30 novembre 2009

[gc] Uruguay, America latina: Pepe Mujica presidente, “il mondo a

Uruguay, America latina: Pepe Mujica presidente, “il mondo alla rovescia”

pepe Pepe Mujica, l’ex guerrigliero Tupamaro, per 13 anni prigioniero della dittatura fondomonetarista, per nove anni rinchiuso in un pozzo e torturato continuamente, è il nuovo presidente della Repubblica in Uruguay. Ha ottenuto il 51,9% dei voti, superando il 50.4% con il quale Tabaré Vázquez era stato eletto cinque anni fa. Il suo rivale, Luís Alberto “Cuqui” Lacalle, del Partito Nazionale, si è fermato al 42.9% dei voti.

Più tardi online il pezzo sull’Honduras scritto in esclusiva per Latinoamerica.

E’ uno scarto di nove punti, superiore a tutte le aspettative e, con un’affluenza alle urne superiore al 90% in uno dei paesi dal più alto senso civico al mondo, conferma che quella del presunto rifiuto per la figura popolana e popolare e dal passato guerrigliero di Mujica era una menzogna cucinata e venduta a basso costo dal complesso disinformativo-industriale di massa.

di Gennaro Carotenuto

Il trionfo di Mujica (nella foto incredibilmente in giacca, ma senza cravatta) è espressione di quello che negli anni del Concilio Vaticano II si sarebbe definito “segno dei tempi”. Come ha detto lo stesso dirigente politico tupamaro, emozionatissimo nel suo primo discorso sotto la pioggia battente a decine di migliaia di orientali che hanno festeggiato con i colori del Frente Amplio, quello che lo porta alla presidenza è proprio “un mondo alla rovescia”.

Un mondo nuovo i contorni del quale non sono ancora del tutto visibili nella prudenza dei grandi dirigenti politici che rappresentano il fiorire dei movimenti sociali, indigeni, popolari del Continente ma che si tratteggia in due grandi temi di fondo: uguaglianza tra i cittadini e unità latinoamericana.

Mujica è stato chiarissimo: il primo valore della sua presidenza sarà il mettere l’uguaglianza tra i cittadini al primo posto e il primo ringraziamento è andato oltre che al popolo orientale "ai fratelli latinoamericani, ai dirigenti politici che li stanno rappresentando e che rappresentano le speranze finora frustrate di un continente che tenta di unirsi con tutte le sue forze”.

Proprio il trionfo di Mujica, la quarta figura che viene dal basso, plebea se preferite, e non espressione delle classi dirigenti, illuminate o meno, a divenire presidente in appena un decennio, testimonia che l’America latina sta riscrivendo la grammatica politica della rappresentanza democratica in questo inizio di XXI secolo in una misura perfino insospettabile e incomprensibile in Europa.

Mujica, nonostante la militanza politica di più di mezzo secolo, è un venditore di fiori recisi nei mercati rionali. E’ uno che quando è diventato deputato per la prima volta e fino a che non ha avuto responsabilità di governo ha accettato dallo Stato solo il salario minimo di un operaio e, siccome questo non è sufficiente per vivere, ha continuato a vendere fiori nei mercati rionali. Per campare. Indecoroso per un parlamentare, ma solo così, solo dal basso, oggi Mujica può permettersi a testa alta di rappresentare il popolo e proporre a questo “un governo onesto”.

Non è un medico, come Tabaré Vázquez o Salvador Allende o Ernesto Guevara, né ha un dottorato in Belgio come l’ecuadoriano Rafael Correa. Non ha studiato dai gesuiti come Fidel Castro né proviene dalla classe dirigente illuminata come Michelle Bachelet in Cile o i coniugi Kirchner in Argentina. Non è, soprattutto, un pollo di batteria, allevato per star bene in società come tanti burocratini dei partiti politici della sinistra europea, che infatti passa di sconfitta in sconfitta e di frammentazione in frammentazione mentre invece in America l’unità delle sinistre è un fatto.

Pepe il venditore di fiori recisi nei mercatini rionali è un uomo del popolo come l’operaio Lula in Brasile, come il militare di umili origini Hugo Chávez in Venezuela e come il sindacalista indigeno Evo Morales in Bolivia. Non a caso sono tre uomini politici che hanno mantenuto un rapporto privilegiato con la loro classe di provenienza, che non hanno tradito e che sono ricompensati con alcuni tra i più alti indici di popolarità al mondo, nonostante siano costantemente vittime di campagne ben orchestrate di diffamazione da parte dei complessi mediatici nazionali e internazionali.

Non è un caso che da questi dirigenti politici venga posto sul piatto dell’agenda politica lo scandaloso problema dell’uguaglianza che trent’anni di retorica neoliberale avevano umiliato, vilipeso e cancellato e che invece è più che mai l’unico motore dell’unico futuro possibile non solo in America latina.

L’America latina integrazionista, dove diventa presidente un ex-guerrigliero venditore di fiori recisi nei mercatini dei quartieri popolari di Montevideo, è davvero “il mondo alla rovescia”, ma è anche la speranza di un “mondo nuovo”, di un nuovo inizio e un futuro migliore in pace e in democrazia. Questa speranza non poteva che venire dal Sud del mondo, da quella “Patria grande latinoamericana” che sta riscrivendo la Storia.

Giornalismo partecipativo - www.gennarocarotenuto.it


28 novembre 2009

Byoblu.Com - Napolitano e il Monito Incompiuto

27 novembre 2009 - 20.10
 

Napolitano e il Monito Incompiuto


Giorgio Napolitano ha lanciato un monito:
« L'interesse del paese, che deve affrontare seri e complessi problemi di ordine economico e sociale, richiede che si fermi la spirale di una crescente drammatizzazione cui si sta assistendo delle polemiche e delle tensioni, non solo tra opposte parti politiche, ma tra istituzioni investite di distinte responsabilità costituzionali.

 Va ribadito che nulla può abbattere un governo che abbia la fiducia della maggioranza e del Parlamento, in quanto poggi sulla coesione della coalizione che ha ottenuto dai cittadini elettori il consenso necessario per governare.

 E' indispensabile che da tutte le parti venga uno sforzo di autocontrollo nelle dichiarazioni pubbliche, e che quanti appartengono alla istituzione preposta all'esercizio della giurisdizione si attengano rigorosamente allo svolgimento di tale funzione.

 Spetta al Parlamento esaminare in un clima più costruttivo misure di riforma volte a definire corretti equilibri tra politica e giustizia.»
 Signor Presidente, con tutto il rispetto, si è dimenticato di aggiungere, in fondo al monito:
«Spetta altresì al potere giudiziario individuare ogni eventuale violazione al principio di legalità e procedere a far rispettare l'articolo 3 della Costituzione: LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI

 Sennò è un monito incompiuto, come la decima sinfonia di Beethoven.

www.byoblu.com

Diffondere, Divulgare, Diramare

Le Tre D che salveranno il mondo!

25 novembre 2009

No Berlusconi Day

No Berlusconi Day, Roma 5 dicembre 2009, ore 14:00, piazza della Repubblica: corteo per chiedere le dimissioni del premier Berlusconi. Realizzato da Alessandro Corradi e Valerio Sperati - HardKorMovies 2009. Donna: Claudia Solano. Voce: Sara De Santis. Si ringraziano per l'aiuto Leesa ed i ragazzi del pub Riunione di Condominio. http://www.youtube.com/watch?v=0IXkKhmU6IQ

24 novembre 2009

Emanuela Orlandi: identificato l'uomo che telefonò a "Chi l'ha visto?" nel 2005

La Procura della Repubblica e la Squadra Mobile di Roma hanno identificato luomo che telefonò nel luglio 2005 alla redazione di "Chi lha visto?" dicendo che se si voleva scoprire il mistero di Emanuela Orlandi bisognava andare a vedere chi era sepolto nella Basilica di SantApollinare a Roma. Luomo, che fino a oggi era anonimo, ha a che fare con Mario, come si faceva chiamare colui che telefonò a casa Orlandi pochi giorni dopo la scomparsa della ragazza. l'intero servizio: http://mariorossinet.ning.com/video/emanuela-orlandi-identificato "Chi lha visto?": andato in onda il 23/11/2009 Rai Tre ore 21,10

I veri numeri della Giustizia

23 novembre 2009 - 18.29
 

I veri numeri della Giustizia

Silvio Berlusconi Angelino Alfano

  ATTENZIONE: diffondete questo articolo. E' importante creare consapevolezza.

Berlusconi ha annunciato che "parlerà agli italiani" della riforma della Giustizia. Vespa è subito corso a ordinare un paio di scrivanie di ciliegio e una lavagna. Non si sa mai salti fuori un bel contrattino da firmare. Gli youtubers invece stanno affilando i videoregistratori e verificando i collegamenti: c'è aria di videoclip più cliccata del web.

 Se Porta a Porta assomigliasse di più a una trasmissione di informazione politica e di meno a una televendita, quel giorno in studio vedremmo un rappresentante della magistratura argomentare circa i "teoremi" del premier che ruotano intorno all'inefficienza dei giudici, così come vedremmo un giornalista come Marco Travaglio argomentare circa il tormentone della persecuzione giudiziaria iniziata "solo" con la sua discesa in campo, nel 1994.

 Invece non vedremo nulla di tutto questo: tutt'al più il solito Sansonetti intimidito di fronte alle battute sul Milan. Se poi un'Odifreddi qualsiasi si dovesse permettere di tirare fuori Noemi e la D'addario, basterà inquadrare La Russa che, al segnale di Vespa, scatenerà un inferno di filastrocche infantili turandosi naso ed orecchie come solo un vero ministro della Difesa sa fare. Del resto, sappiamo tutti qual'è la situazione delle scuole d'infanzia e quanto costerebbe parcheggiare Ignazio al doposcuola. La Gelmini stessa ha dichiarato che, se l'avesse saputo, avrebbe inserito nella sua riforma un'apposita clausola pensata proprio per lui. Comunque non fa niente: il contraddittorio ce lo faremo da soli, e giacché ormai siamo diventati bravi, questa volta arriveremo preparati.

  La prima argomentazione sarà che la Giustizia in Italia costa troppo.

Berlusconi vi dirà che abbiamo troppi magistrati rispetto agli altri paese europei. Le fonti dove attinge i suoi dati sono le stesse dei sondaggi di Emilio Fede: ad personam, come le leggi del PDL. Noi invece, in quattro rapidi click ci portiamo sul sito del Consiglio d'Europa (noto covo di comunisti), consultiamo le pubblicazioni della Commissione Europea per l'Efficienza della Giustizia, il CEPEJ (noto covo di magistrati rossi), e scarichiamo il documento European Judicial Systems - Edition 2008 (dati riferiti al 2006).

  Scopriamo che nel 2006 l'Italia ha destinato a tutto il sistema giudiziario (tribunali, procure della Repubblica e patrocinio gratuito) ben 4 miliardi di euro. Per l'esattezza: 4.088.109.198€. Se è vero che non siamo tra i più virtuosi - Spagna e Francia hanno fatto meglio, rispettivamente con 2.983.492.000€ e 3.350.000.000€ -, è falso che siamo i più spendaccioni. Peggio di noi hanno fatto Inghilterra e Galles, con 5.343.199.553€ spesi, e la Germania, che addirittura ci doppia: 8.731.000.000€, quasi nove miliardi!

  Ad ogni italiano, il funzionamento della giustizia costa 70 l'anno. Spendono di più, tra le altre, la Norvegia, l'Olanda, la Scozia, il Galles, la Germania, la Svizzera, l'Irlanda e Monaco, in un crescendo che arriva fino a ben 168€ l'anno pro capite.

Costo procapite giustizia

 Mi direte voi: è un dato incompleto. Vero, va rapportato al Prodotto Interno Lordo, che misura - o quantomeno dovrebbe - la ricchezza di un paese. Se sperate però di ottenere così un responso meno clemente, per assecondare le tesi catastrofiste di Alfano & Co, rimarrete delusi. L'Italia risulta essere nella fascia alta dei paesi virtuosi per quanto riguarda la spesa pubblica destinata al funzionamento della giustizia, espressa come percentuale del PIL pro capite. Per l'esattezza, siamo il diciassettesimo paese più virtuoso. Ben 26 paesi fanno peggio di noi, tra cui: la Svizzera, l'Olanda, la Spagna, la Scozia, l'Inghilterra, la Germania, passando per l'Irlanda del Nord fino alla Croazia e alla Bosnia. Il cittadino del paese più virtuoso, l'Irlanda, spende ogni anno lo 0,10% del sul PIL pro capite. Un italiano spende lo 0,26% e un Bosniaco arriva a spendere lo 0,86%.
Costo Giustizia Pro Capite percentuale PIL

 In tutti i paesi oggetto della valutazione, ma proprio tutti, il più alto costo da sostenere sul budget allocato se ne va per gli stipendi dei magistrati. Inoltre, dove si è capito che per fare processi brevi bisogna dotare la Giustizia di infrastrutture tecnologiche meno obsolete, una larga fetta del budget viene investito nell'IT (computer, reti e accessori). E' questo il caso dell'Olanda, della Norvegia, dell'Irlanda e del Regno Unito.

 Veniamo ora all'annosa questione del numero totale di magistrati: secondo Berlusconi qui in Italia ne abbiamo troppi. Bene, sfogliamo con il ditino il nostro documento PDF e andiamo a pagina 110. Limitiamoci al numero di magistrati professionisti, definiti come coloro che hanno sostenuto un apposito corso di formazione e sono stati assunti per operare lavorare unicamente come magistrati.
 
 Quanti magistrati professionisti abbiamo ogni 100 mila abitanti? Undici, sì: qui in Italia ne abbiamo undici! Troppi? Vediamo: meno di noi ne hanno solo l'Irlanda (3,1), l'Inghilterra (7), la Spagna (10,1) e la Norvegia che però ne ha più o meno tanti quanti noi (10,9).
 La Francia ne ha 11,9, l'Olanda 12,7, la Svizzera ne ha 16,5, l'Austria più di 20, per non parlare della Germania (24,5), della Grecia (28,4), del Montenegro (37,2) e di Monaco, che arriva ad averne ben 54,5. Cinque volte tanto rispetto a noi.
Numero di magistrati ogni centomila abitanti
 
 Se poi vogliamo parlare del numero di magistrati non professionisti, ogni centomila abitanti, ecco la nostra più che onorevole posizione: quarti. Con dodici magistrati, veniamo dopo solo la Francia (5), la Bosnia (4) e il Portogallo (4).
Magistrati non professionisti per centomila abitanti
  Beh, ma allora forse il problema risiede nel personale non giudicante (un po' come gli operatori di piano nelle scuole), ovvero i portinai, i cancellieri, i segretari e gli uomini di pulizie dei tribunali. Saranno loro ad essere di troppo. O no?
 No. Ne abbiamo solo 46 ogni centomila italiani contro, per esempio, i 70 della Germania, i 93 della Spagna, i 135 della Slovenia e i 161 della Croazia!

PERSONALE GIUSTIZIA OGNI CENTOMILA ABITANTI

  Uff... Beh! Ma allora forse sono questi benedetti magistrati che non lavorano. Passano il tempo a giocare a freccette, possibile? 

 Neppure, mi spiace: proprio no. Nel 2006 in Italia, rispetto ai casi civili, è stata presa una decisione nel merito, ovvero il processo è arrivato a termine, in 2.653.113 casi, contro i 1.588.198 casi della Germania, i 1.624.484 casi della Francia e i 1.094.505 casi della Spagna. Semmai i processi in Italia si accumulano perché siamo l'unico paese dove nel solo 2006 se ne sono aperti 2.825.543, un numero più che doppio rispetto a quelli aperti in Germania (1.104.828), in Spagna (1.169.750) e superiore di un milione rispetto a quelli francesi (1.624.484). Non sarà che in Italia la percentuale di manigoldi ogni centomila abitanti è superiore a quella di un qualsiasi altro paese civile europeo? 
  Sembrerebbe di sì, visto che siamo il paese con il più alto numero di nuovi processi penali per atti criminosi gravi. Nel 2006 abbiamo avuto ben 1.230.085 nuovi processi. La Germania, seconda classificata, non arriva che a 854.099 casi.  Tra l'altro, li abbiamo risolti quasi tutti, dato che il numero di processi chiusi è stato di ben 1.168.044.
  In compenso, questo sì, siamo la nazione europea dove divorziare dura di più: ben 634 giorni di litigate coniugali prima di arrivare a un compromesso, contro i 477 della Francia, i 321 della Germania e i 227 della Spagna.
 Ma allora non converrebbe mettere fuori legge il divorzio per una decina d'anni? Così, giusto il tempo di risolvere la coda del penale. Facciamo così: ci penso e nella notte - in perfetto stile PDL - butto giù un bel disegno di legge per riformare la giustizia, sulla base di questo accorgimento. Sono sicuro che a Silvio l'idea piacerebbe, visto il capitale che deve versare a Veronica per la procedura di divorzio in corso.

  Insomma, avete capito bene? Fotocopiate questi dati, consegnateli agli amici e ai colleghi di lavoro, attaccateli alle stazioni degli autobus, dei treni, alle vetrine e alle pareti dei pubblici esercizi. Soprattutto, faxateli alla redazione di Porta a Porta durante la registrazione della fatidica puntata. Dopo la performance, diffondete uno, dieci, cento, mille videoclip dove rispondete punto a punto alle confuse motivazioni delineate grossolanamente e in maniera demagogica da un esecutivo un po' troppo allergico ai dati, che qualsiasi giornalista con la schiena dritta potrebbe mettere in difficoltà sventolando una semplice fotocopia. ( E poi, ve lo ricordate Berlusconi l'ultima volta da Vespa? Non mi era parso un campione di lucidità).

  Se la riforma della Giustizia acquisisce assoluta priorità sui gravi problemi che investono questo paese, il motivo non è che il potere giudiziario funziona peggio rispetto alle modalità in cui viene amministrato altrove. Forse, al contrario, dimostra di funzionare anche meglio.

 Ecco, sì. Forse è questo il problema: certe toghe dovrebbero prendere esempio dai politici ed essere un po' meno zelanti!


www.byoblu.com

Diffondere, Divulgare, Diramare

Le Tre D che salveranno il mondo!

20 novembre 2009

Mi sono rotto i coglioni di Berlusconi

Roma, 5 dicembre 2009. No Berlusconi Day.


"Mi sono rotto i coglioni di Berlusconi". Ditelo in pubblico, al bar, al ristorante. Gridatelo in radio, ai semafori, scrivetelo ai giornali, inviate mail ai siti italiani e internazionali, alle caselle di posta dei deputati, dei senatori. "Mi sono rotto i coglioni di Berlusconi". Non voglio passare la mia vita a inseguire l'ultimo Lodo Alfano, l'ultima ghedinata, l'ultima assoluzione per legge di un corruttore. Non voglio mettermi a discutere sull'ennesima legge ad personam, sulla presa per il culo della democrazia a ripetizione. Non sopporto più i servi che blaterano di riforma della giustizia nei programmi televisivi. Che difendono l'indifendibile, pagati per mentire, coprire, ululare.
E' mai possibile che gli italiani, anche quelli rincoglioniti dalle televisioni, non abbiano un moto di rigetto, un conato di vomito a vedere la Repubblica Italiana trattata come una zoccola? Il Grande Corruttore ha corrotto forse ogni coscienza? Tutto ciò che ha toccato nella sua vita si è corrotto, decomposto. E' lui l'H1N1 della nostra democrazia. Un campione del falso perbenismo che ha trasformato ogni persona in un Capezzone: da Ratzinger a Bossi, da Fini a Bertone. Fa eccezione D'Alema che è un capezzone naturale.
Lo psiconano è un uomo in fuga, una vita in fuga dai processi, uno che ha sempre pronto un piano B per sfuggire alla Giustizia, e poi un altro piano B e un altro ancora. Milioni di piani B, fino alla consunzione del Paese. Un signore che ha permesso che Veronica Lario, madre di tre dei suoi figli, venisse messa con le tette al vento su Libero per averlo criticato. Che usa l'informazione come un ventilatore sparamerda su chiunque gli sia d'ostacolo. L'Italia merita di meglio, siamo diventati lo zimbello del mondo.
Questo vecchio di settantaquattro anni ha fatto il suo tempo come la compagnia di giro che ha messo insieme per proteggersi e che ammorba l'informazione e il Parlamento. Arroganti e ridicoli. Finito Berlusconi (perchè finirà), dovremo pulire dalla sua merda le stalle d'Italia. Ci vorranno anni.
Il 5 dicembre pomeriggio a Roma in piazza della Repubblica è stato organizzato dalla Rete un giorno di caloroso commiato allo psiconano: il "No B day". Io ci sarò. 250.000 persone hanno già dato la loro adesione. Il PDmenoelle ha rifiutato, alla piazza preferisce l'inciucio. Invito i Meet up a partecipare e a diffondere l'iniziativa. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.


www.beppegrillo.it

16 novembre 2009

Byoblu.Com - Diffida su diffida

15 novembre 2009 - 18.52
 

Diffida su diffida

 
"Diffida su diffida viene su la grande rete,
che paura... che paura che ci fa!
"


 Qualcuno ricorderà l'inchiesta di cui si è occupato Enzo Di Frenna, pubblicata su questo blog nel post Le verità della Rete su Juan Ruiz Naupari. Puntuale come un orologio svizzero, anzi, come una clessidra peruviana o ancora meglio come un calendario maya, è arrivata la diffida con richiesta di rimozione immediata di tutto il materiale pubblicato - clicca qui per scaricarla.

  Byoblu.Com è un habituè, avendo ricevuto già una prima diffida con richiesta di rimozione e rettifica ed un'ingiunzione di sequestro preventivo.

  Intendiamoci: basta con i luoghi comuni. Una diffida è uno strumento legale perfettamente lecito. Se io scrivo qualcosa di lesivo per la dignità o la professionalità di qualcuno, è giusto che questo signor qualcuno abbia a disposizione uno strumento per tutelarsi. Questo vale sicuramente per la diffamazione perpetrata a mezzo stampa oppure con mezzi di radiodiffusione come la radio e la televisione: se Minzolini o Fede dicessero una balla al TG1 e al TG4  - si parla ovviamente per assurdo - e se questa balla dovesse ledere la mia reputazione, non avendo io una televisione ad personam - sempre per assurdo: chi volete che abbia una televisione tutta sua? - sarei costretto a diffidarlo dal reiterare la diffamazione e a chiedere una smentita ufficiale, una rettifica che nessun altro potrebbe trasmettere se non lo stesso Minzolini o lo stesso Fede - ai quali nessuno peraltro chiederebbe mai di rimuovere un servizio che è già andato in onda, come non si potrebbe rimuovere da tutte le copie stampate di un giornale un articolo lesivo di chicchessia.

 Per la rete il discorso è diverso. La rete non è un media gerarchico o piramidale. Qui da noi, tutti possono avere la propria televisione ad personam, e dunque tutti possono replicare contestando la veridicità delle affermazioni contenute in un blog.

 Semmai, la partita si gioca sulla visibilità del blog. Il blog più letto in Italia è quello di Beppe Grillo. Se Grillo diffama il signor Pinco Pallino, sarà difficile che i lettori di Grillo possano leggere la replica pubblicata sul blog del signor Pallino. A questo si potrebbe facilmente ovviare imponendo per legge un meccanismo automatico che metta in correlazione i due articoli. Il meccanismo c'è già e si chiama trackback. Visto che una legge bisogna farla - e tentano di fare quella sbagliata -  tanto vale stabilire che ogni blog deve mettere a disposizione un sistema di trackback con le caratteristiche necessarie ad agganciare le repliche, magari sviluppando un protocollo per identificare le rettifiche degli interessati ed evidenziarle con un apposito simbolo. Complicato? Ma va... per niente. La difficoltà non è tecnica: serve solo la volontà politica.

 Dopo il mio post "Il Diritto di Rettifica nel Web 2.0: trackback e blog reactions", qualcuno ha avanzato poi una seconda perplessità: non tutti sono capaci di aprire e scrivere su un blog. Vero. Come è vero che non tutti sono capaci di scrivere una lettera dai contenuti legali: è per questo che esistono gli avvocati. Per meno, molto meno dell'importo che serve per pagare un avvocato, ci si potrebbe rivolgere ad una figura professionale apposita (creando nuovi posti di lavoro) che potrebbe facilmente e rapidamente creare un blog - a costo zero - e pubblicare la nostra comunicazione di rettifica. Il tutto ad una frazione del costo di un consulente legale (non serve una laurea per aprire un blog, scrivere un post e correlarlo ad un altro post impostando un trackback). Ci sono decine di internet point in ogni città che sarebbero felici di offrire questo servizio.

 Non si può applicare la legge sulla stampa, pensata nel 1948, alla rete. Sarebbe come applicare i codici in voga ai tempi della Santa Inquisizione alla ricerca scientifica del XXI secolo. Me chi lo spiega ad un governo che spende miliardi di euro per un ponte, ne incamera ancor di più con una legge pensata per legittimitare i capitali mafiosi, e poi non trova 800 milioni per sviluppare la banda larga, condannando un intero paese e tutti i suoi cittadini al medioevo delle comunicazioni?

www.byoblu.com


  Ricevo e pubblico la risposta di Enzo Di Frenna alla lettera di diffida di Lorenzo Profeti, legale rappresentante di Inkarri.

Inkarri e Juan Ruiz: il bavaglio a Enzodifrennablog.it

  In merito alla mia video-inchiesta “Le verità della Rete su Juan Ruiz Naupari” mi scrive l’avvocato Angelo Averni, a difesa dell’Associazione Inkarri Italia e per conto del sig. Lorenzo Profeti, che mi risulta esserne presidente, ma non ha mai fornito copia dello Statuto e Atto Costitutivo che più volte gli ho richiesto attraverso lo studio del suo commercialista, né ha mai risposto alle mie mail e telefonate per chiarimenti.

  L’avvocato Averni mi chiede di rimuovere ogni post e video inerenti a Inkarri e al sig.Juan Ruiz Figueroa. Le dico subito, caro avvocato, che i video rimarranno dove sono ed anche i post. Le ricordo che ai sensi della Legge sulla Stampa n° 47 del 1948 (che include il diritto di cronaca e il diritto di critica) e ai sensi della Legge n° 69 del 1963 che regola l’Ordine dei Giornalisti, rientra nelle mie funzioni porre domande e cercare notizie. Dunque la sua lettera è un tentativo di limitare la libertà d’informazione e di espressione, attraverso il mezzo Internet, che respingo con fermezza e decisione al mittente. Se un giornale, ad esempio, pubblicasse qualcosa di inesatto, si può mandare una lettera di rettifica con elementi circostanziati, oppure sporgere querela. Ma certamente non si chiede – con una lettera generica - di distruggere le pagine degli articoli di tutte le copie pubblicate. Dunque, finche un giudice non provi un eventuale reato di diffamazione – e la invito a procedere se vuole - tutto rimane dov’è.

  Nella sua lettera usa frasi generiche e non circostanziate, e non smonta nulla che non sia ampiamente documenato nella mia inchiesta. In un’eventuale sede di tribunale sarò dunque ben lieto di fornire i molti elementi in mio possesso, tra cui foto, video, testimonianze raccolte tra gli ex ederenti Inkarri e nei mesi in cui mi sono infiltrato come giornalista, e molto altro ancora.

  Lei scrive che avrei diffamato il sig. Figueroa e Inkarri, che l’Ayahuasca non è illegale, che nel processo di Perugia gli imputanti sono stati assolti, e mi diffida dal pubblicare altro materiale con qualunque mezzo d’informazione. La lettera completa è comunque sul mio blog.

  Da come è scritta questa lettera mi sono detto: è un avvocato giovane e sicuramente svolge la professione da poco. Infatti dall’Albo degli avvocati – pubblico e disponibile su Internet – vedo che lei è nato nel 1967, ha dunque 42 anni, ed è iscritto all’Albo dal 2001: dunque opera, tutto sommato, da pochi anni.
Le dico, avvocato Averni, che non ha letto bene il mio blog, il cui indirizzo non è enzodifrenna.it come lei scrive –ecco vede – ma enzodifrennablog.it, come è indicato qui.
In corsivo poi cita la legge 49 del 2009 e sbaglia pure anno, perché è la 49 del 2006, detta Fini Giovannardi, che abbatte la distinzione tra droghe leggere e pesanti. Dunque ne desumo che forse non visto bene i miei video.

  L’Ayahuasca è una miscela di due piante che – decotte e trasformate in bevanda liquida – contengono DMT, cioè dimetiltriptamina. La pianta che contine DMT in dosi elevate è la Psichotria Viridis, responsabile dell’effetto allucinatorio. La DMT è inserita nella TABELLA 1 della legge 49/2006 – eccola qua – e dunque lei scrive un’ulteriore imprecisione, poiché – come conferma anche la Direzione Centrale Antidroga – se si viene colti nell’uso di tale sostanza dove risulti che la DMT sia massicciamente presente come principio attivo, si rischia l’arresto e il carcere dai 6 ai 20 anni, con ammende che vanno dai 26 mila a 260 mila euro.

  In un mio recente post – del 3 novembre 2009 - ho pubblicato notizie su come viene venduta e distribuita l’Ayahuasca in Europa, già pronta in formato liquido. I corrieri di una qualunque organizzazione - quasi sempre europei perché passano inosservati - comprano bottiglie ad alto concentrato di Ayahuasca – che chiamano “la madre” - dove il principio attivo DMT è ben superiore alla soglia prevista dalla legge. La madre, conservata in frigo, viene poi diluita e distribuita. Dunque le confermo ciò che ho detto: se un qualunque aderente di una qualunque associazione venisse sorpreso con una bottiglia di “sostanza madre” c’è il rischio reale di arresto e carcere. Di indagini sull’uso di Ayahuasca, chiamata anche Yagè, ce ne sono molte nel mondo. Il caso più recente in Spagna, a gennaio 2009, ha portato all’arresto dei membri di un’associazione che la vendeva a caro prezzo. Ecco il comunicato ufficiale della Polizia Spagnola, egregio avvocato.

  E veniamo ad altri punti. Lei dice di parlare in nome del sig. Profeti, ma prende le difese del sig. Juan Ruiz Figueroa, rivelando tra l’altro – per la prima volta ufficialmente – che il suo cognome non è Naupari come si presenta in Internet – ecco, vede? - ma Figueroa, come avevo rivelato nel mio primo video su You Tube.

  Dunque a che titolo lei difende questo peruviano che guadagna somme sorprendenti? Se lei avesse visto bene i miei post e i miei video, riferisco che Figueora è esperto di Ayahuasca è questo dato è incontestabile: ci sono siti e blog di suoi allievi che ne parlano, c’è una pagina su Inkarri.es – cioè Espagna - dove si presentava un congresso sull’Ayahuasca Vision da lui organizzato – poi fatta sparire dopo pochi giorni dalla pubblicazione della mia video-inchiesta – ecco vede, ora non c’è più, e poi c’è un filmato – in mio possesso – dove Ruiz Figueroa tiene una video conferenza in Internet su Justin Tv dove gli utenti in chat, mentre interagiscono col maestro, fanno riferimento a cerimonie e Ayahuasca. Forse farebbe bene ad avvicinarsi allo schermo la prossima volta, così non le sfuggono alcuni dettagli.

  E’ dunque un reato essere esperto di una pianta? Mi può citare cortesemente un articolo del Codice Penale o Civile?

  A questo punto, però, lei mi fornisce lo spunto per qualche domanda: come mai, caro avvocato, lei prende la difesa degli imputati nel processo di Perugia arrestati per detezione di Ayahuasca liquida? Perché ci tiene a dire che non è illegale l’uso di Ayahuasca in Italia? Sta forse ammettendo che i membri di Inkarri ne fanno uso? Mi faccia sapere, per favore. Anzi, le faccio domande pubbliche: gli aderenti di Inkarri hanno mai usato o distribuito Ayahuasca liquida durante le cerimonie con il signor Juan Ruiz Figueroa? E l’hanno mai pagata? E il sig. Figueora che dice? Anzi, guardi: glielo chiedo in spagnolo:

  "Los miembros de Inkarri han usado o distribuido alguna vez Ayahuasca líquida durante las ceremonias con el peruano Juan Ruiz Figueroa? ¿Han pagado alguna vez por ella? ¿Y usted, Señor Figueroa?, le hablo a usted, ¿me oye? Usted que es un maestro de verdad diga la verdad, ahora, delante de sus usuarios en Internet: ¿ha usado alguna vez Ayahuasca en sus ceremonias por todo el mundo? Son preguntas simples. ¿O quizás, tiene miedo de las preguntas, Señor Figueroa? Le he escrito muchas veces y espero con ilusión una respuesta suya."

  In italiano: "Gli aderenti di Inkarri hanno mai usato o distribuito Ayahuasca liquida durante le cerimonie con il peruviano Juan Ruiz Figueroa? L’hanno mai pagata? E lei sig. Figueroa, dico a lei, mi sente? Lei che è un maestro di verità dicxa la verità, ora, davanti ai suoi utenti in Internet: ha mai usato Ayahuasca nelle sue cerimonie in giro per il mondo? Sono semplici domande. O forse ha paura paure delle domande, signor Juan Ruiz? Le ho scritto tante volte e aspetto volentieri una sua risposta."

  Come vede, avvocato. sono semplici domande, che ho posto continuamente ai dirigenti e membri Inkarri, senza mai ricevere risposta. Tra l’altro, i membri di Inkarri usano continuamente parole come “verità”, “luce”, “onestà”, “etica espiritual”, e così via.

  Se avesse guardato attentamente il mio secondo video su You Tube, avrebbe sentito che ho ampiamente citato l’archiviazione del caso di Perugia: “Il procedimento fu poi archiviato perché, come descrive una documentata tesi universitaria, le percentuali di DMT nell’Ayahusca liquida sequestrata andavano dallo 0,02 allo 0,05”.

  Dunque c’è completezza d’informazione. E dico anche che la sentenza si rifà alla vecchia legge 300 del 1990, mentre nel 2006 – anno di archiviazione – è arrivata la legge 49/2006, ben più dura. Oggi, per intenderci, si può essere arrestati anche per una semplice piantina di canapa.

  Come poi forse saprà, il Santo Daime è una chiesa di natura religiosa sudamericana e sono stati scagionati anche perché è emerso che non c’era business sull’uso dell’Ayahuasca.

  Ora le fornisco un dato interessante: ascolti bene.
  Gli stessi dirigenti e membri di Inkarri Italia hanno dato vita all’Università Pneuma – con sede a Tuenno, in provincia di Trento, in via 4 ville 12, gestita – come risulta da Internet - dai signori Renzo Menapace e Carmen Pizzolli, coadiuvati da Lorenzo Profeti e Francesca Crognale. Sul sito universidadpneuma.org c’era un calendario fitto di appuntamenti del sig. Figueroa, con corsi, seminari e viaggi… incluse cerimonie ben pagate. Dopo appena qualche giorno dalla pubblicazione della mia video-inchiesta, il sito è sparito. Come mai? Che c’era da nascondere?

  Allora vediamo. Il Ministero della Pubblica Istruzione mi ha comunicato ufficialmente che nessun soggetto privato può aprire una università o usare tale termine in Italia, e indica i riferimenti normativi che le allegherò volentieri alla mia risposta scritta.
Ed ora veniamo allo scoop: la Direzione Università del Ministero dell’Istruzione mi comunica – ufficialmente - che nessuna Università Pneuma è registrata ai sensi di legge. Ecco. Vede? Ma vediamo adesso una cosa curiosa: in questo filmato che risale ad agosto 2009 si vede che sul sito Inkarri.it, cliccando alla voce “Pneuma” appare questo testo. Oggi, cliccando nel profilo dello sciamano Juan Ruiz – come per magia – il testo è sparito, ed esce una pagina che si affretta a dire che la Università Pneuma non è riconosciuta in Italia.

  Allora di che parliamo, caro avvocato?
  MI pare che il sig, Lorenzo Profeti abbia avuto a disposizione oltre due mesi per rispondere alle mie domande.

  Si tenga aggiornato seguendo il mio blog attentamente.
  A breve arriverà il quarto video…

 Enzo Di Frenna
 http://www.enzodifrennablog.it/

I VOSTRI COMMENTI AL POST

La Guerra InCivile

Onestamente non so come una manifestazione, anche in altre nazioni, possa rimediare la problematica italiana...

Ci sono stati 300 mila persone in piazza la volta scorsa, ma i media hanno detto 50 mila e la gente davanti alla tv lo crede e, peggio ancora, crede che Berlusconi sia un martire...

Magari si pensa che lo sguardo e la critica internazionale potrebbe esser importante per rinforzare il movimento, ma il Parlamento Europeo sembra di non essistere e comunque le leggi nascono nella notte!!

Comunque, é una buona cosa alzare la voce, ma una voce sola. Ci sono persone e movimenti Anti-Berlusconi che si scontrano e creano una pluralitá di voci stonate ... questo é propio quello che non porterá nessun risoltato... "divide e vincerai".

Grazie Claudio per la luciditá delle tue parole e, suppratutto, per il coraggio di dire tutto cosí com'e´.

Saluti e benedizioni.

Nune

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Le Tre D che salveranno il mondo!

12 novembre 2009

Un avvocato e il bavaglio a Enzodifrennablog.it

Diritto alla Rete

Un messaggio di Diritto alla Rete

E' capitato anche a me! Un avvocato vuol mettere il bavaglio a Enzodifrennablog.it!

I blog che fanno inchieste sono quelli che danno più fastidio. Dopo la pubblicazione della mia video-inchiesta su You Tube "Le verità della Rete su Juan Ruiz Naupari", mi scrive l'avvocato Angelo Averni per conto dell'Associazione Inkarri e mi chiede la rimozione dei video e post su Juan Ruiz e la sua organizzazione, e mi diffida dal pubblicare altro materiale con "qualunque mezzo d'informazione"!!
Gli ho risposto che tutto rimane dovè. Anzi, rilancio con un piccolo scoop: la sua Università Pneuma non è registrata in Italia ai sensi di legge. Un video di risposta - quello che vedete in home page su Diritto alla Rete - in difesa della libertà d'informazione in Internet, per il nostro "diritto alla Rete" senza bavagli!.

LINK SUL MIO BLOG
http://www.enzodifrennablog.it/dblog/articolo.asp?articolo=553

Fate girare se potete, perchè i bavagli ai blog sono sempre più frequenti in Italia! (ultimo caso Byoblu.com).

Un caro saluto.
ENZO DI FRENNA

p.s. abbiamo ripreso l'inserimento delle adesioni di blog allo sciopero del 14 luglio 2009. Ne abbiamo caricaticati una sessantina, e nei prossimi giorni proseguiremo. A breve ci sarà anche il vostro! Scusate il ritardo...

Visita Diritto alla Rete al: http://dirittoallarete.ning.com

 

05 novembre 2009

Byoblu.Com - Il tappo della democrazia

5 novembre 2009 - 14.20
 

Il tappo della democrazia

Berlusconi Tappo della Democrazia

 Gianni Letta dice che la banda larga può aspettare. Come poteva aspettare Europa7 ad avere le frequenze che aveva regolarmente vinto, come dovrà sempre aspettare chiunque possa mettere in crisi il monopolio assoluto sui media e sull'informazione.

 Gianni Letta è il braccio destro del tappo della democrazia italiana: un metro e mezzo di sughero misto a cerone e lacca che impedisce ai pensieri, alla cultura, a un dibattito effervescente e superiore di fluire liberamente da un cittadino all'altro.

 In Finlandia la banda larga è un diritto legale. Dal 2015 tutti navigheranno a 100 Megabit. In Germania il 75% delle case l'avrà entro il 2014. La Francia sta investendo 10 miliardi di euro per servire 4 milioni di case entro il 2012.

 Noi avevamo stanziato 800 pidocchiosissimi milioni di euro. L'hanno congelati. Perché c'è la crisi. Ma come, non bisognava dare un segnale di ottimismo ai mercati? L'Europa ha stimato che la banda larga porterà un milione di posti di lavoro fino al 2015 e una crescita dell'economia europea di 850 miliardi di euro. O i segnali di ottimismo valevano solo per le vostre aziende di famiglia?  Diamo 4 miliardi e mezzo all'anno alla Chiesa Cattolica e non abbiamo 800 milioni per dare una speranza a milioni di italiani che sono in coma farmacologico, esanimi, privi di volontà, proni di fronte al grande proiettore di cazzate di Emilo Fede più di quanto non fosse Marrazzo davanti a Natalie e Brenda?

 E' questa la grande mobilitazione da farsi! Altro che no-cav, la libertà di stampa e i diritti dello stercoraro della Patagonia. Questo è il diritto fondamentale che si porta dietro tutti gli altri.

 E' giunto il momento di dire con forza, tutti insieme, per strada, nelle piazze, attraverso tutti i media e con ogni altro mezzo possibile e immaginabile: VOGLIAMO LA BANDA LARGA!

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Le Tre D che salveranno il mondo!

03 novembre 2009

Byoblu.Com - Gasparri, ministro senza... Borsellino

3 novembre 2009 - 06.45
 

Gasparri, ministro senza... Borsellino

 Lo stato di diritto è finito. In maniera strisciante, silenziosa, i nostri diritti se ne vanno. Uno ad uno. Solo che non ce ne accorgiamo, storditi dai fuochi artificiali degli spettacoli televisivi, distratti dal chiacchiericcio delle comari che pubblicano gossip politico e autoreferenziale sulle prime pagine dei giornali.

 Mentre alcuni talk-show politici somigliano più a una puntata di Zelig - dove tutti ridono fragorosamente rilanciandosi battute e dileggi - che a un dibattito sull’arte del buon governo, le strade si svuotano e vengono confiscate dallo stato di polizia. Ciò che era pubblico diviene inesorabilmente privato, comprato da chi spende e intende il consenso elettorale come se ogni voto conseguito fosse moneta sonante, come se ogni scheda o preferenza acquisita fosse l’equivalente di un pacchetto azionario, una stock-option sulla società italiana, che era una società civile, mentre oggi è una società per azioni: l’Italia S.p.A.

 

 Gli italiani sono diventati dipendenti. Dai e dei media, che poi coincidono con i loro padroni. I sindacati sono stati aboliti. Se ti lamenti, perdi i tuoi diritti di cittadinanza e vieni spento, silenziato, annullato come se non fossi mai esistito. Se ti va male finisci in galera e non ne esci più. Quantomeno non vivo. I pochi nostalgici che provano ad esercitare un diritto, quello della libera manifestazione del dissenso, della critica, vengono immediatamente avviluppati, inattivati, resi inerti.

 Si moltiplicano ormai in lungo e in largo gli episodi di contestazione a questa nuova morale del tornaconto personale. Chi serba ancora, gelosamente custodito tra i suoi ricordi più intimi, memoria del tempo nel quale il cittadino aveva diritto di parola e la dialettica era vista come un arricchimento del tessuto democratico, non come un fastidio da reprimere con disprezzo, lo tiene per sé. Sa bene che se commettesse l’errore di provare a trasferire il principio astratto della sovranità popolare nell’ologramma multimediale cui è ridotta la nostre Repubblica, verrebbe isolato, trattato come un’interferenza nel segnale, azzittito dai suoi stessi concittadini, come accade al cinema quando un vicino molesto fa un rumore che risveglia dall’incanto ipnotico una moltitudine di individui estremamente vicini ma disperatamente soli.

 I cittadini che escono dalle loro case per essere partecipi della vita reale, quella che – paradossalmente - fluisce al di fuori dei reality-show, rischiano grosso. Rischiano l’incolumità fisica, fronteggiati da eserciti in tenuta antisommossa che invece di essere impiegati per debellare le mafie, la camorra e la criminalità organizzata, sono addestrati e stipendiati per impedire ai padri di famiglia, alle madri e ai loro ragazzi di esprimere ogni pensiero che non sia omologato e conforme alle opinioni ufficiali, quelle che ogni sera i telegiornali pubblicano come un gazzettino, un decalogo delle idee lecite e consentite. Rischiano l’incolumità psicologica, sottoposti ad un linciaggio morale e mediatico ottenuto grazie alla mistificazione più sleale e scorretta, in un gioco di continui ribaltamenti tra il vero e il falso, tra il giusto e l’ingiusto che non si fa scrupolo di commettere scempio della verità e dei fatti. Rischiano la libertà e la stessa vita, annotati in elenchi di sorvegliati speciali, seguiti per le strade e nei locali pubblici, intimiditi dalle forze dell’ordine, identificati, perquisiti, talvolta perfino prelevati a casa come terroristi, nemici non della patria ma dei padrini, conseguenza di un difetto nel software di tele-inoculazione, fisiologica percentuale di individui autoimmuni da eliminare con i cari vecchi metodi tradizionali dell’era pre-televisiva: la rimozione fisica.

 Ieri mattina a Pescara, davanti al Palazzo della Provincia, si è consumata l’ennesima farsa, l’ennesima mortificazione dei valori millenari che la nostra civiltà ha sintetizzato nel tentativo di edificare una costruzione che si trovasse in equilibrio e in armonia con i diritti e i doveri di ogni essere umano, perché i forti non fossero tali solo con i deboli e perché i deboli avessero, mediante l’esercizio della bilancia istituzionale, il mezzo per diventare forti ed alimentare il moto perpetuo della dialettica democratica.

 Un gruppo di cittadini, armati della sola agenda rossa di Paolo Borsellino – simbolo di quella parte corrotta delle istituzioni che ha ordinato quella che viene definita non una strage di mafia, bensì una vera e propria strage di stato -, si è dato appuntamento ad un convegno organizzato in occasione del XIV Premio Borsellino, con l’intento di attendervi ed esprimere il proprio dissenso rispetto alla partecipazione di Maurizio Gasparri in qualità di ospite. Giusto o sbagliato che fosse, nell’esercizio dei loro diritti costituzionali, questi cittadini della Repubblica Italiana hanno ritenuto che il portavoce al Senato dell’onorevole Marcello Dell’Utri, condannato a nove anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, non fosse in alcun modo titolato per onorare, commemorare e celebrare la memoria di Paolo Borsellino, saltato in aria con la sua scorta il 19 luglio 1992, in via D’Amelio.

 Nonostante il convegno fosse aperto al pubblico e nonostante l’unica voce che si levasse dalle loro fila fosse quella di un libricino rosso tenuto stretto in in una mano tesa verso il cielo, è stato loro vietato l’ingresso all’aula. Nell’era del decadimento dello stato di diritto, non c’è bisogno di alcuna motivazione per negare la rappresentanza ad un gruppo di cittadini: si mente, tutt’al più si tace. Alle ripetute richieste di una spiegazione ufficiale è lecito non dare alcuna risposta, e perfino darne una falsa. Un faraone non deve nulla ai suoi schiavi, e neppure un padrone ai suoi operai. Non una banda di incalliti delinquenti, non un manipolo di facinorosi teppistelli, ma ragazzi e ragazze di buona famiglia, colti, educati. Tra di loro perfino alcuni consiglieri comunali e circoscrizionali. Ecco chi è stato allontanato come un gruppetto di giovincelli ubriachi tenuti alla larga dal buttafuori di una discoteca. Questo è uno stato di buttafuori, senza nessuna dignità né alcun rispetto per la persona. Camorristicamente parlando: “La gente sono vermi e devono rimanere vermi”.

 Quando la Consigliera Circoscrizionale Lea Del Greco, in virtù del suo ruolo istituzionale, è riuscita a superare le fitte maglie dei bravi posti ad invalicabile baluardo tra i cittadini e i loro diritti, si è trovata di fronte a un’aula semivuota – non strapiena, dunque, come aveva sostenuto il vice-questore nel tentativo di giustificare l’ingiustificabile divieto di accesso – e ad uno scenario irreale e fiabesco, fatto di madamigelle scollacciate e politici locali ossequiosi, preoccupati di non sfigurare, in un andirivieni di servi e lacchè disperatamente intenti a compiacere il loro ospite potente, possibile viatico per una opportunità di carriera o di commercio da non lasciarsi sfilare di mano per colpa di una stupida questione di articoli costituzionali e diritti di cittadinanza. Fuori dal palazzo, che il popolino continuasse pure ad agitare quelle insulse rubrichette rosse! A chi in seguito avrebbe sostenuto di avere avuto l’accesso negato, sarebbe stato semplice rispondere: “lei non ha mica chiesto di entrare”, cosa che in effetti è stato davvero risposto ad una incredula ed alquanto basita Lea Del Greco, a fronte dell’ennesima rimostranza con richiesta di citazione degli articoli di legge che giustificavano questa disparità di trattamento. Richiesta, com’è ovvio, rimasta totalmente inevasa.

 Ma la ciliegina sulla torta doveva ancora arrivare. La democrazia, ovvero il potere del popolo, è talmente ormai un’espressione vuota e priva di ogni reale significato, che anche solo avvicinare colui che il popolo demanda ad amministrare i suoi interessi è impresa non solo ardua, ma addirittura pericolosa. Perfino se a farsi portavoce presso un Ministro di Sua Maestà è una giovane donna avvenente, raffinata, colta e gentile, che tenta di porgere con tatto ed educazione quella che a tutti gli effetti sarebbe potuta sembrare a Gasparri una lettera d’amore, ben infiorettata e minuziosamente ripiegata, se un indelicato, rozzo e bavoso cane da guardia di pavloviana memoria non avesse afferrato il polso della giovane come un soldato israeliano afferrerebbe la mano di un attentatore suicida palestinese che sta per innescare il detonatore, con l’intento non meglio decifrabile di accartocciare un’arma letaleil foglio di carta che Lea avrebbe potuto impugnare di taglio per squarciare la gola di Gasparri all’altezza della giugulare – o forse di invitarla per un improbabile giro di walzer, avendola improvvidamente scambiata per una di quelle veline che negli ambienti regali è possibile reperire a buon mercato.

 Nonostante il destino avverso, la lettera contenente le dieci domande del popolo delle agende rosse perviene alfine tra le mani del portavoce di Dell’Utriessendo Gasparri capogruppo PDL al Senato, ed essendo Marcello stato premiato in seguito alla condanna con la carica di senatore –, quel Dell’Utri per il quale Mangano non strozzava i bambini ma era al contrario un eroe.

 Che Maurizio Gasparri - Ministro di un governo che querela chi fa le domande, anziché rispondere - non avrebbe minimamente preso in considerazione l’eventualità di soffermarsi a disquisire punto a punto sul contenuto della lettera, credo che fosse un fatto largamente assodato per tutti. Che invece, dopo essersi appropriato della memoria di un uomo che ha combattuto strenuamente la mafia ed ogni compromesso morale, volesse appropriarsi anche dei legami familiari di Paolo Borsellino, esautorando il fratello Salvatore che sarebbe stato nientedimeno addirittura “disistimato” dallo stesso Paolo, questo era francamente meno prevedibile.

 Grazie alla videocamera del popolo delle agende rosse di Pescara, il blog ha ricevuto le immagini di quanto accaduto ed ha così potuto fare ascoltare le dichiarazioni di Maurizio Gasparri a Salvatore Borsellino, raccogliendo le sue prime reazioni a caldo. Guardate il video accluso a questo articolo: Gasparri, Ministro senza… Borsellino!

 Dopo la conclusione del convegno, il presidente ed il vice-presidente di Espressione Libre, Antonio Mancini ed Emanuele Mancinelli, che erano presenti alla contestazione delle agende rosse, sono stati pedinati dalla Polizia fino a quando non sono entrati in un fast-food. Lì, mentre stavano mangiando, sono stati raggiunti ed è stato richiesto loro di esibire i documenti, senza che nessun giustificato motivo venisse loro addotto. Gli agenti di polizia si sono dunque allontanati, per tornare poi con una piccola agenda in mano – si spera non rossa – sulla quale hanno scrupolosamente annotato i nomi sui citofoni delle due abitazioni dei ragazzi.

 Anche questa è l’Italia S.p.A.: si va a contestare il potere mafioso, e si riceve una visita della polizia a casa.


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Le Tre D che salveranno il mondo!

01 novembre 2009

Strategie per una guerra mondiale: 20 minuti con Obama sull'11/9

charlie_sheen_911di Charlie Sheen - Infowars.com.

Recentemente ho avuto il piacere di sedermi accanto al nostro 44° Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Hussein Obama, mentre era in giro a promuovere la sua iniziativa di riforma dell’assistenza sanitaria. Ho chiesto 30 minuti data la portata e il dettaglio della mia indagine; mi hanno detto che avrei potuto averne 20.

Venti minuti, 1200 secondi, non proprio un granché di tempo per far domande al Presidente su uno dei più importanti eventi nella storia della nostra nazione. Quella che segue è la trascrizione della nostra notevole discussione.

Charlie Sheen - Buongiorno signor Presidente, la ringrazio tanto per sottrarre del tempo dalla sua impegnativa agenda.

Presidente Barack Obama - Prego, il contenuto della sua richiesta mi sembrava qualcosa su cui avrei dovuto ritagliare qualche minuto.

CS - Vorrei sottolineare che ho votato per lei, per come le sue promesse di speranza e di cambiamento, trasparenza e responsabilità, così come la messa del governo nelle mani del popolo americano, ha toccato in me una corda emotiva che non avevo sentito da un bel po’ di tempo, forse mai.

PBO - E io lo apprezzo Charlie. Grande appassionato dello spettacolo, peraltro.

CS - Signore, non riesco a immaginare quando potrebbe trovare il tempo per vedere davvero il mio spettacolo data la misura di ciò che ha ereditato.

PBO - L’ho visto in DVD sull’Air Force One. Una piacevole pausa dal gruppo dei corrispondenti in viaggio. (Dà un’occhiata al suo orologio). Non per essere brusco o per farle fretta, ma le rimangono 19 minuti.

CS - Lo prendo come un invito a tagliare corto.

PBO - Sono tutto orecchi. O almeno così mi è stato detto.

CS – Signor Presidente, a breve avremo il nostro primo anniversario dell’11/9 con lei come Comandante in Capo.

PBO - Sì. Una giornata davvero solenne per la nostra Nazione. Una giornata di riflessione e già pure una giornata di coscienza storica.

CS – Proprio così, davvero così.... Ora, nel cercare la sua posizione per quanto riguarda gli eventi dell’11/9 e la successiva indagine che ne seguì, sono nel giusto se ho capito che lei appoggia in pieno e approva le risultanze della relazione della Commissione altrimenti nota come la ‘versione ufficiale’?

PBO – Dovrei avere qualche ragione per non farlo? Dato che la maggior parte di noi è ragionevolmente in possesso di elementi simili.

CS - Desidererei veramente che fosse così, signore. È consapevole, signor Presidente, delle recenti sbalorditive rivelazioni secondo cui il sessanta per cento dei membri della Commissione sull’11/9 ha dichiarato pubblicamente che il governo ha concordato di non dire la verità sull’11/9 e che il Pentagono era impegnato in un inganno deliberato circa la sua risposta all’attacco?

PBO - Sono consapevole di alcuni “contrasti interni” nel corso del loro accuratissimo e instancabile processo investigativo.

CS - Signor Presidente, è difficile derubricare questo tipo di attrito al rango di “contrasti interni” o fare il temerario salto fino ad “accuratissimo”, quando le prove su cui insisto affinché le esamini in relazione a 6 dei 10 membri sono dati di fatto.

(A questo punto uno degli assistenti senior di Obama si avvicina al Presidente e gli sussurra in un orecchio. Obama dà una rapida occhiata al suo orologio e annuisce non appena l’assistente riprende il suo posto sulla porta direttamente dietro di me.)

PBO – Non per mancanza di riguardo, signor Sheen, ma devo chiederglielo, cos’è che lei sembra voler implicare con la direzione iniziale di questa discussione?

CS - Io non intendo implicare nulla, signor Presidente. Sono qui per presentare i fatti e vedere cosa lei intende farne.

PBO – Mi faccia indovinare; i suoi ‘fatti’, a presunto supporto di queste affermazioni, sono nelle cartelle che ha portato con sé?

CS – Indovina bene, signor Presidente.

(consegno la prima cartella di documenti al Presidente)

CS - Ancora una volta signore, queste non sono opinioni o ipotesi mie, questi sono tutti argomenti di pubblico dominio, riportati attraverso i media mainstream, faticosamente controllati nei fatti e verificati.

(il Presidente dà un’occhiata all’interno della cartella che gli ho fornito)

CS - Noterà su una pagina del fascicolo datata 6 agosto, presa dal «Washington Post», fra le dichiarazioni di John Farmer, consulente senior per la Commissione sull’11/9, una sua frase che afferma: «Sono rimasto scioccato per come la verità fosse così diversa dal modo in cui è stata descritta».

PBO - (mentre scorre il rapporto, quasi impercettibile) .... um hmm....

CS – Aggiunge inoltre: «I nastri [della Difesa Aerea del NORAD] rivelano una storia radicalmente diversa da quella raccontata a noi e al pubblico per due anni...».

(il Presidente continua a visualizzare i documenti)

CS - Nelle pagine due e tre, signore, ci sono le dichiarazioni, ancora, dei co-presidenti della Commissione Thomas Kean e Lee Hamilton, dei commissari Bob Kerrey, Timothy Roemer e John Lehman, così come le dichiarazioni del commissario Max Cleland, un ex -senatore della Georgia, che si è dimesso con la seguente dichiarazione:

«È uno scandalo nazionale. Questa indagine è ormai compromessa. Un giorno o l’altro dovremo conoscere l’intera storia, perché la questione 11/9 è importantissima per l’America. Ma la Casa Bianca vuole insabbiare tutto.»

Ha anche descritto la smania del presidente Bush di ritardare il processo, per non danneggiare il tentativo di farsi rieleggere nel 2004. Sospettavano l’inganno, fino al punto di considerare di rinviare la questione al Dipartimento di Giustizia per le indagini penali. Signor Presidente, questa informazione da sola pone inequivocabilmente le fondamenta per una nuova inchiesta!

PBO – Di errori ne sono stati chiaramente compiuti, ma noi, come popolo e come paese abbiamo bisogno di andare avanti. È ovviamente nel nostro migliore interesse in qualità di società democratica concentrare i nostri sforzi e le nostre risorse sul futuro di questa grande nazione e sulla nostra capacità di proteggere il popolo americano e i nostri alleati da questo tipo di terrorismo negli anni a venire.

CS - Come possiamo concentrarci sul futuro, quando la Commissione stessa mette a verbale che non sa ancora la verità?

PBO - Anche se quello che lei afferma potesse in qualche modo cominciare ad affrontare una discussione aperta o un dibattito equilibrato, io non posso parlare a nome di, in merito alle decisioni che alcuni membri della commissione hanno preso nel corso di un periodo estremamente difficile. Forse lei dovrebbe interpellare loro, anziché me. Aspetti, non mi dica, ero più facile da rintracciare di quanto non lo fossero loro?

CS - Non proprio, ma cerchiamo di essere franchi. Lei è il Presidente degli Stati Uniti, il leader del mondo libero, alla fine le decisioni sono sue. L’11/9 è stato il pretesto per lo smantellamento sistematico della nostra Costituzione e del Bill of Rights. La sua amministrazione sta leggendo dallo stesso canovaccio che l’amministrazione Bush ha imposto all’America per mezzo di segreti e inganni ben dimostrati.

PBO - Signor Sheen, mi sta venendo difficile starmene qui seduto ad ascoltarla mentre traccia delle analogie distorte tra il metodo di governo Bush/Cheney e il mio.

CS - Signor Presidente, le analogie non sono distorte solo perché lei dice che lo sono. Aderiamo ai fatti. Lei ha promesso di abolire il Patriot Act e poi ha votato per ri-autorizzarlo. Si è impegnato a porre fine alle intercettazioni senza garanzia contro il popolo americano e ora le difende con energia. Lei condannava la prassi degli arresti extragiudiziali e ora la continua. Ha promesso tante volte durante la campagna elettorale che avrebbe posto fine alla pratica della detenzione indefinita e, invece, la ha ampliata al rango di detenzione permanente di “detenuti” senza processo. Questo supera di gran lunga gli scandali della precedente amministrazione. Mi dia del matto, signor Presidente, ma non è questo il suo rendiconto?

PBO - Signor Sheen, il mio staff e io abbiamo autorizzato questa intervista sulla base della sua richiesta di discutere l’11/9 e fornire alcune informazioni aggiuntive che lei è convinto io non avrei precedentemente esaminato. Mi dia del matto, ma sembra che lei abbia ciecamente vagato fuori tema.

CS -Gli esempi che ho appena illustrato sono un risultato diretto dell’11/9.

PBO - E io le sto dicendo che dobbiamo andare avanti, dobbiamo attraversare questi anni a venire così pericolosi e politicamente problematici.

CS - Signor Presidente, non possiamo andare avanti con il labirinto senza fondo di domande senza risposta che circonda quel giorno e le sue conseguenze.

PBO - Ho letto la relazione ufficiale. Ogni parola, ogni pagina. Forse lei dovrebbe fare lo stesso.

CS – L’ho fatto signor Presidente, e così hanno fatto migliaia di familiari delle vittime, e indovini un po’, fanno le mie stesse domande e forse molte di più. Io non ho perso uno dei miei cari in quel giorno terribile, signor Presidente, e nemmeno lei. Ma da allora io, insieme a milioni di altri americani, abbiamo perso qualcosa che ritenevamo vera e cara per la maggior parte della nostra vita in questo nostro grande paese; abbiamo perso la nostra speranza.

PBO - E io vorrei far conto sul fatto che sono qui per ricostituire quella speranza. Per ripristinare la fiducia nei vostri leader, nel sistema attraverso cui gli elettori scelgono una transizione pacifica del potere.

(Uno strano momento di silenzio tra di noi. Tempo prezioso che se ne va nel ticchettio).

CS - Signor Presidente, è consapevole del numero di giorni che ci volle per iniziare l’indagine sull’assassinio di JFK?

PBO - Se la memoria non m’inganna credo che siano state due settimane.

CS - Fuochino. Diciassette giorni di tempo per essere esatti. Lei sa, signore, quanto tempo ci è voluto per iniziare l’indagine su Pearl Harbor?

PBO - Direi ancora una volta circa .... due settimane.

CS – Di nuovo fuochino, signore, undici giorni per essere esatti. È a conoscenza signor Presidente, del tempo che ci è voluto per avviare l’inchiesta sull’11/9?

PBO – Lo so che deve essere apparso come un tempo molto lungo per tutte le famiglie colpite dal lutto.

CS – È stato un tempo molto lungo signor Presidente: quattrocentoquaranta giorni. Circa 14 mesi. Non le dà fastidio signor Presidente, che ci siano volute appena CINQUE ORE per il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld dopo l’attacco iniziale per raccomandare e approvare un’offensiva su larga scala contro l’Iraq?

PBO - Io non sono a conoscenza di una tale presunta richiesta.

CS - Ho le prove Signor Presidente, insieme a decine di documenti e fatti ai quali vorrei che lei desse un’occhiata. Qui.

(Gli allungo un altro documento, di spessore molto più grande rispetto al primo)

PBO - Vedo che lei è venuto preparato, Charlie.

CS – Non c’è altro modo di esporre, signor Presidente. In caso di dubbi prepariamoci di più, dico sempre.

PBO - Ora parla come la First Lady.

CS - Questo è un bel complimento.

PBO - Come desidera. La prego di continuare.

CS - Signor Presidente, vorrei attirare la sua attenzione sulla pila di documenti nella cartella che le ho appena consegnato. Il primo in cima è intitolato “Operazione Northwoods”, un piano declassificato del Pentagono inteso a mettere in scena degli attentati terroristici sul suolo americano, da attribuire a Cuba come un pretesto per la guerra.

PBO - E vorrei attirare la sua, di attenzione, sul fatto che al principale redattore di questo improbabile progetto fu rapidamente negato un secondo mandato di presidente degli Stati Maggiori Riuniti e fu spedito armi e bagagli in una guarnigione europea della NATO. Grazie a Dio, le sue ambizioni dell’altro mondo non videro mai la luce del giorno.

CS - Non sarei tanto certo di questo, signor Presidente.

PBO - Potrei facilmente dire lo stesso per lei, Charlie.

(Il Presidente guarda l’orologio)

CS - Il prossimo documento recita: “provocazioni artificiose declassificate”. Ora, signor Presidente, francamente mi sarebbe piaciuto che queste cose me le fossi inventate. Sono certo che conosce l’incidente della USS Maine, l’affondamento del Lusitania, che tutti noi adesso sappiamo che ci hanno portato alla Prima Guerra Mondiale, e naturalmente il più famoso, l’incidente del Golfo del Tonchino.

PBO - Naturalmente sono a conoscenza di questi eventi storici e mi rendo conto che c’è una quantità di controversie che li circonda. Ma, per essere abbastanza franco con lei, tutto questo è storia antica.

CS - Signor Presidente, è stato spesso detto: «Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla.» E io glielo concedo, questi eventi sono il passato.

PBO - Un mondo assai diverso, ragazzo, che si caricava di uno stato di questioni universali radicalmente disparate.

CS – Nessuna obiezione, la sto solo invitando a riconoscere una qualche credibilità allo schema o al tema. Caso in questione: il documento successivo nella cartella. Fu pubblicato dal think-tank Progetto per un Nuovo Secolo Americano ed è intitolato “Rebuilding America difese”, ed è stato scritto da Dick Cheney e Jeb Bush. Per citare dal documento… - (il Presidente interrompe)

PBO - «Inoltre, il processo di trasformazione, anche se porta cambiamenti rivoluzionari, sarà probabilmente lungo, a meno che non ci sia un qualche evento catastrofico e catalizzatore - come una nuova Pearl Harbor.»

CS - Touché, signore. Il suo pensiero su questa frase, signor Presidente?

PBO – Definirei questo un evidente caso di valutazioni errate alimentato da un malaugurato retroterra di presunzioni. Per alcuni, la negazione disinformata delle coincidenze.

CS - Interessante visuale. Tuttavia, Il Vicepresidente Cheney non si fermò lì. All’inizio del 2008, sia il giornalista vincitore del premio Pulitzer Seymour Hersh sia la MSNBC hanno riferito che Cheney aveva proposto al Pentagono uno scandaloso piano volto a far sì che la Marina degli Stati Uniti creasse false motovedette iraniane, pilotate da Navy Seals, che avrebbero messo in scena un attacco ai cacciatorpediniere USA nello stretto di Hormuz. Questo evento sarebbe stato attribuito all’Iran e usato come pretesto per la guerra. Qualcuna di queste informazioni la preoccupa, signor Presidente? Dovremmo solo ignorarle, finché queste realtà possano essere respinte fra tanti anni dai nostri figli, anche queste come storia antica?

PBO - Naturalmente queste informazioni mi preoccupano, eppure non si avvicinano ad essere altrettanto preoccupanti quanto lei qui seduto oggi a insinuare sospettosamente che si sia in qualche modo consentito che accadesse l’11/9 o che addirittura sia stato orchestrato dall’interno.

CS - Signor Presidente io non sto a insinuare sospettosamente nulla. Io sto semplicemente esponendo i documenti e faccio le domande che nessuno al potere nemmeno considera né ammette. E come ho detto prima, ho votato per lei, ho creduto nel suo messaggio di speranza e di cambiamento. Signor Presidente io sono venuto da lei specificamente sperando in un cambiamento. Un cambiamento nella percezione del fatto che il nostro governo non abbia ancora reso se stesso aperto e responsabile verso il popolo. Queste sono le sue parole Signor Presidente, non le mie. Le vite di migliaia di persone sono state brutalmente spezzate e coloro che sono rimasti a soffrire il loro dolore infinito sono con me oggi, signor Presidente. Loro sono con me nello spirito e nella carne, e il messaggio che portiamo non sarà più messo a tacere dai mantra alimentati dai media che insistono su come dovrebbero sentirsi. Decidendo per loro, per otto lunghi anni, ciò che può essere pensato, cosa può essere detto, ciò che può essere richiesto.

PBO - E io apprezzo la sua passione, apprezzo la sua convinzione. A dispetto delle sue preoccupazioni, a dispetto di ciò che i suoi dati possano o non possano rivelare, quel che lei e le famiglie devono capire e accettare è che stiamo facendo tutto il possibile per proteggervi.

CS - Signor Presidente, mi rendo conto che abbiamo pochissimo tempo, perciò mi permetta di scorrere un elenco di punti che possa illuminare alcune ragioni per le quali noi non ci aggrappiamo al caldo abbraccio della protezione federale.

PBO - Siamo arrivati a questo punto. Spari pure.

CS – La prego di tenere presente, signor Presidente, che tutto ciò che sto per dire è documentato come un dato di fatto ed è parte di una documentazione di pubblico dominio. Le informazioni che sta tenendo in mano registrano e verificano ogni punto.

PBO - Ha cinque minuti. A lei la parola. Ha campo libero. Mi renda edotto.

CS – Grazie, signor Presidente. Okay, prima cosa; Sulla lista dei principali ricercati dell’FBI Osama Bin Laden non è accusato dei crimini dell’11 settembre. Quando ho chiamato l’FBI a chiedere loro il perché di questo, mi hanno risposto: «Non ci sono prove sufficienti per collegare Bin Laden alla scena del crimine». In seguito ho scoperto che non era mai stato nemmeno mai incriminato dal Dipartimento della Giustizia

CS - Numero 2; La traduttrice dell’FBI Sibel Edmonds, è stata licenziata e le è stato imposto il silenzio dal Dipartimento della Giustizia dopo aver rivelato che il governo sapeva già di piani per attaccare le città americane utilizzando aerei come bombe agli inizi dell’aprile 2001. Nel luglio del 2009, la signora Edmonds ha violato l’ordine federale che le imponeva il silenzio e ha pubblicamente rivelato che Osama Bin Laden, al-Qa’ida e i talebani lavoravano per e con la CIA fino al giorno dell’11 settembre.

CS - Numero 3; Quella che segue è una citazione del sindaco Giuliani, durante un’intervista sull’11/9 con Peter Jennings per ABC News. «Sono andato giù sul campo e abbiamo fissato il quartier generale al n. 75 di Barkley Street, che si trovava proprio lì, con il commissario della polizia, il commissario dei vigili del fuoco, il capo della gestione delle emergenze, ed eravamo operativi fuori di lì, quando ci fu detto che il World Trade Center stava per crollare. E crollò prima che si potesse davvero uscire dal palazzo, così siamo rimasti intrappolati in un edificio per 10-15 minuti, e finalmente abbiamo trovato un’uscita e siamo andati fuori, abbiamo camminato verso nord, e portato un sacco di gente con noi.»

CHI GLIELO AVEVA DETTO? Fino ad oggi, la risposta a questa domanda resta ignorata, completamente tralasciata e recisamente NEGATA dal sindaco Giuliani in diverse occasioni pubbliche.

CS - Numero 4; Nell’aprile 2004 «USA Today» riferiva: «Nei due anni che hanno preceduto gli attacchi dell’11 settembre, il North American Aerospace Defense Command ha condotto delle esercitazioni che simulavano quel che la Casa Bianca dice che fosse inimmaginabile a quel tempo: aerei di linea dirottati usati come armi da far schiantare contro bersagli per causare perdite di massa.» Uno degli obiettivi era il World Trade Center.

CS - Numero 5; Il 12 settembre 2007 il programma della CNN “Anderson Cooper 360” ha riferito che il misterioso “aeroplano bianco” ripreso e filmato da molteplici media, il quale volava all’interno dello spazio aereo vietato sopra la Casa Bianca, poco prima delle 10 della mattina dell’11 settembre, era in realtà un E-4B dell’Aeronautica Militare, un Boeing 747 appositamente modificato con un guscio per le comunicazioni collocato dietro la cabina di pilotaggio, altrimenti conosciuto come “L’aereo Fine del Mondo”.

Anche se pienamente consapevole del caso, la Commissione sull’11/9 non ha ritenuto che l’apparire di un aereo militare fosse di alcun interesse e non lo ha incluso nella relazione finale della commissione.

CS - Numero 6, Tre F-16 assegnati alla base di Andrews dell’aeronautica militare, a dieci miglia da Washington DC, stanno conducendo esercitazioni in North Carolina, a 207 miglia di distanza, al momento in cui il primo aeroplano si schianta sul WTC. Anche a una velocità di gran lunga inferiore a quella massima di oltre 2400 km/h, avrebbero potuto ancora difendere il cielo di Washington, ben prima delle ore 9:00, oltre 37 minuti prima che il Volo 77 si schiantasse contro il Pentagono, e tuttavia, non sono ritornati che dopo le ore 9:55.

La base dell’aeronautica di Andrews non disponeva di caccia armati in allerta e pronti a decollare la mattina dell’11 settembre.

CS - Numero 7; L’Edificio 7 del WTC. Guardi il video del suo crollo.

CS - Numero 8; Il Volo 93 è il quarto aereo che si schianta l’11/9 alle 10:03. Il Vicepresidente Cheney dà l’ordine di abbattimento solo alle ore 10:10-10:20 e questo non è comunicato al NORAD fino a 28 minuti dopo che il Volo 93 si è schiantato.

Una cosa che alimenta ulteriori sospetti su questo fronte è il fatto che tre mesi prima degli attacchi dell’11/9, Dick Cheney ha usurpato il controllo del NORAD, e quindi lui, e nessun altro sul pianeta Terra, aveva il potere di decidere le incursioni sugli aerei di linea dirottati, l’11/9. Non ha esercitato tale facoltà. Tre mesi dopo l’11/9, si è spogliato del comando del NORAD e lo ha restituito al rango di un’operazione militare.

CS - Numero 9; Diversi pezzi nei principali organi di informazione hanno raccontato che l’FBI ha condotto un’inchiesta su almeno CINQUE dei dirottatori dell’11/9 esercitatisi presso scuole di volo militari USA. Queste indagini ora sono secretate e occorre che siano declassificate.

CS - Numero 10; Nel 2004 i vigili del fuoco newyorchesi Mike Bellone e Nicholas DeMasi hanno rivelato pubblicamente che avevano trovato le scatole nere al World Trade Center, ma è stato loro detto di tenere la bocca chiusa da parte di agenti dell’FBI. Nicholas DeMasi ha detto di aver accompagnato gli agenti federali su un fuoristrada nell’ottobre 2001 e li ha aiutati a individuare i dispositivi, una storia sostenuta dal soccorritore volontario Mike Bellone.

Come ha riferito a quel tempo il «Philadelphia Daily News», «la loro storia solleva la questione se ci sia stato un qualche tipo di insabbiamento a Ground Zero.»

CS - Numero 11- Centinaia di testimoni oculari compresi i primi soccorritori, capitani dei vigili del fuoco, giornalisti, e la polizia, hanno tutti descritto esplosioni multiple in entrambe le torri prima e durante il crollo.

CS - Numero 12; Un video strabiliante scoperto negli archivi mostra la corrispondente di BBC News, Jane Standley, mentre riferisce in merito al crollo dell’Edificio 7 del WTC oltre venti minuti prima che cadesse alle 5:20 del pomeriggio dell’11/9. I nastri di precedenti trasmissioni della BBC mostrano i conduttori del notiziario mentre discutono del crollo del WTC 7, con 26 minuti pieni in anticipo. La BBC in un primo momento ha sostenuto che i suoi nastri dell’11/9 erano stati “persi”, prima di ammettere d'aver fatto l’«errore» di riportare il crollo del WTC 7 prima che accadesse senza spiegare adeguatamente il modo in cui avrebbero potuto ottenere una conoscenza anticipata dell’evento.

Inoltre, più di un’ora prima del crollo del WTC 7, alle 4:10 del pomeriggio, Aaron Brown della CNN ha riferito che l’edificio «è crollato, o sta crollando».

CS - Numero 13; L’affermazione del procuratore Generale Ted Olson secondo cui sua moglie Barbara Olson lo ha chiamato per due volte dal volo 77, descrivendogli dei dirottatori con dei taglierini, è stato un elemento centrale della versione ufficiale dell’11/9.

Tuttavia, la credibilità della storia è stata completamente compromessa dopo che Olson continuava a cambiare la sua versione sul fatto che sua moglie avesse usato il suo telefono cellulare oppure il telefono dell’aereo. La tecnologia per consentire le chiamate da cellulare da voli di linea ad alta quota non è stata creata che nel 2004. La American Airlines ha confermato che il volo 77 era un Boeing 757 e che questo aereo non aveva i telefoni di bordo.

Secondo l’FBI, Barbara Olson ha tentato di chiamare il marito una sola volta e la chiamata non riuscì a connettersi, quindi Olson deve aver per forza mentito quando ha affermato di aver parlato con la moglie dal volo 77.

CS - Numero 14, la dimensione di un Boeing 757 è di circa 38 metri in larghezza eppure le immagini della zona d’impatto al Pentagono presumibilmente causata dallo schianto dimostrano soltanto un buco di non più di 5 metri di diametro. I motori del 757 avrebbero aperto un buco più grande di questo, figuriamoci l’intero aereo. Le immagini prima del parziale crollo della zona d’impatto mostrano poco danno derivante dal reale impatto e un’area di rari detriti del tutto incoerente con lo schianto di un aereo di linea di grandi dimensioni, soprattutto se confrontata con altre immagini che mostrano schianti di aerei negli edifici.

CS - Numero 15; Qual significato si cela dietro la seguente citazione attribuita a Dick Cheney, che è venuta alla luce durante le audizioni della Commissionesull’11/9? Il brano è tratto dalla testimonianza resa dall’allora Segretario dei Trasporti Norman Mineta.

«Durante il periodo in cui l’aereo si stava dirigendo verso il Pentagono, c’era un giovane che giungeva e diceva al Vicepresidente: “l’aereo e a 50 miglia”, “l’aereo è a 30 miglia”; e quando arrivò a “l’aereo è a 10 miglia”, il giovane disse al Vicepresidente: “gli ordini sono ancora validi?” E il Vicepresidente si girò di scatto e disse, “Certo che gli ordini sono ancora validi. Hai forse sentito qualcosa che affermi il contrario?”».

Mentre l’aereo non veniva abbattuto, in aggiunta al fatto che i caccia armati erano ben lontani dall’aereo e che il sistema di difesa del Pentagono non è stato attivato, possiamo star certi che gli ordini erano di lasciare che l’aereo trovasse il suo obiettivo?

CS - Numero 16; Nel maggio 2003, il «Miami Herald» riportava che l’amministrazione Bush stava rifiutando di rilasciare un rapporto di 900 pagine del Congresso sull’11/9, perché voleva «evitare che fossero sanciti dettagli imbarazzanti nel rapporto,» in particolare per quanto riguarda gli avvertimenti pre-11 settembre così come il fatto che i dirottatori erano stati addestrati presso scuole di volo USA».

CS - Numero 17; Funzionari di vertice del Pentagono annullarono il 10 settembre i loro voli di linea previsti per l’11 settembre. Il sindaco di San Francisco Willie Brown, a seguito di un avviso di sicurezza, cancellò un volo per New York in programma per la mattina dell’11/9.

CS - Numero 18; La tecnologia per consentire le chiamate con cellulare dai voli di linea ad alta quota è stata prodotta solo nel 2004, e anche a quel punto era solo in fase di sperimentazione. Chiamate provenienti da telefoni cellulari che formano parte integrante della versione ufficiale dei fatti erano tecnologicamente impossibili al tempo.

CS - Numero 19: Il 29 aprile 2004, il Presidente Bush e il Vicepresidente Cheney si sarebbero incontrati con la Commissione solo a determinate condizioni di clandestinità. Hanno insistito per testimoniare insieme e non sotto giuramento. Hanno anche chiesto che la loro testimonianza venisse trattata come una questione di «segreto di Stato.» Fino ad oggi niente di quanto hanno pronunciato quel giorno è di pubblico dominio.

CS - E infine, signor Presidente - Numero 20; Pochi giorni dopo l’attacco, molti giornali così come l’FBI riferirono che un passaporto di carta era stato trovato tra le rovine del WTC. Nell’agosto 2004, la CNN ha riferito che il visto del dirottatore dell’11/9 Ziad Jarrah era stato trovato fra i resti del volo 93, che è precipitato a Shanksville, in Pennsylvania.

Almeno un terzo dei corpi delle vittime al WTC si sono vaporizzati e molte delle vittime dell’incidente del Pentagono si sono bruciate tanto da risultare irriconoscibili. Ciononostante i visti e i passaporti di carta che identificano gli autori degli attentati e che puntellano la versione ufficiale degli eventi miracolosamente sopravvivono a esplosioni e incendi, i quali ci è stato detto hanno fuso edifici in acciaio.

(L’assistente senior riappare accanto al Presidente sussurrandogli in un orecchio. Poi si separa rapidamente).

PBO – Beh, Charlie, non posso dire questo non sia stato interessante. Come ho detto prima, oggi lei si è dimostrato concentrato e organizzato. A prescindere da quel che sento per il materiale che ha presentato, devo lodare la sua dedizione e il suo zelo. Tuttavia, il nostro tempo qui è terminato.

(il Presidente si alza dalla sedia, e io faccio lo stesso).

CS - Signor Presidente! Un secondo ancora!

(Il Presidente si avvia verso la porta - io lo seguo in fretta passo passo).

CS - Signor Presidente, la imploro, sulla base degli elementi di prova che ora possiede, di utilizzare il suo Potere Esecutivo. Dimostri a tutti noi, signore, che nei fatti se ne prende cura. Dia vita a un’indagine del Congresso davvero globale e aperta sull’11/9 e le sue conseguenze. Le famiglie meritano la verità, il popolo americano e il resto del mondo libero meritano la verità. Signor Presidente --

(Fa una pausa. Ci stringiamo la mano).

CS – Si assicuri di essere dalla parte giusta della storia.

(Il Presidente interrompe la stretta di mano).

PBO - Io sono dalla parte giusta della storia. Grazie Charlie, il mio staff e io staremo in contatto.

(Noto mentre se ne va con grazia fuori dalla stanza che la verità che gli ho fornito è tenuta saldamente al suo fianco, nelle mani della Provvidenza.)

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Una bibliografia completa, con tutte le prove presentate qui sopra può essere visionata su http://www.prisonplanet.com/20_minutes_bibliography.html

La presente intervista può essere scaricata in formato PDF in inglese qui.

Nota dell’autore: Quello che avete appena letto in realtà non è successo ... per il momento.

Questa è una lettera aperta al Presidente volta a chiedere una nuova inchiesta.

Charlie Sheen.

Fonte: www.infowars.com.

Traduzione a cura di Pino Cabras per Megachip.

La sceneggiatura/lettera aperta di Sheen è lo spunto per un concorso che premia il video più bello che si ispiri al testo scritto dall'attore statunitense.

Alcuni esempi di queste opere (in certi casi veri e propri film) sono presenti QUI.

Strategie per una guerra mondiale: 20 minuti con Obama sull'11/9