 
⚠ AGGIORNAMENTO DI AVANZAMENTO LAVORI
Venerdì 1 dicembre due splendide interviste, all'ex magistrato Gherardo Colombo e allo scrittore Ivan Nossa, autore di "Il Potere e la Magia della Gratitudine"Abbiamo ancora tanti progetti in cantiere e tutto questo sarà possibile grazie ai contributi finora ricevuti sulla piattaforma Indiegogo. Rimanete collegati, presto nuovi teaser :D
La strada è ancora lunga e abbiamo bisogno del tuo contributo per arrivare al cuore delle persone. Dalla pagina della campagna puoi pre-ordinare il DVD e scegliere il premio che preferisci. Più siamo, più daremo il segnale che la reLOVution non è solo il sogno di un piccolo gruppo di visionari, ma di migliaia di "guerrieri della luce" che, consapevoli del potere delle proprie scelte e delle loro azioni, decidono di essere parte attiva del cambiamento.

Sostieni Choose Love
contribuisci al potere dell'amore!
Diventa co-creatore anche tu!
Ecco il trailer nuovo di Choose Love!

Eventi per Choose Love a dicembre:

Giovedì 7 dicembre ad Aosta* di nuovo insieme  Emiliano Toso (che comporrà la colonna sonora di Choose Love a 432Hz) e Thomas Torelli per l'evento "RELOVUTION A 432Hz. Scegli l'Amore per nutrire l'Anima".
E ancora, Sabato 9 dicembre a Venezia* con alcuni dei protagonisti del film,  Ivan Nossa e Claudio Pagliara, che insieme con Thomas Torelli sveleranno alcune anticipazioni sulle loro interviste. 
Ed infine, a chiusura della campagna di crowdfunding, Martedì 12 dicembre Thomas Torelli sarà a Parma* a raccontarci come l'amore può davvero cambiare il mondo. Una vera e propria festa, ricca di ospiti e sorprese.
*Tutti gli eventi sono finalizzati alla realizzazione del film. Noi ce la stiamo mettendo tutta e speriamo col vostro aiuto di portare il film in tutte le sale d'Italia il prima possibile.

Affrettati, prenota ora il tuo posto:
 
Aosta 7 dicembre
Venezia 9 dicembre
Parma 12 dicembre

Tutti i prossimi eventi:

  • Domodossola (VB) – venerdì 1 Dicembre 2017: proiezione di "Food ReLOVution" e dibattito col regista Thomas Torelli
  • Omegna (VB) – sabato 2 Dicembre 2017: proiezione di "Pachmama" e dibattito col regista Thomas Torelli
  • Trevi nel Lazio (FR) - martedì 5 Dicembre 2017: Proiezione di ""Un Altro Mondo" e dibattito con Thomas Torelli
  • Ariccia (RM) – mercoledì 6 Dicembre 2017: proiezione di "Un Altro Mondo" e dibattito col regista Thomas Torelli
  • Aosta – giovedì 7 Dicembre 2017: Convegno "Relovution a 432Hz" con Thomas Torelli ed Emiliano Toso
  • Venezia – sabato 9 dicembre 2017: Evento raccolta fondi Choose Love con Ivan Nossa, Claudio Pagliara e Thomas Torelli
  • Parma – martedì 12 dicembre 2017: Conferenza del regista Thomas Torelli "Da Un altro mondo a Choose Love"
  • Cognola ai Colli (VR) – venerdì 15 dicembre 2017: proiezione di "Un altro Mondo"
Guarda tutti i dettagli

Food ReLOVution alla conquista del mondo!

Care Amiche e cari Amici, La relovution non ha confini :D Siamo felicissimi ed onorati di comunicare che venerdì 22 dicembre Food Relovution sarà lanciato nel mondo con la versione in inglese (anche per i non udenti) sulla piattaforma di streaming 'on demand' Food Matters TV.

Su FMTV puoi guardare in streaming una vasta raccolta di documentari sulla salute ed il benessere, video ricette, lezioni di yoga, interviste a tanti esperti e molto altro, quando e come vuoi. Con nuove uscite settimanali e il 70% di contenuti unici, non sarai mai a corto di ispirazione per la salute. Puoi guardare FMTV comodamente dal tuo computer, iPhone, Apple TV, iPad e Roku, oppure sulla tua televisione usando l'app di Apple TV, Roku o collegando un cavo HDMI dal tuo computer alla tua televisione.
"Pensalo come il Netflix per documentari relativi alla salute"
 - Joe Cross (Fat, Sick & Nearly Dead)

Se avete voglia di avere a portata di un click tanti contenuti interessantissimi date un'occhiata e se vi va, avvisate i vostri amici nel mondo che ora potrano vedere la versione internazionale di Food ReLOVution online
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04 dicembre 2017

Vincenzo Agostino: ''L'assassino di mio figlio è dentro lo Stato, non si è voluto cercarlo''

agostino nemo video

Ieri l'intervento a "Nemo"
di AMDuemila - Video
"L'assassino di mio figlio non ha mai pagato per quello che ha fatto perché non l'hanno voluto cercare. Perché l'assassino è dentro lo Stato, dentro agli uomini deviati dello Stato". Vincenzo Agostino, il papà del poliziotto Nino, ucciso davanti ai suoi occhi assieme alla moglie il 5 agosto 1989, torna a chiedere giustizia. Ieri sera è intervenuto alla puntata di Nemo - nessuno escluso, la trasmissione condotta da Enrico Lucci e Valentina Petrini andata in onda su Rai 2. Un racconto commovente il suo, in una puntata che ha visto come ospiti la giornalista Bianca Berlinguer e l'attore Giampaolo Morelli.
Agostino, che ha deciso di non tagliare più barba e capelli fin quando non avrà giustizia, ha detto con forza: "Mio figlio è stato ucciso 40 giorni dopo il fallito attentato all'Addaura. Sono forse l'unico padre vivente che ha visto uccidere il figlio davanti ai propri occhi. Ricordo bene quei colpi di proiettile che maledettamente entravano nel corpo di mio figlio. Lui mi chiamava mentre trascinava la moglie per terra per proteggerla. Io correvo verso di lui per non farlo cadere. Lei, giovane donna di 19 anni, dice a quei bastardi che hanno ucciso mio figlio 'io so chi siete'. E questi sparano anche a lei". "Prima che venisse il medico legale sono passate ore - ha ricordato ancora - Poi hanno trovato un biglietto addosso a mio figlio dove era scritto: 'se mi succede qualcosa andate nel mio armadio'. Nessuno mi ha mai detto cosa vi fosse. Cosa hanno trovato? Chi c'era sugli scogli all'Addaura? Io ancora non ho verità e giustizia".
Agostino ha anche ricordato il giorno in cui un uomo, con la "faccia da mostro", venne a chiedere notizie del figlio tempo prima dell'omicidio. "Lui era partito in viaggio di nozze e viene questo uomo che ho definito 'faccia da mostro'. Ci sono voluti 26 anni per poterlo cercare. Alla fine l'ho trovato e l'ho riconosciuto in un confronto all'americana all'aula bunker dell'Ucciardone. Questo uomo è stato lasciato libero ed è morto il 21 agosto. Si chiamava Giovanni Aiello, stroncato da un infarto. Che posso pensare io? Che è un infarto vero o un infarto di Stato?". 
Infine, quando Lucci gli ha chiesto se riuscirà mai a tagliarsi i capelli e la barba, ha risposto: "Io me lo auguro ma non più per me, ma per i giovani che sono il presente. Loro devono costruire il domani".

02 dicembre 2017

All'ONU, l'incapacità degli Stati Uniti di ammettere la realtà, di Thierry Meyssan

Mentre i presidenti Putin e Trump fanno progressi sulla questione siriana, gli alti funzionari statunitensi all'ONU sono impegnati in un braccio di ferro con la Russia. Rifiutandosi di indagare su un crimine, giudicato tale a priori, hanno provocato non uno, bensì quattro veti al Consiglio di Sicurezza. Secondo Thierry Meyssan, il comportamento schizofrenico degli Stati uniti sulla scena internazionale attesta la divisione dell'amministrazione Trump e, al tempo stesso, il declino dell'imperialismo americano.

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Adottando lo stesso atteggiamento del suo lontano predecessore, Adlai Stevenson, durante la crisi dei missili cubani, Nikki Haley ha denunciato l'incidente di Khan Shaykhun mostrando come prova fotografie raccapriccianti. "Prove" la cui autenticità il Meccanismo d'inchiesta congiunto Onu-OPAC [Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, ndt] si è tuttavia rifiutato di certificare. Si noti che il falco Jeffrey Feltman è seduto accanto all'ambasciatrice.

01 dicembre 2017

Suicidio Conti, il telefonista anonimo si rivela: «ho chiamato io PrimaDaNoi.it»

ABRUZZO. Quando ha scoperto che la sua telefonata anonima era finita sui giornali, trovando ampio risalto mediatico, ha deciso di uscire allo scoperto: «sono io che ho chiamato PrimaDaNoi.it per dire che l'ex generale Guido Conti aveva lasciato la Total. E' stato un gesto impulsivo».

Il telefonista anonimo si è rivelato agli investigatori, come riporta oggi Il Tempo.
Si tratta di un dirigente della Total che, dispiaciuto per quello che era accaduto, aveva deciso di avvisare il giornale che già qualche settimana prima aveva dato la notizia del nuovo incarico. Il tempo non fornisce il nome del telefonista «per tutelare la sua posizione all’interno dell’azienda».
Il dirigente era già stato ascoltato dagli inquirenti il 20 novembre come persona informata sui fatti ma non aveva fatto cenno di quella telefonata al nostro giornale.  Solo il giorno dopo, quando si è reso conto che la registrazione era finita sul nostro sito e che era stata ripresa da tanti giornali nazionali, ha deciso di uscire allo scoperto.

To see the article visit www.primadanoi.it