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25 ottobre 2019

Piera Aiello (M5S) unica italiane tra le 100 donne più influenti al mondo secondo la BBC

Piera Aiello

Piera Aiello a 14 anni è stata costretta a sposare il figlio di un boss mafioso, ora di anni ne ha 52 ed è una deputata del MoVimento 5 Stelle, da oggi inserita nella lista delle cento donne più influenti al mondo secondo la BBC. Il motivo per cui è finita tra le cento "most powerful women" è che da sempre lotta contro la criminalità organizzata.
Quando si è candidata ha fatto la campagna elettorale a volto coperto a causa delle minacce che subisce dalla mafia, visto che è una collaboratrice di giustizia. Dopo aver ottenuto il seggio nel marzo 2018 ha finalmente rivelato il suo volto in occasione delle commemorazioni per l'anniversario dell'omicidio del capitano Mario D'Aleo, a Valderice, in provincia di Trapani, dove si è fatta fotografare per la prima volta senza velo. Aiello è cognata di Rita Atria, la giovane che si dissociò dalla sua famiglia mafiosa e si suicidò dopo l'omicidio di Paolo Borsellino.
Per 27 anni ha vissuto sotto protezione in una località segreta, lontana dalla sua Sicilia, ma il 4 marzo è stata eletta alla Camera proprio nell'uninominale in Sicilia, nella lista del MoVimento 5 Stelle, in un collegio della provincia di Trapani. La sua foto non era nemmeno sui fac-simile delle schede elettorali e anche il suo tesserino di parlamentare è senza fotografia. Quando ha finalmente svelato il suo volto a Valderice, ha detto:
"Con questa candidatura già mi sono riappropriata del mio territorio, che mi hanno tolto 27 anni fa quando mi hanno portata via. Del mio nome mi sono riappropriata, in un secondo momento, quando sono entrata alla Camera per la prima volta. Adesso nella mia terra mi riapproprio del mio volto"
Nella lista della BBC delle cento "most powerful women" ci sono donne provenienti da diverse parti del mondo, dalla Mauritania al Pakistan, dagli Stati Uniti alla Francia, dalla Tanzania all'India, dallo Sri Lanka all'Egitto, dalle Filippine alla Tunisia fino alla Siria, lo Yemen e la Turchia.
Le cento prescelte sono state inserite per tanti diversi motivi, ci sono infatti sportive, artiste, giornaliste, medici, imprenditrici, donne che ogni giorno lottano contro il sessismo e i pregiudizi, ma anche donne architetto che hanno lavorato a città smart.
Ecco come Piera Aiello ha commentato la scelta della BBC:
"Sono stata nominata nella lista 100 Women della BBC, fa parte della pluripremiata serie 100 women ed ospita i nomi di donne che fanno la differenza in diverse parti del mondo. Nel passato sono state intervistate moltissime donne di alto profilo tra le quali alcuni premi Nobel. Quest'anno il tema sarà: il futuro è solitamente deciso e modellato da uomini, ma a cosa assomiglierebbe un futuro immaginato dalle donne? Sono state passate in rassegna diverse personalità femminili in tutto il mondo, pioniere in campo scientifico, artistico, dell'informazione, del sociale, dell'educazione e del genere per provare a guardare il mondo attraverso i loro occhi ed immaginare un futuro al femminile. Onorata di essere stata scelta tra le donne che hanno fatto la differenza nel mondo"
www.polisblog.it 

04 agosto 2018

Rita Atria: racconto di due giornate di Memoria Attiva

www.ritaatria.it

Pubblichiamo due articoli che raccontano la giornata di Memoria Attiva dedicata a Rita Atria.

Una giornata intensa con due eventi di grande intensità.

fonte: www.articolo21.org

26 luglio 2018. In un torrido e silente pomeriggio d’estate romano, una melodia si diffonde in Viale Amelia, accarezzando le persone, i portoni e le finestre con la dolcezza sublime delle sue note: è l’Ave Maria di Shubert. Rita Atria, giovane donna, testimone giustizia a soli 17 anni, Lei che voleva vivere e crescere in «un altro mondo fatto di cose semplici, ma belle…»,  aveva affidato al suo diario, molto prima di quel Volo di solitudine il 26 luglio 1992, il desiderio che fossero le note dell’Ave Maria ad accompagnarla nell’ultimo viaggio, temeva che i mafiosi l’avrebbero uccisa… dopo la morte del giudice Paolo Borsellino ad ucciderla è stata l’assenza dello Stato, l’indifferenza della società civile e di tutti coloro che avrebbero dovuto proteggerla e invece l’hanno lasciata nella completa solitudine di una casa estranea, in quel palazzo di sette piani al civico 23 di Viale Amelia, lontana da qualsiasi affetto, senza sostegno. Rita sa, probabilmente ha capito tutto, Lei che ha denunciato non solo i boss di Partanna, ma anche i politici collusi, ha fatto nomi e cognomi: «Ora che è morto Borsellino, nessuno può capire che vuoto ha lasciato nella mia vita. Tutti hanno paura ma io l’unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi… Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta».
Iniziare a raccontare dalla “fine” ascoltando l’Ave Maria, per riprendere il filo della memoria risvegliandola con le emozioni prima che con le parole. Un filo di Memoria Attiva, tessuto giorno dopo giorno, questo l’impegno dell’Associazione Antimafie “Rita Atria”, per tenere viva la testimonianza di Rita, di cui la tragica fine è simbolo di un percorso tanto travagliato, quanto coerente e fermo, per combattere quotidianamente quel pensiero mafioso diffuso: «Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c’è nel giro dei tuoi amici. La mafia siamo noi ed il nostro modo sbagliato di comportarci».
Quest’anno ripartiamo da noi – come sottolineato dalle fondatrici dell’Associazione, Santina Latella e Nadia Furnari, rispettivamente Presidente e Vicepresidente -, senza ”personalità importanti”, dalle persone del quartiere che sono presenti, da chi da ogni anno è qui per ricordare Rita, da chi non la conosceva e sentendo risuonare l’Ave Maria si è avvicinato, vuole capire, sapere… Quindi ripartire da un esame di coscienza collettivo, dal partecipare tutti attivamente, affinché la storia di Rita, la sua scelta netta verso, come disse il giudice Paolo Borsellino, « il fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale », si incarni nelle persone, nella lotta quotidiana per la ricerca di verità e giustizia, di liberazione, attraverso la denuncia concreta delle violenze mafiose e quindi nell’impegno per la difesa dei diritti e della dignità.
Per questo, ognuno dei presenti è chiamato a prendere la parole ed esprimere un pensiero, come in un passaggio di testimone. «Sono qui per me», dice Paolo, un giovane studente universitario, e si legge negli occhi l’urgenza di sapere, comprendere ciò che è stato e sottrarlo all’oblio, farsene carico.
Annamaria, che abita nel palazzo di fronte al civico 23, è qui con noi ogni anno: «Quel giorno non ero a Roma», dice con rammarico, quasi volesse prendersi il peso dell’assenza collettiva, «Sento di doverci essere», la presenza come testimonianza, affinché il racconto di Rita sia d’esempio oggi per tutti. Eppure Rita – ricorda Nadia Furnari – almeno negli ultimi istanti, dopo quel Volo, non era sola: c’erano con lei alcune donne che abitavano nel palazzo, che le hanno stretto la mano, l’hanno abbracciata come delle madri, dandole quel conforto che non ha ricevuto in vita dalla vera madre, che l’ha “disconosciuta”. Una di queste donne, tutti gli anni ci ascolta affacciata dalla finestra, quasi che il dolore del ricordo non le permettesse di avvicinarsi…
Eppure, per evitare che le persone vengano isolate occorre avvicinarsi alle storie degli altri, affinché la testimonianza e la denuncia diventi un dovere civico diffuso e collettivo e che finalmente emergano le responsabilità delle stragi del 1992-1993: Rita è la settima vittima di Via D’Amelio, insieme al giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. Oggi è scritto in una sentenza che vi furono depistaggi da parte di uomini delle istituzioni. «Noi vogliamo sapere la verità. Per quanto brutta possa essere», esclama Rossella, nel corso del suo intervento.
Già nel 1960, Leonardo Sciascia, ne Il giorno della civetta,  utilizzando la metafora della ”linea della palma” che saliva da sud a nord, fino a Roma e oltre, descriveva la mutazione dell’Italia, la diffusione capillare della mafia, del pensiero mafioso, dei metodi mafiosi. Quella metafora è da tempo realtà: perché la mafia è a Roma, come centro di potere, è stata ed è una questione di classi dirigenti, esiste una “borghesia mafiosa” che inquina questo paese… Lo sapeva bene il giudice Borsellino e nei suoi ultimi giorni di vita gli si manifestò senza “maschere” e ne rimase sconvolto, lui che si ritrovò da solo, come Falcone, «servitore dello Stato in terra infidelium»: «Ho visto la mafia in diretta»… «Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia, la mafia non si vendica. Forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri».
Rita Atria, donna che aveva spezzato il patriarcato mafioso, non è a conoscenza di quello che ha visto Borsellino, ma sa che cosa è veramente la mafia, conosce i suoi codici e le collusioni di cui si alimenta. Rita, stella luminosa in particolare per le tutte le donne e per tutti giovani, rosa rossa che emana il fresco profumo di libertà, ci lascia un testamento prezioso da raccogliere: «L’unico sistema per eliminare tale piaga è rendere coscienti i ragazzi che vivono tra la mafia che al di fuori c’è un altro mondo fatto di cose semplici, ma belle, di purezza, un mondo dove sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di questa o di quella persona, o perché hai pagato un pizzo per farti fare quel favore. Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo…».
Per questo l’Associazione Antimafie “Rita Atria” sta chiedendo da mesi alla Sindaca di Roma, Virginia Raggi, che venga riconosciuta la cittadinanza onoraria a Rita Atria. Mentre nell’aula capitolina si è purtroppo dato spazio alla mozione se intitolare una via della città al fascista Almirante (sic!), invece non è degna neanche di un minimo cenno di risposta e quindi giace inascoltata la richiesta dell’Associazione per la cittadinanza onoraria a Rita, che ha incarnato senza compromessi con la sua testimonianza i valori costituzionali. Inoltre, a questo ventiseiesimo anniversario dalla sua morte, le istituzioni del territorio, pur invitate, hanno ritenuto di non essere presenti neanche per un “saluto”. Questa assenza pesa oggi come allora, ma andiamo avanti con i nostri compagni di viaggio, con le persone che vogliono esserci per testimoniare che la Verità vive.
Foto di Valentina Ersilia Matrascia


Rita Atria, 26 anni dopo la morte commemorazione a Partanna


“L’ho capito da lei cosa vuol dire avere coraggio. Ho imparato che nella vita non ci si deve inchinare alla prepotenza e che alla giustizia non servono parole tonanti, ma racconti veri, fatti concreti”. Scriveva così Rita Atria, in una lettera indirizzata allo zio Paolo, Borsellino. Amareggiata perché definita “pentita” pur non avendo nessuna colpa, se non l’onta “gravissima” di aver denunciato a 17 anni mafiosi e politici del suo paese, trasformando l’iniziale voglia di vendetta per l’uccisione di padre e fratello in sete di giustizia, grazie a quel giudice che credette alle sue dichiarazioni prendendola sotto la propria ala. Rita Atria, la “picciridda” di Borsellino, la settima vittima di via d’Amelio che quasi mai nessuno cita. Per lei stamattina un fiore sulla tomba a Partanna: un modo semplice scelto dall’Associazione Antimafie Rita Atria per ricordarla nel 26esimo anniversario della morte, avvenuta in solitudine dopo un volo dal settimo piano di una palazzina di viale Amelia a Roma, a una settimana dalla strage in cui persero la vita il magistrato e la sua scorta. “Siamo qui per ricordarla con coerenza. Nel Paese dell’apparenza abbiamo preferito dare un taglio discreto – è intervenuta la fondatrice dell’associazione, Nadia Furnari – Rita vive nelle parole che ha scritto, nelle sue denunce e nel suo gesto, tanto estremo che definirla vittima della sola mafia ci pare riduttivo”. Presenti i presìdi dell’associazione sul territorio e la testimone di giustizia Michela Buscemi, che con le donne del digiuno portò a spalla la bara di Rita. L’associazione ha organizzato anche un altro momento di memoria nella Capitale, dove da tempo chiede venga conferita la cittadinanza onoraria a Rita, ma attende ancora una risposta dalla Giunta capitolina.

Nel pomeriggio, un folto corteo ha colorato le vie di Partanna, quello delle bandiere di Libera sventolate dai ragazzi arrivati per rendere omaggio a Rita, da Torino a Vibo Valentia. “Vedere così tanti giovani in un luogo simbolo fa ben sperare – ha detto il sindaco Nicola Catania – Rita è stata e continua a essere per noi un segnale di positività, pur nella tragicità della sua vicenda. Il suo coraggio, la sua determinazione e forza di ribellione sono elementi portanti di una comunità ancora in cerca di riscatto per i soprusi subiti quotidianamente”. A Partanna anche i rappresentanti di tutte le forze dell’ordine che hanno ricordato come sia importante “non abbassare mai la guardia”, e Vincenzo Agostino, padre dell’agente ucciso Antonino insieme alla moglie, che ha parlato di fenomeno mafioso presente a tutti i livelli, da combattere con maggior vigore. Salvatore Inguì, di Libera Trapani, ha ricordato: “Rita Atria parlava della mafiosità che c’è in ognuno di noi. Senza la capacità di metterci costantemente in discussione e il desiderio di realizzare una vera giustizia sociale, la lotta alla mafia non è che un’ipocrisia”.


02 agosto 2018

A Partanna il ricordo di Rita Atria



Nel cimitero di Partanna, nel trapanese, la commemorazione di Rita Atria, la ragazza 17enne suicida a Roma subito dopo la strage di Via D'Amelio.

Aveva affidato a Paolo Borsellino le sue accuse contro i clan della provincia di Trapani, dopo gli omicidi del padre Vito e del fratello Nicolò.

A Partanna nel pomeriggio ci saranno i ragazzi di Libera, arrivati da tutta Italia, con Don Luigi Ciotti. Manifestazioni per ricordarla anche a Roma.

Il servizio di Ernesto Oliva

www.rainews.it

23 luglio 2018

Rita Atria: Memoria Attiva - 26 luglio 1992-2018

Associazione Antimafie Rita Atria luglio 2018

L’Associazione Antimafie Rita Atria, come ogni anno, farà Memoria Attiva di Rita portando una RosaRossa sulla sua tomba la mattina e con l’evento ufficiale alle 18.30 a Roma in viale Amelia, 23 dove ha spiccato il suo “Volo”. Per noi è un momento di bilancio rispetto alle attività svolte nel nostro “anno solare” che inizia il 26 luglio e finisce il 25 luglio dell’anno successivo.
In questo clima sociale dove l’oblio sembra prevalere sulla Memoria (spariti dalle memorie collettive fatti, luoghi e persone) permettendo ai professionisti del revisionismo storico di sfoderare dentature sorridenti e lineamenti facciali falsamente contriti dal dolore, noi proviamo a resistere senza fare un solo passo indietro rispetto all’eredità di Rita.
Ci saranno due "eventi".... quello informale, quasi privato alle 10.15 al cimitero di Partanna con gli amici di sempre e con Michela Buscemi per noi donna simbolo dei valori della Testimonianza che insieme alle donne del digiuno portò sulle sue spalle la bara di Rita e ancora oggi è Testimone di come Rita sia stata oltraggiata anche da morta.
L’evento serale (al parco archeologico di Selinunte) al quale eravamo stati invitati a partecipare dalla parrocchia di Selinunte allo spettacolo “In Viaggio con Rita Atria e Stefania Noce” di e con l’attrice Stefania Mulè è rinviato a data da destinarsi per problemi di calendarizzazione.
Alle 18.30 a Roma l’iniziativa ufficiale, in viale Amelia 23 per fare Memoria di un volo di cui tutti siamo responsabili. Per ricordare a noi stessi che spesso le persone non si suicidano ma le lanciamo noi dalle finestre, con le nostre discriminazioni, con i nostri pregiudizi, con le nostre amnesie, con la nostra ipocrisia. Lo ribadiamo: Rita Atria non è solo Vittima della sua famiglia mafiosa e della mafia; ma è Vittima di una società che non ha saputo decidere da che parte stare e di uno Stato al tempo assente e “distratto”. Oggi, anche grazie al sacrificio di Rita i Testimoni sono più tutelati e i figli dei mafiosi non devono necessariamente seguire le orme dei genitori… come scrivere Rita L'unico sistema per eliminare tale piaga (la mafia, ndr) è rendere coscienti i ragazzi che vivono tra la mafia che al di fuori c'è un altro mondo fatto di cose semplici, ma belle, di purezza, un mondo dove sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di questa o di quella persona, o perché hai pagato un pizzo per farti fare quel favore.”
Saremo a Roma per ricordare alla Sindaca Raggi che da novembre 2017 al protocollo di Roma giace inascoltata la domanda di cittadinanza onoraria. Non sono serviti solleciti telefonici e via pec a far cambiare stato a quella che per la burocrazia, forse, è solo una pratica che può attendere.
Rita Atria è la settima Vittima di via D’Amelio. È bene tenerlo a mente anche se lo si dimentica spesso.
"Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare, forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo" Rita Atria
Direttivo nazionale
Associazione Antimafie “Rita Atria”
Si allega il link alla raccolta firme

20 giugno 2018

Piera Aiello mostra il suo volto. La collaboratrice di giustizia, oggi deputata, non ha più paura


Per ventisette anni ha vissuto lontano dalla sua terra, la Sicilia. Oggi, 13 giugno, Piera Aiello scopre il suo volto, e con esso la sua grinta, la sua sete di verità e giustizia. Per lei oggi è una nuova vita.
Nata a Partanna (Trapani) il 2 luglio 1967; la sua storia inizia quando all’età di 14 anni conosce Nicolò Atria. Piera e Nicolò provenivano da culture diverse e questo provocava, nonostante l’affetto che li univa, forti disaccordi. Le radici mafiose di Nicola (Nicolò) erano talmente forti da essere coinvolto in un gioco spietato e immorale. Un gioco partito dall’uccisione del padre, il boss don Vito Atria, avvenuta il 18 novembre 1985 a soli nove giorni dal loro matrimonio. Lo spirito della vendetta, tipico di chi nasce e cresce in un ambiente intriso di mafia, aveva spinto Nicola a commettere l’errore più grande della sua vita: tentare di vendicare il padre con i mezzi della mafia.

“Io fui scelta da mio suocero, non da mio marito, cercai in tutti i modi di dissuadere mio marito dal tentativo di vendicare la morte di suo padre, ma non ci fu nulla da fare”, riferisce Piera in un’intervista. “Lui, Nicola, era immischiato nello spaccio di droga e girava armato. Quando provavo a dirgli di smettere con questa vitalui mi picchiava“. Nicolò Atria è stato ucciso il 24 giugno 1991sotto gli occhi di Piera.
Dopo la sua morte Piera è stata perseguitata e sorvegliata a vista dai mafiosi implicati nell’omicidio del marito. Venne avvicinata da un suo amico carabiniere e dal Sostituto Procuratore di Sciacca, Morena Plazzi, la quale la portò a Terrasini per farle conoscere il Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Marsala Paolo Borsellino.
“A quel tempo non sapevo cosa significasse collaborare con la giustizia. Quando incontrai Paolo Borsellino – dice Piera – non avevo idea del ruolo che ricopriva e soprattutto non mi rendevo conto dell’importanza di quell’incontro. Dopo quell’incontro Paolo Borsellino per me non rappresentò solo il magistrato che si occupava delle mie testimonianze, ma diventò un amico, un padre a cui aggrapparsi nei momenti di sconforto (e sono stati tanti!). La mia sete di giustizia non inizia, come tanti potrebbero pensare, il giorno dopo l’omicidio di mio marito. Infatti, solo qualche mese prima, avevo partecipato ad un concorso per agente di polizia. Mio marito non fu contrario, mi disse che poteva far comodo, dopo tutto, un poliziotto in famiglia, ma quando gli dissi che se non si sistemava la testa, lui sarebbe stato il primo che avrei sbattuto in galera, quel giorno per l’ennesima volta, mi picchiò“...

...continua su Il Fatto Quotidiano:
Piera Aiello mostra il suo volto. La collaboratrice di giustizia, oggi ... 

14 gennaio 2018

Una storia disegnata nell'aria. Per raccontare Rita che sfidò la mafia con Paolo Borsellino



Martedì 16 gennaio 2018 alle ore 20.30 presso il Teatro del Buratto in Maciachini, a Milano, va in scena lo spettacolo Una storia disegnata nell’aria. Per raccontare Rita che sfidò la mafia con Paolo Borsellino.
Milano -Un monologo toccante, profondo e potente quello di Guido Castiglia, per raccontare la storia di Rita Atria, la più giovane testimone di giustizia in Italia, morta suicida a soli 17 anni, una settimana dopo la strage di via d’Amelio, in cui perse la vita il giudice Borsellino. Uno spettacolo che fa emergere prepotentemente che al di là del silenzio complice e colpevole, dell’interesse personale a discapito di quello comune, della logica prepotente del sopruso e dell’intimidazione, nella quale Rita era immersa fin dall’infanzia, può esistere un mondo migliore, dove sia possibile respirare il fresco profumo della libertà.  
Milano -La storia di Rita Atria è emblematica, è una storia nella quale emerge forte il desiderio di affermare una realtà libera da veti e mutismi, da intimidazioni velate e soprusi subiti. Lo spettacolo racconta di Rita, dei suoi tatuaggi emotivi, della sua voglia di vivere e della sua capacità di trasformare, grazie all’aiuto di Paolo Borsellino, il sentimento di vendetta in senso di giustizia. 
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13 dicembre 2017

Rita Atria, giovane testimone di giustizia, simbolo della lotta alle mafie: chiediamo alla Sindaca di Roma il conferimento della cittadinanza onoraria

Rita Atria

L'Associazione Antimafie "Rita Atria" ha richiesto alla Sindaca di Roma, Virginia Raggi, il conferimento della cittadinanza onoraria a Rita Atria, secondo quanto già anticipato all'Assessora alle politiche della Scuola, Cultura e Sport e politiche giovanili del Municipio VII, Elena De Santis, intervenuta all'evento organizzato in occasione della commemorazione del 25° anniversario della morte di Rita, svoltosi quest'anno a Roma in Viale Amelia, il luogo dove spiccò il volo verso le sue "stelle", a soli diciassette anni.

 Rita Atria, giovane donna libera e ribelle, testimone di giustizia a soli 17 anni, si è opposta al patriarcato mafioso, ha raccontato fatti e nomi, anche di esponenti politici collusi, “consentendo una ricostruzione ancora più precisa e approfondita del fenomeno mafioso partannese (…) benché minorenne mostrava immediatamente agli inquirenti grande determinazione nel collaborare con la Giustizia (…)” (Procura della Repubblica di Marsala 4 marzo 1992, firmata da Paolo Borsellino e dal sostituto Procuratore della Repubblica Alessandra Camassa).
La solitudine sempre più profonda di questa “picciridda”  è il segno indelebile di un’ulteriore denuncia: “Nessuno potrà mai colmare il vuoto che c'è dentro di me, quel vuoto incolmabile che tutti, a poco a poco, hanno aumentato”  - “Tutti hanno paura ma io l'unica cosa di cui ho paura è che lo Stato mafioso vincerà e quei poveri scemi che combattono contro i mulini a vento saranno uccisi” (dai suoi scritti).
E tale proposta nasce proprio dalla nostra convinzione che l’esempio che Rita ci ha dato con la sua scelta e la sua denuncia radicale, i suoi scritti e la sua breve ma intensa vita,  debba proseguire attraverso azioni concrete  che servano ad attestare la volontà di combattere quell’indifferenza che isola e “uccide”, il silenzio che permette il proliferare del sistema mafioso e il dilagare nei gangli vitali della vita pubblica del nostro paese.
Rita rappresenta, infatti, un riferimento forte soprattutto per le giovani generazioni, una modello che può indicare un percorso limpido, libero di autodeterminazione, un percorso per cambiare un sistema di valori che ha preso il sopravvento e che puzza di quel “compromesso morale”,  di quella contiguità e quindi della complicità di cui parlava il giudice Paolo Borsellino.

Firma la Petizione
Cittadinanza onoraria a Rita Atria

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10 novembre 2017

Rinascita parco, Itaca si mobilita a Santhià e dedica il parco a Rita Atria

  1. Rinascita parco Itaca si mobilita a Santhià   NotiziaOggi Vercelli

Rinascita parco alla faccia dei vandali

Dopo che vandali beceri hanno devastato gravemente  il parco del TAG in via Monte Bianco a Santhià l'associazione "Itaca" chiama la cittadinanza a mobilitarsi per ripristinare gli arredi dati alle fiamme. L'appuntamento è già per sabato 11 novembre.

La lettera di Itaca

"Il parco – ricordano dall'associazione – è stato realizzato dal Gruppo Partecipazione Giovani del Comune, nell'ambito dei suoi progetti di educazione alla cittadinanza. Venne inaugurato questa primavera alla presenza di don Luigi Ciotti. Nel 2015 i componenti del gruppo, hanno coinvolto i coetanei nella creazione dello Spazio giovani "TAG – Tutto Ai Giovani" nei locali sopra la bocciofila. L'anno successivo, si sono dati da fare per progettare e reperire le risorse per sistemare lo spazio esterno adiacente al Centro di aggregazione giovanile.
Per mesi si sono organizzati per recuperare uno spazio degradato e inutilizzato, fino a costruire con materiale di recupero gli arredi per abbellire il parco.
Sono stati realizzati i murales, le postazioni per le griglie e le panche. Ora tutto il loro sforzo è letteralmente andato in fumo!
Molti, appresa la notizia, hanno dimostrato solidarietà e vicinanza ai ragazzi del GPG. Proprio per questo, si è deciso di chiamare a raccolta tutta la cittadinanza di Santhià, giovani e non, singoli e associazioni, per risistemare il parco e lanciare un chiaro segnale.
L'appuntamento è per sabato 11 novembre dalle 10 alle 12 al parco. Vorremmo che questo triste fatto si trasformasse in un forte messaggio di partecipazione, per tramutare la rabbia in un'azione positiva che possa far capire che il bene comune non si tocca e che quando questo avviene tutta una comunità si mobilita perché tutti ne sono danneggiati. Per chi si vuole unire al Gruppo Partecipazione Giovani in questa azione, può portare scope, pale, martelli, chiodi, vernici, pennelli, piante e qualsiasi cosa si voglia donare per far tornare il parco più bello di prima! Lo dobbiamo anche a Rita Atria, giovane vittima di mafia a cui il parco è intitolato, la cui memoria ha già subito tante devastazioni. Questo ci darà ancora una motivazione in più".
To see the article visit notiziaoggivercelli.it

28 luglio 2017

''Rita Vive!'' Il grido di Libera che commemora il 25° della sua morte, stando vicino anche a Salvo Palazzolo


ciotti commemorazione rita atria 610
Anniversario Rita Atria. don Luigi Ciotti: "Rita è viva"

È dalla tomba di Rita Atria, a 25 anni dalla morte, che oggi si è alzato il grido di Libera attraverso la voce di don Luigi Ciotti"Rita Vive!"
Una pacifica invasione nel cimitero di Partanna, quella avvenuta in questo anniversario, che ha testimoniato anche la vicinanza al giornalista del quotidiano "La Repubblica", Salvo Palazzolo.
"Sappiano i componenti della famiglia Riina - tuona il presidente di Libera - che, insieme a Palazzolo, nessuno di noi farà un passo indietro".

30 luglio 2016

La siciliana ribelle. Da Antimafiaduemila

La siciliana ribelle

atria rita web1di Lucio Garofalo
Pochi conoscono la vicenda di Rita Atria, raccontata dal film di Marco Amenta, "La siciliana ribelle", uscito nel 2009 nelle sale cinematografiche. Il film si ispira alla tragica storia di questa ragazza, figlia di un boss mafioso ammazzato nei primi anni '80. Rita fu testimone oculare dell'omicidio del padre e, pochi anni dopo, fu ucciso anche suo fratello. Per vendicarli Rita decise di denunciare gli assassini. Grazie alla sua collaborazione con la magistratura, in particolare con il giudice Paolo Borsellino che diventò un secondo padre, fu possibile arrestare i mafiosi da lei accusati ed intraprendere un'inchiesta sull'ex sindaco di Partanna, paese natio di Rita. Il 26 luglio di ogni anno si commemora la figura di Rita Atria, che a 18 anni si suicidò gettandosi dal balcone al settimo piano della palazzina di Roma dove abitava segretamente. Accadde una settimana dopo la strage di via d'Amelio del 19 luglio 1992, in cui furono massacrati il giudice Borsellino e la sua scorta. La scelta di collaborare con la giustizia aveva spinto Rita in uno stato di estrema solitudine socioaffettiva. L'omicidio di Borsellino fu fatale. Per infangare la memoria di Rita anche dopo la sua morte, la madre, che l'aveva già ripudiata in vita, ne violò la lapide a colpi di martello. Ciò che mi preme rinnovare è il coraggio interiore e la forza morale di questa "novella Antigone", "eroina" dei nostri tempi, che rinunciò alla sfera dei suoi affetti più cari pur di realizzare il proprio ideale di giustizia. In un'epoca in cui i simboli e gli eroi dell'anti-mafia sono personaggi del calibro di Falcone, Borsellino, Peppino Impastato, figure minori come Rita Atria, sono eclissate o spinte ai margini della memoria collettiva. Il gesto di chi sacrifica tutto nel nome di un ideale impone un ragionamento sul tema dell'omertà sociale, cioé la tacita complicità con chi delinque. Nel gergo mafioso chiunque infranga il codice dell'omertà per far luce su una verità, è disprezzato come "infame". L'infausta catena omertosa è la sovrastruttura culturale su cui si erge il potere terroristico delle mafie. La frase che esprime meglio l'omertà sociale è: "non vedo, non sento, non parlo". Da qui il ricorso intelligente al linguaggio, che può comunicare un gesto di rottura contro il silenzio dell'omertà, della complicità mafiosa, complicità con il crimine economico-politico. Il verbo della verità offre un modello educativo improntato a codici non costrittivi ed oscurantistici, bensì aperti e democratici. In linea teorica, la parola può spezzare le catene del pregiudizio, dell'ignoranza, dell'indifferenza e dell'ipocrisia sociale derivanti dal codice omertoso. Antonio Gramsci scriveva che "la verità è sempre rivoluzionaria". Il linguaggio della verità è di fatto sovversivo e giova alla causa della libertà e della giustizia sociale, nella misura in cui modifica comportamenti che ci opprimono e ci indignano. Le parole che testimoniano un altro modo di intendere e costruire i rapporti interpersonali, improntati ai principi della solidarietà, della libertà, della giustizia e della convivenza democratica, offrono una modalità alternativa rispetto all'ordine omertoso della mafia e, per estensione, rispetto all'oppressione coercitiva esercitato dalla potente criminalità economica del capitalismo. Il delitto, il cinismo, l'ipocrisia, l'inganno, la sopraffazione, la violenza terroristica sono elementi intrinseci al sistema di potere mafioso, ma si iscrivono nella natura più intima dell'economia capitalistica. La logica mafiosa è insita nella struttura stessa del modello affaristico, liberistico, imperialistico che imperversa in ogni angolo del pianeta, ovunque riesca ad insinuarsi l'economia di mercato e l'impresa capitalista con i suoi atroci misfatti. Ciò che varia è solo il grado di mafiosità, di irrazionalità, o di aggressività terroristica dell'imprenditoria capitalista. C'è chi sopprime fisicamente i propri avversari, come nel caso delle "onorate società", e chi ricorre a mezzi solo apparentemente meno rozzi e più raffinati, ma altrettanto crudeli, pericolosi e spregiudicati. Non a caso, Honoré de Balzac scrisse: "Dietro ogni grande fortuna economica si cela sempre un crimine".

26 luglio 2015

Diario di una Siciliana Ribelle



www.imdb.com

The diary of a seventeen year-old Sicilian girl, Rita Atria.
14 April 1999 | by mifunesamurai (Australia)

This brave person sacrificed her life in order to put those scum sucking thugs behind bars and I'm talking about the Mafia who rule by threat. Being Sicilian I felt for poor Rita and I'm sure everyone else did. In my experience, the Mafia always had that charming front but behind their backs layed a trial of corpses. Filmmaker Marco Amenta mixes interviews, readings from Rita's diary and the songs of a story teller to create this interesting piece.

24 giugno 2015

La Siciliana Ribelle. Il film






La siciliana ribelle
La Siciliana Ribelle. In Tv Domenica 28 Giugno su Rai Storia alle 21:40. La Siciliana Ribelle - Film.
Il 5 novembre 1991, Rita Atria, a 17 anni, denuncia gli assassini del padre e del fratello, entrambi mafiosi. Minacciata fugge a Roma sotto l'ala protettiva di Paolo Borsellino. La strage di via D'Amelio mette Rita di fronte alla dismisura della sua battaglia.
LA SICILIANA RIBELLE
Nome originale: La siciliana ribelle
Genere: Drammatico
Nazione: Italia
Anno: 2008
Durata: 110 minuti
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