10 agosto 2018

Il vaccino può causare autismo. Lo dice il bugiardino.

Una delle reazioni avverse ai vaccini può essere l'autismo. Non lo dice Giorgio Tremante, non lo dice il complottista di turno, lo dice direttamente il bugiardino di un vaccino trivalente prodotto dalla Sanofi-Pasteur. Sta lì, nella lista delle reazioni avverse, infilato distrattamente fra le convulsioni e la cellulite.
Dal bugiardino del vaccino Tripedia, che potete scaricare direttamente dal sito della FDA (* vedi sotto) americana, leggiamo:
"Adverse events reported during post-approval use of Tripedia vaccine include idiopathic thrombocytopenic purpura, SIDS, anaphylactic reaction, cellulitis, autism, convulsion/grand mal convulsion, encephalopathy, hypotonia, neuropathy, somnolence and apnea."

Traduzione: "Reazioni avverse denunciate durante l'utilizzo post-approvazione del vaccino Tripedia includono: purpura trombocitopenica idiopatica, sindrome da morte improvvisa del lattante, reazione anafilattica, cellulite, autismo, convulsioni/epilessia, encefalopatia, ipotonicità, neuropatie, sonnolenza, interruzione del respiro." [...]
Il bugiardino fa poi seguire una frase molto ambigua: "Events were included in this list because of the seriousness or frequency of reporting. Because these events are reported voluntarily from a population of uncertain size, it is not always possible to reliably estimate their frequencies or to establish a causal relationship to components of Tripedia vaccine."
Traduzione: "Questi casi sono stati inclusi nella lista per la loro gravità o per la frequenza delle denunce. Poichè questi episodi sono stati riferiti volontariamente da un numero imprecisato di persone, non è sempre possibile stimare in modo affidabile la loro frequenza o stabilire una relazione causale con i componenti del vaccino Tripedia."
In altre parole: arrivano queste denunce, ma noi le mettiamo semplicemente in un cassetto, senza contarle nè verificarle. Inoltre, anche se questi disturbi sono elencati fra le "reazioni avverse" al nostro vaccino, non è possibile dimostrare che il vaccino ne sia la causa. Quindi noi continueremo a produrlo. Però intanto ci pariamo il culo, e se per caso vuoi denunciarci per aver causato l'autismo a tuo figlio, noi potremo sempre dire che ti avevamo avvisato.
Massimo Mazzucco
PS: Il bugiardino dice anche: "The vaccine is formulated without preservatives, but contains a trace amount of thimerosal." Traduz.: "Il vaccino è preparato senza conservanti, ma contiene quantità tracciabili di Thimerosal." Ricordate, i famosi "trace amounts" del Thimerosal "scomparso"?
* AGGIORNAMENTO 23/5/17: Il documento è stranamente scomparso dal sito della FDA. Ora lo si può trovare su Wayback Machine

09 agosto 2018

Rete Voltaire: I principali titoli della settimana 9 ago 2018


Rete Voltaire
Focus




In breve

 
Chi pagherà alla Siria 388 miliardi di dollari di danni di guerra?
 

 
Mahathir Mohamad libera la Malesia dall'influenza saudita
 

 
La Slovacchia implicata in un sequestro a Berlino nel 2017
 

 
Comincia la grande purga su internet
 

 
Il Pentagono rinvia il processo alla «mente» dell'11 settembre
 

 
La vera storia della caduta dell'Emirato islamico di Mukalla
 

 
Israele ricomincia con gli omicidi mirati di scienziati del Medio Oriente
 

 
Per la Libia, Trump scommette sull'Italia contro la Francia
 

 
In preparazione l'annuncio del piano degli Stati Uniti per il Medio Oriente
 

 
Israele bombarda un gruppo di Daesh in Siria
 

 
L'ONU si riposiziona sulla linea di demarcazione siriano-israeliana
 

 
Gli Emirati, primo Stato a riaprire l'ambasciata a Damasco
 

 
Il mito di una «NATO araba»
 

 
La Siria libera tutta la linea di demarcazione con Israele
 

 
L'Iran rifiuta la proposta USA di un incontro al vertice
 

 
La Turchia fallisce il rapimento di un cittadino turco in Mongolia
 
Controversie

 
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L’intervista di Paul Craig Roberts all’American Herald Tribune


AHT: Lei crede che nessun accordo con Washington possa essere ritenuto degno di fiducia; che cosa ci insegna la storia a questo proposito?
PCR: C’è una maglietta con la scritta: “Certo che puoi fidarti del governo, chiedi agli Indiani.” Alcuni governi sono più degni di fiducia di altri. Reagan, per esempio, aveva detto che avrebbe posto termine alla stagflazione e lo ha fatto. Reagan avevava detto che avrebbe terminato la guerra fredda e lo abbiamo fatto. Eisenhower ci aveva messo in guardia sul pericolo che rappresentava per la democrazia il complesso militare industriale, e noi abbiamo ignorato l’avvertimento.
Sembra che, quando c’è la possibilità di ritagliarsi grosse fette di potere e il governo è nelle mani di persone che perseguono programmi politici occulti, questi programmi vengono portati avanti con l’inganno. Per esempio, la “guerra al terrore” è in realtà una guerra contro quei paesi mussulmani che hanno una politica estera indipendente dai voleri di Washington e di Israele; è una guerra alle libertà civili degli Stati Uniti, ma è anche una guerra a quelle nazioni del Medio Oriente che ostacolano l’espansionismo territoriale di Israele. Ma Washington finge che sia una “guerra per la democrazia,” una “guerra per la libertà dal terrorismo, “ ecc.
I Russi hanno imparato, o avrebbero dovuto farlo, che, per Washington, nessun accordo è significativo. Quando la Russia aveva acconsentito alla riunificazione della Germania, le era stato promesso che la NATO non si sarebbe spostata di un centimetro verso est, ma l’amministrazione Clinton ha portato la NATO fino alla frontiera con la Russia. L’amministrazione Bush ha buttato nel cesso il trattato Anti-ABM e la Russia è ora minacciata dalle batterie dei missili antibalistici che si trovano a ridosso dei suoi stessi confini.
Non bisogna sforzarsi troppo per vedere che la parola di Washington, nella maggior parte dei casi, non vale nulla.
AHT: Perchè chiama gli stati europei “vassalli?” Quali sono i costi per gli Europei?
PCR: Tutta l’Europa, il Canada, la Gran Bretagna, l’Australia, il Giappone e la Corea del Sud sono vassalli di Washington. Ad essi non è consentito avere una politica estera o economica indipendente. L’Europa, per sempio, non ha nessun interesse a mettersi in conflitto con la Russia, ma è costretta a farlo da Washington. La NATO, l’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico, che, dopo la scomparsa dell’Unione Sovietica non aveva più scopo di esistere, serve ora come copertura ai crimini di guerra di Washington in Medio Oriente, in Serbia e in Nord Africa. Tutti i leaders europei, con l’eccezione di Charles de Gaulle, [hanno servito e] servono Washington, non i loro popoli. Nessuno dei vassalli di Washington è uno stato sovrano. Se, per esempio, la Francia fosse uno stato sovrano, sarebbe una decisione tutta francese permettere, o no, che una banca francese presti denaro alle aziende che intrattengono attività commerciali con l’Iran. Ma la Francia non è uno stato sovrano e il maggiore istituto di credito francese è stato costretto a pagare miliardi di dollari di penale a Washington per aver finanziato società che facevano affari con l’Iran. Un altro esempio è quello dei cantieri navali francesi che avevano un contratto con la Russia per la costruzione di navi militari, navi che non hanno potuto consegnare per l’opposizione di Washington. Più o meno una settimana fa, il governo tedesco è stato informato da Washington che, se avesse collaborato con la Russia alla costruzione del gasdotto Nord-Stream 2, sarebbe stato colpito da sanzioni.
Gli esempi sono infiniti.
AHT: Lei ha più volte criticato la Russia per aver cercato di blandire Washington; crede che Russia voglia scendere a compromessi?
PCR: Non ho mai criticato la Russia per aver offerto l’altra guancia nel tentativo di raggiungere un accordo con Washington. Rispetto i tentativi della Russia per evitare la guerra. Mi sono chiesto se questi sforzi siano in grado di evitare una guerra o se invece rischino di provocarla. Ho espresso la preoccupazione che la grande resistenza di Putin agli insulti ed alle provocazioni finisca con l’attirarne ancora di più, fino al punto che l’unica alternativa rimasta alla Russia sarebbe la guerra. Ho suggerito che, forse, un atteggiamento più fermo da parte della Russia manderebbe un messaggio di allarme all’Europa sull’aggressività di Washington e potrebbe costringere gli Europei ad adottare nei confronti della Russia una politica più indipendente, che ridurrebbe le probabilità di un conflitto armato.
AHT: Riuscirà la Russia a stare in bilico fra Iran ed Israele, in Siria?
PCR: Se il governo russo non riuscirà a capire che la politica di Washington in Medio Oriente è determinata da Israele, allora il governo russo è completamente fuori di testa. Israele vuole destabilizzare la Siria e l’Iran perché queste due nazioni sostengono gli Hezbollah, la milizia libanese che ha frustrato per ben due volte i tentativi israeliani di occupare il Libano meridionale. Israele vuole le risorse idriche di quella regione. Se Israele riuscisse ad utilizzare l’esercito americano per togliere di mezzo i propri avversari, porterebbe avanti il suo progetto senza incontrare ostacoli.
Il governo russo si rende sicuramente conto che un Iran destabilizzato è una minaccia per la Russia anche più grande di una Siria destabilizzata.
AHT: In una sua frase famosa lei ha detto: “La Russia potrà entrare a far parte dell’Occidente solo se si arrenderà all’egemonia di Washington.” Ce la può spiegare?
PCR: Gli Stati Uniti sono un impero che, come quello di Roma, tollera con molta difficoltà le nazioni indipendenti. Le basi della politica estera degli Stati Uniti erano state formulate nel 1991 dall’allora Capo del Pentagono Paul Wolfowitz. Conosciuta come “Dottrina Wolfowitz” (reperibile su Internet), definisce come scopo principale della politica americana la prevenzione della crescita di qualsiasi nazione, in modo particolare della Russia, che possa in qualche modo ostacolare l’unilateralità di Washington. La Dottrina Wolfowitz è pienamente in vigore ed è la ragione per cui la Russia e il suo presidente sono stati demonizzati con oltraggiose bugie e false accuse, fin da quando la Russia aveva bloccato la prevista invasione della Siria (voluta da Obama) e il bombardamento dell’Iran. I Neoconservatori sono furiosi perché la Russia (e la Cina) hanno raggiunto un livello militare tale che permette loro, uniche nazioni al mondo, di non doversi piegare ai voleri di Washington.
AHT: Qual’è il modo migliore per trattare con gli Stati Uniti?
PCR: Il modo migliore per Russia, Cina, Iran e Corea del Nord di trattare con Washington è ignorare Washington e andare per la propria strada. Devono sganciarsi completamente dai sistemi occidentali che vengono usati per tenerli sotto controllo, dal sistema di compensazione SWIFT, dall’Internet con i server in America, dall’uso del dollaro americano come moneta di riserva, dal pareggio di bilancio nelle banche occidentali, dall’accettazione, all’interno dei propri confini, delle ONG finanziate dall’Occidente, dei media di proprietà straniera, dei capitali e delle banche occidentali nella propria economia. La maggior parte di questi avvertimenti riguarda la Russia e la Cina. La Corea del Nord è un paese chiuso, ma l’Iran è parzialmente aperto, come si è potuto vedere alcuni anni fa dai tentativi, sponsorizzati dagli Stati Uniti, di dar vita ad una “Rivoluzione Verde.”
Se volete sapere la verità, la propaganda americana è stata, fin dalla Seconda Guerra Mondiale, la forza più di successo in tutto il mondo. In tutte le nazioni, con l’eccezione forse della Corea del Nord, ci sono persone, compresi gli uomini politici, che credono alla propaganda americana. Vogliono solo copiare i successi magnificati dalla propaganda americana.
AHT: Lei ha scritto in precedenza: “Il problema di Washington con l’Iran non è mai stato il programma nucleare iraniano.” Allora, qual’è?
PCR: Washington ha due problemi con l’Iran. Il primo è che l’Iran è una nazione sovrana che contrasta la politica degli Stati Uniti. L’altro problema è che l’Iran è sulla strada di Israele. L’Iran sostiene gli Hezbollah e gli Hezbollah impediscono ad Israele l’annessione del Libano meridionale.
AHT: Una settimana prima della firma dell’accordo sul nucleare iraniano lei aveva scritto: “Il finto problema del nucleare serve a mascherare l’intenzione di Washington di abbattere l’indipendenza dell’Iran; finora il governo e i media iraniani hanno seguito le indicazioni di Washington e dei suoi organi di stampa venduti nell’accettare come vera una questione in realtà fittizia. Se l’Iran sopravviverà, sarà un miracolo.” Crede ancora che l’Iran abbia commesso un errore firmando l’accordo? E’ cambiato qualcosa da allora?
PCR: Non ho detto che l’Iran aveva fatto un errore firmando l’accordo. Indubbiamente, l’Iran non aveva scelta. Se l’Iran non avesse firmato il trattato avrebbe gettato al vento la protezione fornitagli dalla Russia. Avevo semplicemente avvertito l’Iran sul fatto che Washington non avrebbe tenuto fede agli accordi e ne sarebbe uscita il più in fretta possibile. Evidentemente avevo ragione. Una delle prime azioni di Trump è stata proprio quella di ritirarsi dall’accordo internazionale sul nucleare iraniano e minacciare di sanzioni gli altri firmatari, se non si fossero anch’essi ritirati dell’accordo.
Nel caso dell’Iran, Trump fa gli interessi di Israele, che lo comanda a bacchetta. Ogni persona sulla Terra con un minimo di cognizione sa che l’Iran non ha un progetto per la costruzione di armi atomiche e che, anche secondo la CIA, ha rinunciato molti anni or sono ad un simile programma di armamento. L’Iran ha tenuto fede agli accordi che ha firmato. Sono gli Stati Uniti che si sono rifiutati di farlo. Il problema è se Gran Bretagna, Francia e Germania staranno ai patti o faranno il contrario, così come ordinato da Washington. E’ chiaro che Russia e Cina, a meno che i loro due governi non impazziscano, terranno fede all’accordo.
AHT: Che suggerimenti pratici darebbe agli Iraniani per controbilanciare il ritiro statunitense dall’accordo?
PCR: La mia risposta a questa domanda è praticamente identica a quella di una domanda precedente: l’Iran dovrebbe sganciarsi completamente dall’Occidente.
L’Iran dovrebbe perseguire accordi di cooperazione militare con l’alleanza russo-cinese. L’Iran dovrebbe usare gli introiti petroliferi per i servizi sociali di base dei suoi cittadini e per investimenti in Russia, Cina e, tramite la Cina, nelle altre economie asiatiche. L’Iran dovrebbe capire che il credo religioso è una questione interna della nazione, che non va esportato e dovrebbe concentrarsi sul compito di rendere l’Iran un paese felice. Visto che è sotto attacco da parte degli Stati Uniti e di Israele, l’Iran ha assolutamente bisogno del sostegno della sua gente e questo significa che l’Iran non può essere governato come l’America e non può permettersi una politica che favorisca solo i ricchi e i benestanti.
L’Iran, come la Russia, sta cercando di creare una popolazione moralmente elevata, immune alla depravazione dell’Occdente.
Il problema è se i Russi e gli Iraniani potranno resistere alla dissolutezza dell’Occidente e segnare la via per il futuro.
Paul Craig Roberts
Fonte: ahtribune.com

Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

08 agosto 2018

Anche i Caschi Bianchi sono stati evacuati dalla Siria. Stiamo per assistere alla battaglia finale?


Sarà l’ultima battaglia? Per tre anni, Idlib è stata la discarica di tutte le milizie islamiche in ritirata dalla Siria, l’ultima ridotta di tutti quei combattenti che avevano preferito continuare a combattere piuttosto che arrendersi all’esercito siriano, alle forze aerospaziali russe, agli Hezbollah e , in misura minore, agli Iraniani.
Il Brigadiere Generale Suheil al-Hassan, la “Tigre” dei miti e delle leggende militari siriane, che sa recitare memoria i versi del poeta Mutanabi, ma che preferisce essere paragonato a Erwin Rommel piuttosto che a Bernard Montgomery, porterà sicuramente con sé la “Forza Tigre” per la resa dei conti finale fra il regime di Damasco e gli Islamisti di ispirazione salafita, armati dall’Occidente, che avevano tentato, per poi miseramente fallire, di abbattere il governo di Bashar al-Assad.
Grazie a Donald Trump, ora per i “ribelli” siriani è tutto finito, dal momento che sono stati traditi dagli Americani, sicuramente e definitivamente dallo stesso Trump nei famosicolloqui segreti con Vladimir Putin di Helsinki, forse le più importanti delle discussioni “in incognito,” quelle che si svolgono alla presenza dei soli interpreti.
Tre settimane prima, gli Americani avevano comunicato ai ribelli della Siria sud-occidentale, ai piedi delle Alture del Golan occupate da Israele, che avrebbero dovuto cavarsela da soli e di non aspettarsi più assistenza militare. Anche i Caschi Bianchi, eroici soccorritori o propagandisti di guerra dei ribelli (scegliete voi, ma sicuramente verranno presto presentati come “controversi”), sono stati esfiltrati dalle aree occupate dai ribelli, insieme alle loro famiglie, con l’aiuto degli Israeliani e portati in salvo in Giordania.
Gli Israeliani sono un po’ seccati per non essere stati ringraziati dalle unità di difesa civile dei Caschi Bianchi per la loro assistenza umanitaria, ma che cosa si aspettavano, dopo aver passato tutto il tempo ad attaccare durante la guerra gli Iraniani, gli Hezbollah e i Siriani, dopo aver fornito assistenza medica ai combattenti islamici di al-Nusra che erano passati dietro le loro linee, senza mai, ma proprio mai, bombardare l’ISIS? Credono forse che i Caschi Bianchi vogliano essere associati ad Israele proprio adesso?
Ma gli Israeliani hanno ottenuto quello che veramente volevano: la promessa russa che gli Iraniani si terranno lontani dalle Alture del Golan siriane occupate da Israele. La cosa è assai strana, perché in Siria le truppe iraniane sono poche e preziose (dimenticatevi le frottole che raccontano gli “esperti” di Washington), ma combacia alla perfezione con la convinzione macabra e teatrale di Benjamin Netanyahu che l’Iran è un “cappio di terrore” attorno al collo di Israele. In ogni caso, qualcosa sulla guerra in Siria la conosce anche Putin: le bombe sono importanti, ma anche i soldi.
Per quale altro motivo allora Putin avrebbe annunciato investimenti per 50 miliardi di dollari nel settore energetico iraniano? E’ semplicemente un anticipo per gli investimenti fatti dall’Iran nella guerra siriana? Un regalo del genere “grazie, ma ora potete andare” di Mosca per poter avere in cambio una parata a Teheran, senza dubbio trionfale, delle forze iraniane che ritornano “vincitrici” dai loro doveri islamico-rivoluzionari in Siria?
Dopo aver incontrato Putin al Kremlino meno di due settimane fa, Ali Akbar Velayati, consigliere anziano per gli affari esteri del “Leader Supremo” Khamenei, ha ammesso che i loro colloqui “si erano concentrati sulla cooperazione russo-iraniana… ma anche sulla situazione nella regione, compresi gli ultimi sviluppi in Siria.” E questo è quanto. L’economia iraniana è sistemata, ma gli ordini di marcia per la Siria li prende da Putin.
Mai troppo presto per gli Iraniani, senza dubbio. E’ stato abbastanza scioccante per me vedere, il mese scorso, i più ricchi e benestanti iraniani del ceto medio arrivare in massa a Belgrado, portando contanti e gioielli in Occidente tramite una delle poche nazioni occidentali che ancora consentono l’ingresso senza visto agli Iraniani colpiti dalle sanzioni. Voli low-cost da Teheran e da altre città iraniane atterrano tutti i giorni in Serbia e gli hotel di Belgrado sono stipati di clienti che parlano Farsi, pronti, presumibilmente, ad iniziare una nuova vita in Occidente. L’Unione Europea, non c’è bisogno di ribadirlo, sta minacciando Belgrado di abolire il regime visa-free di cui godono i cittadini serbi nel resto d’Europa, se non bloccherà l’afflusso dei remunerativi “turisti” iraniani.
Nel frattempo, l’esercito siriano, che sta combattendo contro gli ultimi, irriducibili, gruppuscoli di Islamisti vicino a Daraa, si riporterà ai bordi della zona smilitarizzata controllata dalle Nazioni Unite, dove si trovava già prima dello scoppio della guerra civile nel 2011. In altre parole, il problema del “Fronte Sud” sarà risolto e rimarrà solo la ridotta di Idlib, insieme  alla città di Raqqa, nelle mani delle milizie ancora fedeli (non certo ancora per molto, dato che Trump li sta tradendo) agli Stati Uniti. Putin, probabilmente, è in grado di risolvere questo problema, se non lo ha già fatto durante il suo incontro con Trump.
Ma Idlib è più importante. Senza dubbio, assisteremo ad ulteriori colloqui di “riconciliazione” fra le autorità siriane e le formazioni ribelli all’interno della provincia. Ci saranno accordi, pubblici e privati, in base ai quali tutti quelli che vorranno ritornare nel territorio controllato dalle forze governative potranno farlo. Ma, dal momento che a Idlib ci sono quegli Islamisti, con le loro famiglie, che avevano già rifiutato simili offerte in altre città (molti di loro erano arrivati con gli autobus dalla zona di Ghouta e Yarmouk, presso Damasco, da Homs e dalle altre città dove si erano arresi, direttamente nella provincia di Idlib), il loro futuro sembra abbastanza fosco.
Naturalmente a tutti piacciono le guerre con una “battaglia finale”. Strano a dirsi, Gerusalemme e Baghdad erano state le uniche capitali nemiche ad essere invase dagli Alleati durante la Prima Guerra Mondiale. E sappiamo che la presa di Berlino da parte dei Russi aveva posto termine alla parte europea della Seconda Guerra Mondiale. Lasciamo perdere, per ovvie ragioni, la caduta di Saigon (aveva vinto la parte sbagliata) e le varie “capitali” conquistate in Medio Oriente (Gerusalemme nel 1967, Beirut nel 1982, Kuwait City nel 1990 e Bagdad nel 2003), perché hanno lasciato retaggi di sangue che si trascinano fino al giorno d’oggi.
Ma dobbiamo ricordare una cosa. L’esercito siriano è abituato a combattere. La stessa cosa vale per l’aviazione russa. E’ sicuro che, quando comincerà l’ultima battaglia, difficilmente verrà dimenticato l’assedio di al-Nusra all’ospedale militare governativo Jisr al-Shugour di Idlib e il massacro di molti dei suoi difensori e delle loro famiglie, tre anni or sono. Mosca non darà il benvenuto a casa, in Cecenia, agli Islamisti. E Ankara non vuole sparpagliare i veterani di Idlib nelle pianure dell’Anatolia, visto che Erdogan è ancora ossessionato dal tentato colpo di stato “islamico” di due anni fa, con decine di migliaia di presunti fiancheggiatori che ancora marciscono nelle sontuose galere turche.
L’Occidente non darà certamente una mano. C’è il vecchio mulo dell’ONU che, credo, potrebbe farsi coinvolgere in una “temporanea” missione di pace a Idlib, ma non avrà certo il sostegno di un presidente siriano che intende riportare ogni chilometro quadrato della nazione sotto il controllo esclusivo del governo. Potrebbe rendersi disponibile una discarica ancora più piccola, se i ribelli di Idlib venissero trasferiti più a nord, nell’enclave di Afrin, già ampiamente popolata e controllata dai vecchi amici della Turchia, provenienti dalle file dell’ISIS. E’ certo che l’Occidente non vorrà i rimasugli di quella armata islamica che aveva contribuito ad armare.
Presumibilmente, l’asilo politico concesso ai Caschi Bianchi sarà il massimo della sua generosità, insieme al normale aiuto ai rifugiati.
Ma dobbiamo anche ricordare che quelle nazioni che per così tanto tempo avevano cercato di rovesciare Assad, ora cercheranno, anche se lentamente, di ristabilire relazioni di qualche genere con il governo di Damasco. Diplomatici francesi, manco a dirlo, stanno facendo i turisti in Siria dal Libano da almeno un anno. La stessa cosa hanno fatto, in maniera discreta, inviati di altre nazioni europee. Gli Americani vorranno la loro particina, per quanto strano (o trumpiano) possa sembrare, e, in quel momento cruciale, Putin sarà a disposizione.
Ma, che cosa sarà dei cinque milioni di rifugiati siriani le cui nazioni ospitanti, Europa, naturalmente, ma anche Turchia, Libano, Giordania, Iraq, Kuwait, Egitto, non vedono l’ora che  tornino a “casa?” E qui, forse, si trova la chiave per interpretare questa “fine della guerra.”
I Russi sono pronti a garantire ai rifugiati la possibilità di ritornare sani e salvi alle loro case (che cosa valgano queste promesse è un’incognita, visto che migliaia di senzatetto temono il regime) e sembra che inviati di Mosca siano già arrivati in Libano, che ospita un milione e mezzo di Siriani, per parlare di logistica. Gli Stati Arabi del Golfo, in modo particolare il Qatar, sembra siano interessati a finanziare la ricostruzione della Siria. Perciò, se non sarà possibile far arrendere con le armi i “ribelli” di Idlib, si potrà almeno corromperli? Tra l’altro facendolo fare alle nazioni arabe che li hanno sostenuti fin dall’inizio. E’ ancora presto. Ma tutte le guerre arrivano alla fine. Ed è da qui che ricomincia la storia.
Robert Fisk
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

07 agosto 2018

Roma Capitale fa memoria virtuale di Rita Atria e ignora da 9 mesi la richiesta di cittadinanza onoraria



Leggiamo tra le news del sito di Roma Capitale (26 luglio 2018) il ricordo della giunta capitolina alla Memoria di Rita Atria. 
Esprimiamo sconcerto per quanto letto perché ci sono errori sostanziali nel titolo («Mafia, Roma ricorda Rita Atria, la prima giovane che si è ribellata al sistema dell'omertà»), nella definizione di Rita come Collaboratrice e non correttamente come Testimone di Giustizia (ben due leggi ne hanno definito la differenza, se uniamo il titolo alla definizione di collaboratrice… diciamo che l'orrore semantico è fatto) e per aver "liquidato" una giornata di Memoria e Rispetto con un comodo comunicato senza nessuna azione di vera e reale commemorazione.

Infatti, nonostante i sollecitidopo quasi 9 mesi, come Associazione Antimafie “Rita Atria” non abbiamo ancora ricevuto, ad oggi, alcun cenno di risposta, solo un assordante silenzioda parte del Comune di Roma alla nostra richiesta, inoltrata, nel novembre dello scorso anno, alla Sindaca di Roma, Virginia Raggi, per il conferimento della cittadinanza onoraria a Rita Atria, la giovane Testimone di Giustizia, “uccisa” perché abbandonata dallo Stato, dall’indifferenza della società civile e di tutti coloro che avrebbero dovuto proteggerla e invece l’hanno lasciata nella completa solitudine di una casa estranea, in un palazzo di sette piani al civico 23 di Viale Amelia, proprio nella Capitale, luogo in cui risiedeva sotto protezione per le sue denunce contro le famiglie mafiose del partannese.
Vogliamo ribadire che nessun esponente delle Istituzioni, in particolare di quelle territoriali, pur invitate, ha ritenuto di dover essere presente fisicamente il 26 luglio scorso, a Roma in viale Amelia, che la vide lanciarsi nel vuoto in quel “volo” di solitudine, mentre noi, come ogni anno, abbiamo voluto tenere viva la testimonianza di Rita - come a Partanna, nel luogo in cui è sepolta -: eravamo lì per raccontare la storia di Rita, nel segno della Memoria Attiva, per condividere la sua scelta netta verso, come disse il giudice Paolo Borsellino, « il fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale ». 
Non basta, quindi, scrivere sul sito di Roma Capitale, peraltro in un articolo inserito insieme a tanti altri nella sezione « Notizie», «Roma ricorda Rita Atria», con le dichiarazioni della Sindaca Virginia Raggi e dell’Assessore allo sport, politiche giovanili e grandi eventi cittadini Daniele Frongia, che in assenza di azioni concrete permangono dei meri slogan senza sostanza. È poi grave che nell’articolo di un sito isituzionale, come già accennato, si commetta l’errore macroscopico di definire Rita Atria «collaboratrice di giustizia»: no, lei era una «testimone di giustizia», che a differenza dei collaboratori non ha mai commesso reati, ma ha soltanto appreso o assistito ad eventi criminosi; Rita aveva deciso di denunciare la mafia partannese e i politici con essa collusi perché sognava un « altro mondo fatto di cose semplici, ma belle, di purezza, un mondo dove sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di questa o di quella persona, o perché hai pagato un pizzo per farti fare quel favore». 
Denunciamo a gran voce questa indifferenza da parte delle Istituzioni, spesso assenti quando si tratta di prendere posizioni concrete e responsabilità precise. Denunciamo ciò non per noi, ma per la Memoria di Rita, perché sia dato un segnale forte di giustizia ai cittadini, per non lasciare da solo chi decide di stare dalla parte giusta, dalla parte dello Stato, per dovere civico
Vorremmo che le Istituzioni tutte uscissero veramente dal silenzio, senza trincerarsi dietro dichiarazioni di circostanza, si assumessero responsabilità concrete, dandoci una risposta, riconoscendo finalmente la cittadinanza onoraria a Rita, sostenendo effettivamente i testimoni di giustizia. 
Noi continueremo ad andare avanti con le persone che vogliono esserci per testimoniare che Rita, la Verità vive, per dare voce a chi non ce l’ha più e per sostenere, per quanto possiamo, chi ha bisogno di amplificarla, affinché non resti isolato e non debbano esserci altre “Rita”.
Associazione Antimafie Rita Atria
Direttivo Nazionale

La Petizionehttps://www.change.org/p/sindaca-di-roma-rita-atria-chiediamo-alla-sindaca-di-roma-il-conferimento-della-cittadinanza-onoraria-0dea22f0-cb53-4779-bbee-8a86931d23cd

06 agosto 2018

Marcello Foa, wikipedia e fake news: come si distrugge la reputazione di un giornalista scomodo


Wikipedia: e Foa diventa un complottista
È così che si distrugge la reputazione di un giornalista scomodo: il 28 luglio alle 16:37 (cioè soltanto sabato, “casualmente” nel pieno della discussione per la sua nomina alla presidenza RAI!) è stata modificata la pagina wikipedia di Marcello Foa aggiungendo la sezione “Controversie” (prima inesistente, basta controllare la cronologia che riporto qui sotto) in cui viene denigrato come un “complottista” per aver sostenuto l’esistenza di false flag e per aver parlato della teoria gender (che viene liquidata come una “teoria del complotto nata nell’ambito ecclesiastico negli anni ’90”).
…Quando conobbi Foa 
Ho la fortuna di conoscere personalmente Foa da qualche anno. Ci siamo incontrati a una riunione per il WAC (Web Activists Community) a Roma nello studio di Giulietto Chiesaquando scesi in rappresentanza della UNO Editori per discutere del progetto. Ovviamente lo conoscevo già di fama, lo avevo spesso citato nelle mie opere, a partire dal mio libro inchiesta su Renzi. Lo avevo sentito telefonicamente ma non lo avevo mai incontrato di persona. Mi sono trovata davanti un uomo gentilissimo, tanto umile quando disponibile, dotato di carisma e di ironia (dote rara), mentalmente elastico e al contempo metodico. Da quel momento ho potuto soltanto rafforzare la stima che ho di lui.
Mi rammarica ora assistere a un’ondata pretestuosa di violenza mediatica contro Foa.
Parte la campagna denigratoria
L’attuale campagna denigratoria che si è scatenata in queste ore intende trasformare Foa nell’esatto contrario di ciò che è: un serio, leale e onesto giornalista. Si vuole cioè screditarlo, additarlo come un venditore di fumo, un arrivista un ambizioso, persino un fascista (lui che è ebreo!) spulciando nei suoi vecchi post di Twitter o di Facebook, come se la carriera o l’onestà di un professionista si dimostrasse da alcuni post decontestualizzati. Quello che stanno scrivendo? Nulla di più lontano dalla verità.
Vi era già stata nelle precedenti settimana un’inchiesta dell’Espresso a cui era seguita la querela di Foa.
Ora le testate giornalistiche progressiste si scatenano seguendo lo stesso topos:
• è un sovranista (e allora? Meglio coloro che hanno svenduto il nostro Paese alla tecnocrazia europeista?),
• un populista,
• è filo-russo,
• diffonde fake news. Ebbene, per me questo non è giornalismo, è gossip.
Qualunque testata può scrivere qualunque cosa di chiunque citando fonti non pervenute o distorcendo dei post, perché è evidente dalla lettura approfondita degli articoli che chi scrive o non conosce Foa o è in malafede. Nell’epoca del politicamente corretto, la violenza dei guardiani del pensiero unico si abbatte come una furia su coloro che osano dissentire.
Tecniche “orwelliane” per manipolare l’opinione pubblica, tra spin e fake news
Quello che ovviamente si vuole fare è creare un frame, una cornice negativa in cui inserire l’immagine di Marcello Foa in modo da offrire all’opinione pubblica un’immagine distorta, falsa, dell’uomo e del professionista che è.
Il riflesso del bipensiero orwelliano è concentrato però nella seguente accusa:
lo definiscono ora lo “spin doctor” di Salvini, quando − paradossalmente − è stato proprio Foa a sdoganare al grande pubblico il fenomeno dello spin, spiegando e documentando in maniera magistrale come il potere orienta e all’occorrenza manipola l’informazione, servendosi anche dei media di massa. Quello che in origine era uno stato d’accusa documentato da anni di ricerche, si è rivolto contro di lui rendendolo mediaticamente “colpevole” di ciò che da anni condanna. E ora, come forma di contrappasso, lo spin si è rivolto contro di lui denigrandolo.
Nel suo Gli stregoni della notiziaAtto II, Foa documentava il fenomeno dello spin e mostrava persino come esistano società private che si occupano di confezionare materiale giornalistico ad hoc. Si tratta cioè di spin privati che vengono ingaggiati anche dai governi in segreto – Foa riporta ampi esempi di società assoldate dal governostatunitense − per rendere efficace e persuasiva una campagna, anche ricorrendo a menzogne e falsificazione per di raggiungere l’obiettivo desiderato.
Sì: falsificazione. False notizie come quelle che circolano in questi giorni sui media di massa, volte a terrorizzare l’opinione pubblica e a screditare il candidato alla presidenza RAI.
Breve ripasso dei VERI fatti: la Maggioni e la Commissione Trilaterale
Bisognerebbe invece ricordare a coloro che passivi si bevono queste menzogne, che l’ex presidente RAI, Monica Maggioni, è alla guida della Trilaterale Italia. Ricordo che la Commissione Trilaterale è  un gruppo di studio non governativo con sede a New York, fondato tra il luglio 1972 e il 1973 per iniziativa di David Rockefeller, Henry Kissinger e Zbigniew Brzezinski. Conta più di trecento membri (uomini d’affari, politici, intellettuali) provenienti dall’Europa, dal Giappone e dall’America settentrionale. A tutt’oggi le riunioni sono dei vertici a porte chiuse di altro profilo.
Quello che i membri della Trilateral vogliono è creare un potere economico mondiale superiore a quello politico dei singoli governi nazionali. Il fine era ed è tuttora una costante collaborazione tra le élite dominanti dell’Europa occidentale, del Giappone e degli Stati Uniti, e a coordinare le loro politiche nelle tre principali sfere di influenza.
La Trilaterale (come il Club Bilderberg) si preoccupa che la gente possa ribellarsi ai suoi progetti e quindi necessita della stampa per manipolare l’opinione pubblica e creare un adeguato “stato di spirito”: in passato propose anche limitazioni alla libertà di stampa nel senso di «restrizioni di quello che i giornali possono pubblicare in particolari e delicate circostanze».
L’idea di fondo, espressa nel libro La Crisi della democrazia pubblicato a firma di Crozier, Huntigton e Watanuki nel 1975, è come già spiegava Paolo Barnard, di “uccidere” la democrazia partecipativa dei cittadini mantenendone in vita solo l’involucro. Si vuole cioè svuotare da un lato le nazioni del proprio potere e della propria sovranità (ecco perché ora la parola “sovranista” fa così paura), facendo diventare dall’altro tutti noi dei soggetti passivi degli eventi, dei meri spettatori/lavoratori/consumatori.
I media servono cioè ad annientarci come protagonisti della democrazia, distraendoci con notizie inutili, terrorizzandoci di continuo o saturandoci con lo show spazzatura.
I media che attaccano Foa fanno il gioco di un potere incancrenito 
Un giornalista, degno del suo nome, dovrebbe ricoprire invece anche una funzione sociale, etica, civile. Ha una responsabilità. Non deve plasmare l’opinione pubblica al soldo dei lobbisti. Foa al contrario di molti suoi “colleghi” che ora lo attaccano ha la schiena dritta e denuncia da anni la manipolazione e il controllo sociale a danno dei cittadini.
I media che oggi lo attaccano stanno facendo il gioco di un potere incancrenito che teme l’ondata di rivoluzione che sta soffiando in Italia. Alcuni parassiti temono evidentemente di vedersi soffiare la linfa vitale da cui traggono da anni il sostentamento.
Non so se questa ondata si fermerà qui, se porterà a una débâcle o a veri e stabili cambiamenti.
So però che Marcello Foa può apportare pluralismo, rigore e spessore intellettuale al servizio pubblico televisivo, sempre che mercoledì mattina la Commissione di Vigilanza che dovrà ratificare o meno la sua nomina, riesca a compattarsi su almeno 27 voti. La maggioranza ne ha solo 21 e dunque i voti di Forza Italia diventano decisivi.
Tutto il resto è propaganda.
Il pensiero critico e l’informazione alternativa ai media mainstream oggi vengono perseguitati per silenziare il dissenso.
Non sono questi i metodi dei sistemi totalitari che si ammantano di slogan politicamente corretti e perseguitano con violenza chi non si piega ai loro diktat?
State attenti a chi non vuole che esprimiate la vostra coscienza critica ma che vi vuole passivi alla sua volontà; ne vale del vostro e del nostro futuro. 
Enrica Perucchietti