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27 novembre 2018
Blog Emanuela Orlandi: Ossa Nunziatura Apostolica
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14 ottobre 2018
Dossier Roberto Calvi - Blog Emanuela Orlandi
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12 ottobre 2018
I banchieri di Dio - Il Film
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23 agosto 2018
Caso Orlandi, Avv. Sgrò: 'Fonti indicano la sepoltura del corpo di Emanuela in Vaticano'
L'Avv. Laura Sgrò afferma che alcune fonti e documenti indicano il Vaticano il luogo di sepoltura di Emanuela Orlandi
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www.la7.it
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21 agosto 2018
Caso Orlandi, perchè l'esponente della banda della Magliana De Pedis sepolto nella Chiesa di Sant'Apollinare?
Tra i misteri del caso Orlandi la sepoltura dell'esponente della banda della Magliana De Pedis nella chiesa di Sant'Apollinare, ultimo luogo in cui Emanuela fu vista.
Fonte:
www.la7.it
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19 agosto 2018
Caso Orlandi, il fratello Pietro: 'C'è un fascicolo su Emanuela dove c'è la verità'
Il fratello di Emanuela Orlandi, Pietro, afferma che esiste un fascicolo in cui viene svelata la verità sulla sorte della sorella
Fonte:
www.la7.it
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28 luglio 2018
P2 Story. La vera storia della P2 o dei misteri d’Italia
Prodotto nel 1985 dalla GVR di Prato con il patrocinio della Fondazione Lelio e Lisli Basso, il video dossier è andato in onda sulla Rai l'anno successivo. P2 Story è un documentario in 5 puntate della durata di circa un'ora ciascuno, in cui lo stesso Giuseppe Ferrara, nel ruolo di conduttore, ci svela le trame intricate e complesse della struttura e del modus operandi della loggia massonica Propaganda 2.
La ricostruzione è frutto del lavoro della Commissione Anselmi, commissione parlamentare che dall'82 all'84 ha indagato sulla P2 producendo una pila di faldoni impressionante.
All'inizio del film vengono introdotti alcuni dei personaggi principali, soffermandosi innanzitutto sulla figura di Ligio Gelli, Maestro Venerabile a capo della loggia.
Scopriamo qui che Gelli era una persona di umili origini, poco colta, il cui "talento" risiederebbe nella capacità di creare connessioni tra i personaggi chiave, un "ufficiale di collegamento" che mette in relazione le diverse istituzioni funzionali ai suoi scopi.
Altri personaggi importanti di questo primo episodio sono Michele Sindona, banchiere e criminale siciliano, mandante dell'assassinio di Giorgio Ambrosoli, ucciso proprio per le indagini sulla Banca Privata Italiana dello stesso Sindona; l'arcivescovo Marcinkus, a capo dello IOR, figura poco trasparente, allontanata da Papa Giovanni Paolo II proprio per opporsi agli intrighi P2-IOR.
Dopodiché scopriamo il carattere internazionale dell'organizzazione. Soprattutto il traffico di droga e di armi in Sudamerica, uno dei capitoli più importanti della P2, per un giro d'affari da diverse centinaia di milioni di dollari all'interno di un'operazione denominata "South America Connection".
Inevitabile, è anche il riferimento alle stragi: Brescia (28/5/1974), l'Italicus (4/8/1974) la stazione di Bologna (2/8/1980). Si parla anche del caso Moro, ucciso perché "i comunisti non dovevano salire al governo".
Non mancano nel documentario anche immagini di fiction, in cui vengono rappresentati l'omicidio di Boris Giuliano, il quale, indagava anch'egli su Sindona e sui flussi di droga provenienti dal Sudamerica e, l'omicidio di Pier Santi Mattarella, allora presidente della Regione Sicilia, divenuto scomodo per i tentativi di analizzare i flussi finanziari della regione.
L'ultima parte si apre con una considerazione che dà speranza e fiducia verso le istituzioni: esiste ancora una parte sana, la commissione parlamentare, i giudici e i funzionari che hanno fatto il loro lavoro, altrimenti non sarebbe potuto emergere e denunciare il "golpe strisciante".
Alcuni esponenti della Commissione asseriscono che Andreotti sia stato l'uomo che più si è servito della P2, usandola come mezzo per la conservazione del potere, in un complesso intrigo che coinvolge soprattutto i servizi segreti americani.
Tra le riflessioni finali, spiccano quelle della scrittrice Rossana Rossanda: "Le istituzioni, se rimangono separate dal controllo popolare, diventano terreno di colture dei poteri forti".
Questa enorme opera di Ferrara rappresenta un documento imprescindibile per tutti quelli che vogliano studiare il fenomeno piduista.
Il docufilm è del 1985 e già da allora il rapimento di Emanuela Orlandi viene classificato come un "sinistro messaggio ricattatorio verso il pontefice". I ricattatori chiedono cose impossibili per avere segrete cose possibili. Il rapimento Sindona ricattava il governo italiano, il rapimento Orlandi quello vaticano.
La ricostruzione è frutto del lavoro della Commissione Anselmi, commissione parlamentare che dall'82 all'84 ha indagato sulla P2 producendo una pila di faldoni impressionante.
All'inizio del film vengono introdotti alcuni dei personaggi principali, soffermandosi innanzitutto sulla figura di Ligio Gelli, Maestro Venerabile a capo della loggia.
Scopriamo qui che Gelli era una persona di umili origini, poco colta, il cui "talento" risiederebbe nella capacità di creare connessioni tra i personaggi chiave, un "ufficiale di collegamento" che mette in relazione le diverse istituzioni funzionali ai suoi scopi.
Altri personaggi importanti di questo primo episodio sono Michele Sindona, banchiere e criminale siciliano, mandante dell'assassinio di Giorgio Ambrosoli, ucciso proprio per le indagini sulla Banca Privata Italiana dello stesso Sindona; l'arcivescovo Marcinkus, a capo dello IOR, figura poco trasparente, allontanata da Papa Giovanni Paolo II proprio per opporsi agli intrighi P2-IOR.
Dopodiché scopriamo il carattere internazionale dell'organizzazione. Soprattutto il traffico di droga e di armi in Sudamerica, uno dei capitoli più importanti della P2, per un giro d'affari da diverse centinaia di milioni di dollari all'interno di un'operazione denominata "South America Connection".
Inevitabile, è anche il riferimento alle stragi: Brescia (28/5/1974), l'Italicus (4/8/1974) la stazione di Bologna (2/8/1980). Si parla anche del caso Moro, ucciso perché "i comunisti non dovevano salire al governo".
Non mancano nel documentario anche immagini di fiction, in cui vengono rappresentati l'omicidio di Boris Giuliano, il quale, indagava anch'egli su Sindona e sui flussi di droga provenienti dal Sudamerica e, l'omicidio di Pier Santi Mattarella, allora presidente della Regione Sicilia, divenuto scomodo per i tentativi di analizzare i flussi finanziari della regione.
Spezzone docufilm su Emanuela Orlandi
L'ultima parte si apre con una considerazione che dà speranza e fiducia verso le istituzioni: esiste ancora una parte sana, la commissione parlamentare, i giudici e i funzionari che hanno fatto il loro lavoro, altrimenti non sarebbe potuto emergere e denunciare il "golpe strisciante".
Alcuni esponenti della Commissione asseriscono che Andreotti sia stato l'uomo che più si è servito della P2, usandola come mezzo per la conservazione del potere, in un complesso intrigo che coinvolge soprattutto i servizi segreti americani.
Tra le riflessioni finali, spiccano quelle della scrittrice Rossana Rossanda: "Le istituzioni, se rimangono separate dal controllo popolare, diventano terreno di colture dei poteri forti".
Questa enorme opera di Ferrara rappresenta un documento imprescindibile per tutti quelli che vogliano studiare il fenomeno piduista.
Il docufilm è del 1985 e già da allora il rapimento di Emanuela Orlandi viene classificato come un "sinistro messaggio ricattatorio verso il pontefice". I ricattatori chiedono cose impossibili per avere segrete cose possibili. Il rapimento Sindona ricattava il governo italiano, il rapimento Orlandi quello vaticano.
Docufilm intero
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24 luglio 2018
Il caso Orlandi non avrà mai pace finché chi sa non si deciderà a parlare
Il caso Orlandi non avrà mai pace, finché chi sa non si deciderà a parlare. Non solo il Vaticano, ma anche la procura della Repubblica di Roma ha le sue colpe. Non si doveva archiviare l’inchiesta proprio nel momento in cui la magistratura stava per ottenere il dossier custodito al di là del Tevere. Le nuove rivelazioni del giornalista Fittipaldi aprono interrogativi sia che risultino veritiere come pure no. Fossero costruite ad hoc, chi vorrebbero colpire? Il portavoce di papa Francesco Greg Burke ha definito la documentazione “falsa e ridicola”. Mi sento di affermare che sussistono elementi ancora più gravi delle nuove presunte rivelazioni. Esempio: non appaiono false né ridicole le confidenze fatte a Pietro Orlandi da Paolo Gabriele, l’ex maggiordomo di Ratzinger, che avrebbe visto il dossier di Emanuela sulla scrivania di padre George. Ancora più sconcertante apparirebbe quanto confidato al fratello di Emanuela dal segretario di Stato Parolin, quando poco tempo fa gli ha sussurrato che lo stesso Papa ritiene il caso “troppo grave” per renderlo pubblico. Pietro è uscito dall’incontro sgomento. Quelle parole confermano che di sua sorella si sa, ma non se ne può parlare. Ecco perché la famiglia ha presentato un’istanza al Vaticano per un’audizione proprio con Parolin. Si renderà disponibile a testimoniare? Secondo me per essere sincero il cardinale ha peccato di ingenuità. Una cosa è certa: il dossier esiste. Infatti nel film da me diretto “La verità sta in cielo” riproduco per intero l’intercettazione del 12 ottobre 1983, in cui il vicecapo della vigilanza vaticana Raoul Bonarelli riceve l’ordine di non riferire ai magistrati italiani il possesso della documentazione su Emanuela “andata alla segreteria di Stato”.
Se il Vaticano dunque sa, il comportamento della procura romana non è da meno. Nella sequenza finale del film descrivo un fatto inedito: l’incontro tra il magistrato incaricato dell’inchiesta e un alto prelato, finalizzato alla consegna del dossier Orlandi in cambio della rimozione della salma del boss Enrico De Pedis dalla basilica di S. Apollinare, la cui sepoltura stava creando grave imbarazzo al Vaticano. Abbiamo ragione di credere che il magistrato in questione fosse Giancarlo Capaldo, il quale si è rifiutato di firmare la richiesta di archiviazione da parte del suo capo Giuseppe Pignatone. Non sappiamo chi fosse il prelato, anche se c’è ragione di credere che fosse proprio padre Georg. Nessuno, né alla procura né in Vaticano ha smentito tale sequenza, né potrebbero farlo: abbiamo prove inoppugnabili. Dunque perché l’archiviazione? Non voglio credere che siano fondate le parole della moglie Di Pedis confidate al telefono a Don Piero Vergari, il prete che ne ha proposto la sepoltura in chiesa. Le riproduco come da intercettazione: “il procuratore nostro sta archiviando tutto, è roba di pochi giorni, eh don Piè, resista!”. In una successiva intercettazione, la donna sottolinea con soddisfazione che il procuratore aggiunto Capaldo “è stato cacciato via… Pignatone sta facendo una strage ed era ora!”. E aggiunge che è stato fatto fuori anche il responsabile della squadra mobile Vittorio Rizzi, anche lui a capo dell’inchiesta. Sorprende che, in un periodo in cui le indagini erano ancora in corso (siamo nel 2012), la moglie di De Pedis conoscesse l’esito finale dell’archiviazione con un anticipo di ben 3 anni. È la prova che i corvi romani continuano a volare sopra le teste degli innocenti? In mezzo a tanta melma, la realtà traspare: lo stesso papa Francesco, pur così coraggioso, è costretto al silenzio. La scomparsa di Emanuela è chiaro che concerne alcuni collaboratori di Wojtyla. Non si possono rendere pubblici gli intrighi dell’entourage di un pontefice che è stato appena fatto santo? Pare senza grande convinzione da parte dello stesso Bergoglio. Se potessi dare un consiglio rivolgerei un appello: il caso Orlandi continuerà a perseguitarvi. Per il buon nome della Chiesa e della nostra magistratura, abbiate il coraggio della verità. Vedrete che alla fine sarete ripagati più della menzogna e del silenzio.
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23 luglio 2018
Pietro Orlandi racconta la storia di 35 anni
Pietro Orlandi racconta (5 luglio 2018) a Radio Cusano Campus “La Storia Oscura – Storia del crimine e della criminologia” la scomparsa di sua sorella Emanuela 35 anni dopo.
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“Chiediamo che dopo la magistratura italiana, sia quella vaticana a indagare sulla scomparsa di mia sorella aprendo un’inchiesta interna perché Emanuela tuttora è iscritta all’anagrafe vaticana, è una cittadina vaticana e perché è chiaro che all’interno del Vaticano ci sono delle persone che hanno avuto delle responsabilità su quello che è successo”.
“Purtroppo, Emanuela è stato un tassello in un sistema di ricatti che ha coinvolto lo Stato, la Chiesa e la criminalità e per criminalità intendo la Banda della Magliana e la mafia. Perché secondo me l’ipotesi più probabile rimane la montagna di soldi che la mafia tramite la Banda della Magliana, in particolare Enrico De Pedis, fece transitare nelle casse dello IOR e in quelle del Banco Ambrosiano di Calvi. Soldi che Giovanni Paolo II utilizzò per la causa polacca di Solidarnosc. Di conseguenza, il sequestro di mia sorella, in quanto cittadina vaticana, servì a fare pressione in certi ambienti del Vaticano. Emanuela probabilmente è stata l’oggetto di un ricatto molto forte nei confronti della Chiesa.
“Il Vaticano indaghi e dia risposte; se si sono sempre dichiarati non responsabili, dovrebbe essere nel loro interesse accertare come andarono le cose. Invece c’è sempre stata la volontà di insabbiare. E purtroppo, la magistratura italiana ha accettato passivamente questa volontà del Vaticano e non capisco perché visto che il capo della Procura di Roma nella richiesta di archiviazione ha scritto che ‘nonostante tutto esistono elementi indiziari che hanno avuto riscontro nel coinvolgimento di alcuni elementi legati alla Banda della Magliana nel sequestro di Emanuela Orlandi’. C’è qualcosa che non torna. E’ chiaro che c’è una volontà forte di chiudere la vicenda perché la verità è qualcosa che non deve uscire. Non a caso, l’anno scorso il Segretario di Stato cardinale Pietro Parolin quando lo incontrai mi ripetè una decina di volte che ‘purtroppo è una questione molto complicata’. Comunque, finchè non avrò la prova che Emanuela è morta per me sarà un dovere cercarla viva. Cioè per me è ancora viva perché non ho la certezza della morte. Non mi basta che Papa Francesco mi dica ‘Emanuela sta in cielo’. Il Pontefice me lo deve dimostrare perché se ad inchiesta aperta nel 2013 mi disse che Emanuela è morta, vuol dire che sa”.
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04 luglio 2018
Nuovi articoli sul Blog di Emanuela Orlandi
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01 giugno 2018
Il caso Alois Estermann
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08 maggio 2018
La storia in Giallo – La Banda della Magliana – Blog di Emanuela Orlandi
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05 maggio 2018
Angelo Gugel per la prima volta racconta
Angelo Gugel, aiutante di camera di San Giovanni Paolo II, prima d’ora non aveva mai parlato con nessuno, tantomeno con un giornalista. Né dei tre pontefici che servì per 28 anni, né di ciò che accadde il 13 maggio 1981, quando in piazza San Pietro il terrorista turco Ali Agcà sparò al Papa polacco. C’ è una pietra bianca, murata per terra vicino al colonnato del Bernini, a ricordare il punto esatto dell’ attentato.
«Quello che pochi sanno», rivela, «è che ve n’è un’ altra uguale, con lo stemma pontificio e la data in numeri romani, anche nell’ atrio dei Servizi sanitari del Vaticano, dove sdraiammo il Santo Padre sul pavimento, prima di trasportarlo in ambulanza al Policlinico Gemelli».
Alla fine risultò che l’emorragia interna aveva provocato la perdita di tre litri di sangue. Il cameriere lasciò l’ospedale solo a intervento chirurgico concluso, dopo aver avvoltolato in un unico fagotto la talare e la canottiera chiazzate di rosso brunastro. Gugel, 83 anni venerdì prossimo, veneto di Miane (Treviso), andò poi in pensione dopo un paio d’anni con Benedetto XVI, che lo sostituì con Paolo Gabriele, tristemente famoso per il caso Vatileaks e che fu arrestato, accusato d’aver rubato documenti al Papa. Lo storico assistente del Papa dice: «Me lo aspettavo. Mi era stato chiesto di addestrarlo. Ma non mi sembrava che fosse interessato a imparare».
I giornali scrissero che Raffaella, la sua figlia maggiore, doveva essere rapita al posto di Emanuela Orlandi.
«Assurdo. Ero in Polonia con Wojtyla quando ci fu il sequestro. Non è vero che le due ragazze frequentassero la stessa scuola. E all’epoca la mia famiglia non risiedeva ancora in Vaticano. In seguito, per evitare a Raffaella ogni giorno lunghi tragitti in bus, preferimmo iscriverla nel convitto delle suore Maestre Pie. Ma furono le stesse precauzioni che anche Cibin, il capo della Gendarmeria, adottò per la propria figlia».
Una certa Rita Gugel, indicata come sua parente, figurava in alcune società alle quali era interessato il faccendiere Flavio Carboni, processato e assolto per l’omicidio del banchiere Roberto Calvi.
«Falsità. Non la conosco. Nemmeno a Miane, dove tutti si chiamano Gugel, l’hanno mai sentita nominare».
Fonte “FarodiRoma“
ANGELO GUGEL Aiutante di camera di Sua Santità, membro laico della famiglia pontificia e maggiordomo personale del Papa, unica persona al mondo a figurare alla voce «Familiari del Papa» nell' Annuario pontificio racconta il suo cinquantennale servizio in vaticano.emanuelaorlandi.altervista.org
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01 maggio 2018
Nuovi articoli pubblicati nel Blog di Emanuela Orlandi.
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22 aprile 2018
Scomparsi - Emanuela Orlandi
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22 marzo 2018
Nuova Sezione nel Blog Emanuela Orlandi: "LA BANDA DELLA MAGLIANA"
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23 gennaio 2018
Un murale per gli scomparsi con i volti di Mirella ed Emanuela e gli auguri di Maria Pezzano alla figlia
Un murale per il compleanno di Mirella ed Emanuela
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