25 luglio 2013

Andreotti, quelle domande che rimarranno senza risposta


Ora che Giulio Andreotti è entrato nel "regno dei cieli", c'è una domanda che continua a riecheggiare nelle mia mente: quali segreti ha portato con se? Quali memorie ha omesso di rendere pubbliche su alcune delle pagine più oscure della nostra storia repubblicana? Quanti particolare dei così detti "anni di piombo" non conosceremo mai?
Certo, soprattutto scorrendo alcune pagine libere del web, è possibile farsi un'idea più che concreta del tema di quelle risposte. Specie se si ha la forza e la determinazione di leggere tutte le pagine redatte dalla commissione stragi presieduta da Giovanni Pellegrino. Specie se si ha la voglia di leggere gli atti processuali dedicate a quell'oscuro tunnel italiano. Ma quelle che ci sono mancate, e a questo punto ci mancheranno per sempre, sono le risposte di un testimone diretto.


Quando chiesi a Giovanni Pellegrino di dirmi con chiarezza perché la sua commissione non aveva scritto nero su bianco certe verità, lui mi rispose che "era mancata la volontà politica". Una volontà politica che, evidentemente, per convenienza e interesse aveva preferito lasciare immaginare piuttosto che affermare. Chi conosce il modo in cui agiscono gli spin doctor non troverà alcuna sorpresa in questa strategia. Anzi, la definirà da manuale. Ed in effetti lo è: la storia insegna che ogni affermazione può essere trasformata a proprio vantaggio con il favore dello scorrere del tempo e la dimenticanza di un popolo, quello italiano, fin troppo incline a guardare solo i propri piedi piuttosto che analizzare passato e futuro.

Mi torna in mente l'intervista in cui Giovanni Galloni, amico e collaboratore di Aldo Moro, affermò che era noto il fatto che le BR, prima del rapimento dello statista pugliese, fossero state infiltrate dai servizi segreti (stranieri ndr). Mi torna in mente quella richiesta di aiuto da parte dei servizi segreti italiani al Mossad per intercettare il luogo di prigionia di Aldo Moro. Peccato che il rapimento non fosse ancora avvenuto.




Ecco, ora che "il Divo" non c'è più sono tante le cose che mi tornano in mente. Specie le domande, quelle che rimarranno senza risposta. Comunque sia, a chi è passato a miglior vita si augura comunque ogni bene. Se dopo questa vita esiste veramente un tribunale che ci giudica per le nostre azioni, allora in quella sede le risposte saranno già note.
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