07 giugno 2018

Con la sua scelta del Primo Ministro, il Presidente italiano ha fatto un regalo all’estrema destra


La difesa dello status quo da parte di Sergio Mattarella ha assicurato il successo delle politiche razziste e populiste
L’Italia dovrebbe passarsela bene. A differenza della Gran Bretagna, esporta molto e più verso il resto del mondo rispetto a quanto importa, mentre il suo governo spende meno(esclusi i pagamenti degli interessi) rispetto alle tasse che riceve. Tuttavia, dopo due decenni persi, l’Italia è in stagnazione e la sua popolazione in stato di ribellione.
Mentre è vero che l’Italia ha un serio bisogno di riforme, coloro che attribuiscono la responsabilità della stagnazione alle inefficienze e alla corruzione a livello nazionale, devono spiegare perché l’Italia è cresciuta così velocemente nel dopoguerra fino all’entrata nell’eurozona. Il suo governo e il suo ordinamento politico erano più efficienti e virtuosi negli anni ’70 e ’80? A malapena.
La ragione singolare per le difficoltà dell’Italia è la sua appartenenza a un’unione monetaria progettata in maniera spaventosa, l’eurozona, in cui l’economia italiana non riesce a respirare e i governi tedeschi consecutivi si rifiutano di apportare riforme.
Nel 2015 il popolo greco ha eletto un governo progressista ed europeista, con il mandato di chiedere un nuovo accordo all’interno dell’eurozona. Nell’arco di sei mesi, sotto la guida del governo tedesco, l’Unione Europea e la sua banca centrale ci hanno schiacciato. Qualche mese più tardi, alla domanda del quotidiano italiano Corriere della Sera, se pensavo che la democrazia europea fosse a rischio, ho risposto: “La Grecia si è arresa, ma è stata la democrazia europea a essere ferita a morte. A meno che gli Europei non si rendano conto che la loro economia è gestita da pseudo-tecnocrati non eletti e irresponsabili, i quali commettono un errore madornale dopo l’altro, la nostra democrazia rimarrà un’invenzione della nostra immaginazione collettiva.”
Da allora, il governo pro-establishment del Partito Democratico italiano ha attuato, una dopo l’altra, le politiche richieste dai burocrati non eletti dell’UE. Il risultato è stato più stagnazione. E così, a marzo, un’elezione nazionale ha consegnato un’assoluta maggioranza parlamentare a due partiti anti-establishment che, nonostante le loro divergenze, hanno condiviso dubbi sull’appartenenza all’eurozona e l’ostilità verso i migranti. Era il raccolto pieno di rabbia per le prospettive assenti e la speranza appassita.
Dopo alcune settimane del genere di mercanteggiamento post-elettorale, comune in Paesi come l’Italia e la Germania, i leader del Movimento Cinque Stelle e della Lega, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, hanno stretto un accordo per formare un governo. Ahimè, il Presidente Sergio Mattarella ha usato i poteri conferitigli dalla costituzione italiana,per impedire la formazione di quel governo e, invece,ha consegnato il mandato a un tecnocrate, un ex dipendente dell’FMI che non ha alcuna possibilità di voto di fiducia in Parlamento.
Avesse Mattarella rifiutato a Salvini la carica di Ministro degli Interni, indignato per la promessa di espellere 500.000 migranti dall’Italia, sarei stato costretto a schierarmi a suo favore. Ma no, il Presidente non si dimostrato esitante. Nemmeno per un attimo ha considerato di porre il veto all’idea di un Paese europeo che dispiega le sue forze di sicurezza per fare una retata di centinaia di migliaia di persone, ingabbiarle e costringerle a salire su treni, autobus e traghetti, prima di mandarli chissà dove.
No, Mattarella ha scelto di scontrarsi con la maggioranza assoluta dei deputati per un altro motivo: la sua disapprovazione nei confronti del Ministro delle Finanze designato. Perché? Poiché il suddetto signore, pur essendo pienamente qualificato per l’incarico, e nonostante la sua dichiarazione di attenersi alle regole dell’UE, in passato aveva espresso dubbi sull’architettura dell’eurozona e caldeggiava un piano per l’uscita dall’UE, ove fosse necessario. Era come se Mattarella avesse dichiarato che il buonsenso, richiesto a un futuro Ministro delle Finanze, costituiva un motivo per la sua esclusione dall’incarico.
Ciò che colpisce è l’assenza, in qualsiasi parte del mondo, di un economista ragionevole che non condivida la preoccupazione per l’architettura difettosa dell’eurozona. Nessun prudente Ministro delle Finanze trascurerebbe di sviluppare un piano per l’uscita dall’euro. In effetti, so da fonte autorevole che il Ministero delle Finanze tedesco, la Banca Centrale Europea e tutte le maggiori banche e società abbiano piani per la possibile uscita dell’Italia, così come della Germania, dall’eurozona. Mattarella ci sta dicendo che al Ministro delle Finanze italiano è proibito ideare un piano di tale risma?
Al di là del suo fallimento morale nell’opporsi alla misantropia su scala industriale della Lega, il Presidente ha preso una grave cantonata dal punto di vista tattico: è caduto proprio nella trappola di Salvini. La formazione di un altro governo “tecnico”, sotto il burocrate dell’FMI, è un regalo fantastico al partito di Salvini.
Salvini sta segretamente smaniando al pensiero di un’altra elezione – che non combatterà come un populista misantropo e divisivo quale egli è, ma come difensore della democrazia contro lo Stato profondo. Ha già scalato gli alti valori morali con parole incitanti: “L’Italia non è una colonia, non siamo schiavi dei Tedeschi, dei Francesi, dello spread o della finanza.”
Se Mattarella trae conforto dal fatto che i precedenti Presidenti italiani sono riusciti a mettere in piedi governi tecnici, che hanno svolto il lavoro dell’establishment (con tale “successo” che il centro politico del Paese è imploso), si sbaglia di grosso. Questa volta, a differenza dei suoi predecessori, non ha la maggioranza parlamentare per approvare un bilancio o addirittura per dare al suo governo prescelto il voto di fiducia. Così, il Presidente è costretto a convocare nuove elezioni che, per gentile concessione della sua deriva morale e della sua cantonata dal punto di vista tattico, restituiranno una maggioranza ancora più forte alle forze politiche xenofobe italiane, forse in alleanza con l’indebolita Forza Italia di Silvio Berlusconi.
E allora come la mettiamo, Presidente Mattarella?
Yanis Varoufakis è co-fondatore di DiEM25 (Democracy in Europe Movement). È anche l’ex Ministro delle Finanze della Grecia

Traduzione Con la sua scelta del Primo Ministro, il Presidente italiano ha fatto un regalo all'estrema destra

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