30 novembre 2009

[gc] Uruguay, America latina: Pepe Mujica presidente, “il mondo a

Uruguay, America latina: Pepe Mujica presidente, “il mondo alla rovescia”

pepe Pepe Mujica, l’ex guerrigliero Tupamaro, per 13 anni prigioniero della dittatura fondomonetarista, per nove anni rinchiuso in un pozzo e torturato continuamente, è il nuovo presidente della Repubblica in Uruguay. Ha ottenuto il 51,9% dei voti, superando il 50.4% con il quale Tabaré Vázquez era stato eletto cinque anni fa. Il suo rivale, Luís Alberto “Cuqui” Lacalle, del Partito Nazionale, si è fermato al 42.9% dei voti.

Più tardi online il pezzo sull’Honduras scritto in esclusiva per Latinoamerica.

E’ uno scarto di nove punti, superiore a tutte le aspettative e, con un’affluenza alle urne superiore al 90% in uno dei paesi dal più alto senso civico al mondo, conferma che quella del presunto rifiuto per la figura popolana e popolare e dal passato guerrigliero di Mujica era una menzogna cucinata e venduta a basso costo dal complesso disinformativo-industriale di massa.

di Gennaro Carotenuto

Il trionfo di Mujica (nella foto incredibilmente in giacca, ma senza cravatta) è espressione di quello che negli anni del Concilio Vaticano II si sarebbe definito “segno dei tempi”. Come ha detto lo stesso dirigente politico tupamaro, emozionatissimo nel suo primo discorso sotto la pioggia battente a decine di migliaia di orientali che hanno festeggiato con i colori del Frente Amplio, quello che lo porta alla presidenza è proprio “un mondo alla rovescia”.

Un mondo nuovo i contorni del quale non sono ancora del tutto visibili nella prudenza dei grandi dirigenti politici che rappresentano il fiorire dei movimenti sociali, indigeni, popolari del Continente ma che si tratteggia in due grandi temi di fondo: uguaglianza tra i cittadini e unità latinoamericana.

Mujica è stato chiarissimo: il primo valore della sua presidenza sarà il mettere l’uguaglianza tra i cittadini al primo posto e il primo ringraziamento è andato oltre che al popolo orientale "ai fratelli latinoamericani, ai dirigenti politici che li stanno rappresentando e che rappresentano le speranze finora frustrate di un continente che tenta di unirsi con tutte le sue forze”.

Proprio il trionfo di Mujica, la quarta figura che viene dal basso, plebea se preferite, e non espressione delle classi dirigenti, illuminate o meno, a divenire presidente in appena un decennio, testimonia che l’America latina sta riscrivendo la grammatica politica della rappresentanza democratica in questo inizio di XXI secolo in una misura perfino insospettabile e incomprensibile in Europa.

Mujica, nonostante la militanza politica di più di mezzo secolo, è un venditore di fiori recisi nei mercati rionali. E’ uno che quando è diventato deputato per la prima volta e fino a che non ha avuto responsabilità di governo ha accettato dallo Stato solo il salario minimo di un operaio e, siccome questo non è sufficiente per vivere, ha continuato a vendere fiori nei mercati rionali. Per campare. Indecoroso per un parlamentare, ma solo così, solo dal basso, oggi Mujica può permettersi a testa alta di rappresentare il popolo e proporre a questo “un governo onesto”.

Non è un medico, come Tabaré Vázquez o Salvador Allende o Ernesto Guevara, né ha un dottorato in Belgio come l’ecuadoriano Rafael Correa. Non ha studiato dai gesuiti come Fidel Castro né proviene dalla classe dirigente illuminata come Michelle Bachelet in Cile o i coniugi Kirchner in Argentina. Non è, soprattutto, un pollo di batteria, allevato per star bene in società come tanti burocratini dei partiti politici della sinistra europea, che infatti passa di sconfitta in sconfitta e di frammentazione in frammentazione mentre invece in America l’unità delle sinistre è un fatto.

Pepe il venditore di fiori recisi nei mercatini rionali è un uomo del popolo come l’operaio Lula in Brasile, come il militare di umili origini Hugo Chávez in Venezuela e come il sindacalista indigeno Evo Morales in Bolivia. Non a caso sono tre uomini politici che hanno mantenuto un rapporto privilegiato con la loro classe di provenienza, che non hanno tradito e che sono ricompensati con alcuni tra i più alti indici di popolarità al mondo, nonostante siano costantemente vittime di campagne ben orchestrate di diffamazione da parte dei complessi mediatici nazionali e internazionali.

Non è un caso che da questi dirigenti politici venga posto sul piatto dell’agenda politica lo scandaloso problema dell’uguaglianza che trent’anni di retorica neoliberale avevano umiliato, vilipeso e cancellato e che invece è più che mai l’unico motore dell’unico futuro possibile non solo in America latina.

L’America latina integrazionista, dove diventa presidente un ex-guerrigliero venditore di fiori recisi nei mercatini dei quartieri popolari di Montevideo, è davvero “il mondo alla rovescia”, ma è anche la speranza di un “mondo nuovo”, di un nuovo inizio e un futuro migliore in pace e in democrazia. Questa speranza non poteva che venire dal Sud del mondo, da quella “Patria grande latinoamericana” che sta riscrivendo la Storia.

Giornalismo partecipativo - www.gennarocarotenuto.it


28 novembre 2009

Byoblu.Com - Napolitano e il Monito Incompiuto

27 novembre 2009 - 20.10
 

Napolitano e il Monito Incompiuto


Giorgio Napolitano ha lanciato un monito:
« L'interesse del paese, che deve affrontare seri e complessi problemi di ordine economico e sociale, richiede che si fermi la spirale di una crescente drammatizzazione cui si sta assistendo delle polemiche e delle tensioni, non solo tra opposte parti politiche, ma tra istituzioni investite di distinte responsabilità costituzionali.

 Va ribadito che nulla può abbattere un governo che abbia la fiducia della maggioranza e del Parlamento, in quanto poggi sulla coesione della coalizione che ha ottenuto dai cittadini elettori il consenso necessario per governare.

 E' indispensabile che da tutte le parti venga uno sforzo di autocontrollo nelle dichiarazioni pubbliche, e che quanti appartengono alla istituzione preposta all'esercizio della giurisdizione si attengano rigorosamente allo svolgimento di tale funzione.

 Spetta al Parlamento esaminare in un clima più costruttivo misure di riforma volte a definire corretti equilibri tra politica e giustizia.»
 Signor Presidente, con tutto il rispetto, si è dimenticato di aggiungere, in fondo al monito:
«Spetta altresì al potere giudiziario individuare ogni eventuale violazione al principio di legalità e procedere a far rispettare l'articolo 3 della Costituzione: LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI

 Sennò è un monito incompiuto, come la decima sinfonia di Beethoven.

www.byoblu.com

Diffondere, Divulgare, Diramare

Le Tre D che salveranno il mondo!

25 novembre 2009

No Berlusconi Day

No Berlusconi Day, Roma 5 dicembre 2009, ore 14:00, piazza della Repubblica: corteo per chiedere le dimissioni del premier Berlusconi. Realizzato da Alessandro Corradi e Valerio Sperati - HardKorMovies 2009. Donna: Claudia Solano. Voce: Sara De Santis. Si ringraziano per l'aiuto Leesa ed i ragazzi del pub Riunione di Condominio. http://www.youtube.com/watch?v=0IXkKhmU6IQ

24 novembre 2009

Emanuela Orlandi: identificato l'uomo che telefonò a "Chi l'ha visto?" nel 2005

La Procura della Repubblica e la Squadra Mobile di Roma hanno identificato luomo che telefonò nel luglio 2005 alla redazione di "Chi lha visto?" dicendo che se si voleva scoprire il mistero di Emanuela Orlandi bisognava andare a vedere chi era sepolto nella Basilica di SantApollinare a Roma. Luomo, che fino a oggi era anonimo, ha a che fare con Mario, come si faceva chiamare colui che telefonò a casa Orlandi pochi giorni dopo la scomparsa della ragazza. l'intero servizio: http://mariorossinet.ning.com/video/emanuela-orlandi-identificato "Chi lha visto?": andato in onda il 23/11/2009 Rai Tre ore 21,10

I veri numeri della Giustizia

23 novembre 2009 - 18.29
 

I veri numeri della Giustizia

Silvio Berlusconi Angelino Alfano

  ATTENZIONE: diffondete questo articolo. E' importante creare consapevolezza.

Berlusconi ha annunciato che "parlerà agli italiani" della riforma della Giustizia. Vespa è subito corso a ordinare un paio di scrivanie di ciliegio e una lavagna. Non si sa mai salti fuori un bel contrattino da firmare. Gli youtubers invece stanno affilando i videoregistratori e verificando i collegamenti: c'è aria di videoclip più cliccata del web.

 Se Porta a Porta assomigliasse di più a una trasmissione di informazione politica e di meno a una televendita, quel giorno in studio vedremmo un rappresentante della magistratura argomentare circa i "teoremi" del premier che ruotano intorno all'inefficienza dei giudici, così come vedremmo un giornalista come Marco Travaglio argomentare circa il tormentone della persecuzione giudiziaria iniziata "solo" con la sua discesa in campo, nel 1994.

 Invece non vedremo nulla di tutto questo: tutt'al più il solito Sansonetti intimidito di fronte alle battute sul Milan. Se poi un'Odifreddi qualsiasi si dovesse permettere di tirare fuori Noemi e la D'addario, basterà inquadrare La Russa che, al segnale di Vespa, scatenerà un inferno di filastrocche infantili turandosi naso ed orecchie come solo un vero ministro della Difesa sa fare. Del resto, sappiamo tutti qual'è la situazione delle scuole d'infanzia e quanto costerebbe parcheggiare Ignazio al doposcuola. La Gelmini stessa ha dichiarato che, se l'avesse saputo, avrebbe inserito nella sua riforma un'apposita clausola pensata proprio per lui. Comunque non fa niente: il contraddittorio ce lo faremo da soli, e giacché ormai siamo diventati bravi, questa volta arriveremo preparati.

  La prima argomentazione sarà che la Giustizia in Italia costa troppo.

Berlusconi vi dirà che abbiamo troppi magistrati rispetto agli altri paese europei. Le fonti dove attinge i suoi dati sono le stesse dei sondaggi di Emilio Fede: ad personam, come le leggi del PDL. Noi invece, in quattro rapidi click ci portiamo sul sito del Consiglio d'Europa (noto covo di comunisti), consultiamo le pubblicazioni della Commissione Europea per l'Efficienza della Giustizia, il CEPEJ (noto covo di magistrati rossi), e scarichiamo il documento European Judicial Systems - Edition 2008 (dati riferiti al 2006).

  Scopriamo che nel 2006 l'Italia ha destinato a tutto il sistema giudiziario (tribunali, procure della Repubblica e patrocinio gratuito) ben 4 miliardi di euro. Per l'esattezza: 4.088.109.198€. Se è vero che non siamo tra i più virtuosi - Spagna e Francia hanno fatto meglio, rispettivamente con 2.983.492.000€ e 3.350.000.000€ -, è falso che siamo i più spendaccioni. Peggio di noi hanno fatto Inghilterra e Galles, con 5.343.199.553€ spesi, e la Germania, che addirittura ci doppia: 8.731.000.000€, quasi nove miliardi!

  Ad ogni italiano, il funzionamento della giustizia costa 70 l'anno. Spendono di più, tra le altre, la Norvegia, l'Olanda, la Scozia, il Galles, la Germania, la Svizzera, l'Irlanda e Monaco, in un crescendo che arriva fino a ben 168€ l'anno pro capite.

Costo procapite giustizia

 Mi direte voi: è un dato incompleto. Vero, va rapportato al Prodotto Interno Lordo, che misura - o quantomeno dovrebbe - la ricchezza di un paese. Se sperate però di ottenere così un responso meno clemente, per assecondare le tesi catastrofiste di Alfano & Co, rimarrete delusi. L'Italia risulta essere nella fascia alta dei paesi virtuosi per quanto riguarda la spesa pubblica destinata al funzionamento della giustizia, espressa come percentuale del PIL pro capite. Per l'esattezza, siamo il diciassettesimo paese più virtuoso. Ben 26 paesi fanno peggio di noi, tra cui: la Svizzera, l'Olanda, la Spagna, la Scozia, l'Inghilterra, la Germania, passando per l'Irlanda del Nord fino alla Croazia e alla Bosnia. Il cittadino del paese più virtuoso, l'Irlanda, spende ogni anno lo 0,10% del sul PIL pro capite. Un italiano spende lo 0,26% e un Bosniaco arriva a spendere lo 0,86%.
Costo Giustizia Pro Capite percentuale PIL

 In tutti i paesi oggetto della valutazione, ma proprio tutti, il più alto costo da sostenere sul budget allocato se ne va per gli stipendi dei magistrati. Inoltre, dove si è capito che per fare processi brevi bisogna dotare la Giustizia di infrastrutture tecnologiche meno obsolete, una larga fetta del budget viene investito nell'IT (computer, reti e accessori). E' questo il caso dell'Olanda, della Norvegia, dell'Irlanda e del Regno Unito.

 Veniamo ora all'annosa questione del numero totale di magistrati: secondo Berlusconi qui in Italia ne abbiamo troppi. Bene, sfogliamo con il ditino il nostro documento PDF e andiamo a pagina 110. Limitiamoci al numero di magistrati professionisti, definiti come coloro che hanno sostenuto un apposito corso di formazione e sono stati assunti per operare lavorare unicamente come magistrati.
 
 Quanti magistrati professionisti abbiamo ogni 100 mila abitanti? Undici, sì: qui in Italia ne abbiamo undici! Troppi? Vediamo: meno di noi ne hanno solo l'Irlanda (3,1), l'Inghilterra (7), la Spagna (10,1) e la Norvegia che però ne ha più o meno tanti quanti noi (10,9).
 La Francia ne ha 11,9, l'Olanda 12,7, la Svizzera ne ha 16,5, l'Austria più di 20, per non parlare della Germania (24,5), della Grecia (28,4), del Montenegro (37,2) e di Monaco, che arriva ad averne ben 54,5. Cinque volte tanto rispetto a noi.
Numero di magistrati ogni centomila abitanti
 
 Se poi vogliamo parlare del numero di magistrati non professionisti, ogni centomila abitanti, ecco la nostra più che onorevole posizione: quarti. Con dodici magistrati, veniamo dopo solo la Francia (5), la Bosnia (4) e il Portogallo (4).
Magistrati non professionisti per centomila abitanti
  Beh, ma allora forse il problema risiede nel personale non giudicante (un po' come gli operatori di piano nelle scuole), ovvero i portinai, i cancellieri, i segretari e gli uomini di pulizie dei tribunali. Saranno loro ad essere di troppo. O no?
 No. Ne abbiamo solo 46 ogni centomila italiani contro, per esempio, i 70 della Germania, i 93 della Spagna, i 135 della Slovenia e i 161 della Croazia!

PERSONALE GIUSTIZIA OGNI CENTOMILA ABITANTI

  Uff... Beh! Ma allora forse sono questi benedetti magistrati che non lavorano. Passano il tempo a giocare a freccette, possibile? 

 Neppure, mi spiace: proprio no. Nel 2006 in Italia, rispetto ai casi civili, è stata presa una decisione nel merito, ovvero il processo è arrivato a termine, in 2.653.113 casi, contro i 1.588.198 casi della Germania, i 1.624.484 casi della Francia e i 1.094.505 casi della Spagna. Semmai i processi in Italia si accumulano perché siamo l'unico paese dove nel solo 2006 se ne sono aperti 2.825.543, un numero più che doppio rispetto a quelli aperti in Germania (1.104.828), in Spagna (1.169.750) e superiore di un milione rispetto a quelli francesi (1.624.484). Non sarà che in Italia la percentuale di manigoldi ogni centomila abitanti è superiore a quella di un qualsiasi altro paese civile europeo? 
  Sembrerebbe di sì, visto che siamo il paese con il più alto numero di nuovi processi penali per atti criminosi gravi. Nel 2006 abbiamo avuto ben 1.230.085 nuovi processi. La Germania, seconda classificata, non arriva che a 854.099 casi.  Tra l'altro, li abbiamo risolti quasi tutti, dato che il numero di processi chiusi è stato di ben 1.168.044.
  In compenso, questo sì, siamo la nazione europea dove divorziare dura di più: ben 634 giorni di litigate coniugali prima di arrivare a un compromesso, contro i 477 della Francia, i 321 della Germania e i 227 della Spagna.
 Ma allora non converrebbe mettere fuori legge il divorzio per una decina d'anni? Così, giusto il tempo di risolvere la coda del penale. Facciamo così: ci penso e nella notte - in perfetto stile PDL - butto giù un bel disegno di legge per riformare la giustizia, sulla base di questo accorgimento. Sono sicuro che a Silvio l'idea piacerebbe, visto il capitale che deve versare a Veronica per la procedura di divorzio in corso.

  Insomma, avete capito bene? Fotocopiate questi dati, consegnateli agli amici e ai colleghi di lavoro, attaccateli alle stazioni degli autobus, dei treni, alle vetrine e alle pareti dei pubblici esercizi. Soprattutto, faxateli alla redazione di Porta a Porta durante la registrazione della fatidica puntata. Dopo la performance, diffondete uno, dieci, cento, mille videoclip dove rispondete punto a punto alle confuse motivazioni delineate grossolanamente e in maniera demagogica da un esecutivo un po' troppo allergico ai dati, che qualsiasi giornalista con la schiena dritta potrebbe mettere in difficoltà sventolando una semplice fotocopia. ( E poi, ve lo ricordate Berlusconi l'ultima volta da Vespa? Non mi era parso un campione di lucidità).

  Se la riforma della Giustizia acquisisce assoluta priorità sui gravi problemi che investono questo paese, il motivo non è che il potere giudiziario funziona peggio rispetto alle modalità in cui viene amministrato altrove. Forse, al contrario, dimostra di funzionare anche meglio.

 Ecco, sì. Forse è questo il problema: certe toghe dovrebbero prendere esempio dai politici ed essere un po' meno zelanti!


www.byoblu.com

Diffondere, Divulgare, Diramare

Le Tre D che salveranno il mondo!

20 novembre 2009

Mi sono rotto i coglioni di Berlusconi

Roma, 5 dicembre 2009. No Berlusconi Day.


"Mi sono rotto i coglioni di Berlusconi". Ditelo in pubblico, al bar, al ristorante. Gridatelo in radio, ai semafori, scrivetelo ai giornali, inviate mail ai siti italiani e internazionali, alle caselle di posta dei deputati, dei senatori. "Mi sono rotto i coglioni di Berlusconi". Non voglio passare la mia vita a inseguire l'ultimo Lodo Alfano, l'ultima ghedinata, l'ultima assoluzione per legge di un corruttore. Non voglio mettermi a discutere sull'ennesima legge ad personam, sulla presa per il culo della democrazia a ripetizione. Non sopporto più i servi che blaterano di riforma della giustizia nei programmi televisivi. Che difendono l'indifendibile, pagati per mentire, coprire, ululare.
E' mai possibile che gli italiani, anche quelli rincoglioniti dalle televisioni, non abbiano un moto di rigetto, un conato di vomito a vedere la Repubblica Italiana trattata come una zoccola? Il Grande Corruttore ha corrotto forse ogni coscienza? Tutto ciò che ha toccato nella sua vita si è corrotto, decomposto. E' lui l'H1N1 della nostra democrazia. Un campione del falso perbenismo che ha trasformato ogni persona in un Capezzone: da Ratzinger a Bossi, da Fini a Bertone. Fa eccezione D'Alema che è un capezzone naturale.
Lo psiconano è un uomo in fuga, una vita in fuga dai processi, uno che ha sempre pronto un piano B per sfuggire alla Giustizia, e poi un altro piano B e un altro ancora. Milioni di piani B, fino alla consunzione del Paese. Un signore che ha permesso che Veronica Lario, madre di tre dei suoi figli, venisse messa con le tette al vento su Libero per averlo criticato. Che usa l'informazione come un ventilatore sparamerda su chiunque gli sia d'ostacolo. L'Italia merita di meglio, siamo diventati lo zimbello del mondo.
Questo vecchio di settantaquattro anni ha fatto il suo tempo come la compagnia di giro che ha messo insieme per proteggersi e che ammorba l'informazione e il Parlamento. Arroganti e ridicoli. Finito Berlusconi (perchè finirà), dovremo pulire dalla sua merda le stalle d'Italia. Ci vorranno anni.
Il 5 dicembre pomeriggio a Roma in piazza della Repubblica è stato organizzato dalla Rete un giorno di caloroso commiato allo psiconano: il "No B day". Io ci sarò. 250.000 persone hanno già dato la loro adesione. Il PDmenoelle ha rifiutato, alla piazza preferisce l'inciucio. Invito i Meet up a partecipare e a diffondere l'iniziativa. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.


www.beppegrillo.it

16 novembre 2009

Byoblu.Com - Diffida su diffida

15 novembre 2009 - 18.52
 

Diffida su diffida

 
"Diffida su diffida viene su la grande rete,
che paura... che paura che ci fa!
"


 Qualcuno ricorderà l'inchiesta di cui si è occupato Enzo Di Frenna, pubblicata su questo blog nel post Le verità della Rete su Juan Ruiz Naupari. Puntuale come un orologio svizzero, anzi, come una clessidra peruviana o ancora meglio come un calendario maya, è arrivata la diffida con richiesta di rimozione immediata di tutto il materiale pubblicato - clicca qui per scaricarla.

  Byoblu.Com è un habituè, avendo ricevuto già una prima diffida con richiesta di rimozione e rettifica ed un'ingiunzione di sequestro preventivo.

  Intendiamoci: basta con i luoghi comuni. Una diffida è uno strumento legale perfettamente lecito. Se io scrivo qualcosa di lesivo per la dignità o la professionalità di qualcuno, è giusto che questo signor qualcuno abbia a disposizione uno strumento per tutelarsi. Questo vale sicuramente per la diffamazione perpetrata a mezzo stampa oppure con mezzi di radiodiffusione come la radio e la televisione: se Minzolini o Fede dicessero una balla al TG1 e al TG4  - si parla ovviamente per assurdo - e se questa balla dovesse ledere la mia reputazione, non avendo io una televisione ad personam - sempre per assurdo: chi volete che abbia una televisione tutta sua? - sarei costretto a diffidarlo dal reiterare la diffamazione e a chiedere una smentita ufficiale, una rettifica che nessun altro potrebbe trasmettere se non lo stesso Minzolini o lo stesso Fede - ai quali nessuno peraltro chiederebbe mai di rimuovere un servizio che è già andato in onda, come non si potrebbe rimuovere da tutte le copie stampate di un giornale un articolo lesivo di chicchessia.

 Per la rete il discorso è diverso. La rete non è un media gerarchico o piramidale. Qui da noi, tutti possono avere la propria televisione ad personam, e dunque tutti possono replicare contestando la veridicità delle affermazioni contenute in un blog.

 Semmai, la partita si gioca sulla visibilità del blog. Il blog più letto in Italia è quello di Beppe Grillo. Se Grillo diffama il signor Pinco Pallino, sarà difficile che i lettori di Grillo possano leggere la replica pubblicata sul blog del signor Pallino. A questo si potrebbe facilmente ovviare imponendo per legge un meccanismo automatico che metta in correlazione i due articoli. Il meccanismo c'è già e si chiama trackback. Visto che una legge bisogna farla - e tentano di fare quella sbagliata -  tanto vale stabilire che ogni blog deve mettere a disposizione un sistema di trackback con le caratteristiche necessarie ad agganciare le repliche, magari sviluppando un protocollo per identificare le rettifiche degli interessati ed evidenziarle con un apposito simbolo. Complicato? Ma va... per niente. La difficoltà non è tecnica: serve solo la volontà politica.

 Dopo il mio post "Il Diritto di Rettifica nel Web 2.0: trackback e blog reactions", qualcuno ha avanzato poi una seconda perplessità: non tutti sono capaci di aprire e scrivere su un blog. Vero. Come è vero che non tutti sono capaci di scrivere una lettera dai contenuti legali: è per questo che esistono gli avvocati. Per meno, molto meno dell'importo che serve per pagare un avvocato, ci si potrebbe rivolgere ad una figura professionale apposita (creando nuovi posti di lavoro) che potrebbe facilmente e rapidamente creare un blog - a costo zero - e pubblicare la nostra comunicazione di rettifica. Il tutto ad una frazione del costo di un consulente legale (non serve una laurea per aprire un blog, scrivere un post e correlarlo ad un altro post impostando un trackback). Ci sono decine di internet point in ogni città che sarebbero felici di offrire questo servizio.

 Non si può applicare la legge sulla stampa, pensata nel 1948, alla rete. Sarebbe come applicare i codici in voga ai tempi della Santa Inquisizione alla ricerca scientifica del XXI secolo. Me chi lo spiega ad un governo che spende miliardi di euro per un ponte, ne incamera ancor di più con una legge pensata per legittimitare i capitali mafiosi, e poi non trova 800 milioni per sviluppare la banda larga, condannando un intero paese e tutti i suoi cittadini al medioevo delle comunicazioni?

www.byoblu.com


  Ricevo e pubblico la risposta di Enzo Di Frenna alla lettera di diffida di Lorenzo Profeti, legale rappresentante di Inkarri.

Inkarri e Juan Ruiz: il bavaglio a Enzodifrennablog.it

  In merito alla mia video-inchiesta “Le verità della Rete su Juan Ruiz Naupari” mi scrive l’avvocato Angelo Averni, a difesa dell’Associazione Inkarri Italia e per conto del sig. Lorenzo Profeti, che mi risulta esserne presidente, ma non ha mai fornito copia dello Statuto e Atto Costitutivo che più volte gli ho richiesto attraverso lo studio del suo commercialista, né ha mai risposto alle mie mail e telefonate per chiarimenti.

  L’avvocato Averni mi chiede di rimuovere ogni post e video inerenti a Inkarri e al sig.Juan Ruiz Figueroa. Le dico subito, caro avvocato, che i video rimarranno dove sono ed anche i post. Le ricordo che ai sensi della Legge sulla Stampa n° 47 del 1948 (che include il diritto di cronaca e il diritto di critica) e ai sensi della Legge n° 69 del 1963 che regola l’Ordine dei Giornalisti, rientra nelle mie funzioni porre domande e cercare notizie. Dunque la sua lettera è un tentativo di limitare la libertà d’informazione e di espressione, attraverso il mezzo Internet, che respingo con fermezza e decisione al mittente. Se un giornale, ad esempio, pubblicasse qualcosa di inesatto, si può mandare una lettera di rettifica con elementi circostanziati, oppure sporgere querela. Ma certamente non si chiede – con una lettera generica - di distruggere le pagine degli articoli di tutte le copie pubblicate. Dunque, finche un giudice non provi un eventuale reato di diffamazione – e la invito a procedere se vuole - tutto rimane dov’è.

  Nella sua lettera usa frasi generiche e non circostanziate, e non smonta nulla che non sia ampiamente documenato nella mia inchiesta. In un’eventuale sede di tribunale sarò dunque ben lieto di fornire i molti elementi in mio possesso, tra cui foto, video, testimonianze raccolte tra gli ex ederenti Inkarri e nei mesi in cui mi sono infiltrato come giornalista, e molto altro ancora.

  Lei scrive che avrei diffamato il sig. Figueroa e Inkarri, che l’Ayahuasca non è illegale, che nel processo di Perugia gli imputanti sono stati assolti, e mi diffida dal pubblicare altro materiale con qualunque mezzo d’informazione. La lettera completa è comunque sul mio blog.

  Da come è scritta questa lettera mi sono detto: è un avvocato giovane e sicuramente svolge la professione da poco. Infatti dall’Albo degli avvocati – pubblico e disponibile su Internet – vedo che lei è nato nel 1967, ha dunque 42 anni, ed è iscritto all’Albo dal 2001: dunque opera, tutto sommato, da pochi anni.
Le dico, avvocato Averni, che non ha letto bene il mio blog, il cui indirizzo non è enzodifrenna.it come lei scrive –ecco vede – ma enzodifrennablog.it, come è indicato qui.
In corsivo poi cita la legge 49 del 2009 e sbaglia pure anno, perché è la 49 del 2006, detta Fini Giovannardi, che abbatte la distinzione tra droghe leggere e pesanti. Dunque ne desumo che forse non visto bene i miei video.

  L’Ayahuasca è una miscela di due piante che – decotte e trasformate in bevanda liquida – contengono DMT, cioè dimetiltriptamina. La pianta che contine DMT in dosi elevate è la Psichotria Viridis, responsabile dell’effetto allucinatorio. La DMT è inserita nella TABELLA 1 della legge 49/2006 – eccola qua – e dunque lei scrive un’ulteriore imprecisione, poiché – come conferma anche la Direzione Centrale Antidroga – se si viene colti nell’uso di tale sostanza dove risulti che la DMT sia massicciamente presente come principio attivo, si rischia l’arresto e il carcere dai 6 ai 20 anni, con ammende che vanno dai 26 mila a 260 mila euro.

  In un mio recente post – del 3 novembre 2009 - ho pubblicato notizie su come viene venduta e distribuita l’Ayahuasca in Europa, già pronta in formato liquido. I corrieri di una qualunque organizzazione - quasi sempre europei perché passano inosservati - comprano bottiglie ad alto concentrato di Ayahuasca – che chiamano “la madre” - dove il principio attivo DMT è ben superiore alla soglia prevista dalla legge. La madre, conservata in frigo, viene poi diluita e distribuita. Dunque le confermo ciò che ho detto: se un qualunque aderente di una qualunque associazione venisse sorpreso con una bottiglia di “sostanza madre” c’è il rischio reale di arresto e carcere. Di indagini sull’uso di Ayahuasca, chiamata anche Yagè, ce ne sono molte nel mondo. Il caso più recente in Spagna, a gennaio 2009, ha portato all’arresto dei membri di un’associazione che la vendeva a caro prezzo. Ecco il comunicato ufficiale della Polizia Spagnola, egregio avvocato.

  E veniamo ad altri punti. Lei dice di parlare in nome del sig. Profeti, ma prende le difese del sig. Juan Ruiz Figueroa, rivelando tra l’altro – per la prima volta ufficialmente – che il suo cognome non è Naupari come si presenta in Internet – ecco, vede? - ma Figueroa, come avevo rivelato nel mio primo video su You Tube.

  Dunque a che titolo lei difende questo peruviano che guadagna somme sorprendenti? Se lei avesse visto bene i miei post e i miei video, riferisco che Figueora è esperto di Ayahuasca è questo dato è incontestabile: ci sono siti e blog di suoi allievi che ne parlano, c’è una pagina su Inkarri.es – cioè Espagna - dove si presentava un congresso sull’Ayahuasca Vision da lui organizzato – poi fatta sparire dopo pochi giorni dalla pubblicazione della mia video-inchiesta – ecco vede, ora non c’è più, e poi c’è un filmato – in mio possesso – dove Ruiz Figueroa tiene una video conferenza in Internet su Justin Tv dove gli utenti in chat, mentre interagiscono col maestro, fanno riferimento a cerimonie e Ayahuasca. Forse farebbe bene ad avvicinarsi allo schermo la prossima volta, così non le sfuggono alcuni dettagli.

  E’ dunque un reato essere esperto di una pianta? Mi può citare cortesemente un articolo del Codice Penale o Civile?

  A questo punto, però, lei mi fornisce lo spunto per qualche domanda: come mai, caro avvocato, lei prende la difesa degli imputati nel processo di Perugia arrestati per detezione di Ayahuasca liquida? Perché ci tiene a dire che non è illegale l’uso di Ayahuasca in Italia? Sta forse ammettendo che i membri di Inkarri ne fanno uso? Mi faccia sapere, per favore. Anzi, le faccio domande pubbliche: gli aderenti di Inkarri hanno mai usato o distribuito Ayahuasca liquida durante le cerimonie con il signor Juan Ruiz Figueroa? E l’hanno mai pagata? E il sig. Figueora che dice? Anzi, guardi: glielo chiedo in spagnolo:

  "Los miembros de Inkarri han usado o distribuido alguna vez Ayahuasca líquida durante las ceremonias con el peruano Juan Ruiz Figueroa? ¿Han pagado alguna vez por ella? ¿Y usted, Señor Figueroa?, le hablo a usted, ¿me oye? Usted que es un maestro de verdad diga la verdad, ahora, delante de sus usuarios en Internet: ¿ha usado alguna vez Ayahuasca en sus ceremonias por todo el mundo? Son preguntas simples. ¿O quizás, tiene miedo de las preguntas, Señor Figueroa? Le he escrito muchas veces y espero con ilusión una respuesta suya."

  In italiano: "Gli aderenti di Inkarri hanno mai usato o distribuito Ayahuasca liquida durante le cerimonie con il peruviano Juan Ruiz Figueroa? L’hanno mai pagata? E lei sig. Figueroa, dico a lei, mi sente? Lei che è un maestro di verità dicxa la verità, ora, davanti ai suoi utenti in Internet: ha mai usato Ayahuasca nelle sue cerimonie in giro per il mondo? Sono semplici domande. O forse ha paura paure delle domande, signor Juan Ruiz? Le ho scritto tante volte e aspetto volentieri una sua risposta."

  Come vede, avvocato. sono semplici domande, che ho posto continuamente ai dirigenti e membri Inkarri, senza mai ricevere risposta. Tra l’altro, i membri di Inkarri usano continuamente parole come “verità”, “luce”, “onestà”, “etica espiritual”, e così via.

  Se avesse guardato attentamente il mio secondo video su You Tube, avrebbe sentito che ho ampiamente citato l’archiviazione del caso di Perugia: “Il procedimento fu poi archiviato perché, come descrive una documentata tesi universitaria, le percentuali di DMT nell’Ayahusca liquida sequestrata andavano dallo 0,02 allo 0,05”.

  Dunque c’è completezza d’informazione. E dico anche che la sentenza si rifà alla vecchia legge 300 del 1990, mentre nel 2006 – anno di archiviazione – è arrivata la legge 49/2006, ben più dura. Oggi, per intenderci, si può essere arrestati anche per una semplice piantina di canapa.

  Come poi forse saprà, il Santo Daime è una chiesa di natura religiosa sudamericana e sono stati scagionati anche perché è emerso che non c’era business sull’uso dell’Ayahuasca.

  Ora le fornisco un dato interessante: ascolti bene.
  Gli stessi dirigenti e membri di Inkarri Italia hanno dato vita all’Università Pneuma – con sede a Tuenno, in provincia di Trento, in via 4 ville 12, gestita – come risulta da Internet - dai signori Renzo Menapace e Carmen Pizzolli, coadiuvati da Lorenzo Profeti e Francesca Crognale. Sul sito universidadpneuma.org c’era un calendario fitto di appuntamenti del sig. Figueroa, con corsi, seminari e viaggi… incluse cerimonie ben pagate. Dopo appena qualche giorno dalla pubblicazione della mia video-inchiesta, il sito è sparito. Come mai? Che c’era da nascondere?

  Allora vediamo. Il Ministero della Pubblica Istruzione mi ha comunicato ufficialmente che nessun soggetto privato può aprire una università o usare tale termine in Italia, e indica i riferimenti normativi che le allegherò volentieri alla mia risposta scritta.
Ed ora veniamo allo scoop: la Direzione Università del Ministero dell’Istruzione mi comunica – ufficialmente - che nessuna Università Pneuma è registrata ai sensi di legge. Ecco. Vede? Ma vediamo adesso una cosa curiosa: in questo filmato che risale ad agosto 2009 si vede che sul sito Inkarri.it, cliccando alla voce “Pneuma” appare questo testo. Oggi, cliccando nel profilo dello sciamano Juan Ruiz – come per magia – il testo è sparito, ed esce una pagina che si affretta a dire che la Università Pneuma non è riconosciuta in Italia.

  Allora di che parliamo, caro avvocato?
  MI pare che il sig, Lorenzo Profeti abbia avuto a disposizione oltre due mesi per rispondere alle mie domande.

  Si tenga aggiornato seguendo il mio blog attentamente.
  A breve arriverà il quarto video…

 Enzo Di Frenna
 http://www.enzodifrennablog.it/

I VOSTRI COMMENTI AL POST

La Guerra InCivile

Onestamente non so come una manifestazione, anche in altre nazioni, possa rimediare la problematica italiana...

Ci sono stati 300 mila persone in piazza la volta scorsa, ma i media hanno detto 50 mila e la gente davanti alla tv lo crede e, peggio ancora, crede che Berlusconi sia un martire...

Magari si pensa che lo sguardo e la critica internazionale potrebbe esser importante per rinforzare il movimento, ma il Parlamento Europeo sembra di non essistere e comunque le leggi nascono nella notte!!

Comunque, é una buona cosa alzare la voce, ma una voce sola. Ci sono persone e movimenti Anti-Berlusconi che si scontrano e creano una pluralitá di voci stonate ... questo é propio quello che non porterá nessun risoltato... "divide e vincerai".

Grazie Claudio per la luciditá delle tue parole e, suppratutto, per il coraggio di dire tutto cosí com'e´.

Saluti e benedizioni.

Nune

Diffondere, Divulgare, Diramare

Le Tre D che salveranno il mondo!