Visualizzazione post con etichetta Voce delle Voci. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Voce delle Voci. Mostra tutti i post

17 luglio 2018

I RE DEI FARMACI / IL TANDEM BARRA-PESSINA SBANCA IN CINA


L'irresistibile ascesa del gruppo "Walgreens Boots Alliance", che fa capo alla coppia italiana Stefano Pessina e Stefania Barra: vent'anni fa due signor nessuno e oggi a capo del più potente gruppo internazionale sul fronte della distribuzione dei prodotti farmaceutici.
Il gruppo italo-statunitesne, infatti, ha portato a segno un altro colpo da novanta: ossia l'acquisto del 40 per cento del pacchetto azionario della più importante catena farmaceutica cinese, "Sinopharm Holding GouDa Drugstores". La trattativa andava avanti da alcuni mesi ma ha subìto un'accelerazione nelle ultime settimane.
Un'espansione davvero senza confini. E partita – incredibile ma vero – da un piccolo deposito di farmaci nella sgarrupata periferia di Napoli, gestito dal pescarse Stefano Pessina, e da una farmacista di Lavagna, Stefania Barra.


Ornella Barra

Due vite che poi si congiungono sia sotto il profilo degli affari che degli affetti. Ed è recentissimo, solo un paio di settimane fa, l'ingresso nella super hit delle imprese a stelle e strisce della perla dell'impero Pessina, come ha dettagliato la Voce.
La scalata, riassunto molto sommariamente (ma potete trovare molte inchieste e articoli cliccando su "Pessina-Barra" nel cerca nomi del sito), comincia con alcune piccole acquisizioni in Francia. Poi si passa in altri paesi europei e infine in Inghiletrrra, dove ottengono il controllo della storica, principale catena di distribuzione dei farmaci. E' quindi la volta dello sbarco negli Usa, dove arrivano addirittura a mettere le mani sul colosso a stelle e strisce Walgreen Boots, che unisce il suo nome a quello di casa Barra-Pessina (Alliance).
Ci siamo già chiesti altre volte. Come mai le star internazionali Pessina-Barra non spiegano non tanto al piccolo mercato italiano ma ai mercati internazionali il segreto del loro successo? Niente per svelare segreti industriali, brevetti o robe simili, ma solo per far conoscere ad una platea più vasta, che giudica ancora l'Italia un paese di fascia non certo alta sotto il profilo industriale, il segreto di tanto successo.
Quale la ricetta vincente? Siamo tutti curiosi di saperlo.
A cominciare dalle origini del gruppo e della liquidità necessarie, all'epoca, per il decollo. Si fa nelle migliori famiglie, come è capitato nel caso Berlusconi: è lesa maestà nei confronti dei neo monegaschi Barra-Pessina?

To see the article visit www.lavocedellevoci.it

09 luglio 2018

VACCINI / UNA BAGARRE 5 STELLE MONTATA DAL CORSERA


Stavolta è il Corriere della Sera a montare la polemica tra i 5 Stelle sui vaccini. Una mezza pagina del 7 luglio titolata "La 5 Stelle: 'E se mentono sui vaccini?". Boh.
Al centro della querelle, nella ricostruzione effettuata dallo 007 di via Solferino Paolo Foschi, le dichiarazioni della senatrice pentastellata Elena Fattori, che con parole strappalacrime si rivolge alla collega e ministra della Salute Giulia Grillo.
Il nodo è nelle autocertificazioni che occorrerà presentare per le iscrizioni alle scuole in materia di vaccini.
Ecco le frasi griffate Fattori, da vero Libro Cuore: "Faccio i miei più sentiti auguri alla ministra che diventerà mamma, le auguro di poter vaccinare suo figlio come ha dichiarato. Perchè questa volontà non sempre si puo' adempiere".
E il finalone: "La prego di ricordarsi, quando darà i suoi pareri sulla legge che verrà, di tutti i bimbi fragili e delle mamme silenziose che li osservano senza fare clamore come foglie appese a un albero quando tira il vento forte"..

I DESIDERATA DI BIG PHARMA
Ottimo per una perfetta imitazione ungarettiana, il Fattori-Pensiero ("Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie"), meno per far chiarezza su un argomento tanto drammatico che coinvolge milioni di genitori e andrebbe trattato con competenza scientifica e senza ricorrere, appunto, al De Amicis.


Il Comitato per la libera scelta delle vaccinazioni

E' il caso di ribadire ancora una volta, per chi non ha capito, non ha voluto capire o per chi è in malfade, che la società italiana non si divide tra NO VAX e PRO VAX, ma tra chi vuole senza se e senza ma i vaccini, senza alcuna discussione, perchè così ordina Big Pharma che – come più volte è stato dimostrato in modo documentale – fa affari a palate di miliardi sui vaccini e sulla pelle di bambini innocenti – e chi invece vuole semplicemente discutere, porre il problema, affrontare il tema in tutti i suoi aspetti.
Vogliamo vaccini di qualità oppure no? E' questo il primo interrogativo base. Perchè oggi i livelli di  qualità, visti gli immensi profitti derivanti dalle quantità, lasciano molto a desiderare. Perchè il governo non si pone, ADESSO, il problema di un'azienda di Stato in grado di produrre vaccini ipercontrollati, ipertestati, ipergarantiti? C'è la Cassa Depositi e Prestiti che scoppia di salute, ha milioni da spendere: perchè non mette su oppure rileva – come anni fa fece l'Eni con l'Anic – un'azienda, la rilancia, la controlla e produce vaccini super doc?

METODI NAZISTI
Secondo problema. I vaccini non sono acqua fresca, ma vanno somministrati con estrema cautela e precauzione, valutando caso per caso lo stato di salute dei bambi che li stanno per ricevere. Perchè di tutto ciò le autorità governative se ne strafottono, ordinando invece con metodi semplicemente nazisti vaccinazioni di massa senza alcun controllo, tanto per raggiungere gli auspicati livelli di 'gregge'? Anche il solo sentire parlare di "greggi di bambini" fa venir la pelle d'oca.
Terza questione. Come mai su temi tanto controversi e delicati hanno diritto di parola sui grandi media cartacei e televisivi i soliti soloni neanche in grado di fornire dati scientifici attendibili, ma solo di taroccare le carte per il popolo bue?


Elena Cattaneo

Per fare qualche esempio concreto, perchè ha diritto di parola l'onnipresente Roberto Burioni, uno scienziato incapucciato (è iscritto al Grande Oriente d'Italia) e in palese conflitto d'interessi per i brevetti sui vaccini di cui non fa certo beneficenza ma vende a case farmaceutiche, e non il Nobel per la Medicina Luc Montagnier che la pensa in modo diametralmente opposto e forse ha qualche titolo accademico in più?
Perchè dar tribuna continua alla senatrice e farmacista Elena Cattaneo e non al due volte candidato al Nobel, sempre per la Medicina, Giulio Tarro, l'allievo di Albert Sabin che non ha scoperto un callifugo, ma il vaccino antipolio?
Un modo capovolto. Dove i 'somari' hanno pieno diritto di parola, perchè foraggiati dalle case farmaceutiche, da Big Pharma: mentre gli scienziati, quella con la S maiuscola, vengono letteralmente ridotti al più totale silenzio. Come neanche nei Gulag.
E' questa una democrazia al servizio dei cittadini su un tema così bollente? E' questo il livello di sotto informazione che il nostro Paese è costretto quotidianamente a subire? Non è arrivato forse il momento di ribellarsi?


To see the article visit www.lavocedellevoci.it

02 luglio 2018

VACCINI / CONTINUA LA CAMPAGNA DI BUFALE DEI PRO VAX. MA IL NOBEL LUC MONTAGNIER LI SPUTTANA


Il vicepremier tuttofare Matteo Salvini dice una frase sui vaccini e apriti cielo. Si alzano dal sarcofago i PD, tuonano dalle loro cattedre (sic) i soloni della scienza di casa nostra, suona la fanfara mediatica tutta pro vax. 
Ormai il copione è ben noto: appena si alza un dito per mettere in dubbio non l’utilità dei vaccini, ma solo le modalità d’uso, di somministrazione e caso mai la qualità dei vaccini stessi, si mette in moto la possente macchina di Big Pharma, che con i suoi tentacoli arcimiliardari è in grado di comprare l’ok degli scienziati, quello dei partiti sempre a caccia di fondi e quello ormai in svendita dei media. 
Ad essere fregati i cittadini, i genitori che in questo bailamme politico e (dis)informativo non sanno che pesci prendere, stretti da un obbligo alla vaccinazione che neanche nella Germania hitleriana sarebbe stato mai adottato e quindi ricattati – pistola alla tempia – sul fronte del diritto all’istruzione e all’educazione dei loro figli. 

Giulia Grillo. In apertura Matteo Salvini e, sullo sfondo, il popolo dei NO VAX
Nel bel mezzo da un lato il decreto Lorenzin, che appunto obbliga all’assunzione di 10 vaccini dieci, cosa che in nessun paese civile europeo è in voga; e dall’altro il paragrafo del ‘contratto’ gialloverde che sul tema così si esprime: “pur con l’obiettivo di tutelare la salute individuale e collettiva, garantendo le necessarie coperture vaccinali, va affrontata la tematica del giusto equilibrio tra diritto all’istruzione e diritto alla salute, tutelando i bambini in età prescolare e scolare che potrebbero essere a rischio di esclusione sociale”.
Un tema, comunque, mal posto. Perchè non si tratta solo di diritto all’istruzione, ma di diritto alla salute – quella vera – da rispettare senza se e senza ma: e quindi non costrigendo i ‘greggi’ dei bimbi italiani a subire un’imposizione parahitleriana, invece a ricevere tutte le cure del caso, ben compresi i vaccini. Ma attenzione: vaccini di qualità super controllata; e somministrati – quelli che risultano necessari – in maniera cauta, saggia, dopo i dovuti e rigorosi controlli, nel più totale rispetto del “Principio di Precauzione”, come hanno stabilito in modo inequivocabile le Nazioni Unite a Rio de Janerio nel 1992 e ha ribadito la stessa Unione Europea nel 2002.
ATTENTI A QUEI TRE, I MAGHI DEI VACCINI 
Partiamo dalle news. 
Dopo le parole del titolare del Viminale, Matteo Salvini, subito osserva la ministra della Salute, la 5 Stelle Giulia Grillo: “Le valutazioni scientifiche non competono alla politica. La politica non fa scienza, la scienza la fanno gli scienziati”. Tortuoso. Anche perchè non dice una sola parola sugli immensi interessi di Big Pharma nel settore e sui giganteschi conflitti d’interessi che coinvolgono alcuni ‘soloni’ in camice bianco che dettano il Verbo scientifico.

Roberto Burioni
Eccoci, allora, a questi Soloni, i Maghi dei Vaccini. Genuflessi tutti i media a raccoglierne le Parole, fregandose di sentire il parere di qualche scienziato che la pensi in modi diverso: quasi avesse la peste. 
Scende in campo Repubblica sempre più in ginocchio davanti agli interessi di Big Pharma, soprattutto da quando Mario Calabresi è al timone del quotidiano: “Salvini fa il no-vax. ‘Dannosi 10 vaccini’. La ministra lo stoppa”, romba il titolo. 
I pareri eccellenti raccolti? Quello della “scienziata e senatrice a vita” Elena Cattaneo che etichetta Salvini come “irresponsabile e incompetente” e del Super No Vax Stefano Burioni, il quale parla di “bugia pericolosissima”. 
Da una campana all’altra, eccoci a quella del Corsera che parte lancia in resta con Ariete Burioni: “Accusa il titolare del Viminale di ‘aver detto una menzogna’ e gli lancia una sfida: ‘mi indichi quali vaccini sono ‘assolutamente superflui’, indicando la bibliografia che supporta le sue affermazioni, altrimenti avremo la certezza che il ministro dell’Interno racconta pericolose bugie”. 
Il quotidiano diretto da Luciano Fontana passa poi all’altro Vate in gonnella, la farmacista a vita Cattaneo, che accusa Salvini di “irresponsabilità: parla di cose di cui non ha competenza” e di “fare campagna elettorale sulla salute dei bambini”.
Il Corsera stavolta fa di più, e intervista un altro maitre a penser pro Vax, quell’Alberto Mantovani che consorella Repubblica ha più volte definito “lo scienziato italiano più citato nella letteratura scientifica mondiale”. Ecco, tra ovvietà & baggianate, il Mantovani Pensiero. 

Elena Cattaneo
Alla domanda del cronista sui rischi legati alle vaccinazioni risponde: “Ne corriamo molti di più in automobile ed esiste il rischio di intossicazione per tutti i farmaci”. Da ricovero.
Poi, sulle possibili reazioni avverse ai vaccini: “Le reazioni avverse sono per una maggior parte legate alla puntura dell’ago”. O a quella di una vespa che si trovi nei paraggi. 
Ancora, il cronista del Corsera chiede sulla vaccinazione contro l’epatite B: “L’epatite B ha flagellato l’Italia. Ora le nuove generazioni sono immuni da un virus che è causa di grave infezione al fegato e può portare al tumore”. Vedremo a breve cosa ne pensa uno scienziato appena più ‘illustre’ di lui.
Dicevamo prima: come mai i Palazzi dell’informazione di casa nostra non hanno il coraggio di sentire neanche una volta il parere di uno scienziato che la pensa in maniera diversa? 
Interpellano i soliti noti: dal massone Burioni in palese conflitto d’interessi per i suoi brevetti nel campo dei vaccini e che tratta tutti come “Somari” (dal titolo del suo ultimo capolavoro), alla farmacista Cattaneo che combatte da una vita anche sul fronte della vivisezione senza se e senza ma, ben sapendo che è perfettamente inutile e serve solo a gonfiare i porfatogli di Big Pharma.
PARLA IL NOBEL PER LA MEDICINA LUC MONTAGNIER
Mistero. Quando basta andare ad un convegno organizzato dall’Ordine dei Biologi per incontrare, ad esempio, il premio Nobel Luc Montagnier, che di vaccini se ne intende centomila volte più di un Burioni, di una Cattaneo e di un Mantovani. 
Riportiamo alcune frase pronunciate da Montagnier poco più di tre mesi fa a Roma, invitando i lettori ad ascoltare il testo dell’intervento tenuto il 10 marzo presso la sede dell‘Ordine nazionale dei Biologi, ancora reperibile via internet. Eccone alcuni passaggi salienti.
“Siamo in presenza di una moltitudine di fattori tossici. Si sviluppano epidemie, insorgono nuove malattie, si moltiplicano gli agenti infettivi. Le risposte non possono essere univoche, ma articolate, non fornite in modo semplicistico per la salute umana. Come succede attraverso i vaccini”.

Luc Montaigner
A proposito dell’alluminio che è contenuto nei vaccini: “Molti sostengono che ingeriamo alluminio anche mangiando. Ma una cosa è ingerire ed eliminarlo attraverso l’intestino, altra cosa è iniettarlo nelle vene, quindi introdurre subito la sostanza in circolo. Resta per parecchio in sito ma poi arriva fino al cervello. L’alluminio nei muscoli può essere causa di malattie. Per questo deve essere eliminato assolutamente dai vaccini”. 
A proposito del tanto discusso obbligo vaccinale, così sottolinea il premio Nobel per la Medicina: “Quando in Francia è stato varato l’obbligo per alcuni vaccini, io sono stato contrario, perchè la vaccinazione di massa può essere molto pericolosa”.
“Prima di somministrare qualsiasi vaccino vanno effettuati accurati, più che approfonditi esami su chi lo riceve; occorre misurare con attenzione gli anticorpi, valutare tutte le possibili reazioni. Insomma andare molto cauti, con i piedi di piombo”. E non trattare i bambini come tanti polli in batteria da vaccinare tanto al pezzo per rispettare diktat & interessi di Big Pharma.
Continua Luc Montagnier nel suo intervento: “In Francia la campagna di vaccini ha prodotto molti effetti collaterali, perchè le industrie pensavano solo ai loro profitti e sono aumentate in modo sensibile le patologie”. Appunto.
E a proposito dell’epatite B di cui discetta Mantovani: “Ricordo una tragedia che ha colpito la Francia ma anche altri Paesi. La campagna di vaccini contro l’epatite B ha causato moltissimi decessi di emofiliaci, per via degli emoderivati somministrati, a cominciare dai fattori VIII e IX”. Proprio come è successo in Italia per la strage del sangue infetto, con un processo finalmente in corso a Napoli dopo 20 anni (venti) di attesa!
Va giù molto duro, Montagnier: “In Francia abbiamo avuto una campagna di vaccinazioni obbligatoria per la somministrazione di vaccini entro i due anni. Un grande errore medico, scientifico e politico”. E anche morale. 
E, per chi non ha ancora capito, spiega: “I vaccini vanno somministrati con saggezza, senza abusi, dopo una serie di controlli, rispettando e attuando il principio di Precauzione adottato oltre un quarto di secolo fa dalle Nazioni Unite e poi confermato dalla Ue”.

Giulio Tarro
Sorge a questo punto più che spontanea una domanda. Se lorsignori, i Super Scienziati del calibro di Burioni, Cattaneo, Mantovani e compagnia bella non vogliono parlare con cittadini, medici e ‘somari’ certo non alla loro siderale altezza, perchè non accettano il confronto con qualcuno che è un po’ al di sopra di loro, visto che è stato insignito di un Nobel per la Medicina e non fa parte di logge e loggette di alcun tipo? 
Come mai i Vati di casa nostra continuano a suonarsela e cantarsela tra loro, in mezzo a chitarre e mandolini, nani e ballerine di un’informazione ormai comprata e venduta tanto al pezzo? 
P.S. Consigliamo a tutti di evitare fonti ‘inquinate’ per una approfondita conoscenza in materia. 
Se volete saperne realmente di più leggete “10 cose da sapere sui vaccini – Tutta la verità – Un libro indispensabile per genitori consapevoli” (Newton Compton Editori). 
Lo ha scritto Giulio Tarro, un virologo di fama mondiale, per due volte candidato al Nobel per la Medicina, allievo di Albert Sabin, l’inventore del vaccino antipolio. 
La Voce ne ha scritto in un paio d’inchieste che potete trovare cliccando in basso. 
Utile – il libro – per capire e misurare gli interessi di Big Pharma, i conflitti d’interesse che appestano il mondo scientifico e accademico, e per sapere chi lotta davvero per la salute dei bambini e dei genitori: e chi invece fa affari speculandovi sopra e puntando le sue carte proprio sull’ignoranza dei cittadini.   

LEGGI ANCHE
16 agosto 2017

18 aprile 2017

PARLA GIULIO TARRO / SOS METALLI TOSSICI, NEL 2050 UN BIMBO AUTISTICO SU DUE

3 aprile 2018

19 marzo 2018

28 giugno 2018

NEWSLETTER DI GIOVEDI' 28 GIUGNO: QUEST'ANNO DONA IL TUO 5xMILLE ALLA VOCE!

DONA IL TUO 5 x MILLE  ALL'ASSOCIAZIONE VOCE DELLE VOCI ONLUS
E FAI VIVERE L'INFORMAZIONE LIBERA DELLA VOCE!




LA NEWSLETTER DI GIOVEDI' 28 GIUGNO





CULTURE





  di Andrea Cinquegrani




DONA ORA E FAI DONARE, SE PUOI!



Sostieni l'associazione Voce delle Voci onlus e segui il nostro portale di contro-informazione www.lavocedellevoci.it.

Per donare il 5 x mille basta inserire il
codice fiscale dell'associazione Voce delle Voci onlus:  95054740634

Per le altre DONAZIONI alla Voce delle Voci onlus l'IBAN è:
IT88X0503803400000010024263

18 giugno 2018

I CASI DI ILARIA ALPI E PAOLO BORSELLINO / DEPISTAGGI DI STATO & MURI DI GOMMA


Quando è lo Stato a depistare. Quando sono alte istituzioni a calpestare la verità. Quando alcuni magistrati fanno a pezzi quel poco che ormai resta della giustizia.
Succede in modo sempre più clamoroso in due vicende che hanno segnato il tragico destino del nostro Paese: la strage di via D'Amelio in cui sono stati trucidati Paolo Borsellino e la sua scorta; e l'assassinio dei giornalisti Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
Tutto succede nel più totale silenzio da parte delle massime autorità, con il Capo dello Stato Sergio Mattarella fino ad oggi muto, spettatore assente. Nel tombale silenzio di tutte le forze politiche impegnate a spartirsi le poltrone di sottogoverno, mentre le opposizioni sono ormai in via di liquefazione. E nel più assordante silenzio mediatico.
Autentici muri di gomma.
A levarsi, solitarie, le voci di Luciana Riccardi, madre di Ilaria, e di Fiammetta Borsellino, la figlia di Paolo. Due donne coraggio nel deserto.

ROMA E PERUGIA, PROCURE CONTRO 
Partiamo dalla freschissima, ennesima richiesta di archiviazione tombale ribadita l'8 giugno al tribunale di Roma dal pm Elisabetta Ceniccola e super avallata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone.
Il caso Alpi-Hrovatin, secondo loro, deve sparire per sempre nel dimenticatoio. Assassini e mandanti non esistono: di certo si è trattato di un suicidio provocato dalla calura somala.



Giuseppe Pignatone. Nel montaggio in alto, Ilaria Alpi e Paolo Borsellino
Uscendo dai paradossi ed entrando nelle spirali della giustizia di casa nostra, la imperturbabile pm Ceniccola se ne frega delle ultime acquisizioni arrivate dalla procura di Firenze e relative alle intercettazioni di alcuni somali che nel 2012 parlavano di "quei due italiani ammazzati a Mogadiscio". Inutili.
Se ne sbatte della montagna di documenti portata in giudizio dai legali di Luciana Riccardi, ossia Giovanni D'Amati, Giuseppe D'Amati e Carlo Palermo.
E soprattutto se ne fotte della sentenza cardine pronunciata dal tribunale di Perugia poco più di un anno fa, con la quale è stato scagionato il povero Hashi Omar Hassan (16 anni di galera da innocente) e soprattutto in cui è stato messo nero su bianco che la costruzione del teste taroccato a tavolino, Ahmed Ali Rage, al secolo Gelle, ha rappresentato un vero e proprio "Depistaggio di Stato".
Raramente capita di leggere una sentenza tanto chiara, inequivocabile e densa di contenuti come quella scritta a Perugia. In cui viene ricostruito per filo e per segno il Grande Depistaggio, minuto per minuto, settimana per settimana, mese per mese. Con un Gelle nel motore, addestrato a puntino per mentire davanti ad un pm; per fuggire con l'aiuto della polizia di stato, per trovare un lavoro grazie alla stessa polizia che addirittura lo ha accompagnato in una officina meccanica romana per due mesi andandolo pure a prendere con l'auto di servizio; e infine agevolandone la fuga in Germania prima e in Inghilterra poi.
Ai confini della realtà.
Gelle non ha mai testimoniato in dibattimento, eppure – caso più unico che raro, il teste chiave che non ribadisce in aula le sue accuse – la vittima predestinata è stata condannata a 26 anni, di cui 16 scontati. Perchè un mostro andava comunque sbattuto in prima pagina e un colpevole a tutti i costi trovato.
Se ne sono altamente fregate, le autorità tutte, di andare a cercare Gelle. Che se la spassava libero come un fringuello a Londra. Dove non lo hanno trovato gli 007 di casa nostra né l'Fbi, ma l'inviata di "Chi l'ha visto" Chiara Cazzaniga, con i non eccelsi mezzi di cui può disporre un normale giornalista.


Chiara Cazzaniga

Le parole di Gelle sono state la chiave del processo di Perugia, dove le toghe non hanno avuto difficoltà a capire la trama, svelare le alte connection, comprendere fino in fondo il meccanismo del clamoroso "Depistaggio di Stato".
Un perfetto assist per la procura di Roma. La quale non doveva fare altro che leggere e capire la sentenza, riaprire il caso, fare un po' di indagini e scovare killer e mandanti. Impresa non titanica, visto che moltissimi elementi probatori erano contenuti proprio nella sentenza perugina.
Come mai Ceniccola e Pignatone non hanno pensato di interrogare quei poliziotti depistatori, di cui nella sentenza di Perugia vengono fatti nomi e cognomi? Perchè non hanno richiamato a verbalizzare l'allora ambasciatore italiano a Mogadiscio? Perchè non hanno 'invitato' a deporre i tanti che hanno chiuso gli occhi e voltato la sguardo dall'altra parte?
Niente, alla procura di Roma hanno pensato bene di incrociare le braccia. E ora mettono insieme quattro frasi: "Non c'è alcuna prova di presunti depistaggi legati alla gestione in Italia del teste Ali Rage". Alcuna prova? Prove colossali che solo chi non vuol vedere non vede.  
E aggiungono: "C'è improbabilità di raggiungere dei risultati, anche alla luce della complessa situazione politica dello Stato africano, della divisione in clan ostili tra loro, dell'inesistenza di forze di polizia che potessero dare affidamento e dell'assenza, ancor oggi, di relazioni diplomatiche".
Capito? Tutta colpa dei somali!


Hashi Omar Hassan

E sulle ultime indagini fiorentine: "le nuove intercettazioni – viene sostenuto – sono sostanzialmente irrilevanti e non rappresentano uno spunto solido per avviare nuovi accertamenti. Non modificano di una virgola il quadro probatorio".
E chissenefrega della sentenza di Perugia! Ai confini della realtà.
Oserà dire una qualcosa, adesso, il Csm? O come al solito resterà muto, sordo e cieco?
L'ultima parola, comunque, spetta al giudice Andrea Fanelli, che dovrà pronunciarsi in modo definitivo sulla richiesta di archiviazione firmata dal suo capo, Pignatone, e dalla pm Ceniccola. Staremo a vedere.

UN ALTRO PENTITO TAROCCATO E L'AGENDA DEI MISTERI
Da un depistaggio all'altro eccoci alla strage di via D'Amelio. Siamo arrivati al Borsellino quater,  con un percorso processuale caratterizzato dal taroccamento del pentito di turno, Vincenzo Scarantino, che esattamente nello stesso modo di Gelle è stato addestrato di tutto punto dagli inquirenti.
Sandro Provvisionato, sulle colonne della Voce, negli scorsi anni ha ricostruito in modo perfetto quel depistaggio, con una serie di inchieste da far tremare le vene e i polsi. Facendo nomi e cognomi, anche stavolta, degli artefici della connection.


Fiammetta Borsellino

Contro i quali si è più volte scagliata Fiammetta Borsellino, la coraggiosa figlia del grande magistrato che alcune settimane fa ha incontrato in carcere i fratelli Graviano, e con i quali avrebbe voluto un secondo incontro, invece negato dai vertici della magistratura, sia locale che nazionale.
Ha appena ribadito le accuse in occasione del festival "Una marina di libri". Ecco le sue accorate parole: "Oggi la ricerca della verità è ancora più difficile perchè è connessa alla ricerca delle ragioni della disonestà di chi questa verità doveva scoprirla. Io non smetto di chiederla. Il contributo di onestà non devono darlo solo i mafiosi, ma anche le persone delle istituzioni che sanno". E non parlano.
A proposto del falso pentito Scarantino, la figlia di Borsellino chiama in causa non solo i poliziotti ma anche diversi magistrati che sin dalle prime battute avrebbero avallato le tante deviazioni. "Sono stati loro stessi autori di un processo caratterizzato da grossolane anomalie. Neanche il CSM ha saputo dare delle risposte". Tanto per cambiare.
Continua il j'accuse di Fiammetta: "Mafia e politica si fanno guerra o si mettono d'accordo. In quei giorni evidentemente si misero d'accordo. Mentre tutti sussurravano a mio padre che il tritolo per lui era arrivato. Lo sapeva anche il procuratore Pietro Giammanco che però non lo avvertì. E nessuno ha mai sentito il bisogno di avvertirlo".
Per la storia, pochi giorni prima della strage di via Capaci Giammanco partecipò ad una cena a casa di Paolo Borsellino. L'ultima cena. Erano presenti alcune toghe 'amiche', tra cui Anna Maria Palma.


Nino Di Matteo

Anna Maria Palma ha istruito i primi processi Borsellino, coadiuvata dall'icona antimafia (allora giovane virgulto fra le toghe siciliane) Nino Di Matteo: insieme hanno diretto "l'operazione Scarantino". A rivelarlo, nel corso di un'udienza del Borsellino quater, lo stesso pentito taroccato. Che non ha mancato di ricordare come i 'suggeritori' gli fossero sempre vicino: anche nel corso delle stesse udienze. Quando non ricordava una 'battuta', chiedeva di andare in bagno, dove trovava chi (il poliziotto o lo 007 di turno) gli rammentava la parte.
La giornalista e scrittrice Roberta Ruscica, in occasione della presentazione a Napoli del suo libro "I Boss di Stato – I protagonisti, gli intrecci e gli interessi dietro la trattativa Stato-Mafia", ha ricordato: "Ho conosciuto Anna Maria Palma e ho creduto anche io in quella pista che si è poi rivelata del tutto sbagliata. E ricordo un particolare che mi raccontò Palma: era entrata in possesso della famosa agenda rossa di Paolo Borsellino. L'aveva avuta nelle sue mani. Non mi ha detto a chi poi l'aveva consegnata o che fine avesse fatto".
Una storia sulla quale nessuno, fino ad oggi, ha mai pensato di far luce.
Come mai? Un mistero tra i misteri.

LEGGI ANCHE
STRAGE DI VIA D'AMELIO / E' ARRIVATA L'ORA DI SCOPRIRE CHI HA DEPISTATO
8 marzo 2018
L'AGENDA ROSSA DI BORSELLINO / E' STATA GESTITA DAL PM ANNA MARIA PALMA ? ECCO UNA PISTA
22 luglio 2017
22 gennaio 2017
ILARIA ALPI E MIRAN HROVATIN / GIUSTIZIA NEGATA, E' DEPISTAGGIO DI STATO



To see the article visit www.lavocedellevoci.it

12 giugno 2018

GIALLO PALME / IL LEADER DEL CAMBIAMENTO “DOVEVA MORIRE”


Olof Palme, un giallo mai risolto. L'assassinio del premier più 'innovativo' d'Europa resta ancora oggi un incredibile buco nero, nonostante i 32 anni trascorsi. E restano in piedi quelle piste massoniche legate ai "poteri forti" mai battute a sufficienza, nonostante la sterminata mole di lavoro – inutile – degli 007 svedesi.
Ecco cosa ha dichiarato, qualche mese fa, un criminologo di Stoccolma, Leif Gustav Willy Persson: "Probabilmente l'assassino di Olof Palme è ancora in vita e nel delitto potrebbero essere coinvolti la polizia o qualche esponente dell'esercito". Non ha mai creduto, Persson, nella colpevolezza del presunto assassino, un piccolo criminale di strada, quello che oggi definiremmo un 'balordo', Christer Pettersson.
E proprio Pettersson voleva incontrare il figlio del premeir ammazzato, Marten Palme, nel 2004, per "raccontare alcuni particolari del delitto". Ma l'incontro non potè mai avvenire, perchè due giorni dopo la conversazione telefonica il presunto assassino venne trovato con il cranio fracassato. I destini della vita.
E' invece conservato negli ormai strapolverosi faldoni giudiziari il testo di un messaggio, inviato tre giorni prima dell'assassinio del premier (28 febbraio 1986). A spedirlo nientemeno che il Venerabile Licio Gelli, il quale ragguagliava il confratello Philip Guarino su una novità: "Informa il nostro amico che la palma svedese verrà abbattuta". Più chiari di così, è il caso di dirlo, si muore.
Ma chi era mai Guarino? Un fedelissimo dell'entourage di George Bush senior e stretto collaboratore di Michael Leeden, l'eminenza grigia di tutti i servizi a stelle e strisce, negli ultimi anni anche ottimo amico di Marco Carrai, il braccio destro di Matteo Renzi.
Sul giallo Palme ha a lungo indagato il super giornalista d'inchiesta e scrittore svedese Stieg Larson, il quale aveva raccolto una montagna di documenti e con ogni probabilità si accingeva a scrivere un libro bomba: consegnò un voluminoso dossier alla polizia in grado di documentare i rapporti tra i servizi segreti e i presunti killer. Ma forse sbagliò indirizzo, visto che fu poi trovato morto, ovviamente per arresto cardiaco, in circostanze – come si suol dire – 'misteriose'.
Tutta la vicenda Palme è stata inquadrata in un contesto di conflitti tra massonerie internazionali da un esperto del tema, l'avvocato Gianfranco Carpeoro: si tratta di un cosiddetto "massone progressista", alla stregua di Gioele Magaldi, che un paio d'anni fa ha scritto una sorta di enciclopedia delle "Ur Lodges" che dominano nel mondo, espressione di quella "massoneria conservatrice" impersonata da Mario Draghi, Mario Monti & C. Tornata oggi di grande attualità, alla luce degli scontri per la nomina di Paolo Savona al ministero dell'Economia nell'esecutivo gialloverde.
Ricostruisce Carpeoro: "Olof Palme era il padre spirituale del welfare europeo, il sistema di diritti estesi su cui la sinistra moderna e riformista ha costruito il benessere dell'Unione europea nel dopoguerra: cioè quel sistema contro cui si batte strenuamente l'Unione europea del rigore e dell'austerithy".
Già impegnato nel movimento socialista europeo, Carpeoro ha partecipato in modo diretto a non pochi congressi del partito di Palme, il quale più di ogni altro rappresentava il volto del cambiamento possibile e per questo "doveva morire". Proprio come, in Italia, Aldo Moro.

To see the article visit www.lavocedellevoci.it