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03 ottobre 2017

Fittipaldi: “Ho trovato un documento uscito dal Vaticano”

Dossier Vaticano Emanuela Orlandi

Nuovo articolo pubblicato nel Blog di Emanuela Orlandi, buona lettura.

Fittipaldi: "Ho trovato un documento uscito dal Vaticano"
Documento di cinque fogli: Resoconto sommario delle spese sostenute dallo Stato Città del Vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi (Roma 14 gennaio 1968)
Alle 02,06 del 18 settembre 2017 sulla bacheca del giornalista Emiliano FITTIPALDI compare il seguente post:
 Ho trovato un documento uscito dal Vaticano. Ci ho lavorato mesi, e ho pubblicato un libro, "Gli impostori", che uscirà tra qualche giorno.
Il documento choc è un riassunto di tutte le note spese per un presunto "allontanamento domiciliare" di Emanuela Orlandi. La ragazzina che viveva nella Santa Sede scomparsa nel 1983. Leggendo il resoconto e seguendo le tracce delle uscite della nota, che l'estensore attribuisce al cardinale Lorenzo Antonetti, sembra che il Vaticano abbia trovato la piccola rapita chissà da chi, e che abbia deciso di «trasferila» in Inghilterra, a Londra. In ostelli femminili. Per 14 anni le avrebbe pagato «rette, vitto e alloggio», «spese mediche», «spostamenti». Almeno fino al 1997, quando l'ultima voce parla di un ultimo trasferimento in Vaticano e «il disbrigo delle pratiche finali».
Delle due l'una: o il documento è vero, e apre squarci clamorosi e impensabili sulla storia della Orlandi. O è un falso, un apocrifo che segna una nuova violenta guerra di potere tra le sacre mura. Ma chi può aver costruito un simile resoconto? La mia inchiesta, anticipata da 
Repubblica e L'Espresso.
Il giornalista, sulle pagine dei quotidiani, continua:
Il documento, che esce certamente dal Vaticano, anche se non protocollato e privo di firma del suo estensore, pare verosimile. Ma quasi incredibile nel suo contenuto. Dunque, delle due l'una: o è vero, e allora apre per la prima volta squarci impensabili e clamorosi su una delle vicende più oscure della Santa Sede. O è un falso, un documento apocrifo, che mischia con grande abilità tra loro elementi veritieri che inducono il lettore ad arrivare a conclusioni errate.
In entrambi i casi, il pezzo di carta che ho in mano è inquietante. Perché, fosse un documento non genuino, significherebbe che gira da almeno tre anni un dossier devastante fabbricato ad arte per aprire una nuova stagione di ricatti e di veleni in Vaticano. Chi e quando avrebbe costruito un simile documento, che come vedremo contiene dettagli, indirizzi, nomi e circostanze molto particolari che solo un soggetto "interno" alla Città Santa poteva conoscere così bene? Se non è davvero stato scritto dal cardinale Antonetti, chi l'ha redatto con tale maestria, e chi l'ha poi messo, anni fa, nella cassaforte della Prefettura?
Difficile rispondere ora a queste domande. Ma è chiaro che, se il documento fosse falso, la Gendarmeria guidata da Domenico Giani avrà parecchio da lavorare. Il report fasullo potrebbe essere rimasto nascosto per anni in qualche cassetto, mai usato (almeno fino ad ora) e infine dimenticato. O potrebbe essere stato costruito ad hoc più di recente, dopo il furto del marzo del 2014, e restituito dai ladri insieme ad altri documenti certamente veritieri. Ma se è così, perché monsignor Abbondi non ha detto davanti ai magistrati di papa Francesco che lo interrogavano sul contenuto del plico anonimo con i documenti rubati che era tornato, tra gli altri, anche un dossier sulla Orlandi che non aveva mai visto, e quindi forse fasullo? Perché ha parlato genericamente di carte "sgradevoli"?
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È pure evidente, però, che il report non spiega chiaramente cosa sia accaduto alla ragazzina che amava le canzoni di Gino Paoli, né accusa con nome e cognome qualcuno di responsabilità specifiche sul rapimento e sulla fine di Emanuela. Per quanto incredibile, cerco di costringermi a pensare che il documento possa essere anche una lettera autentica. Il report di un burocrate, il cardinale Antonetti appunto, che rendiconta minuziosamente ai due destinatari tutte le spese sostenute per "l'allontanamento domiciliare" della Orlandi, spese divise per quattro archi temporali definiti. Una pratica obbligatoria nei servizi segreti di ogni Stato del pianeta: alla fine di un'operazione, anche quelle in cui vengono usati fondi neri, i responsabili devono presentare il consuntivo di ogni spesa effettuata ai superiori.
La missiva è "presentata in triplice copia", come si usa fare da sempre in Vaticano anche per i documenti riservati (uno va ai destinatari dei vari dicasteri coinvolti, un altro resta nell'archivio dell'Apsa). Stavolta una copia è finita anche negli archivi della Prefettura degli affari economici, cioè il ministero della Santa Sede che aveva il compito di supervisionare le uscite dei vari enti vaticani. Non è una stranezza: nell'enorme armadio blindato che i ladri hanno aperto nel marzo del 2014 ci sono migliaia di documenti provenienti anche da altri enti vaticani. Tra cui, per esempio, le lettere di Michele Sindona spedite non in Prefettura, ma ai cardinali presidenti di pontifice commissioni.
Fosse veritiero, dunque, il rendiconto datato marzo 1998, pur in assenza delle 197 pagine di fatture, darebbe indicazioni e notizie sbalorditive che potrebbero aiutare a dipanare la matassa di un mistero irrisolto dal 1983. Perché dimostrerebbe, in primis, l'esistenza di un dossier sulla Orlandi mandato alla segreteria di Stato, mai consegnato né discusso con le autorità italiane che hanno investigato per decenni senza successo sulla scomparsa della ragazzina. Perché evidenzierebbe come la chiesa di Giovanni Paolo II abbia fatto investimenti economici importanti su un'attività investigativa propria, sia in Italia sia all'estero, i cui risultati sono a oggi del tutto sconosciuti. Perché il dossier citerebbe un fantomatico "Commando1" guidato direttamente da Agostino Casaroli, potente segretario di Stato della Santa Sede, forse un gruppo di persone composto da pezzi dei servizi segreti vaticani (il corpo della Gendarmeria ha funzioni di ordine pubblico e di polizia giudiziaria, ma svolge anche lavoro di intelligence per la sicurezza dello stato) che ha preso parte alle attività successive alla scomparsa della ragazza.
Ma, soprattutto, il resoconto diventa clamoroso quando mostra come tra il 1983 e la fine del 1984 il Vaticano, dopo indagini autonome, avrebbe investe in un primo "spostamento" la bellezza di 4 milioni di lire.
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Video "askanews" del 18 set 2017
Il dossier sintetizza gli esborsi sostenuti dal Vaticano dal 1983 al 1997. La somma totale investita nella vicenda Orlandi è ingente: oltre 483 milioni, quasi mezzo miliardo di lire.
L'elenco riempie pagina due, tre, quattro e, in parte, cinque del rendiconto. La prima voce riguarda il pagamento di una "fonte investigativa presso Atelier di moda Sorelle Fontana". La Orlandi, nell'ultima telefonata alla famiglia prima della sparizione, aveva in effetti detto che qualcuno le aveva proposto di pubblicizzare i prodotti di una marca di cosmetici, la Avon, durante una sfilata delle stiliste Fontana. Per la fonte, la Santa Sede aveva sborsato 450.000 lire. C'era un'altra spesa per la "preparazione all'attività investigativa estera" costata altre 450.000 lire, uno "spostamento" da ben 4 milioni di lire e, soprattutto, le "rette vitto e alloggio 176 Chapman Road Londra".
Chi ha scritto il documento, come vedremo, aveva digitato male l'indirizzo: a quello giusto c'è la sede londinese dei padri scalabriniani, la congregazione dei missionari di San Carlo fondata nel 1887 da Giovanni Battista Scalabrini. Dagli anni sessanta gestiscono un ostello della gioventù destinato esclusivamente a ragazze e studentesse. Nel periodo 1983-1985, per le rette, erano stati versati 8 milioni di lire. Il prezzo giusto, mi dico, per ospitare una persona in quell'arco temporale (per dare un ordine di misura, nel 1983, secondo i dati storici della Banca d'Italia, lo stipendio medio di operai e impiegati era di circa 500.000, 600.000 lire nette al mese).
La prima pagina si chiude con i costi per l'"indagine formale in collaborazione con Roma" (23 milioni) e con la misteriosa "attività di indagine riservata extra 'Commando 1', direzione diretta Cardinale Casaroli", per una cifra di 50 milioni di lire. Agostino Casaroli era il segretario di Stato che nella vicenda Orlandi ha avuto un ruolo importante, soprattutto all'inizio.
La nota, nella seconda e nella terza pagina, racconta i costi sostenuti per l'"allontanamento domiciliare" di Emanuela nel periodo "febbraio 1985-febbraio 1988". Si elencano dispendiosi viaggi a Londra di esponenti vaticani di altissimo livello, soldi investiti per la "attività investigativa relativa al depistaggio", spese mediche in ospedali e fatture per specialisti in "ginecologia". Si parla di "un secondo" e di "un terzo trasferimento", di decine di milioni di lire per "rette omnicomprensive" di vitto e alloggio.
Gli anni scorrono. Arrivo all'ultima pagina. Il documento segnala che il resoconto dei costi per le attività relative alla cittadina Orlandi e al suo "allontanamento domiciliare" si riferisce stavolta al periodo "aprile 1993-luglio 1997". Le voci del quadriennio sono solo tre: oltre alle solite rette (con "il dettaglio mensile e annuale in allegato 22") e ad altre "spese sanitarie forfettarie", figura il capitolato finale. Mi si gela il sangue: "Attività generale e trasferimento presso Stato Città del Vaticano, con relativo disbrigo pratiche finali: L. 21.000.000".
La lista finisce qui, ma in fondo alla quinta pagina il mittente aggiunge una postilla. "Il presente documento è presentato in triplice copia, per dovuta conoscenza ad entrambi i destinatari, si rimanda a documentazione allegata sulle modalità di redazione. Non si espleta funzione di protocollazione come da richiesta. APSA è sollevata dalla custodia della documentazione allegata presentata in originale. In fede, Lorenzo Cardinale Antonetti. Stato Città del Vaticano, A.D. 1998, mese di marzo giorno 28."
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17 agosto 2017

Dino Marafioti

L’ultimo lavoro di Dino Marafioti trovato morto nel suo appartamento all’età di 53 anni il 17 agosto 2013. Per 22 anni giornalista e redattore di Radio Radicale. Questo era il suo primo servizio video che raccoglie in modo critico e analitico i fatti e le informazioni sul caso della scomparsa di Emanuela Orlandi. Ne andava così fiero tanto da auspicarne la sua diffusione anche attraverso altri canali, comprese le televisioni.
Grazie Dino.
Timeline Video: (capitoli automatici in “Descrizione – Mostra altro“)
– Prologo [00:01:28]
– Pietro Orlandi [00:04:54]
– Natalina Orlandi [00:09:25]
– Telefonata Amerikano [00:10:25]
– Primo appello Papa Giovanni II [00:12:33]
– La pista internazionale Alì Agca [00:12:47]
– Marco Beltrandi – ex Parlamentare Radicale [00:13:44]
– Fabrizio Peronaci – Corriere della Sera [00:15:27 – 00:27:56]
– Marco Accetti – Indagato [00:18:15 – 00:36:10]
– “Emanuela e le altre” – Panorama- Mirella Gregori [00:24:11]
– Appello Papa Giovanni II per Emanuela e Mirella [00:24:57]
– Giuseppe Nicotri[00:30:23]
– Banda della Magliana [00:31:42]
– Giuseppe Nicotri pista via Monte del Gallo [00:48:48]
emanuelaorlandi.altervista.org

01 agosto 2017

“Storie – Chi l’ha Visto?” – Emanuela Orlandi, Mirella Gregori, Josè Garramon

Il caso irrisolto di Emanuela Orlandi si intreccia a quello di Mirella Gregori e Josè Garramon nella trasmissione Chi l’ha Visto? “Storie”
Le tre vicende sulle quali ci sono ancora tanti, troppi, interrogativi.
Mirella Gregori sparì nel nulla il 7 maggio 1983 all’età di 15 anni, Emanuela Orlandi il 22 giugno dello stesso anno in una storia intricatissima che ha coinvolto lo Stato Vaticano, lo Stato Italiano, l’Istituto per le Opere di Religione, la Banda della Magliana, il Banco Ambrosiano e i servizi segreti. José Garramon morì il 20 dicembre del 1983: Marco Accetti è l’uomo ritenuto responsabile dell’omicidio e lui stesso ha ammesso di aver preso parte al “rapimento conseziente” delle ragazze.
Nella puntata andata in onda il 6 agosto 2014 le tre storie vengono analizzate e in alcuni casi vi si trovano circostanze comuni.

Video trasmissione

1. Margherita Gerunda -Magistrato- [00:28:04, 00:29:19, 00:33:06,  00:36:12, 00:47:11, 00:49:18]
2. Dichiarazione Raffaella Monzi [00:05:36, 00:07:04]
3. Telefonata Emanuela [00:06:07]
4. Dichiarazioni Sambuco Alfredo [00:13:10, 01:32:24]
5. Ricostruzione prima telefonata Pierluigi [00:18:17]
6. Prima telefonata di Mario [00:21:40]
7. Primo appello di Papa Wojtyla [00:32:25]
8. Prima telefonata dell’Amerikano [00:33:16]
9. Registrazione voce Emanuela (“Convitto….”) [00:36:46]
10. Attentato al Papa [00:34:25]
11. Ferdinando Imposimato [00:35:20]
12. Ritrovamento fotocopia Tessera (“Con tanto affetto…”) [00:42:04]
13. Telefonata a casa di Laura [00:42:55]
14. Audiocassetta Piazza S.Pietro e via della Dataria [00:43:34]
15. Telefonata dell’Amerikano al Cardinale Casaroli [00:44:17]
16. Scadenza ultimatum 20 luglio [00:46:30]
17. Gennaro Egidio [00:48:04]
18. Comunicato Turkesch [00:50:23]
19. Mirella Gregori [00:51:42]
20. Dichiarazioni Sonia De Vito [00:56:16]
21. Inaugurazione bar Gregori [00:58:53]
22. Dichiarazione fidanzatino di Mirella [00:59:57]
23. Inchiesta Panorama [01.01.42]
24. Telefonata Amerikano al bar Gregori (descrizione abbigliamento) [01:05:08]
25. Appello Presidente della Repubblica (Sandro Pertini) per Mirella [01:27:23]
26. Telefonata Amerikano ad Egidio [01:08:27]
27. Adele Rando (Giudice Istruttore) [01:10:09]
28. Reticenze Vaticano [01:11:04-01:35:14]
29. Raoul Bonarelli [01:12:16]
30. Telefonata Bonarelli-Superiore [01:13:29]
31. Ultimo appello Ercole Orlandi [01:15:15]
32. Telefonata anonima a ClV? [01:16:57]
33. Morte De Pedis [01:17:34]
34. Sabrina Minardi [01:18:25-01:22:14-01:28:10]
35. Banda della Magliana [01:19:13-01:33:14]
36. Don Vergari – Poletti [01:19:42]
37. De Pedis apertura tomba [01:21:13]
38. Sergio Virtù [01:27:22]
39. Testimonianza Angelo [01:28:27]
40. Angelo Cassani (Ciletto) Gianfranco Cerboni (Gigetto) [01:30:15]
41. Ior-Antonio Mancini-Rosario Priore [01:33:07]
42. Preti pedofili [01:34:08]
43. Somiglianze Orlandi-Gugel [01:35:27]
44. Marco Accetti (Flauto) [01:37:17]
45. Marco Accetti (Josè Garramon) [01:42:17]
46. Marco Accetti (Licio Gelli) [01:48:59]
47. Marco Accetti (Pista pedofila) [01:52:47]
48. Marco Accetti (Padre Stefano) [01:54:10]
49. Marina Baldi (Genetista) [01:55:58]
emanuelaorlandi.altervista.org

09 luglio 2017

“Enigma” – Rai Tre – Il caso Emanuela Orlandi

Il caso di Emanuela Orlandi nella trasmissione televisiva di Rai Tre “Enigma”.
Nella puntata del 6 febbraio 2004 il conduttore della trasmissione televisiva di Rai Tre “Enigma”, Andrea Vianello, tratta la scomparsa di Emanuela Orlandi: un caso che rimane avvolto nel mistero, e nonostante sia stato archiviato dalla Procura di Roma nel 1997 per mancanza di prove, lascia spazio a numerosi interrogativi irrisolti.
In studio saranno ospiti: Ferdinando Imposimato, magistrato e studioso del caso Orlandi, Antonio Fortichiari, autore del libro “E’ Viva“, Francesco Bruno, criminologo, e all’epoca della scomparsa consulente scientifico del Sisde, Severino Santiapichi, ex presidente Corte d’Assise che giudico’ Ali AgcaAndrea Tornielli, vaticanista, il Professore Giampiero Benedetti, perito fonico/linguistico, che analizzera’ le voci delle telefonate ricevute dalla famiglia e una cara amica di Emanuela, Patrizia Caiffa. In esclusiva una intervista al padre della ragazza scomparsa, Ercole Orlandi.
Timeline video: (capitoli automatici in “Descrizione – Mostra altro“)
– Voce Emanuela [00:00:27]
– Ercole Orlandi [00:04:22]
– Ferdinando Imposimato [00:05:35]
– Francesco Bruno [00:06:24]
– Antonio Fortichiari [00:07:01]
– Ricostruzione fatti del 22 giugno 1983 [00:08:52]
– Andrea Tornielli perito fonico [00:13:40]
– Ricostruzione Telefonate Pierluigi e Mario [00:15:06]
– Patrizia Caiffa amica Emanuela [00:22:29]
– L’Amerikano [00:26:33]
– Perizia voce Amerikano [00:33:47]
– Piste ipotizzate [00:38:14]
– Alì Agca [00:42:42]
– Severino Santiapichi [00:48:12]
– Mirella Gregori [00:52:55]
– Città del Vaticano [01:00:09]
– Cardinale Silvio Oddi – Raul Bonarelli [01:02:12]
– Messaggi rivendicazione [01:17:55]
– Voce Emanuela [01:23:48]
– Avvistamenti Emanuela [00:27:18]
– Ritrovamento teschio 13 mag 2001 [01:34:33]
– Appello Ercole Orlandi [01:41:10]
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07 luglio 2017

“Blu notte misteri italiani” – I fatti della banda della Magliana

Blu notte misteri italiani – Carlo Lucarelli
“Blu notte misteri italiani” – La banda della Magliana, andato in onda l’ 08.07.2011. Il conduttore, Carlo Lucarelli, racconta, come una storia di gangster della Chicago degli anni ’30 le vicende dei componenti  della Banda della Magliana. Non solo una storia di omicidi, droga, soldi, vendette e tradimenti che si svolge nella Roma a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 ma un mistero italiano che come tutti i misteri…
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02 luglio 2017

Accordo Magistratura Vaticano

Accordo Magistratura-Vaticano dal film “La verità sta in cielo”
Stralcio Agenzia Ansa del 29 marzo 2017
ANSA) – PARIGI, 29 MAR -“La verità sta in cielo“, il film di Roberto Faenza sul caso di Emanuela Orlandi, la ragazza di 15 anni figlia di un commesso pontificio, rapita a Roma il 22 giugno 1983 e mai ritrovata, è stato presentato ieri a Parigi in occasione della Giornata Internazionale per il Diritto alla Verità sulle Violazioni Flagranti di Diritti dell’Uomo e la Dignità delle Vittime. Alla serata hanno partecipato Roberto Faenza, l’attrice Greta ScaranoPietro Orlandi, il fratello di Emanuela, e il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo. Il film, interpretato da Riccardo ScamarcioMaya Sansa e Valentina Lodovini tra gli altri, è uscito in Italia a ottobre: racconta gli intrecci nascosti dietro il rapimento e ora andrà in giro per l’Europa.…” (ANSA).
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26 giugno 2017

Emanuela Orlandi, Mons. Becciu: “Per noi il caso è chiuso”

Trentaquattro anni dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi, la famiglia fa una mossa che potrebbe portare a risultati clamorosi. Per la prima volta nel documento che è stato depositato lunedì 19 giugno presso la Santa Sede, si parla ufficialmente ed esplicitamente di un «dossier» custodito in Vaticano. Seguirà la pratica lo studio dell’avvocato Annamaria Bernardini de Pace nella persona dell’esperta rotale Laura Sgró.
In due riprese, nel 2012 e successivamente nel 2015, i “corvi” del vaticano sottrassero numerosi documenti riservati che vennero poi pubblicati dai giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldima nessuno si era mai chiesto se fossero stati gli unici e tutti.
Nel frattempo il sostituto per gli affari generali della segreteria monsignor Angelo Becciu è categorico nell’affermare: “Abbiamo già dato tutti i chiarimenti che ci sono stati richiesti. Non possiamo fare altro che condividere, simpatizzare  e prendere a cuore la sofferenza dei familiari però per noi è un caso chiusoNon so se la magistratura ha qualcosa ma noi non abbiamo niente da dire in più rispetto a quanto detto tempo fa“.
approfondisci sul Corriere della Sera (Fiorenza SARZANINI) articolo 19/06/2017articolo 20/06/2017
(Agenzia Vista) Roma, 19 giugno 2017 Fonte: Vista Agenzia Televisiva Nazionale  / Alexander Jakhnagiev
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14 giugno 2017

Dino Marafioti – Il Caso Orlandi: Pensieri, Parole, Opere ed Omissioni

di Dino Marafioti una produzione RadioRadicale.it
L’ultimo lavoro di Dino Marafioti trovato morto nel suo appartamento all’età di 53 anni il 17 agosto 2013. Per 22 anni giornalista e redattore di Radio Radicale. Questo era il suo primo servizio video che raccoglie in modo critico e analitico i fatti e le informazioni sul caso della scomparsa di Emanuela Orlandi. Ne andava così fiero tanto da auspicarne la sua diffusione anche attraverso altri canali, comprese le televisioni.
Grazie Dino.
Timeline Video: (capitoli automatici in “Descrizione – Mostra altro“)
– Prologo [00:01:28]
– Pietro Orlandi [00:04:54]
– Natalina Orlandi [00:09:25]
– Telefonata Amerikano [00:10:25]
– Primo appello Papa Giovanni II [00:12:33]
– La pista internazionale Alì Agca [00:12:47]
– Marco Beltrandi – ex Parlamentare Radicale [00:13:44]
– Fabrizio Peronaci – Corriere della Sera [00:15:27 – 00:27:56]
– Marco Accetti – Indagato [00:18:15 – 00:36:10]
– “Emanuela e le altre” – Panorama- Mirella Gregori [00:24:11]
– Appello Papa Giovanni II per Emanuela e Mirella [00:24:57]
– Giuseppe Nicotri[00:30:23]
– Banda della Magliana [00:31:42]
– Giuseppe Nicotri pista via Monte del Gallo [00:48:48]

02 maggio 2017

Pietro Orlandi continua la sua battaglia e rilancia una nuova Petizione


Una Petizione a Papa Francesco per tenere sempre alta l’attenzione sul caso di Emanuela Orlandi e sul diritto alla Verità e Giustizia per ogni singolo cittadino.
Come è giusto che sia, Pietro Orlandi non si ferma e riparte da una nuova Petizione. Dopo aver indirizzato le precedenti richieste a Papa Ratzinger, al Segretario di Stato Vaticano e al Presidente Mattarella, questa volta si rivolge direttamente a Papa Francesco a cui chiede il Diritto alla Verità e alla Giustizia per il caso tristemente noto di sua sorella Emanuela, cittadina vaticana, ormai trascinato da quasi 34 anni in un vortice di menzogne, piste false e presunti colpevoli.
La nuova Petizione, che è on-line sul blog a lei dedicato e sulla piattaforma change.org già da qualche settimana, ha superato ben 37.000 firme nonostante non sia stata supportata dai media in maniera particolare, come Pietro stesso dichiara ai microfoni di Radio Radicale. Nell’intervista telefonica rilasciata il 26 aprile scorso, Pietro ancora una volta torna sull’argomento trattato nell’ultima scena del Film di Faenza, “La Verità sta in Cielo”, in cui si evidenzia la “trattativa” avvenuta tra un rappresentante della Santa Sede e un Magistrato. Per chi non avesse avuto modo di vedere il Film, la scena riporta l’incontro, realmente accaduto, tra i due personaggi in un museo, nel corso del quale il prelato spiega di non voler/poter procedere con l’azione di spostamento dell’insolita sepoltura di Enrico “renatino” De Pedis in Sant’Apollinare, per evitare pettegolezzi e dicerie che avrebbero potuto creare imbarazzo alla Chiesa. Da quell’incontro ne scaturì un accordo, in base al quale in cambio della richiesta di far operare alla Procura di Roma tale operazione, la Chiesa si sarebbe impegnata a consegnare al magistrato un dossier secretato in Vaticano sul rapimento di Emanuela.
Il dossier, chiamato “Rapporto Emanuela Orlandi” e presente sulle scrivanie vaticane già nel 2012, non arrivò mai in Procura probabilmente perché in esso contenuti passi importanti dell’accaduto che avrebbero svelato almeno in parte la responsabilità del Vaticano sulla triste vicenda.
Petizione
Petizione per Emanuela
Il film è stato scelto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per celebrare la “Giornata Internazionale del Diritto alla Verità” ed è stato proiettato nella prestigiosa sala grande della Cinémathèque di Parigi lo scorso 28 marzo, per volontà  dell’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles alla presenza del regista, del fratello di Emanuela e del Magistrato che fu a capo dell’inchiesta Giancarlo Capaldo, che non ha voluto firmare l’istanza di archiviazione.
E’ su quelle carte che non arrivarono mai in Procura che si concentra la richiesta di Pietro, carte che potrebbero se non chiarire totalmente, almeno far luce su molti passaggi. E’ sacrosanto il diritto della famiglia di venirne a conoscenza.
Papa Francesco si è fatto portatore del “Costruiamo ponti e non innalziamo muri” afferma Pietro. La grandissima adesione di così tanta gente a questa nuova Petizione rispecchia la volontà di un Paese intero che non ci sta a far finta di niente:  trapela un forte senso di Giustizia. Il muro di omertà eretto dal Vaticano deve essere abbattuto dal principio del Diritto.
Non bisogna accettare mai un’ingiustizia” che sia un giorno, una settimana, o la si subisca incomprensibilmente da ben 34 anni.

28 dicembre 2016

I delitti del Mostro di Firenze. Chi era il terzo livello?


Fin dai primi tempi che ho iniziato ad occuparmi della vicenda del Mostro di Firenze mi capitava spesso che qualcuno mi indicasse il giudice Vigna, ovverosia il procuratore di Firenze che allora coordinava le indagini, come uno degli assassini che uccidevano le coppiette.
Lì per lì la cosa mi parve abbastanza fantasiosa e pensai a leggende metropolitane.
Una volta, chiedendo espressamente alla Carlizzi se fosse coinvolto il giudice Vigna mi rispose in un modo enigmatico, ma mi fece capire che la risposta era sì. Non rispose né con un sì né con un no, ma con una mail in cui mi spiegava che la faccenda era molto più complessa di quanto pensassi.

Conservo ancora la mail, in cui mi disse che i delitti venivano effettuati da personaggi potenti, insospettabili, con un cordone di forze dell’ordine a proteggere il luogo del delitto.
Secondo la Carlizzi, se alla stampa dell’epoca veniva data in pasto la notiziola del “serial killer isolato” era solo perché tra gli assassini figurava il giornalista Mario Spezi, cioè colui che coordinava la cronaca de La Nazione dell’epoca, e che per primo dava notizia dei delitti.
In pratica, gli assassini se la cantavano e se la suonavano tra loro.

Prima uccidevano, poi loro stessi facevano gli articoli e coordinavano le indagini.

Ovviamente ben protetti da organi dello stato, politici, alti magistrati, ecc.

Negli anni ho capito che questa versione dei fatti, che pareva una follia, è invece probabilmente quella corretta. Vediamo insieme alcuni tasselli che, messi insieme, potrebbero portare a queste conclusioni.

- Tempo fa incontrai un funzionario della questura di Firenze che aveva partecipato alle indagini sul Mostro. Mi disse “sa avvocato, all’inizio non credevo alle cose che scriveva, sulla Rosa Rossa, Dante Alighieri, e tutto il resto. Però io so, come lo sa quasi tutta la questura di Firenze, che le indagini si fermarono quando arrivarono al procuratore Vigna. E sa dove abita il giudice Vigna? Proprio come dice lei… in una via con dei numeri e con un nome che sono esattamente la conferma di quel che dice lei”. Proprio come disse la moglie di Calamandrei dunque. Vigna sparava. Calamandrei tagliava.
- Ma perché mi dice questo? - domandai - quali sarebbero questi indizi che portavano al procuratore?
- Tutti. - Rispose - Tutte le evidenze portavano unicamente a lui e ad altri compari. La SAM fu smantellata quando si accorsero che uno degli assassini era lui.

Rimasi un po' sconcertato dalle parole del funzionario. Follia? Depistaggio? La voglia magari di farmi scrivere un articolo che poi avrebbe potuto portare alla chiusura del blog, oltre ovviamente a denunce varie? Lì per lì pensai anche questo. Ma le evidenze successive mi hanno fatto cambiare idea.

- Come abbiamo detto in un precedente articolo, il commissario Giuttari, che è colui che condusse le indagini sul Mostro portando in galera i cosiddetti “compagni di merende”, ha scritto tre romanzi, Scarabeo, La Loggia degli Innocenti, e Basilisco, cui è seguito il recente “Le rose nere di Firenze”; questi romanzi non sono in realtà veri e propri romanzi, nel senso che l’ex commissario ha in realtà scritto sotto forma simbolica e metaforica, la verità sulle indagini di allora. Quella verità che egli non riuscì a far emergere processualmente perché qualcuno fermò le indagini.
Nella trilogia egli fa riferimento ad un’organizzazione massonico-esoterica di pedofili, a cui capo mette… il procuratore capo di Firenze. Nel romanzo il procuratore si chiama Alberto Gallo. Il nome non è scelto a caso. Oltre a richiamare l’alba (l’alba d’oro della Golden dawn e della Rosa Rossa) il nome è quello di Alberto Gallo, avvocato romano che fu coinvolto in un’inchiesta di pedofilia internazionale, che portava fino al Belgio e al famigerato Dutroux, e coinvolgeva anche importanti personaggi italiani. Insomma, considerando poi che tutti i riferimenti simbolici della trilogia di Giuttari riconducono a fatti e personaggi reali che riguardavano le vicende del Mostro, nel romanzo Giuttari dà un'indicazione ben precisa su chi secondo lui sarebbe coinvolto. E tale indicazione è, tra le altre, proprio la figura del procuratore capo di Firenze.
Giuttari si fa poi più esplicito nell’ultimo romanzo “Le rose nere di Firenze”, dove i riferimenti sono chiarissimi anche a chi non è esperto di simbolismo.
Intanto nella copertina del libro, la scritta “nere” è di colore rosso.
Il che richiama due cose: da una parte richiama immediatamente la Rosa Rossa; dall’altra richiama un altro libro, scritto da uno dei legali di Mario Vanni, Nino Filastò, dal titolo “La notte delle rose nere” pubblicato qualche anno fa da Mondadori.
Il libro è inoltre zeppo di riferimenti a personaggi reali e riconoscibilissimi, coinvolti a vario titolo nella vicenda del Mostro.

Ma soprattutto il riferimento al procuratore Vigna, nel romanzo "La loggia degli innocenti", è chiarissimo.

- C’è poi un altro romanzo significativo.
Thomas Harris, l’autore de “Il silenzio degli innocenti”, ha scritto il romanzo Hannibal; tale romanzo, come abbiamo detto altrove, era in realtà una chiara minaccia a Giuttari (che nel romanzo viene chiamato “commissario Pazzi”). Nel libro poi compaiono dei riferimenti a dir poco singolari. Hannibal infatti arriva a Firenze, facendoci assumere come esperto di Dante a Palazzo Bevilacqua; nel suo discorso inaugurale, Hannibal parla alla platea ricordando il canto 13 dell’inferno, quello dei suicidi, citando Pier della Vigna, un traditore che si suicidò per vergogna. Considerando che il romanzo fa esplicito riferimento alle vicende del Mostro di Firenze, considerando che il personaggio del commissario Pazzi è chiaramente riconoscibile, e considerando i molti, troppi riferimenti alla realtà, quel riferimento a Pier della Vigna sembra abbastanza singolare, dato che il nome del procuratore Vigna è, appunto, Pier Luigi Vigna.
Un chiaro riferimento anche al procuratore, a cui sembra venga dato un avvertimento.

E il riferimento non è neanche troppo mascherato o occulto. E' proprio palese.

- Uno degli indizi più importanti è però dato dalla testimonianza della moglie del farmacista Calamadrei, processato per essere tra i mandanti dei delitti del Mostro (e assolto nei primi mesi del 2008). La donna, Mariella Ciulli, dichiarò che il marito era il Mostro. “Mio marito tagliava, Vigna sparava” dichiarò.

La signora fu internata in manicomio con un TSO e giudicata pazza.

Calamandrei, dopo essere stato assolto dall'accusa di essere il Mostro, fu invitato ad una trasmissione TV, "Ricominciare" di Alda D'Eusanio, dove ricordò che la moglie era pazza. "Tanto pazza che accusò anche il giudice Vigna", disse Calamadrei in trasmissione.

- Spezi, come è noto, si fece 23 giorni di galera per la vicenda del Mostro, grazie alle indagini di Giuttari e Mignini. Uscito di galera fece una dichiarazione a dir poco curiosa. Dichiarò infatti che la sera prima di uno dei delitti si era visto con il procuratore Vigna. E disse: “Devo forse preoccuparmi per lui?”

La dichiarazione di Spezi era in realtà ironica, nel senso che il giornalista, lamentando di essere accusato ingiustamente, una volta uscito dichiarò di essere stato incastrato solo perché aveva una tesi diversa da quella della procura di Perugia e solo perché aveva la colpa di aver conosciuto in gioventù Calamandrei. Ironicamente disse quindi se doveva preoccuparsi anche per Vigna, essendo buon conoscente di costui.
Ma considerando l’assoluta mancanza di senso dell’ironia di Spezi, io sarei piuttosto propenso a vedervi un messaggio in codice di minaccia: “se mettete dentro me, farò altri nomi”.

E sarei propenso a dare una lettura aletrnativa al fatto che Spezi e Vigna si incontrassero proprio la sera prima di uno dei delitti.

- Altro particolare interessante è che il delitto di Vicchio non avvenne in una zona isolata e nella boscaglia, come qualcuno voleva farci credere. No. Il delitto di Vicchio avvenne a pochi metri dalla strada, in una posizione visibilissima dalla strada provinciale 41, e a poche centinaia di metri dall’abitazione di campagna del giudice Vigna.

A questo punto allora è chiaro che versione ufficiale della stampa, di un serial killer furbissimo, che è riuscito a sfuggire alla polizia di mezzo mondo, non regge.

Perché compiere un delitto non solo sulla strada, ma a pochi metri dall’abitazione di un giudice che indagava su di lui, significherebbe essere dementi.

Il delitto avvenne nel mese di luglio, quando il sole cala molto tardi, verso le nove della sera. L’ora della morte fu stabilita intorno alle nove e mezza, dieci. Era domenica. Era insomma un giorno ed un’ora in cui la possibilità di essere visti da qualcuno era altissima, perché a quell’ora e in quel giorno, da quella strada, potevano senz'altro transitare delle auto.

Un serial killer isolato non avrebbe potuto sparare, e fare scempio del cadavere, da solo, e per giunta in una zona ad alto rischio di essere scoperti.

La cosa sorprendente è che i giornali non abbiano mai rilevato questa strana circostanza.
A questo punto quindi è molto più verosimile la versione datami dalla Carlizzi: i delitti avvenivano ad opera di gente che era protetta da un cordone di forze dell’ordine.

Erano delitti che avvenivano in tutta tranquillità.

Con la sicurezza di una copertura.

- Occorre poi considerare un altro dato. Le prove contro Pacciani furono senz’altro manipolate, e questo è un dato di fatto. La famosa storia del bossolo trovato nell’orto di Pacciani fu infatti una clamorosa balla, confermata non solo dall’assurdità dei tempi e modi del ritrovamento, ma da alcune persone che furono presenti quel giorno, le quali mi hanno confermato che tutti videro Perugini trovare da solo il bossolo, e tutti capirono che lo aveva tirato fuori a bella posta; ma molti dei partecipanti all’operazione di allora, per paura, evitarono di dichiararlo.
Anche la famosa storia dell’asta guidamolla inviata per posta non ha mai convinto nessuno. L’asta guidamolla infatti è l’unico pezzo di una pistola che ad una analisi peritale non può farsi risalire con certezza ad una precisa pistola.

Allora la domanda è questa. Perché tanto accanimento nell'accusare una persona che forse era coinvolta, sì, ma non era certo uno dei personaggi più importanti della vicenda?

La risposta è probabilmente che l'opinione pubblica reclamava colpevoli, e quindi fu deciso di dare in pasto alla nazione il solo Pacciani insieme ai compagni di merende.

Mentre il livello superiore l'ha sempre fatta franca, anche perché chi ha provato ad indagare sul livello superiore o è morto, oppure è stato condannato, come è successo di recente per Giuttari e Mignini.

Pacciani, nel 1997, dichiarò al quotidiano "Il giornale" che c'era un complotto contro di lui ordinato da Vigna, perchè durante la seconda guerra mondiale gli ordinarono di uccidere i parenti del futuro procuratore. Entrambi infatti erano nativi della stessa zona (il procuratore Vigna è nato a Borgo San Lorenzo, dove avvenne il delitto di Pasquale Gentilcore e Stefania Pettini) e le loro vite si erano intrecciate già anni prima, quando il mostro ancora non era apparso.

Vero o no che sia, certo è che Pacciani, colpevole o innocente che fosse, fu incastrato volutamente e non per ragioni di giustizia.

http://archiviostorico.corriere.it/1997/febbraio/04/Vigna_replica_Pacciani_che_accusa_co_0_9702048949.shtml

- Per finire. La tesi della Carlizzi, di delitti compiuti da pesonaggi potenti, protetti dalla forze dell’ordine, mi pare confermata dalle circostanze del delitto in cui persero la vita Carmela Di Nuccio e Giovanni Foggi.
In questo delitto la vittima è la sorella di un poliziotto in servizio proprio nella zona di Firenze. Appare strano, per non dire assurdo, che i giornali non abbiano mai rilevato anche quest’altra circostanza. Ma come? Il Mostro uccide la sorella di un poliziotto fiorentino e nessuno sottolinea la cosa?
Sarebbe, di per sé, una notizia bomba. Che però viene taciuta dai giornali.
Come è stato taciuto che uno dei delitti fu commesso a pochi metri dall’abitazione del procuratore Vigna.
Inoltre, ad approfondire la vicenda, chi è che trova i cadaveri, la mattina dopo il delitto? To. Che combinazione. Un poliziotto che era in servizio alla questura di Firenze.
A questo punto è interessante notare qual è la tesi su questo delitto proposta da Nino Filastò, legale di Mario Vanni. La tesi di costui (che è un anticomplottista per eccellenza e bolla come deliri le tesi della Rosa Rossa e la tesi esoterica in genere) è che ad uccidere fossero persone delle forze dell’ordine, in quanto nell’auto delle vittime il libretto di circolazione era posizionato sul cruscotto, come se la vittima avesse estratto i documenti per un controllo. Controllo che non poteva essere altro che un controllo delle forze dell’ordine.
Per una volta la tesi di un anticomplottista coincide con quella della complottista Carlizzi.

E tutto lascia pensare che le vittime non fossero scelte a caso. E che fossero coinvolti degli esponenti delle forze dell'ordine.

- Il procuratore Vigna fu nuovamente accusato, questa volta da un certo Domenico Rizzuto, le cui dichiarazioni, con i successivi riscontri trovati dagli inquirenti, fecero finire in galera per 23 giorni il giornalista Mario Spezi.

A questo punto, l'ipotesi che dietro ai delitti ci fosse il procuratore Vigna stesso non è tanto peregrina. Anzi.

Quel che è certo è che Mariella Ciulli è morta in manicomio.
Rizzuto fu sbattuto in galera, pronto probabilmente ad essere “suicidato” in un futuro prossimo venturo.
Il procuratore Vigna fu nominato a capo dell’antimafia.
Mentre Spezi, quale ruolo migliore che come consulente del film “The Monster of Florence” che verrà interpretato da George Clooney?

La Carlizzi, come si sa, è morta, ma voglio farla parlare attraverso il copia e incolla di parti di una sua mail inviatami tanto tempo fa.

ho in mano le prove per far uscire allo scoperto il doppio gioco di XXXXX, da quando nel 95 Vigna, dopo essere stato smascherato da me nel caso Bevilacqua, puntò i piedi, condizionando l'accettazione di andarsene da Firenze e assumere la carica di capo dell'antimafia, al fatto che prima dovevano dare a XXXX la carica di XXXXX, e che lo stesso avrebbe dovuto occuparsi del Mostro, sviluppando false indagini. Infatti fu firmato un documento di trecento cartelle, nel quale al capitolo uno si leggeva: "Depistamento doloso delle indagini sul Mostro ad opera di funzionari delle forze dell’ordine. All'interno del capitolo, figuravano nomi e cognomi di colonnelli e alti funzionari, i quali avrebbero fatto da "palo" al Mostro mentre uccideva. In che modo?
Semplice. Poichè all'epoca tutte le zone in odore di Mostro erano piantonate da schieramenti di agenti della Sam, mimetizzati anche da coppie infrattate, e giravano le macchine della polizia tutta la notte, le forze di XXXXXX si appostavano con la loro auto e il lampeggiatore, dove il Mostro poteva tranquillamente uccidere, in modo che qualora i colleghi della Sam fossero passati di lì, vedendo che già c'erano altri colleghi, non si sarebbero fermati......
Il documento fu usato anche per ricatti terribili, e per questo ti ripeto, ho urgenza di parlare con XXXX.
Dobbiamo anche fare in modo di vederci al più presto, e approfittare della attuale situazione politica, per inchiodare i responsabili dell'antistato, i pedofili che hanno coperto Spezi e qualcun altro, perchè ricattati.


Per finire.

Sono stato a lungo indeciso se pubblicare o meno questo articolo.

Per mesi ho anche cercato a lungo in varie biblioteche un articolo di cui mi aveva parlato la Carlizzi pochi giorni prima di morire. Mi disse di cercare un articolo sul settimanale Gente, ove la moglie del procuratore Vigna veniva intervistata e dichiarava "mio marito è il mostro". La donna sarebbe poi morta in un incidente qualche giorno dopo, mentre andava in bicicletta.

Lo stato pietoso delle nostre biblioteche (tra numeri mancanti, errori di catalogazione, mancanza di personale e quindi impossibilità di fare una ricerca approfondita) fa sì che in diversi mesi non sia riuscito a trovare nulla e alla fine mi sono arreso, ritenendo di avere raccolto già indizi sufficienti.

L'indecisione deriva dalla consapevolezza di pubblicare un articolo che mi espone come minimo ad una querela. Ma più che le querele sono altre e peggiori le conseguenze.

Stanotte mi rigiravo nel letto e ho iniziato una meditazione per cercare di capire cosa era meglio fare.

Mentre meditavo, non mi venivano in mente le conseguenze della querela, ma le immagini che vi propongo.

Ho scelto quindi di pubblicare questo articolo, fregandomene delle conseguenze.

paolofranceschetti.blogspot.it


20 agosto 2015

Orlandi Story prima parte: Emanuela Orlandi



Orlandi Story prima parte: Emanuela Orlandi from Mario Rossi Network on Vimeo.

La storia di tre vite spezzate che si intrecciano in un groviglio oscuro di misteri, bugie e depistaggi. Le famiglie delle vittime, dopo trentacinque anni, aspettano ancora giustizia. Mirella Gregori, studentessa romana quindicenne, il 7 maggio dell’83 dice alla madre di avere un appuntamento con un compagno di classe e scompare. Un mese dopo, il 22 giugno, sempre a Roma, scompare un’altra studentessa, ha 15 anni ed è cittadina vaticana, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia. Si chiama Emanuela Orlandi e frequenta il corso di flauto nella scuola di musica annessa alla Basilica di Sant’Apollinare. Con il sequestro e la presunta morte di Emanuela Orlandi si intreccia il mistero della morte del piccolo José Garramon, 12 anni, figlio di un funzionario uruguayano dell'Onu, che il 20 dicembre 1983 viene ritrovato ucciso da un furgone nella pineta di Castel Porziano, presumibilmente dopo essere stato sequestrato vicino casa all’Eur.

Emanuela Orlandi, Mirella Gregori, José Garramon – regia di Paolo Fattori e Francesco Paolo Del Re
Andata in onda su rai tre Mercoledì 6 agosto 2014 in prima serata
www.chilhavisto.rai.it

Orlandi Story seconda parte: Mirella Gregori:
http://vimeo.com/mariorossinet/orlandistory2mirella

Orlandi Story terza parte: José Garramon:
http://vimeo.com/mariorossinet/orlandistory3jose

30 luglio 2015

Emanuela Orlandi nella Basilica di Sant'Apollinare?



Emanuela Orlandi nella Basilica di Sant'Apollinare? from Mario Rossi Network on Vimeo.

"Riguardo al fatto di Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso, andate a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica di Sant'Apollinare e del favore che Renatino fece al cardinal Poletti, all'epoca".

Legami che Enrico De Pedis aveva con la mafia siciliana, la loggia massonica P2 e Roberto Calvi del Banco Ambrosiano, oltre che nella scomparsa di Emanuela Orlandi. Sabrina Minardi aveva anche raccontato di avere accompagnato Enrico De Pedis, quando era latitante, a due cene in casa del senatore Giulio Andreotti. Episodi che adesso la donna avrebbe raccontato anche nelle sue deposizioni.

Nel 2006 "Chi l'ha visto?" era riuscito a intervistare Sabrina Minardi che aveva già parlato dei legami che Enrico De Pedis aveva con la mafia siciliana, la loggia massonica P2 e Roberto Calvi del Banco Ambrosiano, anche se aveva escluso un proprio coinvolgimento nella scomparsa di Emanuela Orlandi. In una parte non trasmessa della stessa intervista Sabrina Minardi aveva anche raccontato di avere accompagnato Enrico De Pedis, quando era latitante, a due cene in casa del senatore Giulio Andreotti. Episodi che adesso la donna avrebbe raccontato anche nelle sue deposizioni.

22 marzo 2015

Intervista a Gioele Magaldi



Il Gran Maestro del Grande Oriente Democratico, autore del libro "Massoni. Società a responsabilità illimitata. La scoperta delle Ur-Lodges" racconta il background di Matteo Renzi, i suoi legami con la massoneria ed esprime il suo parere sulla prossima elezione del futuro Presidente della Repubblica. Che ruolo giocheranno in questa partita le superlogge sovranazionali? E che ruolo hanno giocato nei recenti attentati di Parigi?

Intervista a cura di Franco Fracassi.

06 novembre 2014

THE SECRET REDUX la nuova edizione delle avventure di Adam Mack



The Secret Redux, edito dalle Edizioni Inkiostro, utilizza l'immediato linguaggio dei comics per informare di argomenti come interferenze aliene, UFO, Nuovo Ordine Mondiale, esoterismo, cerchi nel grano e archeologia spaziale, in una coinvolgente docufiction basata sugli studi di importanti ricercatori del settore come Mauro Biglino, Corrado Malanga, David Icke e Zecharia Sitchin. Vincitore Comicus Prize come "Miglior serie italiana" e spesso ospite della rivista X-Times, The Secret Redux è considerata, dagli appassionati del genere, un vero e proprio fumetto di culto.

La Trama
Soul e Adam sono stati divisi dal crollo delle torri gemelle. Soul è morta e Adam no. Soul è stata inghiottita dal cemento e dal metallo fuso, mentre Adam ha cercato di sopravvivere costruendosi una vita sbagliata. Adam non ha smesso un attimo di amarla e, come richiamata dal suo dolore, un giorno Soul è tornata dall'inferno, ricomparendo nello stesso luogo, come se per lei non fosse passato che un attimo.
Inizia così il viaggio allucinante di Adam Mack alla ricerca della sua compagna, una strada che lo porterà a scoperchiare il vaso di Pandora e a scoprire l'incredibile esistenza di un governo occulto ed antichissimo che segrega gli esseri umani in una prigione per il corpo e un inferno per l'anima.

02 novembre 2014

Pier Paolo Pasolini: Io Sò



Io so.

Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.
Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974).
Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum".
Io so i nomi di coloro che, tra una Messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neo-fascisti, anzi neo-nazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto operettisticamente, a Città Ducale (mentre i boschi italiani bruciavano), o a dei personaggio grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli.