28 luglio 2009

Bilancio a un mese dal golpe in Honduras

Bilancio a un mese dal golpe in Honduras

copinhEsattamente un mese fa, il presidente legittimo della Repubblica dell’Honduras, Manuel “Mel” Zelaya, veniva sequestrato da un commando golpista dando inizio così all’ultimo colpo di Stato nel XXI secolo. Di eversori in America latina continuano ad essercene moltissimi ma, soprattutto dopo la sconfitta del golpe in Venezuela dell’11 aprile 2002 si pensava che la forma golpe, i governi civico-militari, i cadaveri degli oppositori sul ciglio della strada, gli appoggi o i silenzio-assenso da parte dei grandi burattinai fossero cosa del passato.

di Gennaro Carotenuto

Mel Zelaya nel corso di questo mese è diventato una sorta di simbolo. Questo non perché rappresenti un politico nel quale meriti necessariamente riconoscersi, ma per l’istituzione democratica che incarna rispetto all’istinto autocratico delle forze golpiste, intorno alle quali sta pascolando la peggior feccia della storia latinoamericana, sicari come Joya Améndola, neonazisti come Peña Esclusa, terroristi internazionali come Otto Reich. Alla testa di questi si è installato Roberto Micheletti, un famelico personaggino subito adottato da parecchi media italiani, pronti a passar sopra al golpe e a fare l’ennesima ignobile figura facendo il tifo per il dittatore (presunto) tifoso dell’Atalanta.

Ma la parte interessante, e che riempie di speranza per quanto sta avvenendo in Honduras, non risiede nel quadro politico istituzionale ma nel protagonismo dei movimenti sociali, indigeni, contadini.

Leggi tutto in esclusiva su Latinoamerica.

Giornalismo partecipativo

25 luglio 2009

H. Clinton e la "temeraria" scelta della non violenza in Honduras

Hillary Clinton e la “temeraria” scelta della non violenza in Honduras

Canale Honduras, a questo link tutti gli aggiornamenti sulla Resistenza al golpe in Centroamerica!

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Adesso sappiamo che Hillary Clinton avrebbe dato del “temerario” anche al Mahatma Gandhi, al tempo della marcia del sale. La stessa cosa avrebbe fatto con Rosa Parks e con Martin Luther King. Adesso sappiamo che anche Salvador Allende, non piegandosi al colpo di Stato di Augusto Pinochet e non tradendo il suo mandato “non aiutò a trovare una soluzione”.

di Gennaro Carotenuto

Eppure è stato questo, “il ritorno di Mel Zelaya in Honduras è temerario e non aiuta a ristabilire l’ordine costituzionale in Honduras”, il raggelante commento del segretario di stato statunitense al tentativo del presidente legittimo dell’Honduras, riconosciuto come tale da tutti i governi del mondo e da tutte le organizzazioni internazionali, che ieri è entrato pacificamente per pochi minuti in territorio honduregno.

Zelaya, che si sta dimostrando un uomo degno, lo ha fatto per lanciare un messaggio al paese e al mondo intero: “nessuno può accettare un golpe nel secolo XXI, noi siamo venuti per dare un esempio di pace”.

Il segretario di Stato statunitense, lo ha commentato il suo omologo honduregno, un’altra donna, la coraggiosa Patricia Rodas (nella foto), “deve fare una seria riflessione tra violenza e non violenza, tra un uomo pacifico che, nel proprio pieno diritto entra da presidente nel suo paese disarmato, e chi affronta tutto un popolo puntando fucili contro i manifestanti inermi”.

Mel Zelaya ha passato la frontiera, ha lanciato il suo messaggio di pace e in difesa delle istituzioni democratiche ed è quindi stato respinto di nuovo oltre frontiera dalla forza bruta dei golpisti di Roberto Micheletti. E’ stato accolto da migliaia e migliaia di persone, represse duramente e più volte dall’esercito golpista, tra lacrimogeni, imponenti posti di blocco e più volte colpi di arma da fuoco, vari feriti e molti arrestati, con uno stadio d’assedio che oggi, sabato, nella zona di frontiera si prolungherà per tutto il giorno ma non impedirà ad altre migliaia di persone che continuano a sfidare la repressione di arrivare da Tegucigalpa percorrendo per vie di fortuna i 110 km che separano la capitale dalla frontiera con il Nicaragua.

Hillary Clinton considerando tutto ciò temerario e inutile ha rivelato non una trama o una connivenza tra il proprio governo, che pure considera Zelaya presidente legittimo, e i golpisti, ma qualcosa di molto peggiore. Ha rivelato una visione di mondo nella quale i popoli possono difendere le istituzioni solo quando e nelle forme scelte dal “grande fratello” statunitense. E’ una visione nella quale la democrazia non è una conquista ma un dono concesso dall’alto.

Si mettano tranquilli gli honduregni, vuol dire il segretario di stato nordamericano, si metta tranquillo Mel Zelaya, che in questo schema è atteso da un destino come quello toccato a Jean Bertrand Aristide che passò anni elemosinando udienze al tempo di Clinton marito, siamo noi del Nord che sappiamo quel che è bene per loro.

Se invece i popoli vogliono prendere il proprio destino nelle mani e modificarlo in maniera pacifica e non violenta (nonostante il diritto internazionale darebbe ragione al popolo honduregno anche se resistesse in armi al dittatore di Bergamo alta) allora i popoli divengono “temerari”.

Al contrario Hillary Clinton (e mi piacerebbe che Marco Pannella ed Emma Bonino lo riconoscessero)! Temerario sarebbe fidarsi di voi come tutta la storia dell’America latina dimostra.

In Honduras siamo oramai di fronte a una straordinaria maturazione di un popolo che non è già più inginocchiato e disposto a piegare la testa di fronte alla violenza golpista e ad attendere supino una giustizia che non è di questo mondo. E’ un popolo, quello honduregno, che da un mese sta resistendo in maniera non violenta al colpo di stato. E’ un popolo che dimostra così, nelle ore più difficili e con i gorilla al potere, che il seme del lavoro sotterraneo di vent’anni da parte dei movimenti sociali in favore di una democrazia partecipativa sta oggi, nel momento più difficile, germogliando frutti meravigliosi in termini di coscienza civile e sta cambiando la storia.

www.gennarocarotenuto.it

18 luglio 2009

:: Straker - Tanker Enemy ::: 24 ore

Il blog "Straker: a great survivor", nacque nel luglio 2006 (sono tre anni esatti oggi) con lo scopo di raccontare umilmente quello che i media asserviti non dicono. Nel mare infinito dei blogs, il blog di Straker rappresenta obiettivamente un granello di sabbia nel deserto di menzogne, ma era doveroso tentare di contrastare l'imperante disinformazione che, soprattutto in questo paese, ha avuto modo di attecchire come un mostruoso parassita, grazie all'acquiescienza di giornalisti e networks, in gran parte di proprietà degli stessi personaggi che ci governano. Quel 17 luglio 2006 non mi sarei mai aspettato che un giorno sarei divenuto un problema. Scopro, infatti, che il mio blog è stato sottoposto ad uno scrupoloso esame per opera del Comando generale dei Carabinieri, durato addirittura 22 ore e 58 minuti. Molto probabilmente tutto il materiale contenuto nella pagina personale è stato ricopiato, stampato ed archiviato da solerti militari che si sono avvicendati in almeno due turni, come si evince dai logs delle visite al sito. Lo scopo di tutto ciò? Provate ad indovinare... Non è una novità se il sottoscritto è uno dei principali "responsabili", insieme con il fratello e pochi altri coraggiosi ricercatori indipendenti, dell'uscita dall'ambito Internet della "questione scie chimiche". Il problema ha scavalcato i confini della Rete grazie ad alcune mie/nostre apparizioni in televisione e grazie anche a numerose conferenze in giro per l'Italia. E' chiaro quindi che Rosario Marcianò (Straker) è divenuto un ostacolo e, dopo il fallimento degli innumerevoli tentativi di discredito ad opera di agenti incaricati di danneggiare la mia immagine e quindi di ridurre la questione chemtrails ad una semplice leggenda metropolitana collegata a pazzi paranoici, resta solo un'opzione, se si vuole escludere, almeno per ora, l'eliminazione fisica. [1] Questa opzione è un classico nelle regie occulte di stato e consiste nel neutralizzare il soggetto scomodo con un'indagine su un qualsivoglia reato infamante perfettamente inventato. Probabilmente, concludo, si sta tentando di aprire un fascicolo sul sottoscritto che non abbia assolutamente alcuna attinenza con le scie chimiche, in modo tale che la magistratura possa agire, senza particolari imbarazzi ed impedimenti: in questo progetto i Carabinieri svolgono un più o meno inconsapevole compito. E' amaro constatare che, dopo aver eseguito esposti alla magistratura ed anche segnalato di persona (presso il comando del N.O.E. di Genova) le attività clandestine di aerosol, siano proprio i Carabinieri stessi ad aver probabilmente avuto l'incarico (da parte di chi?) di trovare materiale penalmente utile a rendermi, una volta per tutte, inoffensivo. Le mie conclusioni sono dettate da esagerata fantasia? Lo escludo, anche se mi piacerebbe sbagliarmi. Non penso, però, che il Comando generale dei Carabinieri sia particolarmente interessato ad un anonimo blog per "studiare" e documentarsi sulle verità che i media ufficiali censurano, come, ad esempio, gli autoattentati del giorno 11 settembre 2001 oppure sul danno dei vaccini o ancora sulla chemioterapia. Dubito fortemente che il motivo sia questo. Dobbiamo aspettarci quindi un colpo di scena? Marcianò finirà sui giornali accusato di un reato del tutto inventato alla bisogna? Volendo citare una frase di Paolo Attivissimo, il famigerato capofila della disinformazione in Italia, la questione scie chimiche "sta mietendo vittime anche a livello governativo e questo è pericoloso per noi tutti". Visti i precedenti nella storia di questo paese, non sarebbe poi così impossibile chiudere i giochi attraverso l'ultima opzione valida prima dell'eliminazione fisica dell'avversario.
[1] Nei paesi cosidetti "democratici" vige una regola: riportare l'ordine attraverso la diffusione di notizie distorte, ma abilmente congegnate, in tal modo da apparire realistiche. In principal modo, si mira a delegittimare il nemico del sistema (colui che esce dal gregge) attraverso il discredito e la diffamazione. In un paese "democratico" si preferisce non eliminare fisicamente l'avversario, ma renderlo innocuo, dandogli del pazzo psicopatico, meglio ancora se ladro, disonesto, paranoico etc. Questo è il principale obiettivo del disinformatore, al quale non mancano mezzi e risorse, oltre che denaro. Chi paga costoro? Lo stato. Chi li gestisce? I servizi segreti "deviati". Nel libro "Colpo di Stato: manuale pratico", di Edward Luttwak, esperto militare nonché consigliere di Ronald Reagan, superconservatore e militarista, leggiamo: "Ogni individuo che si oppone dovrà operare in isolamento. Quindi dobbiamo fare ogni sforzo per sopprimere quel genere di notizie. Se qualche resistenza compare, dobbiamo SOTTOLINEARE CON FORZA CHE ESSA VIENE DA INDIVIDUI ISOLATI, OSTINATI, MAL INFORMATI E DISONESTI, che non sono affiliati a nessun gruppo o partito importante. Il lavoro costante sul tema dell'isolamento farà APPARIRE LA RESISTENZA INUTILE E PERICOLOSA". "Faremo uso di SELEZIONE adatta di FRASI SGRADEVOLI (per esempio ANTI-AMERICANISMO ANTI-SEMITISMO... oppure, aggiungo io, 'SCIACHIMISTA, termine dispregiativo coniato da Paolo Attivissimo') anche se il loro significato è stato oscurato dal loro normale uso costante e deliberato, esse restano utili come indicatori del nostro impeccabile nazionalismo".
:: Straker - Tanker Enemy ::: 24 ore

16 luglio 2009

"Usiamo i partiti...": una prima risposta a obiezioni e critiche

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        14 luglio 2009

Dibattito: "Usiamo i partiti per i nostri valori"
Flores d'Arcais: una prima risposta a obiezioni e critiche

BRESCIA Marino, il Pd e i “cittadini senza partito”


 
Il Criminoso
Come diventare Matteo Salvini in 10 mosse di Andrea Scanzi
Tutti noi vorremmo essere Matteo Salvini. Proprio per questo, venendo incontro alle vostre grigie esigenze trotzkiste, ho redatto un vademecum che vi permetterà di emulare in sole dieci mosse le gesta del vostro idolo.
 
La mosca Tzè Tzè
Tagliolini di Marco Travaglio
Un giorno, in un teatro di provincia, un baritono fu sommerso di fischi. Lui s’interruppe e si rivolse al loggione: “Fischiate me? Sentirete il tenore!”. Ecco, in Italia bisogna sempre conservare una riserva di fischi per quelli che verranno dopo...
 
Laicità all’amatriciana di Telmo Pievani
Sul "Corriere della Sera" la coincidenza di due articoli, indipendenti l’uno dall’altro, restituisce al lettore una vera e propria epifania. Ora è chiaro che cos’è il liberalismo all’italiana, che cos’è una sana e vera laicità.
 
L’ultima intervista di Giovanni Arrighi, uno dei più apprezzati intellettuali italiani a livello internazionale, pubblicata la scorsa primavera dalla "New Left Review". Arrighi, scomparso il 18 giugno nel quasi totale silenzio dei media italiani, era professore di Sociologia alla Johns Hopkins University ed autore di numerosissimi saggi.
 
"Se mai gli sarà dedicata una statua, cosa poco probabile, mostratelo mentre piange. E' la cosa migliore che abbia fatto". Jonathan Schell su "The Nation" ricorda Robert McNamara, il ministro della Difesa degli Stati Uniti ai tempi della guerra nel Vietnam, morto all'età di 93 anni.
 
 
E ora Berlusconi loda il Guardian... di Giuseppe Giulietti
 
Pensieri impertinenti su Dio di Paolo Di Modica
 

12 luglio 2009

Flores d'Arcais: Usiamo i partiti per i nostri valori

        Newsletter
        11 luglio 2009

Dibattito
Flores d'Arcais: Usiamo i partiti per i nostri valori

di Paolo Flores d'Arcais, da il manifesto, 11 luglio 2009

La discussione sulla sinistra parte dal presupposto che ve ne sia una sola possibile, l’area Ferrero-Vendola-Diliberto-chi-più-ne-ha-più-ne-metta, dis-organizzata e frammentata, da ri-organizzare. A me sembra invece che la prospettiva vada rovesciata, assumendo il punto di vista del cittadino d’opposizione radicale (preciserò poi in che senso) e non quello delle – più che malconce – organizzazioni note. Questo cittadino esiste in carne ed ossa, in alcuni milioni di esemplari, e negli ultimi anni ha vagabondato tra quattro opzioni elettorali diverse: Partito democratico, Di Pietro, una delle varie sinistre, non-voto.
Per ciascuno di noi preso singolarmente, queste opzioni non sono equivalenti, anzi sembrano disporsi in modo diversissimo su una scala di valore. E neppure per l’insieme (i famosi milioni di cittadini d’opposizione radicale) sono equivalenti, sono però scelte fungibili. Vale a dire: fermi restando gli stessi valori e interessi, il cittadino decide che lo strumento meno lontano per la loro realizzazione è di volta in volta questo o quel partito, o addirittura la rassegnazione/protesta del non-voto.
Se andiamo a vedere i contenuti, la base elettorale dell’opposizione intransigente, benché in superficie estremamente variegata (al limite: ciascuno ha la sua sfumatura/ubbia, a cui tiene idiosincraticamente) è nella sostanza molto più omogenea di quanto siano le opzioni politiche tra cui può scegliere. Credo sia convinzione di quei milioni di cittadini che la semplice applicazione della Costituzione sarebbe oggi come oggi un vero programma di riformismo rivoluzionario. E comunque, lotta al precariato e al lavoro in affitto, allargamento del welfare nell’efficienza (meritocrazia in ogni ordine di concorsi, anzichè nepotismo), giustizia eguale per tutti (cioè eguale garantismo e/o severità per il borseggiatore da strapazzo e i Madoff nostrani), distruzione del monopolio televisivo privato e della lottizzazione in quello pubblico, drastica riduzione dei privilegi della Casta, eliminazione di ogni spesa, diretta o indiretta, per l’istruzione privata, e via seguitando: credo che tutti ci troveremmo d’accordo, al di là di ogni diatriba ideologica. D’accordo anche nel considerare che, date le tragiche condizioni di partenza, un programma minimo sarebbe già una inversione epocale.
Ne traggo una conseguenza. Questi milioni di cittadini dovrebbero agire utilizzando strumentalmente i partiti esistenti tutte le volte che se ne offra una effettiva, ancorché piccola, occasione. Dovrebbero considerare, in forma permanente, tali partiti degli attrezzi “usa e getta”, abbandonando il feticismo retrò secondo cui iscriversi era gesto di identità, quasi religioso.
Per esemplificare. Si aprono tre stagioni congressuali. Quella del Pd, quella dell’IdV, quella delle sinistre (inevitabile seppure non ancora indetta, a meno che i loro dirigenti non decidano un harakiri definitivo). Per quale motivo un “militante d’avanguardia” dell’opposizione dovrebbe scegliere a quale dei tre processi partecipare? Perché mai non dovrebbe partecipare a tutti e tre, se in ciascuno di essi si aprono brecce per una possibilità non puramente ipotetica di contare qualcosa? Passare da un partito all’altro per fare carriera si chiama opportunismo. Usare i partiti in questo modo sarebbe invece disinvoltura repubblicana, o perfino “patriottismo costituzionale”, visto che l’articolo 49 della Costituzione afferma che il soggetto sono i cittadini, i partiti sono solo uno strumento, attraverso cui essi cittadini “concorrono a decidere”.
Poiché il congresso del Pd è cronologicamente la prima scadenza: se Rossana Rossanda individualmente si iscrivesse al Pd, suonerebbe come resa. Se si iscrivesse Rodotà, sempre individualmente, smentirebbe il suo passato. E così Margherita Hack, che è stata candidata dei “Comunisti italiani”, e Revelli, e la lunghissima lista di nomi che vorrei e potrei fare (di me non parlo, per falsa modestia). Ma se decine di personalità che hanno rappresentato spesso il meglio della storia della sinistra, e oggi della società civile, si iscrivessero simultaneamente al Pd, darebbero luogo ad un piccolo Big Bang capace di mobilitare centinaia di migliaia di cittadini, e di rifondarlo questo partito, alla lettera: costruirlo su fondamenta nuove, libere da crepe di nomenklature. Se andrà male, ciascuno avrà gettato alcuni euro e qualche ora di tempo, non sarebbe una tragedia. Se funzionasse, sarebbe una nemesi e una speranza vera.
Insomma, un protagonismo organizzato, e a geometria variabile, cui potrebbero fare da catalizzatore quotidiani, riviste, siti web, associazioni della società civile, immetterebbe massiccio ossigeno democratico in una morta gora nella quale l’opposizione rischia di estinguersi. Vogliamo provarci, ora?

 
 
G30.000 di Marco Travaglio
Nonostante i tanti uccellacci del malaugurio, il G8 dell'Aquila organizzato da Silvio Berlusconi è stato un successo strepitoso che verrà ricordato per secoli nei libri di Storia...
 
Silvio e la mafia: la lettera di Peter Gomez
Una missiva che documenta i rapporti tra Berlusconi e Cosa Nostra. Anche dopo la "discesa in campo". E' stata trovata tra le carte di Vito Ciancimino.
TRAVAGLIO Lettera d'amore
 
Processo Aldrovandi: colpevole silenzio mediatico di Giuseppe Giulietti e Roberto Natale
Troppe omissioni, censure e bugie hanno circondato il vergognoso caso di cronaca del giovane ferrarese morto in seguito alle violenze subite da parte di alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine.

www.micromega.net


Amero

Amero: moneta unica nord-americana
Eugenio Benetazzo descrive il prossimo futuro valutario:
http://www.youtube.com/user/eugeniobenetazzo
http://www.youtube.com/watch?v=EsOzM1oTYOo

in aggiunta, immagini inedite dell'Amero:
http://www.youtube.com/user/billyhizzle
http://www.youtube.com/watch?v=v7Bbe_3Ho-Y

11 luglio 2009

IL 14 LUGLIO IL PRIMO SCIOPERO DEI BLOGGER

IL 14 LUGLIO IL PRIMO SCIOPERO DEI BLOGGER

E IL RUMOROSO SILENZIO DELLA RETE!!

CONTRO IL DDL ALFANO E L’OBBLIGO DI RETTIFICA PER I GESTORI DI TUTTI I “SITI INFORMATICI”.

L’iniziativa nata in Rete e per la Rete ha avuto un insperato successo raccogliendo l’adesione di migliaia di blogger, gestori di siti internet di informazione non professionistica e molte associazioni di categoria.

A questo punto il 14 luglio si avvicina e bisogna prepararsi per il rumoroso silenzio.

Ecco cosa fare:

  • alla mezzanotte del 13 luglio, se hai un blog o un sito internet pubblica il logo dell’iniziativa che puoi scaricare attraverso il sito www.dirittoallarete.ning.com con un link all’iniziativa.

- il 14 luglio, alle 19, quindi, non mancare all’appuntamento a Roma, in Piazza Navona dove la blogosfera e la Rete si siederà in circolo a fare una chiacchierata su quello che sta accadendo, perché così possiamo ancora parlare e poi ci imbavaglieremo simbolicamente per qualche minuto per far capire a tutti cosa potrebbe accadere alla libertà di informazione on-line se le disposizioni del DDL Alfano in materia di obbligo di rettifica venissero approvate.

Nel corso della manifestazione tanti giornalisti e blogger scatteranno foto e riprenderanno la manifestazione così da consegnarla poi alla memoria della Rete e consentire a quanti non potranno esserci di partecipare comunque all’iniziativa facendone rimbalzare on-line le immagini.

Ci vediamo a Roma!

(Alessandro Gilioli, Gudo Scorza, Enzo Di Frenna)

Per maggiori informazioni consulta il sito www.dirittoallarete.ning.com o scrivi a dirittoallarete@gmail.com